| Per Giovanni, Barionu e tutti gli internettauti. Questo è un articolo della giornalista scrittrice RITA BORRELLO. Sul “Quotidiano”, rivista Sanbenedettese, nelle pag. storia e religione, parla del nuovo libro del prof. Angelo Filipponi, in prossima uscita. “* Il lavoro dello storico è come quello dell’investigatore (una specie di “Eremita” con una lanterna in mano) che istruisce un’indagine, partendo da ipotesi e si pone sulle tracce, in questo caso fredde di secoli, per trovare, interpretare e collegare “segni” da cui inferire, alla fine, una verità, laddove prima non c’era una certezza. Con questa idea della ricerca storica ho iniziato la lettura della I° parte dell’opera del Prof. Angelo Filipponi “GIUDAISMO ROMANO” ed ho trovato immediatamente una consonanza con la metafora della “torcia nella doppia grotta buia”, sia perche è un’immagine suggestiva che cattura subito il lettore e gli offre la possibilità di porsi lui stesso come compagno di viaggio investigativo insieme all’autore, anche lui con la sua torcia e la sua piccola luce nel buio da esplorare e, dunque, fonda un patto narrativo tra chi ha scritto e chiunque leggerà, sia perche spiega, con un’efficace immagine, tutto il nucleo del testo e, soprattutto, del lavoro che l’ha costituito. In sostanza l’autore dice al lettore; “Cercavo di indagare su una cosa ed ecco che dal buio me ne viene fuori un’altra, ignorata e nascosta dal tempo. Ricostruivo il rapporto fra la Gens Giulio-Claudia e Gens-Erodia e, mentre indagavo sulla pars sacerdotale erodiana, ecco che è emersa, dall’oblio della storia, la pars popolare, piccolo sacerdotale, farisaica, zelotica, essenica ed integralista”. Da qui il moltiplicarsi di tracciati; dal “gomitolo” storico emergono, la visione dei rapporti tra la stirpe di Erode e la politica Giulio-Claudia; il mondo giudico-agricolo di lingua aramaica e quello ellenistico commerciale che parla greco; la belligeranza del giudaismo palestinese con la Romanitas e gli interessi commerciali della Romanitas con il giudaismo ellenistico e molto altro ancora, in una fitta trama di rapporti da cui prendono vita grandi figure storiche, ma anche, richiamata nel testo per passione conativa, la figura dell’autore. Egli dissemina alcuni suoi momenti personali di una storia soggettiva, ben posteriore rispetto a quella di cui ha scritto e che è, comunque, contesta con quella. La storia, almeno per me, di una, “conversione rovesciata” (Dal Logos al logos) che però mi sembra lasciare aperta l’ipotesi di altre “caverne” possibili ed inesplorate, ipotesi suggestiva, su cui seriamente dovrebbe distendersi l’Epovhè(sospensione del giudizio). Giustamente il Prof. A. Filipponi ha parlato di un lavoro storico, non teologico. Ho voluto proporvi questo articolo per farvi sapere che la stampa anche se locale-regionale si interessa ai quesiti in studio qui.
Salutissimi Cecco D’Ascoli
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