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Viaggio agli inferni del secolo., Dino Buzzati, "profeta" contemporaneo.

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yareol
view post Posted on 4/2/2011, 11:39 by: yareol
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Non importa quanto è buio il cammino, guarda solo la Luce di fronte a te.

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Capitolo quarto - Le accelerazioni


Dalla grande vetrata della sala si dominava il panorama della mostruosa città. La quale era l'Inferno. Birmingham? Detroit? Sydney? Osaka? Krasnojarsk? Samarcanda? Milano?
Vedevi le formiche, i microbi, gli uomini uno per uno agitarsi nella infaticabile corsa: a cosa? A cosa? Correvano battevano scrivevano telefonavano discutevano tagliavano mangiavano aprivano guardavano baciavano spingevano pensavano stringevano inventavano bucavano pulivano sporcavano, vedevo le pieghe delle maniche, le smagliature delle calze, la curva delle spalle, le rughe intorno agli occhi. Gli occhi vedevo, con quella luce dentro, fatta di bisogno, di desiderio, sofferenza, ansia, avidità, di lucro e di paura.
Dietro di me, appostate ai quadri di comando di strane macchine, stavano la potente donna che mi aveva prelevato e le sue ancelle.
Lei, la comandante, si accostò e mi disse: << Vedi? >>.
Dinanzi a me si stendeva a perdita d'occhio il travaglio degli uomini. Li vedevo dibattersi fremere ridere inerpicarsi cadere inerpicarsi e nuovamente cadere percuotersi parlarsi sorridere piangere giurare, tutto nella speranza di quel minuto che verrà, di quella storia che verrà, di quella storia che si compirà, di quel bene che...
La imperativa signora mi disse: << Attento! >>.
Afferrò con la destra una specie di leva e lentamente la spostò. In un quadrante luminoso simile a un orologio una lancetta si mosse verso destra. Subito il moto della miriade di creature che popolavano la città ebbe come un rigurgito. Il quale non era sana vita, era angoscia, febbre, frenesia, smania di fare, di avanzare, di guadagnare, di issarsi un poco sull'immaginario trespolo delle vanità, delle ambizioni, delle povere vittorie nostre. Esercito che combatteva alla disperazione contro un invisibile mostro. I gesti si fecero convulsi, le facce più tese e affaticate, aspre le voci.
Spostò la leva ancora un poco. Quelli, laggiù, si precipitarono con impeto moltiplicato nelle cento direzioni delle loro manìe, mentre impassibili e cupe le cuspidi delle loro bieche cattedrali si confondevano nel fumo della notte.
<< Eccolo qui. >> Una voce graziosa mi richiamò a un grande quadro luminoso tipo televisore, di un metro per settanta circa, dove appariva, in primo piano, un uomo. Anche qui c'era una levetta, oltre a una fila di bottoni, che la Rosella stava manovrando.
L'uomo era seduto in un grande studio, avrà avuto quarantacinque anni, doveva essere importante e si agitava di dentro e di fuori contro l'invisibile mostro.
In quel momento stava telefonando: << No >> diceva << non ci riuscirete mai, per quanti sforzi facciate non ci riuscirete... D'accordo, sarebbe di mio gusto... è stato a Berna tre anni fa... a maggior ragione... potrebbe chiedere al mio amico Roger del consorzio oppure a Sutter... No in questi giorni sto pensando ad altro... Come? Vi siete fatti pizzicare? Non avrete mica voglia di combinarmi dei guai... >>.
Entrò una segretaria con un pacco di carte, un secondo telefono suonò, la segretaria raccolse: << E' l'intendenza >> disse.
Lui sorridendo prese anche la seconda cornetta. << Mi scusi >> disse nella prima << mi chiamano, mi scusi ci sentiremo più tardi e grazie di tutto. >> Poi nella seconda: << Caro dottor Ismani... per l'appunto aspettavo... certo, certo... Lei lo capisce, la buona volontà non manca... sicuro... in nome della repubblica, vero?... no, questo non lo dovrebbe dire caro dottor Ismani, non lo dovrebbe proprio dire >>.
La segretaria ritornò: << C'è fuori mister Compton >> informò. Lui sorrise: << Ah, quella peste di un siriano >> esclamò fuori dal microfono. << Lo faccia entrare appena chiamo. >>
La piccola Rosella osservava compiaciuta la scena.
<< Chi è? >> le chiesi.
<< E' il suo ometto >> rispose una delle altre ragazzine, coi capelli rossi a treccia, e faceva cenno alla Rosella.
<< Ma chi è? >>
<< Stephen Tiraboschi. Industriale. >>
<< Industriale di che? >>
<< E chi lo sa? Fabbrica dei cosi. >>
Si vide allora entrare nello studio il siriano, che era un signore grasso e miope. Poi suonò il primo telefono, poi entrò un ingegnere subalterno annunciando un avarìa al terzo reparto, allora Stephen si precipitò dabbasso ma quando fu nello stabilimento lo raggiunge per interfonico la comunicazione che di sopra Stoccarda era in linea, allora Stephen risalì di corsa a telefonare, sulla soglia incontrò i tre capi della commissione interna1 che l'aspettavano e mentre telefonò a Stoccarda suonò il secondo telefono, era Augusto, un vecchio e caro amico infermo che annoiandosi da solo sentiva il bisogno di parlare con qualcuno. Stephen però continuava a sorridere, meravigliosamente sicuro di sè.
La bella signora dell'Inferno toccò col gomito la Rosella: << Dai, bambina. Con quello là non avrai mica del tenero, spero >>.
<< Figurarsi >> fece Rosella seria e il suo labbro superiore si ritrasse, furbesco e capriccioso. Nello stesso tempo tirò lentamente verso di sè la leva.
Qualcosa immediatamente si produsse nello studio dell'ingnegner Tiraboschi. Come quando si apre il rubinetto della vasca dove lo scarafaggio è scivolato e, salendo l'acqua, lui impazzisce e freneticamente si inerpica di qua e di là sulla liscia parete di maiolica sempre più erta2 ed impossibile. Il ritmo che si stringe, l'ansia, l'orgasmo, la palpitazione dei gesti e dei pensieri.
Stava telefonando: << No >> diceva << non ci riuscirete mai per quanti sforzi, potrebbe chiedere al mio amico oppure a Sutter >> entrò la segretaria l'altro telefono suonò e l'intendenza << Mi scusi grazie >> disse << poi caro dottore certo la buona volontà, la segretaria, mister Compton, il telefono, l'avaria al reparto terzo, la comunicazione da Stoccarda, la commissione interna. Tuttavia egli sorrideva ancora, diritto e giovane, caspita che forza.
Riunite intorno allo schermo, le donne seguivano la bella operazione, che brava la Rosella, che delicatezza di supplizio, che deliziosa bambolina.
Sullo schermo ora l'azione s'infittiva, nella trama del lavoro quotidiano di Stephen Tiraboschi, insinuandosi la torma infetta degli scocciatori come pulci penetranti o zecche. Al telefono alla porta in corridoio all'uscita sulla strada, i loro musi aguzzi e duri si insinuavano, penetrando negli interstizi del tempo, dopodichè dilatavano la loro inesorabile potenza, erano i raccomandati, gli inventori, gli amici degli amici, i benefattori, i public relators3, le produttrici di enciclopedie, i noiosi simpatici, i noiosi antipatici, avevano facce cordiali, occhi attaccaticci, mandavano un odore speciale.
<< Magnifico >> disse la signora. << Guardate il ginocchio. >>
Sotto l'impeto malvagio delle cose, Stephen infatti non sorrideva più come prima e il ginocchio destro nervosamente cominciò a ondeggiare battendo sulla parete interna della scrivania metallica, che rintronava come un tamburo, faceva dum dum.
<< Su Rosella, accelera, accelera >> supplicò la ragazzina delle trecce. << Dagli una strizzatina. >>
La Rosella arricciò curiosamente la bocca, fissò il dente di ritenzione4 bloccando la leva e si affrettò al telefono. Come fece il numero, si vide laggiù Stephen immediatamente rispondere.
<< Non ti decidi a venire? Io sono pronta da un'ora >> lo assalì a freddo la Rosella. << Venire, cosa? >>, << Ma è venerdì, tesoro, mi avevi promesso no? Avevamo combinato per le cinque no? Avevi detto alle cinque in punto verrò a prenderti. >>
Lui non sorrideva assolutamente più. << No cara c'è uno sbaglio è impossibile oggi ho lavoro fin sopra la testa. >>, << Uffa >> piagnucolò la piccola. << Sempre così, quando io desidero qualcosa tu almeno... Non si fa così, ecco... Guarda: se entrò un'ora non sei qui a prendermi giuro che... >>, << Rosella! >>, << Giuro che non mi vedrai mai più >> e tolse la comunicazione.
L'uomo, nello schermo, ansimava, non era più diritto e giovane, anzi vacillava sotto il mitragliamento progressivo: la segretaria la chiamata da Livorno l'appuntamento col professore Fox il discorsetto al Rotary il regalo per il compleanno della figlia la relazione al congresso di Rotterdam la segretaria il telefono il lancio pubblicitario del Tampomatic la segretaria il telefono il telefono... e non può dire di no non può sottrarsi deve correre galoppare concentrare serrare sotto per arrivare in tempo sennò quella dannata quel fiorellino quella carogna della malora lo pianta garantito.
Il ginocchio dell'ingegnere Tiraboschi batte con ritmo contro il fianco della scrivania la quale rintrona cupamente. << Su, Rosella, ancora una bella strizzatina! >>
Serrando i denti nella intensità della perfidia, Rosella afferò la leva con entrambe le mani e la trasse a sè di tutta forza, come per farla finita.
Era l'accelerazione ultima, il vortice, la cateratta dell'estremo dì. L'ingegnere non era più Stephen, era un burattino folle che si dimenava vociava rantolava balzava di qua e di là con scatti disossati5, una spaventosa scarica di distruzione lo padroneggiava finalmente. Nello sforzo di tirare la leva, Rosella era paonazza.
<< E l'infartuccio, qundo arriva? >> chiese la signora, quasi rimproverando. << Ha una resistenza quello lì. >>
<< Oh arriva arriva! >> gridò la Rossa.
Un ultimo spasimo muscolare della soave Rosella si ripercosse in Stephen con esplosione epilettica. A un certo punto, mentre stava per afferrare ancora una volta la cornetta del telefono, egli schizzò in aria come un saltamartino per almeno un paio di metri e nel volo la testa vibrava e destra e a sinistra come una bandierina di carta agitata dal vento. Piombò sul pavimento di piatto, pancia in giù, secco.
<< Direi un lavoretto a regola d'arte >> approvò la padrona. E come cambiando pensiero, mi fissò negli occhi. << E questo qui? >> disse. << Se si provasse un poco? >>
<< Ma si ma si >> esortava la Rossa.
<< No vi supplico >> dissi. << Io sono qui per lavoro! >>
La terribile mi considerò intensamente. Poi: << Va. Va pure a fare il tuo giretto di ispezione. Al momento opportuno saprò pescarti io... Trottare un poco non ti farà male >>.




1 organismo composto dai rappresentanti dei lavoratori di un'azienda, che ha il compito di far valere gli interessi dei lavoratori nei confronti del datore di lavoro.
2 ripida
3 addetti alle pubbliche relazioni, ai rapporti con la stampa, con gli acquirenti e il pubblico.
4 componente meccanico a forma di dente che serve per bloccare in posizione un ingranaggio
5 movimenti a scatti disarticolati, come se negli arti non ci fossero le ossa.


Edited by yareol - 4/2/2011, 12:03
 
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13 replies since 29/1/2011, 17:29   1479 views
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