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Antico Egitto: tra mito e storia, capovolgimento

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Bororo
view post Posted on 12/10/2006, 10:26 by: Bororo
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In tante discussioni siamo andati a cercare le origini della civiltà egizia nei millenni mitici oltre la storia ufficiale. 5000, 10000 anni prima di Cristo, inseguendo le descrizioni che gli antichi sacerdoti di Tebe diedero agli antichi cronisti greci.
Ma se fosse il contrario? Se il mito fosse dentro alla storia, nemmeno quella più antica, dell'egitto? Se fosse solo una questione di traslitterazione non compresa e di calendari diversi, insieme a qualche balla da grandeur e comprensibile dimenticanza dei millenni precedenti?
Non è un'idea nuova che butto qui ora. Anni fa cominciai una ricerca in merito e solo oggi per caso l'ho ripescata nel disco rigido. Come leggerete, tutto nasce da una domanda: perchè, al di là degli ultimi faraoni quasi contemporanei a lui, i nomi che cita Erodoto - come anche altri storici antichi - non esistono nella cronologia ufficiale egizia? E viceversa, perchè Erodoto e colleghi non conoscono Thutmoses, Amenophi, ecc?
Io dubito di questo. Mi vien più facile pensare che stiamo leggendo una lettera per l'altra, contando soli anzichè lune e così via. Ma bando all'intro. Ecco spezzoni di quella ricerca che dicevo:
CITAZIONE
“…sul paese pelasgo non regnavano gli illustri figli di Deucalione, ma già si dava il nome di Eeria, terra brumosa, al fertilissimo Egitto, origine dei primi uomini, e di Tritone al grande fiume che la bagna tutta: dalle sue acque fiorisce sempre il raccolto…”
Buffo che gli egizi chiamassero il proprio paese “Kemet”, terra brumosa… o buffi noi che non capiamo e ci accontentiamo di constatare che fra tutti i faraoni citati da Erodoto, non ne riconosciamo nessuno nei testi ufficiali? Sono giusto corrette le ultime dinastie, nei secoli globali dell’antichità, degli scambi culturali e dei greci sempre d’appertutto, peggio degli Italiani. Nei secoli in cui gli egiziani sapevano leggere il significato dei geroglifici, ma la pronuncia… Ma chi è Proteus? Mi chiedo e non dormo, mi rode. Ferone? Anisi e Asichi… Chi sono Cheope, Kefren e Micerino, mi vien da dubitare. Ci torneremo. Intanto Giasone ...

... Torneremo ancora al figlio di Esone, probabilmente. Intanto le domande posteci durante il viaggio ancora non mi lasciano dormire. Come mai siamo arrivati a questo punto? Perché i sacerdoti di Tebe Tritonia conocevano assai bene quelle rotte, in un tempo tanto remoto? Dicono le abbia tracciate un uomo che di là percorse tutta l'Europa e tutta l'Asia, fidando nella potenza e nella forza e nel coraggio del proprio esercito; ed infinite città fondò nella marcia, alcune ancora abitate, altre no: ché moltissimo tempo è trascorso. Quanto tempo? Non c'erano tutte le stelle che volgono in cielo il loro corso, nessuno aveva sentito parlare del popolo sacro dei Danai; c'erano solo gli Arcadi Apidani, gli Arcadi che si dice siano ancora più antichi della luna, e mangiavano ghiande sulle montagne; sul paese pelasgo non regnavano gli illustri figli di Deucalione…
L’unico potente re d’egitto che gli antichi affermano avere conquistato tutto l’oriente, fondato città come Eea nel Caucaso dove ancora parlavano una lingua simile all’egizio e tessevano il lino alla medesima e particolare maniera, sconfitto persino i Traci e gli Sciti, che nemmeno Dario riuscì ad eguagliare, che lasciò obelischi ed incisioni persino sulle strade che avrebbero unito Efeso a Focea e Sardi a Smirne, quindi riconducendosi al promontorio da cui tornarono gli eroi, era tal Sesostri. Qualcuno dice Mnemmone, lo stesso che fece costruire i colossi, già allora spezzati dal busto, a Tebe egizia ch’eppur suonavano come una lira se tagliati dal vento, perché una lira vi fu posta all’interno. Altri dicono che il colosso era pure di Sesostris. Mi sovviene il sospetto legittimo che fossero la stessa persona, col nome greco e quello egizio. Mi rammento allora di quel restauro di Settimo Severio che ricompose il colosso “parlante” di Amenofi III a tebe che da allora tacque per sempre.

Nebmaare Hamenopte, il suo regno fu grande e nessuno come lui compì opere tanto imponenti e meravigliose. Ma fu un controllo pacifico e, soprattutto, politico. L’impero non creò, lo mantenne attraverso abili scambi commerciali e matrimoni pilotati a regola d’arte. Qualche insediamento sicuramente lo perdette, non avendo il temperamento del suo predecessore più grande. Il vero Napoleone d’egitto. Che avesse ragione Erodoto riferendosi a quell’incisione sulla pietra, lungo la strade che uniscono Efeso a Focea e Sardi a Smirne? è raffigurato un uomo alto quattro cubiti e mezzo che stringe nella mano destra una lancia e nella sinistra un arco e che porta così ripartito anche il resto dell'abbigliamento, metà egiziano e metà etiopico: una iscrizione in geroglifici egiziani è incisa sul suo petto, da una spalla all'altra, e dice: «Io con queste mie spalle mi sono conquistato questo paese»; chi sia e da dove venga il personaggio in questione l'iscrizione qui non lo spiega, l'ha indicato altrove. Alcuni di quelli che l'hanno vista avanzano l'ipotesi che l'immagine raffiguri Memnone, ma sono molto lontani dalla verità.
Inoltre non possiamo dimenticare che si sta parlando di tempi appena precedenti, prima dell’avvento dei danai al trono di Micene, intorno al 1450 a.c. secondo i miei personalissimi studi che man mano illustrerò. Chi fu il conquistatore d’egitto, colui che per primo conquisto l’etiopia e, per questo, si raffigurava con metà abbigliamento etiope? Niente suspence, è fuori luogo: Menkheperra Dhutmose, altrimenti detto Thutmose III (1479-1424 a.c. secondo le date ufficiali).

Questo è il primo bivio. Memorizzate questo momento, perché esso è fondamentale e ci torneremo una volta ultimato l’arduo recupero dei protagonisti della storia nell’area da cui è partita l’intera ricostruzione.

Siamo nel brumoso Egitto, ne abbiamo riconosciuto il primo re del nuovo corso indicato dai sacerdoti del Tempio di Efesto a Erodoto. Prima di lui, dicono, non è successo gran chè. Mentono? Non è possibile non ricordare le prime dinastie, i fondatori del regno… o forse è possibile, certo. Usciamo a forza del passato inteso come “prima” e valutiamolo per quello che è stato: secoli su secoli. Quanti di noi, con i nostri mezzi, saprebbero ricordare cosa accadeva nel 1500, fatti e protagonisti? Si era appena scoperta l’America, quella che oggi è New York, Chicago, Hollywood e Mc Donalds! Cinque secoli valgono oggi come allora e domani. Ma rendiamo onore ai sacerdoti del 500ac, diamogli una chance. Ricordano appena due faraoni importanti antecedenti a Sesostri: una regina, Nitocris, legata a congiure e misteri, e Meride. Secondo logica, cerchiamoli prima del periodo iniziato da Amenofi III fino a… Ecco l’evento che ha, per vergogna o conquista, cancellato la memoria sacerdotile: il dominio degli Hyksos di cui, al solito, troveremo spunti interessanti in seguito e del quale questi curati sembrano non andare troppo fieri, non citando mai tali vicende nei loro spocchiosi resoconti agli storici greci.
Leggiamo il racconto della regina. Di lei mi raccontarono come vendicò il fratello; lui era re d'Egitto quando gli Egiziani lo uccisero e affidarono il potere nelle mani di Nitocri, ma lei per vendicarlo macchinò un inganno e compì una strage di Egiziani. Fece costruire una grande sala sotterranea, poi, ufficialmente per inaugurarla, ma in realtà meditando in animo ben altro, vi invitò a banchetto molte persone, quelle che sapeva maggiormente implicate nell'assassinio; e mentre pranzavano, attraverso una grande conduttura segreta, rovesciò su di loro le acque del fiume. E vediamo se tra il regno degli Hyksos e Amenofi III è mai seduta sul trono una regina. Lo so, questa volta era banale. Tutti conoscono l’affascinante storia di Makara Hashepsowe, Hatshepsut, colei che alla morte del faraone Tuthmose II, fratello e marito, assunse la reggenza in nome di Thutmose III, il re designato in quanto figlio dello stesso Tuthmose e di una sua concubina, tale Iside, dicono usurpandolo. Regnò un ventennio (1479-1457 a.c.), finchè non morì in circostanze misteriose. Non fu sepolta nel grande Tempio di Deir El Bahari che lei stessa fece costruire e, chissà, inagurò… anzi, non si è certi nemmeno che la salma femminile ritrovata nel 1991 sia la sua. Probabilmente no. Di certo la data di inizio regno, coincidente a quella del figliastro Tuthmose III, indica che l’usurpazione c’è stata, magari cammuffata ai sudditi, ai sacerdoti, oppure fu una soluzione adottata di comune accordo da madre e figlio per non perdere il dominio sul regno a causa dei lunghi periodi d’assenza dovuti alle campagne militari. Fatto incontrovertibile è l’abitudine di adottare sembianze maschili utilizzando la barba posticcia e vesti maschili, per fingere forse d’essere figlio di se stessa e del defunto marito, che non potevano essere un mero espediente per farsi accettare. Il faraone era imposto, senza alternative.
Comunque, d’accordo o meno che fossero i due, la regina non si trovò certo a disagio nei panni di faraone, anzi, gestì il regno con grande fermezza e competenza. Decise di non limitarsi ad una reggenza. Decise che era lei, così cammuffata, l’unica sovrana e non dev’esserle stato difficile convicere il potente clero di Amon (sempre che non fossero d’accordo in partenza) che era certamente un successore più degno della corona, di un fratellastro figlio di una concubina, tra l’altro assente da tempo, perso nella sua febbrile foga conquistatrice.
Venti e passa anni riuscì a regnare Nitocris Hashepsut, finchè il faraone non tornò finalmente dalle lontane terre di conquista. Erodoto chiarisce come finì la vicenda:
Come raccontavano i sacerdoti, l'egiziano Sesostri (Thutmose III, quindi), mentre ritornava in Egitto conducendo con sé molti prigionieri appartenenti alle popolazioni da lui sottomesse, si trovò a un certo punto del cammino a Dafne Pelusica, dove suo fratello (era il fratello a cui Sesostri aveva affidato il governo temporaneo dell'Egitto - Hashepsut, quindi) invitò lui e i figli a un banchetto e poi fece ammassare cataste di legna intorno alla casa e vi appiccò il fuoco. Come se ne accorse, Sesostri si consigliò con la moglie (l'aveva infatti con sé) ed essa gli suggerì di gettare due dei loro figli (che erano sei in tutto) sulle cataste incendiate e di mettersi in salvo camminando sui loro corpi come su di un ponte; così fece Sesostri: due figli dunque morirono tra le fiamme, mentre gli altri si salvarono con il padre. Poi ci si chiede perché Tuthmose III si accanì tanto contro le opere della madre, sfregiandone ogni ritratto dipinto, riappropriandosi d’ogni tempio.

L’altro faraone citato prima di Amenofi III, ma dichiarato ultimo di quella serie, quindi dopo Thutmose III, lo dobbiamo identificare tra gli omonimi di questi, ma rispettivamente di II e IV generazione. Di lui Erodoto non svela troppo, se non, appunto, che è l’ultimo (dai testi ufficiali, quindi, Thutmose) e che spostò la sede regale a Menfi. Di entrambi l’archeologia e la decifrazione dei papiri non ha fornito grandi spunti d’interesse, a parte che proprio Thutmose IV, che a me già piace chiamare Meride, è stato allontanato dal padre, Amenofi II, da Tebe a Menfi, per sfuggire il crescente potere e influenza dei sacerdoti di Amon, e lì instaurò la sede del suo potere.

Ad Amenofi III succedette il figlio Ferone, continua lo storico di Alicarnasso. Un nome che tanto ricorda Feronte, quel figlio di Elio che rubò il carro del sole al padre, devastando la terra finchè non precipitò nel fiume Eridano. Ovviamente (prendendo il senso letterale) non è lui il faraone in questione, ma quel nome… Perché lo storico greco traduce in tal modo il nome del figlio di Amenofi III, ovvero Amenofi IV? Ebbene, pare proprio d’aver imboccato il ragionamento giusto, amato Febo che mi guidi. Costui è Akhenaton, l’eretico faraone che impose la religione monoteista del dio sole. Aton, appunto. Di lui Erodoto non dice nulla del genere (in apparenza), ma è utile ricordare che chi racconta a lui queste vicende sono proprio i sacerdoti combattuti tenacemente dal nuovo credo. Tuttavia di lui si racconta una vicenda assolutamente improbabile, alla quale, lo ammetto, non avevo fin ora dato alcun peso o significato se non mera allegoria. Leggiamo con attenzione:
questi non compì alcuna impresa militare: gli capitò anzi di diventare cieco per la ragione che ora esporrò. Una volta il fiume si ingrossò fino a raggiungere una altezza di 18 cubiti, tanto da sommergere le coltivazioni e, levatosi un forte vento improvviso, il fiume divenne agitato; pare allora che il re con un gesto avventato ed esecrando, impugnata una lancia, l'abbia scagliata fra i gorghi del fiume; subito dopo cadde ammalato e diventò cieco. Tale rimase per dieci anni; all'undicesimo gli pervenne un oracolo dalla città di Buto: il tempo della punizione era terminato e avrebbe riavuto la vista lavandosi gli occhi con l'orina di una donna che avesse avuto rapporti soltanto col proprio marito e non avesse mai conosciuto altri uomini. Il re provò prima con sua moglie, poi, dato che restava cieco, con molte altre donne, una dietro l'altra. Quando riebbe la vista, radunò in una sola città, ora chiamata Eritrebolo, le donne con cui aveva fatto la prova, fuorché quella con la cui orina s'era lavato quando aveva recuperato la vista; dopo averle radunate le fece bruciare tutte, insieme con la città. La donna poi con la cui orina s'era lavato riacquistando la vista, se la tenne come moglie. Una volta guarito dalla malattia agli occhi, consacrò vari ex-voto in tutti i principali santuari: il più considerevole è quello dedicato nel santuario di Elio, davvero degno di ammirazione: due obelischi di pietra, monolitici entrambi, alti ciascuno cento cubiti e larghi otto.
Al di là del santuario di Elio, riferimento piuttosto evidente, la vicenda racconta metaforicamente lo sgarbo che il faraone fece al Nilo, il capostipite dell’olimpo classico egizio, e la punizione che lo colpì: la cecità. Verso la verità, il buonsenso. E per dieci anni non potè vedere la giusta via e persegui la nuova religione. E dieci anni Amenofi IV è stato Akhenaton, (Ferone, quindi). Poi fu scalzato dal coreggente (o dalla coreggente?) Semenkhkare e allontanato dalla bella moglie Nefertiti (quella che era rimasta vergine, fedele ad Amon, una delle poche...). Forzatamente redento, morì e con lui il culto del dio sole. Era il 1331 a.c.

Riassumendo, sto ipotizzando che per i sacerdoti del 500ac, ciò che accadde 1000 anni prima potesse essere già mito. A parte che 1000 anni non sono pochi, di mezzo ci sarebbe stata l'invasione e dominio di un popolo straniero e forse un qualche disastro naturale. Del resto, gli storici greci videro coi loro occhi i calendari e gli elenchi che i sacerdoti mostravano loro, c'erano... ma questi sacerdoti ne avevano ancora la conoscenza originale, la chiave di lettura?
 
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47 replies since 12/10/2006, 10:26   11569 views
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