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Il Testo di Paraibo, popoli mediterranei nelle Americhe prima di Colombo

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RAGNOUOMO
view post Posted on 18/12/2010, 16:44




Trovate corrispondenze genetiche tra nativi americani e islandesi (28-11-10):
CITAZIONE
L'analisi genetica di più di ottanta islandesi appartenenti a quattro famiglie ha verificato l'esistenza di un Dna mitocondriale normalmente proprio dei nativi americani o degli asiatici orientali.Il lignaggio trovato,chiamato C1e,venne introdotto in Islanda da almeno quattro donne agli inizi del 1700."All'inizio pensavamo che il Dna provenisse da famiglie asiatiche recentemente stabilitesi in Islanda",racconta il ricercatore del Csic Carles Lalueza Fox."Ma dallo studio delle genealogie delle famiglie abbiamo scoperto che le quattro famiglie discendevano da antenati vissuti nella stessa regione meridionale dell'Islanda tra il 1710 e il 1740"."Dato che l'isola fu virtualmente isolata a partire dal decimo secolo,l'ipotesi più probabile è che questi geni appartenessero a una nativa americana portata dall'America dai Vichinghi intorno al 1000".

CITAZIONE
"Ci sono alternative che non possiamo totalmente scartare",ammette Lalueza-Fox."Per avere una prova definitiva,dovremmo trovare resti islandesi di epoca precolombiana che possano essere geneticamente analizzati".La ricerca è stata pubblicata sull'American Journal of Physical Anthropology (Il Fatto Storico).

http://ilfattostorico.com/2010/11/28/trova...ni-e-islandesi/

www.nationalgeographic.it/popoli-cu...hinghi_-143003/

www.dailymail.co.uk/sciencetech/art...-years-ago.html

Una teoria interessante: il Cipango di Marco Polo - il famoso viaggiatore veneziano visse,com'è noto,tra il 1254 e il 1324, mentre l'America fu scoperta da Colombo nel 1492 - era il Giappone oppure il Sipan,antica terra dei Moche,nel Perù settentrionale?

- http://en.wikipedia.org/wiki/Sip%C3%A1n

- www.google.it/images?hl=it&source=i...l=&oq=&gs_rfai=

- http://it.wikipedia.org/wiki/Moche

- http://it.wikipedia.org/wiki/Chimù

"Zipangu è una isola in levante, ch'è ne l'alto mare 1.500 miglia" (Marco Polo, Il Milione).

Guò = termine cinese corrispondente a Nazione, Paese, Stato, www.infocina.net/caratteri/scheda/22269.html .

CITAZIONE
Il mistero di Cattigara, la città situata agli estremi del mondo antico

Nel mondo odierno, tutti noi abbiamo a disposizione una magnifica biblioteca virtuale, che ci può permettere di ottenere l'informazione che cerchiamo, in tutte le lingue, in tempo reale: Google.
Nel mondo antico vi era un luogo dov'era racchiusa una quantità immensa d'informazioni, che purtroppo sono andate perdute per sempre: questo luogo era la Biblioteca Reale d'Alessandria d'Egitto.
Nel 296 a.C. il greco Demetrio di Falero viaggiò ad Alessandria, forse perchè fu incaricato dal Tolomeo I d'organizzare la Biblioteca, che ebbe lo scopo iniziale di mantenere viva la cultura greca all'interno della società egizia, che era chiusa ad ogni cambiamento
Con il tempo i sovrani della dinastia tolemaica fecero della Biblioteca il luogo culturale più importante del mondo, non solo perchè avevano acquisito antichi manoscritti che provenivano da: Grecia, Etiopia, Persia e India, ma anche perchè i grandi saggi del tempo vi si riunirono, e si creò così un ambiente molto favorevole allo sviluppo delle scienze, della tecnologia e delle arti.

Fu sotto il governo di Tolomeo II che Zenodoto di Efeso e Callimaco organizzarono la Biblioteca per materie, catalogando i manoscritti per argomenti, proprio come si fa oggi nel dividere in scaffali una moderna biblioteca.
Con il tempo, i manoscritti, e con essi le informazioni provenienti da tutto il mondo antico, crebbero a dismisura: 400.000 erano i volumi disponibili al tempo di Tolomeo II, mentre addirittura 900.000 volumi erano presenti all'epoca di Marco Antonio, pochi anni prima della nascita di Cristo.
Una delle collezioni più importanti era la Storia di Babilonia del sacerdote babilonese Beroso, che narrava il tempo passato dalla creazione della Terra fino al diluvio, per lui lungo 432.000 anni.
Purtroppo la Biblioteca è andata distrutta nel corso dei secoli successivi.
La maggioranza delle informazioni di cui disponiamo oggi, derivano dal ritrovamento, sul finire del XIX secolo, nel sito archeologico di Oxirrinco, a 190 chilometri dal Cairo, di migliaia di papiri, scritti in greco antico, che descrivevano la Biblioteca e gli studiosi che la frequentarono.
I più famosi scienziati che visitarono spesso la Biblioteca furono i matematici Archimede ed Euclide, Aristarco di Samotracia, il primo scienziato che sostenne la eliocentricità, Eratostene, il primo uomo che calcolò, con sorprendente precisione, la circonferenza della Terra, e il geografo ed astronomo Claudio Tolomeo, tra gli altri.
Quest'ultimo (100-170 d.C.) fu il sostenitore della teoria geocentrica (in contrapposizione con Aristarco di Samo), che considerava la Terra immobile al centro dell'Universo, con il Sole che vi girava intorno.
Una delle opere più importanti che ci ha lasciato Claudio Tolomeo è la Geografia, ovvero la descrizione del mondo

Le sue fonti furono il grande navigatore fenicio Marino di Tiro (210-150 a.C.), oltre ai messaggeri dell'Impero Romano e antichi manoscritti persiani.
Anche se l'opera originale è andata perduta, nel corso dei secoli sono state fatte molte copie, per esempio quella dello scrittore arabo al-Mas'udi, del 956 d.C., che riportava la descrizione di ben 4.530 città.
Nella mappa del mondo che aveva disegnato, Tolomeo considerava la latitudine a partire dall'equatore, proprio come ora, mentre la longitudine (solo ampia 180 gradi) era calcolata a partire dalle isole Canarie (allora chiamate isole Fortunate).
Nella mappa di Tolomeo era rappresentata l'isola di Taprobana (Sri Lanka o Sumatra), il Chersoneso Aureo (individuato da alcuni come la penisola di Malacca), l'India extra Gangem (Indocina e Cina) e i monti Simantinus (l'Hymalaia).
L'enorme penisola che si estende oltre l'India extra Gangem, potrebbe essere, a mio parere, la rappresentazione delle terre dell'Indocina, dell'Indonesia e dei fondali di quest'ultima, non inondati dalle acque, durante il periodo glaciale.
All'estremo nord-est della mappa perduta, Tolomeo posizionava la terra chiamata Serica o Sinae (terra della seta, Cina), mentre all'estremo sud-est veniva disegnato il porto di Cattigara.
Per esempio nella mappa medievale (tratta dalla Geografia), di Henricus Mertellus, del 1489, la massa continentale asiatica era rappresentata con un'enorme penisola, alla cui estremità si trovava Cattigara.
Per Tolomeo Cattigara era un gran porto situato all'estremità sud-orientale del cosiddetto Sinus Magnus (ovvero il gran golfo).
Erano poche le informazioni che giungevano ad Alessandria sul lontano mondo della Cina (o del Catai), ma si sapeva che era un grande impero, situato all'estremità orientale del mondo conosciuto.
Le informazioni sul Regno di Mezzo giunsero già dal 230 a.C., quando il re greco-ellenistico della Bactriana (l'attuale Afghanistan) Eutidemo I fece giungere i suoi emissari a Kashgar, nell'odierna Cina occidentale.
E' da allora che la seta venne importata in quantità sempre maggiori nel mondo greco-ellenistico, infatti sono stati trovati frammenti di seta in molte tombe europee risalenti a quel periodo.
Secondo varie fonti storiche è sicuro che i Romani viaggiarono fino in India (Plinio il Vecchio narra che Annio Plocamo giunse a Taprobane, odierno Sri Lanka).
Probabilmente furono mercanti indiani e persiani che descrissero quelle terre lontane a dotti e sacerdoti babilonesi, che a loro volta trasferirono le informazioni fino ad Alessansdria.
Pertanto Cattigara fu descritta come una città portuale, situata otto gradi e mezzo a nord dell'equatore.
Secondo l'interpretazione classica, il Sinus Magnus corrispondeva all'attuale Mar Cinese meridionale e Cattigara era un porto situato nell'attuale Indonesia o Indocina, mentre secondo altre ipotesi Cattigara non era altro che l'attuale Canton (Guangzhou).
Nella Geografia di Tolomeo (Libro I, capitolo XIV), si riporta:
Marino di Tiro non annota il numero di stadi tra il Chersoneso Aureo e Cattigara. Alessandro il Grande scrisse che la linea di costa si estende verso sud, e che loro, costeggiando, giunsero a Zaba dopo venti giorni e che seguendo con rotta sud-est per altri venti giorni, si arrivava a Cattigara.
In varie mappe medievali, tutte ricompilazioni tratte dalla Geografia di Tolomeo, Cattigara fu invece situata 8 gradi e mezzo al di sotto dell'equatore e 178 gradi ad ovest delle Canarie, come per esempio nella mappa di Martellus del 1489 o in quella di Waldseemueller del 1507.
Secondo alcuni ricercatori di frontiera, invece, le cose non sono così semplici, e Cattigara era situata in un luogo molto più distante rispetto all'odierno Sud-est asiatico.
Innanzitutto il Sinus Magnus potrebbe essere considerato come l'Oceano Pacifico e l'enorme penisola che si estende oltre il Catai, non sarebbe altro che il Nuovo Mondo, grossolanamente rappresentato.
Secondo questa tesi, Cattigara (il nome potrebbe significare città dei Cinesi, o Catai-gara) fu fondata dai Cinesi poco prima dell'inizio dell'era cristiana presso le coste settentrionali dell'odierno Perù, proprio dove oggi sorgono le rovine della città di Chan Chan, la capitale dell'Impero Chimù.
Fino ad oggi però quest'ipotesi non è stata supportata da ritrovamenti archeologici, nè da documenti.
Un'altra tesi sosterrebbe l'idea che i Cinesi fossero giunti in Perù nell'antichità è fornita da Marco Polo, nel suo famoso libro Il Milione.
Nel libro Marco Polo raccontò di aver visitato Cipango ed inoltre affermò che l'imperatore Kublai v'inviò una flotta (che rientrò in Cina nel 1269) per conquistarlo o forse solo per stabilire rapporti commerciali.
Al ritorno di Marco Polo a Venezia, verso la fine del XIII secolo, si diffuse, nel mondo occidentale, la notizia dell'esistenza di una terra chiamata Cipango, ben conosciuta dai Cinesi.
Per molti ricercatori Cipango viene individuata come il Giappone.
Ma nelle sue relazioni Marco Polo affermò che il Cipango era situato 1500 miglia nautiche all'Oriente del Catai (ad Oriente della Cina), e ciò non farebbe corrispondere Cipango con il Giappone, che si trova a sole 100 miglia dalla penisola di Corea.
L'etimologia del nome Cipango non sarebbe altro che Cipan-guo e, siccome in cinese il nome guo significa "paese", Cipan-guo potrebbe corrispondere a paese di Cipan o terra di Sipan (ovvero regno di Sipan, l'antica terra dei Moche nel Perù settentrionale).
La distanza di 1.500 miglia nautiche dal Catai, potrebbe far pensare che il Cipango fosse un'isola situata in alto mare e che non possa corrispondere all'America.
Bisogna però ricordare che la concezione geografica di Tolomeo era "piatta", ovvero un mondo di soli 180 gradi.
Marco Polo, seguendo dunque questo concetto, compresse la distanza che separava il Catai da Cipango proprio perchè, proprio secondo Tolomeo, era impossibile che la Terra fosse più larga di 180 gradi.
Nel 1540 comunque, in una delle prime mappe che mostrano il continente americano come una massa di tera distinta dalle altre parti del mondo, Cattigara venne rappresentata proprio nella costa settentrionale del Perù, nel luogo dove sorse Chan Chan [...]
Forse senza saperlo Tolomeo aveva realmente rappresentato la massa continentale del Nuovo Mondo, e Cattigara era veramente la Catai-gara fondata dai Cinesi nel I millennio a.C., nelle coste settentrionali del Perù?

www.yurileveratto.com/it/articolo.php?Id=116

- www.ruggeromarino.it/colombopolo3.htm

- http://upload.wikimedia.org/wikipedia/comm...emyWorldMap.jpg

CITAZIONE
Tolomeo non intende rappresentare l'intero globo, ma solo quello che ritiene il mondo abitato (ecumene).
Esso era compreso tra le latitudini di 63° N (che per Tolomeo era il parallelo di Thule) e quello di 16° 25' S (parallelo di Anti-Meroe).
Tolomeo riteneva che l'ecumene si estendesse in longitudine per 180°; la località più occidentale (nella quale aveva fissato il meridiano di riferimento) era costituita dalle Isole Fortunate, identificate con le odierne isole Canarie; i luoghi più orientali presi in considerazione appartengono alla penisola indocinese.

http://it.wikipedia.org/wiki/Geografia_(Tolomeo)

- http://upload.wikimedia.org/wikipedia/comm...y_World_Map.jpg

- http://upload.wikimedia.org/wikipedia/comm...Asia_detail.jpg

- http://it.wikipedia.org/wiki/Sud-est_asiatico

- www.google.it/maps/place/Sudest+asiatico/

- http://mapcarta.com/32056502

Links:

CITAZIONE
I Chimù colonizzarono l'odierna costa centrale e settentrionale del Perù a partire dal settimo secolo dell'era di Cristo.
Si pensa che ebbero origine da pre-esistenti popoli di cultura Moche, che abitavano la zona fin dall'inizio dell'era di Cristo.
I mochica vivevano nel luogo dove oggi sorgono imponenti monumenti chiamati "Huaca della Luna" e "Huaca del Sol".
Questi edifici, costruiti con mattoni d'argilla seccati al sole, ospitavano i culti sacerdotali e le cerimonie mistiche.
Vi sono alcune teorie, che individuano il centro Moche come la antica Cattigara, leggendaria città situata agli antipodi del mondo e rappresentata nelle mappe di Tolomeo in una delle penisole asiatiche.
Anche in una mappa di un anonimo fiorentino del 1540, nella quale si rappresenta il continente americano separato dalla massa continentale asiatica, si può notare la scritta "Cattigara" nel luogo geografico occupato dalla cultura Moche.
Secondo queste tesi i Fenici vi avrebbero viaggiato nell'antichità per commerciare e per intercambiare conoscenze esoteriche.
Quando la città Moche declinò, forse a causa di siccità prolungate intorno al sesto secolo dopo Criisto, i discendenti dei Moche si ritirarono nelle vallate delle Ande.
Dopo circa un secolo alcuni di loro tornarono a vivere presso l'estuario del fiume Moche e diedero origine alla civiltà Chimù.
Alla base della cosmogonia Chimù vi era il culto della Luna, all'opposto dunque delle culture meridionali, come quella di Tiwanaku che poneva il Sole al centro della loro visione mistica.
Questa cultura raggiunse importanti risultati nell'architettura e ingegneria come dimostrano i resti di Chan Chan e Pakatnamù.
Le opere idrauliche e le tecniche agricole utilizzate fanno pensare che questo popolo avesse delle eccedenze di produzione che probabilmente venivano esportate.
Dal punto di vista geografico, il territorio Chimù quasi totalmente desertico, si distingueva per la presenza di oasi dove si praticava l'agricoltura intensiva.
Un'altra risorsa fu la pesca, che era effettuata con robuste imbarcazioni di giunchi.
Il dominio Chimù, caratterizzato inizialmente da piccoli villaggi sparsi, si confederò e si unì intorno al nono secolo d.C., dando inizio all'accentramento del potere nella sua capitale, ubicata nella valle del Chimor.
Intorno al secolo XV, la cultura Chimù era al suo massimo splendore.
L'ultimo Gran Chimù, Michazaman, governava un territorio immenso, caratterizzato fa un forte urbanismo ed estesi sistemi di irrigazione e colonizzazione delle acque.
Nel 1438 l'Inca Pachacutec mise sotto assedio la fortezza di Paramanga, nel limite meridionale dello stato confederato.
Tre anni dopo, l'Inca Yupanqui entrò trionfante a Chan Chan e pose fine al dominio Chimù, dichiarando finito il culto della Luna.
I Chimù si distinsero nell'arte della ceramica, che spesso veniva dipinta di nero e cesellata con figure antropomorfe leggendarie.
Producevano singolari maschere funerarie d'oro, che venivano collocate direttamente sul volto del defunto.
In seguito al ritrovamento di pettorali di rame dorato si evince che questo popolo conosceva la metallurgia.
Non arrivò a forgiare il ferro a scopi bellici, forse perchè non ebbe quasi mai reali minacce esterne.
I Chimù raggiunsero buoni risultati anche nella produzione di tessuti.
Venivano utilizzati dai sacerdoti per il culto della Luna.
La capitale, Chan Chan, fu costruita vicino all'Oceano Pacifico, nella valle di Chimor, attraversata dal Rio Moche.
Questo fiume, le cui sorgenti sono situate a 4.500 metri d'altezza, percorre 110 chilometri prima di sfociare nel Pacifico.
Presso il suo estuario vi sono fertili campi coltivati e ortaggi e frutta.
Un sistema di muraglie rettangolari difendono le costruzioni poste al centro della città.
Sono nove fortificazioni, e ognuna dispone di templi, abitazioni, recinti cerimoniali, labirinti e giardini irrigati.
Al di fuori delle mura si possono ammirare i resti di abitazioni popolari, probabilmente utilizzate da commercianti e contadini.
La costruzione della città ebbe inizio nel precedente periodo Wari e fu successivamente ampliata nell'era Chimù.
Si pensa che al suo massimo splendore Chan Chan avesse circa centomila abitanti.
Era dunque una delle più grandi città del mondo nell'alto Medioevo, in competizione con Tenochtitlan, Cordoba, Costantinopoli, Baghdad, Nishapur e la cinese Hangzhou.
Una delle caratteristiche di Chan Chan è che la maggioranza degli edifici sono piramidali.
Questa è una delle ragioni che la città ha resistito a numerosi terremoti che hanno invece distrutto le città costruite nei secoli XVI e XVII dagli spagnoli.
Il materiale di costruzione è costituito da mattoni di terra seccata al sole posizionati su fondamenta di grandi pietre.
Per quanto riguarda il sistema idrico, i Chimù idearono un sistema di acquedotti che li connettevano ai fiumi delle vicinanze.
Purtroppo questa meravigliosa città fu saccheggiata a lungo dagli spagnoli.
Solo ultimamente la sua storia è stata rivalutata e il sito archeologico è stato protetto.

www.yurileveratto.com

http://it.wikipedia.org/wiki/File:Carte_behaim.JPG

http://it.wikipedia.org/wiki/Claudio_Tolomeo

http://digitale.bnnonline.it/index.php?it/...eo-cosmographia

http://en.wikipedia.org/wiki/Magnus_Sinus

http://it.wikipedia.org/wiki/%C3%93c_Eo

http://en.wikipedia.org/wiki/%C3%93c_Eo

http://en.wikipedia.org/wiki/File:MartinBehaim1492.png

http://en.wikipedia.org/wiki/File:Japan_(o...projection).svg

http://en.wikipedia.org/wiki/Japan

http://it.wikipedia.org/wiki/Giappone

http://en.wikipedia.org/wiki/Names_of_Japan#Jipangu

www.google.it/images?um=1&hl=it&saf...l=&oq=&gs_rfai=

http://it.wikipedia.org/wiki/Cipango

http://it.wikipedia.org/wiki/Marco_Polo

http://en.wikipedia.org/wiki/Marco_Polo

http://it.wikipedia.org/wiki/Chan_Chan

http://en.wikipedia.org/wiki/Chan_Chan

http://it.wikipedia.org/wiki/Il_Milione

http://books.google.it/books?id=rsMRqGF4aG...=gbs_navlinks_s


CITAZIONE
Sin dal XIX secolo sono state rinvenute in diverse parti del continente americano curiosi reperti - iscrizioni,monete,statuette - che hanno fatto sempre più sospettare che l'America sia già stata visitata prima di Colombo.Se almeno in un caso,quello dei Vichinghi,ciò è stato dimostrato negli anni Sessanta del secolo scorso,è possibile tuttavia che anche Fenici,Celti e Romani abbiano attraversato l'Atlantico,come dovrebbe dedursi anche da sibilline affermazioni negli scritti di Aristotele,Plutarco,Diodoro Siculo,Seneca ed altri autori classici ...

Nel 1933 a Calixtlahuaca,una località a 72 chilometri da Città del Messico,durante gli scavi presso una piramide di epoca precedente l'arrivo degli spagnoli di Cortez (1519),venne rinvenuta la testa di una statuetta in terracotta in stile inequivocabilmente romano,datata dagli archeologi - in primo luogo dal suo scopritore Josè Garcia Payon - al II sec. d.C.Nel 1995,Romeo Hristov del dipartimento di Antropologia dell'Università metodista meridionale di Dallas e Santiago Genoves,dell'Istituto di investigaciones Antropologicas di Città del Messico,sottoposero il reperto all'analisi tramite la termoluminescenza presso l'Istituto di Fisica nucleare del Max Plank Institute di Heidelberg in Germania.Il test confermò la reale antichità della testina,ed i risultati vennero pubblicati sulla rivista "New Scientist" del febbraio 2000.

Questo è uno dei tanti ritrovamenti "anomali" che vengono riportati anche da Elio Cadelo (giornalista della Rai ed esperto divulgatore culturale e scientifico) nel suo volume Quando i Romani andavano in America (Palombi Editori,p.217) a sostegno della convincente possibilità che i popoli antichi - non solo i Romani,ma prima di loro anche Fenici,Cartaginesi e Mauritani,per non parlare di Cinesi e Giapponesi dal versante Pacifico - abbiano raggiunto i due continenti americani.

Il medesimo autore non manca inoltre di citare anche altri sorprendenti reperti saltati fuori da un secolo e mezzo a questa parte,come la nave romana ritrovata a Galverton Island in Texas nel 1886,e recentemente ristudiata dal Prof. Valentine Belfiglio,che nel 1993 ha anche ritrovato sempre nei paraggi una moneta romana d'argento con l'effige dell'imperatore Traiano (98-117 d.C.) ... e le numerose monete romane ritrovate un pò ovunque in America (ma anche in altre remote parti del mondo,come in Australia e in Nuova Zelanda):tutti elementi che alcuni illuminati rappresentanti del mondo accademico ufficiale - sparuti pionieri di una nuova visione della storia - stanno cominciando a rivalutare, contrariamente alla maggioranza dei loro colleghi tradizionalisti che liquidano questi reperti "fuori posto" come falsi,scherzi fra accademici o tutt'al più accidentali smarrimenti di moderni collezionisti distratti (un pò troppi,commenta ironicamente lo stesso Cadelo).

Giudizi come questi in realtà trovano la loro fonte soprattutto in una convinzione più o meno generalmente diffusa come un luogo comune,ovvero che nell'antichità coloro che andavano per mare disponevano solo di navi piccole e fragili,di strumenti e conoscenze poco sofisticate per orientarsi in mare aperto,nonchè di rotte rigorosamente sotto costa,limitate esclusivamente al "Mare Nostrum",e senza che nessuno osasse infrangere il "tabù" delle Colonne d'Ercole,ultimo avamposto di un mondo creduto piatto e circondato dall'abisso.

Proprio per demolire sistematicamente questi luoghi comuni,il medesimo Elio Cadelo impiega diversi capitoli per illustrare,con una notevole mole di informazioni,qual era la realtà della navigazione nel mondo antico.Intorno al 600 a.C. i Fenici nell'arco di tre anni circumnavigarono l'Africa su mandato del faraone Neco II,ma nei secoli successivi i mercanti greci e romani attraversarono regolarmente l'Oceano Indiano,sospinti dalla regolarità dei monsoni,per raggiungere i ricchi empori orientali:l'India,lo Sri Lanka,l'Indonesia,ma anche la Cina e forse - a giudicare dalle monete "perse" dai collezionisti distratti! - anche Australia e Nuova Zelanda.

Non mancano ovviamente le testimonianze di numerose fonti dell'epoca,come quella di Tacito che tessendo l'elogio del suo genero Agricola,ne ricorda la circumnavigazione della Britannia intorno all'80 d.C.Nè il Mar Rosso nè tanto meno le Colonne d'Ercole costituivano dunque un tabù,e le flotte militari e civili romane le varcavano regolarmente,avendo ereditato dalla sconfitta di Cartagine le rotte in direzione delle coste africane occidentali e delle Isole Fortunate:le Canarie,le Azzorre,Madeira.

"Le Isole Fortunate distano da queste 250 miglia e sono situate di fronte alla parte sinistra della Mauritania,in direzione ovest nord-ovest.Una di esse si chiama Invalli per la sua superficie convessa;essa misura 300 miglia di circonferenza;un'altra Pianosa prende il nome dalla sua conformazione ..." afferma Plinio nella sua Storia Naturale,aggiungendo subito dopo che anche Giuba,re della Mauretania,si prese la briga di esplorarle riportando da una di esse,Canaria,due esemplari di quei caratteristici cani di grossa taglia che diedero il nome all'isola e all'intero arcipelago.

Come si può intuire,le navi che affrontavano le acque oceaniche possedevano stazza e caratteristiche di tutto rispetto.Se si conosce ancora ben poco infatti delle antiche navi da guerra romane,al contrario quelle adibite a scopo mercantile hanno lasciato molte più tracce nelle testimonianze scritte degli antichi oltre che sul fondo del mare.

La nave greca rinvenuta al largo di Marsiglia nel 1954 e risalente al III sec. a.C. era lunga 33 metri e cosa sorprendente per gli archeologi che la studiarono,risultò rivestita di piombo a scopo di protezione dai parassiti marini:sarebbe stata perfettamente in grado,in altre parole,di affrontare la traversata oceanica.Ma vascelli con una stazza tra le 300 e le 500 tonnellate erano piuttosto normali all'epoca.

Se poi erano adibite al trasporto di carichi pesanti come il marmo (navi lapidarie) esse potevano raggiungere anche tonnellaggi maggiori:"...Luciano ci ha lasciato la descrizione di una nave romana lunga 54 metri,larga 14 e con un dislocamento di 1.000 tonnellate nella quale l'albero di maestra si trovava al centro dello scafo,portava una vela quadrata,raddoppiata da una seconda vela superiore e la poppa e la prua erano rialzate..",riporta Elio Cadelo a p.20 del suo volume.

Con un tal genere di imbarcazioni,o ancora più grandi,certamente vennero trasportati dall'Egitto a Roma i colossali obelischi che ancora oggi possiamo osservare nella capitale.Inoltre dall'esame delle due navi di Caligola recuperate dai fondali del Lago di Nemi nel 1930 - e finite in cenere durante la guerra - si è appurata l'esistenza di tutta una serie di sofisticate attrezzature (pompe idrauliche,valvole,ruote dentate,piattaforme girevoli su cuscinetti a sfera,ecc.) in dotazione ai vascelli romani,come confermato anche dai risultati dell'archeologia subacquea ...

Per gli antichi le stelle erano dei preziosi punti di riferimento notturni per determinare latitudine,longitudine e rotta.Durante il giorno poi,l'ombra del sole proiettata su diversi tipi di gnomone,come il "polos" dei Babilonesi o lo "skafos" di Berosso,consentiva di determinare con ottima approssimazione il punto nave in latitudine.

Ma tutto ciò presupponeva una concezione di un mondo sferico,suddiviso in gradi,meridiani e paralleli.L'idea che gli antichi avessero la convinzione di una Terra piatta non trova alcun riscontro nella cultura dell'epoca:Eratostene di Cirene anzi fu il primo a calcolare con un trascurabile margine d'errore la circonferenza terrestre seguito poi da Posidonio.

I loro risultati servirono da base a Marino di Tiro e Tolomeo per la composizione delle loro mappe geografiche,le quali anche se rappresentate in piano si rifacevano ovviamente ad una dimensione sferica.Da qui - come ben sottolineato ancora da Elio Cadelo - agli antichi venne in mente esattamente la medesima idea che avrebbe poi avuto Colombo,ossia raggiungere l'Oriente navigando verso occidente,attraverso l'Atlantico:"D'altro canto Tolomeo cita Posidonio e scrive:"Quindi diceva Posidonio chi partisse dall'estremo occidente del nostro mondo,e navigasse con l'Euro,per ponente,con un pari percorso arriverebbe nelle Indie ..." (Elio Cadelo,p.212),convinzione condivisa ad esempio anche da Strabone,Aristotele e diversi altri scrittori dell'antichità.

Qualche altro autore poi come Plutarco nel suo scritto Il volto della Luna "aggiunge che a cinque giornate di navigazione dalla Britannia verso Occidente ci sono alcune isole e dietro di loro un continente..." (Elio Cadelo,cit. p.198).

Ma il grande storico di Agira,Diodoro Siculo,è molto più dettagliato:"Poichè abbiamo discorso delle isole che stanno al di qua delle Colonne d'Ercole,passeremo ora in rassegna quelle che sono nell'Oceano ... Infatti,di fronte alla Libia (Africa) sta un'isola di notevole grandezza,e posta com'è in mezzo all'Oceano è lontana dalla Libia molti giorni di navigazione,ed è situata a occidente.La sua è una terra che dà frutti,in buona parte montuosa,ma in non piccola parte pianeggiante e di bellezza straordinaria.

Poichè vi scorrono fiumi nevigabili,da essi è irrigata,e presenta molti parchi piantati con alberi di ogni varietà,ricchi di giardini attraversati da corsi d'acqua dolce.La zona montuosa presenta foreste fitte e grandi alberi da frutto di vario genere,e valli che invitano al soggiorno sui monti,e molte sorgenti.In generale,quest'isola è ben fornita di acque dolci correnti.Ora,nei tempi antichi quest'isola non fu scoperta per la sua grande distanza dall'intero mondo abitato,ma lo fu più tardi per le seguenti ragioni.

I Fenici,che da tempi antichi facevano continuamente viaggi per mare a scopo di commercio,fondarono molte colonie in Libia e non poche nelle parti occidentali dell'Europa.Poichè le loro iniziative procedevano secondo le aspettative,ammassarono grandi ricchezze e tentarono di navigare oltre le Colonne d'Ercole,nel mare cui gli uomini danno nome Oceano.E dapprima,proprio sullo stretto presso le Colonne,fondarono una città sulla costa europea,e poichè essa occupava una penisola la chiamarono Gadira (Cadice).Vi costruirono molte opere adatte a quei luoghi,e anche un sontuoso tempio di Eracle,e introdussero sacrifici magnifici condotti secondo i costumi dei Fenici ...

I Fenici,dunque,mentre esploravano,per le ragioni sopra citate,la costa al di là delle Colonne,navigando lungo la Libia,furono portati fuori rotta dai venti,a grande distanza nell'Oceano.Dopo essere stati esposti alla tempesta per molti giorni,furono portati sull'isola che abbiamo citato,e una volta constatata la sua prosperità e la sua natura,ne resero nota l'esistenza a tutti gli uomini.

E perciò i Tirreni,al tempo in cui erano padroni del mare,intrapresero il tentativo di mandarvi una colonia,ma i Cartaginesi lo impedirono,sia perchè per la fertilità dell'isola molti vi si volevano trasferire da Cartagine,sia per prepararsi un luogo in cui rifugiarsi contro gli imprevisti della sorte,nel caso che a Cartagine toccasse qualche disastro totale.Infatti,dal momento che erano i padroni del mare,avrebbero potuto,pensavano,far vela con tutta la casa e la famiglia verso un'isola sconosciuta a chi li avesse sconfitti (Diodoro Siculo,Biblioteca Storica,Libro V,19-20)
".

Gli storici ritengono che Diodoro in questo passo si riferisca a qualcuna delle isole Canarie o delle Azzorre,ma nessuna delle isolette dell'Atlantico corrisponde ai nostri giorni ad una tale descrizione.

Vi è dunque il forte sospetto che lo storico siciliano si riferisca in realtà alle coste più occidentali del Sud America,da lui e dai Fenici creduta un'isola.In effetti,sono diversi gli archeologi che avrebbero trovato iscrizioni e testimonianze fenicie in diverse parti del Brasile.

www.cataniacultura.com/155-romani-america.htm

Il geografo greco Strabone (63 a.C.-25 d.C. circa) scrive che in un solo anno dal porto egiziano di Myos Ormos - http://it.wikipedia.org/wiki/Myos_Hormos - salpavano alla volta dell'India 120 navi.Non fa meraviglia che l'India sia ricca di reperti romani (ceramiche e un'incredibile quantità di monete),vista l'intensità dei suoi traffici commerciali con l'impero della Città Eterna - www.google.it/images?hl=it&source=i...l=&oq=&gs_rfai= -.Alcuni testi indiani parlano delle genti d'Occidente (Yavana) "le cui navi giungono cariche d'oro e partono stivate di pepe" ,anche se talvolta questi Occidentali diventavano residenti,spesso perchè si erano messi al servizio di qualche principe indiano.Nella Tabula Peutingeriana - http://it.wikipedia.org/wiki/Tavola_Peutingeriana - viene segnalata l'esistenza di un templum Augusti a Muziris sulla costa del Malabar - www.google.it/search?tbs=bks%3A1&tb...augusto+muziris - ,e questo mi fa ricordare le numerose ambasciate che partirono dall'India alla volta di Roma,dall'epoca di Augusto fin quasi agli ultimi giorni dell'impero."Mi furono spesso inviate dall'India ambascerie di sovrani,mai viste prima di allora presso di un condottiero romano",è scritto nelle Res gestae Divi Augusti - http://it.wikipedia.org/wiki/Res_Gestae_Divi_Augusti -.

Alcuni antichi americani erano europei?

www.antikitera.net/news.asp?ID=785

www.antikitera.net/news.asp?ID=5478&TAG=Vichinghi&page=

http://it.wikipedia.org/wiki/Cultura_Clovis

CITAZIONE
Dal passo dell'Odissea,in cui Ulisse parla degli Etiopici dell'Occidente,credettero alcuni potere inferire,che l'America era conosciuta da Omero.
Così fu creduto che facessero allusione all'America Seneca nella Medea dicendo:verrà un giorno in cui si scopriranno nuove terre al di là dell'Oceano ecc.;Virgilio,che predicendo la futura grandezza dei Cesari fa allusione ad un paese di là delle regioni dell'India;Teopompo citato da Eliano,il quale asseriva l'Europa,l'Asia e la Libia (Africa) essere isole e che un vasto continente esisteva di là dell'Oceano.
Da un passo del geografo Nubiense inferirono altri che gli Arabi conoscessero le isole delle Indie occidentali,ossia del continente americano;Luciano in una delle sue satire parla di una navigazione da Gibilterra,o Cadice alle Indie;S. Clemente Romano,discepolo degli Apostoli,nella sua lettera ai Corintj,assicura che di là dell'Oceano vi sono altri mondi;e Festo Avieno parla delle isole Estrimnidi,che molti interpreti supposero essere alcune delle isole occidentali.

Tratto da "Biblioteca italiana:o sia giornale di letteratura,scienze et arti" (1838).

La teoria alternativa sull'antica presenza dei Fenici in Brasile di Yuri Leveratto:

www.yurileveratto.com/it/articolo.php?Id=293

Edited by RAGNOUOMO - 31/1/2017, 22:30
 
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