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Farmaci che uccidono, Basta con i veleni!

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view post Posted on 4/3/2006, 11:08
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Riporto un articolo letto qualche giorno fa.

"FARMACI CHE UCCIDONO di Davis Fiore

Dipendenza, violenza, suicidio. Sono tre dei più gravi effetti provocati dagli psicofarmaci: tutti devastanti! L'allarme è stato lanciato recentemente dai governi di cinque dei maggiori paesi: Svizzera, Inghilterra, Canada, Stati Uniti, Europa. E include anche altri disturbi.

Gli stessi "farmaci" somministrati per risolvere la depressione, contribuirebbero a causarla. L'FDA parla chiaro: solo per il Prozac (un noto antidepressivo), avrebbe ricevuto 1885 rapporti di tentati suicidi e 1734 di morti accertate. Le reazioni avverse sono state superiori a quelle di qualsiasi altro prodotto messo in vendita negli ultimi 24 anni.
Ma come stabilire in che misura è la sostanza a provocare il suicidio? Be’, somministrando a una parte dei soggetti monitorati un placebo. Test condotti in questo modo, secondo il Washington Post del 3 febbraio 2004, avrebbero confermato il rischio di suicidio, al di là d'ogni possibile dubbio, in particolare per quanto riguarda Prozac, Paxil e Zoloft.
Un altro modo, più empirico, per stabilire se una sostanza è in grado di indurre tendenze suicide, si ottiene comparando gli orari in cui si verificano i pensieri con quelli della somministrazione. Due psichiatri inglesi, R. de Alarcon e M.W.P. Carney, hanno riferito al British Medical Journal la pericolosità della fluofenazina (Moditen Depot), accorgendosi che le idee suicide comparivano sempre e solo sotto l'effetto di detta sostanza.

Tra i sospettati, secondo il Comitato per la Sicurezza del Farmaco inglese (Committee on Safety of Medicines, CSM), figura anche la Paroxetina, un inibitore della serotonina (SSRI).
La British medical agency (MHRA) riporta inoltre 130 casi di suicidi in un solo mese, in seguito a trattamenti con Strattera, lo psicofarmaco commercializzato dalla Eli Lilly.

È un controsenso che miliardi di dollari siano spesi per la "guerra alla droga", quando un differente tipo di droga sta danneggiando milioni di persone. Se poi gli interessati sono soprattutto i bambini, la faccenda si fa molto più seria.

"
Tratto da: http://www.nexusitalia.com/nexus_new/index...&Itemid=100

Edited by MichyLee - 4/3/2006, 11:10
 
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AborigenoGuru
view post Posted on 4/3/2006, 23:25




epppoi un noto settimanale (Oggi) ha riportato un bell'articolo di Veronesi sulla nuova legge droghe che diceva quello che dicevano anke i pitura freska nella canzone marghera :" ogni anno in italia more ventimila persone de tabaco, ogni anno in italia more ventila persone de alcool, ogni anno in italia more ventimila persone de incidenti stradali (aggiungo io 20.000 subiscono effetti deleteri dalla sanità wink.gif ) ...... de marjuana non se mai morto ninsciùn !"

a proposito io sapevo che in italia qualche progetto per l'uso di questa spezia ( ) per la cura di alcune malattie tipo epilessia e che alcuni miei conoscenti stanno sperimentando da anni una cura contro la noia con risultati stupefacenti
so anche che la svizzera ha qualche anno in più di sperimentazioni...

ora....

essendo questo un forum di medicina....

chi se la sente di dire la sua?

 
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flipperina
view post Posted on 4/3/2006, 23:44




@Aborigeno: ciao ma cosa c'entra questo con l'argomento del topic? blink.gif
 
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AborigenoGuru
view post Posted on 4/3/2006, 23:58




ciao anke a te flipperina
bè se ho letto bene il titolo
Farmaci che uccidono - basta coi veleni
non sono off topic ma contro - topic
cioè ho postato l'opposto del titolo ....
non proponevo una discussione qua anke perchè non so quanti abbiano voglia di parlare seriamente dell'argomento....beato veronesi che se lo può permettere !
prendila come una provocazione

ora ti chiedo una cosa io ....
perchè voi donne mettete sempre immagini di stra.... belle donne ?
non è tutta apparire la vita !
prendete esempio dall'aborigeno ....
anvedi che avatar !

 
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flipperina
view post Posted on 5/3/2006, 00:07




ti rispondo ma siamo Off topic: non metto avatar con immagine di bella donna perchè do importanza all'apparire...anzi...di solito uso avatar che mi piacciono per l'immagine della foto che esprime qualcosa che sento ...
Semmai sono gli uomini che di una foto come quella del mio avatar notano subito che si tratta di una bella donna...a me piace la foto...la metto per quello...di solito utilizzo cartoni animati per cui... biggrin.gif huh.gif

 
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AborigenoGuru
view post Posted on 5/3/2006, 00:26




ma sarà che in un sacco di avatar anche di cartoni animati ci sono sempre ragazzine provocanti e mica quel cartone che piaceva tanto a mia nonna ....
come faceva...?

ah si ....

heydi heydi ti sorridono i monti .... eccc
 
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flipperina
view post Posted on 5/3/2006, 00:31




@Aborigeno: ebbene sì utilizzo l'avatar per provocare...a noi ragazze piace provocare...che c'è di male? laugh.gif
 
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AborigenoGuru
view post Posted on 5/3/2006, 01:01




che avete solo un argomento .....
magari due ....

dai ke skerzo !



a me non è che dispiace wink.gif
cool.gif
 
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flipperina
view post Posted on 5/3/2006, 01:05





...spero per te...che tu stia scherzando...anche se ho solo uno o due argomenti non è consigliabile litigare cone me.... mad.gif


skerzo pure io... shifty.gif
 
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AborigenoGuru
view post Posted on 5/3/2006, 01:08




vabbè buonanotte flip
 
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flipperina
view post Posted on 17/8/2006, 12:14




CITAZIONE (MichyLee @ 4/3/2006, 12:08)
Riporto un articolo letto qualche giorno fa.

"FARMACI CHE UCCIDONO di Davis Fiore

Dipendenza, violenza, suicidio. Sono tre dei più gravi effetti provocati dagli psicofarmaci: tutti devastanti! L'allarme è stato lanciato recentemente dai governi di cinque dei maggiori paesi: Svizzera, Inghilterra, Canada, Stati Uniti, Europa. E include anche altri disturbi.

Gli stessi "farmaci" somministrati per risolvere la depressione, contribuirebbero a causarla. L'FDA parla chiaro: solo per il Prozac (un noto antidepressivo), avrebbe ricevuto 1885 rapporti di tentati suicidi e 1734 di morti accertate. Le reazioni avverse sono state superiori a quelle di qualsiasi altro prodotto messo in vendita negli ultimi 24 anni.
Ma come stabilire in che misura è la sostanza a provocare il suicidio? Be’, somministrando a una parte dei soggetti monitorati un placebo. Test condotti in questo modo, secondo il Washington Post del 3 febbraio 2004, avrebbero confermato il rischio di suicidio, al di là d'ogni possibile dubbio, in particolare per quanto riguarda Prozac, Paxil e Zoloft.
Un altro modo, più empirico, per stabilire se una sostanza è in grado di indurre tendenze suicide, si ottiene comparando gli orari in cui si verificano i pensieri con quelli della somministrazione. Due psichiatri inglesi, R. de Alarcon e M.W.P. Carney, hanno riferito al British Medical Journal la pericolosità della fluofenazina (Moditen Depot), accorgendosi che le idee suicide comparivano sempre e solo sotto l'effetto di detta sostanza.

Tra i sospettati, secondo il Comitato per la Sicurezza del Farmaco inglese (Committee on Safety of Medicines, CSM), figura anche la Paroxetina, un inibitore della serotonina (SSRI).
La British medical agency (MHRA) riporta inoltre 130 casi di suicidi in un solo mese, in seguito a trattamenti con Strattera, lo psicofarmaco commercializzato dalla Eli Lilly.

È un controsenso che miliardi di dollari siano spesi per la "guerra alla droga", quando un differente tipo di droga sta danneggiando milioni di persone. Se poi gli interessati sono soprattutto i bambini, la faccenda si fa molto più seria.

"
Tratto da: http://www.nexusitalia.com/nexus_new/index...&Itemid=100

io mi chiedo e mi ci arrabbio pure: perchè di questi farmaci alcune persone parlano come se fossero alla stregua di droghe vere e proprie ed altri invece no? la giusta misura non starebbe nel saperli manovrare senza che prevalessero gli interessi particolari di aziende del farmaco etc...insomma non si parla di integratori vitaminici...mi pare che più si vada avanti e più ci sia ignoranza, omertà e mal informazione :huh: :huh: :huh: :huh: <_<
 
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Mauro M
view post Posted on 17/8/2006, 12:48




Credo vi sia da tenere in considerazione una cosa. Ogni farmaco è nocivo quando utilizzato impropriamente, particolarmente lo psicofarmaco, le sostanze psicoattive, possono avere risvolti devastanti se utilizzati con scarsa conoscenza e con noncuranza.

Il problema e la pericolosità si trovano molto più spesso in chi prescrive il farmaco che nel farmaco stesso.
 
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hayduke
view post Posted on 17/8/2006, 12:52




sono daccordissimo su quello che diceva MICKEYLEE a proposito di farmaci (che a volte sono "indispensabili" per tenere sotto controllo patologie gravi) e soprattutto di quell'aberrazione che è lo psicofarmaco. Mi si accapona la pelle quando sento che gente con problemi di comportamento (secondo gli stereotipi della nostra soietà) vengono trattati con gli psicofarmaci, ma la cosa più agghiacciante è quando vengono somministrati ai bambini (vedi rytalin) cosidetti "vivaci":Addirittura negli usa è una pratica che viene quasi effettuata in massa.
Purtroppo ho letto che anche in italia sta entrando in viglore una legge che permeterrebbe l'uso nelle scuole di di farmaci di questo tipo.
Appena riuscirò a scovarlo vi do il link per guardare un corto animato di bruno bozzetto di denuncia contro tale pratica ,commisionato da un'asscociazione negli stati uniti.
 
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flipperina
view post Posted on 17/8/2006, 20:39







...certe volte è proprio l'ignoranza e la paura a trattare certe sostanze e certi argomenti che ne fa facile dominio di persone senza scrupoli...e poco preparate per la gestione di patologie e sostanze impiegate <_< :


@Mauro: parole d'oro :D
 
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Mauro M
view post Posted on 18/8/2006, 17:14




Antibiotici sempre più inefficaci

È sempre più alto l'allarme per i superbatteri. E le industrie farmaceutiche non investono nella ricerca. In Italia, intanto, una banca dati nazionale sta facendo il censimento di tutti i microbi più aggressivi.



Il paesaggio che fa da sfondo alla storia non è proprio splendido. Il protagonista, un nome come tanti altri suoi simili, Bacteroides thetaiotomicron, trascorre la vita nel colon. Di lui sarebbe rimasta traccia solo in noiosi testi universitari se non avesse deciso di fare la guerra agli antibiotici, in particolare alla eritromicina. E, indirettamente, agli umani che ne fanno uso. Per quanto odioso sia, bisogna dargli atto di grande furbizia.

A un certo punto ecco arrivare nell'organismo, dopo esser stati respirati o deglutiti, individui di altre specie, stafilococchi e streptococchi. Non sfugge al Bacteroides thetaiotomicron che sono microbi resistenti alla eritromicina: mutazioni genetiche hanno reso qualche loro antenato resistente all'antibiotico e quello, riproducendosi, ha trasmesso alle generazioni successive la caratteristica. Perché non conoscerli da vicino? Uno stafilococco passa così al nostro batterio un plasmide, ossia un pezzetto di dna con il gene giusto per diventare pressoché immortale anche in presenza di eritromicina.

Talenti simili fra i batteri si sprecano. Ed è per questo che la resistenza agli antibiotici è diventata (sin dai tempi dell'introduzione della penicillina), uno dei problemi della sanità pubblica più urgenti, in tutto il mondo: più somministriamo antibiotici, più si formano ceppi resistenti.
A peggiorare le cose è il fatto, non irrilevante, che mentre i vecchi farmaci perdono via via efficacia, le industrie farmaceutiche non investono a sufficienza in nuove classi di antibiotici, preferendo puntare su medicinali «blockbuster» con un ritorno economico decisamente più elevato (per patologie cardiovascolari o croniche, per esempio, o per malattie come ansia e depressione). La maggior parte degli antibiotici oggi utilizzati sono stati scoperti negli anni tra il 1940 e il 1950.

Anche quando, di rado, un antibiotico innovativo viene messo a punto, spesso, lo scenario si complica. La rivista Nature dà notizia della scoperta di un promettente antibiotico, «il primo di una nuova classe trovato in oltre due decenni». Ma gli esperti temono che gli ostacoli per trasformare il composto, la platensimicina (capace di eliminare molti dei batteri resistenti) in un farmaco disponibile sul mercato rendano questa promessa inattuabile.
Sono gli ospedali il luogo ideale per la nascita dei batteri resistenti. Gli ultimi dati dicono che in Italia il 10 per cento dei pazienti viene colpito da un'infezione contratta durante il ricovero, mentre sono circa 500 mila le persone contagiate, il 50 per cento residente al Sud.

Per arginare il fenomeno è stata avviata da poco la seconda fase del progetto Patologie gravi e farmacoresistenza: una banca dati nazionale di tutti i batteri che sono insensibili agli antibiotici e causano gravi infezioni. L'idea è censire i ceppi, studiare per ognuno l'intero spettro di suscettibilità ai farmaci e costruire una mappa, zona per zona, utile agli operatori sanitari per prevenire infezioni e ottimizzare le terapie.
«A luglio 2005 abbiamo concluso la prima fase, isolando circa 5.600 ceppi batterici» riferisce Antonio Cassone, coordinatore del progetto e direttore del dipartimento malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità (Iss). «Risulta che oltre un quarto dei batteri che causano infezioni chirurgiche, oppure setticemie, polmoniti, endocarditi e ascessi profondi, è resistente a uno o più antibiotici comunemente usati in questi casi».

Adesso che il progetto è stato rifinanziato dal ministero della Salute si potrà conoscere l'evoluzione del fenomeno, integrare la banca con nuovi dati di ospedali non studiati, con l'obiettivo finale di censire fino a 10 mila ceppi e scoprire quali sono quelli emergenti. Ogni medico potrà chiedere all'ospedale che si trova nella propria zona e ha partecipato allo studio dettagli sui ceppi presenti e informazioni sulle terapie idonee ai diversi casi.
Di storie come quelle del Bacteroides thetaiotomicron lo studio italiano ne offre in quantità. Cattivi per antonomasia lo Staphylococcus aureus, lo Pseudomonas aeruginosa e l'Escherichia Coli, il Clostridium difficile: in qualunque reparto ospedaliero si vada, loro ci sono.

Il primo ha l'aspetto di un bastoncello, basterebbe prelevare un campione, esaminarlo al microscopio e nel 20 per cento dei casi lo si vedrebbe. Estremamente resistente agli antibiotici, provoca polmoniti, setticemie, infezioni da catetere, congiuntiviti, riniti, cistiti e meningiti. Il secondo, dalla forma rotondeggiante, provoca ascessi, foruncoli, favi, mastiti, setticemie ed endocarditi.
Il terzo, più piccolo, un po' frondoso, è diffuso nell'ambiente, negli alimenti e nel tratto digerente. Alcuni antibiotici non fanno altro che eliminare nel nostro intestino batteri suoi concorrenti. Con il risultato che lo Pseudomonas aeruginosa, senza più rivali diviene pericoloso. L'ultimo, il Clostridium difficile, è già diventato l'incubo di molti reparti ospedalieri, dove causa diarrea, febbre alta, dolore intenso all'intestino.

Ogni batterio ha il suo habitat preferito. Lo Stenotrophomonas maltophilia è diffuso nelle acque, nel suolo, così come nella flora batterica intestinale (dove normalmente è innocuo), ma si trova benissimo anche negli apparecchi ospedalieri, nelle macchine per la fabbricazione del ghiaccio e negli umidificatori.
Opportunisti quelli del genere Enterococcus, che si diffondono nei pazienti con poche difese immunitarie. Molto diffusa anche la Klebsiella: vive nell'apparato urinario e nell'intestino, e non solo ha acquisito resistenza, ma è pronta ad approfittare di un antibiotico che uccide le specie concorrenti della flora per causare gravi infezioni.

«Capire meglio i meccanismi con i quali i batteri si trasmettono la resistenza, fra loro e da specie a specie, è ciò di cui stiamo discutendo» spiega Gianmaria Rossolini, docente di microbiologia clinica all'Università di Siena. «Alla mappa potremo in futuro affiancare indagini di biologia molecolare». Su una base ormai condivisa: «La resistenza si sviluppa attraverso le mutazioni genetiche del batterio oppure attraverso il passaggio da un batterio a un altro di integroni, cioè frammenti di dna presenti nei cromosomi o nei plasmidi».
A questo proposito, un recente articolo di Nature annuncia una scoperta che potrebbe segnare un punto a favore dell'uomo nella lotta alla resistenza agli antibiotici: ricercatori francesi dell'Istituto Pasteur di Parigi hanno mostrato che alcune sequenze di integroni assumono una particolare struttura tridimensionale. E in futuro potrebbero divenire bersaglio di particolari farmaci.

Lo scorso 29 maggio, a Venezia, nel corso di un convegno organizzato dall'European society of clinical microbiology and infectious diseases (Escmid), si è discusso della resistenza alle cefalosporine, antibiotici a largo spettro molto utilizzati.
«Occorre ormai percorrere altre strade, dato che batteri come l'Escherichia coli e la Klebsiella pneumonia hanno sviluppato meccanismi di resistenza molto efficaci» avverte Giuseppe Cornaglia, presidente dell'Escmid e docente al dipartimento di patologia dell'Università di Verona.
Questi meccanismi vanno sotto il nome di Esbl: «Si tratta di enzimi che tagliano la molecola di cefalosporina rendendola inefficace» afferma Cornaglia. «Insieme ai colleghi europei, cercheremo di puntare a possibili terapie alternative».

Luca Sciortino
Panorama.it

 
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