Essendo un grande estimatore dei suoi racconti e notando con un discreto disappunto che troppo poco spazio è stato riservato nella letteratura, specialmente odierna, a questo grande scrittore, ho deciso di trascrivere interamente, anche se a puntate perchè piuttosto lungo, uno dei suoi racconti più riusciti ed apprezzati, ovvero "Viaggio agli inferni del secolo". Prima però qualche parola per definire l'autore, dato che sembra essere stato in qualche modo dimenticato dalle masse, nonostante sia l'autore di celebri racconti, uno per tutti: "Il deserto dei tartari". La sua biografia invece potete trovarla QUI e QUI. Dino Buzzati (1906 - 1972) è stato, ed è tutt'ora, uno dei più grandi ed acuti interpreti delle problematiche del mondo moderno, con le sue inquietudini e i suoi annosi dilemmi. Avendolo letto mi sono reso immediatamente conto che la sua vena creativa e l'occhio clinico con cui afferrava la natura umana l'hanno fatto uno dei più importanti "profeti" del nostro tempo, nei suoi racconti spesso precorreva i tempi e denunciava, con umile ma intelligente destrezza narrativa, tanto l'evolversi della collettività nella sua globalità quanto talune surreali spigolature dei singoli individui, sempre e comunque nell'ambito delle relazioni col loro prossimo. Dino Buzzati è stato anche per molti anni giornalista, inviato del "Corriere della sera", questo forse lo ha aiutato ulteriormente nella sua compresione della realtà umana portandolo a diretto contatto degli eventi e del loro contesto, contribuendo oltremodo a costruirne una personalità realista e disincantata, ma non priva di speranza. Nei suoi racconti il mistero occupa spesso una parte importante della trama, Buzzati è cosciente di quanto grande sia l'umana ignoranza di fronte all'ignoto, due tipologie di personaggi infatti si incontrano più spesso nelle sue storie: persone che ostentano sicurezza ma tremano nel profondo, oppure che vivono nella loro beata incoscienza camminando con assoluta noncuranza sulle manifestazioni più autentiche del Divino, quasi a mostrare quanto siano sprecate nelle mani di noi mortali, che non sappiamo apprezzarle e spesso nemmeno vederle.
Pubblico, dunque, qui di seguito il primo capitolo.
