| Prendo spunto dalla piega che ha preso la discussione sul Dio buono e apro un Trd in cui si possa discutere in tutte le lingue, di un Principio che appartiene ad ogni fedele della terra.
Ridurre il concetto del Principio ad un solo linguaggio č controproducente per chi cerca onestamente una Via da Seguire. Non si deve fare proselitismo, a mio avviso, dunque si deve cercare.
Vorrei iniziare con la Mandukya Upanishad che, nei suoi dodici versi, traduce nel linguaggio orientale il credo del principio. Con calma, li si puň analizzare, ricercando in esso le possibili (non necessarie, sta a voi) validitŕ universali, anche attraverso altri linguaggi o lingue. Cercate Dio ovunque, poichč esso E', e risiede al di lŕ della Comprensione.
1.omitietadaksharamidam sarvam tasyopavyâkhyânam bhűtam bhavad bhavishyaditi sarvamomkâra eva; yaccânyat trikâlâtîtam tadapyomkâra eva.
2.sarvam hyetad brahma ayam âtmâ brahma so’yam âtmâ catushpât.
3.jâgaritasthâno bahishprajńah saptânga ekornâmvashatimukhah sthűlabhug vaishvânarah prathamah pâdah.
4.svapnasthâno’ntahprajńah saptânga ekornâmvashatimukham praviviktabhuk taijaso dvitîyah pâdah.
5.yatra supto na kancana kâmam kâmayate na kancana svapnam pashyati tat sushuptam sushuptasthâna ekî-bhűtah prajńânaghana evânandamayo hyânndabhuk cetomukhah prâjńâstritîyah pâdah
6.esha sarveshvara esha sarvajńa esho’ntaryâmyesha yonih sarvasya prabhavâpyayau hi bhűtânâm.
7.nântahprajńa na bahishprajńa nobhayatahprajńam na prajńânaghanam na prajńam nâprajńam; adrishtam asyavahâryamagrâhyama lakshanamacintyamavyapadeshyamekâtmapratyayasâram prapancopashamam shântam shivam advaitam caturtham manyante sa âtmâ sa vijńeyah.
8.so’yamâtmâdhyaksharamonkâ ro’dhimâtram pâdâ mâtrâ mâtrâshca pâdâ akâra ukâro makâra iti.
9.jâgaritasthano vaishvânaro’kâroh prathamâ mâtrâ âpterâdimattvâd vâ âpnoti ha vai sarvân kâmânâ dishca bhavati ya evam veda.
10.svapnasthânastaijasa ukâro dvitoyâ mâtrâ uktarshâbhayanvâd vâ uktarshati vai jńânasarntati ha vai jńâmânashca samânashca bhavati nâsyâbrahmavit kule bhavati ya evam veda.
11.sushuptasthânah prâjńo makârastritîyâ mâtrâ miterapotervâ minoti ha vâ idam sarvamapîtishca ya evam deva.
12.amâtrashcaturthe’vyavahâryah prapanciopashamah shive’dvaita evamonkâra âtmaiva samvishatyâtmanâtmânam ya evam veda ya evam veda.
Traduzione. (Ho messo la parte originale per dare ai Passanti la possibilitŕ di dare una interpretazione personale della stessa). La Traduzione non č mia.
1.OM č la Parola imperitura; OM č l’universo; e questa ne č l’esposizione. Il passato, il presente e il futuro, ciň che č esistito, che č e che sarŕ, č OM. Tutto ciň che esiste oltre i limiti del tempo, č pur esso designato da OM
2.Tutto questo universo č il Brahman; questo âtman č il Brahman, e l’âtman č quadruplice
3.Colui che ha come sede lo stato di veglia, che possiede la conoscenza degli oggetti esteriori, dotato di sette membra e diciannove porte, che fruisce del mondo materiale, Vaishvânara, č il primo
4.Colui che ha come sede lo stato di sogno, che ha la conoscenza degli oggetti interiori, dotato di sette membra e diciannove porte, che fruisce degli oggetti sottili, Taijasa, č il secondo
5.Quando l’essere dormiente non prova piů desiderî, né č soggetto a sogni, allora si ha la condizione di sonno profondo. Colui che dimora nel sonno profondo, e che in questo č diventato uno, che č conoscenza raccolta in se stessa, che č costituito da pura beatitudine, che ha la beatitudine come campo di esperienza, la cui mente cosciente č la porta, Prâjńa, č il terzo
6.Esso č il Signore di tutto, l’Onnisciente, l’ordinatore interno, matrice dell’universo, l’origine e la fine di tutte le creature
7.Il Quarto non č estroverso né introverso, né contemporaneamente dentro e fuori, non č conoscenza raccolta in se stessa, non possiede la conoscenza né la non-conoscenza, č invisibile e incomprensibile, indefinibile, impensabile, indescrivibile, l’unica essenza della conoscenza dell’âtman, senza alcuna traccia fenomenica; č pienezza di pace e di beatitudine senza dualitŕ: questo č in veritŕ l’Âtman, questo č l’oggetto della conoscenza
8.Egli č l’Atman, č il Verbo imperituro, č OM; e ogni lettera č una sua parte: A, U, M
9.Vaishvânara, la cui sede č lo stato di veglia, č designato dalla prima lettera, la A, a causa della sua connessione con ciň che ha inizio e si espande. Colui il quale cosě conosce, consegue tutti gli oggetti di desiderio: ne diventa la sorgente e l’origine
10.Taijasa, la cui sede č lo stato di sogno, č designato dalla seconda lettera, la U, in correlazione con avanzamento e centralitŕ; chi in tal modo conosce, raggiunge il flusso ininterrotto di conoscenza e si eleva oltre l’indifferenza: nessuno dei suoi semi sarŕ privo della conoscenza del Brahman
11.Prâjńa, la cui sede č lo stato di sonno profondo, č designato dalla terza lettera, la M, a causa della connessione con misura e finalitŕ; colui che conosce l’universo in se stesso come misura diventa, in realtŕ, onnipenetrante
12.Il Quarto stato č incommensurabile, non agente, al di lŕ della manifestazione; č il Sommo Bene, l’Uno senza secondo: č OM. Colui il quale cosě conosce, diventa l’Âtman, e mediante il proprio âtman penetra nell’Âtman — colui il quale cosě conosce
Bene. Poste queste premesse, qualcuno se la sente, leggendo questi versi, di provare a dare una sua personale visione?
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