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Omero in Finlandia

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RAGNOUOMO
view post Posted on 23/2/2010, 09:36 by: RAGNOUOMO




Non è la prima volta che viene proposta l'idea di antichi collegamenti, ormai dimenticati, tra il mondo della classicità greco-romana e le culture del Nord Europa, tra il bacino del Mediterraneo e le regioni vicine al circolo polare artico, tra i popoli del Sole di mezzanotte e il mondo egeo.

CITAZIONE
... E termina la sua lettera coll'esame dell'ipotesi del Signor Bailly, a cui prese voglia, seguendo le tracce di Rudbeck, di far navigare Ulisse fra i ghiacci del settentrione [...] Secondo il Sig. Bailly l'Italia è un paese troppo recentemente abitato, per potersi ad esso ascrivere l'origine delle religiose favole che si rammentano in quel viaggio di Ulisse; e che debba poi quest'origine ripetersi dal settentrione lo dimostra, secondo lui, il non potersi felicemente cercar la radice delle parole Averno, Plutone, Cocito, Stige, Acheronte, Radamanto etc. sennonchè nell'antico linguaggio del Nort. Secondo lui i Cimmerj, cioè gli abitatori delle tenebre, non mai rischiarate dal sole, ove dall'isola di Circe portossi immediatamente Ulisse, non possono cercarsi che nelle regioni polari; ed Eolo che chiude i venti in un otre, perchè non turbino la navigazion dell'eroe, allude evidentemente all'uso che conservasi tuttavia nella Lapponia di vendere il vento ai naviganti, e di non permettergli l'uscita che disfacendo certi nodi. E non potendo dissimulare le circostanze di quei luoghi rammentati da Omero, che troppo chiaramente indicano un clima temperato, come sarebbero per es. il vino che s'imbandisce alle mense e si adopera ne' sagrificj, la vite che serpeggia per le pareti della grotta d' Calipso, il fico che pende dallo scoglio di Cariddi etc. ricorre il Sig. Bailly al Buffoniano successivo raffreddamento del globo, prima del quale i gelati climi del settentrione soggiacquero, dic'egli, agli ardori della Zona torrida, siccome, secondo lui, lo provano le ossa di elefanti, onde la Siberia trovasi piena.

http://books.google.it/books?id=x3BUAAAAcAAJ&dq=

Il brano proviene dalle Effemeridi letterarie di Roma (1772) di Gregorio Settari. Jean Sylvain Bailly fu un matematico, astronomo, politico e letterato francese (1736-1793). Olaus Rudbeckius (Rudbeck, 1603-1702) fu uno scienziato e scrittore svedese. Mi sembra di trovare delle analogie con le tesi di Vinci.

CITAZIONE
Toija è un tranquillo vilaggio finlandese a nord di Helsinki,in una valle boscosa delimitata da un gruppo di alture,coperte dalla foresta,e due fiumi che confluiscono in una vasta pianura costiera.Qui si è recentemente svolto il convegno internazionale "Toija e le radici della civiltà europea".La topografia del villaggio,infatti,corrisponde perfettamente a quella tramandata da Omero per Troia.Questa è una delle innumerevoli,sorprendenti coincidenze che compongono ciò che si può definire il "codice Vinci",elaborato nel corso di quasi vent'anni di ricerche da Felice Vinci,ingegnere nucleare,sin da ragazzo preda di una vera ossessione omerica ed esposto in ogni minimo dettaglio nelle oltre cinquecento pagine del saggio "Omero nel Baltico" (Palombi editore)."Il reale scenario dell'Iliade e dell'Odissea è identificabile non nel bacino del Mediterraneo,dove dà adito a innumerevoli incongruenze,bensì nell'Europa settentrionale",afferma Vinci."Le saghe che hanno dato origine ai poemi omerici provengono dal Baltico e dalla Scandinavia,dove nel II millennio a.C.,in pieno optimum climatico post-glaciale,fioriva una splendida Età del Bronzo.Intorno al XVI secolo,in seguito al peggioramento del clima,le popolazioni locali migrarono nel Mediterraneo,dando origine alla civiltà micenea.Qui,tra arcipelaghi e penisole dalle incredibili somiglianze con la loro patria,rinominarono i nuovi luoghi di residenza con i toponimi nordici e perpetuarono di generazione in generazione il ricordo dei tempi eroici.Poi,attorno all'VIII secolo a.C.,con l'introduzione della scrittura alfabetica in Grecia,questa antichissima tradizione orale compose il corpo dei poemi omerici.Noi siamo tratti in inganno dalla forma neoclassica della traduzione di Vincenzo Monti,ma la dimensione psicologica dell'Iliade e dell'Odissea ha un senso nordico,molto poco mediterraneo.Circe è una sciamana artica,il canto delle sirene riecheggia una tradizione norvegese:la Hulder,la donna dei Troll (giganti delle montagne talvolta monocoli che richiamano i Ciclopi) che si nasconde dietro le cascate stregando gli uomini con il canto.Ulisse ricorda il guerriero Ull".Inevitabilmente il "codice Vinci" è stato accusato di iconoclastia:"L'idea che il mito mediterraneo possa essere dislocato crea turbamento,ma bisogna uscire dai condizionamenti mentali",replica Vinci."Sin dai tempi antichi la geografia omerica ha dato adito a problemi e perplessità per le sue incongruenze:un clima freddo,battaglie che proseguono nella notte,eroi biondi intabarrati in pesanti mantelli di lana,fiumi che invertono il corso,isole e popoli introvabili nell'area mediterranea.E così si è radicata tra gli addetti ai lavori l'idea che Omero si sia inventato un mondo immaginario,poetico".Seguendo il "codice Vinci",invece,tutte le "stranezze" di Omero sembrano trovare giustificazione,tanto che comincia a trovare seguaci anche nel mondo accademico.Il suo libro è stato presentato dalla professoressa Rosa Calzecchi Onesti,nota grecista e traduttrice dei poemi omerici.Negli Usa è stato adottato come testo al Bard Colege di New York."Gli studiosi dovrebbero ripensare le loro ipotesi circa la diffusione delle popolazioni indoeuropee",ha dichiarato al convegno di Toija il professor William Mullen,del dipartimento di studi classici di quell'ateneo,che ha seguito le rotte indicate nel saggio di Vinci a bordo di una barca a vela.Il "codice Vinci",infatti,disegna una mappa accurata di tutto il mondo omerico.Partendo da Ogigia,identificabile con una delle isole Far Oer (tra le quali si riscontra un nome curiosamente "grecheggiante":Mykines) e volgendo la prua a oriente si localizza la terra dei Feaci,la Scheria,sulla costa meridionale della Norvegia.Qui,al momento dell'approdo di Ulisse,si verifica una sorta di miracolo:il fiume-dove il giorno successivo il nostro eroe incontrerà Nausicaa-a un certo punto inverte il senso della corrente e accoglie il naufrago all'interno della sua foce.Tale fenomeno,incomprensibile in Mediterraneo,è comune nel Nord Atlantico,dove l'alta marea produce la periodica inversione del flusso negli estuari.Quindi,con una navigazione relativamente breve,l'eroe arriva a Itaca.Secondo Omero l'isola si trova all'estremo nord di un arcipelago di cui ci fornisce molti particolari coerenti fra loro,ma totalmente incongruenti con le isole Ionie.Le descrizioni del poeta greco,invece,coincidono perfettamente con un gruppo di isole danesi nel Baltico meridionale:Langeland (ossia Dulichio,l' "isola lunga") ... e Tasinge (l'antica Zacinto).L'ultima isola (a ovest),"là,verso la notte",ora chiamata Lyo,è l'Itaca di Ulisse.A differenza della sua omonima greca coincide in modo stupefacente con le indicazioni omeriche,non solo per posizione,ma anche per caratteristiche topografiche e morfologiche.Troia che,come s'è visto,secondo il Vinci è il villaggio di Toija,si trova a metà strada tra Helsinki e Turku,ben lontana dal sito scoperto da Schliemann,che per altro continua a suscitare forti perplessità.Un'ipotesi suffragata da corrispondenze che si estendono alle aree adiacenti ... Più a nord, poi,è possibile localizzare Cariddi,l'inesorabile gorgo che divora le navi,nella corrente di marea generatrice dei gorghi di maelstrom al vertice sud delle isole Lofoten."Non posso essere certo che la mia ipotesi sia vera",ammette lo stesso Vinci."Ma esiste un complesso di prove che giustificano l'avvio di ricerche archeologiche sui siti individuati da questa teoria alternativa.Se queste dessero risultati positivi,si aprirebbero nuovi orizzonti,di ampiezza significativa per quanto riguarda non soltanto le indagini sulla protostoria ma,addirittura,le origini e gli sviluppi di tutta la civiltà europea".Per il momento,dunque,il "codice Vinci" non ha ancora svelato il mistero dei luoghi omerici.Come ha scritto Eratostene:"Si troveranno i luoghi delle peregrinazioni di Ulisse quando si rintraccerà il calzolaio che ha cucito l'otre dei venti".

http://dweb.repubblica.it/dweb/2008/01/19/...98iso58198.html

CITAZIONE
Per Omero l'Ellesponto è un vasto mare,non uno stretto/a quasi fluviale come lo stretto dei Dardanelli.Quanto a Itaca,essa non rispetta affatto la posizione attribuitale nell'Odissea:non vi è in essa alcuna traccia della descrizione omerica;e d'altra parte,dov'è Dulichio,l' "isola lunga" che dovrebbe essere al suo cospetto?

http://it.wikipedia.org/wiki/File:Istambul...osporus_big.jpg

http://en.wikipedia.org/wiki/File:Dardanelles_landsat.jpg

http://it.wikipedia.org/wiki/Stretto_dei_Dardanelli

http://en.wikipedia.org/wiki/Bosphorus

http://en.wikipedia.org/wiki/Dardanelles

http://en.wikipedia.org/wiki/File:Kefallonia_IthakiWW.jpg

http://en.wikipedia.org/wiki/Ithaca

CITAZIONE
Infine Troia,"Troia VII",portata alla luce da Schliemann,solo forzatamente può essere identificata con la città omerica.L'eminente storico Moses Finley ha reagito apertamente a tale identificazione.Certamente sulla Troade di Omero aleggia un clima ben strano:la neve cade anche sulla spiaggia,gli scudi si incrostano di ghiaccio,la nebbia è onnipresente,gli eroi vestono pesanti tuniche anche d'estate e non sudano mai a causa del sole,che infatti non brucia.

Sembrerebbe quasi che "Omero",o chi per lui,non conoscesse il clima dell'Anatolia,nè tantomeno il Mar Mediterraneo,che infatti nei poemi appare sempre "brumoso" e "livido",avvolto nella nebbia,scosso da tempeste e terribili raffiche di vento,solcato da enigmatiche "rupi galleggianti" che Richard Graves non esitò a spiegare come iceberg!Proprio Richard Graves,un'autorità in fatto di mitologia ellenica,aveva situato le avventure di Ulisso nello scenario dell'Atlantico settentrionale e della costa della Norvegia.

Indipendentemente da Graves,Vinci è giunto alla medesima conclusione e l'ha portata alle estreme conseguenze.Non solo Ulisse si è mosso nel Mare del Nord,in uno scenario oceanico del tutto alieno dalla realtà mediterranea,ma egli stesso era un nordico (si direbbe un marinaio vichingo),come in fondo erano nordici - e qui si esce dal campo delle mere ipotesi - gli Achei e le altre genti elleniche,i "Danai" di cui parla Omero,e che giunsero nel Mediterraneo agli albori della storia europea dell'Età del Ferro.

Vinci è stato fulminato sulla via di Helsinki da un passo di Plutarco,in cui l'autore,riprendendo peraltro una tradizione abbastanza diffusa nell'antichità,mi poneva l'isola di Calipso,Ogigia,a Nord della Britannia,a cinque giorni di navigazione:probabilmente nell'arcipelago delle Far-Oer come punto di partenza,e seguendo meticolosamente le rotte dell'Odissea,Vinci ha individuato la Scheria - la terra dei Feaci,che mai Omero chiama isola - in Norvegia:il Peloponneso e Itaca nelle isole occidentali della Danimarca;la Troade in Finlandia,sulle sponde di quello che in fondo è il Mediterraneo del Nord:il Baltico.

Lì,nella zona di Toija,a parte le armi dell'Età del Bronzo,Vinci ha ritrovato un vero e proprio "giacimento toponomastico".Nel raggio di pochi chilometri,tanti insediamenti portano nomi curiosamente "omericheggianti":Askanien (l'Ascania?),Karija (i Carii,alleati dei Troiani?),Lyokki (i Lici?),Killa (Cilla?),Kikoinen (i Ciconi?).Intorno a Toija si estende una costellazione di nomi che ricordano i nomi delle popolazioni alleate ad Ilio.E non manca neppure il lago Ena,che ricalca il nome della ninfa delle fonti Enonne (figlia del fiume Eneo),che fu il primo e più innocente amore di Paride.Ovviamente,a questo punto Vinci dovrebbe dimostrare che tali toponimi siano antichi non di secoli,ma di millenni.

Per ora va però dato atto che la serie di coincidenze comincia a diventare impressionante e che in nessun'altra parte del mondo questa curiosa corrispondenza di nomi si ripete.Vinci d'altra parte si rende conto che l'ultima parola non può spettare ad argomenti del genere,ma eve riguardare l'archeologia:"la parola passi alla vanga",dice perciò concludendo il secondo libro.Già,ma cosa la "vanga" dovrebbe portare alla luce?Non certo mura ciclopiche,se si vuole seguire il tracciato omerico,non certo roccaforti ben salde come quelle che caratterizzano le roccaforti micenee nel Mediterraneo.Omero dice che le mura di Troia erano un misto di "pietre","tronchi" e "parapetti".

Talvolta i tronchi della muraglia cigolano ed è agevole abbatterli.Perciò i Troiani sono soliti combattere "fuori le mura" per poi rifugiarsi rapidamente all'interno del recinto in caso di difficoltà:quasi un copione da Far West.Omero a un dato punto dice che il recinto del campo acheo avrebbe superato "per gloria" quello troiano!E il recinto degli Achei comprensibilmente era nulla più che una staccionata...D'altra parte sarebbe un anacronismo storico attribuire a una società palesemente arcaica come quella di Ettore e Priamo una struttura urbana che corrisponda a fasi ben posteriori di civilizzazione.

Questa Ilio fatta di pietra e di legno,che può bruciare in una notte, e può essere spazzata via da un'alluvione violenta (Iliade, L.XIII),più che le possenti fortificazioni della civiltà micenea-mediterranea ricorda i tipici insediamenti nord-europei tutti in legno,come,ancora in tempi remotissimi,la fortezza del Cremlino.Constatazioni del genere spiazzano la rocciosa Hissarlik-"Troia" di Schliemann in Anatolia,e suggeriscono che vale la pena di tentare alcuni sondaggi nel terreno finlandese o in quello danese.

In attesa di appoggi finanziari,Vinci si è dato a un'opera di vasto monitoraggio delle fonti della mitologia non solo greco-romana,ma ovviamente anche nordica.Scoprendo per esempio come un autore danese del XII secolo,Saxo Grammaticus,nella sua Historia Danorum,continuamente parli di guerre tra "Danesi" ed "Ellespontini".Ci si è sempre chiesti come i Danesi trovassero modo di combattere,un millennio prima della rivoluzione tecnologica,guerre con le genti dell'Ellesponto mediterraneo.Ma Vinci,con un radicale cambio di prospettive,potrebbe sciogliere questo nodo.E se i Danesi fossero i Danai?E se gli Ellespontini (cioè i Troiani) fossero originariamente popoli del Nord?

www.centrostudilaruna.it/odisseanordica.html

Video:

www.google.it/search?tbm=vid&hl=it&...ro+baltico&gbv=

Felice Vinci non è il solo a proporre ipotesi che situano la mitica città di Troia,e di conseguenza tutti gli eventi che la riguardarono,nel Nord Europa.

CITAZIONE
La Guerra di Troia non fu combattuta in Turchia.Questo ci dice Iman Wilkens nella sua incredibile esposizione storica "Where Troy Once Stood".Wilkens sostiene che Troia sorgeva in Inghilterra e che Micene fosse in Francia.Nel suo libro ci offre prove convincenti di una diversa interpretazione dell'Iliade di Omero.E,nelle sue argomentazioni,Wilkens sostiene due punti focali.
1)La geografia e l'archeologia di Omero non posizionano Troia in Asia Minore nè in altra parte del Mediterraneo.
2)La maggior parte dei nomi dei luoghi che pensiamo siano greci o turchi,sono originariamente,di fatto,celti.
Consideriamo il primo punto.Troia è stata detta avere una popolazione di 50.000 abitanti.Le mura di Troia VII di Schliemann non sono abbastanza vaste da contenere una città così grande.Omero fa grande menzione dell'oceano,non del mare.La tradizione di chiamare oceano l'oceano e mare il mare è antica e storicamente documentata.Aggiungiamo a ciò le descrizioni che Omero fa di coste,flora e fauna oceaniche e altre particolarità della geografia che non descrivono l'area dell'Asia Minore o della Grecia nè qualsiasi altra nel Mediterraneo,e avremo le prove su cui si basano le argomentazioni di Wilkens.

http://katesresources.splinder.com/post/12...6/history-books

www.troy-in-england.co.uk/

http://en.wikipedia.org/wiki/Where_Troy_Once_Stood

Secondo Wilkens,la guerra di Troia avvenne nel XIII secolo a.C. tra tribù celtiche del continente (gli Achei) e tribù celtiche insulari della Gran Bretagna.

Edited by RAGNOUOMO - 14/4/2014, 12:09
 
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