XmX

Viaggio agli inferni del secolo., Dino Buzzati, "profeta" contemporaneo.

« Older   Newer »
  Share  
yareol
view post Posted on 8/2/2011, 21:03 by: yareol
Avatar

Non importa quanto è buio il cammino, guarda solo la Luce di fronte a te.

Group:
Member
Posts:
4,453

Status:


Capitolo sesto - Belva al volante


Forse il direttore ha fatto male a scegliere, per un “reportage” sull'Inferno, un uomo timido, gracile, deteriorato e sprovveduto come me. Al minimo imbarazzo io arrossisco e balbetto, non arrivo agli ottanta centimetri di torace, ho il complesso di inferiorità e il mento sfuggente, se qualche volta me la cavo è soltanto con lo zelo. Meno male che ho comperato un'automobile.
Ma lo zelo conta poco in un posto come l’Inferno. All'apparenza tutto, qui, può sembrare identico alla solita vita. In certi momenti mi par d'essere propriamente a Milano: anche alcune strade identiche, le insegne dei negozi, i manifesti, le facce della gente, il modo di camminare e così via. Eppure, appena si ha un contatto col prossimo, anche una semplice richiesta di informazione, o le due tre parole che si scambiano per comperare un pacchetto di sigarette o prendere un caffè, basta pochissimo e subito si avverte una indifferenza, una lontananza, una freddezza impassibile e grigia. E' come toccare una morbida coperta di piuma e accorgersi che sotto c'è una lastra di ferro o di marmo. E questo lastrone scoraggiante è largo quanto la città, non esiste un solo angolo qui nella metropoli dell'Inferno dove non si vada a battere contro questo duro maledetto. Per questo, ci vorrebbero dei tipi molto più robusti e scafati1 di me. Per fortuna adesso ho una macchina.
Tale è l'identità con Milano di alcune parti dell'Inferno che talora sorge un dubbio: che cioè una differenza non esista, e in realtà siano la medesima cosa, e anche a Milano – dico Milano per dire la città nostra, di ciascuno di noi, la città della solita vita – anche a Milano basterebbe premere un poco la coperta, il velo, grattare la morbida vernice per scoprire il duro, il lastrone di indifferenza e di ghiaccio.

Ho comperato un'automobile, per fortuna, e la situazione è migliorata. Vuol dire moltissimo, qui all'Inferno, l'automobile.
Quando sono andato a ritirarla, un fatto curioso: le macchine pronte per la consegna sono allineate, lunghissime file, in uno sterminato salone. Bene, sapete chi stava armeggiando fra quelle vetture, con indosso una sgargiante tuta azzurra? Rosella, la valletta di Madame Belzeboth, la graziosa diavolina. Al primo sguardo ci siamo riconosciuti: << Cosa sta facendo lei qui conciata in questo modo? >>.
<< Io? Io lavoro. >>
<< Ha lasciato la Signora? >>
<< Nemmeno per idea. Qui e lì contemporaneamente. In fondo è sempre la stessa ditta. >> Fece un risolino. Teneva in mano un coso simile a una grossa siringa.
<< E che lavoro fa? >>
<< Finissaggio2 carrozzerie >> rispose. << Abbastanza interessante. Auguri, ciao. >> Accennò ad andarsene, poi si voltò gridando: << Ho visto la sua. Gran modello. Complimenti. Le abbiamo fatto una ripassatina speciale >>.
In quel mentre il capo-sala mi chiamò per consegnarmi la macchina. Era nera, aveva dentro quell'odore squisito di vernice nuova, quella specie di giovinezza. Ma che cosa diavolo poteva combinare la Rosella nella grande fabbrica d’automobili? Si trovava là per caso, quando io ero arrivato? E che cosa intendeva dire con "ripassatina speciale"? Certo, appena sedetti al volante, mi sentii rinfrancato.
Ma il vero cambiamento cominciò dopo un paio d'ore. Non so, avevo la sensazione che dal cerchio del volante si sprigionasse un fluido, un'energia prepotente che mi saliva su per le braccia, e si propagava dovunque.
La "Bull 370" è sicuramente una bella automobile. Non borghese, non seduta, nemmeno da playboy, però. Biposto, ma non sportiva. Con una grinta massiccia e proterva. Da quando la guido, sono un altro.
A bordo della "Bull 370" sono più giovane e più forte, sono diventato anche più bello, io che ho sempre patito tanto per la mia faccia. Ho messo su una espressione disinvolta, vigorosa e parecchio moderna, le donne dovrebbero guardarmi con piacere e desiderarmi. Se io rallento e mi fermo, le belle ragazze si butteranno all'arrembaggio, che fatica difendersi dalle loro piogge di baci.
Sono migliorato di prospetto, migliorato ancora più di tre quarti, massimamente però di profilo. E' un profilo da proconsole romano del primo impero, insieme virile e aristocratico, è un profilo da campione di boxe. Il mio naso era diritto, floscio e insignificante, adesso è piuttosto aquilino e nello stesso tempo rincagnato, il che è molto difficile da ottenere. Non so se si possa parlare di bellezza nel senso classico, eppure adesso mi piaccio enormemente quando mi esamino nello specchietto retrovisore.
Meravigliosa soprattutto la sicurezza in me, quando cammino a bordo della "Bull". Fino a ieri io non avevo la minima importanza, ora sono diventato molto importante, penso di essere l’uomo più importante, anzi più importantissimo dell'intera città-metropoli, non c’è superlativo che basti.
La sicurezza in me, il benessere fisico, una carica di selvaggia energia, la tracotanza atletica: ho dei muscoli pettorali che sembrano la porta del Duomo, ho voglia di far sentire chi sono, ho voglia di attaccar lite, io, pensate, che alla sola idea di una discussione in pubblico mi sentivo svenire. Io innesto la prima marcia e la seconda, io vado su di giri, il tubo di scappamento vibra e si arroventa, i miei ottanta cavalli trottano galoppano per le vie, i loro zoccoli fanno dei tonfi maledetti di estrema potenza, ottanta novanta centoventi seicentomila cavalli purosangue. C'era uno, poco fa, che veniva da destra. Io ho frenato. Ma quello ha visto la mia faccia, ha frenato anche lui, mi ha fatto cenno di passare. Allora io sono andato in bestia, mascalzone, tànghero3 gridavo; tocca passare a te, che cosa sono questi giochetti? E ho fatto per discendere. Buon per lui che se l'è filata.
E quell'autista di camion? A un semaforo dovevo voltare a sinistra, mi ero fermato in mezzo all'incrocio, impedivo il passo all’autocarro. L'uomo si è affacciato al finestrino, era un bestione spaventoso, e con un braccio da gorilla ha cominciato a pestare sul suo portello, come impazzito, urlando: << E muoviti, lumacone! >>. Siccome l'ha detto in dialetto, la gente si è messa a ridere. A questo punto sono sceso, mi sono fatto sotto il camion, ho sentito che intorno si faceva silenzio (in quel momento che faccia avevo?): << Tu >> ho chiesto lentamente al gorilla << hai qualche cosa da dire? C'è qualcosa che non ti sfagiola?4 >>. << Io no, scusi sa. Avevo detto così per scherzare. >>

Ho sentito dire che qui all'Inferno mettono sui volanti delle auto una speciale vernice che è una droga simile a quella famosa che scatenava i torbidi istinti del dottor Jekyll. Forse è per questo che tante persone miti e remissive si trasformano in manigoldi brutali e bestemmiatori appena sono alla guida di un'auto. Per questo ogni ricordo di cortesia svanisce, ci si sente lupi tra i lupi, ridicole questioni dì precedenza impegnano a fondo il sacro onore, l’impazienza, l’inciviltà, la intolleranza imperano. La mia macchina per di più deve avere ricevuto cure particolari. La graziosa Rosella, con la sua "ripassatina speciale" ha probabilmente esagerato nella dose.
Perciò, quando guido la "Bull 370" mi sento con soddisfazione una belva, un Nembo Kid5: una pienezza animalesca di vita, una smania di sfrenatezze, la voglia di impormi, farmi temere e rispettare, il gusto dell'offesa, dell’epiteto volgare e come tale umiliante, proprio le cose che una volta odiavo di più.
Ancora: questa ferocia interna si deve riflettere sul mio volto, sull'espressione, sul moto delle membra. Io mi illudo di essere più bello di prima. Eppure quando la mia ira automobilistica esplode, leggo negli occhi degli astanti la repulsione e l'orrore, come accadeva a Mr. Hyde. E' il Demonio che in me trionfa?
Poi, alla sera, quando nella solitudine immensa della mia casa ritorno col pensiero sulla trascorsa giornata, io mi spavento. Dunque l'Inferno è penetrato in me, nel sangue, io godo del male e della mortificazione altrui, io godo nel sopraffare il prossimo, io spesso vorrei frustare, battere6, dilaniare, uccidere. Certi giorni con la mia potente macchina giro per la città ore e ore senza mete con l'unica speranza di un incidente che mi consenta di attaccar briga e sfogare la carica di odio e di violenza.
E non si è accorto quell'idiota che io stavo arrivando? Non aveva lo specchietto? Perché non ha acceso i lampeggiatori? Uscendo bruscamente dal posteggio, una media cilindrata mi ha tagliato la strada, io sono andato a sbatterle contro, addio splendida fanaleria di destra.
<< Imbecille! >> urlo balzando a terra. << Guarda che disastro hai combinato. Ma si può essere più somari di così? >>
E' un signore sui quarantacinque anni, con una giovane bionda e carina.
Sorride, si sporge dal finestrino:
<< Sa, signore, che cosa le dico? >>
<< Cosa? >>
<< Che lei ha perfettamente ragione. >>
<< Ah, lei fa lo spiritoso adesso? >>
Anche lui scende. Mi accorgo con abbietta gioia che il mio aspetto gli fa venire i brividi.
<< Mi dispiace veramente >> dice porgendo il biglietto da visita. << Per fortuna sono assicurato. >>
<< Lei crede di cavarsela così? Lei crede di cavarsela così? Lei crede di cavarsela così? >> Con l'indice e il medio riuniti gli do dei secchi e malvagi colpetti sul naso.
<< Tonino, vieni via! >> grida la ragazza dall'auto.
Al quinto colpetto l’uomo reagisce spingendomi indietro, ma quasi con garbo.
<< Bravo! >> inveisco. << Anche la violenza adesso, anche i pugni? >>
Lo afferro per un braccio, glielo torco crudelmente dietro la schiena, lo costringo a chinarsi.
<< Vigliacco >> fa lui. << Aiuto! Aiuto! >>
<< Tu adesso, mascalzone, bacerai il gibollo che hai fatto alla mia macchina, lo leccherai con la tua lingua come i cani. Così impari come si fa a stare al mondo. >>
La gente intorno attonita sta. Che cosa mi sta accadendo? Perché odio tanto quest'uomo? Perché vorrei vederlo distrutto? Perché questa voluttà6 di sopraffazione e di ingiustizia? Chi mi ha stregato? Io sono la cattiveria, la vigliaccheria, la foresta. Sono schifosamente felice.




1 scaltro, smaliziato, disinvolto.
2 rifinitura.
3 persona maleducata e dai modi rozzi.
4 termine familiare, sta per "cosa non ti va a genio?"
5 Nembo Kid era il nome italianizzato di Superman, all'epoca in cui questo fumetto uscì per la prima volta in Italia.
6 picchiare, menare.
7 intenso piacere e soddisfazione.


Edited by yareol - 10/2/2011, 21:04
 
Web Contacts  Top
13 replies since 29/1/2011, 17:29   1479 views
  Share