IL “MITO” DELL’EFFETTO SERRA VA IN FRANTUMI L’effetto-serra è un argomento che solleva reazioni emotive, a volte impulsive e irrazionali, perché molti anni di propaganda martellante dei media lo hanno radicato nella mente di molte persone, e dunque non tutti accettano di mettere in discussione quanto per anni hanno considerato vero.
Al di là del fatto che il problema dell’effetto-serra, insieme a quello del GW, sia stato sciaguratamente “tirato per la giacca” dai politici di ogni orientamento, e pertanto ogni discussione su di esso rischia di vedere non di rado strumentalizzate argomentazioni pseudo-scientifiche per scopi puramente politici.
Ma il problema è che per molte persone, e più in generale per la mente umana, è sempre difficile liberarsi da convinzioni che per lungo tempo erano state ritenute valide.
Quando queste convinzioni radicate – o luoghi comuni – vengono messe in discussione, in molte persone scatta una reazione di fastidio, o un rifiuto istintivo – dettato da prevenzione – di voler esaminare con attenzione ed equilibrio i nuovi argomenti, nel timore più o meno inconscio di dover ammettere di avere creduto per lungo tempo a concetti falsi.
Inoltre, poiché è un concetto semplice da imparare (atmosfera = serra, o = coperta), molti si sentono a disagio nel sostituire quel concetto con altri scientificamente validi, ma più complessi.
Come già detto, questa teoria ha trovato larga diffusione nelle pubblicazioni dei “climatologi” degli ultimi 20 anni, ma è del tutto assente nei testi più autorevoli di fisica e termodinamica, proprio perché non soltanto è in flagrante contraddizione con principi basilari della fisica, ma anche perché di conseguenza nessun esperimento, né fenomeno naturale osservabile e riproducibile è mai riuscito a confermarla.
Semplicemente l’”effetto-serra” è una colossale bufala pseudo-scientifica, benchè di gran successo popolare.
E’ una sorta di “Cacao Meravigliao” pseudo-scientifico, una cosa inesistente che però è stata ritenuta reale da molti grazie all’efficacia della comunicazione imbonitrice dei media.
E non a caso fisici autorevoli, ed esperti quali Claes Johnson, Nahle, Siddons, Gaerlich, Tscheuschner, Thieme, Miskolczi, Casey, ecc., ecc, negli ultimi tempi hanno pubblicato importanti lavori per ribadire l’infondatezza della teoria.
Ciò non deve stupire, dal momento che fin dal lontano 1909 il fisico Robert Wood (l’inventore della famosa “lampada”, al quale uno dei padri della fisica moderna, il grande Niels Bohr, aveva dedicato un lavoro) aveva demolito con l’esperimento delle due serre
www.tech-know.eu/uploads/DeathGH.pdf la teoria di Arrhenius, secondo cui il vetro del soffitto delle serre avrebbe innalzato la temperatura interna di ulteriori 15°C, trattenendo il 20% in più di radiazione IR. Wood dimostrò che anche una serra col soffitto di alite (salgemma, abbastanza neutro ai raggi IR) raggiungeva la stessa identica temperatura dell’altra (55°C), quindi tutto dipendeva dal calore accumulato dal suolo delle serre, non dai soffitti e dal loro materiale, o dalla fantasiosa ipotesi che il vetro potesse “intrappolare” più raggi infrarossi, e riscaldare di più.
Ma il genere di risposte avute dalla pubblicazione dell’articolo, mi inducono a chiarire ed approfondire alcuni concetti, onde evitare malintesi su questo importante argomento.
1) Cosa si intende per effetto-serra.
Credo che molti non abbiano un’idea chiara di cosa sia l’effetto-serra, secondo quando vanno divulgando personaggi di enti quali l’IPCC e la NASA. Non a caso si tratta di due enti pubblici con bilanci faraonici, sempre a caccia di fondi tramite politici compiacenti che introducano nuove tasse, e quindi molto allettati dall’idea che le teorie sull’effetto-serra conducano a nuove imposte sulle “emissioni da gas-serra”.
Per effetto-serra, o effetto-atmosfera, o effetto-coperta (chiamatelo come volete) si deve intendere l’idea secondo cui l’atmosfera e i gas che contiene possano “riscaldare” o aggiungere ulteriore energia termica, rispetto a quella prodotta dal Sole riscaldando la superficie terrestre.
Come già detto nell’articolo precedente, uno dei concetti falsi più diffusi è proprio l’idea secondo cui l’atmosfera aggiungerebbe 33°C di calore alla superficie terrestre.
Attenzione! Per effetto- serra NON si intende semplicemente la differenza di temperatura tra i suoli o la superficie degli oceani rispetto alle temperature dell’atmosfera terrestre, perché è evidente che la superficie terrestre e l’atmosfera hanno temperature diverse, e anzi l’atmosfera (in particolare la Troposfera a media-alta quota, dai 4 km. in su) è sempre più fredda rispetto alla temperatura media della superficie terrestre.
Ma il concetto-chiave (falso) che viene costantemente ripetuto da IPCC & friends è quello secondo cui: “…il Sole riscalda la superficie terrestre, e poi i gas-serra intrappolano la radiazione IR (infrarossa) in uscita verso lo spazio, e ne rimandano una parte a Terra, accrescendo le temperature della superficie”. (Greenhouse gases absorb heat that radiates from Earth’s surface and release some of it back towards the Earth, increasing the surface temperature …)
http://www.americanthinker.com/2010/02/the...greenhouse.htmlQuesta bislacca teoria ha poi fornito all’IPCC il trampolino concettuale per rilanciare la nota litania che la crescita dei gas-serra, in particolare quelli di origine umana, porterebbe in futuro alla crescita delle temperature fino a 5°-6° C in media, di qui alla fine di questo secolo.
2) Perché l’effetto-serra viola le principali leggi della Fisica.
Il concetto esposto sopra è palesemente falso, poiché viola le 2 leggi principali della termodinamica, cioè il 1° principio (conservazione dell’energia) che afferma l’impossibilità di creare in un sistema termodinamico nuova energia dal nulla (senza lavoro esterno) , ed il 2°, nella formulazione di Clausius, che stabilisce l’impossibilità che un corpo più freddo (atmosfera) possa aggiungere calore ad un corpo più caldo (superficie terrestre) innalzandone la temperatura.
E si noti bene che i principi della termodinamica valgono sia per i sistemi chiusi (es. motore ideale) che non scambiano calore con l’esterno, che per quelli aperti, ( es. atmosfera), che scambiano calore e materia con l’esterno del sistema.
Nella realtà, la trasmissione di calore sulla Terra avviene nel seguente modo.
I raggi solari dapprima riscaldano la superficie terrestre (suoli e oceani) per conduzione e convezione.
Conduzione significa che le radiazioni solari producono energia cinetica e vibrazioni molecolari in corpi della medesima sostanza (es.: terreni e acque oceaniche).
A loro volta i corpi della superficie terrestre (suoli e oceani), riscaldati dal Sole, trasmettono energia termica alle masse d’aria sovrastanti, causandone il movimento, e poi la trasmissione di calore per spostamento, poiché queste masse d’aria riscaldate da suoli e oceani si espandono, e trasmettono a loro volta calore ad altre masse d’aria a diversa temperatura con cui vengono a contatto ( e così abbiamo venti, perturbazioni, nubi, ecc.)
E questa è la convezione, cioè la trasmissione di calore per movimento dei fluidi (gas, liquidi) per contatto con corpi a diversa temperatura.
E’ importantissimo notare che la trasmissione del calore per conduzione e convezione termica costituisce ben il 99% della modalità con cui si trasmette il calore ricevuto dal Sole sulla Terra. (cfr. Siddons
http://www.americanthinker.com/2010/02/the...greenhouse.html )
L’ultima modalità – che costituisce appena l’1% della trasmissione di calore sulla Terra – è l’irraggiamento, ovvero la trasmissione di calore attraverso radiazioni ed onde elettromagnetiche tra corpi anche molto distanti, in particolare le radiazioni dei raggi infra-rossi (IR), la cui intensità è direttamente proporzionale alla crescita delle temperature (quanto più si innalzano le temperature dei corpi riscaldati, tanta più radiazione IR emettono).
Il punto fondamentale è che nè i gas cosiddetti “serra”, né alcun altro gas, hanno la capacità di “rimandare” verso Terra le radiazioni IR ricevute dalla superficie terrestre, proprio perché i gas dell’atmosfera ( che circolano a temperature inferiori rispetto alla superficie terrestre) non possono riscaldare dei corpi più caldi di loro, sempre per il 2° principio della termodinamica.
3) Alcuni esempi.
E’ abbastanza semplice dimostrare quanto sopra, sia con alcuni esempi di immediata comprensione, che con qualche esperimento pratico (oltre quello delle serre di Wood già visto).
Ad esempio, c’è chi contesta l’applicazione del 2° principio, dicendo che dopo tutto l’atmosfera agisce come una coperta, o come un cappotto, e dunque senza l’atmosfera e i suoi gas la Terra sarebbe più fredda, allo stesso modo in cui il nostro corpo rimane più caldo perché aggiungiamo una coperta, oppure un cappotto, ai nostri abiti invernali.
Attenzione, c’è un grosso equivoco concettuale!
Quando noi aggiungiamo una coperta, o un cappotto, ai nostri abiti, NON innalziamo la temperatura del nostro corpo, che rimane sempre di 36°-37° C. Semplicemente tratteniamo più a lungo il calore che già il nostro corpo produce, ed impediamo che venga dissipato facilmente (come accade d’estate, quando indossiamo abiti leggeri).
Ma la temperatura del nostro corpo non sale certo a 38°C o a 40°C perché mettiamo il cappotto, o la coperta sul letto, il cappotto e la coperta non “aggiungono” nuovo calore!
Allo stesso modo, i gas dell’atmosfera NON innalzano la temperatura che i terreni o le acque degli oceani raggiungono, dopo essere stati riscaldati a lungo dai raggi solari. E’ il Sole – e basta! – che fa salire la temperatura dell’asfalto sotto casa vostra fino ed oltre 70°C nelle giornate estive più calde, nessun gas atmosferico può aggiungere nemmeno un miliardesimo di °C a quelle temperature!
I terreni riscaldati dal Sole salgono a 40°C, o a 50°C, (o a 60°-70° C nel caso di asfalto o simili) ecc., ma la loro temperatura NON viene ulteriormente incrementata dalla presenza dei gas nell’atmosfera (anzi, come vedremo, i gas dell’atmosfera possono solo ABBASSARE la temperatura dei suoli, o delle acque marine).
E ancora, se versiamo un the caldo a 80°C in un thermos, le sue pareti isolanti ed ermetiche (mille volte più efficaci ed isolanti di qualsiasi gas!) NON fanno alzare la temperatura del liquido nemmeno di 1 milionesimo di °C!
Quando versiamo il liquido nel thermos, la temperatura massima è sempre quella che registriamo nel momento in cui l’abbiamo versato, se era 60°C resterà a 60°C, se era 75°C rimarrà a 75°C, e poi potrà solo diminuire lentamente.
La differenza è che nel thermos (così come sotto il cappotto, o sotto la coperta), la temperatura scende più lentamente, e potremo tenere il liquido al caldo diverse ore, e non 1-2 decine di minuti come accade quando versiamo il the in una normale tazza di ceramica.
E viceversa, secondo l’IPCC e i tanti “serristi”, l’atmosfera e i gas che contiene “aggiungono” ulteriore calore, e fanno alzare le temperature terrestri, rispetto a quelle massime prodotte dal riscaldamento del Sole sulla superficie terrestre.
Ora, è evidente che ciò è impossibile, allo stesso modo in cui il cappotto non aumenta la temperatura del nostro corpo, non ci fa venire la febbre, o il thermos non fa salire a 100°C la temperatura del the caldo a 60°C che vi abbiamo versato, e non lo fa bollire!
Quindi un corpo più freddo non può da solo (e senza lavoro dall’esterno) innalzare la temperatura di un corpo più caldo.
Il nostro corpo intirizzito, e riscaldato da una stufa a 200°C in una fredda giornata invernale, poi una volta riscaldato non “rimanda” ulteriore calore alla stufa, e non può assolutamente far salire la temperatura massima di 200°C della stufa medesima, perché ciò violerebbe il 2° principio della termodinamica, creando nuova energia dal nulla, senza lavoro esterno.
Eppure l’IPCC afferma il contrario nel caso delle temperature terrestri, secondo loro i gas dell’atmosfera (sempre più freddi dei suoli terrestri) avrebbero il miracoloso potere di rimandare verso Terra (= “backradiation”) la radiazione infrarossa ricevuta dal basso, in una sorta di incontro di tennis spaziale, facendo salire ulteriormente la temperatura delle superfici terrestri.
Quindi secondo loro l’asfalto delle strade, riscaldato dal Sole fino a 70°C, od oltre, in una calda giornata estiva, poi verrebbe ulteriormente scaldato dalla radiazione proveniente dai gas atmosferici in quota (ed in particolare dalla CO2).
Come ciò possa avvenire è una magia esoterica che travalica. le ordinarie leggi della fisica ed il comune buon senso.
4) I gas atmosferici “rallentano” il raffreddamento della superficie terrestre?
Ma conosco già l’obiezione di alcuni “serristi”:
“Eh no, è vero quello che dici, e cioè che i gas serra non fanno aumentare le temperature della superficie terrestre. Però è anche vero che i gas serra rallentano molto i tempi di raffreddamento (come il thermos o la coperta), quindi vuol dire che in futuro avremo sì uguale caldo, ma per tempi più lunghi. E ciò è del tutto conforme al 2° principio della termodinamica”.
Ora, a parte il fatto che l’IPCC e la maggioranza dei “serristi” non dicono questo, ma hanno sempre sostenuto che in futuro avremo temperature PIU’ ALTE DI 5°-6° C (a parità di intensità dell’attività solare), non le medesime temperature di adesso per tempi più lunghi.
In altre parole, secondo loro non avremo a giugno – che so – temperature di 28°C, come abbiamo oggi, ma per più tempo.
Secondo loro tra 30-40 anni, a causa della CO2 crescente, dovremmo avere 33°-34° C a giugno, rispetto ai 28°C di max. che abbiamo oggi, a parità di intensità dei cicli solari!
Quindi ciò che sostengono i “serristi” più moderati è ben diverso da quello che sostiene la propaganda dell’IPCC & soci.
Ma il punto è stabilire se ciò che accade con la coperta, o col cappotto, o col thermos, e cioè un “rallentamento” dei tempi di raffreddamento naturali dei corpi più caldi, grazie alla loro funzione isolante e di coibentazione, possa essere esteso meccanicamente all’atmosfera terrestre e ai gas che contiene.
La risposta anche qui è negativa, anche se è vero che – in teoria – è giusto affermare che i gas atmosferici pur non contribuendo ad innalzare le temperature, sicuramente rallentano i tempi di raffreddamento, e che ciò è del tutto conforme alle leggi della fisica.
Ma qui di seguito vorrei spiegare perché anche il c.d. “rallentamento” dei tempi di raffreddamento delle temperature della superficie terrestre, che potrebbe essere causato dall’aumento dei c.dd. “gas-serra” e dalla CO2 in particolare, in realtà NON ha affatto conseguenze di durevole mantenimento del calore, ma si inserisce in un processo di “raffreddamento” atmosferico più ampio.
Una delle questioni principali sulla influenza umana nel clima attuale é l´effetto degli aerosol antropici, minuscole particelle che restano sospese nell´aria e che sono il prodotto della bruciatura di combustibili fossili e degli incendi di boschi e savane. Ma siamo ancora lontani dal comprendere la sua ripercussione nel clima globale, dovuto, da una parte alla superesposizione degli effetti diretti e indiretti e, d´altra parte, dovuto al comportamento radiativo differente che mostrano gli aerosol secondo il loro tipo, grandezza e forma. (Shrope, 2000; Ramanthan, 2001; Shekar, 2005; Kaufman, 2006).
Una delle possibili conseguenze dell´aumento degli aerosol antropici, nella dedi 1960-1990, é stato chiamato retoricamento “oscuramento globale” (Global dimming). Dal 1975 si fanno misurazioni con i piranomentri su scala globale del flusso di radiazione solare che arriva sulla superficie. Anche se il numero di apparecchi é ridotto, i risultati della tendenza durante tre decadi sono sorprendenti: un oscuramento quasi globale da 6 a 9 W/m2, con una riduzione di niente meno che 20 W/m2 in regioni come la Russia. Solo poche regioni come Australia e giappone sono libere da questo oscuramento.
In primo luogo si registró una diminuzione della evaporazione, che puó essre legata ad una diminuzione della insolazione: in secondo luogo si é avuto una diminuzione della ampiezza termica tra notte e giorno, il che concorda con la diminuzione della insolazione; e in terzo luogo si registró anche una diminuzione della visibilitá nelle stazioni registatrici (Stanhill, 2005).
Senza dubbio, negli ultimi 15 anni (1990-2004) la tendenza sembra essersi invertita e che si é avuto un aumento della insolazione ricevuta sulla superficie
(“global brightening”) comparabile alla diminuzione avvenuta prima. I cambi sono probabilmente dovuti ad una migliore trasmissione atmosferica della radiazione solare, con una diminuzione degli aerosol e un aumento della chiarezza dei cieli (Wild, 2005; Pinker, 2005).
L´efftto radiativo degli aerosol non é facile da misurare, specialmente sui continenti. Tuttavia lo é meno trovare una media globale, giá che la etoregeneitá regionale della concentrazione di aerosol é molto grande, uguale alla sua variabilitá. Uno studio satellitare recente lo ha calcolato sull´oceano e in giorni chiari e ha concluso che é tra -3,8 e -6,0 W/m2.
Il forzamneto parziale attribuibile agli aerosol di origine antropici e circa -1,4 W/m2 ( Kaufman, 2005). Sugli oceani si é calcolato che é di -2,3 W/m2 nell´emisfero Nord e di -0,8 W/m2 nel Sud (Christopher 2006). Allora bene, se si aggiunge l´effetto indiretto dell´aumento della nuvolisitá che provocano gli aerosol antropici, che puó essre del 5%, la luce solare ricevuta sulla superficie puó diminuire in un 5 W/m2, che é molto di piú che l´incremento radiativo della radiazione infrarossa dovuta all´aumento dei gas serra (2,4 W/m2) (Breon 2006). altri studi indicano un forzamneto radiativo globale diretto di -1,6 W/m2 e indiretto (per aumento della nuvolisitá) di -1,4 W/m2 (Matsul 2006).
Aerosol solfatati
I registri nei ghiacci della Groenlandia mostrano che le concentrazioni dei solfati ( e nitrati) aumentarono considerevolmente durante il XX secolo (Mayewski, 1990).
Dovuto alla utilizzazione dei combustibili fossili che contengono sempre impuritá di zolfo, le attivitá umane emettono nell´atmosfera ogni anno 60 milioni di tonnellate di zolfo in forma di SO2. Si arrivó ad un picco nell´anno 1989 con circa 70 milioni di tonnellate. (Streets 2007).
Oltre alle emissioni industriali e agricole, bisogna anche considerare le emissioni di SO2 e NOx delle navi e che influiscono specialmente le aree oceaniche dell´emisfero nord e che, con l´aumento della nuvolisitá bassa stratificata, fanno aumentare l´effetto albedo (Capaldo 1999). Si calcola che le emissioni di SO2 da parte della navigazione marittima arrivi al 5% delle emissioni globali e le emissioni di NOx arrivano al 10% (Lawrence, 1999).
Nell´aria, il diossido di zolfo si combina con l´acqua atmosferica formando acido solforico, che a sua volta si dissolve nelle gocce di acqua in forma di ioni di solfato. Il risultato é la formazione di nubi giallognole capaci di riflettere la luce solare. Questi strati solfatati riducono la trasparenza atmosferica, che si suole quantificare con l´indice AOD (aerosol optical depth), e fanno diminuire la insolazione sulla superficie nelle aree contaminate (Kiehl 1993). Globalmente si calcola che contribuiscono ad un terzo del totale della perdita di luminositá.
Nella troposfera gli aerosol solfatati non durano molti giorni, giá che, disciolti in acqua, cadono rapidamente sotto forma di piogge acide. Dato questo breve tempo di esistenza, i solfati prodotti nelle regioni industrializzate cadono nelle stesse aree.
Effetto diretto
I modelli climatici indicano che nell´insieme dell´emisfero nord la sua forzante negativa e circa di -1,2W/m2, mentre nel sud la sua influenza é quasi nulla. Globalmente é di circa -0,5 W/m2 (IPCC 2007). In alcune regioni industriali la forzante negativa arriva ai -4W/m2, che é superiore alla forzante positiva dei gas serra. Per questo nella zona di Sichuan, in Cina nelle ultime 4 decadi si é verificato un raffreddamento della superficie (Qian 2000).
Effetto indiretto (piú nuvolositá)
Un effetto indiretto di raffreddamento della superficie terrestre, provocato dagli aerosol solfatati nelle caratteristiche della nuvolositá, puó essere tanto importante come l´effetto diretto di raffreddamento analizzato sopra, Secondo l´IPCC é di circa -0,7 W/m2.
Le particelle solfatate influiscono nella formazione di nubi, dovuto al fatto che sono eccellenti nuclei di condensazione di vapore acqueo, che provoca una maggiore concentrazione nelle goccioline per unitá di volume. Il risultato é che aumenta l´albedo delle nubi, giá che aumenta l´area totale della superficie che riflettono i raggi solari. (Breon 2002).
In definitiva, lóttenimento di energia a partire dai combustibili fossili produce un incremento di CO2, con un effetto riscaldante, e un incremento degli aerosol solfatati, con effetto opposto. Si é argomentato che il periodo di raffraddamento avuti negli anni tra il 1940 e 1970 sia stato causato dallo sviluppo dell´uso di combustibili fossili sporchi, con molto zolfo. Senza dubbio questa teoria del raffreddamento causato dagli aerosol contraddice un fatto importante: l´emisfero sud, malgado la minor presenza di aerosol, non si é riscaldato in questo secolo piú che l´emisfero Nord.
Se fosse sicuro che gli aerosol raffreddano la superficie, ci sarebbe da tener in conto anche che hanno un tempo di residenza atmosferico molto inferiore ai gas serra, e pertanto, a lungo termine la funzione di questi deve prevalere. Cosí paradossalmente, se si smettono di colpo i processi di combustione, si assisterebbe a breve termine
ad un aumento incontrollato del riscaldamneto globale, giá che gli aerosol solfatati si depositerebbero al suolo in molto poco tempo e l´atmosfera sarebbe limpida e trasparente alla radiazione solare, mentre che la CO2 emessa negli ultimi anni seguirebbe attuando durante molto tempo, fino a che lentamente non sia ssorbita dagli oceani e dalla litosfera.
Esistono anche moltissime incertezze nel calcolo del forzamento radiativo provocato per questi effetti dagli aerosol solfatati. (Kiehl 1999; Anderson 2003). Per esempio certi composti gassosi di zolfo possono combinarsi con le particelle di sale in sospensione e formare particelle piú grandi degli aerosol di solfato puro. Le particelle piú grandi riflettono meno luce solare e, pertanto, non sarebbero tanto negativi al forzamento radiativo.
Certi aerosol aiutano alla “glaciazione” delle nubi, formando cristalli di ghiaccio che facilitano la precipitazione e con cui cambiano anche gli effetti radiativi (Lohmann, 2002).
E anche possibile che nelle aree oceaniche tropicali, gli aerosol solfatati, non solo riflettono ma anche assorbino radiazione solare, in maniera che si riscalda l´aria e diminuisca la formazione di piccole cumuli marini come normalmente si formano nelle zone dove soffiano gli alisei.
La dimunuzione dell´albedo farebbe che gli aerosol abbiano in alcune sone marittime un effetto di riscaldamento superficiale. (Ackerman, 2000).
Queli che siano i complessi effetti, le regioni piú sviluppate americane ed europee hanno ridotto sensibilmente le loro emissioni di SO2, grazie all´utilizzo di combustibili piú puliti, alla modernizzazione delle centrali termiche ed elettriche e alla chiusura delle industrie che consumavano troppo energia.
Al contrario, i paesi in via di sviluppo come Cina, India, e Africa del Sud, risulta piú difficile ridurre le emissioni di SO2 dovuto al rapidissimo sviluppo industriale. Oggi le emissioni cinesi superano le emissioni di USA e Europa unite. Cosí in alcune zone della Cina le temperature sono risultate in calo e tendono ancora a diminuire. (Qian 2006).
Altra conseguenza della contaminazione é che in alcune zone della Cina e India, gli aerosol, riscaldando la troposfera e raffreddando la superficie, possono ridurre il gradiente verticale termico diminuendo la convenzione dell´aria e quindi la formazione di nubi e quindi facendo diminuire le precipitazioni (Zhao 2006)
Fig. Fotografía satellitare del Nord India e Bangla Desh. Un velo di aerosol in sospensione copre la valle e delta del gange.
Fuliggine (black carbon)
Altro aerosol antropico é la fuliggine prodotto dagli incendi dei boschi e nella combustione parziale dei combustibili fossili e soprattutto della biomassa o biofuel (legno, carbone vegetale, rifiuti agricoli, sterco secco)
La fuliggine é composta da particelle molto sottili, il cui elemnteo principale é il carbonio elemntare in forma di grafite. Queste particelle fluttuano nell´aria e creano un velo di foschia che frequentemente copre alcune regioni del mondo densamnete popolate come il nord India e nordest cinese. (Chameides 2002).
La fuliggene é fondamentalemte il prodotto di una combustione incompleta, dipendendo sia dalla quantitá di combustibile bruciato che dalla efficacia della combustione. Lungo il XX secolo nei paesi industrializzati sono stati migliorato sensibilemente l´efficenza dell´uso del carbone nelle centrali termiche e elettriche e nei motori diesel per cui é andato diminuendo la contaminazione atmosferica da fuliggine. La scomparsa delle stufe e riscaldamenti domestici a base di carbone hanno avuto un grande impatto in cittá come londra per esempio. Mentre in paesi come Cina e India solo molto recentemente si sono iniziate politiche di efficenza energetica nell´uso del carbone e gasolio, per cui ancora lí la contaminazione per fuliggine atmosferico é molto elevata.
Si calcola che in India le emissioni di fuliggine provengono in un 33% dalla bruciatura di boschi e un 42% dalla combustione del biofuel delle famiglie. La fuliggine prodotta per la combustione di carbone e biocombustibile nelle famiglie cinesi, specialmente rurali, segue essendo ancora molto importante: rappresenta il 10% delle emissioni globali, di piú delle emissioni totali di USA e Europa (Streets 2005)
Infine é giusto segnalare che la fuliggine prodotta nelle cucine delle famiglie del terzo mondo provocano ogni anno milioni di morti premature, specialmente infantili, dovute allo asviluppo di malattie respiratorie. La sostituzione di legname e carbone vegetale con elettricitá e combustibili fossili diminuerebbe drasticamente tali morti. E anche la deforestazione sarebbe molto frenata. Il maggior uso di legname naturale e carbone vegetale avviene nell´Africa subsahariana. Nel 2000 si consumarono lí 470 milioni di tonnellate di legname, cioé 720 Kg di legno per abitante (Bailis 2005).
Fig. Emissioni annuali di fuliggine prodotti dalla combustione fossile in varie regioni del mondo dal 1875.
Al contrario di quello che succede con gli aerosol solfatati, la fuliggine é un cattivo riflettente dell´energia solare e, dovuto al suo colore scuro, é un buon assorbente non solo della luce proveniente direttamente dall´alto, ma anche di quella che si riflette e che arriva al suolo. Il suo effetto globale é di riscaldamento della troposfera nel suo insieme, mentre sotto le nuvole sporche puó produrre un raffreddamento.
Studi nel Golfo del Bengala indicano che si puó produrre una perdita di 25 W/m2 nella radiazione solare di onda corta che arriva sulla superficie. Questa perdita si divide in un aumento di 18 W/m2 di assorbimento atmosferico e in una diminuzione della luce che si riflette dall´atmosfera e si perde nello spazio extraterrestre di 7 W/m2. (Sumanth, 2004). Altri risultati sono piú drastici e ci dicono che in alcune cittá come Kanpur sul delta del gange la radiazione solare diminuisce a causa della fuliggine di un 62W/m2.
Secondo alcuni modelli recenti, il forzamento radiativo netto della fuliggine sulla superficie terrestre, su scala globale, é di 0,55 W/m2, un valore somogliante a quello causato dall´aumento del metano (Jacobson 2001) di 0,8 W/m2 (Hansen, 2001; Hansen, 2004). de la superficie.
Altro effetto della fuliggine é che questa puó sporcare le superfici coperte di ghiaccio diminuendo l´albedo. L´IPCC cattribuisce allo sporcamento delle nevi un forzamento di 1/Wm2.
La presenza di fuliggine si puó ripercuotere anche sulle precipitazioni. Nelle regioni come l´Amazzonia, l´aumento del fumo proveniente dalla bruciatura di estese aree, puó provocare un riscaldamento dellá tmosfera e un raffreddamento della superficie. Cosí si riduce il gradiente verticale di temperatura e la nuvolositá convettiva, che finisce risultando in una maggiore insolazione e un riscaldamento della superficie (Koren 2004) Anche la presenza della filuggine puó influire nei regimi di precipitazioni monsoniche in India e Cina.