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Viaggio agli inferni del secolo., Dino Buzzati, "profeta" contemporaneo.

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yareol
view post Posted on 6/2/2011, 12:32 by: yareol
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Non importa quanto è buio il cammino, guarda solo la Luce di fronte a te.

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Capitolo sesto - L'Entrümpelung



Anche nella metropoli dell'Inferno esistono i giorni di festa, nei quali l'uomo gioisce. Ma come? Uno dei più importanti ricorre alla metà di Maggio e si chiama Entrümpelung, costume forse di origine tedesca, che significa sgombero, repulisti. Ogni casa, il 15 di Maggio, si sbarazza dei vecchiumi, depositandoli o scaraventandoli sui marciapiedi. La popolazione della bolgia si libera delle cose rotte, consunte, diventate inutili, antipatiche, noiose. E' la festa della giovinezza, della rinascita, della speranza, ah!
Dormivo una mattina nel piccolo appartamento assegnatomi dalla signora Belzeboth, la terribile tipa incontrata all primo giorno. Dormivo e mi svegliarono rumori di mobili smossi e trascinati, di passi, di trambusto. Pazientai mezz'ora. Guardai quindi l'orologio, erano le sette meno un quarto. In vestaglia uscii a vedere. Voci, richiami, la sensazione che la grande casa fosse già tutta sveglia.
Salii una rampa di scale, di là proveniva il baccano. Sul ballatoio1 una vecchietta, in vestaglia anche lei, ma linda, ben pettinata, sui settanta.
<< Cosa succede? >>
Lei sorrise:
<< Non sa? Fra tre giorni c'è l'Entrümpelung, la grande festa della primavera. >>
<< E che significa? >>
<< E' la festa della pulizia. Fuori, tutto quello che non ci serve più. Lo scaraventiamo sulla strada. Mobili, libri, carte, cianfrusaglie, cocci, un mucchio così. Poi vengono i furgoni del municipio a portar via. >>
Sempre con quel suo mite sorriso. Era gentile, graziosa perfino, nonostante le rughe. Il sorriso si aprì: << Ha osservato i vecchi? >> chiese.
<< Quali vecchi? >>
<< Tutti. In questi giorni i vecchi sono straordinariamente gentili, pazienti, servizievoli. Lo sa perchè? >>
Io tacqui.
<< Nel giorno della Entrümpelung >> spiegò << le famiglie hanno il diritto, anzi il dovere, di eliminare i pesi inutili. Perciò i vecchi vengono sbattuti fuori con le immondizie e i ferrivecchi. >>
La guardai sbalordito:
<< Mi scusi, signora... lei non ha paura? >>
<< Ragazzaccio! >> esclamò ridendo. << Io dovrei aver paura? Paura di che? Paura di essere sbattuta nell'immondizia? Sa che questa è magnifica! >>
Rideva con giovanile abbandono. Aprì una porta che portava un'etichetta col nome Kalinen.
<< Fedra! >> chiamò. << Gianni! Venite qui, vi prego. >>
Dall'anticamera in penombra sono sbucati lui e lei: Gianni e Fedra.
<< Il signor Buzzati >> presentò. << Mio nipote Gianni Kalinen e sua moglie Fedra. >> Prese fiato. << Ascolta, Gianni, perchè è veramente bellissima. Sai che cosa mi ha chiesto questo signore? >>
Gianni la guardò debolmente.
<< Mia ha chiesto se per l'Entrümpelung io avevo paura! Se avevo paura di essere... di essere... Non trovi che è bellissima? >>
Gianni e Fedra sorridevano. Guardavano la vecchietta con amore. Adesso ridono, enormemente ridono per la folle assurdità di una simile idea. Loro, Gianni e Fedra, sbarazzarsi della cara impagabile zia Tussi!

Ci fu uno strepitoso sommovimento nella notte fra il 14 e il 15 Maggio. Ruggiti di camion, tonfi, sbattimenti, cigolii. Al mattino quando uscii era come se ci fossero state le barricate. Dinanzi a ogni casa, sul marciapiedi, ammucchiata, una congerie di rifiuti di ogni genere, mobili sgangherati, scaldabagni arrugginiti, stufe, attaccapanni, vecchie stampe, pellicce sdrucite, le miserie nostre abbandonate sulla spiaggia dalla risacca dei giorni, la lampada passata di moda, gli antichi sci, il vaso slabbrato, la gabbietta vuota, i libri che nessuno ha letto, la stinta bandiera nazionale, i pitali2, il sacco di patate marce, il sacco di segatura, il sacco di dimenticata poesia!
Mi trovavo dinanzi a una montagnola di armadi, sedie, canterani3 sfondati, pratiche di ufficio nelle loro grosse cartelle, biciclette di antichi tempi, cenci innominabili, putrefazioni, gatti morti, water infranti, indescrivibili residui di lunghe travagliate coabitazioni, masserizie, abiti, intime vergogne giunte all'ultimo stadio dell'usura. Guardai in su, era un falansterio4 immenso e cupo che toglieva la luce, con centomila opache finestre. Poi mi accorsi di un sacco che si muoveva da solo per interni svogliati contorcimenti. E ne veniva una voce: << Oh, oh! >> faceva, sommessa, rauca, rassegnata.
Mi guardai intorno spaventato.
Una donna al mio fianco, con una grande borsa da spesa, rigonfia di ogni ben di Dio, mi notò:
<< Cosa vuole che sia? Uno di quelli. Un vecchio, era ora, no? >>
Un ragazzetto dal ciuffo protervo si è avvicinato al sacco e gli sferra un calcio. Risponde un mugolìo cavernoso.
Da una drogheria esce una padrona sorridente con una secchia colma d'acqua, appressandosi al sacco che lentamente brontola: << E' dall'alba che questo mi rompe l'anima. L'hai goduta la vita, no? Cosa pretendi ancora? E prendi questo! >>
Così dicendo ha rovesciato il secchio d'acqua sull'uomo chiuso nel sacco, il quale è vecchio, stanco, non può fornire un normale quoziente di produttività, non è più capace di correre, di rompere, di odiare. E quindi viene eliminato. Fra poco arriveranno gli incaricati dell'autorità municipale, lo butteranno nella fogna.
Mi sento allora toccare una spalla, è lei, Madame Belzeboth, la regina delle amazzoni, la bella maledetta.
<< Ciao, bel signore. Non vieni su a vedere? >>
Mi ha afferrato un polso e mi trascina. La porta a vetri del mio primo giorno d'Inferno, l'ascensore del primo giorno, l'ufficio-laboratorio del primo giorno. Ancora le ragazzette perfide, ancora gli schermi accesi, nei quali si scorge l'intimità dei milioni di esseri stipati intorno per chilometri e chilometri.
Qui, per esempio, si vede una camera da letto. Sul letto una corpulenta donna di oltre settant'anni, ingessata fino a mezzo busto. Sta parlando con una signora di mezza età, molto elegante.
<< Mi mandi all'ospedale, signora, mi mandi all'ospizio, signora, qui sono di peso, non posso fare più niente, non posso più servire a niente. >>
<< Scherzerai, cara Tata >> risponde la signora. << Oggi viene il dottore e decideranno dove... >>
La diavolessa intanto mi spiega:
<< Ha allattato la mamma, ha fatto da bambinaia alle figlie, sta tirando su i nipotini, cinquant'anni a servire nella stessa casa. Si è rotta una femore. Adesso sta a vedere. >>
La scena sullo schermo: si avvicina un vocìo, irrompono cinque bambini e le due giovani loro madri in gran festa: << E' arrivato il dottore! >> gridano. << E il dottore guarirà la Tata! E' arrivato il dottore! E il dottore guarirà la Tata! >>. Sempre gridando, spalancano la finestra, spingono il letto accanto alla finestra. << Un po' di aria buona per la Tata! >> gridano. << Adesso vè che bel salto fa la Tata! >> In tre donne e cinque bambini danno una tremenda spinta alla vecchia, fuori dal letto, sul davanzale, ancora più in là. << Viva la Tata! >> gridano. Di sotto, l'orribile tonfo.
Mrs. Belzeboth mi trascina immediatamente a un altro schermo: << E' il famoso Walter Schrumpf, acciaierie, della grande dinastìa Schrumpf. L'hanno fatto cavaliere del lavoro, impiegati e maestranze lo festeggiano >>. Nel grande cortile dello stabilimento, in piedi su una rossa pedana, il vecchio Schrumpf sta ringraziando i presenti, lacrime di commozione gli rigano le guance. Mentre parla, due alti funzionari in doppiopetto blu gli si avvicinano alle spalle, si chinano, gli passano un laccio metallico intorno alle caviglie, si rialzano, di colpo con tutte le forze danno lo strappo. << Sappiate che io vi considero tutti come figlioli >> stava dicendo. << Vorrei che voi mi consideraste un vostro pad... >> Stramazza pestando in pieno la faccia sulla pedana, dal cielo cala il gancio di una altissima gru, lo appendono come un maiale per i piedi, inebetito dalla sorpresa e dal terrore lui balbetta parole indistinte. << Hai finito di comandare vecchio schifoso! >> Ora gli sfilano accanto, somministrandogli sberle selvagge. Dopo una ventina di colpi ha già perso gli occhiali, i denti, i sensi. La gru lo solleva e lo porta via.
Un terzo schermo: vedo una casa piccolo borghese, distinguo facce conosciute. Ma si. Ecco la gentile zia Tussi, ecco il nipote Gianni Kalinen con la simpatica moglie Fedra, ci sono anche i due bambini. Lietamente seduti al desco5 familiare, parlano della Entrümpelung, commiserando quei poveri vecchi. Specialmente Gianni e Fedra sono indignati. In quel mentre, il campanello della porta. Sono due erculei inservienti comunali, con berretto e camice bianco. << E' lei la signora Teresa Kalinen detta Tussi? >> chiedono mostrando un documento. << Sono io >> risponde la vecchietta. << Perchè? >>, << Mi spiace, signora, ma lei ci deve seguire. >>, << Seguire? Dove? A quest'ora? E perchè? >> Zia Tussi è pallida come la morte, si guarda intorno smarrita col presentimento orrendo, fissa il nipote invocando, fissa la nipote invocando. Ma i nipoti non fiatano.
<< Poche storie >> fa uno dei due inservienti. << Qui c'è tanto di firma di suo nipote Kalinen, tutto è in perfetta regola. >>
<< Impossibile! >> esclama zia Tussi. << Mio nipote non può aver firmato, non può aver fatto questo... Vero, Gianni? Parla Gianni, spiegagli tu che c'è un errore, un equivoco. >>
Ma Gianni non parla, non spiega, Gianni non fiata e neppure fiata sua moglie, i bambini anzi assistono con aria divertita.
<< Parla, Gianni, ti supplico... dì qualcosa! >> invoca zia Tussi arretrando.
un inserviente si lancia afferrandola a un polso. E' leggera a fragile come una bambina. << Muoviti, strega, è finita la cuccagna! >>
Con rude celerità professionale, come lei si getta a terra, la trascinano urlante fuori dalla stanza, fuori dall'appartamento, giù per le scale, lasciando che sbatta malamente di gradino in gradino, con brutto rumore di ossa. Gianni e Fedra e i due bambini non si sono mossi di un centimetro. Ora lui dà un lungo sospiro: << Meno male, anche questa è fatta >> dice, riprendendo a mangiare. << Buono questo spezzatino >>.




1 lo spazio che separa le porte d'accesso degli appartamenti dalle scale.
2 gli orinatoi.
3 i cassettoni.
4 edificio enorme, sovraffollato. Qui sta ad indicare l'aspetto enorme e caotico dell'immenso cumulo di immondizia raccoltosi sui marciapiedi della città.
5 tavolo del pranzo. Più estesamente, il luogo ove la famiglia si riunisce per mangiare e colloquiare.


Edited by yareol - 6/2/2011, 15:08
 
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