CITAZIONE (rubinia @ 15/5/2009, 15:22)
mi spiego meglio, a volte sono poco chiara. tralascio però tutto il discorso precedente.
nel primo punto intendo dire che a livello di documentazione, quindi non di commenti o filosofie personali, e intendendo documantazione storica, non credo ci sia nulla di nuovo sotto il sole. i documenti di duemila anni fa sono quelli esistenti (siano essi privati, segregati o pubblici), e non credo che gesù o chi per lui fosse su feisbuc, o scrivesse note su wikipedia, perciò, tutto quello che troviamo on line è necessariamente copia di quello che è cartaceo. questo per quanto riguarda il documento pubblico. quello segreto e segregato e non accessibile in forma cartacea non può esserlo nemmeno in forma pubblica. se sto sfondando una porta aperta cade tutta la prima pagina di questa discussione nella quale viene elogiato il contenuto di internet rispetto alle fonti storiche.
Credo che in tutto ciò ci sia un equivoco di fondo.
Io non mi sono mai riferito al fatto che tutto quello che c'è di nuovo in Internet, in merito a pubblicazioni erudite, sia migliore delle corrispondenti opere in versione cartacea.
Chiunque abbia letto tali lavori in forma cartacea e poi va a verificare su Internet che la versione elettronica non è conforme al testo scritto, perchè la lingua in cui viene presentata è diversa e quindi si è resa necessaria la traduzione, allora ha motivo di muovere tutte le riserve che vuole. Ma quando si tratta di traduzioni di antichi ed antichissimi testi, allora si può essere certi che difficilmente vi possono essere errori vistosi, tali da inficiare la compresione di una frase, di un periodo o di un intero paragrafo. E questo perchè le traduzioni di tali opere sono state effettuate già da diversi secoli e poi ripetute nel tempo. Eventuali errori dei primi traduttori sono stati dibattuti tra gli eruditi, sino ad arrivare ad una interpretazione di solito largamente condivisa. In tale caso, un opera cartacea ed una versione elettronica della stessa, che la riproduce fedelmente, a mio parere hanno la stessa validità!..Tuttavia, sembra che questa sia solo una mia personale opinione, visto che qualcuno ha detto "..ma tu ti fidi di ciò che c'è su Internet?...."
Internet ha avuto il grande pregio di portare a conoscenza del grande pubblico opere letterarie, come ad esempio la biblioteca patristica ed altro di non meno importanza, che un tempo, quando Internet era ancora di là da venire, erano appannaggio dei soli addetti ai lavori. E' per questo motivo che i gli apologeti clericali e filoclericali sono "ferocemente" contro Internet!...
Esiste il parallelo storico di un aspetto praticamente analogo. Nel contesto del concilio di Trento, i "santi" porporati ivi riuniti, consapevoli che i motivi scatenanti le varie ribellioni religiose al cattolicesimo romano, erano dovuti principalmente all'impatto che le sacre scritture fecero sulla coscienza di molti fedeli, tra quelli più eticamente motivati, circa le allucinanti discrepanze tra il comportamento del clero tempo (uno dei più corrotti della poco edificante storia del clero cattolico) ed il dettame delle sacre scritture neotestamentarie(*), decisero di proibire la lettura dei vangeli ed altro, da parte di persone non addette ai lavori (preti e "consimilia") o che comunque non autorizzate.
CITAZIONE
Se ci accostiamo ad un testo inglese dei giorni nostri, e ne confrontiamo le varie traduzioni con la nostra personale, potrebbero esserci delle differenze.
Francamente, nel caso delle opere flaviane (G. Flavio) io ho riscontrato errori nelle traduzioni italiane che circolano in rete. Dal momento che quanto contenuto nelle edizioni inglesi trova riscontro in commenti di vari autori, io sono legittimamente portato a dedurre che è proprio la versione italiana a fare difetto.
Comunque, e questo lo dico per inciso, raramente un errore di traduzione può portare allo stravolgimento completo della frase che si sta leggendo. Questo può avvenire solo nel contesto delle traduzioni da supporti papiracei, laddove spesso si ha a che fare con frammenti, di cui la ricostruzione è cosa spesso assai ardua. A tale proposito, vorrei mettere a conoscenza un curioso aspetto riguardante un passaggio del vangelo gnostico di Filippo, dove è riportato che Gesù è il "limitato". Paradossalmente non mi sono ancora imbattuto in una critica a tale passaggio, dove l'errore di traduzione è vistoso anche per me, che esperto non sono del campo. Infatti, leggendo le varie opere dei padri apologisti, nonchè "eresiologi", ho potuto risolvere che l'attributo più idoneo (in quanto più logico) è il "limite" o il "limitatore": ma MAI il limitato!
CITAZIONE
......dire che si ha in mano la verità porta inevitabilmente nell'interlocutore un'attenzione maggiore, un maggiore esame di quanto detto, dei mezzi usati, del motivo delle scelte e così via
La "mia" verità NON scaturisce da una revisione delle precedenti traduzioni, un percorso che per me è assolutamente impraticabile, per i motivi suddetti, ma solo dal recupero di un certo numero di dati, fortunosamente ancora presenti nelle opere degli antichi padri, i quali mi hanno permesso di pentrare nel cuore della questione esegetica. Una volta avuto sentore della probabile verità, ho iniziato a fare delle ricerche "mirate" ed i dati sono cominciati ad affluire puntualmente, confermandomi che ero sulla strada giusta.
Ovviamente, come denominatore comune delle mie ricerche e delle mie sintesi c'è la ponderazione razionale di tutto ciò di cui venivo a conoscenza. Tanto per fare un esempio, anche banale se vogliamo, attraverso una semplice riflessione, che non ha nulla di "trascendentale", mi sono detto che se quella di Gesù fosse stata una storia genuina (cioè aderente a come l'hanno raccontata gli ecclesiastici cattolici), se Gesù fosse stato veramente il "figlio di Dio" incarnato, se veramente egli fosse risorto dalla morte, qualunque sia stata la causa che gli ha tolto la vita, allora al giorno d'oggi non esisterebbe più un solo giudeo in tutto il mondo: nemmeno a pagarlo oro!
Talmente "battente" è una tale ovvietà, che il clero cattolico del lontano passato non ha saputo trovar di meglio che affermare puerilmente che i giudei non credettero in quanto erano un popolo "malvagio"! (il bove che disse cornuto all'asino!). Credere ad una tale spiegazione, non è semplicemente sciocco, da fedeli plagiati, ma decisamente folle!!
Motivi di riflessione, come quello appena citato, ne esistono a dozzine nel contesto letterario patristico e neotestamentario. Basta solo la volontà di prenderne atto...
CITAZIONE
.. non ti sfiora nemmeno l'idea che la possibilità di un errore da parte tua esista?
Al giorno d'oggi non esiste alcun antico lavoro che spieghi per filo e per segno quali furono i reali meccanismi che portarono alla nascita del catto-crsitianesimo. Ma, sicuramente, sino alla metà del IV secolo esistevano eccome! Basti pensare che lo stesso imperatore Giuliano, educato da un monaco ariano che sicuramente era ben informato sugli "antefatti", scrisse un opera in cui affermava e spiegava che quella cristiana era solo un'allucinante invenzione! Prima di lui vi furono Hierocles, Porfirio, Celso, Luciano di Samosata ed altri, i quali, chi più chi meno, portarono alla luce vari aspetti truffaldini messi in piedi dai cosiddetti "padri della chiesa", oggi più noti come padri falsari.
Ciò che rimane dei lavori di tali personaggi, sono solo briciole, miracolosamente sfuggite, per un motivo o per l'altro, al maniacale vaglio degli scribi copiatori. Oggi, grazie ai computers, è possibile ricercare e mettere insieme tali "briciole" e ricavare da esse il profilo di una mosaico affascinante, quale sicuramente fu l'avventura umana di Gesù di Nazareth e di tutto ciò che orbitò attorno alla sua figura.
Per completare determinati costrutti, per i motivi sopra addotti, è inevitabile procedere anche per via "apodittica" e questo non esclude, quindi, che determinati errori possono essere commessi: tuttavia non tali da inficiare la ricostruzione nella sua globalità, grazie ai "ferrei" riscontri che si trovano al di fuori del contesto cristiano!
Saluti
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Nota:
(*) - e questo grazie soprattutto all'invenzione della stampa, che rese accessibile l'approccio a tale letteratura anche al cosiddetto "uomo della strada" del tempo: vale a dire tutti quei fedeli desiderosi di sapere, ma di modeste risorse finanziare (infatti, prima della stampa, acquistare un manoscritto, copiato da altri manoscritti, era un'operazione limitata solo a coloro che disponevano di adeguate risorse finanziarie, per cui l'aqcuisto di un manoscritto non costituiva una "rovina" economica.
Veritas
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