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Omero nell'Egeo e gli Ittiti

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RAGNOUOMO
view post Posted on 25/3/2010, 16:09




Siamo sicuri che la Troia cantata da Omero corrisponda alle rovine scoperte da Schliemann sulla collina di Hissarlik, in Turchia?

Troia era chiamata anche Ilio. Sorge spontanea una nuova domanda: perchè due nomi diversi?

Atene è solo Atene;Roma è solo Roma;Sparta è solo Sparta;Micene è solo Micene;Menfi è solo Menfi;Argo è solo Argo;Tebe è solo Tebe ...

http://it.wikipedia.org/wiki/Troia
http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_di_Troia
http://en.wikipedia.org/wiki/Hisarlik
www.pianetascuola.it/risorse/media/...emmi/troia.html

"Nel 1870 Heinrich Schliemann, seguendo alla lettera la descrizione dell'Iliade, fece degli scavi su una collinetta sulla quale sorgeva il villaggio turco di Hissarlick: trovò effettivamente un'antica città; anzi trovò molti strati, ciascuno dei quali corrispondeva a una città. Non ebbe nessun dubbio nell'identificare in una di esse la Troia omerica e, in una serie di oggetti ritrovati, il "tesoro di Priamo" (che asportò senza troppo formalizzare). Ma Schliemann non era un archeologo ma un ricco mercante con la passione dell'archeologia e soprattutto con il sogno, covato fin da giovane, di ritrovare la Troia cantata da Omero. Scavò in fretta e senza metodo, per cui molti elementi preziosi per identificare i reperti andarono irrimediabilmente perduti. Altri archeologi continuarono poi, con maggiore competenza, le ricerche e ritennero di identificare la Troia omerica in un altro strato. Le ultime ricerche sono state eseguite, in questi anni, da una spedizione guidata dal prof. Manfred Korfmann dell'Università di Tubinga. Ciò che si è accertato è che il luogo è stato abitato dalla Preistoria (dal 3200 a.C.) fino ai nostri giorni. Si contano nove strati: periodicamente la città veniva distrutta, ma risorgeva dopo qualche tempo usando come fondamenta le rovine della precedente: si tratta di un procedimento molto comune che ritroviamo un po' dappertutto. Evidentemente il sito era considerato particolarmente idoneo, trovandosi in un luogo elevato dominante l'importantissimo stretto dei Dardanelli (Ellesponto per i Greci). Ma è corretto identificare uno di questi strati, non importa ora quale, con la Troia omerica? L'unico elemento che mette in relazione gli scavi di Hissarlick con Troia, è soltanto il fatto che i primi si trovano nel luogo indicato dall'Iliade. Per il resto le ricerche ci indicano soltanto un luogo abitato ininterrottamente da più di 3000 anni, ma nulla ci dice che una di queste città si chiamasse Troia (o Ilio), o che fosse distrutta da una spedizione di Greci".
FONTE: http://cronologia.leonardo.it/storia/troia.htm

Un estratto dalla "Geografia" di Strabone (I secolo a.C. - I secolo d.C.):
"Al di là di Abido sta il paese d'Ilio, poi tutta l'altra spiaggia fino a Lecto, e la pianura troiana, e i luoghi lungo il monte Ida, soggetti una volta ad Enea. Il nome di questi luoghi fu da Omero espresso in due modi, qualche volta chiamandoli Dardanii, come fece in quel verso: Ai Dardanii comandava il valoroso Enea figliuolo d'Anchise; e talvolta Dardani, come in quell'altro verso: I Troiani e i Licii e i Dardani combattenti da vicino. E' probabile altresì che quivi fosse anticamente quella città che il poeta denomina Dardania, dicendo: Primamente Giove adunator di nubi generò Dardano; e questi fondò Dardania; ma oggidì non è rimasta nessuna tyraccia della città. Platone congettura che dopo i diluvii siansi formate tre maniere di politiche società; la prima semplice ed agreste composta d'uomini rifuggiti sulle vette dei monti pr timore delle acque tuttora diffuse sulle sottoposte pianure; la seconda di questi medesimi uomini che a poco a poco pigliarono ardire di scendere alle radici dei monti, dopo che le pianure cominciarono ad asciugarsi: la terza finalmente di quelli che vennero a stabilirsi nelle pianure. A queste tre maniere se ne potrebbe forse aggiungere una quarta, e una quinta o più, l'ultima delle quali si comporrebbe di coloro che fermarono la loro stanza lungo la spiaggia o nelle isole, quando già era svanito del tutto il timore dell'acque [...] Le tre distinzioni già dette pretende poi Platone che si trovino indicate anche da Omero, dicendo ch'esso pone come esempio della prima società il vivere dei Ciclopi, i quali nutrivansi dei frutti che la terra spontaneamente produce, abitando sulle vette dei monti dentro certe splonche:

Questi lasciando ai Numi ogni pensiero,
Nè ramo o seme por, nè soglion gleba
Col vomero spezzar; ma il tutto viene
Non seminato, non piantato o arato


E subito dopo:

Leggi non han, non radunanze in cui
Si consulti tra lor: de' monti eccelsi
Dimoran per le cime, o in antri cavi;
Su la moglie ciascun regna e sui figli,
Nè l'uno all'altro tanto o quando guarda.


Della seconda dice Platone che Omero addusse in esempio l'età di Dardano:

... Giove
Dardano generò che fondamento
Pose qui poscia alle dardanie mura.
Perocchè non ancora allor nel piano
Sorgean le sacre iliache torri, e il molto
Suo popolo le Idee falde copriva.


E della terza (dice Platone) trae Omero l'esempio da Ilo postosi ad abitare nella pianura. Esso infatti suole citarsi come fondatore d'Ilio, e da lui si crede che questa città ricevesse il suo nome: anzi è probabile ch'egli fosse poi sepolto nel mezzo della pianura, per questo appunto ch'egli primo di tutti osò fermarvi la sua sede:

... Ma gl'inseguiti
Teucri dritto al sepolcro del vetusto
Dardanid'Ilo, verso il caprifico
La piena fuga dirigean, bramosi
Di ripararsi alla cittade.


Pur anche Ilo non pare che osasse intieramente discendere alla pianura, giacchè non fabbricò la città in quel luogo dov'essa è al presente, bensì circa trenta stadii più in alto, all'oriente verso l'Ida e Dardania, dove ora si trova il così detto borgo degl'Iliesi. Ai dì nostri poi gli abitanti di questo borgo, volendo per vanità sostenere ch'esso non è punto diverso dall'antica città, somministraron materia di studio agli interpreti dei poemi d'Omero, secondo il quale non pare che quella città e questo borgo fossero una medesima cosa. Alcuni sostengono eziandio avere quella città mutato parecchie volte di luogo, ed all'ultimo essersi collocata dov'è adesso, in forza principalmente di un oracolo. Questi tramutamenti che una volta successero a luoghi sempre più bassi indicano, per quel che mi pare, alcune differenze anche nel modo di vivere e di governarsi: ma sono cose da trattarsi in altra occasione. Quella che ora è città d'Ilio dicono che una volta fu un borgo con un tempio di Minerva, piccolo e di poca importanza; ma che essendovi poi asceso Alessandro dopo la vittoria del Granico adornò il tempio di voti, diede al borgo titolo di città, ordinò a' suoi procuratori di aggiungervi nuove abitazioni, e volle che fosse libera ed esente da tributi. E soggiungono che quando ebbe compiuta la distruzione dei Persiani mandò agl'Iliesi una lettera tutta benvolenza, promettendo di voler ingrandire la loro città, renderne celebratissimo il tempio e stabilirvi un sacro certame. Dopo la morte poi di Alessandro ebbe cura di quella città principalmente Lisimaco, il quale vi fabbricò un tempio, la ricinse con un muro di circa quaranta stadii, e vi trasportò gli abitanti delle antiche città circonvicine, già decadenti fino d'allora [...] Con tutto ciò quello ch'ora dicesi Ilio era soltanto una grossa borgata quando i Romani passarono per la prima volta nell'Asia e cacciarono Antioco il Grande dal paese al di qua del Tauro. Dice infatti Demetrio scepsio ch'egli in quel tempo essendo ancora fanciullo venne straniero colà, e vi trovò tanto misere le abitazioni, che nemmeno i tetti erano coperti di tegole. Ed Egesianatte afferma che i Galati quando si trasferirono dall'Europa nell'Asia ascesero a quella città, sperando potersene valere come di piazza forte, ma subito l'abbandonarono per averla trovata priva di mura. In progresso poi di tempo quella città ricevette grandi miglioramenti; ma la rovinaron di nuovo i Romani che vi andarono sotto la scorta di Fimbria e la presero d'assalto al tempo della guerra mitridatica. Fu questo Fimbria mandato colà come questore in compagnia del console Valerio Flacco a cui venne affidata la spedizione contro Mitridate: ma nella Bitinia si ribellò e tolto di mezzo il console si fece padrone dell'esercito egli solo. Proceduto quindi contro Ilio gli abitanti negarono di riceverlo considerandolo come un ladrone, ed egli allora accostatevi le macchine l'espugnò nello spazio di undici giorni. E vantandosi egli di aver presa in undici giorni quella città di cui Agamennone a stento aveva potuto impadronirsi dopo dieci anni, sebbene avesse con sè una flotta di mille navi, e tutta l'Ellade fosse concorsa con lui a quella spedizione, uno degl'Iliesi rispose: Gli è che noi non abbiamo avuto ora Ettore che ci difendesse. Sopravvenne poi Silla, il quale distrusse Fimbria, e sotto certe condizioni rimise Mitridate nella signoria di prima, quindi con molti beneficii riconfortò gl'Iliesi. Alla nostra età poi il divo Cesare provvide ancor di più al loro benessere volendo in questo emulare Alessandro, il quale oltre al desiderio di rinnovare la parentela fu inclinato a favorire gl'Iliesi anche per l'amore che portava ad Omero. Dicesi infatti che v'ha un esemplare dei poemi di Omero detto del Nartecio, riveduto da Alessandro, perchè questo principe dopo averli letti con Callistene e con Anassarco ed avervi anche fatte alcune postille li ripose in una cassetta sontuosa, la quale s'era trovata nel tesoro persiano. Quindi e per riverenza di Omero, e per la parentela cogli Eacidi re dei Molossi, presso il quale si dice che regnasse anche Andromaca moglie di Ettore, Alessandro si comportò favorevolmente agl'Iliesi. Ma Cesare oltre all'avere carissima la memoria di Alessandro, era inclinato a favorire ed a beneficar gl'Iliesi dalla parentela che aveva con loro molto più comprovata che non fosse quella del re macedone. Innanzi tutto Cesare era romano; e i Romani consideravano Enea come loro primo stipite: poi chiamavasi Giulio da Julo uno de' suoi progenitori, il quale ebbe tal nome da Julo discendente d'Enea. Per tutto ciò egli volle che restasse agl'Iliesi il territorio che possedevano, e li fece liberi ed esenti da ogni imposta; e fino al dì d'oggi essi conservano que' privilegi. Che poi l'Ilio di Omero non fosse fondato in quel sito dov'è il moderno lo congetturano dalle ragioni che verrò esponendo dopo che avrò descritti i luoghi che sono lungo la spiaggia cominciando dal punto a cui mi sono fermato".


Strabone dubita che la Ilio/Troia dei suoi tempi, la Ilio ellenistico-romana, sorga nello stesso sito della Ilio/Troia di Omero.

http://books.google.it/books?id=nalQAAAAcAAJ&dq=

www.vanderbilt.edu/AnS/Classics/rom...ic%20troia2.JPG
www.google.it/search?site=imghp&tbm...q=HISSARLIK&oq=
http://maps.google.it/maps?ie=UTF-8&q=Troi...OOGLE+MAPS&cid=

Diversi studiosi ritengono che l'antico insediamento ubicato a Hissarlik sia poco congruente con la mitica città protagonista dell'Iliade.

http://notizie.antika.it/002952_turchia-hi...-sorgeva-troia/
www.lastampa.it/redazione/cmsSezion...51761girata.asp
www.uni-tuebingen.de/troia/eng/index.html
"...L'assedio della città di Troia è accaduto veramente oppure siamo soltanto al cospetto di un mito? Dopo tutto è ovvio immaginare che se l'Odissea con i suoi mostri dall'occhio unico, rocce semoventi, uomini trasformati in porci è comparabile a una fiaba, l'Iliade con i suoi dei ogni momento tirati in ballo come protagonisti delle azioni belliche assieme con gli eroi, è soprattutto un'epopea mitica. Ripassiamo la trama velocemente. Stando alla tradizione greca, per la gran parte basata sul racconto di Omero, la storia si sviluppa scondo questo canovaccio. Il principe Paride (o Alssandro), figlio di Priamo re di Troia, mentre si trova ospite presso la corte di Menelao re di Sparta, si innamora follemente della di lui sposa, Elena, celeberrima per la sua straordinaria bellezza. Elena era figlia di Giove (Zeus) e di una principessa di nome Leda, che il possente dio aveva sedotto assumendo le sembianze di un cigno. Molti erano stati i principi e i re che avevano richiesto la sua mano, prima che accettasse la proposta di Menelao. Così quando l'ingrato Paride - lei consenziente o no, non sappiamo - l'aveva rapita, il giustamente irato Menelao era corso a chiedere consiglio e aiuto al potente fratello Agamennone, sovrano di Micene (dovendo attraversare il mare, dal momento che le strade percorribili praticamente non esistevano). In breve un'armata di novanta navi era stata allestita pr salpare verso Troia; fra i principi in partenza c'erano anche alcuni dei respinti pretendenti di Elena. Troia o Ilio era una fiorente città la cui ricchezza si fondava sul commercio (al pari di Micene, che era così ricca da essere conosciuta come "Micene la dorata"). Una delle sue attività principali era l'allevamento dei cavalli [...] Dunque i Greci attaccando i Troiani si erano trovati nella condizione del falco che attacca una tartaruga. Non si trattava di un normale, tradizionale assedio: nessuna città antica avrebbe potuto resistere a un assedio lungo dieci anni, come invece fece Troia. La piana davanti alla città era ventosa e scoperta così che i Greci avevano deciso di accamparsi in un luogo protetto compreso fra due piccoli promontori, erigendo un vallo a ulteriore difesa. I Troiani potevano contare su alleati sparsi in ogni angolo dell'Asia Minore sempre pronti a rifornirli di ogni necessità. Insomma, possiamo dire che piuttosto che un vero e proprio assedio la guerra si era trasformata in una lunga, interminabile serie di attacchi e contrattacchi. Ma nel decimo anno di guerra era successo qualcosa, Troia era caduta ed era stata distrutta, tutti gli uomini massacrati, le donne e i bambini ridotti in schiavitù [...] ad un certo punto Ulisse aveva poposto lo stratagemma del cavallo di legno. Un'immensa costruzione all'interno della quale avevano segretamente trovato posto gli armati greci, dopo aver fatto finta di aver preso finalmente il mare per tornare a casa. Credere a un simile epilogo è strano, è pressochè certo trattasi di una geniale invenzione dell'autore [...] La storia della ricerca dei resti storici della città di Troia costituisce una delle pagine più affascinanti dell'archeologia e le conclusioni a cui si è approdati sono certamente più gratificanti di quelle relative alla autentica identità di Omero. Si può dire che la storia inizi nel 1829, quando un bambino di appena sette anni che si chiama Heinrich Schliemann, per Natale riceve in dono la copia di un libro intitolato Storia universale di Jerrer. Inizia nel momento in cui, con gli occhi sgranati, osserva affascinato un disegno che raffigura la città di Troia in fiamme; dentro di sè immagina impossibile che mura tanto possenti possano essere scomparse del tutto dalla faccia della Terra. In quel momento decide che un giorno da grande se ne sarebbe occupato seriamente [...] Anche Schliemann riesce ad arricchirsi e può finalmente programmare la spedizione alla ricerca di Troia. Accompagnato da una studentessa greca di appena sedici anni, che diventerà sua moglie, si imbarca con destinazione la costa settentrionale della Turchia per dare inizio alla sua ricerca. Molti studiosi erano concordi nel ritenere che i resti della città potessero trovarsi sotto una collina nei pressi di Burnarbashi, a circa tre ore di viaggio dalla costa. Schliemann non era d'accordo. Iliade alla mano sapeva, così come raccontava Omero, che i suoi eroi andavano e venivano dalla costa alla città anche più volte al giorno. Per lui il sito più probabile doveva essere la collina di Hissarlik nell'attuale Turchia, a meno di un'ora dal mare. (E probabilmente nei tempi antichi le acque si spingevano molto più addentro). Si tratta di una scelta felice, tipica della prodigiosa fortuna che aveva sempre assistito Schliemann. Ottenuti i permessi per scavare, inizia a lavorare nel 1871, utilizzando un folto gruppo di lavoratori. Sin da subito incominciano a emergere i resti di una cittadella di circa cento metri di diametro, databile al tempo di Roma. Subito sotto ecco comparirne un'altra e poi un'altra ancora e ancora una e così via. Esaltato e sicuro di essere sulla buona strada, Schliemann dà ordine ai suoi uomini di scavare una sorta di pozzo che scenda il più possibile e velocemente in profondità fino a raggiungere lo strato basale di roccia. Alla fine, sono ben nove le città che rivelano, una sopra l'altra, i resti perduti della loro gloria. Dodici anni dopo Schliemann è in grado di annunciare al mondo di aver portato alla luce la gloriosa città di Priamo con tutti i suoi tesori che, per chissà quale singolare ragione, egli era convinto fossero ancora conservati sul posto. (Non riuscì mai a spiegare come mai i Greci vincitori non li avessero trafugati, dopo aver distrutto la città e massacrato i suoi abitanti). Nella sua autobiografia, il grande archeologo racconta l'affascinante storia di come, attraverso il foro di una parete, riuscisse a scorgere il luccichio di un vaso di bronzo e avesse atteso la pausa per il pranzo dei suoi lavoranti - che temeva potessero sottrarre ogni cosa - per mettersi lui stesso con la moglie a scavare, scoprendo alla fine un vero e proprio tesoro di prezioso vasellame e gioielli. Ritrovamenti che lo resero famoso in tutto il mondo".

http://books.google.it/books?id=8rXsFMtTjGYC&dq=

"Tra i libri recenti che mi è accaduto di leggere su Omero e il mondo miceneo, questo del Page mi sembra il migliore. Chiaro e acuto nella formulazione, vigoroso nelle ipotesi, accuratamente, ma non pedantescamente documentato, si offre alla discussione in modo tale da potr essere controllato con facilità; ed è un piacere a leggere [...] La tesi del Page si possono così riassumere. I documenti ittiti ci parlano, come ormai generalmente si ammette, di Achei, ma questi Achei hanno Rodi per centro. Nei documenti ittiti gli Achei d'Agamennone non compaiono. Tuttavia anche i documenti ittiti contribuiscono a chiarire la situazione politica entro cui si inserisce la guerra di Troia e quindi la presenza degli Achei di Agamennone (=Micenei) in Asia. Verso la fine del XIII secolo il regno ittito entrò in conflitto con la lega di Assuwa o Asia che ai suoi margini includeva Troia. Ora Troia (Troia VII A) era a quel tempo una città in declino: colonizzata da popolazioni affini ai Greci verso il 1900 a.C. (Troia VI) era stata distrutta da un terremoto un po' dopo il 1300 a.C. e non si era ripresa. Passata nella sfera di Assuwa nel XIII sec., doveva presto attrarre l'attenzione poco amichevole degli Achei di Grecia, quando il potere ittito si venne contraendo verso il 1230 a.C. per poi dissolversi circa il 1200. In quegli anni, intorno al 1230, approfittando del vacuo creatosi in Asia Minore per il declino degli Ittiti, i Micenei assalirono i Troiani e i loro alleati del gruppo di Assuwa e distrussero Troia".

http://books.google.it/books?id=eU8uMMBVY6kC&dq=

Secondo il Webster (1958), invece, Troia faceva parte originariamente della lega micenea e in città si parlava greco, o anche greco; Ilio si era poi alleata con l'Egitto e Memnone, re degli Etiopi, era stato ucciso a Troia da Achille.

Troia a Karatepe?
Omero? Uno scrivano greco vissuto in Cilicia. La rivoluzionaria tesi di uno scrittore austriaco

Valerio Massimo Manfredi

Troia poi non era affatto sui Dardanelli come si è sempre creduto e non aveva nulla a che fare con la città scavata da Schliemann, Doerpfeld e ultimamente da Korfmann, ma era la città cilicia senza nome che è stata scavata a Karatepe ("Collina nera") nella Turchia sud-orientale. Lo Scamandro era il Piramo e il mare non era l'Egeo ma il golfo di Alessandretta. Scioccante. La teoria esposta da Schrott ha convinto fior di accademici. Purtroppo in questi casi è difficile pronunciarsi perchè quello che si ha a disposizione per il momento è un'intervista rilasciata alla Frankfurter Allgemeine Zeitung che gli ha dedicato ben cinque pagine. La teoria sembra comunque basarsi soprattutto sul linguaggio di Omero (Schrott ha anche tradotto l'epopea di Gilgamesh), sull'esame accurato del territorio nei pressi di Karatepe e sul fatto che le descrizioni di Omero non sono secondo lui applicabili al sito di Hissarlik scavato da Schliemann. Lo Scamandro è troppo piccolo, il Monte Ida è troppo rotondo, non c'è nessun approdo capace di ospitare 1.200 navi e via demolendo. Schrott sostiene insomma l'ipotesi che l'Iliade sia nata scritta e non orale come avevano ipotizzato Milmann Parry e Albert Bates Lord, e che la guerra di Troia si debba ambientare nel golfo di Cilicia. Inoltre fa presente che in lingua fenicia (usata anche in Cilicia) gli scrivani erano chiamati BENE OMERIM (figli del cantore), da cui si spiegherebbe il nome che non ha peraltro riscontro nell'onomastica greca del tempo. Il resto si apprenderà quando la teoria rivoluzionaria di Schrott sarà pubblicata per esteso. Non è la prima volta che la collocazione dell'Iliade viene spostata su altri teatri geografici. Qualche anno fa addirittura si ipotizzò, sulla base di presunti riscontri toponomastici, che l'azione si dovesse collocare nel Baltico! La questione omerica comincia di fatto già con Giovanbattista Vico, che si accorse della stratificazione presente nei poemi omerici, della differenza molto forte tra Iliade e Odissea e di anacronismi frequenti che segnalavano epoche diverse a cui attribuire i singoli passi. Da quel momento in poi la letteratura critica su Omero è dilatata e le ipotesi e gli studi si sono susseguiti a getto continuo. Un punto fondamentale fu la ricerca condotta negli Anni 30 del secolo scorso dagli studiosi americani Milman Parry e Albert Bates Lord. Armati di uno strumento tecnologico rivoluzionario, il magnetofono, registrarono i componimenti dei poeti orali serbi e arrivarono alla conclusione che i meccanismi compositivi erano gli stessi che si potevano trovare nei poemi omerici. Questa ipotesi, largamente accettata dagli studiosi, risolveva molti problemi fra cui quello della stratificazione. Un evento bellico come la guerra di Troia avrebbe innescato una serie di canti che avrebbero dato origine a un corpus fatto di composizioni spontanee di diversa lunghezza e di diverse caratteristiche. Composti in epoche diverse da cantori (gli aedi) diversi, i canti sarebbero poi confluiti nei due grandi poemi di Omero. In questo modo si spiegava bene come mai lo scudo di Aiace, riconoscibilissimo come capolavoro dell'arte orientalizzante del VI secolo a.C., e così pure l'elmo di Merione costituito da zanne di cinghiale, confermato appieno dai rinvenimenti di oggetti uguali nelle tombe micenee, era molto più antico degli elmi crestati presenti in tutto il poema attribuibili alle armature del secolo VI a.C. Restava comunque il problema del divario antropologico-culturale fra Iliade e Odissea, che presentano due mondi diversi, troppo lontani per poter essere attribuiti allo stesso autore. Qualcuno pensò che Omero avesse composto l'Iliade da giovane e l'Odissea da vecchio, ma si tratta di un'ipotesi onestamente piuttosto ingenua. Ma allora chi era veramente Omero? E se il meccanismo della composizione orale è così sofisticato, come dicevano Parry e Lord, perchè mai avrebbe dovuto mettere per iscritto le sue storie? Una risposta abbastanza plausibile si poteva riconoscere nel fenomeno della colonizzazione che incomincia all'inizio del IX secolo a.C. con la fondazione della più antica colonia greca d'Occidente: Pitecussa, ossia Ischia. Si sa da molti particolari nelle fonti che i piccoli gruppi che migravano, composti solo da giovani maschi scapoli, portavano spesso con sè un poeta, vero e proprio uomo-libro che era il depositario dell'intero patrimonio della tradizione e della memoria storica e culturale. D'altra parte già gli Argonauti avevano preso con sè Orfeo. Ma poi l'invenzione e la diffusione della scrittura avrebbe reso possibile trasportare i poemi anzichè i poeti, e quindi ecco la versione scritta del corpus della guerra troiana e dei ritorni di Odisseo e degli altri eroi. Un ritrovamento archeologico proprio a Ischia portò alla luce un corredo funebre di cui faceva parte una coppa recante un'iscrizione che faceva chiarissimo riferimento a un passo dell'Iliade. La tomba fu datata al IX secolo a.C., per cui se ne dedusse che in quell'epoca l'Iliade non solo esisteva ma era ben conosciuta anche dai greci migrati in Occidente. Dunque in Omero si poteva forse riconoscere colui che per primo aveva messo per iscritto parti del corpus della guerra di Troia. Rimaneva però il mistero di chi fosse e del perchè di lui non si sapesse nulla. Schrott ora ribalta tutto: prima c'era il testo, ed era un testo assiro come quello in cui era scritta l'ultima versione dell'epopea di Gilgamesh, poi sarebbe venuta la diffusione orale. La prova sarebbe nelle formule espressive che si riscontrano solo nelle tavolette in cuneiforme e nella topografia dei luoghi che ancorerebbero l'Iliade all'area della Cilicia, anche se lo studioso ammette che non si può leggere il poema come un Baedeker. E forse anche in certi episodi: è indubbio che la coppia Gilgamesh-Enkidu richiama in qualche punto quella di Achille e Patroclo. Quanto a Omero, era uno scrivano che sapeva leggere il cuneiforme. Qualche anno fa Calvert Watkins credette di riconoscere in un verso in lingua luvia la stessa metrica che esiste in alcuni pochi versi dell'Iliade dissonanti dalla metrica dell'esametro epico, e analogie onomastiche con Omero furono riconosciute nei documenti ittiti. Era quindi esistita un'Iliade asiatica? L'ipotesi non è stata mai scartata, ma Schrott dovrà fornire elementi molto convincenti per ribaltare così radicalmente una topografia e una etnografia egea così profondamente radicate e codificate come quelle che appaiono nel catalogo delle navi e nella continuità della tradizione sulla collocazione di Ilio-Troia nel quadrante nord-occidentale della penisola.


http://rassegnastampa.unipi.it/rassegna/ar...2/24SIH1004.PDF

www.treccani.it/enciclopedia/karatepe
http://it.wikipedia.org/wiki/Cilicia
http://en.wikipedia.org/wiki/Cilicia
www.treccani.it/enciclopedia/cilicia/
https://digilander.libero.it/abydosgate/html/news_04.htm
www.uni-tuebingen.de/troia/eng/homer
www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getarticle&id=36844
http://en.wikipedia.org/wiki/Karatepe

" E' uscito nel marzo '05,il libro di Ernesto Roli dal titolo "La cadura dell'Impero Ittita e la guerra di Troia-Omero nell'Egeo",pubblicato da Palombi Editore.Questo studio su un argomento poco noto,apre nuove interessanti prospettive sulla scomparsa di questo antichissimo popolo anatolico,legandolo inequivocabilmente alla omerica guerra di Troia.

Lo studio di Roli,infatti,getta qualche sprazzo di luce su una regione poco studiata e su una parte di storia poco nota;quella che abbraccia il periodo che va dalla fine del XIII secolo agli inizi del XII secolo a.C.In questo lasso di tempo,secondo lo studioso,sono da collocarsi avvenimenti storici importantissimi,che sono da considerarsi la causa delle principali trasformazioni politiche del mondo antico.

Questi avvenimenti,oltre la caduta di Creta e di Micene,sono essenzialmente il crollo dell'Impero ittita,con la distruzione della loro capitale Hattusas e la migrazione dei cosidetti Popoli del Mare,che arrivarono a minacciare persino l'Egitto.In questi ultimi episodi il Roli ravvisa la vera Guerra di Troia,cantata in seguito da Omero nei suoi poemi.Nocciolo dello studio del Roli è,in effetti,la questione di che cosa si debba realmente intendere con Troia.

L'autore cerca,infatti,di dare una risposta alla domanda:chi sono gli Achei e chi sono i Troiani della tradizione?Meglio ancora:cosa si deve intendere con questi due termini?Ora se si prova a rispondere a questa domanda sulla scorta di Omero,la risposta è semplice.Gli Achei sono i Greci che vivono nel Peloponneso,in altre parole i Micenei dell'archeologia,e i Troiani sono gli abitanti di quella città chiamata Ilios o Troia da Omero,situata sulle coste della Troade e scoperta da Schliemann nel 1870.

Questa,però,secondo il Roli non è una risposta storica,bensì una risposta poetica,sentimentale,emotiva,convenzionale.Molti storici,in effetti,oggi nutrono seri dubbi che la città scoperta da Schliemann sia effettivamente la Troia omerica.Ilios,infatti,non corrisponde alla descrizione che Omero ci dà della città:grande,opulenta e circondata da possenti mura.

Per dare invece una risposta storica,bisogna indagare se nei poemi omerici esiste o no quel "nucleo storico" di cui tanto si parla tra gli studiosi e in che cosa consiste.In poche parole,bisogna vedere se i poemi omerici contengono una parvenza di storicità,al fine di poter affermare che non tutto è invenzione del poeta greco.Questo nucleo storico è stato ipotizzato da alcuni e respinto decisamente da altri.Questi ultimi hanno affermato,infatti,che i poemi omerici non sono altro che il frutto della fantasia di Omero.

Il nostro autore,invece,ha risposto a questo problema,affermando che nei poemi omerici esiste,in effetti,questo nucleo storico e che esso va ricercato nella storia egeo-anatolica degli ultimi decenni del XIII sec. e dei primi decenni del XII sec.Alla domanda di cui sopra,egli ha risposto pertanto come segue:gli Achei sono gli Egeo-Cretesi e i Troiani sono gli Ittiti.Troia è Hattusas,capitale dell'Impero Ittita.

A questa prima domanda ne consegue un'altra.Come mai Omero usa due nomi,Troia e Ilios,per indicare la città fatidica?La risposta è che si deve parlare conseguentemente di due città diverse con due nomi diversi,Troia (Hattusas) e Ilios (Vilios);quindi due guerre,unite sapientemente da Omero nei suoi poemi.Naturalmente queste affermazioni vanno dimostrate.

Per prima cosa bisogna tenere presente che la stessa mitologia greca parla di ben due guerre di Troia (Laomedonte e Priamo),in secondo luogo il semplice confronto archeologico tra la Ilios ufficiale e Hattusas,secondo l'autore,depone a favore di quest'ultima.Hattusas,infatti,è una grande città,ricca,famosa e capitale di un vasto impero,Ilios in realtà è una modesta città in questo momento;inoltre i Micenei non costituiscono certo una potenza in grado di minacciare stati anatolici.Pensare ad una guerra tra due realtà storico-politiche di scarso rilievo (Ilios e Micene) è ridicolo.

Pensare che Micene possa organizzare una grande coalizione per vendicare l'onore di un re per il rapimento della sua donna,storicamente è ridicolo,poeticamente invece no.I Micenei non hanno le potenzialità militari,politiche ed economiche per attaccare Troia (Ilios).Allora cosa si deve intendere realmente con la "guerra di Troia"?Sono gli stessi Ittiti e poi gli Egiziani a fornire le risposte.

Gli Ittiti,infatti,citano spesso lo stato di Ahhijawa che gli studiosi in un primo momento hanno identificato con gli Achei (Greci) del Peloponneso,mentre successivamente con le colonie acheo-micenee sulle coste anatoliche.Il Roli,invece,colloca questo stato a Creta,ed è dell'avviso che esso si debba identificare con gli Achei della tradizione,ma ritiene che essi non siano originariamente Greci,bensì Egeo-Luviti.

Sempre da fonti ittite è citato quale "uomo" degli Ahhijawa un certo Attarsijas,che gli studiosi hanno avvicinato ad Atreus,re di Micene,ma che in realtà,secondo il Roli,non è altro che Odysseus,re di Itaca.Gli Ittiti ci parlano inoltre di continue guerre tra loro e alcuni intraprendenti stati occidentali esistenti sulla costa egea dell'Anatolia.Oltre ad Ahhijawa,si parla di Assuwa,Arzawa,Alasija,ed altri.Questi stati hanno lo scopo di arginare l'espansionismo dell'impero centrale verso l'occidente.Ruolo che sarà poi delle città greche della costa,nei confronti dell'impero persiano.

In questo contesto sono sempre le fonti ittite a fornire la prova definitiva dell'esistenza della "guerra di Troia" ai loro tempi e che cosa si deve intendere realmente con essa.Dagli archivi di Hattusas,le ultime tavolette in possesso degli archeologi,parlano dell'ultimo re ittita Suppiluliumas II (1190-80) e delle sue imprese.In questi documenti si parla di guerre da lui sostenute contro la cosidetta "alleanza occidentale" e della conquista da parte sua dell'isola di Alasija;dopo di che è la fine.Tutto tace.Solo gli Egiziani (Ramses III,nelle iscrizioni del Medinet Habu) affermano chiaramente che Hattusas è stata distrutta dai "Popoli del Mare".

Ora Alasija come si è detto è un'isola,che gli studiosi identificano però con Cipro.Ciò è un grave errore,perchè in realtà Alasija è Rodi.Essa è l'isola contesa da Cretesi (Achei) e Ittiti (Troiani),pretesto che in Omero diventa Elene (Elena),la bella principessa rapita dal troiano Paride,figlio di Priamo.L'isola rappresenta una formidabile testa di ponte tra occidente e oriente,tra la civiltà cretese e quella ittita.Le fonti ittite,infatti,come si è detto parlano spesso di guerre tra loro e gli Ahhijawa per il possesso delle coste anatoliche e delle isole egee.Poi cosa è successo?La risposta la danno gli Egiziani.

Le fonti egiziane,dal canto loro,parlano delle "congiure degli stranieri",in seguito alle quali i "Popoli del Mare" invadono l'Anatolia,conquistano Alasija e distruggono Hattusas,tentando poi di penetrare in Egitto.Gli stranieri in realtà sono i Cretesi (Achei) e sono loro che organizzano una "grande coalizione" per recuperare Alasija,invadere l'Anatolia e distruggere Hattusas.Tutti questi avvenimenti,secondo l'autore,non sono altro che la "Prima guerra di Troia".A dimostrazione di ciò il Roli prende in esame due nomi rappresentativi per aiutare a capire meglio il problema.

Il primo è Troia (gr. Troie).Nessuno studioso si è posto sino ad ora il problema da dove venga questo misterioso nome usato per la prima volta da Omero.La risposta è semplice.Ora se si prova ad arcaicizzarlo,esso rende *Tosie,che non è altro che la deformazione attraverso i secoli e in bocca greca,con la caduta della Ha-,di Hattusa,la capitale degli Ittiti.Per quanto riguarda il secondo nome,esso è quello dell'ultimo re degli Ittiti,che come si è visto si chiama Suppiluliumas.Ebbene,secondo il Roli,costui non è altro che l'ultimo re di Troia,Priamos.Se si cerca di sintetizzare e di grecizzare il nome del re ittita,da Suppiluliumas si ha,infatti, *Supiliumas,poi *Spliumas,il cui nome rotacizzato diventa *Spriumas.Con la caduta della S- iniziale,rimane *Priumas,cioè Priamos.

Gli studiosi a questo punto del problema si chiederanno:e la città scoperta da Schliemann nella Troade,cioè Ilios,che ruolo ha?La risposta è che essa appartiene alla "Seconda guerra di Troia".Troia VII A (nella terminologia archeologica moderna riferibile a Ilios) cade e viene fondata al suo posto Troia VII B1.Questo avvenimento,secondo l'autore,corrisponde all' "arrivo" di Teucro.E' la mitologia greca a dirlo.Tutti gli autori greci sostengono,infatti,che Teucro è di origine cretese.Egli (o meglio profughi cretesi) trasporta pertanto il nome di Ilios da Creta nella Troade,rifondando così una precedente e sconosciuta città.Wilia,in effetti,è il nome di una città cretese,secondo fonti egiziane.

Ora però alla domanda di quale fine abbia fatto Ilios,cosa si risponde?La risposta è semplice.A Troia VII B1 (Ilios) succede Troia VII B2,la quale decade lentamente e poi viene distrutta intorno al 1020.Ciò corrisponde alla "Seconda guerra di Troia".Essa è distrutta da coloni greco-eolici che contendono agli abitanti superstiti il dominio sulle coste dell'Anatolia.

Questa seconda guerra,poco nota,ma che comincia a delinearsi solo ora,dati i recenti scavi archeologici a Troia (Ilios),fornisce ad Omero lo spunto per glorificare la nascente potenza greca,assommando nel suo poema due città,due nomi,due guerre.

La prima è quella reale,quella vera,quella di grande portata (Troia-Hattusa,1180),la seconda è quella modesta e occasionale,di poco conto (Ilios,1020),sapientementre fuse insieme da Omero a scopo propagandistico, per esaltare le gesta dei coloni e delle genti eoliche che avevano in Achille il loro eroe.

Attraverso questa lettura degli avvenimenti storici,il Roli risponde implicitamente alla domanda sul perchè gli storici greci non citano mai,ovvero non conoscono,nè Hattusa,grande capitale di impero,nè la civiltà ittita.La risposta,infatti,è che essi la conoscono attraverso gli avvenimenti della guerra di Troia ".
FONTE:www.simmetria.org/simmetrianew/cont...nalazione-.html

Dunque, secondo Ernesto Roli TROIA è HATTUSA, capitale dell'Impero Ittita, e SUPPILULIUMAS non è altri che PRIAMO.

"Suppiluliuma II, figlio di Thudalla IV [...] è stato l'ultimo re a noi conosciuto dell'Impero Ittita. Egli governò dal 1207 al 1178 a.C. circa,contemporaneo a Tukulti-Ninurta I degli Assiri. Di lui abbiamo conoscenza grazie a due iscrizioni in geroglifico.Esse riportano di guerre contro il vassallo ufficiale di Tarhuntassa e contro Alasiya di Cipro. Una di queste iscrizioni fu trovata nella Città Alta di Hattusa,l'altra nell'angolo nord della vasca orientale. Il regno ittita fu distrutto dall'invasione dei Popoli del Mare attorno al 1170 a.C. Secondo le registrazioni di Ugarit,la minaccia ebbe origine a occidente e i re ittiti chiesero aiuto a Ugarit: L'avanzata nemica è contro di noi e non ci sono i numeri (...) il nostro numero è puro (?) (...) Qualsiasi cosa sia possibile,provaci a mandarmelo [...]
FONTE: http://it.wikipedia.org/wiki/Suppiluliuma_II

http://en.wikipedia.org/wiki/Suppiluliuma_II
http://it.wikipedia.org/wiki/Priamo
http://en.wikipedia.org/wiki/Priam
http://en.wikipedia.org/wiki/Alashiya

"Bisogna ammettere che Ernesto Roli ha portato a termine un lavoro veramente dettagliato (1),riuscendo a districarsi e a far districare il lettore attento fra la complessa e mutevole situazione degli stati e dei popoli gravitanti e presenti fra il Peloponneso,l'Egeo e l'Anatolia tra il XVI ed il XII secolo avanti l'e.v. di cui i famosi "Popoli del Mare" ne costituiscono solo una parte.Che ci dovesse essere un qualche legame tra la caduta dell'impero Ittita e la distruzione della sua capitale Hattusa con la mitica caduta di Troia ne avevo il sospetto da quando,circa un paio d'anni fa,approfondii le mie conoscenze di questo gran popolo indoeuropeo ... Omero avrebbe tenuto conto per il suo poema "di almeno due avvenimenti storici accaduti in Anatolia pre e post-ittita che hanno coinvolto due città:Hattusa e la Wilija cretese,trasposta dopo il 1180 da profughi cretesi nella Troade.Si deve pertanto parlare di due guerre entrambe legittime,accorpate nell'Iliade" (p.91)."La prima guerra,il nucleo storico della materia omerica,è - afferma Roli - senz'altro fornito da alcuni avvenimenti accaduti negli ultimi anni dell'impero ittita tra alcuni stati egeo-anatolici:Arzawa,alleato degli Ittiti di Suppiluliuma II da una parte e lo stato di Ahhijawa (2) e Creta dall'altra.Il contenzioso è dato dal possesso dell'isola di Alasija (Rodi),che è la Elena di Omero,isola importantissima per il controllo dei traffici tra oriente ed occidente.Gli Ittiti,infatti,in questo momento sono impegnati in una guerra contro Alasija che occupano.Subito dopo vi è il crollo.Gli Ahhijawa organizzano,infatti,una lega abbracciante tutti i popoli cretesi per recuperare l'isola.In seguito a carestie,i Popoli del Mare invadono l'Anatolia e distruggono Hattusa (1180)" (p.91).Mentre la seconda guerra riguarda gli avvenimenti bellici,della colonizzazione eolica,tra Greci e la città da loro conosciuta col nome di Wilios dopo l'insediamento di alcuni profughi cretesi (Teucro) di Wilios.Spiegandosi così anche il perchè la città sia chiamata indistintamente con le due forme:Troia e Ilio."Lo scopo di Omero è quello di nobilitare la conquista da parte dei coloni greci (Achille),di tale città" (p.91).Naturalmente il Nostro non si limita ad affermare,ma organizza le fonti storiche,i dati mitologici,le "prove" archeologiche e linguistiche.Tra l'altro il termine omerico Troie "non è altro che la trasformazione rotacizzata di *Tosie,che è da *Atosie,a sua volta vocalizzazione greca di Hattusa,capitale dell'impero ittita" (p.105).Come ci aveva guidato tra le popolazioni e le formazioni statali anteriormente alla caduta e disgregazione dell'impero ittita,così l'Autore ci guida capillarmente tra le migrazioni belliche conseguenti a quest'evento epocale.Dopo il ripiegamento in Armenia e in Anatolia centro settentrionale e occidentale delle tribù fermate dagli Assiri,le popolazioni luvite sono costrette "ad emigrare verso l'Europa (Achei,Danai,Dardani,Teucri,Misi,ecc.) diffondendosi in Grecia,nei Balcani,in Tracia,in Illiria,in Dacia e lungo le coste del Mar Nero.Anche l'Italia è toccata da da questa formidabile migrazione" (p.108).Come non ricordare i Veneti ma anche coloro che daranno vita al popolo dei Rasena,termine col quale si definivano gli Etruschi (3),o i Pelasgi,e probabilmente i Sardi (Sherden) ed i Siculi (Shekelesh)".
FONTE: www.centrostudilaruna.it/omeronellegeo.html

Il Roli,naturalmente,si oppone alle tesi contenute nel libro "Omero nel Mar Baltico" di Felice Vinci.
"L'ittitologia si arrichisce dei recenti studi di Ernesto Roli.Questi studi su un argomento così poco noto,aprono nuove e interessanti prospettive sulla scomparsa degli Ittiti,di questo antichissimo popolo anatolico,legato inequivocabilmente alla omerica guerra di Troia.Lo studio di Roli,infatti,getta qualche sprazzo di luce su una regione poco studiata e su una parte di storia poco nota;quella che abbraccia il periodo che va dalla fine del XIII sec. agli inizi del XII sec. a.C. In questo spazio di tempo,secondo lo studioso,sono da collocarsi avvenimenti storici importantissimi,che sono da considerarsi la causa delle principali trasformazioni politiche del mondo antico.Questi avvenimenti,oltre la caduta di Creta e Micene,sono essenzialmente il crollo dell'impero ittita,con la distruzione della sua capitale Hattusa e la migrazione dei così detti "Popoli del Mare",che arrivano a minacciare persino l'Egitto.In questi ultimi episodi il Roli ravvisa la vera guerra di Troia,cantata in seguito da Omero nei suoi poemi.Nocciolo dello studio del Roli è,in effetti,la questione di che cosa si debba realmente intendere con Troia.Per chiarire meglio la questione abbiamo chiesto al nostro ricercatore di rivelarci il contenuto dei suoi studi.

Come è arrivato ad individuare nell'Hattusa degli Ittiti la Troia omerica?

"Il progredire dell'archeologia anatolica e in particolare di quella ittita in questi ultimi tempi,con scoperte sorprendenti e rivoluzionarie,sta orientando gli storici e gli archeologi a prendere seriamente in considerazione il fatto che le vicende narrate da Omero nel suo poema Ilias,trovino conferma nelle fonti ittite e siano realmente accadute in Anatolia agli inizi del XII sec a.C. in accordo con la tradizione greca.I testi ittiti,micenei,assiri,ugariti ed egiziani hanno offerto una serie di elementi che oramai aspettano solo di essere coordinati per fornire un quadro unico che possa essere utile a ricostruire gli elementi base ai quali può essersi ispirato Omero per i suoi poemi.La nostra ricerca ha il merito di aver ordinato questi dati e di aver individuato in determinati avvenimenti la vera guerra troiana che noi chiamiamo Prima Guerra di Troia.Molti storici oggi nutrono seri dubbi sul fatto che la città scoperta da Schliemann sia effettivamente la Troia omerica.Ilios,infatti,non corrisponde alla descrizione che Omero ci dà della città:grande,opulenta,circondata da possenti mura e capitale di un vasto impero.Occorre quindi dare nuove risposte a queste palesi incongruenze archeologiche.Per fare ciò,bisogna indagare se nei poemi omerici esista o no quel "nucleo storico" di cui tanto si parla tra gli studiosi e in che cosa consista.In poche parole,bisogna vedere se i poemi omerici contengono una parvenza di storicità,al fine di poter affermare che non tutto è invenzione del poeta greco.Questo nucleo storico è stato ipotizzato da alcuni e respinto decisamente da altri.Questi ultimi hanno affermato,infatti,che i poemi omerici non sono altro che il frutto della fantasia di Omero.Noi pensiamo invece che nei poemi omerici esiste,in effetti,questo "nucleo storico" e che esso vada ricercato nella storia egeo-anatolica degli ultimi decenni del XIII sec. e dei primi decenni del XII sec".

Può descriverci questo "nucleo storico" e lo scenario descritto da Omero nell'Illiade?

"Tra il 2200 e il 1800 popolazioni indoeuropee penetrano sia in Asia Minore che in Grecia.Sono principalmente gli Ittiti,i Luviti,i Pelasgi e gli Elleni.In Grecia sorgono la civiltà cicladica,quella cretese e poi quella micenea,mentre in Anatolia sorge a partire dal 1800 la civiltà ittita.Gli Ittiti costituiscono in questa regione il più vasto impero del II millennio a.C. della storia antica.La sua capitale è Hattusa,grande,enorme,con mura alte e possenti,con torri e porte con leoni.La più grande città di tutta l'Anatolia.Costruita sull'altopiano anatolico,a più di 1100 m. di altezza,dove in inverno fa molto freddo.Si trova tra due grandi fiumi e ai piedi di un alto monte,sempre innevato.L'impero si espande verso la Mesopotamia e a sud arriva a scontrarsi con l'Egitto.Verso la fine del XIII sec.,gli Ittiti si scontrano ad occidente dell'Anatolia con una serie di stati e città situati sulla costa egea e nelle isole,detti nei testi Lukka,Assuwa,Ahhijawa,Vilusa,Arzawa,Paese del fiume Seka e altri.Questi stati per opporsi all'impero si organizzano in una grande coalizione,detta appunto Coalizione occidentale.Uno dei principali stati della coalizione è Arzawa,che comprende la città di Vilusa.Uno dei suoi re ha il nome di Alaksandus.Il nome è suggestivo perchè ricorda quello di Paride.Non dobbiamo comunque pensare che questo Alaksandus sia proprio il Paride omerico,perchè le date dell'uno e dell'altro non coincidono.Tuttavia è sintomatico che in Anatolia esista documentato da fonti ittite questo antroponimo,a dimostrazione che l'humus dei poemi omerici sia tratto dalla storia ittita". Un altro elemento deve aggiungersi a dimostrazione che gli avvenimenti omerici si svolgono in Anatolia. Il nome Arzawa in egiziano è detto Irtw. Facendo una possibile lettura comune della parola, si può ottenere Artia-Ortia, che in bocca greca e con la metatesi, ci rende Troie-Troia. Intorno al 1190 l'ultimo re di Hattusa, Suppiluliumas, per tentar di rompeere la Coalizione, conquista una località, da noi posta sulla costa egea, chiamata Alasia. Poi tutto tace. Hattusa è distrutta. Il seguito della storia ce la raccontano gli Egiziani di Ramses III sul Medinet Habu. I Popoli del Mare, lui chiama così i membri della coalizione, riconquistano Alasia, penetrano nel cuore dell'Anatolia e distruggono Hattusa. Viene spontaneo pensare che, in sintesi, questi avvenimenti riassumano la trama dell'Iliade. Proseguiamo con i fatti. Alcuni Popoli del Mare scendono in Cilicia, in Mesopotamia e in Siria e tentano di invadere l'Egitto. Ramses III però li respinge alle frontiere orientali, poi distrugge la loro flotta sul Delta del Nilo. Pertanto sono costretti a rifugiarsi in Palestina. Sono i Peleset, che danno il nome alla Palestina, e i Sekeri, dal Paese del fiume Seka in Anatolia (la Scheria omerica come si vedrà). Contemporaneamente altri popoli arrivano per mare in Libia. Un'altra direttiva dei Popoli del Mare tenta di invadere l'Assiria, ma i re assiri li respingono. I Dardani e i Migdoni, tuttavia, riescono a sistemarsi nella regione. Facciamo un bilancio della situazione. Tutte le cittadelle anatoliche e siriane vengono distrutte. La civiltà cretese è distrutta; tutta la civiltà micenea sino in Epiro e in Macedonia è distrutta. Popoli anatolici li troviamo nai Balcani, sono i Misi e i Dardani (sono citati da Erodoto e da Strabone). In Italia arrivano popoli nuovi da tre direzioni. Dal sud attraverso il mare; sono gli Shardana e i Tursa. Altri arrivano attraverso il canale d'Otranto: sono i Dauni. Altri arrivano attraverso le Alpi: sono i protocelti. Le civiltà del Bronzo Tardo in Italia sono distrutte: le Terramare padane, la Civiltà Appenninica, e le cittadelle eoliche e siciliane. Successivamente la Cultura dei Campi d'Urne o Lusaziana centroeuropea, si espande. E' ipotizzabile che genti anatoliche e balcaniche siano rifluite verso nord e abbiano causato la rottura degli equilibri centro europei. I Misi e i Dardani sono solo ciò che la storia ha registrato. Immaginiamoci il resto. Di conseguenza arrivano i Celti in Spagna, nelle Gallie e in Britannia. I Latini e i Venti penetrano in Italia, gli Illiri e i Dori penetrano in Grecia e nei Balcani, gli Indoiranici e i Tocari dall'Ucraina si dirigono a oriente, lasciando i Cimmeri sul Mar Nero. I Campi d'urne penetrano nell'area scandinava. Qui, solo ora (fine Bronzo Medio, 1100), sorgono i grandi tumuli di impronta micenea (Kivik) e nascono le incisioni rupestri di tipo "miceneo". Genti di cultura micenea possono essere rifluite nel nord. Questo quadro catastrofico avviene per la prima volta nella storia dell'umanità. Tre continenti sono sconvolti completamente: l'Asia, l'Africa e l'Europa. L'epicentro di tutto ciò è l'Anatolia con la sua capitale Hattusa. Come vogliamo chiamarla questa guerra? La risposta è unica: Guerra di Troia. Prima guerra di Troia, in perfetto accordo con la data tradizionale (1180). Bisogna rilvare inoltre che i testi egiziani usano il termine "Popoli del Mare" che corrisponde in maniera perfetta con la coalizione degli alleati degli Achei, che con le loro flotte hanno navigato contro Troia".

Secondo la sua teoria sono esistite due guerre di Troia. Quando avviene la seconda?

"Quando la situazione si è relativamente stabilizzata, gli Elleni cominciano ad emigrare (1000). I Dori occupano Creta e le isole, compresa Rodi e la parte meridionale dell'A.M. Gli Ioni occupano la parte centrale dell'A.M., mentre gli Eoli occupano la parte settentrionale dll'A.M. Qui gli Eoli, che hanno in Achille il loro eroe, si scontrano con una città anatolica, l'antica Vilusa. La occupano e la distruggono nel 980 circa, quindi due secoli dopo Hattusa, poi la ricostruiscono. Gli scavi del Kofmann hanno dimostrato l'esistenza della città greca ai piedi della famosa acropoli di Ilios. In fin dei conti è una modesta guerra. Omero è perfettamente a conoscenza dell'esistenza di queste due guerre, di fatto molto ben documentate dall'archeologia. Omero quindi fonde insieme le due guerre ! E come nascono i poemi omerici? Quando gli Ittiti fuggono dall'Anatolia, incalzati dai Popoli del Mare, una parte di loro si rifugia in Cilicia e in Siria dove danno origine ai c.d. regni neoittiti. Uno di questi, Adana, ora Karatepe in Cilicia, è il più probabile erede dell'archivio ittita. Qui convivono tre culture: quella ittito-luvia, quella greca e quella assira-aramaica. Una città importante nel IX sec. Ebbene, uno studioso austriaco, Raoul Schrott, ha fatto rilevare che qui esistevano degli scribi assiri, detti ben omerim. Noi sappiamo che Omero in greco non significa nulla; anzi i Greci non sapevano nemmeno dove era nato. Pertanto i Greci d'A.M. si rivolgono a uno di questi omerim e gli chiedono di cantare la loro guerra, quella contro Vilusa-Ilios. Questo omerim accetta, prende tutto il bagaglio storico anatolico, orale o in tavolette, arruola gli Ahhijawa tra i Greci (Achei), si ispira alla letteratura mesopotamica, diffusa dagli Assiri, incarica scribi greci a stendere materialmente l'opera, mette un pizzico di fantasia ed ecco l'Iliade e l'Odissea. La Seconda Guerra di Troia, ancora poco nota, ma che comincia a delinearsi solo ora, dati i recenti scavi archeologici a Ilios, fornisce ad Omero lo spunto pr glorificare la nascente potenza greca, assommando nel suo poema due città e due guerre. La prima è quella reale, quella vera, quella di grande portata (Troia-Hattusa, 1180), la seconda è quella modesta e occasionale, di poco conto (Ilios, 980), sapientemente fuse insieme da Omero a scopo propangadistico, per esaltare le gesta dei coloni eolici. Lo Schrott, a dimostrazione della dipendenza di Omero dalla letteratura mesopotamica, cita gli studi di Walter Burket, il quale dimostra l'assoluta uguaglianza tra episodi dell'Iliade ed analoghi episodi del poema L'epopea di Gilgamesh. Facciamo notare inoltre che il nome del poema omerico è Ilias, non Troias. E' vero che Omero non fa distinzioni fra i due nomi, ma è sintomatico che la geografia ittita parla di Vilusa come città e di Arzawa come stato e che la geografia postomerica in Anatolia parla di Ilios come città e della Troade come regione, coerentemente con la nostra ricerca (Vilusa-Arzawa) e l'opinione di tutti gli storici. Omero erdita solo nomi ittito-luvi. Una guerra che ha coinvolto popoli, continenti, distrutto civiltà intere e città è stata paragonata ad una vicenda da Far West e di Troia è stato detto che: " ... in base alle descrizioni di Omero, le mura di Troia appaiono alla stregua di una rustica palizzata di tronchi e pietre; insomma più che poderose fortificazioni micenee, esse ricordano gli arcaici recinti di legno degli insediamenti nordici". Siamo rimasti sconcertati da simili affermazioni. Ilios ha recinti in legno? Quando Omero dice ciò? E' la città dalle possenti mura. "Dalle belle mura", "Dalle belle torri", "Dalle porte maestose", "Grande città", "Città vasta", "Ben costruita", ecc. Bisogna rendersi conto che Omero sta descrivendo in realtà Hattusa, non certo Ilios, nè tantomeno una burg nordica. Secondo la tradizione, infatti, le mura di Troia furono costruite da Poseidone, da Apollo e dal mortale Eaco, punto debole della città. In realtà A. Romualdi nlla sua "Religiosità indoeuropea" (pag. 51) parla di palizzate a protezione del campo acheo. L'autore della teoria di cui sopra deve inoltre ridurre gli anni della guerra da dieci a uno, poi deve eliminare il famoso cavallo, perchè altrimenti non può giustificare un assedio di dieci anni per conquistare una palizzata. Deve poi anticipare la guerra al XVIII sec. e porla così in un periodo "arcaico" e non di "civilizzazione", altrimenti non gli tornano i conti con la migrazione dei suoi "Achei" e l'inizio della civiltà micenea. Sono affermazioni che investono solo la sua responsabilità. Hattusa è una città che sorge al centro dell'altipiano anatolico a 1100 m di altezza. Qui in inverno fa molto freddo. e ciò spiega le espressioni omeriche sul clima e il vestiario dei guerrieri achei e troiani. A pochi chilometri da essa scorrono i più grandi fiumi anatolici, la cui morfologia è esattamente quella descritta da Omero. Essi si congiungono in un punto, esattamente dove Omero lo pone (Il. V, 774). Essi sono lo Scamandro e il Simoenta. Gli Ittiti ci hanno lasciato il nome del più grande dei due, il Marassanta. Questo nome in bocca greca suona Xantos, che è l'altro nome dello Scamandro, mentre il Simoenta è il Cappadox. Poco distante da Hattusa si erge una montagna sempre innevata di oltre 2.000 m. E' il monte Ida".

Lei ha parlato di una prova decisiva per la collocazione di Troia in Anatolia?

"Fonti ittite parlano di un pirata avventuriero che con le sue navi compie scorrerie sulle coste egee, depreda città prendendo ostaggi. E' un personaggio ricercato da diverse polizie degli stati costieri, compresi gli Ittiti. Le fonti lo definiscono "signore" degli Ahhijawa. Il suo nome è Attarissijas, ch poi diventa Attarsias e Atarsijas. E' evidente che in bocca greca diventerà: Odysseus".

Cosa può dirci in conclusione?

"A questo punto noi abbiamo la più grande città dell'Anatolia, con mura, porte, rocca, torri; abbiamo due grandi fiumi che si congiungono e un alto monte (Ida). Abbiamo gli Ahhijawa, Vilusa (Ilios), Troia, i Danai, i Dardani, i Lukka, la Scheria, la Grande Coalizione, i Popoli del Mare, Tavagalavas (Eteocle) e Attarsijas (Ulisse) che sono re degli Ahhijawa. Abbiamo il movente che è il possesso di Alasia; abbiamo i contendenti, che sono i Luviti contro gli Ittiti, nella prima guerra, e i Greci contro i Luviti, nella seconda. Ad Ilios è stato trovato un sigillo luvita che dimostra che è la Vilusa ittita. Abbiamo le testimonianze di Micenei, Ittiti, Ugariti, Assiri ed Egiziani. Prove storiche, geografiche ed archeologiche. Prove concrete e inconfutabili, non ipotesi fantasiose. Ma che altro vogliamo".

In questa manira il Roli conferma che lo scenario bellico troiano della tradizione omerico-virgiliana è prettamente egeo-anatolico".
FONTE: www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=32079

"Agli inizi del XIII sec. a.C. sono esistiti nel Medio Oriente solo due imperi degni di questo nome e che potevano competere tra loro: l'impero ittita e quello egiziano. Il primo si è affermato nella regione anatolica, dall'Egeo all'Eufrate e a sud sino alla Siria. Il secondo invece si è affermato lungo la valle del Nilo sino alla Nubia e a est dalla penisola del Sinai sino alla Siria, a stretto contatto con gli Ittiti. Degli Egiziani forse è superfluo parlarne in quanto la nostra conoscenza della loro civiltà è piuttosto vasta. Degli Ittiti, invece, è opportuno affrontarne la storia, dato che su di loro ancora le notizie sono piuttosto scarse e solo in questi ultimi tempi si sta facendo luce sulla loro civiltà. Chi erano e come sono arrivati in Anatolia? Tra il 2200 e il 1800 popolazioni indoeuropee sono penetrate sia in Asia Minore sia in Grecia probabilmente provenienti dai Balcani. Erano principalmente gli Ittiti, i Luviti, i Pelasgi e gli Elleni. In Grecia sono sorte la civiltà cicladica, qulla cretese e poi quella micenea, mentre in Anatolia è sorta, a partire dal 1800, la civiltà ittita. Gli Ittiti hanno costituito in questa regione il più vasto impero del II millennio a.C. della storia antica. Erano un popolo decisamente guerriero e dotato di forti capacità espansive. La loro capitale era Hattusa, città grande, enorme, con mura alte e possenti, dotate di torri e porte affiancate da leoni. Era la più grande città di tutta l'Anatolia. Costruita sull'altipiano anatolico, a più di 1100 m. di altezza, dove in inverno fa molto freddo. Si trovava tra due grandi fiumi e ai piedi di un alto monte, sempre innevato. L'impero si è espanso a est verso la Mesopotamia e a sud è arrivato a scontrarsi con l'Egitto. Verso la fine del XIII sec., gli Ittiti si sono scontrati a occidente dell'Anatolia con una serie di stati e città situati sulla costa egea e nelle isole, detti nei testi, Lukka, Assuwa, Ahhijawa, Vilusa, Arzawa, Paese del fiume Seka e altri. Questi stati per opporsi all'impero si sono organizzati in una grande coalizione, detta appunto Coalizione Occidentale. Uno dei principali stati di questa coalizione era Arzawa, che comprendeva la città di Vilusa (forse la Ilios omrica). In seguito a successivi scontri da parte degli Ittiti con gli stati occidentali, i c.d. "Popoli del Mare" hanno distrutto, a detta degli Egiziani (iscrizione di Medinet Habu ai tempi di Ramses III) Hattusa, ponendo così fine all'Impero ittita (1180 circa). In questa sede ci occuperemo proprio di un avvenimento storico che è molto importante per capire le fonti ispiratrici dell'Iliade di Omero. Si tratta, infatti, della famosa battaglia di Kadesh avvenuta al confine tra Impero ittita e quello egiziano sul fiume Oronte in Siria nel 1274. Questa battaglia è avvenuta tra l'esercito egiziano al comando del faraone Ramses II e l'esercito ittita al comando del re Muwatallis. Chi abbia concretamente vinto la battaglia non è ben chiaro. In un primo momento gli storici basandosi esclusivamente sui testi egiziani hanno attribuito la vittoria a Ramses II. Da quando però l'archeologia ha scoperto l'esistenza del vasto Impero ittita in Anatolia con le sue città e le iscrizioni cuniformi, molti studiosi sono propensi oggi a ritenere che Ramses II abbia enfatizzato lo svolgimento degli avvenimenti a scopo propagandistico e che la vittoria in realtà sia appartenuta agli Ittiti o per lo meno che non vi siano stati nè vinti nè vincitori. In questo studio a noi non interessa l'esito della battaglia in sè, cioè come si siano svolti concretamente gli avvenimenti bellici e chi abbia realmente vinto. Ci preme, invece, sottolineare come la letteratura egiziana che ha descritto la battaglia, abbia fornito in seguito a storici e poeti greci lo spunto per descrivere la famosa battaglia fra Greci e Troiani narrata nell'Iliade di Omero. Non è un'idea nostra, perchè già in passato ra stata notata da valenti egittologi la somiglianza tra il poeta greco e i testi egizi".

L'articolo prosegue al seguente indirizzo: www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=38142

www.italiasociale.net/interviste/interviste290510-1.html

Hattusa, però, era situata su un altopiano e non vicino al mare, contrariamente a ciò che raccontano di Troia Omero e gli storici greci.
Come potevano arrivare fin lassù le navi degli Achei?
Schliemann scoprì il sito archeologico di Hissarlik seguendo alla lettera le descrizioni omeriche.
Secondo Roli, ciò si spiega con la sovrapposizione di due entità distinte, Hattusas e Wilusa, TROIA E ILIO, nel mito.

Wilusa:

http://en.wikipedia.org/wiki/Wilusa
www.corsoarcheologia.org/Acrobat/Di...20-%20Troia.pdf
www.uni-tuebingen.de/troia/eng/wilusaeng.pdf
http://books.google.ca/books?id=7B2y1lSFMF...epage&q&f=false
www.uni-tuebingen.de/troia/eng/wilusaengplus.pdf
http://archive.archaeology.org/0405/etc/troy3.html
www.historyfiles.co.uk/KingListsMiddEast/AnatoliaTroy.htm
www.treccani.it/enciclopedia/l-arch...9;Archeologia)/

Taruisa e Assuwa:
http://en.wikipedia.org/wiki/File:Assuwa.jpg

La lega Assuwa fu una confederazione di stati dell'Anatolia occidentale, sconfitta dagli Ittiti all'inizio del regno di Tudhalia I, attorno al 1400 a.C. La lega si formò per opporsi all'impro ittita. La lista dei suoi membri comprendeva 22 nomi, tra cui [...]uqqa, Warsiya, Taruisa, Wilusiya e Karkija (Caria). Alcune delle identificazioni di questo nomi sono in discussione. Wilusiya viene solitamente identificata con Ilio, Taruisa con la vicina Troade, e Warsija potrebbe essere associata a Lukka (Licia). L'identificazion di [...]uqqa con la successiva Lukka (Licia) da qualche problema, dato che porrebbe la lega Assuwa sia a nord che a sud di Arzawa in Anatolia sud-occidentale. Assuwa sembra essere posta a nord di Arzawa, e copriva l'angolo nord-occidentale dell'Anatolia. Omero nell'Iliade sembra fare riferimento a due Licia (in 2.876-77, 5.479; Sarpedonte è un capo della "distante Licia" mentre in 2.824ff.5.105 Pandaro è un altro capo dei Liciani che abitano vicino al Monte Ida nei pressi di Troia), sicchè l'unione Lukka - [...]uqqa potrebbe essere spiegata in questo modo. La lega Assuwa includeva anche Karkija (Caria), in Anatolia sud-occidentale, a sud della proposta Lukka (Licia). Essendo Assuwa una lega confederata, potrebbe facilmente aver incluso varie potenze minori anti-ittiti, sparse in tutta la regione. Questa confederazione viene citata solo nelle frammentarie tavolette che formano il CTH 142/85 di Laroche. Dato che il successivo Tudhaliya IV era noto per avere problemi di frontiera tra il 1250 ed il 1200 a.C., e dato che i testi elencano le nazioni ribelli secondo il metodo usato da Ramesse II, il primo studio datò questi testi, e quindi Assuwa, al tempo di Thudaliya IV. Questa datazione appare in tutta l'antica letteratura sulla caduta degli Hatti, e ritorna in voga ogni tanto. Da quel momento, però, si è iniziato a datare Assuwa ai primi Tudhaliya, il che significa prima di Suppiluliuma I e quindi prima del 1350 a.C. E' stato ipotizzato che Assuwa sia all'origine del nome del continente asiatico".
FONTE: http://it.wikipedia.org/wiki/Assuwa

Taruisa = Troia?
Wilusiya = (W)Ilios?


http://en.wikipedia.org/wiki/Assuwa_league
http://en.wikipedia.org/wiki/Troad
http://it.wikipedia.org/wiki/Troade
http://books.google.it/books?id=_KvJ_FPCWxEC&dq=
www.mondolibri.it/immagini/pdf/assaggio_767889.pdf
http://fatti-su.it/tarhuntassa
http://www.google.it/search?q=assuwa&btnG=...bks&tbo=1&hl=it
http://www.google.it/search?q=taruisa&btnG...bks&tbo=1&hl=it
http://www.google.it/search?q=wilusa&btnG=...bks&tbo=1&hl=it
http://www.google.it/search?q=wilusiya&btn...bks&tbo=1&hl=it

Fra gli studiosi del mondo antico, è assai diffusa l'idea che la Troia/Ilio cantata da Omero sia la Wilusa dei testi ittiti. A giudizio di Ernesto Roli, il sito archeologico sulla collina di Hissarlik, generalmente identificato con Troia/Ilio, è tutto ciò che resta dell'antica Wilusa; Wilusa è Ilio ma non è Troia perchè Troia è Hattusa, la grande capitale dell'Impero ittita. Il leggendario Heinrich Schliemann (1822-1890), se ha ragione il nostro autore, aveva scoperto solo una parte della verità.

http://virtualglobetrotting.com/map/troy/view/?service=0
http://maps.google.com/maps/ms?ie=UTF8&oe=...f63b3c8de2901a0
http://virtualglobetrotting.com/map/hattusa/view/?service=0

Troiani in Italia:

CITAZIONE
1184 a.C. Fondazione leggendaria di Padova da parte del mitico eroe troiano Antenore.
Sec. X Epoca probabile dei primi stanziamenti paleoveneti tra il Livenza e l'Adige.
Sec. VIII-VII Prime manifestazioni della civiltà atestina.
Sec. VI Affermazione con un concorso greco ed etrusco,dell'importanza commerciale di Adria,attestata su un ramo del Po,a poca distanza dal mare.
Sec. V-IV La grande migrazione celtica nella pianura padana non trova sbocco al mare per la resistenza delle popolazioni venete.
225-222 La vittoriosa guerra contro Galli Boi e Insubri pone le premesse per l'occupazione romana (completata nel 181 con la fondazione di Aquileia) delle terre dei Veneti.

http://books.google.it/books?id=yGav5pmJJ0...=gbs_navlinks_s
http://it.wikipedia.org/wiki/Tomba_di_Antenore
CITAZIONE
Indubbiamente le peripezie di Enea in occidente dovettero essere cantate da Stesicoro,nel VI secolo a.C. ... Lo sbarco di Enea nel Lazio sarebbe avvenuto sul litorale dell'agro Laurente,identificato a Pratica di Mare,una diecina di chilometri a sud delle foci del Tevere.L'Eneide virgiliana ci ha serbato la versione canonica degli eventi mitici precursori della fondazione di Roma,ma la "storia" di Enea nel Lazio,con numerose varianti,è documentata da Dionigi d'Alicarnasso,Appiano,Cassio Dione e dall'Origo gentis romanae.Ne parlava lo storico siceliota Timeo di Tauromenio al principio del III secolo a.C. e Licofrone nella sua Alexandra,intorno al 270 a.C.Infine questa storia sacra troiana delle origini di Roma figurava nella più antica storiografia e letteratura romana da Fabio Pittore a Nevio,Ennio,Catone.Enea e i Troiani,sbarcati sulla costa laziale,in un sito che sarebbe stato detto Troia,dopo un primo conflitto con gli Aborigeni e il loro re Latino,rivelata la loro origine,furono accolti dallo stesso Lavinio come ospiti ed Enea ebbe in moglie la figlia di Latino,Lavinia.In onore della sposa,Enea costruì la prima città nel Lazio,chiamandola Lavnium ... Enea,per unire più saldamente le proprie forze,volle ribattezzare Latini gli Aborigeni e i Troiani che così furono un popolo solo.

http://books.google.it/books?id=EsHpFVsP0u...=gbs_navlinks_s
CITAZIONE
Elimo ... fu figlio illegittimo di Anchise e col compagno Egeste fondò numerose città in Sicilia.Dette il suo nome al gruppo di coloni troiani con lui immigrati che formarono in seguito il nucleo del popolo elimo.

http://it.wikipedia.org/wiki/Elimo
CITAZIONE
Elimo,uno de' Trojani,che dopo la presa de la lor patria passarono con Egeste in Sicilia su tre navi,che Achille aveva perdute negli scogli,mentre dava il sacco ai contorni di Troja.Siccome Egeste vi era nato,e vi era stato educato,vi furono ricevuti molto bene dai Siciliani.Si fissarono presso il fiume Crimisio,ove trovolli Enea quando passò in Italia.Vi avevano fabbricato due città Egesta ed Elima...
Elimo o Helimo,uno dei principali Trojani,che fabbricò la città di Asca,di Entella e di Segesto in Sicilia.Secondo alcuni,era nipote di Anchise,e Re di Sicilia;secondo altri,era fratello di Erice;altri finalmente dicono che venne in Sicilia con Segeste dopo la distruzione di Troja.

http://books.google.it/books?id=8RcTAAAAQA...=gbs_navlinks_s
CITAZIONE
La colonia trojana era stabilita pria della venuta di Enea,e s'accrebbe d'una porzione de' soci di questo principe.I due popoli riuniti presero allora il nome d'Elimi,ed occuparono tre città,Egesta,Erice ed Entella.

http://books.google.it/books?id=bEE4AAAAcA...=gbs_navlinks_s
http://books.google.it/books?id=nAn7PEHxYx...=gbs_navlinks_s
http://it.wikipedia.org/wiki/Elimi
CITAZIONE
Dopo gli Ateniesi vennero altri,cioè genti di Troia,"infatti dopo la presa della città alcuni riuscirono a fuggire e fra questi coloro che si salvarono con Enea".Una parte di questi fuggiaschi raggiunse la Sardegna e si unì ai Greci che già vi risiedevano.La presenza di Troiani in Sardegna è testimoniata anche in Sallustio e in Silio Italico.Plinio il Vecchio (nat. 3,85) elenca tra i popoli sardi gli Ilienses,e gli fanno eco Mela 2,7 e Solino 4,3 il quale precisa Ilienses et Locrenses.Ancora in Pausania 10,17,7 si legge che i Troiani dovettero fuggire al sopraggiungere dei Libici e si rifugiarono sui monti prendendo il nome di Ilei,divenendo simili ai Libici.Quindi,come in Diodoro una parte dei coloni si rifugiò sui monti imbarbarendosi,così fanno i Troiani in Pausania.

http://books.google.it/books?id=uiTac40XVN...=gbs_navlinks_s
CITAZIONE
Tra l'Adriatico e le Alpi non v'è memoria,che prima degli Euganei altro popolo vi abbia abitato.La costoro espulsione di là va congiunta coll'arrivo de' Veneti,la rassomiglianza del nome de' quali cogli Eneti di Paflagonia ricordati una volta da Omero verso il fine del secondo dell'Iliade suscitò l'opinione della venuta di Antenore con quegli Eneti nell'intimo seno dell'Adriatico.

http://books.google.it/books?id=aaVBAAAAcA...=gbs_navlinks_s

http://books.google.it/books?id=tGltAAAAMA...OMERO+EGEO&cd=1
http://cronologia.leonardo.it/mondo62.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Ittiti
http://it.wikipedia.org/wiki/%E1%B8%AAattu%C5%A1a
http://images.google.it/images?hl=it&q=hat...F-8&sa=N&tab=wi
http://it.wikipedia.org/wiki/Luvi
http://en.wikipedia.org/wiki/File:Hittite_Empire.png
http://en.wikipedia.org/wiki/Hattusa
http://en.wikipedia.org/wiki/Hittite_Empire
http://en.wikipedia.org/wiki/Hittites
http://images.google.it/images?hl=it&q=hit...F-8&sa=N&tab=wi
http://images.google.it/images?hl=it&gbv=2...start=0&ndsp=18
http://crystalinks.com/hittites.html
http://history-world.org/hittites.htm
www.specialtyinterests.net/hittites.html
http://spazioinwind.libero.it/popoli_antic...iti-indice.html
www.storiafilosofia.it/category/popoli/ittiti
http://en.wikipedia.org/wiki/Luwian_language
www.google.it/search?tbs=bks%3A1&tbo=1&q=ITTITI
www.google.it/search?tbs=bks%3A1&tbo=1&q=HITTITES

Gli Etruschi provenivano da Arzawa?

http://ameirin.myblog.it/archive/2008/08/1...-di-arzawa.html

CITAZIONE
L'Arzawa (forma antica Arzawiya) fu un regno e una regione dell'Anatolia occidentale del II millennio a.C.La sua storia viene attinta unicamente da fonti esterne,provenienti essenzialmente dal vicino regno degli Ittiti,che combatterono spesso in questa regione.La localizzazione esatta del territorio dell'Arzawa è ancora dibattuta,venendo comunque a trovarsi a sud-ovest dell'Anatolia,tra la Licia e la Lidia posteriori,possibilmente esteso fino al Mar Egeo.L'Arzawa è senza dubbio un regno di cultura luvia,come viene attestato dai nomi delle persone originarie di questi luoghi e dal fatto che si veneravano delle divinità luvie,come Arma (la Luna) e Tarhunda (il dio della tempesta).

http://it.wikipedia.org/wiki/Arzawa
http://en.wikipedia.org/wiki/Arzawa

CITAZIONE
Tra e tavolette di argilla ritrovate a Hattusa ve ne erano numerose il cui contenuto era espresso in lingue diverse dall'ittita.Oltre alla lingua accadica e alla sumerica (più rara),erano attestate la lingua hattica,autoctona dell'Anatolia,la lingua hurrita,parlata da un'etnia stanziata nel sud dell'Anatolia,in Siria e nell'Alta Mesopotamia,e infine due lingue indoeuropee,il palaico e il luvio ... I luvi erano probabilmente la componente etnica maggioritaria dell'Anatolia.Essi occupavano l'Anatolia occidentale,che comprendeva la Troade (Wilusa) e il regno di Arzawa sulla costa del Mediterraneo,l'Anatolia centrale,nell'area dell'attuale città di Konya,la costa meridionale del Mediterraneo nel territorio chiamato Lukka nelle fonti ittite,l'Anatolia sudorientale,corrispondente alla regione chiamata Kizzuwatna nei testi,caratterizzata da una commistione di elementi culturali luvi e hurriti.Tuttavia,al momento,tavolette scritte in luvio cuneiforme provengono solo dalla capitale del regno di Hatti.Al contrario in queste regioni è stato ritrovato materiale in luvio geroglifico.Si pensa che nella fase finale dell'impero ittita i luvi fossero diventati l'etnia predominante anche nel territorio intorno ad Hattusa e che dunque avessero relegato l'ittita a mera lingua di cancelleria.Quest'ultima ipotesi,tuttavia,deve essere accolta con cautela visto che l'ittita con le sue variazioni grammaticali e sintattiche si dimostra una lingua viva fino alla fine dell'impero.Tuttavia è certo che il luvio influenzò moltissimo la lingua ittita nel corso di tutta la sua storia fin dall'epoca antica,come rivelano le numerose parole del lessico.

http://lila.sns.it/mnamon/index.php?page=L...86bb60085ec6ef6

Gli Hatti e i Palaici:

http://it.wikipedia.org/wiki/Hatti
http://en.wikipedia.org/wiki/Hattians
http://it.wikipedia.org/wiki/Palaici

Le teorie di Vladimir I. Georgiev:

CITAZIONE
Vladimir Ivanov Georgiev è stato un'eminente linguista,filologo e amministratore educativo bulgaro...Ha anche proposto che la lingua etrusca era collegata a quella ittita,una teoria che generalmente non è accettata dagli studiosi.

http://en.wikipedia.org/wiki/Vladimir_I._Georgiev
CITAZIONE
...Il noto glottologo bulgaro Vladimir Georgiev ha analizzato il nome Etruria.Secondo lui,questo discende da una forma ittita del nome di Troia (*Trusia>lat. Etruria);la lingua etrusca deriva da un dialetto ittito parlato a Troia e nell'isola di Lemno;il nome Tarquinia e Tarconte discende da quello "della suprema divinità ittito-luvia,Tarhunt".Dalle premesse linguistiche il Georgiev ha conseguito che,dopo la rovina di Troia,gran parte degli abitanti emigrarono in più luoghi,sì che lo stato troiano si ridusse a un piccolo territorio costituito dalla Troade meridionale,dalla Misia occidentale,dalla Lidia settentrionale e dalle vicine isole di Lemno e Imbro.Il ricordo della migrazione fu così conservato come una leggenda lidia nel racconto di Erodoto.Al tempo di questo storico (V secolo a.C.),infatti,la Lidia comprendeva la Troade e la Misia;e tutte e tre parlavano lingue simili fra loro.La colonizzazione dell'Etruria,dice il Georgiev,non riguardò tutto il popolo troiano.Una parte di esso andò a stabilirsi presso gli Elimi della Sicilia,e solo più tardi emigrò in più tempi e a gruppi isolati "in alcune zone delle coste dell'Etruria a Tarquinia,Cere ecc.".A poco a poco i Troiani si integrarono nella popolazione locale influenzandola e restandone influenzati.Dopo il Georgiev,altri studiosi,come Francisco Adrados e Onofrio Carruba,hanno riscontrato nell'etrusco notevoli componenti delle lingue indoeuropee dell'Anatolia,quali l'ittito,il frigio,il licio ed in minor misura il lidio.

www.gruppiarcheologici.org/news_pub...ogia/na_3-5.pdf

CITAZIONE
Grazie alla sua posizione strategica di comunicazione fra Asia ed Europa,l'Anatolia è stata culla di numerose popolazioni e civiltà fin dall'età preistorica:insediamenti neolitici si trovano a Catal Huyuk,Cayonu,Nevali Cori,Gobekli Tepe e Mersin.Lo stesso insediamento di Troia risale al Neolitico,e continua fino all'Età del Ferro.La Penisola anatolica è stata la culla di una moltitudine di civiltà e di organizzazioni statali che si svilupparono nell'antichità,ricordiamo gli Ittiti,i Frigi,i Traci,i Lidi,gli Armeni e gli Elleni (Greci).Incorporata negli imperi persiano,macedone,romano e bizantino,l'Anatolia ne seguì le vicissitudini,finchè non fu invasa dalla stirpe tribale degli Orghuz,di etnia turca,a partire dall'XI secolo,a seguito della vittoria sull'esercito bizantino di Romano IV Diogene ottenuta nella battaglia di Manzicerta.Gli elementi turcomanni furono presto organizzati in gran parte sotto il vessillo dei turchi Selgiuchidi,i quali fondarono una fiorente e potente organizzazione statale.

http://it.wikipedia.org/wiki/Anatolia

L'Anatolia dopo la fine dell'Impero Ittita:

www.summagallicana.it/lessico/f/Fri...ent_Regions.JPG
www.summagallicana.it/lessico/f/Frigi%20e%20Frigia.htm
www.summagallicana.it/lessico/m/Misia.htm
www.summagallicana.it/lessico/b/Bitinia.htm
www.summagallicana.it/lessico/l/Lidia.htm
www.summagallicana.it/lessico/c/Caria%20e%20Carii.htm

CITAZIONE
La fine dell'impero non coincise dovunque con la fine della storia ittita.Nella situazione politicamente mutata dopo il 1200 emerse tutta una serie di piccoli stati detti "neo-ittiti",caraterizzati dall'uso della scrittura ittita geroglifico nelle iscrizioni monumentali.Stati neo-ittiti sono presenti in Siria (Karkemis,Hattina),in Cilicia (Que,Hilakku),nell'Alto Eufrate (Kummuh,Melid,Gurgum) e in Cappadocia (Tabal,che è l'unico di una certa estensione).Tra i sec. XI e IX la situazione politica internazionale abbastanza fluida permise loro notevole libertà di esistenza;ma col crescere della potenza dell'impero neo-assiro la loro sorte fu segnata.La vittoria di Tiglatpileser III sugli Urartei (743) rese gli Assri padroni delle zona neo-ittita,e i singoli stati dovettero capitolare e furono ridotti a province assire dallo stesso Tiglatpileser e da Sargon II tra il 740 e il 710 (Ittiti - Wikipedia).

CITAZIONE
Secondo una tradizione lidia riferita da Erodoto del V secolo a.C. (Storie,I,94),gli Etruschi proverrebbero dalla Lidia (attuale Turchia),salpati dal porto di Smirne a seguito di una carestia.Sotto la guida di Tirreno,figlio del re Atys (e quindi all'incirca attorno al XIII secolo a.C.),avrebbero dapprima "oltrepassato molti popoli" e sarebbero infine giunti "presso gli Umbri (sulle coste occidentali dell'Italia) e nel loro paese costruirono molte città,dove ancor oggi vivono".I Lidi giunti in Italia avrebbero poi cambiato il loro nome in Tirreni dal loro condottiero.Secondo Ellanico di Lesbo,storico greco del V secolo a.C.,gli Etruschi sarebbero stati Pelasgi,popolo mitico originario della Grecia settentrionale e poi irradiatosi in varie regioni del Mar Mediterraneo,i quali si sarebbero stabiliti nella zona dell'Etruria dandosi il nome di Tirreni.Un altro sostenitore della teoria dei Pelasgi fu Anticlide di Samo,storico vissuto alla fine del IV secolo a.C.,secondo il quale i Pelasgi,dopo aver colonizzato le isole di Lemno e Imbro nell'Egeo,si sarebbero aggregati a Tirreno ed avrebbero partecipato alla spedizione verso le coste dell'Italia.

http://it.wikipedia.org/wiki/Civilt%C3%A0_etrusca

Vi segnalo il libro "ULISSE IL CRETESE" di Paul Faure:

http://books.google.it/books?id=qwAzAAAACAAJ&dq=

Un articolo di Ernesto Roli:

www.gruppiarcheologici.org/news_pub...ogia/na_6-3.pdf

Sentiamo un'altra campana.

I Popoli del Mare di Maurizio Feo: www.archeologiasarda.com/archeosafe...aurizio_Feo.asp

Estratto da "I Popoli del Mare di M. Feo:

" ... Omero (o chiunque fosse/fossero gli autori) compose nell'VIII secolo, almeno 4 secoli dopo la Guerra di Troia, in un'epoca di pastori ed agricoltori, che non sfoggiavano certo nè oro, nè argento e neppure bronzo finemente forgiato, bensì solamente ferro, in forme grossolane d' attrezzi quotidiani. L'autore aveva fantasticato sui resti, ancora visibili, d'epoche precedenti, che lasciavano intravedere fasto e prosperità ormai trascorsi. Erano potenti mura, spesse anche sette metri, fatte di macigni talvolta enormi; erano tombe ricche di tesori d'incredibile bellezza, consistenti in splendidi ori ed argenti lavorati e vasi finemente dipinti ed armi decorate.

Sappiamo che esistevano, tra il 1700 e il 1200 a.C., nella zona del Mediterraneo orientale, diverse piccole comunità di tipo feudale, piuttosto avanzate per l'epoca, il Tardo Bronzo. Ad esempio, l'Anatolia (odierna Turchia) era sotto il controllo di uno stato fortemente centralizzato, lo stato ittita, il cui Gran Re risiedeva nella capitale Hattusa, presso il fiume Kizihrmak. Nello stesso periodo, i Faraoni dl Nuovo Regno iniziarono la costruzione d'alcuni famosi templi: Luxor, Karnak ed Abu Simbel, in Egitto. In Grecia, molti piccoli regni, influenti e ricchi per quanto minuscoli, componevano il quadro che noi oggi definiamo civiltà micenea, ispirandoci al nome emblematico della più rappresentativa città di Micene.

Anche la Siria e la Palestina ospitavano un certo numero di stati retti da aristocrazie ed alcuni principati (chefferies) in via di sviluppo verso lo stato completo. Potremmo vedere l'area mediterranea orientale, in prospettiva, come una pentola che sobbolle sul fuoco: stati di diversa grandezza e potenza erano di volta in volta alleati, poi in conflitto. Nella maggior parte di essi, esisteva un'amministrazione politica di tipo palaziale, coadiuvata dallo sviluppo relativamente recente della scrittura e sostenuta da eserciti professionali, supervisionati dal reggente locale: tutto era teso al massimo sfruttamento delle opportunità economiche domestiche e, se possibile, forestiere.

Nella maggior parte di questi stati, esistevano già gerarchie sociali ben sviluppate, per cui vi si producevano beni materiali di straordinaria qualità. Questo fu la spinta alla creazione del commercio di lunga gittata attraverso il Mediterraneo orintale, ed oltre. Gli scavi archeologici offrono un univoco quadro sconcertante d'improvvisa caduta, sicuramente violenta, di queste società che erano in piena fioritura, avvenuta nella Tarda Età del Bronzo. In pochi anni - o al massimo qualche decade - alcune di queste nazioni crollano improvvisamente. Il grande e potente stato ittita nell'Anatolia centrale è quello che scompare più rapidamente e sorprendentemente di tutti.

Molti altri lo seguirono: da Troia, nel Nord est della penisola anatolica, ad Ugarit, sulle coste della Siria, e giù fino a Sud ovest, nel Delta del Nilo. Esistono molti punti oscuri, appunto. I Popoli del Mare sembrano venir fuori dal nulla, attaccare senza un valido motivo, essere clan o popoli alleati ma differenti, ottenere un successo militare inaspettato e devastante, per poi sparire nello stesso nulla dal quale si erano materializzati, altrettanto misteriosamente. I tentativi dei vari ricercatori accreditati sono stati inutili: queste domande restano senza risposta: anzi, per dirla tutta, alcuni studiosi non sono neanche certi se l'esistenza stessa dei Popoli del Mare sia una causa oppure una conseguenza del crollo politico e sociale della regione.

Vale a dire che si aggiunge alle altre anche un'altra domanda: erano conquistatori, oppure semplicemente pirati, o bande di disertori, o addirittura gruppi di rifugiati? Ciò che sappiamo delle loro razzie è basato su testi di provenienza anatolica, siriana o egizia. In questi testi non si fa menzione di "Popoli del Mare" come tali, perchè questa definizione è moderna: fu l'egittologo francese Gaston Maspero a coniarla nel 1881. Lo usiamo per comodità e convenzione (PdM). Le iscrizioni egizie riportano in genere i nomi delle singole tribù d'aggressori stranieri, che riferiscono essere provenienti "dal mezzo del mare" o "dalle loro isole".

Per molti di essi, usano il suffisso gentile "sh" (Meshwesh, Ekwesh) a dimostrazione che non erano popolazioni note. Probabilmente, ciò che oggi chiamiamo PdM era l'insieme di differenti eserciti, frutto di un'alleanza militare tra differenti stati, motivati ad attaccare il Medio Oriente e l'Egitto. I rilievi di Medinet-Habu, nel tempio funerario del faraone Ramsete III, presso Luxor, sono la rappresentazione più antica illustrante scene di battaglia navale. Da queste sappiamo quale aspetto approssimativo avevano questi aggressori, per ciò che riguarda armi, vestiario e navi; ad esempio, Peleset, Denyen e Tjekker possiedono vestimenti ed elmi simili.

Molte illazioni sono state fatte, partendo dal loro aspetto. I carri dei PdM contengono tre uomini con giavellotti (alla moda ittita) e non due uomini con archi (egiziana). I buoi gibbosi che portano i loro pesanti carri con masserizie sono d'origine anatolica. Possediamo anche alcuni nomi, ma per ricostruire le motivazioni, è senz'altro necessario rifarsi al contesto storico dell'epoca delle loro razzie. I PdM apparvero nel quinto anno di regno del Faraone Merenptah, quindi - calcoliamo - nel 1208 a.C., secondo le iscrizioni. E' un periodo in cui l'arcinemico occidentale dell'Egitto, la Libia, si sta approssimando ai confini egizi, forte d'alcuni alleati definiti "del nord".

Nella famosa Stele della Vittoria (rinvenuta nl 1896 nel tempio di Merenptah a Tebe), il faraone si vanta di avere sopraffatto il nemico e fornisce una lista degli alleati della Libia, cioè dei PdM: Srd-n (Shardana), L'kkw (Lukka, forse i Lici), Meshwesh, Teresh, Ekwesh e Sqrssw (Shekelesh). La maggior parte di questi gruppi sembra provenire dall'Egeo e non è dato conoscere per certo perchè combattessero a fianco della Libia. E' vero che l'Egitto era per tutti ancora una specie di ricca terra promessa, ma questo non sembra motivo sufficiente a concertare una guerra d'aggressione contro una nazione potente [...] poco tempo dopo lo scontro, le condizioni sociali interne dell'Egitto peggiorarono tanto gravemente da condurre quasi ad una guerra civile.

Forse, però, proprio il fatto che a causa di questi gravi problemi interni, l'Egitto non abbia tenuto fede al trattato di reciproca difesa militare con Hatti lo ha protetto da ulteriori e peggiori danni, in seguito allo sconvolgimento che di lì a poco interessò il Mediterraneo orientale. Circa trent'anni dopo questi fatti, Ramsete III ordinò la costruzione del proprio tempio funerario e della propria residenza a Tebe: i suoi scultori ed architetti dovettero riassumere sui muri dell'edificio i fatti più drammatici dei decenni precedenti. Pare che i PdM fossero tornati all'attacco del Meditrraneo orientale, prendendo questa volta di mira Anatolia, Cipro, Siria, Palestina e basso Egitto.

L'iscrizione dice: "Per ciò che riguarda le nazioni straniere, esse hanno concepito una cospirazione nelle loro isole. All'improvviso tutti i Paesi si sono mossi, schierati nella guerra; nessuna nazione poteva fronteggiarli in armi. Hatti, Kizzuwatna, Carchemish, Arzawa ed Alasiya sono stati falciati. Un accampamento era stato approntato in una zona di Amurru; essi hanno disperso la sua popolazione e reso la sua terra come quella che non è mai stata creata. Essi avanzavano verso l'Egitto, mentre le fiamme li precedevano. La loro lega comprendeva le nazioni unite di Peleset, Tjeker, Shekelesh, Denyen e Weshwsh. Essi avevano allungato le proprie mani sui confini veri della terra, i loro cuori sicuri e fiduciosi: "Il nostro piano riuscirà!".

Ma, a quanto sembra, il faraone Ramses e le sue truppe sconfissero gli aggressori. Gli sconfitti chiesero pietà ed il faraone concesse loro di stabilirsi sul suolo egizio [...]. "Io sconfissi i Denyen nelle loro isole; i Peleset ed i Tjeker furono ridotti in cenere. I Shardana ed i Weshes del mare, essi furono ridotti come quelli che non esistono, catturati tutti insieme, portati prigionieri in Egitto numerosi come la sabbia della spiaggia. Io li rinchiusi in fortezze chiuse nel mio nome. Numerose erano le loro flotte come centomila. Io imposi a tutti tributi annuali, in vestiti e grano dai loro depositi e dai granai" [...] possediamo anche testimonianze documentali coeve da Hattusa e da Ugarit.

Anch'esse si riferiscono ad aggressori ignoti. Si dovrebbe focalizzare l'attenzione sul fatto che la maggior parte delle zone citate nelle iscrizioni di Medinet-Habu - al tempo della seconda razzia dei PdM in Egitto - erano occupate, oppure alleate del regno ittita. Si potrebbe dunque pensare che gli attacchi avessero lo scopo finale di indebolire il Gran Re di Hatti, attaccando i suoi alleati e privandolo del loro aiuto, nel contempo evitando uno scontro frontale dall'esito molto incerto (se non sicuramente sfavorevole). Dal carteggio reale tra Ugarit e Cipro che è rimasto, sembra che le flotte dei PdM si siano prima radunate presso l'estremità sud occidentale dell'Anatolia, per poi attaccare da lì la costa occidentale di Cipro.

Si presume che abbiano avuto luogo battaglie terrestri dal ritrovamento d'appunti diplomatici su tavolette d'argilla, secondo cui il Gran Re di Hatti dovette chiedere aiuto ai propri subordinati della città portuale di Ugarit, in Siria, per avere rifornimenti in cibo e truppe. Ma Ugarit era già pressata dai PdM. Il giovanissimo re di Ugarit ci ha lasciato questo toccante scritto:"Le navi nemiche sono già qui. Hanno incendiato le mie città ed hanno fatto grandi danni al Paese ... Non sapevi che tutte le mie truppe sono stanziate in terra ittita e che tutte le mie navi sono ancora ormeggiate in Licia e non hanno fatto ritorno? Così il paese è abbandonato a sè stesso ... Considera questo, padre mio, ci sono sette navi nemiche che sono venute a produrre molto grave danno. Ora, se ci sono altre navi nemiche, informami su quelle, così che io possa decidere il da farsi".

Sappiamo che questo scritto non lasciò mai la città di Ugarit, perchè fu rinvenuto dagli archeologi nel crogiolo in cui l'argilla avrebbe dovuto essere indurita, prima di spedirlo a mezzo corriere veloce. Ugarit scomparve letteralmente dalla storia mentre era all'apice del proprio sviluppo economico e culturale e non fu mai più ricostruita. Si deve pensare che questi avvenimenti ponessero un'enorme pressione sul Gran Re di Hatti. I suoi scribi ci hanno lasciato un testo che illustra una fase di successo nel corso della guerra con i PdM: "Io ho adunato l'armata ed ho presto raggiunto il mare - Io Suppililiuma, il Gran Re - e con me navi di Alasya si sono unite alla battaglia in mezzo al mare. Io li ho distrutti, catturandoli e bruciandoli in mare".

Ma poco dopo, forze avversarie giunsero nella capitale Hattusa. La loro identità non è certa, ma più probabilmente non si trattava di PdM. Mentre da un lato non si sa fino a che punto abbia influito sullo stato delle cose una lotta per il potere in corso fra membri diversi della famiglia reale (cui fa riferimento una targa bronzea rinvenuta nel 1986), dall'altro la maggior parte degli studiosi riconosce un'evidente linea di distruzione proveniente dal nord est, che giunge fino ad Hattusa. L'ipotesi più probabile diventa quindi una distruzione definitiva da parte dei Kaskha, nemici ormai da diversi secoli di Hattusa, che già in precedenza avevano distrutto la capitale ittita e costretto il suo re a un trasloco temporaneo.

Questa volta essi misero la parola fine su una civiltà vecchia di 600 anni. Esiste quello che si potrebbe quasi cinicamente chiamare uno "schema di distruzione" simile in tutte le città attaccate dai PdM. I bersagli preferenziali sono costituiti dagli edifici governativi, dai palazzi e dai templi, risparmiando gran parte delle abitazioni e delle campagne e quindi della popolazione. Mostrando un'essenzialità che appare estremamente attuale e che precorre le tattiche di guerra "moderna" (anzi, ne costituisce il primo esempio conosciuto nella storia), gli aggressori miravano ai centri di controllo della dirigenza aristocratica [...]

La formulazione dell'ipotesi è quindi la seguente: i Popoli del Mare potrebbero essere stati la città di Troia con i propri territori ed i suoi alleati confederati e la tradizione letteraria della guerra di Troia altro non sarebbe che la descrizione del tentativo greco di contrastare l'aggressione iniziale. Omero descrive la coalizione troiana come proveniente da tutta la costa egea, dalla Tracia fino alla Licia e questa è proprio la distribuzione più comunemente assegnata alle zone d'origine dei PdM e la più generalmente accettata. Anche alcune tavolette provenienti da Hattusa riferiscono di una coalizione, formatasi fino dal XV secolo, di 22 stati anatolici contro gli Ittiti.

Altri documenti adombrano una successiva incipiente aggregazione di stati anatolici, proprio poco tempo prima che lo Stato ittita scomparisse. In una lettera alla moglie il Gran Re mostra preoccupazione per dimostrazioni di confine da parte di alcuni stati avversari. In un'altra mostra speciale timore nei confronti di un particolare stato sito ad occidente, chiamato Ahhiyawa. Questo stato è localizzato da molti ricercatori nel nord ovest dell'odierna Turchia e pertanto potrebbe essere la stessa Troia. [...] Se provassimo a mettere insieme tutti questi elementi parziali, potremmo ottenere un quadro costituito da tutti gli attributi descrittivi di un'intera e potente Civiltà dell'Età del Bronzo, la quale - misconosciuta da tutti fino ad oggi - era sita nell'Anatolia occidentale, possedeva il nome globale antico di Assuwa, mentre Ahhyawa ne era il centro più rappresentativo e principale.

In realtà questa ipotesi può sorprendere, ma non è affatto assurda, anzi è piuttosto plausibile [...] Che esistesse una civiltà anatolica occidentale eguale (o anche superiore, per alcuni rispetti) a quella della Grecia micenea o della Creta minoica, in conclusione non è un'ipotesi fantascientifica: persino l'evidenza archeologica parla a suo favore. I dati concordano nell'indicare una popolazione ben rappresentata in tutte quelle zone che vanno da Troia al Beycesultan. L'aspetto dei reperti depone per un discreto livello di benessere e di sviluppo, tanto da paragonarsi più che bene con Grecia e Creta. E allora, si domanderà, perchè non ci si è fatto caso? Per il medesimo vecchio motivo: pregiudizi inveterati fino dai tempi di Winkelmann; pedissequa imitazione di pensieri autorevoli già espressi in precedenza; timore nel formulare nuove ipotesi che espongano al ridicolo in sede accademica".


L'ipotesi di cui parla De Feo,anch'essa molto interessante,è diversa da quella di E. Roli, pur avendo alcuni punti di contatto.

Edited by RAGNOUOMO - 3/5/2014, 19:46
 
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John k.
view post Posted on 17/1/2011, 17:20




Questo topic è molto interessante,Ragnouomo.

Non ho ben capito questa affermazione:

CITAZIONE
inoltre i Micenei non costituiscono certo una potenza in grado di minacciare gli stati anatolici

Perchè no? Ma di che Micenei si parla? Degli antichi abitanti della città di Micene?

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Dei creatori della civiltà micenea?

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CITAZIONE
è assai diffusa l'idea che la Troia/Ilio cantata da Omero sia la Wilusa dei testi ittiti

Esistono dubbi anche su questo. La vicenda di Troia è costellata di dubbi: "Per coloro che identificano Wilusa con Troia/Ilios, vi sono due testi di particolare importanza: il cosidetto 'Trattato di Alaksandus' e la lettera Manopa-Tarhundas. Il primo documento, databile intorno al 1280, offre, fra l'altro, a coloro che sostengono l'equivalenza tra Wilusa e Troia/Ilios, il vantaggio che il troiano a causa del quale, secondo la saga, la sventura si abbattè su Troia, si chiamava Alessandro (meglio noto come Paride), un nome assonante con Alaksandus" (Dieter Hertel, Troia). "Se è valida l'equazione Wilusa=Ilio, come del resto tenderebbe a provarlo l'attestazione, sempre in un documento ittita, di un Re Alaxandu di Wilusa che possiamo difficilmente non considerare come un Re Alexandros d'Ilio [...]" (Luis Godart, In margine all'Iliade: l'Iliade di Omero)."Sulla presenza del nome di Alexandros nei documenti micenei, cfr. P. Faure, op. cit. 23; controversa, invece, l'identificazione di Paride con l'Alaksandu re di Wilusa (Ilio?)" (I Greci al cinema: dal peplum d'autore alla grafica computerizzata). "Nelle tavolette con contratti diplomatici e lettere della corte ittita ricorre il toponimo Wilusa, che da non molti anni per alcuni archeologi è il nome ittita della Ilio omerica; è ancora menzionato il popolo degli Achijawa, che entrarono in ostilità [...]" (Sotera Fornaro, Percorsi epici: agli inizi della letteratura greca). "Questo sovrano ittita, vissuto nel primo quarto del XIII secolo, riportando l'ordine nelle provincie occidentali dell'Anatolia pose sul trono di Wilusa - secondo diversi autori probabilmente identica alla Ilio omerica - quell'Alaksandu [...]" (Paolo Matthiae, La storia dell'arte dell'Oriente antico). "Quanto a Wilusija, questa venne identificata dal Forrer con Elaiousa, e dal Kretzschmer con l'Ilio omerica" (G. Macchiaroli, La parola del passato). "Gli Ahhijava, in gran parte barbarizzati, militando a fianco degli Hittiti, presero parte attiva, anzi decisiva, alla conquista di Wilusa" (Giornale di filologia, 1959).

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Per quanto riguarda il nome Achei, con esso e con il sostantivo Danai il poeta Omero nell'Iliade si riferisce ai Greci in generale. Siccome ,secondo le cronologie degli antichi, le vicende della guerra di Troia si sarebbero svolte in epoca micenea, gli Achei e i Danai vengono identificati con i Micenei. Successivamente furono chiamati Achei gli abitanti di due regioni elleniche: la Ftiotide e l'Acaia. Che c'entra Creta?

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Gli Ahhiyawa sono citati nei testi ittiti del XIII e XIV secolo.
A detta dei documenti, tale popolo era governato da un Gran Re, possedeva una flotta di navi e i suoi rapporti con gli Ittiti non sempre erano amichevoli.
Dove si trovava questo regno? Le ipotesi più probabili sono quelle del continente greco (Micene? Tebe?) e dell'area sud-occidentale dell'Anatolia.
L'assonanza fra Ahhiyawa e Achei fa pensare che si tratti dello stesso popolo, anche se non vi sono certezze.

Alcuni ricercatori ritengono che la terra degli Ahhyawa fosse l'isola di Creta:

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La questione appare complessa.

Ragnouomo:
CITAZIONE
Ora Alasija come si è detto è un'isola, che gli studiosi identificano però con Cipro. Ciò è un grave errore, perchè in realtà Alasija è Rodi.

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Ragnouomo:
CITAZIONE
Il Roli,naturalmente,si oppone alle tesi contenute nel libro "Omero nel Baltico" di Felice Vinci

Ragnouomo:
CITAZIONE
Prima cosa bisogna tenere presente che la stessa mitologia greca parla di ben due guerre di Troia (Laomedonte e Priamo).

E se una delle due l'avesse combattuta un re egiziano di nome Sesostri ?

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:) Mettiamo altra carne al fuoco ...

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"Una delle più recenti questioni omeriche è quella posta da Martin Bernal, autore di Atena Nera, circa la ipotetica partecipazione ad una guerra troiana di un faraone egizio, Sesostri, sulla base di alcuni versi di Apollonio Rodio:

"Dall'Egitto si racconta che un uomo percorse tutta l'Europa e tutta l'Asia, fidando nella potenza e nella forza e nel coraggio del proprio esercito; e infinite città fondò nella marcia, alcune ancora abitate, altre no. Che moltissimo tempo è trascorso'.

Solitamente, quando si parla di Troia, non si accenna alla presenza di truppe africane sotto le sue mura, anche se esiste una consolidata tradizione a riguardo.
La questione, questa nuova questione omerica, è tuttavia complicata.
Sono esistite infatti molte città di Troia, una sopra l'altra, dal 3000 a.C. fino all'epoca bizantina.
Forse tutte sono sempre rimaste lì dove le hanno scavate gli archeologi, fin dai tempi settecenteschi dei viaggiatori Robert Wood e Jean-Baptiste Lechevalier, di Heinrich Schliemann e del suo collaboratore Dorpfeld, dei recenti scavi delle Università di Tubinga e Cincinnati.
Per capirlo dobbiamo spostarci idealmente al confine meridionale dell'antico Egitto, vicino alla Nubia (Sudan), dai Greci chiamata Etiopia, la terra dei Faraoni "neri", oggi in parte sommersa dalle acque del lago Nasser.
Qui sorse la XII Dinastia, i cui principali faraoni furono Senwosre I (1959-1914 a.C.) e il figlio Amenehme II (1917-1882 a.C.), che secondo gli studiosi possedevano caratteri somatici 'neri' così come l'elemento umano grazie al quale potettero affermarsi e dominare anche l'intero Egitto.

"A quale 'razza', dunque, appartenevano gli antichi Egizi? [...] Io sono convinto che, almeno per gli ultimi 7.000 anni, la popolazione dell'Egitto è stata costituita da tipi africani, asiatici sud-occidentali e mediterranei. E' anche chiaro che più a sud si va, più si risale il Nilo, più nera e più negroide diviene la popolazione, e che così è stato per questi 7.000 anni. Ritengo che la civiltà egizia fosse in essenza una civiltà africana e che l'elemento africano vi fosse più forte durante l'Antico e Medio Regno, prima dell'invasione degli Hyksos, di quanto poi divenne in seguito. Sono inoltre convinto che molte delle più potenti dinastie egizie che risiedettero nell'Alto Egitto - la I, l' XI, la XII e la XVIII - furono costituite da faraoni che potremmo assai utilmente definire neri" (Martin Bernal).

Ma cosa ci dicono questi due nomi, Senwosre I e Amenehme II , difficili da leggere e pronunciare?
Probabilmente nulla, a meno che non li "grecizziamo" in Sesostris e Memnone.
In tal caso le cose cambiano e si intravede da lontano la connessione con Troia.
Ma rimaniamo ancora un attimo vicino alla Nubia.
I due faraoni citati sono noti agli egittologi per la grande espansione militare che dettero all'Egitto, alle loro guerre di conquista fino oltre la Siria; si trattò di una hybris analoga a quella che colse Alessandro Magno molti secoli dopo, tanto da sovvertire lo stereotipo tradizionale che vuole gli Egizi un popolo sostanzialmente non imperialista, ma pacifico, conservatore e passivo.
Grazie ad una iscrizione rinvenuta su una stele e pubblicata nel 1980 sulle Revue d'Egyptologie, la cosidetta iscrizione di Mit Rahina, si è appreso che i due faraoni fecero una spedizione per terra e per mare alla conquista di Paesi oltre la Siria, i cui nomi non figurano però in nessun altro testo egizio (la terra di Stt, la città di Iw3i, I3sy e Tmp3w) forse a testimonianza della loro lontananza.
Questi Paesi erano però indubbiamente anatolici, poichè nell'elenco dei beni di bottino che l'iscrizione dice venissero portati in Egitto, ve ne erano che potevano provenire solo dall'Anatolia.
Anche il cosidetto tesoro di Tod - cioè il 'deposito di fondazione' del tempio del dio della guerra Mont, caro ai due sovrani egizi - contiene materiali di prevalente origine anatolica e addirittura tracia.
Insomma, per sintetizzare a beneficio del lettore i due capitoli che Martin Bernal consacra alla questione "Sesostris", questo faraone intraprese una spedizione di aggressione e razzia a nord della Siria, in Anatolia, causando, come ha riconosciuto lo specialista di archeologia anatolica Mellaart, enormi devastazioni.
Anche un famoso egittologo come Sergio Donadoni ha parlato di politica di espansione verso Nord della XII Dinastia.
Grazie a ciò, secoli dopo, la propaganda egizia ne avrebbe fatto il contraltare di Alessandro Magno e di Dario.
La spedizione egiziana avrebbe addirittura costeggiato il Mar Nero settentrionale, assoggettando gli Sciti e i Traci, ma siccome ciò non riguardava direttamente l'argomento troiano, non ne accenniamo se non per quanto riguarda i riferimenti alla Georgia.
Se questa spedizione è avvenuta, essa appartenne al tempo della cosidetta 'Troia V', epoca in cui i Greci non erano ancora pronti per le imprese narrate da Omero, in quanto appena agli albori della loro storia e lo stesso dicasi per gli Ittiti.
Un'epoca in cui Troia non si chiamava così ma con una parola in lingua luvia: Wilusa.
Tro(j)a invece sarebbe il nome di 'Troia VII', derivato con ogni verosimiglianza da un eroe eponimo.
In Egitto esistevano due cittadine chiamate Troia e Babilonia (Strabone XVII, 1, 30-34) per il fatto che erano costituite da deportati troiani e babilonesi.

E' un dato che potrebbe confermare la conquista di Troia V da parte di Sesostri e di suo figlio Memnone.
E' risaputo che Omero - qualsiasi identità si voglia apporre a questo nome - narrò eventi a lui precedenti di molti e pochi secoli, mescolandoli assieme nel racconto.
Quindi la Guerra di Troia da lui immortalata accorperebbe l'assalto a Troia V da parte del faraone "nero" Sesostris con quelli compiuti contro Troia VI e VII da parte di Achei e Popoli del Mare.
Gli Egizi li chiamavano anche "Popoli del Nord" [...]
Scrive infatti Omero (V, 642) che in precedenza c'era stata un'altra guerra di Troia: la città era stata conquistata e depredata da Ercole.
Si tratta di una figura estremamente composita, in cui confluiscono diverse tradizioni di diversi popoli.
L'Ercole in questione potrebbe essere quello di cui parla Diodoro Siculo (III, 74, 3): "... l'Ercole più antico, secondo i miti, era nato in Egitto, e aveva sottomesso con le armi buona parte del mondo abitato".
Ma il dato più significativo è che una tradizione vuole trattasi di un Ercole dalla pelle "nera", come testimonia una hydria ceretana del VI° sec. a.C.
Sono riferimenti che fanno pensare al faraone della XII Dinastia, Sesostri/Senwosre I.
Martin Bernal parla di "forte probabilità che i faraoni conquistatori del Medio Regno abbiano giocato un ruolo importante nella costruzione della figura mitica di Eracle".

[...] Se non vi è traccia di conquiste "asiatiche" fino in India - frutto di posteriore propaganda in funzione antipersiana e antiassira - vi sarebbero tracce di una conquista dell'attuale Georgia, in Caucaso, dove si tramanda fino ad epoca sovietica di popolazioni "nere" dalle misteriose origini.
Il regime sovietico ha poi "disperso" fra le altre etnie questi sopravviventi "neri" di Suhumi in Georgia (ora Abkazia, dopo la recente guerra).
Una popolazione "nera" vi è ricordata anche da San Gerolamo e da Sofronio, nel IV sec. a.C., il che mette da parte l'obiezione che potesse trattarsi di schiavi neri portati quando il Caucaso meridionale era sotto il dominio turco.

La memoria di un'invasione egiziana dell'Anatolia verso il 1900 a.C., non è sopravvissuta solo nelle opere letterarie e nella glittica, ma anche nella geografia politica, cioè nei nomi di località dai corrispettivi egiziani; alla luce di questa invasione si potrebbero spiegare i nomi di località anatoliche come Sinope (Se-n H-py), Abydos (3bdw), Bisanzio, Ponto (Pwnt), Tinia (T3nwt), Colchide (K3s) ecc. - volendo tacere di toponimi della Grecia vera e propria".

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"Memnone [...] è un personaggio della mitologia greca, nato da Eos (l'Aurora) e da Titone, figlio di Laomedonte. Re di Persia e d'Etiopia, si schierò dalla parte dei Troiani nell'ultimo anno della guerra di Troia e perì per mano di Achille. Sotto questo nome esistono anche i Colossi di Memnone, statue monumentali situate presso Tebe, in Egitto, che rappresentano in realtà il faraone Amenofi III. Omero parla di Memnone nll'Odissea come il più bello tra tutti i guerrieri che presero parte alla guerra di Troia. Memnone era un eroe semidivino, figlio di Eos (l'Aurora) e Titone, un principe troiano figlio del re Laomedonte e fratello di Priamo. Le gesta dell'eroe erano narrate in un altro poema del Ciclo Troiano, il perduto Etiopide".
Fonte: link

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La XII dinastia egizia copre un'arco di tempo fra il 1990 e il 1780 a.C. circa. Essa comprende i faraoni Amenemhat I, Sesostris I, Amenemhat II, Sesostris II, Sesostris III, Amenemhat III, Amenemhat IV e Nefrusobek.

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Si ritiene che Sesostri (Sesostris) sia il nome grecizzato dei faraoni Senusret/Senwosret I, II, III. Memnone (Memnon) è la forma grecizzata di Amenemhat?

Corpo di mille balene, chi l'avrebbe mai detto? Popolazioni nere del Caucaso ... Il mito di Ercole ha origine da un faraone egiziano?

"Nell'antica geografia, la Colchide [...] era un antico stato georgiano, regno o regione situato nella Georgia occidentale (regione del Caucaso) che giocò un ruolo importante nella formazione etnica e culturale del popolo georgiano e dei suoi sottogruppi [...] La Colchide era abitata da un certo numero di tribù imparentate ma distinte i cui insediamenti si trovavano principalmente lungo la riva del Mar Nero [...] Queste tribù differivano così totalmente nella lingua e apparenza rispetto ai popoli circostanti che gli antichi fornivano varie teorie per spiegarne il fenomeno. Per esempio, Erodoto afferma che i colchici, insieme agli egiziani e agli etiopici, fossero stati i primi a praticare la circoncisione [...] Erodoto dunque li considera egiziani. Apollonio di Rodi afferma che gli egiziani della Colchide conservassero come cimeli un certo numero di tavolette in legno che raffiguravano mari e strade maestre con molta accuratezza [...] All'inizio del XX secolo esisteva una piccola popolazione di razza nera nella regione, talchè è possibile pensare che ci fosse stata una componente nera (che precede il commercio di schiavi arabo) nella regione del Mar Nero, le cui origini potrebbero essere plausibilmente fatte risalire a un'antica spedizione nella regione dei neri d'Africa. Tuttavia, in assenza di ogni prova archeologica conclusiva, questa asserzione resta puramente speculativa".
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"Vi sono molti eroi nomati Ercole. Diodoro fa menzione di tre, il più antico dei quali era nato in Egitto. Dicesi ch'egli portasse le sue armi vittoriose per tutta la terra. Il secondo era di Creta, nato fra i Dattili sul monte Ida: egli a questo attribuisce l'istituzione de' Giuochi Olimpici. L'ultimo è Greco, il quale venne al mondo alquanto prima della guerra di Troja; questi era figliuolo di Alcmena, e fu sotto la podestà di Euristeo. Cicerone numera sei Ercoli. Il più antico, dice, era figliuolo di Giove e di Lisita; credesi che questi abbia avuta la contesa con Apollo: il secondo è l'Ercole di Egitto nato dal Nilo, che dicesi aver composti i caratteri Frigj: il terzo è uno de' Dattili del monte Ida: il quarto era figliuolo di Giove, e di Asteria sorella di Latona; questi è onorato da' Tirj, e di cui dicono Cartagine esser figliuola: il quinto Ercole fu nell'India, che si noma Belo: il sesto è il figliuolo d'Alcmena. Non è noto in qual tempo vivesse l'Ercole egizio, ed anche è incerto se vi sia tato: perch'è uno degli Antichi Dei favolosi, creduto dagli Egizj esser vissuto 17000. anni prima di Amafi. Il Tirio viveva, secondo un Autore citato da Svida, nel tempo di Minos II. 1300. anni prima di Gesucristo. Si attribuisce a quest'Ercole l'invenzione della Tintura di Porpora, trovata da esso a caso, avendo veduti i denti di un Cane che aveva mangiato il Pesce, che serve per farla, tinti del di lui sangue. La città di Tiro non fu fabbricata che 50 anni dopo; così dovrebbesi dinominare piuttosto Fenicio che Tirio; quando ciò non sia a cagione del suo culto famoso nella città di Tiro. L'Ercole di Grecia era figliuolo di Alcmena moglie di Anfitrione. Nacque in Tirinta verso l'anno 1350, prima di Gesucristo. Anfitrione lo condusse in Tebe; appena giunse ad un'età robusta, che liberò quelle Città dalla servitù in cui tenevala Ergino re di Minia, e distrusse Orcomeno città di Beozia, ch'era la Capitale de' suoi Stati. Andò poi al servizio di Euristeo di Miceno suo Avo, che lo impiegò in difficilissime spedizioni. Questo ha data occasione a' Poeti, mascherando la Storia, di fingere le Dodici fatiche d'Ercole. Vi è luogo di dubitare se quest'Ercole sia quello che fu compagno degli Argonauti, e prese la città di Troia; perch'Euristeo, sotto di cui Ercole servì, cominciò a regnare l'anno 1333. prima di Gesucristo, e la spedizione degli Argonauti non seguì che 65. anni dopo. Bisogna parimente distinguere questi due Ercoli dall'Istitutore de' Giuochi Olimpici, stabiliti l'anno 1221. prima di Gesucristo. Il Capo della famiglia degli Eraclidi è 'l primo Ercole, di cui il secondo era forse figliuolo".
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"Si aggiunge infine, che i Greci fecero loro proprj e i nobilissimi Eroi e gli Dei, come pure le colonie condotte dall'Egitto. Imperciocchè Ercole, di patriua egizio (I), essendo uomo fortissimo, corse per la maggior parte delle provincie del mondo, e pose una colonna nell'Africa [...].

(I)Gli Egizi veneravano Ercole con sacratissima ed augustissima religione; e gli prestano culto da oltre ogni memoria, che presso loro sia lontanissima, come mancante di principio. E credesi che egli ammazzasse i Giganti quando combattè pel cielo, quasi virtù degli Dei. Così Macrobio ne' Saturnali. E cosa simile si ha in Erodoto"
(Diodoro Siculo).
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"La molteplicità dei personaggi raggruppati sotto il nome di Eracle rende spesso difficile l'interpretazione delle leggende eraclee. Diodoro Siculo (Biblioteca Storica, III, 73) ne distingue tre: un eroe egiziano, il Dattilo cretese e il figlio di Alcmena, ma Cicerone ne enumera sei (De natura deorum, III, 16) e Varrone addirittura quarantasette (Servio, sull'Eneide di Virgilio, VII, 564)".
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Lo storico greco Erodoto scrive che a "ovest del fiume Tritone, presso gli Ausei, [in Nord Africa] vivono già dei Libici agricoltori, che si chiamano Massi, abituati a possedere dimore fisse. Essi portano capelli lunghi sul lato destro del capo, mentre radono il sinistro, e si tingono il corpo col minio. Sostengono di essere i discendenti degli eroi di Troia".

"Di Sesostri [Sesotris] i sacerdoti mi raccontarono che per primo si mosse con una flotta di lunghe navi dal Golfo d'Arabia per soggiogare le popolazioni insediate lungo le coste del Mare Eritreo [il Mar Rosso e l'Oceano Indiano] ; avanzò con le sue navi finchè raggiunse un braccio di mare non più navigabile a causa dei bassi fondali. Se ne tornò allora di là in Egitto, dove, scondo il racconto dei sacerdoti, raccolse un numeroso esercito e marciò attraverso il continente, sottomettendo ogni popolazione che gli si parava sul cammino. Quando si imbatteva in popoli valorosi e particolarmente attaccati alla propria libertà, sul posto lasciava delle stele con iscrizioni che ricordavano il suo nome, la sua patria e come li avesse soggiogati con il suo esercito; quando si vedeva consegnare la città senza combattere e prontamente incideva sulla stele lo stesso discorso riservato ai popoli valorosi, ma vi aggiungeva l'immagine degli organi sessuali femminili; intendeva così rendere chiaro che quelle erano genti imbelli. Così facendo attraversò l'intero continente, poi passò dall'Asia in Europa e assoggettò gli Sciti e i Traci [Europa orientale]. Queste mi sembrano le regioni estreme toccate dall'esercito egiziano: in effetti nel paese degli Sciti e dei Traci si vedono ancora erette delle stele commemorative che spingendosi oltre non si vedono più. Di là ritirandosi raggiunse il fiume Fasi [secondo gli studiosi, si tratta del Rioni, il principale fiume della Georgia occidentale] dove non saprei dire con certezza se fu il re Sesostri personalmente a distaccare una parte del suo esercito e a lasciarla sul posto, per colonizzare la regione, oppure se alcuni soldati decisero di stabilirsi nei dintorni del Fasi, stanchi di girovagare con il loro re. E' chiaro comunque che gli abitanti della Colchide sono di origine egiziana: io lo avevo pensato prima ancora di sentirlo dire da altri. E come mi venne in testa l'idea, condussi un'indagine fra due popolazioni; ne risultò che i Colchi conservavano memoria degli Egiziani più che gli Egiziani dei Colchi; ma gli Egiziani ritenevano, così dissero, che i Colchi discendessero da una parte dell'esercito di Sesostri. Io già me ne ero accorto per conto mio: i Colchi hanno la pelle scura e i capelli crespi (cosa che per la verità non permette di trarre nessuna conclusione certa, dal momento che anche altre popolazioni presentano queste caratteristiche); ma decisiva mi era parsa la constatazione che Colchi, Egiziani ed Etiopi sono gli unici popoli a praticare la circoncisione fin dalle origini. Gli stessi Fenici e i Siri della Palestina ammettono di averla derivata dagli Egiziani; i Siri del fiume Termodonte e del Partenio e i Macroni loro confinanti dichiarano di avere appreso tale uso dai Colchi e di recente. Questi sono i soli popoli a praticare la circoncisione e tutti chiaramente rifacendosi agli Egiziani. Fra Egiziani ed Etiopi non saprei dire chi abbia imparato da chi, perchè in entrambi i casi si tratta evidentemente di una istituzione antica. Ma del fatto che tutti gli altri l'abbiano appresa per aver avuto frequenti relazioni con l'Egitto, io possiedo una prova decisiva: tutti i Fenici che hanno contatti con la Grecia non seguono più le usanze egiziane e non circoncidono più i loro figli. E già che ci siamo citerò un ulteriore particolare che avvicina i Colchi agli Egiziani: sono i due popoli a lavorare il lino nella stessa maniera. E nell'insieme il loro sistema di vita, come le loro lingue, si assomigliano. Il lino dei Colchi dai Greci è chiamato "sardonico", mentre quello proveniente dall'Egitto è detto "egiziano". La maggior parte delle stele fatte erigere dal re dell'Egitto Sesostri non sopravvive più ai nostri occhi, ma nella Siria Palestina io stesso ne ho viste di superstiti, con le iscrizioni suddette, e i genitali femminili. Nella Ionia restano anche due bassorilievi raffiguranti Sesostri, scolpiti nella roccia, uno sulla strada che porta da Efeso a Focea l'altro sulla strada da Sardi a Smirne; in entrambi i posti è raffigurato un uomo alto quattro cubiti e mezzo che stringe nella mano destra una lancia e nella sinistra un arco e che porta così ripartito anche il resto dell'abbigliamento, metà egiziano e metà etiopico: una iscrizione in geroglifici egiziani è incisa sul suo petto, da una spalla all'altra, e dice:"Io con queste mie spalle mi sono conquistato questo paese"; chi sia e da dove venga il personaggio in questione l'iscrizione qui non spiega, l'ha indicato altrove. Alcuni di quelli che l'hanno vista avanzano l'ipotesi che l'immagine raffiguri Memnone, ma sono molto lontani dalla verità" (Erodoto).

Si notino le similitudini fra l'Ercole egizio e Sesostris. A dire di Erodoto, nell'epoca in cui lo storico visse, erano ancora molto evidenti le tracce delle straordinarie conquiste territoriali del faraone Sesostris. Ma veniamo alla testimonianza di Diodoro Siculo:

"Poichè Sesostri [Diodoro in realtà lo chiama Sesoosi] ebbe messo in buon ordine il suo esercito, voltosi verso il mezzodì assaltò prima di tutti gli Etiopi; ed avendoli debellati li obbligò a pagargli tributo in ebano, in oro, e in denti di elefanti. Indi messa insieme un'armata di 400 navi, essendo stato egli il primo re tra gli Egizi, che avesse costruite navi lunghe, la spedì nel Mar Rosso, con essa occupando le isole, che vi sono, e tutta la costa, e quei paesi sino all'India mettendo sotto il suo dominio. Egli poi coll'esercito terrestre si spinse sul continente, e soggiogò tutta l'Asia. Imperciocchè invase non solamente quelle province, che in tempi posteriori furono conquistate da Alessandro il Macedone, ma anche quelle, che Alessandro non assaltò, avendo Sesostri da una banda passato il fiume Gange e scorsa tutta l'India fino all'oceano, e dall'altra avendo soggiogate le nazioni degli Sciti sino al fiume Tanai [dio-fiume figlio di Oceano e di Teti, che secondo gli studiosi corrisponde al Don, nella Russia europea sudoccidentale], che divide l'Europa dall'Asia [il Don è il quinto fiume europeo per lunghezza e sfocia nel golfo di Tagarong nel Mar d'Azov]. E dicesi, che lasciato avendo alcuni Egizi presso la palude Meotide [il Mar d'Azov] , fondò la nazione dei Colchi, la quale, che dagli Egizi tragga l'origine, essi provano con questo argomento, che i Colchi si circoncidono come fanno essi medesimi; il quale costume rimase in quella colonia, nel modo stesso che rimase presso i Giudei [1]. Sesostri similmente pose sotto il dominio suo tutto il resto dell'Asia, e la maggior parte delle isole Cicladi. Ma passato in Europa, fu in gran pericolo di perdere l'esercito per carestia di viveri, e per difficoltà de' luoghi: e perciò posto fine alla sua spedizione nella Tracia, ivi, e così fece in tutti i paesi conquistati, piantò lapidi, nelle quali in caratteri sacri d'Egitto erano scolpite le parole: "Questa provincia soggiogò colle sue armi il re dei re, e signor de' signori, Sesostri". In quelle lapidi poi fece scolpire le forme del viril sesso, ove gli abitanti de' paesi si fossero mostrati bellicosi, e valenti; e quelle dell'altro, ove fossero apparsi pusillanimi e codardi [2]; con quegli emblemi volendo esprimere il carattere di ciascheduna nazione. In alcuni luoghi fece scolpire in marmo l'effigie sua propria, tenendo l'arco e la lancia, quattro cubiti, e quattro palmi più alta di quello che fosse la sua vera statura [3]. Finalmente, posto termine alla sua spedizione, che fu di nove anni, essendosi intanto dimostrato ai popoli sottomessi moderato ed affabile, ordinò, che tutti dovessero a proporzione delle loro forze portare ogni anno in Egitto i loro doni. Quindi coi prigionieri, e col bottino, che fu immenso, ritornò alla sua residenza, avendo tutti i passati re superato nella grandezza delle imprese; e tutti i templi d'Egitto ornò doviziosamente colle spoglie de' nemici, siccome pur regalò tutti i soldati, che seco lui militato avevano, a ciascun d'essi dando in misura de' meriti. Nè fu solamente il valoroso suo esercito, che godesse delle ricchezze acquistate; ma tutto l'Egitto in vari modi ne partecipò ampiamente". Il brano è tratto dalla già citata (vedi sopra) edizione del 1820 della "Biblioteca Storica" di Diodoro Siculo, curata dal cav. Compagnoni. Note di commento estrapolate dalla stessa opera:

"[1] Mentre Diodoro suppone felicissima la spedizione di Sesostri contro gli Sciti, Valerio Flacco la suppone ben diversa, dicendo, che "spaventato per la strage sofferta ricondusse parte de' suoi a Tebe [in Egitto] e parte stabilì sul Fasi, ed ordinò che si chiamassero Colchi". Anche Plinio fece menzione di questa strage. In ogni tempo gli Sciti fecero pagar caro l'ardimento di chi andò ad attaccarli ne' loro paesi! Giustamente il Vesselingio osserva l'inesattezza commessa da Diodoro, supponendo la Colchide sulla Palude Meotide, detta da noi Mar d'Azoff, mentre veramente è sul Mar Nero, che gli antichi dissero Ponto, o Eusino".
"[2] La stessa particolarità, stando a Sincello, notarono Giulio Africano, ed Eusebio, copiando Manetone".
"[3] Manetone, citato da Eusebio, pose la statura di Sesostri di 4 cubiti, 3 palmi, e 2 digiti. Erodoto però dice altrimenti".
"Sesostri, dice Plinio, "fu sì superbo, che dicesi qualmente ogni anno traeva a sorte tra i re a lui soggetti quelli, che dovevano tirare il suo carro, ed in tal modo trionfava". Teofilatto e Tzetze aggiungono, senza che sappiasi con qual fondamento, che si ritrasse di poi da questa vanità, ammonito da uno de' prigionieri della versatile condizione delle cose umane [...] Secondo Manetone, questo fratello di Sesostri sarebbe Armai, il Danao de' Greci. E certamente, se Danao dall'Egitto andò in Grecia, paese a quel tempo barbaro ed incolto, non altro il poteva condurre, che o disperazione, o delitto; e l'uno e l'altro vi avrebbe infatti condotto Danao. Gli eruditi a questo luogo promuovono lunghe ed intralciate questioni intorno all'epoca di Sesostri, il risultato delle quali si è, che malgrado i loro dotti ragionamenti la verità è ancora in fondo del pozzo".

Esistono tuttavia forti dubbi sulla realtà storica del Sesostris descritto da Erodoto e Diodoro: "La tradizione ellenistica, tramandata da Manetone, Erodoto e Diodoro Siculo attribuisce ad un sovrano di nome Sesostris imprese mirabolanti [...] "in nove anni sottomise tutta l'Asia e l'Europa fino alla Tracia, innalzando ovunque monumenti a memoria della condizione dei popoli [...] così che fu stimato dagli Egizi il primo dopo Osiride". Le esagerazioni manetoniane nascono, in parte, anche dalla sovrapposizione delle figure dei tre Sesostris, tutti appartenenti alla stessa dinastia [la XII dinastia]" (estrapolato da Wikipedia).

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Secondo vari studiosi, il Sesostri erodoteo nacque dalla fusione in un unico personaggio dei tre Sesostris e di Ramses II, Seti I e Thutmose III.

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Edited by John k. - 6/7/2015, 03:14
 
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