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Il Testo di Paraibo, popoli mediterranei nelle Americhe prima di Colombo

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view post Posted on 25/12/2006, 10:39
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CITAZIONE
Il ritrovamento del primo documento della storia fenicia ha qualcosa di avventuroso e comincia
nel 1872.

Sembra che l'America sia stata scoperta 1000 anni prima dei Vichinghi, 2000
anni prima di Cristoforo Colombo.

Della stessa scrittura fenicia, nulla sapevamo fino a un secolo fa.

« Noi siamo figli di Canaan, veniamo da Sidone, la città del
re. Il commercio ci ha gettati su questo lido remoto, in una terra di montagne.
Abbiamo sacrificato un giovane agli dei e alle dee, nel diciannovesimo anno
di Hiram, nostro potente sovrano. Partiti da Ezion-geber nel Mar Rosso, abbiamo
viaggiato con dieci navi. Siamo rimasti assieme per due anni attorno alla
terra di Cam (Africa), ma la tempesta ci ha separato dai nostri compagni.
Così siamo arrivati qui, dodici uomini e tre donne, su una spiaggia
che io, capitano, governo. Che gli dei e le dee possano benevolmente soccorrerci
».
Queste parole sono raccolte su di una tavola di pietra: duecento e quarantasei caratteri
fenici, oggi facilmente comprensibili e traducibili. Ma ciò che dà
importanza a questo documento, e che ha fatto discutere gli esperti di tutto
il mondo, è una circostanza eccezionale: l'incisione è stata
ritrovata in Brasile!

Si può quindi dedurre che i Fenici giunsero per primi in America, prima
ancora non solo di Colombo, ma anche dei Vichinghi?

La deduzione è però contrastata da molti autorevoli studiosi,
che negano con argomenti degni del massimo interesse e rispetto l'autenticità
del documento fenicio, ritenendolo un'abilissima prova di falsificazione,
dovuta ad un esperto di cose fenicie. Ma vi sono pure autorevoli studiosi
che ritengono autentica e veritiera l'incisione.

Cercheremo ora rapidamente di far comprendere ai nostri lettori i termini
della questione, che sfumano spesso in caratteri degni d'un racconto giallo:
non si tratta infatti d'una questione erudita, ma di una discussione di grande
importanza per giungere diritto allo scopo di questo nostro capitolo: illustrare
le caratteristiche della vita e della civiltà dei Fenici. L'iscrizione
fenicia ha avuto certamente il merito di far riaccendere l'interesse non soltanto
degli specialisti e degli studiosi, ma un po' di tutti, su di un popolo e
su di una civiltà che per lungo tempo esercitarono il predominio indiscusso
sui mari.

IL "TESTO DI PARAIBO"
Dicevamo che la storia dell'iscrizione fenicia è essa stessa avventurosa: comincia
nel 1872 ed il primo protagonista è uno schiavo d'una piantagione del
Nord Est del Brasile; è lui a trovare questa pietra che porta strani
segni sulla sua superficie levigata con cura. Incuriosito la porta al figlio
del padrone, che con sensibilità certo rara, provvede a trascrivere
con grande scrupolo quei segni misteriosi e poi spedisce la copia della trascrizione
al Museo Nazionale di Rio de Janeiro. A questo punto inizia la seconda fase
della storia di quello che intanto ha già un nome preciso, che gli
viene dal luogo in cui è stato ritrovato: « testo di Paraibo
». Il direttore del Museo, benché non sia uno specialista, intuisce
l'importanza del documento e rende pubblica la scoperta invitando gli studiosi
a pronunciarsi. Intanto cerca di recuperare la pietra incisa, ma è
scomparsa!

Gli studiosi sono profondamente divisi nel giudizio sul « testo di Paraibo
»: autentica o falsa, le posizioni sono opposte e inconciliabili. E
la questione finisce nell'oblio. Improvvisamente un colpo di fortuna: un professore
americano acquista un fascio di vecchie carte presso un rigattiere; tra tante
altre cianfrusaglie c'è un quaderno che contiene una lettera spedita
dal direttore del Museo di Rio ad uno studioso americano: la lettera contiene
il « testo di Paraibo »! E così il testo arriva al noto
esperto di cose fenicie Cyrus H. Gordon, che lo studia con estrema attenzione,
concludendo con l'affermazione della sua veridicità e autenticità.

Il Gordon basa la sua tesi non soltanto sull'esame linguistico del testo,
ma anche sulla piena concordanza che c'è tra i fatti narrati nell'iscrizione
e quelli tramandati a noi dagli storici antichi. Erodoto, infatti, racconta
che durante il regno del faraone Necho (intorno al 500 avanti Cristo), fu
allestita una flotta di navi fenicie, che salpò dal porto di Ezion-geber,
sul Mar Rosso, e compì il periplo dell'Africa; le navi fecero ritorno
soltanto tre anni dopo attraverso il Mediterraneo: i marinai, suscitando incredulità,
affermarono d'aver navigato per lungo tempo con il sole a destra.

Possibile supporre che nel corso della navigazione,
le navi fenicie trasportate verso occidente o da una tempesta o dalle correnti
e dai venti, finirono per toccare la punta del Nord-Est del Brasile, che è
pure la zona dell'America del Sud più vicina all'Africa!

Ma la tesi di Gordon è respinta da un altro autorevole studioso di
cose fenicie, Sabatino Moscati, che in un'intervista ha dichiarato di non
credere che l'iscrizione sia autentica: « E' troppo bella e interessante
per esserlo ». Ma il parere negativo di Moscati si basa su di un'attenta
discussione del testo linguistico dell'iscrizione, troppo bene elaborata per
essere stata composta da un marinaio (ma siamo poi sicuri che era un semplice
marinaio?). Ma il dubbio resta: è tutto vero o è soltanto l'invenzione
d'un bizzarro e geniale cultore di testi orientali?

articolo da www.cronologia.leonardo.it

Questo potrebbe ricondurre al "possibile" faccende scottanti come la carta di Piri Reis, o l'attesa da parte degli indios americani di un ritorno dei divini uomini da est, dall'Atlantico, che poi li condannò a Cortes o anche altri ritrovamenti americani in cui la scrittura ricorda il fenicio o l'egizio?
 
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Giovanni C2
view post Posted on 26/12/2006, 16:06




Questione dibattuta e incerta.
Una serie di ritrovamenti ha fatto sospettare che l'America sia stata visitata, prima di Cristoforo Colombo (1451 - 1506), da diversi popoli, tra cui i Fenici.
Originari del Libano, abilissimi marinai e mercanti nonchè esperti costruttori di navi, i Fenici fondarono basi commerciali e colonie in Nordafrica, in Sardegna, in Sicilia, a Malta, a Cipro e nella Spagna meridionale.
Gli studiosi americani Cyrus H.Gordon (1908 - 2001), Barry Fell (1917 - 1994), Ladislaus Netto (1838 - 1894) mostrano favore per la teoria dei Fenici e di altre civiltà antiche nel Nuovo Mondo.
Barry Fell, dell'Università di Harvard, studiò una strana pietra scoperta a Bourne, nel Massachusetts, giungendo alla conclusione che il reperto era fenicio.
Samuel Elliot Morison, pure lui dell'Università di Harvard, Robert Lopez, dell'Università di Yale, e Frank Cross, professore di lingua semitica dell'Università di Harvard, ritengono al contrario prive di fondamento tali teorie.
Non è tuttavia improponibile l'idea che possano essere avvenuti dei contatti con le Americhe in periodi storici molto remoti.
Come ho già accenato, esistono oggetti (tra cui ceramiche e iscrizioni) che fanno pensare all'arrivo di naviganti e immigrati in epoca precolombiana.
Ha destato notevole interesse, in tal senso, un incensiere rinvenuto a Iximchè, in Guatemala, e che oggi si trova a Parigi.
Lo storico R.A. Jairazboy e altri suoi colleghi sono convinti che l'influenza culturale di immigrati egiziani, africani, cinesi ed ebrei sia stata di grande importanza per la crescita della civiltà olmeca in Messico.
Il professor Alexander von Wuthenau, della University of the Americas in Messico, per molti anni ha raccolto antiche sculture di pietra che rappresenterebbero, a suo dire, africani, ebrei barbuti e altre etnie non amerindiane.
Nel Kentucky (Stati Uniti) furono scoperte monete ebraiche risalenti all'epoca della ribelllione di Bar-Kochba (il "Figlio della Stella") contro i Romani (132-135 d.C.).
In questo controverso settore, non mancano di sicuro le accuse di falsi, burle, scherzi e via dicendo.
L'epigrafe di di Bat Creek (Tennessee, Usa) è fonte di discussioni e dibattiti.
Si è ipotizzato che gli Ebrei, nel II secolo a.C., si fossero rifugiati nell'America del Nord per sfuggire ai Romani; lo proverebbero le sopracitate monete di Bar-Kochba.
Purtroppo gli esperti dicono che le monete sono false.

Bar Kochba:
http://it.wikipedia.org/wiki/Bar_Kochba
http://it.wikipedia.org/wiki/Simon_Bar_Kok...Kokhba_Coin.jpg
www.econ.ohio-state.edu/jhm/arch/barkokhb.htm
http://ancientamerica.com/category/bar-kochba/

Iscrizione di Bat Creek:
http://en.wikipedia.org/wiki/Bat_Creek_inscription
www.econ.ohio-state.edu/jhm/arch/batcrk.html
www.econ.ohio-state.edu/jhm/arch/AmerAntiq.pdf
www.ramtops.co.uk/bat1.html
www.ramtops.co.uk/bat2.html
www.telliquah.com/Batcreek.htm
www.science-frontiers.com/sf063/sf063a02.htm
www.ancient-hebrew.org/ancientman/1055.html
www.preteristarchive.com/Ancient_Re...reek-stone.html
www.bookofmormonpromisedland.com/Ba...Inscription.htm

La pietra di Bourne:
http://en.wikipedia.org/wiki/Bourne_stone
www.bournehistoricalsociety.org/his...r/bourne-stone/
www.capecodtimes.com/article/20101020/News/10200327
http://ancientamerica.com/bourne-stone-giv...antic-crossing/

Alexander von Wuthenau:
http://pueblosoriginarios.com/biografias/wuthenau.html

Edited by Italico 80 - 14/1/2017, 10:41
 
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RAGNOUOMO
view post Posted on 26/12/2006, 22:42




Bororo:
CITAZIONE
Potrebbe ricondurre al "possibile" faccende scottanti come la carta di Piri Reis, o l'attesa da parte degli indios americani di un ritorno dei divini uomini da est, dall'Atlantico, che poi li condannò a Cortes o anche altri ritrovamenti americani in cui la scrittura ricorda il fenicio o l'egizio?

CITAZIONE
Il progresso dei Fenicj, e dei Cartaginesi, nella cognizione del globo, non si dee ripetere totalmente dal desiderio d'ampliare la loro mercattura da uno ad altro paese.
Il commercio era continuato per li suoi buoni effetti fra questi due popoli; ma risvegliò anche la curiosità, accrebbe le idee, e la brama degli uomini, e gli eccitò a coraggiosae imprese.
S'incominciarono dei viaggi, l'unico oggetto dei quali era il ritrovare nuove contrade; e l'esaminare incogniti mari; e tali nel secolo felice della Repubblica Cartaginese furono le famose navigazioni d'Annone e d'Imilco.
Tutte e due le loro flotte si allestivano per autorità del Senato, e a pubbliche spese.
Annone era destinato ad andare verso il mezzogiorno lungo la costa dell'Affrica, e pare, ch'egli si avanzasse più vicino di qualunque piloto anteriore alla linea equinoziale.
Imilco doveva procedere verso il settentrione, e riconoscere le coste occidentali del continente Europeo.
Fu della stessa natura la navigazione straordinaria dei Fenici intorno all'Affrica.
Una flotta Fenicia, così vien detto, allestita da Noco Re d'Egitto fece la sua partenza, secentoquattro anni in circa avanti l'Era Cristiana, da un porto del Mar Rosso, raddoppiò il promontorio meridionale dell'Affrica, e dopo un viaggio di anni tre ritornò per gli stretti di Cadice alla foce del Nilo.
Vien riferito che Eudosso Cizicense tenesse il medesimo corso, ed eseguisse la medesima ardua impresa [...]
Ma per fatalità tutti gli originali, e autenticati ragguaglj dei viaggi dei Fenici, e dei Cartaginesi, o intrapresi per comando pubblico, o continuati per privato interesse, sono periti.
Le notizie, che ne abbiamo dai Greci, e Romani scrittori, [...] sono [...] oscure [...]
Qualunque informazione, che i Fenicj, o i Cartaginesi avessero acquistata dalle terre rimote; era tenuta nascosta al resto del genere umano per gelosia di guadagno.
La minima cosa relativa al corso della loro navigazione, non solo era un mistero di traffico, ma un segreto di Stato.
Si rammentano dei fatti straordinarj, rispetto alla loro sollecitudine per non lasciar traspirare agli altri popoli quel ch'essi temevano, che non si palesasse.
E questo è il perchè moltissime delle loro scoperte appena si seppero fuori del recinto dei loro Stati [...]
Siccome nè il progresso delle scoperte dei Fenicj, e dei Cartaginesi, nè l'estensione della loro navigazione si parteciparono al resto del genere umano; ne segue che tutte le memorie dei loro straordinarj talenti negli affari navali, perirono la maggior parte, quando la forza marittima dei primi fu annichilita dalla conquista, che Alessandro fece di Tiro; e l'imperio degli ultimi fu rovesciato dalle armi Romane

http://books.google.it/books?id=V6SxUqkp9RcC&dq=

CITAZIONE
Similmente dall'oriente della Spagna, o dall'Affrica s'è creduto, che nell'America da furioso vento trasportata fosse alcuna nave o di Fenici, o di Cartaginesi, popoli, come si sa, tra tutti i più sperti della navigazione.
Pausania (3) scrive essergli stato riferito da Eufemo, che da una tempesta era stato spinto all'estremità dell'oceano, dove si trovano isole abitate da' Selvaggi: il P. Lafiteau (4) stima, che la fattane descrizione convenga ai Caraibi padroni già delle Antille; l'Uezio (5), che dapertutto vuol ritrovare il suo Mosè, ravvisa ne' Caraibi, e ancor ne' Messicani, e ne' Peruviani, e ne' Guatimalesi, e in altri popoli dell'America la benchè guasta e all'idolatria convertita legge Mosaica; ond'egli vuole fatte colà più trasmigrazioni e di Fenici, e d'altri di varie nazioni.
Non è stato però egli il solo, che ad alcuni de' nominati popoli abbia data l'origine dagli Ebrei per la rassomiglianza di certi riti e costumi; altri autori son riportati da Fabricio (6); e si sa (7) che da altri si è fatta colà passare parte delle dieci tribù nella cattività di Salmanasar.
Altri (8) credono il primo passaggio dei Fenici per forza di tempesta alla più vicina isola di Madera, o alle Azore, e poi di là per arte alle Antille, e da queste al Continente dell'America [...]
Abbiamo alcuni simili trasportamenti di vento verso l'Indie occidentali nelle storie del Gomarra, del P. Acosta, e di Garcilaso de la Vega (2), laddove il viaggio descrivono del famoso Colombo.
Diodoro Siculo (3) d'una nave di Cartaginesi ha lasciato scritto, che sospinta fu in lontanissime terre, che approdò ad un'isola disabitata, ma fertilissima e bagnata da grandissimi fiumi navigabili, e posta in faccia all'Affrica, le quali coste sembrano all'America convenire: aggiunge poi, che il senato Cartaginese per politiche ragioni impedì che la notizia di quel nuovo mondo si divolgasse nel vecchio.

http://books.google.it/books?id=tUi0PC1SwBQC&dq=

Articolo interessante: www.mexicoart.it/Ita/azttest.htm

Sul tema, invece, dei possibili contatti fra Europa e America prima di Colombo e dei Conquistadores spagnoli, molti si pongono una bella domanda: i Vichinghi,dopo essere arrivati fino a Terranova e dintorni, cioè in Nord America, hanno mai avuto l'idea per caso di spingersi più a meridione? Sbarcarono anche in Sud America?.

http://it.wikipedia.org/wiki/Colonizzazion...ell'America

http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Anse_aux_Meadows

L'ipotesi non è poi così fantasiosa, considerando il carattere e la tempra di quel popolo, nonchè la loro abilità di navigatori.

Nel 1955 due archeologi dilettanti scoprirono una moneta APPARENTEMENTE vichinga in un sito indiano del Maine. Periziata nel 1982, la moneta rivelò effettivamente la sua origine scandinava: battuta in Norvegia sotto il regno di Olaf Kyrre (1066-1093). Purtroppo non fu individuato alcun sito archeologico di origine normanna, e una singola monetina non può dimostrare molto, infatti ci sono i soliti cialtroni e burloni che organizzano dei finti ritrovamenti, per non parlare dei reperti archeologici smarriti in modo accidentale.

Nel 1930 fu scoperta a Beardmore, nell'Ontario, un'autentica spada dei Vichinghi. Vera, verissima. Disgraziatamente, si scoprì poi che era giunta da quelle parti solo dieci anni prima.

Arriviamo così alla discussa "pietra runica di Kensington", nel Minnesota, ritenuta dagli esperti un falso clamoroso. Nonostante tutto, alcuni pensano che i navigatori scandinavi riuscirono a sbarcare in certe zone dell' America centromeridionale. La storia di questa divinita' "bianca e barbuta" (Quetzalcoatl) deriverebbe proprio da un'evento del genere, secondo loro.

www.latinoamerica-online.info/cult04/arti10.04.html

http://cronologia.leonardo.it/mondo19p.htm

CITAZIONE
Antiche saghe precolombiane - quella azteca di Quetzalcoatl - parlavano di uomini bianchi,biondi,con occhi azzurri,che da mari molto lontani,su barche come serpenti o draghi ( e le navi vichinghe sulla prua avevano teste di serpenti e draghi) approdarono alcuni secoli prima nella loro terra.

www.signainferre.it/modules.php?nam...e=print&sid=923

www.croponline.org/culticargo.htm

CITAZIONE
Ma di questo argomento,dell'ipotetica mescolanza di alieni alti,fulvi,barbuti e dalla pelle bianca che si mescolano con i precolombiani in alcune zone del Sud America,lasciatemi essere un po' scettico.Partiamo dal fatto che Colombo non sia stato il primo europeo a mettere piede nelle Americhe.

Questa tesi è supportata anche dal ritrovamento recente (dicembre 2002) di un cranio preistorico europeo datato 13.000 anni fa,tipicamente dolicocefalico (stretto e allungato) [*] e,per questo,appartenente prettamente all'etnia caucasica,in contrapposizione con il cranio corto e arrotondato dei nativi americani.Ho sempre pensato che i Vichinghi di Erik il Rosso vennero a stretto contatto non solo con le civiltà stanziate nell'America settentrionale (Vinland per l'appunto) ma anche con le civiltà indigene meridionali.

Per questo,tendo ad escludere un intervento alieno almeno in questo campo,dando solo agli esseri umani la "colpa" di questa mescolanza di geni.E poi,è ben noto,grazie alle esperienze di Thor Heyerdahl o di Phil Buck,tanto per citarne due,che imbarcazioni ben più antiche delle caravelle spagnole,appartenenti ad una civiltà o all'altra,hanno solcato l'abisso dell'Atlantico,sorprendendoci tutti alquanto.

Ma non solo i Vichinghi,persino i Fenici cananei,famosi civilizzatori "in patria" dell'area mediterranea,avrebbero potuto entrare a contatto con gli indios,impersonando Kon Teqse Wiraqucha Pacha-yachaciq (permettimi il nome completo) e il suo stuolo di sacerdoti bianchi e dai capelli rossi.

[*]Si tratta del cosidetto Kennewick man, http://it.wikipedia.org/wiki/Uomo_di_Kennewick.

CITAZIONE
molti visitatori,tra cui anche i Fenici

La presunta iscrizione di Dighton Rock, nel Massachusetts
CITAZIONE
Cambridge vanta la più antica Università degli Stati Uniti d'America,mentre fu istituita nel 1636 sotto il nome di Harvard-College,dal qual tempo in avanti più di 3000 persone vi hanno ricevuto la Laurea. La fabbrica costruita di mattoni è molto vasta,e vi abitano 150 Studenti,che si mantengono del proprio [...] La Biblioteca è fornita di circa dieci mille volumi,fra i quali vi sono gli autori classici antichi,e i più rinomati fra i moderni filosofi,oltre una sufficiente raccolta di libri curiosi,e di lusso. Nel gabinetto di Fisica sonovi varie buone macchine,ed una picciola ora nascente collezione d'animali,e d'altre naturali produzioni dell'America settentrionale,come puri varj ornamenti,ed utensiglj dei Selvaggi. Evvi ancora la copia di una supposta iscrizione Fenicia scoperta a Dighton sul fiume Tanton in questo Stato della quale si parlerà più sotto.

http://books.google.it/books?id=SzQTAAAAYAAJ&vq=, Viaggio negli Stati Uniti dell'America settentrionale, fatto negli anni 1785,1786 e 1787, da Luigi Castiglioni, 1790, Luigi Castiglioni.

CITAZIONE
Gli antiquari anglo-americani fecero conoscere un'iscrizione supposta fenicia,scolpita sulle rocce di Dighon nella baia di Narangaset,presso le rive del fiume Taunton,dodici leghe a sud di Boston.

http://books.google.it/books?id=j1I-AAAAYAAJ&q=, Storia universale, vol.7, 1883, Cesare Cantù.

CITAZIONE
L'iscrizione più degna di rimarco è quella che porta una roccia detta Dighton Rock sulla riva orientale del Tauton River.Il dottor Wilson ci dà una dilettevole storia di questo monumento e delle diverse conclusioni che se ne dedussero.Nel 1783 il reverendo Ezza Stiles,dottore in teologia e presidente del Yale College,predicando davanti al governatore del Connecticut,citava questa roccia sulla quale egli vedeva i caratteri fenici,come sicura prova che gli indigeni discendevano da Canaan e per conseguenza erano maledetti.Court de Gebelin vi vedeva invece una iscrizione cartaginese;poca differenza invero!Nell'ottavo volume dell'Archeologia,il colonnello Valeney tentava invece di provare che la iscrizione era propria della Siberia,mentre altri antiquari danesi la volevano scritta in caratteri runici [*] e pretendevano leggervi il nome di Thorfinn "con una lista men chiara ma tuttavia esatta dei nomi di coloro che,secondo le tradizioni di una Saga,accompagnavano Karlsefue nel 1007 nella sua spedizione nel Vinland".Infine,il signor Scooleraft ne sottopose una copia all'esame di Ching Wacuk,capo indiano molto indigente,che la spiegò come una commemorazione della vittoria di una tribù indigena contro una tribù rivale,senza per altro esprimere la sua opinione sulla sua antichità.

http://books.google.it/books?it=65ZLAAAAIAAJ&dq=, Storia critica della superstizione, 1869, G. Brigola.

[*] Vichinghi.

CITAZIONE
Il monumento geroglifico,appellato Writing-Rock o Dighton-Rock,è un masso di gneiss ossia granito secondario,situato a levante della foce della riviera Taunton,nello stato del Massachusetts.La sua larghezza,alla superficie del suolo,è di 10 a 12 piedi circa,nell'ora della bassa marea;ma quando questa è alta,la sua cima trovasi coperta da 2 o 3 piedi d'acqua.La superficie ne è pulita;i caratteri non sono che tratti o segni,e pajono per la più parte scolpiti con uno stromento della forma d'un segmento di cilindro.Il disegno di questo monumento era stato mandato al signor Sewal,professore delle lingue orientali a Cambridge nel Massachusettes a Gebelin;quest'ultimo credette di ravvisarvi i caratteri fenici.I sig. Yates e Moulton,che l'esaminarono nel 1826,pensano che l'iscrizione sia d'origine fenicia;e' dimostrano pure la mirabile somiglianza che offrono certi tratti con le lettere e le ciffre P,W,X,A,M,O,7,9.Al basso dell'iscrizione è un uccello,antico simbolo della navigazione,che ha la testa rivolta in alto.Secondo il signor Mathieu,queste sculture debbono essere state fatte dagli Atlantidi;verso l'anno del mondo 1902!Il signor Kendall cita parecchie altre rocce egualmente coperte di caratteri,fra gli altri luoghi a Newport,nel Rhode-Island,a Scaticook sull'Husatonic,nel Connecticut,sull'Alatamaha,nella Georgia ecc.

http://books.google.it/books?id=NLlRAAAAcAAJ&dq=, Compendio di geografia, Antonio Balbi, 1834.

CITAZIONE
Egli scrive che l'iscrizione runica,che gli antiquari danesi affermano di riconoscere nel Dighton Rock,per l'etnologo americano non è che la primitiva scrittura formativa (picture-writing) de' selvaggi [*].

http://books.google.it/books?id=uPxaI0Ofts8C&dq=, La questione dei cosidetti "precursori" di Colombo in America, 1891, Vincenzo Grossi.

[*] Petroglifi americani, http://it.wikipedia.org/wiki/Incisioni_rupestri .

http://en.wikipedia.org/wiki/File:Dighton_..._photograph.jpg
http://en.wikipedia.org/wiki/Dighton_Rock
www.google.it/search?hl=it&site=img...ighton+rock&oq=
www.dightonrock.com/dightonrockitsmusuemanditspark.htm
www.atlasobscura.com/places/dighton-rock
www.google.it/search?q=dighton+rock...bks&tbo=1&hl=it
www.google.it/search?um=1&hl=it&tbo...+petroglyph&sa=
www.masshist.org/objects/2011march.php
www.dightonrock.com/articles_dighton_rock.htm
http://wikimapia.org/4184407/Dighton-Rock
www.jstor.org/stable/659575
http://mapcarta.com/22215334
www.panoramio.com/photo/38002085
www.dightonrock.com/dighton_rock_and_teh_greeks.htm

Per quanto riguarda il testo di Paraibo, c'è da osservare che non possediamo alcun reperto, ma soltanto una copia della congetturata iscrizione.

www.badarchaeology.com/?attachment_id=1370

www.askwhy.co.uk/analogiesandconjectures/paraibo2.jpg

http://menadoc.bibliothek.uni-halle.de/dmg.../pageview/24502

"Tuttavia", scrive il sito Badarcheology.com, "senza alcuna traccia della pietra, del suo scopritore o del luogo della scoperta, è difficile accettare questo come qualcosa di diverso da una bufala".

www.badarchaeology.com/?page_id=421

www.storiologia.it/umanita/orien/cap09a.htm

http://it.wikipedia.org/wiki/Paraiba

www.askwhy.co.uk/analogiesandconjectures/Americaphoen01.php

CITAZIONE
Del testo di Paraiba ne parla ufficialmente per la prima volta un certo professor Jules Piccus dell'Università del Massachusetts quando nel 1966 acquista vecchi quaderni a un mercatino di cose usate.Tra questi c'era la corrispondenza (del 1872) tra l'allora direttore ad interim del Museo Nazionale del Brasile,Ladislau Netto,e Wilberforce Eames,bibliotecario della New York public library.

Nelle lettere scritte c'era allegata anche una riproduzione di quanto inciso in caratteri fenici sulla tavoletta trovata.Questa la traduzione:

"Noi siamo figli di Canaan,veniamo da Sidone,la città regina dei commerci [la città del re]. Il commercio ci ha gettati su questo lido remoto,in una terra di montagne. Abbiamo sacrificato un giovane agli dei e alle dee,nel diciannovesimo anno di Hiram,nostro potente sovrano. Partiti da Ezion-geber nel Mar Rosso,abbiamo viaggiato con dieci navi. Siamo rimasti assieme per due anni attorno alla terra di Cam (Africa),ma la tempesta ci ha separato dai nostri compagni. Così siamo arrivati qui,dodici uomini e tre donne,su una spiaggia che io,capitano,governo. Che gli dei e le dee possano benevolmente soccorrerci".

Sempre nella corrispondenza Ladislau Netto ammette che di questa tavoletta non vi era traccia pur avendola fatta cercare per tutto lo stato di Paraiba.Non solo.Non fu capace nemmeno di ritrovare la piantagione,o i suoi proprietari,dove anni prima uno schiavo l'aveva rinvenuta.

www.dubidoo.it/tempo-libero/75-mistero/

CITAZIONE
Dicevamo che la storia dell'iscrizione fenicia è essa stessa avventurosa:comincia nel 1872 ed il primo protagonista è uno schiavo di una piantagione del Nord Est del Brasile;è lui a trovare questa pietra che porta strani segni sulla sua superficie levigata con cura.

Incuriosito la porta al figlio del padrone,che con sensibilità certo rara,provvede a trascrivere con grande scrupolo quei segni misteriosi e poi spedisce la copia della trascrizione al Museo Nazionale di Rio de Janeiro.

A questo punto inizia la seconda fase della storia di quello che intanto ha già un nome preciso,che gli viene dal luogo in cui è stato ritrovato:"testo di Paraibo".

Il direttore del Museo,benchè non sia uno specialista,intuisce l'importanza del documento e rende pubblica la scoperta invitando gli studiosi a pronunciarsi.

Intanto cerca di recuperare la pietra incisa,ma è scomparsa!

Gli studiosi sono profondamente divisi nel giudizio sul "testo di Paraibo":autentica o falsa,le posizioni sono opposte e inconciliabili.

E la questione finisce nell'oblio.

Improvvisamente un colpo di fortuna:un professore americano acquista un fascio di vecchie carte presso un rigattiere;tra tante altre cianfrusaglie c'è un quaderno che contiene una lettera spedita dal direttore del Museo di Rio ad uno studioso americano:la lettera contiene il "testo di Paraibo"!

Tratto da Storiologia.it

"Nel 1872 un'insolita lettera fu inviata a Candido Josè de Araùjo Viana (1793-1875)", scrive Badarchaeology.com, "visconte (poi Marqués) de Sapuchay, Presidente dell'Instituto Historico e Geografico Brasiliero a Rio de Janeiro (Brasile) nel 1872. C'era scritto [...] :

"Onorevole Visconte

Mentre stavo trasportando delle pietre nella mia proprietà di Pouso Alto, vicino alla Parahyba, i miei schiavi me ne hanno portata una che avevano già rotta in quattro pezzi. Questa pietra presentava numerosi caratteri che nessuno capiva. Li ho fatti copiare da mio figlio, che sa un po' di tecnica di disegno, e mi sono deciso a inviare questa copia a Vostra Eccellenza, in qualità di Presidente dell'Istituto Storico e Geografico del Brasile, per vedere se Vostra Eccellenza o un'altra persona è in grado di determinare ciò che significano queste lettere [...]

Vostra Eccellenza,

Attento, servo devoto e obbligato

Joaquim Alves da Costa

Rio, 11 settembre, 1872"
.

Il Presidente passò la lettera e il disegno a Ladislau de Souza Mello Netto (1838-1894), un botanico che era allora il direttore ad interim del Museo Nacional. Lo scienziato, avendo qualche conoscenza di archeologia punica e lingua ebraica, riconobbe lo scritto come fenicio. Inviò quindi una copia parziale al suo ex tutore Joseph Ernest Renan (1823-1892), una delle autorità più importanti del suo tempo nel campo delle lingue semitiche (anche se oggi probabilmente è ricordato soprattutto per il suo pioneristico Vie de Jesus)" (tratto da Badarchaeology.com).

Renan e altri due studiosi, Konstantin Schlottmann (1819-1887) e Julius Euting (1839-1913), dopo aver esaminato i documenti , affermariono che a loro modo di vedere si trattava probabilmente di un falso.

"Nel frattempo, Netto aveva cercato di individuare l'iscrizione originale e il suo presunto scopritore. L'autore della lettera era un tale Joaquim Alves de Costa, che sembrava essere proprietario di piantagioni in una località chiamata Pouso Alto, nei pressi di Paraiba. Esistono diversi luoghi chiamati Pouso Alto, mentre sono noti due luoghi chiamati Paraiba (uno nella provincia che ha lo stesso nome, l'altro vicino a Rio de Janeiro). Risultò impossibile rintracciare Alves da Costa e le sue proprietà [per quel che ne sappiamo, l'autore della lettera non si fece mai più vivo], e Netto concluse che l'intera faccenda non era altro che una bufala [...] Netto fece ricadere la colpa della bufala sugli stranieri che cercavano di screditare gli scienziati brasiliani. Tuttavia, sembra esserci stato un vero e proprio Joachim Alves da Costa Freitas, che visse vicino a Pouso Alto, in provincia di Minas Geiras, durante il 1870. Pare che su di lui si conosca poco [...] " (tratto da Badarchaeology.com).

www.obrasraras.museunacional.ufrj.br/o/0040/0040.pdf

CITAZIONE
E la questione finisce nell'oblio.Improvvisamente un colpo di fortuna:un professore americano acquista un fascio di vecchie carte presso un rigattiere;tra tante altre cianfrusaglie c'è un quaderno che contiene una lettera spedita dal direttore del Museo di Rio ad uno studioso americano:la lettera contiene il "testo di Paraibo"!

E così il testo arriva al noto esperto di cose fenicie Cyrus H. Gordon,che lo studia con estrema attenzione,concludendo con l'affermazione della sua veridicità e autenticità.Il Gordon basa la sua tesi non soltanto sull'esame linguistico del testo,ma anche sulla piena concordanza che c'è tra i fatti narrati nell'iscrizione e quelli tramandati a noi dagli storici antichi.

Erodoto,infatti,racconta che durante il regno del faraone Necho (intorno al 500 avanti Cristo),fu allestita una flotta di navi fenicie,che salpò dal porto di Ezion-geber,sul Mar Rosso,e compì il periplo dell'Africa;le navi fecero ritorno solo tre anni dopo attraverso il Mediterraneo:i marinai,suscitando incredulità,affermarono d'aver navigato per lungo tempo con il sole a destra [...]

Tornando al "Testo di Paraibo",è possibile supporre che nel corso della navigazione,le navi fenicie trasportate verso occidente o da una tempesta o dalla corrente e dai venti,finirono per toccare la punta del Nord-Est del Brasile,che è pure la zona dell'America del Sud più vicina all'Africa!Ma la tesi di Gordon è respinta da un altro autorevole studioso di cose fenicie,Sabatino Moscati,che in un'intervista ha dichiarato di non credere che l'iscrizione sia autentica:"E' troppo bella e interessante per esserlo".

Ma il parere negativo di Moscati si basa su di un'attenta discussione del testo linguistico dell'iscrizione,troppo bene elaborata per essere stata composta da un marinaio (ma siamo poi sicuri che era un semplice marinaio?).Ma il dubbio resta:è tutto vero o è soltanto l'invenzione d'un bizzarro e geniale cultore di testi orientali?

Tratto da Storiologia.it

http://en.wikipedia.org/wiki/Cyrus_H._Gordon

http://it.wikipedia.org/wiki/Cyrus_Gordon

http://guide.supereva.it/latino/interventi.../04/39392.shtml

www.jstor.org/discover/10.2307/3210...=21101750739147

www.google.it/search?q=cyrus+gordon...bks&tbo=1&hl=it

Edited by RAGNOUOMO - 1/2/2017, 15:26
 
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view post Posted on 11/1/2007, 19:07
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CITAZIONE
LONDRA - Il volto contratto in una smorfia di terrore, le mani a coprire gli occhi. La paura di morire le è rimasta fissata addosso e, dopo 600 anni, è arrivata fino a noi. Insieme al suo corpo mummificato, perfettamente conservato, scoperto per caso in Amazzonia. Questa donna pietrificata dal panico apparteneva alla tribù dei Chachapoyas, i "guerrieri delle nuvole" come li chiamavano i vicini e rivali Incas, e si è conservata in perfette condizioni grazie alle arti imbalsamatorie del suo popolo.

La mummia è stata ritrovata in una caverna per la sepoltura, destinata anche al culto, scoperta nella foresta pluviale peruviana. E' stato un agricoltore ad avvertire gli scienziati dopo averla trovata per caso mentre era al lavoro in quella zona. Dalla volta nascosta sono emersi preziosi manufatti, ceramiche, tessuti, pitture, oltre al corpo della donna e alla mummia di un bambino, che riposavano insieme. Sulle circostanze della loro morte rimane il mistero.

Come del resto ben poco si sa della loro tribù, i Chachapoyas: biondi, alti, di pelle chiara, erano probabilmente originari dell'Europa. La loro era una delle civiltà più progredite di quell'area. Dall'800 al 1500 furono alla guida di un regno che si estendeva su tutte le Ande. Perfino il loro nome originale è ignoto. Quello che è arrivato a noi è il soprannome dato loro dagli Incas, che li conquistarono: "gente delle nuvole", per le regioni elevate che i Chachapoyas abitavano nella foresta.

La scoperta del sito è considerata di grande importanza dagli archeologi che lo hanno portato alla luce, e le fotografie delle due mummie hanno affascinato il popolo della Rete. Che ha subito iniziato a fare congetture su quelle smorfie di dolore. Non è possibile, dicono alcuni, che il viso sia rimasto fissato in quell'espressione durante l'imbalsamatura: è più probabile che sia stato mummificato per cause naturali. Ma qualcun'altro obietta, commentando un articolo che riporta la scoperta, sul sito dell'Evening Standard, che può essere semplicemente opera del tempo. Le gengive si sarebbero ritirate col passare degli anni consegnando all'eternità quest'immagine angosciata, da cui è così difficile distogliere lo sguardo.

Prendo spunto da questa scoperta per riaprire il discorso sul possibile arrivo nelle americhe dei popoli europei e/o mediterranei prima di Colombo.
CITAZIONE
Spostandoci verso nord troviamo invece una regione inaccessibile che gli storici designano come un territorio dei Chachapoyas del Rio Utcumbamba. Grazie soprattutto a Cieza de Leon un cronista dell'epoca, sappiamo che essi erano <<.. gli indios più bianchi di tutte le indie e le loro donne di grande bellezza…>>, e che la loro civiltà fiorì dal 100 a.C. fino al XVI secolo con "l'entrada dei conquistadores", punto fermo dell'annientamento di tutte le città panamericane.
Le cronache contemporanee riferiscono che i Chachapoyas offrirono ospitalità a Marco Capac II, ultimo re inca, ribelle agli spagnoli, nella loro fortezza di Cuélap, la costruzione più spettacolare del perù. Questo baluardo di difesa e santuario, situato a 3000 metri di altitudine e costituito da mura ciclopiche alte fino a 15 metri e lunghe 700, risale al 700 d.C. e fu il centro cerimoniale e politico del grande misterioso impero dei Chachapoyas, almeno sei secoli prima che sorgesse la confederazione incaica. Ma ciò che particolarmente affascina e interessa è la loro devozione per i defunti, per i loro purumachu, gli antenati, che collocavano nei ripari a strapiombo sui precipizi. Queste statue, in genere alte più di due metri, sono impossibili da trasportare in quanto costruite in loco con terracotta e paglia di agave. All'interno sta la mummia completa, in posizione rannicchiata, avvolta da pelli di animali e con un corredo di pochi semplici vasi

La datazione potrebbe essere coerente con le vicende dei fenici naufragati. Qualche secolo per definire una loro discendenza, trovare un territorio "libero" e sicuro per loro, diversi, forse mai integratisi.
Conoscenze e uso della mummificazione potrebbero derivargli dall'egitto. Ovviamente sono solo congetture.
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Giovanni C2
view post Posted on 15/1/2007, 02:10




CITAZIONE
biondi,alti,di pelle chiara,erano probabilmente originari dell'Europa

CITAZIONE
gli indios piu' bianchi di tutte le indie e le loro donne di grande bellezza

Mmmm ... Si direbbero popolazioni di origine nordeuropea, se diamo per buone, ovviamente, le descrizioni giunte fino a noi.

http://cronologia.leonardo.it/battaglie/batta109.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Colonizzazion..._delle_Americhe
http://it.wikipedia.org/wiki/Vichinghi_in_Terranova
http://spazioinwind.libero.it/popoli_antic...i-sviluppo.html

L'insediamento vichingo di Terranova:
http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Anse_aux_Meadows

I viaggi di San Brandano:

"La navigazione di San Brandano è stata scritta da un autore sconosciuto, ecclesiastico irlandese, che si basò sul patrimonio leggendario della sua terra, inserendovi spunti di derivazione cristiana.
Il testo, diffuso in Europa dai monaci sfuggiti alle incursioni vichinghe, fu tradotto per secoli in numerose lingue.
Brandano, abate benedettino irlandese, è un santo, vissuto nel VI secolo; si procurò fama di navigatore fondando monasteri sulle isole tra l'Irlanda e la Scozia.
Forse sbarcò, prima di Cristoforo Colombo e dei Vichinghi, nelle terre che poi si sarebbero chiamate America.
Il mito lo trasfigurò, immaginandolo alla testa di una ciurma di monaci, alla ricerca, con un curragh (imbarcazione con intelaiatura di legno ricoperta da tela catramata), di un Paradiso terrestre e dei Santi situato su un'isola misteriosa.
Brandano la raggiunge, dopo aver navigato per molti anni in mezzo a balene, pesci che assumono la forma di ciambelle, uccelli parlanti, diavoli e anime di morti che all'avvicinarsi della navicella emergevano dalle profondita' marine:"... Urtavano contro lo scafo, ne addentavano i remi e si sollevavano sull'acqua".
Durante il viaggio incontra icebergs, eruzioni vulcaniche sottomarine, il diavolo, Giuda Iscariota e una sirena pelosa.
In una di queste avventure sbarcò sulla balena/isola e su di essa accese il fuoco,a lche il cetaceo si immerse rapidamente facendo cadere in acqua tutti i frati.
Si salvarono tutti e per questo San Brandano fece notare quanto il Signore fosse misericordioso e li proteggesse dai pericoli,anche se i frati confessarono la loro paura"
.
Fonte: www.colapisci.it/Cola-Ricerca/Attinenze/SanBrandano.htm

http://it.wikipedia.org/wiki/San_Brandano
http://it.wikipedia.org/wiki/La_navigazione_di_San_Brandano
http://it.wikisource.org/wiki/La_navigazione_di_San_Brandano
www.classicitaliani.it/intro_pdf/Intro_Nav_ita.pdf
www.provincia.ps.it/privati/bberti/...im/Brandano.htm
http://es.wikipedia.org/wiki/Brand%C3%A1n
www.brendans-island.com/brendan.htm
http://en.wikipedia.org/wiki/St._Brendan's_Island
http://it.wikipedia.org/wiki/Isola_di_San_Brendano
www.treccani.it/enciclopedia/san-br...edia-Italiana)/
www.bronteinsieme.it/PDF/Viaggio-di-san-brandano.pdf
www.duepassinelmistero.com/viaggio_di_san_brenda.htm
www.sacred-texts.com/neu/nda/nda29.htm
http://www.hexapolis.com/2014/08/04/irish-...kings-columbus/

Nel Globo di Behaim la misteriosa Isola di San Brandano (in genere ritenuta puramente immaginaria) è associata con questa didascalia: "Nell'anno 565 dopo Cristo, San Brandano con la sua nave è giunto a questa isola dove ha trovato molte meraviglie, e sette anni dopo è ritornato al suo paese".

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/comm...nBehaim1492.png
http://it.wikipedia.org/wiki/Martin_Behaim
http://it.wikipedia.org/wiki/Erdapfel
http://en.wikipedia.org/wiki/Martin_Behaim
www.treccani.it/enciclopedia/martin-behaim/

Avete notato? Manca l'America, benchè la realizzazione del globo risalga al fatidico 1492, l'anno della scoperta dell'America. "Il globo mostra un continente euroasiatico allargato e un oceano vuoto fra l'Europa e l'Asia. Risulta inclusa la mitica isola di San Brandano. Il Giappone e le isole asiatiche sono sproporzionatamente grandi" (la fonte è Wikipedia). Colombo non rientrò in Spagna che nel 1493. Inizialmente, si pensò che le terre da lui scoperte appartenessero all'Asia: poteva capitare a quei tempi, vista l'assenza di aeroplani, satelliti e navi a motore; gli amerindiani, inoltre, possiedono caratteri asiatici, in quanto discendenti dei popoli che attraversarono lo stetto di Bering, proveniendo dalla Siberia, circa diecimila anni fa.

http://it.wikipedia.org/wiki/Viaggi_di_Cristoforo_Colombo
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/comm...manandchild.jpg
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/comm...5a/Kaiapos.jpeg

La discussa pietra runica di Kensington (scoperta nel 1898 a Kensington,nel Minnesota):

www.hakomagazine.net/summary/hako23.pdf
www.geocities.com/athens/aegean/672.../kensington.htm
www.geocities.com/thetropics/island/3634/index2.html
http://en.wikipedia.org/wiki/Kensington_Runestone
www.sunnyway.com/runes/americanstones.html

Esiste qualche studioso che la considera un documento genuino:

www.science-frontiers.com/sf048/sf048p01.htm
www.larryjzimmerman.com/lost/projects97/ken1.htm
www.mysterynet.mb.ca/northriver/Ken...on%20stone.html
www.econ.ohio-state.edu/jhm/arch/kens/kens.htm
www.kensingtonmn.com/runestonepg.html
www.neara.org/ROS/KRS.html

Edited by Italico 80 - 14/1/2017, 15:52
 
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RAGNOUOMO
view post Posted on 5/3/2007, 04:56




Le discusse teorie di Jacques de Mahieu, PARTE 1.

- http://books.google.it/books?id=WLSkPgAACAAJ&dq=

- http://books.google.it/books?id=hR14MgAACAAJ&dq=

- http://books.google.it/books?id=EO9IAAAACAAJ&dq=

- http://books.google.it/books?id=aQIJAQAAIAAJ&q=

- http://books.google.it/books?id=a2ITAQAAIAAJ&q=

- http://books.google.it/books?id=MakNAQAAIAAJ&q=

- http://books.google.it/books?id=awXjQwAACAAJ&dq=

- http://books.google.it/books?id=pzNiQgAACAAJ&dq=

- http://docs.google.com/file/d/0B9PlBnzoe3L...c2Zw/edit?pli=1

- http://docs.google.com/file/d/0B9PlBnzoe3L...WmEyYk00UQ/edit

Premetto che Jacques de Mahieu (1915-1990), un economista e antropologo di nazionalità franco-argentina, fu un personaggio molto discutibile. Scrisse diversi libri sulla teoria dei contatti precolombiani:"Drakkars sull'Amazzonia", "Il grande viaggio del dio Sole", "Templari in America", "L'agonia del dio Sole,i Vichinghi in America del Sud", "L'impostura di Cristoforo Colombo,la geografia segreta dell'America", "La favolosa epopea dei Troiani in America del Sud", "L'impero vichingo di Tiahuanaco: America prima di Colombo".

www.google.it/search?q=jaques+de+ma...bks&tbo=1&hl=it

CITAZIONE
Oggi la presenza dei Vichinghi nell'America del Nord sembrerebbe quasi certa, ed accettata anche dagli accademici, grazie anche alle numerose scoperte archeologiche che hanno permesso di fare più luce su questo argomento (vedi a questo proposito I viaggi dei Vichinghi).

C'è chi però ritiene che i viaggi dei Normanni, marinai esperti e capaci di tutto, si siano spinti ancor più in là fino a raggiungere addirittura le coste dell'America meridionale. A sostenerlo è Jacques de Mahieu, il quale ha cercato di dimostrare che nel 967 d.C. un vichingo, di nome Ullman, incappato in una violenta tempesta, sia stato spinto decisamente fuori rotta dal vento e dalle onde oceaniche, fino a raggiungere un bel giorno le coste del Messico.

Sicuramente gli Indiani [...] vedendosi di fronte un individuo alto e biondo, del tutto diverso da loro, e delle imbarcazioni imponenti e mai viste,come i drakkar vichinghi, sarebbero rimasti totalmente scioccati. E' questa senza dubbio la ragione per cui Ulman entra nella storia messicana sotto il nome di Quetzalcoatl, il "serpente piumato". Ma i Vichinghi non sarebbero rimasti in quella regione. Respinti dal clima torrido, essi abbandonarono le terre basse della costa per andarsi a stabilire sull'altopiano dell'Anahuac. Lì impongono la loro autorità ad una tribù di indiani, di cui Ulman diviene re.

Il vichingo converte gli indiani alla sua religione e insegna loro l'agricoltura e la metallurgia. Venti anni dopo, dice Mahieu, a dire il vero senza riuscire a spiegare i motivi, Ulman si ritrova nello Yucatan, presso una tribù Maya, gli Itza, che traducono l'epiteto di "Serpente Piumato", affibiato a Ulman, nella loro lingua: Kukulkan. Egli rimane lì per due anni. Fonda la città di Chichen-Itza. Una rivolta indigena, però, lo costringe a riprendere la via dell'Anahuac. Lì lo attende una sorpresa: alcuni Vichinghi, che aveva lasciato sul posto, si erano sposati durante la loro assenza con delle indiane ed erano già nati molti bambini meticci. Per questo motivo non intendevano più ripartire. Impotente, Ulman riprende il mare con i compagni che gli sono rimasti fedeli. Le tracce dei Vichinghi le ritroviamo, a questo punto, in Colombia ed in Venezuela. Essi raggiungono la costa del Pacifico e vanno a fondare più a sud il regno di Quito, e intorno all'IX secolo l'impero di Tiahuanaco.

In tal modo i Vichinghi regnano per un periodo di circa 250 anni sulle regioni che costituiscono oggi la Bolivia ed il Perù. Verso il 1290 vengono attaccati da indigeni venuti dal Cile. Vinti, perdono la loro capitale Tiahuanaco [1] e si rifugiano nell'isola del Sole, in mezzo al lago Titicaca. I superstiti della battaglia fuggono. Alcuni risalgono le coste fino all'Ecuador. Poi, costruite delle zattere, partono verso le isole oceaniche. Altri riescono a rifugiarsi sulla montagna, in seguito scendono fino a Cusco e fondano l'impero degli Inca.

Come è stato possibile ricostruire una storia dei Vichinghi nell'America del Sud che è in netto contrasto con le teorie piu' accreditate?

Jacques de Mahieu si è particolarmente interessato alla tribù dei Guayaqui, una delle popolazioni primitive del Paraguay, poichè i suoi membri hanno la pelle bianca. Inoltre, le loro credenze e la loro mitologia recano tracce di contatti che avrebbero avuto con i Vichinghi. Il Primo Padre, il Tuono-Lampo, uscì dalle tenebre originarie. Per effeto della sola parola, generò il Dio creatore che fece scaturire la luce dal suo petto. A questo mito principale si aggiunge quello dei due folletti: uno è nero ed è il genio del male, il signore della notte e tiene la luce prigioniera in una grande pentola di terra; l'altro è un nano dalla pelle bianca e dai capelli biondi, fischia di continuo, è il signore delle api.

Non è cattivo, ma gli piace fare scherzi. Nel nano dalla pelle scura si può scorgere un'immagine dei nemici dei Guayaqui: gli Amerindi bruni; il nano dalla pelle bianca invece rappresenta i Guayaqui. Inoltre è biondo. Questo significa forse che gli antenati dei Guayaqui erano biondi?

I Gesuiti, che nei secoli XVI e XVII tentarono di evangelizzare alcune tribù indiane, furono indubbiamente sorpresi nel constatare che gli indigeni non erano del tutto incolti in materia. Le loro credenze mostravano indubbie tracce di una cristianizzazione precedente.

Gli Indiani ad esempio hanno già l'idea di un Dio che si fa uomo per la salvezza del genere umano:"Una delle loro tradizioni è che una donna [...] senza mai essere stata con un uomo, concepì un bellissimo bambino che, giunto all'età virile, operò molti prodigi, resuscitò i morti, fece camminare gli zoppi, rese la vista ai ciechi e, avendo un giorno riunito una gran folla, s'innalzò nell'aria, trasformato in quel Sole che ci llumina". Questa è la testimonianza di Padre de Charlevoix, un missionario dell'epoca..

Tra l'altro, si distinguono tre dei: il Padre, il Figlio e lo Spirito. Il Padre parla con voce alta e distinta, il Figlio parla col naso e lo Spirito con voce di tuono. In quasi tutta la mitologia amerindia, accanto a queste credenze "cristianizzanti" si trovano anche elementi pagani che ricordano stranamente la mitologia germanica. Ad esempio, la mitologia amerindia riprende esattamente il mito scandinavo del frassino Yggdrasil: un'acquila, appollaiata sulla cima del frassino (l'albero della vita), rappresenta da un lato la dimora degli eroi e, dall'altro, il Sole che i guerrieri caduti in combattimento sono destinati a raggiungere.

I miti indiani ricordano anche delle capre che chiamano gdoa: la parola somiglia stranamente a goat, che significa "capra" in antico scandinavo. Ed è il caso di notare che Thor, una delle massime divinità del pantheon nordico, si sposta abitualmente su un carro trainato da due capre.

La tradizione indiana ricorda, poi, un uomo bianco, Pay Zumè. E' un prete taumaturgo che, con un gruppo di discepoli, insegna agli Indiani i precetti di una morale che si è irresistibilmente tentati di qualificare cristiana, aggiungendovi consigli pratici sull'arte dell'agricoltura. Pay Zumè esce miracolosamente dalle acque a Cabo Frio, poi si reca in Brasile, dove non resta a lungo.

Seguendo la costa raggiunge la regione situata ad est del Paraguay, Guayara. Lì, presso i Guaranì, Pay Zumè non incontra il favore della gente. Si vede affibiare il nomignolo di Pay Abarè [...] grave ingiuria presso i Guaranì. Angariato, Pay Zumè deve lasciare il Paraguay e rispunta in Perù sotto il nome di Thunupa. Gli vengono attribuiti anche molti altri nomi, ma Thunupa Tunupa sono i più frequenti.

Jacques de Mahieu studia l'origine di quelle parole, nelle quali individua tracce dell'eredita' scandinava. Thul ha un significato preciso, ma non in quechua, il dialetto indigeno dell'Altipiano; in danese, invece, significa prete, superiore di un ordine. Gnupa [...] è uno dei nomi più comuni della Scandinavia. Thul Gnupa e Thunupa sono molto simili dal punto di vista fonetico. L'apostolo è chiamato anche Thunupa Vihinquira; quira significa figlio e vihink è molto vicino a Viking.

Thunupa Vihinquira significherebbe dunque, per de Mahieu, il prete Gnupa, figlio di Viking.

Thunupa percorre il paese predicando l'amore per il prossimo e la carità, guarisce i malati, rende la vista ai ciechi. Gli Indiani lo descrivono come un uomo di razza bianca, alto e sottile: ha occhi azzurri, capelli ondulati e una barba rossa che gli incornicia il volto. Le descrizioni relative all'abbigliamento variano a seconda delle regioni, ma in genere ha un aspetto nobile e autoritario. Gli Indiani lo rappresentano sotto forma di un dio bianco, ora guerriero ora prete. Per taluni, i personaggi sono nettamente distinti. Altrove quello stesso dio bianco è chiamato Viracocha, appellativo che Jacques de Mahieu spiega con un'etimologia danese:hvitr,"bianco", e god,"dio". Al tema di Viracocha si riallaccia lo sbarco di "giganti" in Ecuador.

"Gli indigeni", scrive Mahieu, "raccontano,rifacendosi alla tradizione dei loro padri a cui era stata tramandata da lontane generazioni, che certi uomini altissimi [...] vennero dal mare su zattere di giunchi a foggia di grandi barche". Gli Indiani del Cile tramandano lo stesso episodio e precisano che non si trattava di giganti, ma di uomini bianchi venuti "dallo stretto che chiamiamo Magellano".

Chi potevano essere quei navigatori che, prima del XVI secolo, sbarcavano in Ecuador dallo stretto di Magellano? Gli unici Europei che in quell'epoca conoscessero quella rotta erano i Danesi, che, secondo de Mahieu, avevano appena subito una sconfitta a Tiahuanaco, nel 1290. Questo lascerebbe dunque supporre che si trattasse di più gruppi. Quanto a Thunupa, proseguendo il suo cammino, subisce spesso angherie da parte degli Indiani, ma riesce ogni volta a cavarsela; fino al giorno in cui si avventura sull'isola del Sole, sul lago Titicaca. Allora è la fine. Gli Indiani (o altri Vichinghi?) lo impalano e ne mettono il corpo su una zattera che mandano alla deriva sul lago. Nessuno avrebbe più rivisto l'apostolo bianco. Per provare ai missionari che non mentivano, gli Indiani mostrano loro le tracce del passaggio dell'Apostolo: le impronte dei suoi piedi.

Questo fenomeno è stato rilevato particolarmente in Brasile: all'estremità della spiaggia di Santos, dove Thunupa era sbarcato, si potevano vedere, stampate su una roccia elevata, le impronte dei piedi. Nei dintorni di Asuncion sono state trovate orme di piedi impresse nelle rocce. Alcuni geografi scettici che si sono recati in quel luogo affermano che le cosidette impronte "non assomigliano nemmeno ad orme umane". Un prete che andava a Calancha potè esaminare a sua volta una di quelle impronte. E nel resoconto che compilò in seguito alla sua scoperta, riportò una copia esatta di ciò che aveva visto. L'impronta del piede è incorporata in un complesso di disegni perfettamente coerenti.

Uno scudo, simile agli scudi medievali, fa da cornice. Nel centro è possibile vedere l'impronta di un piede circondato da lettere e segni. La composizione non ha alcun senso per noi, ma si riallaccia certamente ai Danesi di Tiahuanaco, da un lato, data la mescolanza di lettere latine e runiche, e a Thunupa dall'altro, perchè la forma medievale, e più particolarmente francese, dello scudo sembra indicarlo. Che significato ha la rappresentazione di quel piede? Jacques de Mahieu dà la sua risposta alla domanda: gli Scandinavi usavano segni del genere per indicare ai loro compatrioti la direzione da seguire.

Forse Thunupa aveva seminato sul suo passaggio altre vestigia: la tradizione infatti riferisce che l'apostolo aveva fabbricato una croce e l'aveva interrata sulle rive del lago Titicaca in occasione di guerre tribali. L'oggetto fu effettivamente ritrovato. Si accennava anche all'esistenza di una tunica senza cuciture di colore cangiante che le ceneri del vulcano di Arequina avevano trasportato fino al porto di Quilca. Che cosa poteva essere quella tunica inconsueta e incombustibile? Non poteva trattarsi di una cotta di maglia, che costituiva la fondamentale tenuta da combattimentoi dei Vichinghi?

Ma le tracce di Thunupa e dei suoi discepoli compaiono in maniera più evidente nell'impero di Tiahuanaco. Secondo de Mahieu, Tiahuanaco costituiva il centro politico e religioso dei Danesi. Questi ultimi, appunto come Thunupa, si diffusero in tutta la regione e raggiunsero Cusco probabilmente già prima del periodo incaico. Il territorio degli Inca è tagliato da una via reale che va da 4 a 14 metri di larghezza, lastricata nei tratti pianeggianti e tagliata nella roccia in montagna. Ci sono anche delle gallerie. La strada è costruita così solidamente che la spedizione Von Hage (1952-54) ha potuto seguirla in camion o a cavallo per quasi tutto il suo tracciato, sebbene dalla Conquista in poi fosse stata abbandonata. L'arteria è fornita, circa ogni 3 Km, di stazioni di posta, dove i corrieri erano sempre pronti a portare un messaggio fino alla stazione successiva. Gli Inca si sono limitati a riadattare una rete stradale anteriore realizzata dai Danesi di Tiahuanaco.

Una cosa è certa: la spedizione Von Hagen ha ritrovato nella penisola di Paracas, a nord-ovest di Ica, tracce di una strada che conduceva a certe caverne dove sono state scoperte le mummie bionde degli uomini del Titicaca. Ma la rete stradale incaica non è l'unica esistente nell'America meridionale. Passando dal Perù nei territori guaranì, si trovano altre strade costruite dalla mano dell'uomo. Ma quella rete di strade è davvero opera dei Guaranì? E' lecito dubitarne e per vari motivi. I Guaranì all'epoca della Conquista non erano ancora usciti dal periodo Neolitico. La loro lingua possedeva i vocaboli per indicare l'oro, l'argento, il rame e il ferro, ma i loro utensili erano di pietra. Pertanto essi conoscevano quei metalli, ma non li utilizzavano. Si può pensare dunque che fossero in contatto con un popolo che invece quei metalli li lavorava. Del resto sembra strano che i Guaranì, sempre preoccupati di isolarsi da vicini pericolosi, avessero costruito grandi vie di comunicazione.

Sappiamo tra l'altro, grazie a padre Cataldino, che gli indigeni non percorrevano mai quelle strade. Perchè dunque le avrebbero tracciate?

Infine, l'esistenza delle stazioni di posta prova che dovevano esserci dei corrieri, il che presuppone una forma di scrittura, mentre i Guaranì non ne possedevano affatto. Nel Paraguay è stata trovata anche una parete coperta di disegni: si tratta di un tracciato geometrico cosituito da un cerchio centrale da cui si dipartono sei linee diritte che terminano con cerchi di dimensioni varie. Dopo aver escluso diverse ipotesi, Jacques de Mahieu è arrivato alla conclusione che si tratti di un portolano [2], cioè di una sorta di carta geografica. Il cerchio centrale rappresenterebbe Yvytyruzu: un importante nodo stradale già prima della Conquista. La presenza vichinga in Paraguay sarebbe inoltre confermata da un altro documento, una carta geografica. Il cartografo vi ha scritto in latino le indicazioni geografiche generali, mentre i nomi dei luoghi, dei corsi d'acqua e delle tribù sono in guaranì. Ma certi termini non appartengono alle due lingue.

Ad esempio, la parola weibigo ha un senso chiarissimo in danese: è un composto di vej, "strada", e vink, "segnale", o vinkel, "angolo".

Un altro termine che figura nella carta, tocanguzir, è tipicamente danese e significa "casa di spedizioni". Inoltre stroting viene direttamente dal nordico (antico scandinavo) stor, "grande", e thing, "assemblea".

Si noti tra l'altro che il parlamento norvegese si chiama ancora oggi Storting. La sierra di Yvytyruzu è situata nella regione centrale del Paraguay. Yvytyruzu era un incrocio stradale e un'importante stazione di posta. Lì si erge una grande roccia alta una trentina di metri, chiamata Cerro Polilla o Cerro Pelado. I due lati della roccia sono collegati da una piccola galleria. Le pareti della roccia e del passaggio sono coperte di disegni e di iscrizioni sovrapposte. L'esame dei segni ha riservato a de Mahieu una sorpresa: quattro drakkar [3] sono disegnati sulla roccia. In mezzo a caratteri runici spicca il disegno di una stele. Si distingue anche una croce, e un albero stillizzato sormontato da un nido e da due serpenti. Secondo de Mahieu l'albero e i serpenti ricordavano il mito scandinavo dell'albero della vita con il nido d'acquila e il Serpente del Mondo.

Tratto da Marcopolo.it

www.angelfire.com/co2/muzaraque/cos...ng/viquingo.htm

http://en.wikipedia.org/wiki/Jacques_de_Mahieu

www.the-savoisien.com/blog/index.ph...-du-dieu-soleil

http://alchetron.com/Jacques-de-Mahieu-1386126-W

[1] http://it.wikipedia.org/wiki/Tiahuanaco, [2] http://it.wikipedia.org/wiki/Portolano, [3] http://it.wikipedia.org/wiki/Drakkar .

Edited by RAGNOUOMO - 29/1/2017, 15:29
 
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RAGNOUOMO
view post Posted on 5/3/2007, 15:26




Le discusse teorie di Jacques de Mahieu, PARTE 2.
CITAZIONE
Ma i Guayaqui, di fronte al disegno, non esitarono un secondo: per loro si trattava di simboli cartografici; l'albero rappresentava la strada principale intersecata da altre cinque strade; i serpenti, sentieri sinuosi. Mostrarono all'esploratore analoghi disegni che loro stessi avevano inciso su alberi. La parete di Cerro Polilla costituiva dunque il cartello indicatore della stazione di posta. I drakkar erano pieni di segni facilmente traducibili che significavano "ricchezza" in nordico. Le imbarcazioni ricordavano forse quelle che avevano trasportato Thunupa dall'Europa e che erano ripartite cariche di argento estratto dalle miniere di Potosi.

Vi sono anche due date: la prima è chiaramente leggibile, 1431; la seconda è incerta, ma sembrerebbe 1433.

Infine sulla croce si distingue l'immagine di un uomo barbuto con in testa l'elmo di Odino, dunque un vichingo. I tratti del viso sono nettamente nordici, ma il torace sviluppato è quello degli abitanti dell'Altopiano e dei Guayaqui attuali. E' vestito di una tunica o di una cotta di maglia e sembra che abbia i piedi nudi. Chi èquel guerriero? L'elmo da un lato e l'iscrizione in caratteri runici dall'altro, ci permettono di dare una risposta, forse. Si legge infatti: "Dio del cavallo"; il dio che abitualmente si rappresenta a cavallo è Odino.

Lo sembrerebbe confermare del resto l'elmo. Nella parte superiore della croce troviamo un insieme di caratteri, il cui senso è abbastanza chiaro:"Nella foresta soffocante, il Sole e la marea (ci portano) i beni della nostra eredità". A Cerro Polilla troviamo quindi iscrizioni runiche, attribuibili agli antenati vichinghi di Tiahuanaco, datate X secolo, e altre più recenti, talvolta latinizzate e mescolate a caratteri derivanti dal contatto stabilito con l'Europa del XIII secolo.

Dopo la distruzione di Tiahuanaco, i Danesi rifugiatisi nella foresta paraguaiana non furono in grado di conservare l'eredità ancestrale. La scrittura runica degenerò riducendosi ad un insieme di segni simbolici. I Guayaqui attuali ne adoperano ancora qualcuno. Jacques de Mahieu trova dapprima uno strumento musicale coperto di segni apparentemente runici, e poi ancora una ceramica di fattura amerindia in cui si distingue delle rune perfettamente tracciate e recenti. I Guayaqui dunque adoperavano i caratteri scandinavi come elementi decorativi e non come lettere. Incuriosito dalla scoperta, de Mahieu vuole tentare un esperimento.

Chiede ad alcuni Guayaqui di scrivere; il risultato, a tutta prima deludente, si rivela a un tratto positivo: uno di loro traccia delle iscrizioni autenticamente runiche. Nel corso di una spedizione che doveva condurlo ad Asuncion, Jacques de Mahieu approfitta per recarsi a Cerro Moroti. Quel nome infatti destava la curiosità dell'esploratore: cerro significa "monte" in spagnolo, moroti "bianco" in guaranì, dunque Monte Bianco. Ma sulla sierra di Caagua non nevica mai. Un giorno, gli portano alcuni frammenti di ceramica che i Guayaqui di un villaggio vicino hanno tratto alla luce dissodando il terreno. Spinto dalla curiosità, de Mahieu si reca sul posto e scopre l'imboccatura di uno scavo. Allargata la cavità, vengono riportati alla luce 144 frammenti di recipienti, si riesce a ricostruire un'urna intera.

Come spiegare quel nascondiglio? All'inizio del XVII secolo, incalzati dalle milizie guaranì al servizio delle missioni gesuitiche, i Guayaqui avevano dovuto abbandonare il loro villaggio e rifugiarsi nella foresta. Non avevano potuto quindi portare con sè lo stretto necessario. Ma quei frammenti ricoperti di iscrizioni runiche, di cui pure non comprendono più il significato, ai loro occhi dovevano avere un valore sacro. Quel tesoro non doveva cadere nelle mani del nemico e perciò lo nascosero in grandi urne e lo sotterrarono. L'urna ricostruita conteneva 33 frammenti di terracotta coperti di terracotta coperti di segni runoidi modellati con il pollice o incisi.

Quei frammenti erano di fattura assai superiore all'urna che li conteneva. De Mahieu riuscì a scoprire sui frammenti alcune iscrizioni runiche completamente deformate. Il che si spiega con il fatto che i Vichinghi di Tiahuanaco, verso il 1290, erano rimasti tagliati fuori dalla patria per più di 300 anni e i contatti sporadici non erano stati sufficienti a far loro conservare la precisione grafica.

E' anche possibile che, pur continuando a servirsi della loro lingua, essi adoperassero altre lettere per trascrivere i dialetti indigeni. In particolare si nota una data scritta in cifre arabe, 1305. Le cifre arabe furono introdotte tra i Vichinghi nel X secolo. Uno dei frammenti è stato particolarmente analizzato; esso reca la raffigurazione di due alberi della Vita, sormontati tutti e due dall'acquila. Anche qui troviamo la trasposizione del mito scandinavo del frassino Yggrdrasil. Ai piedi di uno degli alberi vediamo il Serpente del Mondo tante volte riprodotto sulle stele e sui monumenti vichinghi.

Sopra l'acquila vi sono tre lettere RIP, cioè Requiescat In Pace dei cimiteri cattolici. I Danesi dell'Altopiano, verso la meta' del XIII secolo, avevano ricevuto un apporto cristiano abbastanza profondo da lasciar traccia sui monumenti di Tiahuanaco. Tra il Serpente del Mondo e il piede dell'albero si distingue una serie di segni facilmente traducibili. Uno di essi, Inqukz, significa Inguk, nome proprio tipicamente scandinavo. Un altro frammento esaminato rivela i seguenti segni: uruz, fehu, kaunaz, odala, uruz, ehwaz; tradotti danno "uomo", "donna", "audace", "Odino", "uomo", "cavallo". Per Mahieu dunque la frase è da tradurre: "Un uomo e una donna audaci (hanno incontrato) il messsaggero di Odino". L'uomo-cavallo, infatti, nella mitologia scandinava è il messaggero di Odino.

A questo punto, Jacques de Mahieu, non dubitando più della presenza dei Vichinghi nell'America del Sud, decide di spingere la ricerca più in là. I Guayaqui costituiscono nell'est paraguaiano una tribù che le popolazioni vicine temopno moltissimo. Guayaqui significa "biancastro della pianura". Sulla loro origine sono state formulate varie ipotesi. Ma Jacques de Mahieu, insoddisfatto delle conclusioni che giudica affrettate, intraprende lo studio di 28 individui, uomini e donne. Dal punto di vista morfologico, il maschio guayaqui possiede alcune caratteristiche fondamentali: taglia piccola (in media 1,57 metri), testa molto grossa, stretta e lunga, collo praticamente inesistente. Il tronco, molto ampio, si assotiglia nettamente alla vita. Il guayaqui è dotato di una capacità toracica eccezionale [...] membra corte. Comparando questa morfologia con i vari tipi indiani e europei, Jacques de Mahieu conclude che il guayaqui è assai vicino all'ariano nordico.

Inoltre ha muscoli allungati [...] un'estrema agilità. Infine, particolare interessante, i Guayaqui ridono con grande facilità, con tutto il viso, il che non si verifica nei loro vicini. Il viso del maschio guayaqui presenta caratteristiche di meticciamento con netto predominio di tratti fisiognomici ariani. Gli altri indiani del Paraguay sono branchicefali, cioe' lunghezza e larghezza del cranio sono quasi equivalenti. I Guayaqui invece sono dolicocefali: il loro cranio è allungato. I Guayaqui "bianchi" sono pallidi come gli Europei nordici. Ci sono però anche i Guayaqui "neri"; essi hanno una pelle che varia nelle diversità del bruno, dal chiaro allo scuro.

Gli occhi sono marrone chiaro nei bianchi, marrone scuro nei bruni. I capelli sono castano chiari o castano scuro con riflessi rossastri. Gli uomini hanno la capigliatura abbondante. La fronte, assai scoperta, lascia indovinare gli effetti della calvizie, fenomeno fisico che non si riscontra mai negli altri Amerindi. Due dei soggetti esaminati avevano perfino capelli ondulati del tipo europeo. L'analisi ha permesso anche di stabilire che presentavano le caratteristiche dei capelli della razza bianca: sezione ovoidale, mentre quella degli altri Amerindi è rotonda. Infine, gli uomini hanno una barba abbondante che ricopre il mento, il labbro superiore e le guance, e hanno della peluria sulle membra, mentre gli altri Amerindi sono generalmente imberbi. L'analisi dattiloscopica, cioè delle impronte digitali, sembrerebbe poi escludere completamente i Guayaqui dalla razza amerindia (nonostante qualche tratto comune) e li collocherebbe nella razza ariana.

Le impronte digitali umane hanno infatti creste epidermiche che possono assumere la forma di archi, riccioli o volute. Le proporzioni delle tre figure varia a seconda delle razze. Negli Europei, i riccioli predominano rispetto alle volute nel rapporto di 2,24 a 1. Negli Amerindi le volute sono nello stesso rapporto di 2,24 a 1. L'analisi effettuata alla facoltà di medicina di Buenos Aires rivela che nei Guayaqui il rapporto e' di 2,66 a 1 per i riccioli. Come risultato delle sue ricerche, de Mahieu trae le seguenti conclusioni: i Guayaqui appartengono ad una razza nordica bianca, leggermente meticciata con elementi amerindi. Questo meticciamento è recente, come prova l'indice cefalometrico: i Guayaqui si discostano troppo dalla media e ciò significa che non hanno avuto ancora il tempo di assimilare gli elementi stranieri.

Come indica la struttura corporea, questi indigeni [...] dapprima erano longilinei come i nordici. Hanno vissuto a lungo sull'Altopiano, il che spiega le caratteristiche brevilinee del tronco, il grande sviluppo del torace e la grande capacità polmonare. I Guayaqui sono dunque discendenti di un gruppo umano di razza bianca e di biotipo longilineo che è vissuto per secoli sull'Altopiano, dove si è prodotto l'allargamento del tronco. In seguito questo gruppo è sceso nella foresta tropicale e subtropicale e ciò ne ha accellerato la trasformazione fisica. Il contatto con le donne amerindie avrebbe finito per apportare al gruppo i geni mongoloidi.

Com'è dunque possibile che non rimanga più alcuna testimonianza diretta delle incursioni vichinghe nell'America del Sud? Jacques de Mahieu lo spiega così: in primo luogo, il commercio d'oltremare era praticato nel Medioevo da gruppi molto chiusi e in forte concorrenza, che custodivano gelosamente il segreto delle loro scoperte.

Del resto, più tardi i sovrani delle grandi potenze marittime, Spagna e Portogallo, punivano con la morte la divulgazione delle carte che tracciavano i cartografi al loro servizio [...] Una carta famosa, tracciata da Martin Waldseemuller, dimostra che all'inizio del XVI secolo si conoscevano bene non solo il Vinland scandinavo, ma, con sconcertante precisione, i contorni dell'America meridionale.

Questa carta, pubblicata nel 1507 in un atlante di 12 tavole, è anteriore al viaggio di Magellano (1520). Essa presuppone conoscenze che soltanto i Vichinghi di Tiahuanaco potevano aver acquisito [...] Dunque, l'esistenza del continente americano era nota ben prima del XVI secolo e quel mondo non era così nuovo come si volle far credere nel 1492. La carta di Martin Waldseemuller mostra che in Germania si conoscevano dati che non erano stati resi pubblici. Per de Mahieu i Vichinghi organizzavano spedizioni regolari verso l'America [...] il gruppo di Vichinghi che si era stabilito fin dall'XI secolo sull'Altopiano e che si era costruito un immenso impero

Tratto da Marcopolo.it

http://it.wikipedia.org/wiki/Martin_Waldseem%C3%BCller

http://en.wikipedia.org/wiki/Martin_Waldseem%C3%BCller

http://images.google.it/images?q=waldseemu...it&start=0&sa=N

www.google.it/search?hl=it&site=img...ers+telenet&oq=

Edited by RAGNOUOMO - 2/2/2013, 09:35
 
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Giovanni C2
view post Posted on 5/3/2007, 17:16




Interessante, Ragnouomo ... Bisognerebbe poter dare un'occhiata ai reperti e alle iscrizioni su cui Jacques de Mahieu basa la propria ricostruzione dei fatti ... La questione dei "bianchi" in Sud America, prima dell'occupazione spagnola, resta oggetto di contenzioso: per molti sono leggende e basta. Nella fattispecie, tuttavia, non mi sento di escludere alcuna possibilità ... Riguardo Tiahuanaco/ Tiwanaku, non capisco: i Vichinghi l'avrebbero fondata oppure si sarebbero limitati ad occupare un precedente insediamento?

Edited by Italico 80 - 14/1/2017, 16:16
 
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HXH
view post Posted on 8/3/2007, 11:52




CITAZIONE (Giovanni C2 @ 5/3/2007, 17:16)
Interessante.Pero' bisognerebbe vedere i reperti e le iscrizioni,citate nell'articolo, su cui Jacques de Mahieu basa la ricostruzione dei fatti...
La questione dei "bianchi" in Sud America,prima dell'occupazione spagnola,rimane assai dibattuta.Per molti,si tratta di leggende senz'alcun fondamento reale.Tuttavia,non mi sento di escludere alcuna possibilita'...
P.S.Per quanto riguarda Tiahuanaco(/ Tiwanaku),non capisco:i Vichinghi l'avrebbero fondata,o...si limitarono ad occupare un precedente insediamento?

Fenici? Vichinghi? Possibile, io però non scarterei l'opzione iperborea. Leggete qui:
Da dove provenivano gli Iperborei?

di Giovanni Luigi Manco

L'alba dalle rosee dita che fuga le tenebre,il primo annuncio,il momento primigenio di una grande esperienza resta sempre nella memoria come un'orma sacra.A volte l'inizio e' un passato troppo remoto,lontano per essere ricordato,eppure qualcosa si trascina nel tempo,un barlume,un segno,e quello si custodisce,vivifica,completa con la fantasia per il bisogno dell'Io di ritornare a se' stesso,riprendersi nel tempo.Gli echi dell'inizio in se' si completano nel mito che e' fantasia ma pure realta' autentica.

Memorie e figure disegnate da vibrazioni profonde,invisibili eppure possenti.

Il mito elabora,non nasconde.

Cosi' nei discendenti degli Iperborei,degli iniziatori del discorso umano,i miti della patria ancestrale,posta nell'estremo nord d'Europa,ripetono in ambienti diversi,la medesima storia.La terra degli avi divinizzata,gli Asen,nella tradizione nordico scandinava e' la "Terra Verde",cioe' la Groenlandia,da Grunes(verde) e lend(terra),senza neppure sospettare che ove oggi si stendono pianure e montagne di ghiaccio,un tempo,prima dello spostamento dell'asse terrestre,c'era il verde dei prati e la vita dell'uomo.

Le tradizioni celtico-irlandesi parlano invece della divina razza dei Tuatha de Danam,discesa dall'Avallon,mitica terra nordica.Anche nella tradizione Aryo-Iranica la terra dei padri remoti e' una regione dell'estremo nord.A questo proposito,sulla base dei testi vedici,uno studioso,Tilak,scrive nel saggio "L'origine polare della tradizione vedica",del 1903:"Se noi leggiamo certi passaggi dei Veda fin'ora incomprensibili,alla luce delle scoperte scientifiche moderne,noi saremo obbligati a concludere che l'origine degli antenati dei popoli vedici si trova da qualche parte vicina al Polo Nord,prima dell'Ultima Glaciazione.

La geologia e le tradizioni considerate negli antichi libri ary confermano che l'inizio dell'era postglaciale e l'emigrazione indoeuropea dalle zone artiche,che ne derivo',rimontano ad un periodo non anteriore all'8000 prima dell'era volgare.Sarebbe stato impossibile ai sacerdoti indiani concepire o solamente immaginare lo splendore dell'alba nella forma descritta nel Rig-Veda.Perchè l'alba evanescente ch'era loro familiare,non ha niente a che vedere con l'alba artica che è il vero modello degli inni vedici.

Tilak,scrivendo il suo saggio,non sapeva che alle stesse conclusioni era pervenuto nel 1776 l'astronomo Jean Sylvain Bailly sulla semplice evidenza che le costellazioni descritte nei vetusti libri dell'India potevano essere state osservate solo da un popolo che aveva avuto dimora nell'Artico.

Gli Elleni chiamavano Thule la patria dalle cime innevate degli avi Iperborei,nell'estremo nord,da cui migrarono i Dori guidati dal dio Apollo.Regione posta,secondo Erodoto,a nord del Mar Nero.Significativamente chiamavano il mare boreale Cronide,cioe' di Saturno (Cronos-Saturno),considerando Cronos-Saturno e' il re o Dio dell'Eta' dell'Oro cantata dai poeti greco-latini come la piu' antica e bella eta'.Nel primo dei 4 cicli,o yuga,della tradizione vedica,l'Eta' dell'Oro prende nome di Satya-Yuga,l'eta' buona,vera,dove l'aggettivo ya,vero,e' connesso a sat,l'essere;cosi' come il suffisso urnus unito a sat da' il nome di Saturnus.

[...]

Gli uomini delle fredde terre d'Occidente,tra 40.000 e 10.000 anni fa,nel Paleolitico superiore,vivevano una condizione per molti versi evoluta,benche' limitati dalle condizioni naturali.Nelle pianure innevate della Moravia,nelle regioni inospitali che non lasciano alternativa all'economia di caccia al mammuth,si inventano le fornaci per cuocere vasi e figure di terracotta,ad opera probabilmente delle compagne e figlie dei cacciatori.Sempre nel Paleolitico superiore,nel Nord Europa,si sviluppano le prime industrie in serie di gioielli (perline in osso e avorio) e la prima scultura artistica.

L'Europa era allora molto diversa.

La Gran Bretagna faceva parte del continente,unita alla Francia,ed era molto piu' estesa.In terra d'Europa fiorisce la prima civilta' nel senso proprio dell'espressione,caratteristica per costumi,senso del sacro,concezioni astronomiche.Il suo iniziarsi puo' farsi coincidere con la fine della Glaciazione di Wurm,quando le ampie steppe popolate da mandrie d'erbivori si trasformano in foresta.E' in questo contesto che nascono le prime economie stanziali,che l'uomo comincia a scegliersi un territorio e a radicarsi in esso,quasi a piantarvisi,ricordando la derivazione etimologica,scoperta da Heiddegger,di homo da humus.Resti di cucina e tumuli di rifiuti fossili di questi insediamenti sono stati ritrovati sulla costa nordatlantica ma anche in Spagna e Portogallo.Il reperimento in questi siti sempre degli stessi strumenti,come un tipo particolare di piccone,lascia presumere il loro collegamento con la cultura megalitica,con i primi complessi monumentali dell'umanita':menhir e dolmen.Significativamente,talvolta,i megaliti sono sistemati tra loro in modo da formare pareti a tettoia che ricreano il luogo deputato alla vita del Paleolitico,la caverna.

Continuità fra preistoria europea e civilta' megalitica e' anche provata da immagini incise sulla pietra dei megaliti.

I menhir,la cui altezza varia dai 2 ai 10 metri,mentre il peso sfiora le 200 tonnellate,in Irlanda,Inghilterra e Scozia sono spesso disposti in circolo e chiamati cromlech.Fra i piu' importanti quelli di Averbury e di Stonehenge.All'estremo settentrione della Scozia si trova un gruppo di isole,le Orcadi,famose per le rovine megalitiche.Ebbene,la più grande isola,Mainland,è chiamata dagli abitanti Pomona,nome d'una delle divinità più antiche e misteriose della Roma arcaica,ed è sempre nella simbologia della Roma arcaica che i sette colli rappresentano lo specchio terreno dell'Orsa Maggiore,la costellazione boreale,dove il Palatino rappresenta la stella Polare.

Corrispondenze che spiegano l'intento di ricreare attraverso il simbolismo geo-astronomico la patria delle origini.A Stonehenge le ultime rilevazioni scientifiche hanno datato i buchi per pali a 8.000 anni p.e.v.,mentre la posa in opera dei megaliti a un periodo compreso tra il 2900 e il 1500 p.e.v.

La civilta' dei megaliti e' accertata dal V millennio.Dal 3800 al 2500 si estende su un vasto territorio che va dalla Gran Bretagna al Portogallo,alle isole egee,alle Puglie,Sicilia,Malta,Sardegna,Corsica.Per un utile raffronto si pensi che le prime piramidi egizie risalgono alla seconda metà del III millennio,mentre i palazzi minoici al II millennio.Nel V millennio solo il popolo che viveva nel nord Europa,gli Iperborei,era uscito dal buio della preistoria,dotandosi di una stabile organizzazione sociale,onorando i propri morti,venerando il principio divino,fonte e datore di vita.Lo scrittore Pausania ricorda un menhir nella Grecia del II secolo p.e.v. che prefigurava una divinità.Ancora più attendibile la testimonianza dello storico Diodoro Siculo,nel primo secolo p.e.v.,il quale riferisce che in Gran Bretagna si adorava il dio Sole in un tempio circolare (Stonehenge?).Scrive inoltre che grandi pietre erano oggetto di culto in varie parti della terra.I defunti erano deposti in tronchi di quercia,tagliati e cavati all'interno.Tipica sepoltura megalitica che continua con i Celti.I druidi elessero,infatti,la quercia ad albero sacro e svolgevano le loro cerimonie nelle prossimita' dei megaliti.La civilta' megalitica e' rimasta a lungo viva nella tradizione popolare dell' Occidente. A Carnai,in Bretagna,sulla parete esterna di una chiesa si osserva il bassorilievo di un santo nell'atto di benedire tori sacrificati davanti a dolmen e menhir.Il toro e' un simbolo che percorre tutta la cultura europea,dai megaliti di Creta,Sardegna e Malta fino alle odierne corride.E come non pensare che ancora oggi i re d'Inghilterra sono incoronati sulla pietra sacra di Westminster?Sempre in Bretagna,fino al secolo scorso,si cospargevano i menhir di burro,miele e olio.Qualcosa del genere si fa tutt'oggi in India con il lingam.

In Scozia l'espressione gaelica per chiedere a qualcuno se andava in chiesa era:stai andando alle pietre.Un noto proverbio del Galles recita:buona e' la pietra insieme al Vangelo.Il popolo dall'antica patria nordica giunse a dominare molte altre regioni,fino alla Libia ed Egitto.Evidentemente,nelle regioni mediterranee,piu' favorite dal clima,da' inizio a civilta' piu' evolute e complesse.In Egitto la religiosita' continua ad essere imperniata sulla potenza fecondatrice del principio divino di cui il Sole e' l'ipostasi.Il supremo Dio apollineo e' invariabilmente rappresentato negli affreschi,bassorilievi e statue come itifallico.

I menhir diventano obelischi,i dolmen (celle sepolcrali coperte da tumuli di terra) diventano invece le piramidi,dalla forma delle dune del deserto.Alla fine dell'Ultima Glaciazione,circa 7.000 anni fa,lo scioglimento dei ghiacci con l'innalzamento del livello marino sommerse vasti territori.Un'idea precisa dell'innalzamento del mare si e' avuta studiando i depositi del Mar Baltico che da lago divenne un mare a causa dell'invasione delle acque dell'Oceano Atlantico.Il livello del mare crebbe di 100 metri,sommergendo letteralmente villaggi e monumenti megalitici.Nell'isola di Er-Lannic,golfo del Morbihan,in Bretagna,uno scavo ha portato alla luce un circolo di pietre che si prolunga con un allineamento di menhir al fondo dell'Oceano,terminando con un altro cerchio completamente sommerso.Sempre in Bretagna,a Kermic,un cerchio di menhir si trova a 4 metri sott'acqua.A Malta antiche carreggiate di epoca megalitica finiscono in mare.Nel 1929 e' stata individuata una grande struttura,a due chilometri dalla costa maltese,sul picco di una montagna,perfettamente spianata e livellata per far posto,probabilmente,a quello che doveva essere un edificio sacro.La spianata,di 310 metri quadri,si trova 19 metri sotto il livello del mare e i monoliti,di cui alcuni ancora in piedi,misurano 10 metri.I sacerdoti egizi attribuivano la distruzione di villaggi e templi del popolo datore di civilta' ad un castigo divino.Lo appuriamo da un Dialogo di Platone nel quale un certo Crizia narra la fine della prima grande civilta' come l'aveva ascoltata da un suo omonimo antenato,il quale a sua volta l'aveva appresa da Solone e questi,appunto,dai sacerdoti egizi.In pratica,i pioneri della civilta',quelli cioe' che si erano portati nel basso Mediterraneo e in Medio Oriente,col tempo,mescolandosi con la popolazione locale,avevano finito col degenerare...

[...]

Dio allora vedendo spegnersi in loro l'elemento spirituale volle impartirgli un castigo affinche' diventassero piu' saggi,colpendoli col Diluvio Universale.

Del popolo rimasto nella terra d'origine,nel Nord Europa,una parte,stanziata secondo alcuni studiosi nelle steppe orientali,altri tra le Alpi e il Mar Baltico,altri ancora nelle regioni della Russia meridionale attorno al Mar Nero,per motivi che non conosciamo perfettamente,cominciano a loro volta a migrare anch'essi verso la fine del III millennio.Motivi possono essere stati l'aumento demografico o gli effetti dell'esaurirsi dell'onda del Diluvio dell'Ultima Glaciazione che aveva trasformato in aride e steppose zone,assicurano i geologi,precedentemente umide e temperate.Un popolo avvezzo a resistere alle prove di un ambiente difficile che,primo al mondo,aveva imparato a addomesticare il cavallo,utilizzato,oltre che come animale da tiro,anche da combattimento:circostanza destinata a dimostrarsi formidabile negli scontri in campo aperto con avversari appiedati.Grazie alla superiorita' militare,occupano vaste regioni e impongono le loro usanze,lingua,divinita' guerriere e maschili,sostituendole o,piu' spesso,integrandole con quelle femminili proprie delle religioni degli agricoltori.Le migrazioni durano millenni e seguono due direttrici fondamentali,una verso l'Indo,l'altra verso l'Europa e il Mediterraneo orientale.Occupano regioni diverse e assumono nomi diversi.Ary nell'Indo,Hittiti in Anatolia,Achei e Dori nella penisola ellenica,Celti nell'Europa centrale,Latini e Osco-Umbri nella penisola italiana,Traci e Illiri nella penisola balcanica e nelle regioni italiane affacciate sull'Adriatico,Popoli del Mare in Egitto,Filistei in Palestina.Quelli rimasti nelle terre d'origine acquistano anch'essi nomi diversi secondo la regione geografica:Sciti a nord del Mar Nero,nell'attuale Ucraina,Norreni e Baltici in Danimarca e Germania del nord.

Il tempo e la lontananza geografica diversifica,naturalmente,nei diversi gruppi la lingua comune.La somiglianza tra molti vocaboli consente comunque di fare luce su queste popolazioni.Sappiamo ora che appartengono allo stesso ceppo tutte quelle parole che riguardano un clima freddo,nebbioso,nevoso,il fatto poi che non compaia mai la parola mare esclude che le popolazioni interessate dalle migrazioni abbiano avuto contatto con le coste a nord o a sud.

[...]

Nonostante le distanze geografiche molte tradizioni continuano a ripetrsi per millenni.I defunti continuano ad essere sepolti in tumuli di terra.Tumulo che in Grecia ricopre una grande struttura rettangolare,sormontata da un perimetro di pali di legno.All'interno la camera funeraria contiene i resti del defunto,insieme a oggetti preziosi e a resti di sacrifici umani e animali.Sepolture che trovano descrizione nei testi omerici.La costruzione ricorda,a un tempo,i tumuli centro-asiatici e l'assetto dei futuri templi greci.In Macedonia si seppellivano re e aristocratici in imponenti tombe sotterranee,ricoperte da grandi tumuli circolari,e costituite da edifici con volte a botte,suddivisi in un'anticamera e in una camera mortuaria,e decorati da imponenti facciate.La tomba degli Sciiti era contrassegnata da un tumulo "Kurgan",simile a quello degli Hittiti.Tra le sepolture celtiche piu' importanti spiccano quelle di Magdalenenberg,nella Foresta Nera,risalente al 550 prima dell'era volgare;la sua estensione lascia sbalorditi pensando l'enorme quantita' di terra rimossa per costruire un tumulo di 100 metri di diametro.In Messapia,terra arida e pietrosa,le celle sepolcrali sono coperte da cumuli di pietre.In India il menhir dara' espressione a un santuario composto di un recinto contenente un albero,un palo o una pietra sacra.Il dolmen diventera' lo stupa,reliquario monumentale che ripete in mattoni e pietra la forma dei primitivi tumuli.Si costituiscono di una volta emisferica piena,poggiata su un basamento di spessore minimo e sormontati da una piccola piattaforma sopraelevata che sostiene uno o piu' parasoli.Un monumento circondato da una balaustra in cui si aprono da uno a quattro ingressi,ognuno munito di portico.Dei simboli piu' comuni e caratteristici si ricordano la spirale,la svastica,i triangoli intrecciati,o stella di Davide per l'adozione di questo da parte dell'omonimo re israelitico.Nella seconda ondata migratoria,tra quelli diretti in Oriente si distinguono per primi,in termini di civilta',gli Arya,tra quelli diretti in Occidente,gli Hittiti.

[...]

La frequentazione degli Iperborei e dei loro discendenti e' attestata in tutte le civilta' antiche...Benche' antichi manoscritti cinesi del II secolo p.e.v. parlano dei Yuezhi e dei Wusum,nomadi bianchi che vivevano agli estremi confini occidentali,gli storici si rifiutavano di crederci,preferivano pensare a una leggenda,ma hanno potuto farlo finche' le aride colline delle Montagne Celesti,nel nord-ovest della Cina,e il deserto di Taklimakan,a sud,non hanno cominciato a restituire centinaia di cadaveri mummificati,dai lineamenti chiaramente caucasici,capelli castano chiaro o biondi,nasi lunghi,occhi incassati e crani dolicocefali,risalenti a 3.000 anni fa...

[...]

Anche la civilta' megalitica fiorita sulle Ande e' attribuita,dalla tradizione locale,come in Cina,all'arrivo di uomini bianchi,e più precisamente a due figure mitiche giunte dal mare:Manco Capac e Viracocha.Il primo,proclamato re,volle per sè e i suoi discendenti l'appellativo di Inca...Viracocha,ricordato e venerato come dio portato dal mare,il suo nome significa infatti schiuma di mare,era raffigurato nelle sculture e pitture come un uomo dai tipici tratti europei con una fluente barba rossa...I Romani,e prima ancora dei Vichinghi,i Fenici,i Greci,erano gia' stati nelle Americhe.Inca e Aztechi ricordavano ancora,al tempo della conquista spagnola,antichissime relazioni tra Amerindi e barbuti uomini bianchi...E pensare che fino a poco tempo fa si riteneva che i Romani avessero conoscenze geoigrafiche molto limitate,addirittura di non essersi mai spinti oltre la Britannia.In realta',i comandanti di stanza in Britannia iniziarono subito dopo la conquista,una vera e propria opera di esplorazione del Mare del Nord e dell'Oceano Atlantico,ritenuti i confini occidentali del mondo antico.

Tra l'82 e l'84,il comandante romano Agricola,ricorda Tacito,circumnavigo' la Gran Bretagna e localizzo' le isole Shetland,Orcadi ed Ebridi.Una delle scoperte piu' interessanti e' avvenuta in quella che fino a pochi anni fa era considerata l'unica terra celtica inviolata dai Romani,l'Irlanda,Hiberia in latino...gli archeologi del Museo nazionale irlandese scoprirono le fondamenta di un forte romano,esteso su un'area di due chilometri quadrati,a Drumanagh,a meno di trenta chilometri a nord di Dublino.Dalle monete rinvenute,risulterebbe datato tra il 79 e il 138 e.v.I dati di scavo spiegano l'accampamento militare come avamposto per controllare una piccola porzione dell'isola e proteggere la provincia di Britannia contro possibili incursioni delle popolazioni celtiche del luogo...Nel giro di pochi anni il castrum si ingrandi' e divenne una testa di ponte per un'eventuale occupazione dell'isola.E' accertata la frequentazione di mercanti gallo-romani in Scandinavia,Norvegia e Svezia.Armi,argenti e vasi in vetro romani sono stati rinvenuti,in notevole quantita',in depositi o tombe principesche nell'area dello Jutland occidentale e nel meridione di Norvegia e Svezia"
.
http://search.simply.com/it/confini-estremi-impero-romano/


Edited by HXH - 17/8/2012, 18:39
 
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RAGNOUOMO
view post Posted on 9/3/2007, 01:07




:B): Bella 'sta vicenda del PRESUNTO forte romano,che hanno scoperto a Drumanagh,in Irlanda:

- http://it.wikipedia.org/wiki/Hibernia_e_impero_romano

- www.iviagginellastoria.it/rubriche-...in-irlanda.html

- http://it.wikipedia.org/wiki/Drumanargh

- http://en.wikipedia.org/wiki/Drumanagh

- www.archart.it/irlanda-quay-le-foto...e-fortezza.html

- www.google.it/maps/place/Portrane,+Co.+Dublino,+Irlanda/

Ne eravate a conoscenza? Tornando alle Americhe,ho letto più volte di gente che avrebbe trovato monete,vasi e oggetti apparentemente di origine romana in territorio americano. Si tratta di burloni,di falsi oppure c'è qualcosa di vero? :shifty:

Edited by RAGNOUOMO - 27/1/2017, 13:10
 
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Martin Mistero
view post Posted on 10/3/2007, 18:55




CITAZIONE (RAGNOUOMO @ 9/3/2007, 01:07)
gente che ha trovato monete,vasi e oggetti apparentemente di origine romana in America.Si tratta di burloni,di falsi oppure c'e' qualcosa di vero? :shifty:

Salve.Nel 1972 lo studioso statunitense Cyrus H. Gordon,da voi già citato,pubblicò un libro (Before Columbus, Prima di Colombo),nel quale si trovano elencati una serie di reperti misteriosi,fra cui monete romane e arabe scoperte davanti alla costa venezuelana.Mi è giunta notizia inoltre di anfore romane in Brasile.Rimangono comunque i dubbi sull'autenticità e sull'epoca in cui tali oggetti arrivarono nel continente americano.Se abbiamo voglia di scherzare,procuriamoci un pò di monete etrusche o greche oppure fenicie o romane,e seppelliamole a Manatthan :-).

Edited by Martin Mistero - 27/1/2017, 13:36
 
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Martin Mistero
view post Posted on 16/6/2007, 03:16




Vorrei parlare della testa di Tecaxic-Calixtlahuaca,scoperta nel 1933 in Messico,nella zona della valle di Toluca.E' ritenuta da qualche studioso di origine romana.Una traccia forse di vecchi contatti trans-oceanici fra Eurasia e America prima dell'arrivo di Colombo?Non esiste certezza al momento.

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E non scordatevi il caso della possibile nave romana che sarebbe stata rinvenuta nella spiaggia di Galverston Island (Texas).

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Edited by Martin Mistero - 27/1/2017, 13:40
 
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view post Posted on 30/12/2009, 11:15
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il confine non va superato, ma ci puoi camminare sopra!

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salve, ho trovato con google questo forum. :B):
Della Pietra di Bourne e di Barry Fell si parla anche nell'albo 238 di Martin Mystere.
Ecco l'indirizzo: La leggenda di Ulisse
 
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ProPatria33
view post Posted on 31/12/2009, 11:08




CITAZIONE (Aldous Morrigan @ 30/12/2009, 11:15)
salve, ho trovato con google questo forum. :B):
Della Pietra di Bourne e di Barry Fell si parla anche nell'albo 238 di Martin Mystere.
Ecco l'indirizzo: La leggenda di Ulisse

Una rivelazione che sconvolgerà senz'altro gli archeologi! :gatto3omgwe3.jpg:
Pubblicata su Martin Mystere!Cacchio!
 
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RAGNOUOMO
view post Posted on 4/3/2010, 17:04




CITAZIONE
Ornio (a) sostiene che i Fenici fecero più fiate il viaggio dall'Africa, e dalla Spagna fino all'America: mostrando con Strabone, che quei Popoli solcarono con lunghi viaggi l'Oceano Atlantico; e osserva con l'istesso Scrittore, che Eudosso nel navigare che fece dal Golfo Arabo nell'Etiopia , e nell'Indie, vedde nell'Oceano Etiopico la prora d'un naviglio Fenicio, ch'eravi naufragato, distinguendolo dalla testa d'un cavallo; e i Mercadanti di Cadice lo riconobbero qual'una delle lor piccole barche, che valevansi per la pesca.
Gli antichi Scrittori dicono, che i Fenici corsero tutti i Mari con la lor flotta; e si pretende, che il giro dell'Africa fatto da Annone Cartaginese fosse più malagevole, che non il viaggio dall'Africa nell'America.
Difende Acosta, che può farsi il viaggio dall'Isole Fortunate all'America in quindici giorni col favor d'un buon vento.
Certa cosa è, che i Fenici frequentarono l'Isole Fortunate: E chi impedivagli d'innoltrarsi fino all'America, o sia a caso pensato, ovvero a fortuna?
Laezio (b) fa presso a poco l'istesse osservazioni.
I Fenici passarono dall'Africa alle Canarie, dalle Canarie all'Isole Acore, e di là nell'America: anzi Ornio pretende, che il nome di Canarie sia formato da quello di Cananei, come già sopra si disse.

http://books.google.it/books?id=dcg27mQ6R5UC&dq=

- www.treccani.it/enciclopedia/cananei/

- www.treccani.it/enciclopedia/canarie/

CITAZIONE
L'ossatura di un bastimento di cedro, trovato non ha guari, alla punta dell'Affrica, cioè al capo di Buona Speranza, somministra forti congetture, essere colà approdati questi audaci navigatori.
Diodoro Siculo dice, che i Fenici, avendo passato lo stretto di Gibilterra e vogando lungo l'Affrica, furon respinti dai venti in mezzo all'oceano, e che dopo una tempesta, che durò molti giorni, essi furon gettati in un'isola considerabilissima, fertilissima e popolatissima, che i Toscani vollero inviarvi delle colonie, ma che i Cartaginesi li impedirono, temendo che la bellezza di quel paese non facesse spopolare il loro.
Pausania racconta un fatto simile, aggiungendovi la descrizione degli abitanti.
Il poco che gli antichi autori ci dicono relativamente ai viaggi di lungo tratto dei Fenicj, e dei Cartaginesi, che traggono dai Fenicj l'origine, non ci permette di dubitare, dice M. Carlier, che essi non avessero delle relazioni cogli abitanti delle coste di America, relazioni che secondo la sua opinione cessarono nel primo secolo dell'era cristiana.
Un monumento scolpito dai Fenicj in America in tempi remotissimi,ci fa apprendere in um modo il più evidente essere stati colà questi arditi marinaj.

http://books.google.it/books?id=JetVAAAAcAAJ&d=

CITAZIONE
"Le recenti acquisizioni archeologiche hanno consentito di rivalutare le conoscenze che gli antichi avevano in fatto di viaggi per mare e permettono di affermare che questi non si limitavano alla navigazione a vista e lungo costa,ma avevano navi e strumenti adatte alle lunghe traversate,anche oceaniche".
E' quanto ha affermato Claudio Moccheggiani Carpano,già responsabile del settore del centro storico della Soprintendenza archeologica di Roma e attualmente docente di archeologia subacquea all'Università di Napoli, alla presenza del libro "Quando i Romani andavano in America" di Elio Cadelo.
Mettendo insieme testimonianze di autori dell'epoca con quanto più di recente è stato scoperto sui viaggi per mare nell'antica Roma,Cadelo sostiene che i Romani potrebbero essere sbarcati anche sul continente americano.
D'altronde, ha sottolineato Luigi Fozzati, soprintendente ai Beni archeologici del Friuli Venezia Giulia, è assodato che "sia i Romani che i Fenici hanno circumnavigato l'Africa ed erano giunti fino in Cina".
E' quindi probabile che proprio in uno di questi viaggi, alcune navi fenicie incapparono nella corrente subequatoriale che dalle coste occidentali dell'Africa li portò fino alle coste del Brasile.
La prova potrebbe essere una epigrafe fenicia scoperta a Paratyba, poco considerata alla sua scoperta nel 1874, ma poi "rivalutata" sia dal filologo americano Cyrus Gordon che dal nostro Sabatino Moscati.
Tra le prove che possono suffragare le navigazioni transatlantiche dei Romani, ha proseguito Mocchegiani, il fatto che le loro navi avevano dimensioni e robustezza idonee a queste imprese: "Quelle rinvenute a Nemi, realizzate sotto Caligola nel primo secolo d.C., erano lunghe 70 metri e larghe 20, e realizzate con tecnologie costruttive all'avanguardia. D'altronde i Romani le avevano apprese dai Fenici che nel campo erano maestri: una loro nave del terzo secolo a.C. rinvenuta nello stagno di Marsala aveva i pezzi e gli incastri numerati, a prova di una costruzione quasi industriale".

www.antikitera.net/news.asp?ID=8563&TAG=Fenici&page=2

http://it.wikipedia.org/wiki/Navi_di_Nemi

http://it.wikipedia.org/wiki/Museo_delle_navi_romane_di_Nemi

http://it.wikipedia.org/wiki/Nave_punica_di_Marsala

http://books.google.it/books?id=8oEqAQAAIAAJ&q=

www.storiainrete.com/2133/storia-an...tornarono-pure/

www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=328

www.veja.it/2010/01/04/romani-in-america/

http://en.wikipedia.org/wiki/Pre-Columbian...ontact_theories

www.geocities.ws/nephilimnot/ancient_america_romans.html

http://sites.google.com/site/americalascop...-sulla-scoperta

www.science-frontiers.com/sf090/sf090a02.htm

CITAZIONE
Il Brasile è pieno di testimonianze che confermano la presenza fenicia nel suo territorio e tutto indica che la loro occupazione si concentrava soprattutto nella regione di nordest.
Un pò lontano dalla confluenza dei fiumi Longà e Parnaiba,nello Stato di Piaui,vi è un lago dove sono stati scoperti cantieri navali fenici e un porto con un posto riservato per l'ancoraggio dei "Carpassios" (antiche navi per lunghi viaggi).
Con la navigazione del fiume Mearim verso nord,nello Stato di Maranhao,si arriva alla confluenza dei fiumi Pindaré e Grajau'.
Qui possiamo trovare il lago Pensiva,prima noto come Maracu.
Sulle sponde di questo lago si possono trovare cantieri navali di legno pietrificato contenente robusti chiodi e perni di bronzo.
Il ricercatore Raimundo Lopes,nato nello Stato di Maranhao,scavò in quel posto alla fine degli anni Venti e scoprì gli strumenti,di fattura tipicamente fenicia.Nello Stato del Rio Grande do Norte,dopo aver percorso un canale di 11 Km,le barche utilizzate dai Fenici potevano ancorarsi nel lago Extremoz.
Il professore austriaco Ludwig Schwennhagen dice che ha trovato iscrizioni fenicie in Amazzonia,in cui ci sarebbero riferimenti a molti re di Sidone e Tiro (887-856 a.C.).
Schwennhagen ritiene che i Fenici usassero il Brasile come base almeno per 800 anni,lasciando,oltre a testimonianze materiali,una notevole influenza linguistica tra gli indigeni.Nell'accedere dalle foci ai fiumi Camocin (stato di Ceara'),Parnaiba (Stato di Piaui) e Mearim (Stato di Maranhao),ci sono muri in pietra e blocchi di terra,costruiti dagli antichi Fenici.
Apollinaire Frot,un ricercatore francese,ha viaggiato per tutta la campagna brasiliana per raccogliere iscrizioni fenicie nelle montagne degli Stati di Minas Gerais,Goias,Mato Grosso e Bahia.
Le iscrizioni che ha messo insieme sono tante che "avrebbero potuto riempire innumerevoli volumi,se mai fossero state pubblicate",secondo le dichiarazioni di Frot.
La traduzione di queste iscrizioni riferisce di opere fenicie in Brasile,della loro attività commerciale praticata in quelle terre lontane.
La Fenicia sopravvisse alle egemonie degli Egizi,di Siriani ed a quella degli Assiri e persino alla dominazione persiana.
Infine,uno strano elemento razziale apparve,con gli invasori provenienti dall'Europa.
Così la Fenicia tremò,dapprima sotto l'invasione greca guidata da Alessandro Magno e poi sotto il potere delle legioni romane.
Con una tale guerra,le pratiche commerciali furono interrotte e le lontane colonie e gli insediamenti,ora abbandonati,cominciarono ad essere distrutti dalle popolazioni locali.

www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=309

http://phoenicia.org/brazil.html

http://books.google.it/books?id=uDTUF3wHlk...epage&q&f=false

http://pt.wikipedia.org/wiki/Teoria_da_pre...Dcios_no_Brasil

www.folcoquilici.com/Articoli/mess_07_03_2.htm

http://books.google.it/books?id=_mvyCwAAQBAJ&dq=

CITAZIONE
Diodoro Siculo narra, che una flotta di Fenici assaliti dalle tempeste sulla costa dell'Africa si trovò gettata sopra un'isola vastissima e lontanissima all'occidente, che al suo ritorno narrò prodigi sulla bellezza del paese, che i Tirreni d'invogliarono di mandarvi una colonia, ma che i Cartaginesi trovarono il mezzo d'impedirlo.
Cabral assalito come la flotta dei Fenici da una tempesta sulla costa dell'Africa si trovò nel 1500 sulla costa del Brasile.
Chi sa quante volte i Fenici ed i Cartaginesi non naufragarono così al Brasile?

http://books.google.it/books?id=FHc2Di7AQMwC&dq=

CITAZIONE
Nei mari dell'India i Fenici, che vi andavano per la via del golfo Persico ed anche (se Erodoto narra il vero) circumnavigando l'Africa, approdavano all'isola di Ceylon (Taprobane) prendendovi il cinnamomo, da noi appellato cannella.
Spinti forse da una procella o da un altro caso fortuito, simile a quello che venticinque secoli dopo condusse il portoghese Cabral sulle coste del Brasile, alcuni bastimenti fenici e cartaginesi scopersero quelle Isole Fortunate, in cui la mitologia pagana ripose gli orti delle Esperidi e che i moderni chiamano Canarie.
Tra le spedizioni dei Fenici merita peculiare ricordanza quella che, insieme agli Israeliti, intrapresero sotto il regno di Salomone lungo il Mar Rosso fino all'Oceano Indiano, in traccia della famosa terra d'Ofir, produttrice d'oro.

http://books.google.it/books?id=xGo8AAAAcAAJ&dq=

http://it.wikipedia.org/wiki/Pedro_%C3%81lvares_Cabral

http://it.wikipedia.org/wiki/Hy_Brazil

http://it.wikipedia.org/wiki/Isole_Fortunate

http://books.google.it/books?id=w0jiNaEkK2QC&dq=

http://en.wikipedia.org/wiki/Pedro_%C3%81lvares_Cabral

CITAZIONE
In tredici giorni i Portoghesi giunsero alle isole del Capo-Verde, e due giorni dopo Cabral si avvide della mancanza di una delle sue navi.
La aspettò per altri due giorni; ma finalmente dovette credere che vi fosse perita: ed il fatto non se ne intese mai più veruna notizia.
Cabral per evitare le calme, alle quali sarebbe stato esposto navigando lungo le coste dell'Africa, si scostò talmente da esse, che, entrando in alto mare, alli 24 aprile scoprì all'occidente un'ignota terra.
Le si approssimò, e giunse ad un luogo che egli chiamò Porto Seguro.
Diede al paese il nome di Santa-Croce; ma quello di Bresile, o Brasile, che i nativi solevano ad esso dare, venne in appresso più generalmente adottato.
L'ammiraglio portoghese si era a prima giunta immaginato che questa fosse un'isola dell'oceano Atlantico rimasta fino a que' tempi sconosciuta; ma procedendo lungo la costa per alcuni giorni fu di grado in grado indotto acredere che una regione sì vasta formasse una parte di qualche gran continente.
Quest'ultima idea si trovò conforme al vero: alcuni Portoghesi spediti ad esplorare il paese gli riferirono che esso appariva fertilissimo, inaffiato da grandi fiumi, coperto d'alberi carichi di frutta e popolato da uomini e da animali.
Cabral allora deliberò di farvi discendere i suoi abbattuti dai disagi del mare, e di pigliarne possesso in nome del suo sovrano.

http://books.google.it/books?id=A8JBAAAAcAAJ&dq=

CITAZIONE
E' opinione sempre più diffusa tra gli studiosi che mercanti fenici in diversi momenti tra il II e il I millennio a.C. siano arrivati lungo le coste del Nord-est del Brasile e siano penetrati nel territorio amazzonico,utilizzando i corsi d'acqua per spostarsi: in particolare un'equipe di archeologi austriaci,guidati da Ludwig Schwennhagen,ha trovato nello stato di Piaul iscrizioni in lingua fenicia menzionanti sovrani di Sidone e Tiro del IX secolo a.C.;e lo stesso team ha riportato alla luce resti di arsenali,cantieri navali e fasciame di imbarcazioni di fattura fenicia (i famosi "Karpàssioi"). Simili risultati si combinano con iscrizioni fenicie che parlano di viaggi oltre le colonne d'Ercole ("dove il mare penetra nella terra");e completano studi del secolo scorso,che hanno mostrato la presenza nell'onomastica degli indios di sostantivi e toponimi di radice semita.

www.archeomedia.net/brasile-fenici-nel-nord-est-del-brasile/

CITAZIONE
Un altro viaggio de' Fenicii nell'America è quello delle flotte di di Salomone, o ch'esse partissero dal Mediterraneo, come alcuni credettero, o dal mar Rosso, come comunemente si pensa; certa cosa è che poterono fare in tre anni il tragitto dell'America: e la somma Sapienza onde Salomone era fornito non permette di dubitare ch'ei non sapesse la situazione d'una parte del mondo così considerabile e ricolma di maraviglie qual è l'America.
E' noto che molti versati interpreti pretesero che la flotta di Salomone andasse in quel paese.
Colombo vi trovò delle miniere e caverne profondissime, donde dicesi che veniva l'oro della flotta di quel principe.

http://books.google.it/books?id=LbE48MrEgrYC&dq=

http://it.wikipedia.org/wiki/Ofir

www.google.it/webhp?hl=it#q=ludwig+...e58c4040109ea3c

www.holloworbs.com/Ubajara.htm

www.bibliotecapleyades.net/arqueolo...gold_gods05.htm

http://books.google.it/books?id=exmtOsvSKj...epage&q&f=false

http://pt.wikipedia.org/wiki/Parque_Nacional_de_Sete_Cidades

http://wikimapia.org/6029010/Parque-Nacion...au%C3%AD-Brasil

www.google.it/images?q=sete+cidades...start=0&ndsp=20

Edited by RAGNOUOMO - 31/1/2017, 23:54
 
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