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Omero in Finlandia

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onussen
view post Posted on 4/8/2005, 11:34 by: onussen




Calipso, Ogigia e Plutarco

http://it.wikipedia.org/wiki/Calipso
www.treccani.it/enciclopedia/calipso/
http://mitologia.dossier.net/calipso.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Ogigia
www.treccani.it/enciclopedia/tag/ogigia/
http://it.wikipedia.org/wiki/Plutarco
www.treccani.it/enciclopedia/plutarco/

"Ma io, che son l'istrione, da principio vi nominerò l'autor della favola, se altri nol vieta, cominciando con un verso d'Omero:

Giace nel vasto mar l'isola Ogigia

la quale è lontana dalla Britannia verso occidente la navigazione di cinque giorni.
Tre altre distanti il medesimo spazio l'una dall'altra sono poste dinanzi a quella, verso l'estivo occaso del sole. In una di queste favoleggiavano i barbari essere stato rinchiuso Saturno da Giove; il quale come figliuolo custodì quell'isole, e il mare che si chiama Cronio, o veramente Saturnio, ed ebbe le sue stanze alquanto più a basso".
(Plutarco).

http://books.google.it/books?id=y6ZQAAAAcAAJ&vq=

CITAZIONE
Omero nel Baltico

di Felice Vinci

Sin dai tempi antichi la geografia omerica ha dato adito a problemi e perplessità: la coincidenza tra le città, le regioni, le isole descritte, spesso con dovizia di dettagli, nell'Iliade e nell'Odissea ed i luoghi reali del mondo mediterraneo, con cui una tradizione millenaria le ha sempre identificate, è spesso parziale, approssimativa e problematica, quando non dà luogo ad evidenti contraddizioni: ne troviamo vari esempi in Strabone, il quale tra l'altro si domanda perchè mai l'isola di Faro, ubicata proprio davanti al porto di Alessandria, da Omero venga invece inspiegabilmente collocata ad una giornata di navigazione dall'Egitto. Così l'ubicazione di Itaca, data dall'Odissea in termini molto puntuali - secondo Omero è la più occidentale di un arcipelago che comprende tre isole maggiori: Dulichio, Same e Zacinto - non trova alcuna corrispondenza nella realtà geografica dell'omonima isola del Mar Ionio, ubicata a nord di Zacinto, ad est di Cefalonia e a sud di Leucade. E che dire del Peloponneso, descritto come una pianura in entrambi i poemi?

Insomma la geografia omerica fa riferimento ad un contesto del quale conosciamo bene la toponomastica, ma che, nel contempo, se confrontato con la realtà fisica del mondo greco, presenta incomprensibili anomalie, rese ancor più evidenti dalla loro stessa coerenza interna: ad esempio, quello "strano" Peloponneso appare pianeggiante non saltuariamente, ma sistematicamente, e Dulichio, l'isola "Lunga" ("dolichòs" in greco) situata da Omero nei pressi di Itaca ma inesistente nel Mediterraneo, viene menzionata più volte, anche nell'Iliade. Si configura in tal modo un universo sostanzialmente chiuso e inaccessibile, al di là di qualche parziale congruenza e nonostante la familiarità dei nomi, la quale rischia di diventare un elemento più fuorviante che utile alla soluzione del problema. Una possibile chiave per penetrare finalmente in questa singolare realtà geografica ce la fornisce Plutarco, il quale in una sua opera, il De facie quae in orbe lunae apparet, fa un'affermazione sorprendente: l'isola Ogigia, dove la dea Calipso trattenne a lungo Ulisse prima di consentirgli il ritorno ad Itaca, è situata nell'Atlantico del nord, "a cinque giorni di navigazione dalla Britannia".

Partendo da tale indicazione e seguendo la rotta verso est, indicata nel V libro dell'Odissea, percorsa da Ulisse dopo la sua partenza dall'isola (identificabile con una delle Faroer, tra le quali si riscontra un nome curiosamente "grecheggiante": Mykines), si riesce subito a localizzare la terra dei Feaci,la Scheria, sulla costa meridionale della Norvegia, in un'area in cui abbondano i reperti dell'Età del Bronzo. Qui, al momento dell'approdo di Ulisse nella terra dei Feaci, si verifica una sorta di "miracolo": il fiume (dove il giorno successivo il nostro eroe incontrerà Nausicaa) ad un certo punto inverte il senso della corrente ed accoglie il naufrago all'interno della sua foce. Tale fenomeno, incomprensibile nel Mediterraneo, sembra attestare proprio una localizzazione nordatlantica, dove in effetti l'alta marea produce la periodica inversione del flusso negli estuari (nel Tamigi la risalita dell'onda di marea, che favorisce l'ingresso delle navi nel porto, proprio come accade ad Ulisse, è di molti chilometri). Inoltre, nell'antica lingua nordica "skerja" significava "scoglio".

Da qui, con un viaggio relativamente breve il nostro eroe fu poi accompagnato ad Itaca, situata, secondo Omero, all'estremità occidentale di quell'arcipelago su cui il poeta ci fornisce tanti particolari, estremamente coerenti fra loro ma totalmente incongruenti con le isole ionie: ora, una serie di precisi riscontri consente di individuare nel Baltico meridionale un gruppo di isole danesi che vi corrisponde in ogni dettaglio. Le principali infatti sono proprio tre: Langerland (l' "Isola Lunga": ecco svelato l'enigma dlla misteriosa Dulichio), AEro (la Same omerica, anch'essa collocata esattamente secondo le indicazioni dell'Odissea) e Tasinge (l'antica Zacinto). L'ultima isola dell'arciplago verso occidente, "là, verso la notte", ora chiamata Lyo, è proprio l'Itaca di Ulisse: essa, a differenza della sua omonima greca, coincide in modo stupefacente con le indicazioni del poeta, non solo per la posizione, ma anche per le caratteristiche topografiche e morfologiche. E nel gruppo si ritrova persino l'isoletta, "nello stretto fra Itaca e Samo", dove i pretendenti si appostarono per tendere l'agguato a Telemaco. Inoltre, ad oriente di Itaca e davanti a Dulichio giaceva una delle regioni del Peloponneso, che a questo punto si identifica facilmente con la grande isola danese di Sjaelland: ecco la vera "Isola di Pelope", nell'autentico significato del termine. Il Peloponneso greco, invece, situato in posizione corrispondente nell'Egeo, malgrado la sua denominazione non è un'isola: questa contraddizione, inspiegabile se non si ammette una trasposizione di nomi, è molto significativa.

Ma c'è di più: sia i particolari, riportati nell'Odissea, del rapido viaggio in cocchio di Telemaco da Pilo a Lacedemone lungo una "una pianura ferace di grano", sia gli sviluppi della guerricciola tra Pili ed Epei raccontata da Nestore nell'XI libro dell'Iliade, da sempre considerati incongruenti con la tormentata orografia della Grecia, si inseriscono alla perfezione nella realtà della pianeggiante isola danse. Quanto a Ulisse vi sono delle singolari convergenze tra la sua figura e quella di Ull, guerriero ed arciere della mitologia nordica; inoltre lungo le coste e le isole del mar di Norvegia, attraversato dalla Corrente del Golfo - identificabile con il mitico "fiume Oceano" - troviamo molti suggestivi riscontri alle sue celebri avventure, le quali traggono probabilmente origine da racconti di marinai e da elementi del folklore locale, trasfigurati dalla fantasia del poeta e resi poi irriconoscibili dalla trasposizione in un contesto totalmente diverso. Esse in definitiva si rivelano l'estremo ricordo di antiche rotte oceaniche dei navigatori dell'età del bronzo: i riferimenti geografici forniti da Omero ci consentono di ricostruirle puntualmente. Per di più, certi fenomeni in apparenza incomprensibili - quali Rupi erranti, il canto delle Sirene, il gorgo di Cariddi o le danze dell'aurora nell'isola di Circe - una volta ricondotti alla loro originaria dimensione atlantico-settentrionale trovano immediatamente una spiegazione. Addio Grecia, addio mare Mediterraneo!

Cerchiamo ora la regione di Troia. L'Iliade la situa lungo l'Ellesponto, sistematicamente descritto come un mare "largo" o addirittura "sconfinato", è pertanto da escludere che possa trattarsi dello Stretto dei Dardanelli, dove giace la città trovata da Schliemann, la cui identificazione con la Troia omerica d'altronde continua a suscitare forti perplessità: pensiamo alla critica che ne ha fatto il Finley nel suo Il mondo di Odisseo. Ora, lo storico medioevale danese Saxo Grammaticus nelle sue Gesta Danorum menziona in più occasioni un singolare popolo di "Ellespontini", nemici dei Danesi, e un "Ellesponto" curiosamente situato nell'area del Baltico orientale; che si tratti dell'Ellesponto omerico? Esso potrebbe identificarsi con il Golfo di Finlandia, il corrispondente geografico dei Dardanelli, poichè d'altra parte Troia, secondo l'Iliade, era ubicata a nord-est del mare (altro punto a sfavore del sito di Schliemann), per la nostra ricerca è ragionevole orientarci verso un'area della Finlandia meridionale, là dove il Golfo di Finlandia sbocca nel Baltico. E proprio qui, in una zona circoscritta ad occidente di Helsinki, s'incontrano numerosissime località i cui nomi ricordano in modo impressionante quelli dell'Iliade, ed in particolare gli alleati dei Troiani: Askainen (Ascanio), Reso (Reso), Karjaa (Carii), Nasti (Naste, capo dei Carii), Lyokki (Lici), Tenala (Tenedo), Kiila (Cilla), Kiikoinen (Ciconi) e tanti altri. Vi è anche una Pavda, che richiama la nostra Padova, la quale secondo la tradizione venne fondata dal troiano Antenore (e gli Eneti o Veneti, che Tacito nella Germania menziona accanto ai Finni, nell'Iliade vengono enumerati tra gli alleati dei Troiani); inoltre i toponimi Tanttala e Sipila - sul monte Sipilo fu sepolto il mitico re Tantalo, famoso per il celebre supplizio - indicano che il discorso non è circoscritto alla sola geografia omerica, ma sembra estendersi all'intero mondo della mitologia greca.

E Troia? Proprio al centro della zona così individuata, in una località, a mezza strada fra Helsinki e Turku, le cui caratteristiche corrispondono esattamente a quelle tramandate da Omero - l'area collinosa che domina la vallata con i due fiumi, la pianura che scende verso la costa, le alture alle spalle - scopriamo che la città di Priamo è sopravvissuta al saccheggio e all'incendio da parte degli Achei ed ha conservato il proprio nome quasi invariato sino ai nostri giorni: Toija, così si chiama attualmente, è ora un pacifico villaggio finlandese, rimasto per millenni ignaro del proprio glorioso e tragico passato. Varie visite in loco, a partire dall'11 luglio 1992, hanno confermato le straordinarie corrispondenze delle descrizioni dell'Iliade con il territorio attorno a Toija, dove per di più si riscontrano eloquenti tracce dell'età del bronzo.

Fonte: www.estovest.net/letture/omero.html

"Sin dai tempi antichi", dice Felice Vinci, "la geografia omerica ha dato adito a problemi e perplessità per le sue incongruenze: un clima freddo, battaglie che proseguono nella notte, eroi biondi intabarrati in pesanti mantelli di lana, fiumi che invertono il corso, isole e popoli introvabili nell'area mediterranea. E così si è radicata tra gli addetti ai lavori l'idea che Omero si sia inventato un mondo immaginario, poetico". La parola Danimarca richiama alla mente la parola Danai, l'altro nome degli Achei omerici.

A Anfiarao qualor data in consorte
Erifile, che al fato
Estremo avrebbe il suo marito esposto,
E qual pegno fedele era del forte
Patto, essi furo assunti a eccelso stato
Da' biondi Danai: e quando a lor fu posto
In cura quello stuol, che a Tebe chiusa
Da sette porte giunse
Per infausto cammin.

(Pindaro, 518-438 a.C.)

http://books.google.it/books?id=1WrDmvv9heMC&DQ=

Di Patroclo procede il cataletto
Da' compagni portato, che sul morto
Venian gittando le recise chiome,
Di che tutto il coprian.
Di retro Achille
Colla man gli reggea la tremolante
Testa, e plorava sui funebri onori,
Con che all'Orco spedia l'illustre amico.
Giunti al luogo lor detto, il mesto incarico
Deposero, e a ribocco intorno a quello
Adunar pronti la funerea selva.
Recatosi in se stesso, un altro avviso
Fece allora il Pelìde: allontanossi
Dal rogo alquanto, e il biondo si recinse,
Che allo Sperchio nudria, florido crine;

E, al mar guardando con dolor [...]

(Iliade)

Pria vanne a Pilo, e interroga l'antico
Nestore: Sparta indi t'accolga, e il prode
Menelao biondo, che dall'arsa Troja
Tra i loricati Achivi ultimo giunse.

(Odissea)

www.cartesio-episteme.net/ep8/Ogigia.pdf
http://tecalibri.altervista.org/V/VINCI-F_omeroC.htm
www.antikitera.net/articoli.asp?ID=3
www.centrostudilaruna.it/vinci.htm
www.controluce.it/notizie-old-html/...8/21-storia.htm
www.duepassinelmistero.com/omeronelbaltico.htm
www.incontrostoria.it/Omero2.htm

CITAZIONE
Molti indizi sembrano avvalorare l'origine nordica dei poemi omerici: le gesta di Achille e di Ulisse potrebbero risalire a un'età in cui le stirpi elleniche non erano ancora giunte nel Mediterraneo. Ma allora: dov'è Troia? C'è un piccolo borgo nella Finlandia meridionale, posto su un'altura tra due fiumi, a poca distanza dal mare; il suo nome è Toija. Per quanto sia oggi insignificante alla vista, doveva essere abitata dagli uomini già in tempi molto antichi - antecedenti l'Età del Ferro. Nella sua area infatti non è difficile imbattersi, scavando, in splendidi esemplari di spade e punte di lancia. Qualche millennio fa, quando ancora molta terra finlandese non si era sollevata dai flutti, questa Toija doveva trovarsi proprio sulla costa del vasto Mare Baltico al cospetto di una piccola isola.

Fonte: www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=31866

www.philipcoppens.com/troy.html
www.centrostudilaruna.it/omeronelba...switcher=mobile
http://it.wikipedia.org/wiki/Omero_nel_Baltico
http://en.wikipedia.org/wiki/The_Baltic_Or...39;s_Epic_Tales

Il Sole di mezzanotte

CITAZIONE
Il meccanismo dll'alternarsi delle stagioni può essere compreso più facilmente utilizzando un mappamondo (nel quale l'asse terrestre è ben visibile) e una lampada per simulare rispettivamente la Terra e il Sole. Osservando con attenzione il mappamondo possiamo accorgerci che durante l'estate in un emisfero la zona che si trova attorno al polo corrispondente è talmente esposta al Sole da impedire il sopraggiungere della notte; in altre parole in quel periodo il Sole non scende mai sotto l'orizzonte, cioè non tramonta mai. Questo è il famoso fenomeno del Sole di mezzanotte visibile durante le rispettive estati nell'emisfero nord al di sopra del Circolo Polare Artico e nell'emisfero sud al di sopra del Circolo Polare Antartico. Il fenomeno prende nome dal fatto che alla mezzanotte locale il Sole è ancora ben visibile al di sopra dell'orizzonte. Procedendo nella nostra simulazione ci accorgeremmo, altresì, che durante l'inverno la zona atttorno al polo è talmente inclinata in direzione opposta al Sole che il Sole non appare mai; in altre parole in quel periodo il Sole rimane sempre al di sotto dell'orizzonte e la notte regna incontrastata. In quelle occasioni è possibile osservare il meno famoso fenomeno della "Luna di mezzogiorno", cioè la Luna piena visibile durante il mezzogiorno locale in piena notte.

Fonte: http://planet.racine.ra.it/testi/anature.htm

http://it.wikipedia.org/wiki/Sole_di_mezzanotte
http://it.wikipedia.org/wiki/Notte_polare
http://en.wikipedia.org/wiki/Midnight_sun
www.google.com/search?hl=it&site=im...idnight+sun&oq=

CITAZIONE
L'età del bronzo scandinava, o età del bronzo nordica secondo la denominazione data da Oscar Montelius, indica il periodo dell'età del bronzo in Scandinavia e Danimarca, tra il XVIII secolo a.C. e il VI secolo a.C. (1800-500 a.C. circa), nel quale si sviluppò una cultura estesa ad est fino all'Estonia e successiva alla cultura della ceramica cordata. Generalmente è ritenuta la diretta antecedente delle culture protogermaniche dell'età del ferro. I siti scandinavi raggiunsero più tardi l'età del bronzo rispetto ad altri siti europei, ma conservano numerosi oggetti in buono stato di conservazione: tessuti in lana, manufatti in legno o in bronzo ed oro, di raffinata fattura, prodotti con metalli importati dall'Europa centrale. Sono stati individuati numerosi petroglifi, che proseguono una tradizione già iniziata con l'età della pietra nordica, ma adattano in numerosi casi simboli e raffigurazioni di origine europea e mediterranea, CON POSSIBILI INFLUSSI DALLE CULTURE MICENEA E VILLANOVIANA, DAI FENICI E DALL'EGITTO ANTICO, giunti attraverso le vie del commercio dell'ambra, che dalle coste del Mar Baltico si ritrova fino ALLE TOMBE MICENEE. L'importanza della navigazione per queste popolazioni è mostrata dalla frequenza di raffigurazioni di navi nei petroglifi, alcune delle quali hanno forme tipicamente mediterranee, e dalle cosidette "navi di pietra", circoli funerari di pietre infisse verticalmente nel terreno che tracciano il perimetro di una nave, che si riferiscono probabilmente alla nave funebre del defunto [...] Oscar Montelius suddivise l'età del bronzo nordica in sei sottoperiodi, ai quali faceva quindi seguito "l'età del ferro pre-romana".

° I (1800-1500 a.C.)
° II (1500-1300 a.C.)
° III (1300-1100 a.C.)
° IV (1100-900 a.C.)
° V (900-700 a.C.)
° VI (700-500 a.C.)

Un'altra suddivisione corrente è quella in età del bronzo antico (1800-1100 a.C.) ed età del bronzo recente (1100-550 a.C.). Nell'epoca in cui si diffuse la cultura dell'età del bronzo nordica, il clima era divenuto più mite, paragonabile all'attuale clima mediterraneo, in seguito ad un cambiamento climatico verificatosi intorno al 2700 a.C. Questo riscaldamento permise una crescita di popolazione e possibilità di coltivazione (in Scandinavia esisteva LA VITE). Un ulteriore cambiamento del clima tra la metà del IX secolo a.C. e la metà del VII secolo a.C. portò in seguito ad un clima più freddo ed umido e diede forse origine alla leggenda del Fimbulvetr nella mitologia norrena. Questo cambiamento climatico potè spingere le tribù germaniche più a sud, verso l'Europa continentale: alcuni popoli germanici si attribuirono in epoca storica un'origine scandinava (Longobardi, Burgundi, Goti ed Eruli). L'influenza scandinava sulla Pomerania e sulla Polonia settentrionale a partire dal III periodo fu comunque molto forte, tanto che alcuni autori includono queste regioni tra quelle della cultura dell'età del bronzo scandinava. A causa dei cambiamenti climatici e della diminuzione della popolazione si ritiene generalmente che la cultura dell'età del bronzo scandinava sia andata incontro ad un periodo di recessione culturale nelle sue fasi finali, per circa un millennio, fino al sorgere della cultura vichinga. Sulla base delle raffigurazioni sui petroglifi e dei ritrovamenti archeologici, si ritiene che la religione si incentrasse sul culto di un dio solare, ritenuto percorrere il cielo su un carro trainato da cavalli e che viene raffigurato per mezzo di una figura con l'attributo di una ruota solare (un cerchio con iscritta una croce). Nei petroglifi viene anche rappresentata una coppia di gemelli divini, riflessa nella frequente dualità degli oggetti sacri e doveva esistere anche una dea madre (Nerthus nella mitologia successiva). Una figura rappresentata nei petroglifi con un'ascia o un mantello è forse una raffigurazione primitiva del più tardo dio Thor. I sacrifici di animali, oggetti o anche di uomini erano connessi con l'acqua e i riti si svolgevano spesso in luoghi sacri presso piccoli laghi o stagni, dove sono stati rinvenuti numerosi manufatti.

Tutto questo e altro ancora lo troverete qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Età_del_bronzo_scandinava

http://en.wikipedia.org/wiki/Nordic_Bronze_Age
http://it.wikipedia.org/wiki/Petroglifo
http://en.wikipedia.org/wiki/Scandinavian_prehistory
http://en.wikipedia.org/wiki/Prehistoric_Sweden
http://it.wikipedia.org/wiki/Età_del_bronzo_atlantica
http://it.wikipedia.org/wiki/Età_della_pietra_nordica

Secondo l'autore di "Omero nel Baltico", la cultura del bronzo scandinava è da considerarsi antenata e progenitrice della civiltà micenea.

CITAZIONE
Il carro solare di Trundholm (Solvognen in lingua danese) è un manufatto bronzeo risalente alla tarda Età del Bronzo, realizzato col metodo della cera persa. E' conservato nel Nationalmuseet di Copenaghen. La statua raffigura un cavallo ed un grande disco, entrambi collocati in una struttura a forma di carro con ruote e raggi. Il cavallo è sostenuto da un tondino, posto sopra quattro ruote, collegato al disco, che è sostenuto da due ruote. Tutte le ruote presentano quattro raggi. Il disco ha un diametro di circa 25 cm e presenta solo sul lato destro una patina dorata; il perchè di ciò è stato interpretato come un'antica credenza diffusa presso le popolazioni nordiche. Esse ritenevano che il sole venisse trasportato lungo il cielo da est a ovest durante il giorno, presentando il suo lato luminoso alla terra, mentre di notte avrebbe compiuto il viaggio in senso inverso, mostrando alla terra il suo lato oscuro. La scultura fu scoperta nel 1902 nella landa di Trundholm (Zelanda occidentale), situata nella costa nordoccidentale dell'isola della Selandia (Sjaelland) in Danimarca, in una regione conosciuta come Odsherred [...] E' datata XV-XIV sec. a.C. Gli studiosi ritengono che il disco rappresenti Sol, una divinità solare della mitologia norrena, figlia di Mundilfoeri e moglie di Glenr.

Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Carro_solare_di_Trundholm

www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=461
http://en.wikipedia.org/wiki/Trundholm_sun_chariot
www.google.com/search?hl=it&site=im...t+trundholm&oq=

Helios, il dio greco dell'astro solare:

http://it.wikipedia.org/wiki/Helios
http://en.wikipedia.org/wiki/Helios
http://it.wikipedia.org/wiki/Apollo
www.treccani.it/enciclopedia/helios...;-Arte-Antica)/
www.google.com/search?hl=it&site=im...19&q=helios&oq=

Il tumulo di Kivik:

http://en.wikipedia.org/wiki/The_King's_Grave
www.google.com/search?hl=it&site=im...raves+kivik&oq=

"A sua volta il prof. Klavs Randsborg", scrive Felice Vinci, "mette in rilievo che certi reperti dell'archeologia scandinava, ed in particolare le figure incise sulle lastre del tumulo di Kivik, nella Svezia meridionale, presentano rimarchevoli affinità con i modelli dell'arte egea, al punto da indurre qualche studioso del passato a ipotizzare che quel monumento fosse opera dei Fenici".

http://books.google.it/books/about/Kivik.h...AAJ&redir_esc=y
www.rockartscandinavia.com/images/articles/randsborga9.pdf

Edited by onussen - 17/4/2014, 17:17
 
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