| In questi casi ancor più che in altri la dieta deve essere personalizzata, non c'è un paziente uguale ad un altro ma direi che, ragionevolmente, essa dovrebbe essere prevalentemente vegetariana, con però scarso o nullo apporto di tutti quegli alimenti maggiormente passibili di contaminazione da micotossine (soprattutto cereali, semi oleaginosi, legumi, frutta secca, erbe infusionali, caffè, cacao e spezie), ricca in acidi grassi polinsaturi (specie EPA e DHA), carne magra non più di 2 volte a settimana, pesce magro non più di 2 volte a settimana, latticini non più di 2 volte a settimana. La scelta deve vertere su prodotti sani, correttamente analizzati.
L'elenco dei cibi da evitare è lungo, prevalentemente direi carboidrati raffinati, carni grasse e/o con rapporto degli acidi grassi sfavorevole agli Omega3 (i quali sarebbero comunque da somministrare), pesce grasso (vale altrettanto per il rapporto acidi grassi), latte e latticini di origine vaccina e tutti i cibi preparati a livello industriale scarsamente controllati (ce n'è un bel pò).
Vanno attentamente valutati anche i tempi e i modi di cottura, chiaramente.
Questo in linea generale molto superficialmente, aggiungo. Comunque, già andrebbe bene.
Per inciso, merende, spuntini e "smorzafame" vari (briosche, cioccolate ecc...) non li considero alimenti.
Per le micotossine, grandemente sottovalutate in quanto ad agenti etiologici di diverse forme di cancro, tra l'altro spesso nominate anche dal Veronesi specialmente nei casi di cancro a livello gastrointestinale, questo è un mio post del 2007:
"Attualmente, le micotossine rappresentano uno degli aspetti più rilevanti e preoccupanti della contaminazione di alimenti e mangimi (25% delle derrate alimentari secondo la FAO). La loro elevata tossicità e diffusione, il numero crescente delle derrate alimentari passibili di contaminazione e l'impatto delle micotossine sulla salute dell'uomo e degli animali e sull'economia rappresentano alcuni dei parametri causali di questo rischio emergente. Finora sono state identificate più di 300 micotossine (Betina, 1984), ma solo per alcune sono stati riconosciuti effetti tossici. Generalmente, le micotossine sono classificate in due grandi categorie a seconda della disponibilità attuale di informazioni: “micotossine principali o maggiori” e “micotossine minori”.
Gli alimenti maggiormente a rischio di contaminazione sono i cereali (frumento, mais, orzo, avena, segale etc. ), i semi oleaginosi (arachidi, girasole, semi di cotone etc.) , i legumi, la frutta secca ed essiccata (mandorle, noci, nocciole, fichi secchi etc.), frutta e verdura (uva, mele, pere, carote, pomodori etc.), il caffè , il cacao ed il tè verde, le spezie (peperoncino, pepe, zenzero etc.). E' stato calcolato che nel mondo circa il 25% dei raccolti sono soggetti alla contaminazione da micotossine nelle varie fasi dalla produzione all’immagazzinamento. Anche i formaggi e gli insaccati possono venire contaminati a causa di crescita delle muffe sulla loro superficie, durante le fasi di immagazzinamento. E possono comunque risultare contaminati carne, latte e uova, se gli animali sono alimentati con mangimi contaminati. Questo tipo di contaminazione indiretta può avere un grosso rilievo dal momento che nelle formulazioni mangimistiche vengono utilizzate soprattutto le parti più esterne dei cereali che sono anche quelle dove si possono trovare i livelli più elevati di micotossine. Infine, anche vino e birra non sono esenti da rischi, se prodotti a partire da materie prime contaminate."
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