rubinia |
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| vabbè, non è una poesia, ma è un passo talmente bello, di un libro talmente famoso, di quelli che tutti conoscono ma che quasi nessuno ha letto che.... CITAZIONE Winston gettò uno sguardo distratto attraverso la tendina di mussola. Giù in cortile la donna dalle braccia arrossate continuava a marciare avanti e indietro, dalla tinozza del bucato alla fune distesa. Si tolse un altro paio di mollette dalla bocca e cominciò a cantare in tono appassionato. [] La voce, molto intonata, saliva insieme alla mite aria estiva, ricolma di una sorta di dolce malinconia. Si aveva l'impressione che se quella sera di giugno non fosse finita mai e mai si fosse esaurita la scorta dei panni e lei avesse potuto restare lì per mille anni a mettere pannolini ad asciugare e a cantare quelle stupidaggini, sarebbe stata la donna più felice del mondo. Lo colpì il fatto curioso che non aveva mai sentito un membro del Partito cantare da solo e spontaneamente. Una cosa del genere sarebbe parsa leggermente eversiva, un gesto pericolosamente eccentrico, come il parlare a se stessi.[] La donna andava pesantemente avanti e indietro, instancabile, mettendo e togliendosi mollette dalla bocca, alternando canto e silenzio, e aggiungendo sempre più pannolini sulla fune.[] Guardandola in quella sua caratteristica postura, le grosse baraccia tese a raggiungere la fune del bucato, le poderose natiche da cavalla sporghenti in fuori, per la prima volta giunse a pensare che era bella. Mai prima di allora gli era venuto in mente che il corpo di una donna di cinquant'anni, gonfiato in maniera mostruosa dai parti, indurito e sformato dalla fatica fino a diventare di grana grossa come una rapa troppo matura, potesse essere bello. E perchè non avrebbe potuto esserlo? Quel corpo massiccio e privo di contorni come un blocco di granito e quella pelle ruvida e violacea avevano col corpo di una ragazza lo stesso rapporto che esiste fra il falso frutto di una rosa e la rosa stessa.Perchè mai il frutto avrebbe dovuto valere meno del fiore?[] Winston si chiese quanti figli avesse messo al mondo. Con ogni probabilità almeno una quindicina. Per un anno, forse, era stata in piena fioritura, in una sorta di selvatico rigoglio, poi d'un tratto si era gonfiata, come un fiore quando viene fecondato, e si era fatta tozza, violacea, grossolana. Da quel momento la sua vita non era stata altro che lavare panni, strofinare pavimenti, rammendare, cucinare, spazzare, lucidare, rattoppare, poi di nuovo strofinare, lavare panni, prima per i figli, quindi per i nipoti, e così per trent'anni, senza interruzione. Dopo tutto questo patire, continuava a cantare. [] Un giorno quei poderosi lombi avrebbero dato vita a una razza di esseri umani consapevoli di sè. Il futuro apparteneva a loro. Voi eravate i morti, ma potevate aver parte in quel futuro se mantenevate in vita la mente così come essi mantenevano in vita il corpo, tramandando quella dottrina segreta secondo cui due più due fa quattro.
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