CITAZIONE (lxdevil @ 16/7/2013, 22:54)
il concetto di malattia come aiuto divino é decisamente troppo.
mi trovo piú d'accordo con Arthaxis, che se non ho capito male prevede la malattia come conseguenza di distorsioni egoiche, cadute, allontanamento dalla Legge..............,
la guarigione come conseguenza dell'abbandono della distorsione in favore della Legge....
Queste ultime che hai citato, sono un indirizzo valido per arrivare alla comprensione.
Ma rimane sempre l'eterno dilemma di come conciliare l'immagine di un Dio amorevole e perfetto nella sua immensità, con la situazione della realtà in cui viviamo: debole e corrotta, piena di limitazioni e che in alcuni casi riserva anche del dolore.
A parte che secondo me il punto di vista che considera la malattia come aiuto per lo sviluppo bisognerebbe capirlo perchè forse non si discosta molto dalla seconda parte che ho citato.
Esiste una fede che a volte diventa più devozionale che riflessiva (uso dei termini che sono come l'acqua saponata e spero di non scivolare....
).
Riallacciandomi a quanto dicevo in un post precedente, quando ci si sente parte di un tutto, quando la fede ti eleva al punto da sentire meglio il Principio divino, comprendi di essere parte di un insieme e appare un disegno che intuisci ora più chiaramente perchè forse degli eventi della tua esperienza lo hanno reso possibile.
Non credo sia una cosa tanto rara e probabilmente in una qualche forma simile sarà capitato a molti.
Allora di colpo ti appaiono più chiare molte cose: se hai un po' di fortuna riconosci i tuoi errori e ti rendi conto che prima eri cieco.
La sofferenza non sarebbe necessaria, ma in qualche caso diviene inevitabile se ciecamente continuiamo ad alimentare disarmonie.
Allora anche la sofferenza diviene una maestra.
Rientrando tutto nel creato, anche la sofferenza è parte della vita, se Dio ci ha creati e siamo parte di Lui e del suo pensiero, vuol dire che Dio ha permesso che l'uomo creasse anche la sofferenza, in una certa misura.
In questo senso è possibile che una persona faccia certe affermazioni, anche se di certo Dio non si diverte a farci soffrire. Se fossimo consapevoli di quanti sforzi vengono fatti dalle entità di luce e quanto lavoro viene fatto nei piani sottili per alleviare la sofferenza e assorbire le disarmonie, nonchè facilitare agli uomini la comprensione per fare in modo che possano migliorare il loro destino, allora sarebbe più facile.
Spero di non essermi dilungato troppo (sai che novità
), ma rimane ancora la separazione (illusoria) tra la dimensione divina e la dimensione umana.
In questo ci vengono in aiuto le filosofie e le scuole dei misteri che sono depositarie delle verità e le rendono disponibili a tutti.
Nella visione umana, se prendiamo l'immagine che và per la maggiore, torniamo ad un Dio che per definizione è perfettissimo e assoluto, mentre noi poveri umani siamo sballottati nel turbine della vita.
La domanda a cui si cerca di rispondere è: Dio ci ha creato "a sua immagine" eppure noi noi siamo mica tanto "divini". Moriamo, soffriamo, ci distruggiamo a vicenda.
Beh allora cosa ci raccontano le filosofie e vediamo fino a che punto possiamo accettarle. (siamo sempre liberi anche in questo, eh...)
Un paragone molto efficace che ho incontrato per spiegare il dilemma è quello di osservare proprio l'essere umano.
Durante la gestazione il bimbo che dovrà nascere, ha bisogno della madre in ogni istante. Il bisogno continua anche nei primi mesi dopo la nascita, per la nutrizione, per il sostentamento e provvedergli al meglio ciò che lo farà crescere.
Poi inizia l'inserimento nel mondo e dopo i primi passi c'è un'escalation che passa per la scuola e poi si arriva al lavoro, fino al completo distacco dalla famiglia che può arrivare in momenti diversi, per portare alla possibilità di formare una nuova famiglia e creare una indipendenza completa.
Nessuno di noi, immagino, a quarant'anni di età vorrebbe essere imboccato da mamma e papà e non essere invece lui/lei stesso/a a decidere per il proprio futuro, in piena libertà, vero?
(oddio ... a tutti fa comodo qualcuno che aiuti a pagare le bollette, a tenere i marmocchi, ma vabé questo non è un altro discorso)
Beh... appunto... perchè è esistito un momento in cui la vita dell'uomo era armoniosa e pura, sublime in ogni istante. Dio provvedeva a tutto quello che serviva, gli forniva il cibo, la vita, pensava lui ad ogni cosa e tutto era meraviglioso.
L'uomo viveva in uno stato di incoscienza in quanto forse viveva della coscienza del Padre.
Tra il piano dello Spirito in cui tutto è perfetto, ad il piano umano in cui tutto è migliorabile, di mezzo ci stà il libero arbitrio. Come fai ad avere il libero arbitrio?
Questo momento è descritto nella Bibbia con la metafora del giardino dell'Eden.
La storia la conosciamo: ad un certo punto l'essere umano ha voluto acquisire la conoscenza, Quello che abbiamo chiamato libero arbitrio appunto.
Ma per conoscere ogni cosa ci siamo progressivamente staccati dai mondi interni e divini, per aprire gli occhi nella realtà materiale in cui vivevamo.
Nella metafora di Adamo ed Eva, dopo aver mangiato del frutto dell'albero, loro si accorgono come prima cosa di essere nudi e ne hanno vergogna.
E' un sentimento nuovo.
Prima tutto era puro ed ogni cosa aveva il proprio ruolo senza alcuna vergogna; dopo invece tutto viene intriso delle passioni collegate alla materia di cui l'uomo incosciente non era partecipe.
Da lì sono iniziate le vicissitudini che hanno portato al progressivo distacco da Dio...
... hai detto niente....
in quel modo è stata resa possibile la sofferenza, poichè non avendo esperienza di vita e delle forze che la governano, ci stà che ogni tanto combiniamo più di qualche cavolata, mentre siamo pervasi da forze che non sappiamo controllare ed impiegare al meglio.
Quella che è stata falsamente contrabbandata come una "cacciata" non è altro che l'avvertimento che la strada per ottenere la piena consapevolezza non è facile (partorirai con dolore... suderai per procurarti il cibo e soffrirai...etc.etc.etc.).
E' un ammonimento che viene dato all'uomo, ma è il solito dio misericordioso e buono che semplicemente ti lascia il libero arbitrio e rimane lì pronto a soccorrerti quando ne hai bisogno e a fornire tutto quello che è necessario per la vita che noi non siamo in grado o non sappiamo produrre per conto nostro.
Lui semplicemente, non si frappone più tra le tue scelte ma ti lascia libero di creare il tuo destino.
La possibilità di avere libero arbitrio, da un certo punto di vista, è anche la dimostrazione che abbiamo un grande potere. uè!
Il potere di distruggerci o di elevarci.
Poi migliaia di vite e milioni di anni di storia fanno sì che la faccenda sia molto contorta ed intricata, per cui oggi magari ci troviamo in un certo punto che non riusciamo a comprendere bene.
A proposito di Guarigione e Spirito, però, abbiamo la garanzia (che possiamo provare) che in ogni momento possiamo cercare lavorare in modo più consapevole e quindi migliore, in modo da migliorare la condizione in cui ci troviamo.
Abbiamo sempre al nostro interno quel famoso germe divino che può crescere e darci la vita, se ne lasciamo crescere le qualità di giustizia e amore che gli appartengono, durante tutti i cicli che compongono la nostra vita.
Ogni cosa fa parte di un ciclo. Il giorno, l'anno, il susseguirsi delle stagioni e con esso anche la vita fisica a cui succede la morte.
C'è sempre in ogni cosa un periodo di attività in cui si esterna l'azione, seguito da un periodo di inattività in cui si raccolgono i frutti.
E' la stessa cosa che sperimentiamo ogni giorno con la veglia ed il sonno.
E' un processo normale... anche perchè dopo un po' il nostro corpo non riesce più a sostenere lo sforzo dell'esperienza e dobbiamo cambiarlo.
Edited by Ayni - 17/7/2013, 13:25