CITAZIONE (Lawrence @ 18/10/2006, 17:45)
Non dici quanto lungo deve essere il contenitore in vetro o meglio la distanza tra le due serpentine.
Ma ammettendo che si parli di qualche metro e non di chilometri ti dico cosa succede.
Se i trasformatori sono debolucci, solo qualche centinaio di watt, il gas si ionizza e mantiene una corrente tra le due serpentine proporzionale alla tensione di ionizzazione del gas e dalla distanza degli elettrodi, indicativamente da qualche decina di milliampere a qualche ampere, e una tensione da 200 a 1000V. Quindi i trasformatori comincierebbero a bollire e non raggiungeresti mai i 500 milavolts. Ma il gas si illuminerebbe molto bene e se le serpentine sono solide manco si riscalderebbero, quindi sarebbe anche inutile il raffreddamento.
Se si parla di trasformatori "tosti" con una potenza intorno ai cinque KVA ciascuno. Otterresti non la fissione ma la fusione.
Si, ma di tutto il carretto. Compresi i trasformatori. Poi appena il vetro si crepa a causa della pressione e del calore e comincia ad uscire idrogeno o entrare ossigeno... scappa.
Anzi, è meglio che per quel momento tu sia già scappato.
Questa era la risposta seria, da professionista. Senza presa per il ciap così l'associazione protezione scazzoni non avrà da replicare.
Hi corretto i Megavolts in mila volts in effetti ne bastano soltano 500 mila...
Dunque, vediamo di analizzare la cosa...
Se ipotesi togliamo il gas di idrogeno e riempiamo completamente il contenitore di vetro con sfere di rame succede la resistenza elettrica è praticamente zero, quindi la tensione decade a zero e i trasfomatori scaldano parecchio (dopo pochi minuti si guastano).
Se ipotesi togliamo il gas di idrogeno e basta........ Allora rimane il vuoto assoluto, anche il vuoto assoluto ha il suo limite di rigidità dielettrica che dipende dalla tensione e dalla distanza, se questo limite non viene superato allora abbiamo ottenuto un grosso condensatore, la cui resistenza è infinita, l'impedenza è enorme ma non infinita perchè esiste quella cosa là che si chiama "reattanza capacitiva".
In una situazione di vuoto asssoluto e se la distanza è sufficiente il circuito è praticamente aperto e i trasfarmatori lavorano a vuoto.
Se la distanza è insufficiente allora abbiamo un passaggio di elettroni e basta, l'intensità di questo passaggio fa decadere la tensione e abbiamo una corrente che dipende dalla resistenza interna del generatore, in questo caso la resistenza interna del generatore corrisponde alla resistenza interna del moltiplicatore con tutta la sua complessità di trasformatori collegati, sicuramente abbiamo una resistenza interna molto alta.
Se ipotesi metiamo dentro gas di idrogeno rarefatto allora al passaggio degli elettroni si alterna quello degli ioni di idrogeno.
Il gas di idrogeno rarefatto ha una rigidità dielettrica più bassa del vuoto assoluto, piano piano che la pressione del gas di idrogeno aumenta piano piano la rigidità dielettrica diminuisce e viceversa.
Per impedire che il moltiplicatore si sovracarichi e possibile mettere una resistenza variabile in serie al circuito di entrata o di uscita del trasfomatore.
Ma non c'è bisogno della resistenza variabile perchè l'idrogeno stesso è una resistenza variabile dipendente dalla sua stessa pressione, cioè dipendente dal numero degli atomi di idrogeno.
E' evidente che la rarefazione (o pressione dell'idrogeno) deve essere calibrata in un certo modo: se la pressione è troppo alta c'è troppo sovraccarico, se è troppo bassa non c'è produzione di calore.
La distanza tra le due serpentine dipende dalla rigidità dielettrica del gas di idrogeno rarefatto, questo valore della rigidità dielettrica è molto simile al vuoto assouto perchè tra vuoto assoluto e gas di idrogeno rarefatto c'è poca differenza.
Nella vecchissima valvola di Goldstein c'era dentro gas di idrogeno rarefatto, ma questo non significa che la valvola scoppiava tutte le volte che qualcuno ci metteva della tensione elettrica ai suoi capi.