Dal sito
http://alessiaguidi.provocation.net/ciarlatani/rol.htm , un vecchio (ma attuale) ed esaustivo articolo riassuntivo:
Rol, processo a una leggenda
A Torino la demolizione del mito: "Faceva trucchi, non magie"
La Repubblica, Domenica 8 giugno 2003 - Di Laura Laurenzi
Torino - Come ti demolisco il mito. È toccato a un prestigiatore laureato in informatica di anni 26, anche lui torinese, smontare il teorema Rol. Dimostrare come dietro a ognuno dei suoi inauditi prodigi ci fosse il trucco. Quello di Mariano Tomatis [1] era l'intervento più atteso al convegno nazionale del Cicap, il Comitato per iI controllo delle affermazioni sul paranormale nell'austera aula magna del Politecnico. Camicia bianca senza giacca, cravatta scura, capelli neri e corti irti di gommina e occhio un po' spiritato, Tomatis è un prestidigitatore ma anche un mentalista, il mentalismo essendo - ci viene spiegato - quella branca dell'illusionismo che cerca di riprodurre con dei trucchi i fenomeni del paranormale.
Parla veloce, eloquio nervoso, perché venti minuti non sono molti per raccontare un'indagine così complessa, fatta mettendo a confronto centinaia di testimonianze. Parte dai rifiuti sistematici di Rol di sottoporsi a qualunque controllo scientifico: "La scienza non può fotografare l'anima", ripeteva Rol. Poi, implacabilmente, Tomatis passa in rassegna uno dopo l'altro i vari giochi - ma Rol li chiamava esperimenti - , che fanno tutti parte, spiega, del più classico dei repertori di un mago. Da Silvan a Davide Copperfield. Alcuni li realizza sul palcoscenico. La scrittura aerea Ars est celare artem (Ovidio) che si materializza su un quattro di fiori. Il numero cosiddetto della "carta ambiziosa", che stregò Fellini, raccontato da Buzzati nei Misteri d'Italia, ma anche quello del martello che lievita, con cui Rol si divertì a sbalordire un povero operaio capitato a casa sua, e che Tomatis ha mostrato anche l'altra sera a "Porta a porta": "Questo è facilissimo, addirittura puerile. E' spiegato persino nel manuale di magia di Paperinik".
Possibile? La platea ascolta in un silenzio irreale. E i misteriosi "apporti"? E le bandiere napoleoniche che si materializzavano da sole? E i quadri autodipinti alla maniera di El Greco, Goya, Picasso, Braque, Kandinsky, Klee? Tomatis ha una spiegazione per tutto: dal mazzo di carte che si gonfia da solo (guardate, non ci vuole niente!) agli oggetti che attraversano le pareti, dai biglietti spiritici alla lettura dei libri chiusi, dalla visione dell'aura alla bilocazione, "frutto di una leggenda incontrollata". Possibile che ci siano cascati in tanti? Personaggi come De Gaulle, come Einstein, come Gianni Agnelli? "Il selezionatissimo pubblico ammesso nel salotto di Rol non era certo attrezzato allo smascheramento - spiega Steno Ferluga, docente universitario di fisica ambientale e presidente del Cicap - Al contrario, era un pubblico ansioso di essere complice e devoto. Non è un caso che Rol non abbia voluto aprire le porte a Silvan. Chi cercava una spiegazione veniva tenuto a distanza". Ne sa qualcosa Alberto Angela. E anche Tullio Regge: "Esibì nei miei confronti una violenta antipatia. Mi trattò con estrema scortesia - racconta - Mi esiliò all'estremità opposta del tavolo". Nonostante tutto Regge conserva di Rol il ricordo di "un eccezionale carisma, una personalità inimitabile, un vero erede di Cagliostro".
Quello contro Rol è un attacco a tenaglia: "Un'operazione culturale, che era nostro dovere fare. Troppo grande è ancora il credito di cui Rol gode nei convegni di omeopatia e di medicina alternativa - punta il dito il presidente del Cicap Ferluga - Si rischiava di farne un caso perennemente sospeso nel dubbio e nell'ambiguità". La rivista "Scienza & paranormale" ha dedicato un intero numero al caso Rol e uno degli interventi più interessanti è quello di un altro prestigiatore (anche se dilettante), Massimo Manca, professore di lettere e ricercatore di letteratura cristiana antica: "Ai miei occhi il mistero più grande è come Rol sia riuscito a giungere a tali livelli di professionismo da autodidatta, restando completamente isolato dall'ambiente magico professionale torinese, il che costituisce un ulteriore argomento a favore del suo genio magico". All'obiezione "Rol non si è mai esibito per denaro" risponde Massimo Polidoro, che del Cicap è il segretario generale: "Si esibiva per qualcosa di ben più raro e gratificante, che nessuno può comprare, l'ammirazione incondizionata di persone di enorme fama, valore, potere". Perché lo faceva? Rol, profondamente religioso, amava definirsi "la grondaia che convoglia l'acqua che cade sul tetto" e invitava gli altri ad analizzare l'acqua, le ragioni per cui l'acqua cade, più che la grondaia: "Soltanto che la grondaia era truccata", sostiene Tomatis, e allargale braccia. Quella di Rol era quanto di più vicino alla cosiddetta gospel magic, spiega, utilizzata negli Stati Uniti da tanti pastori protestanti, diaconi, ministri di culto: "Durante l'omelia stupiscono la platea facendo un piccolo gioco di prestigio, per esempio la corda che si spezza e poi si ricompone, e lo spiegano in chiave metaforica. La corda che si rompe rappresenta la vostra separazione da Dio, dicono per esempio. Ma non soffermatevi sul fenomeno, guardate il messaggio. Anche per Rol il messaggio è l'esistenza di Dio".
Tra le pareti del suo salotto un secolo di prodigi e misteri
La Repubblica, 8 giugno 2003, di Gabriele Romagnoli
Il centenario enigma chiamato Gustavo Adolfo Rol (20 giugno 1903 - 22 settembre 1994) riposa, insoluto, nel cimitero di San Secondo, tra le colline piemontesi. La lapide lo ricorda "capitano degli alpini" e sposato con Elna, "norvegese, grande signora, 17 regnanti nella sua famiglia". Il cortese uomo del posto che mi condusse a visitarla aveva avuto una onorificenza da Giuliano Amato e la pena di un figlio morto d'amore. Raccontò che il 3 maggio del 1945 il sindaco del paese, a nome del Comitato di liberazione nazionale, aveva consegnato a Rol un attestato "per il coraggio da lui dimostrato in circostanze difficilissime valse a salvare la vita e i beni dei singoli e di intere comunità". In che modo? Usando quei "poteri" che tanti testimoniarono e altrettanti, in nome della scienza, negarono? O semplicemente facendo giochi di prestigio, partite a carte truccate di cui gli invasori pagarono la posta? L'uomo di San Secondo scrollò le spalle: che importava? Aveva o no "salvato la vita e i beni dei singoli e di intere comunità"? Non contava, questo effetto, più del modo in cui era stato ottenuto?
Per decenni si è cercata la chiave dell'enigma di Rol, ma la porta era aperta. Eppure, i più sono rimasti sulla soglia e discutere la natura del fenomeno che aveva spalancato l'uscio. Questa disputa ha provocato al "capitano" un iniziale divertimento e una finale amarezza. Le stesse sensazioni prova chi, laicamente ma senza pregiudizi, segna le tracce del suo percorso, ascoltando tutte le voci: alte e basse, religiose e scientifiche. Nel palazzo dove viveva, in via Silvio Pellico 31, affacciato sul parco del Valentino, tutti gli inquilini lo ricordano come una soave leggenda. I suoi inviti alle cene e successivi "esperimenti" erano elevazioni di rango. A ogni piano una signora, oggi anziana, pronuncia la stessa frase: "Qui erano tutte invaghite di lui, tranne me". Persone con occupazione usuale, famiglia e nessuna propensione per l'esoterismo, dicono, con la stessa naturalezza con cui racconterebbero un temporale: "Ogni tanto, per stupire i bambini, cresceva di statura. Venti centimetri in un colpo: i pantaloni gli diventavano alla zuava". Scriveva, nei suoi diari, di aver scoperto le leggi nascoste della materia. Fece apparire, si narra, una rosa tra le mani di Einstein, che si mise a ridere per la sorpresa. Federico Fellini racconta che, per sparigliare la sua malinconia, mentre erano al ristorante, scriveva a distanza sul tovagliolo di un altro commensale e godevano insieme del suo stupore. Usava, per farlo, una speciale matita che portava sempre con sé. Che fosse orpello di scena o strumento canalizzatore di energie, fatto sta che il regista tornava a casa più sereno.
Organizzava, in una sala di quella sua immensa casa, oggi abitata da un analista per l'alta società (qualcosa del fluido che attirava dev'essere rimasto), serate esclusive in cui esibiva le sue capacità. Non sempre gli riusciva, non possedeva interruttori per azionare quelle doti: sorprendevano anche lui, sosteneva. Leggeva in libri chiusi, evocava spiriti. Chi ha partecipato conserva gelosamente ricordi e reperti. Le cronache più dettagliate di quegli "esperimenti", le ha raccolte nel libro "Rol", (Edizioni Mediterranee) Remo Lugli, all'epoca giornalista e tuttora gentiluomo, che, nella miglior tradizione professionale, offre onesta testimonianza ed evita interessata interpretazione. Nel suo percorso accanto a Rol si rintracciano scetticismo, perplessità e stupore. Più, come per tutti quanti mostrarono disponibilità al "capitano", ricambiato affetto.
Ricostruendo i cicli dei gruppi presenti alle serate in casa Rol si nota che a scandirli è l'apparizione e successiva scomparsa di una signora che fa da fulcro: di tutti i possibili secondi fini dell'esibizione di quei poteri o effetti che fossero, questo è il più naturale e accettabile. Lugli racconta che andarono insieme al casinò, ma Rol, seduto al tavolo, non vinceva mai. Solo quando si alzava era in grado di prevedere il numero che sarebbe uscito alla roulette: "Se lucrassi dalle mie capacità, le perderei". I suoi antagonisti sono in grado di dimostrare che alcuni dei suoi "esperimenti" possono essere ripetuti da altri, ma non che lui ne abbia tratto vantaggio economico.
Frequentò le persone più ricche di Torino, inclusa la famiglia Agnelli e Cesare Romiti, ma si mantenne con le rendite familiari e i quadri che dipingeva (rose in disfacimento). De Gaulle lo considerava una specie di arma da tenere dalla propria parte. Reagan gli scrisse una lettera di ringraziamento per non meglio precisati servizi resi nella soluzione del sequestro Dozier. Nel rapimento del marito della sua giovane amica e ora biografa Maria Luisa Giordano, nulla invece poté. Non possedeva interruttori, ripeteva. Per questo non accettò mai di farsi esaminare dalla scienza. Molti trassero da quel rifiuto la convinzione che "barava". Qualcuno lo scrisse. Rol si sentì, più ancora che offeso, avvilito. Portò quella delusione fino in fondo alla sua esistenza. Voleva, nel testamento, replicare alle accuse e assicurarsi l'ultima parola: aspirazione umana, troppo umana. Lo dissuasero gli amici.
Morì senza "effetti speciali". Ha, tra i cattolici, estimatori e avversari. Don Gallo, il sacerdote di San Salvario che ne celebrò il funerale, ritiene che fosse "un buon cristiano"e che nulla, in quel che faceva e sosteneva, contraddicesse la sua fede. Gli fecero da esecutori testamentari Caterina Ferrari e Aldo Provera. Alla prima, farmacista, Rol era venuto misteriosamente incontro nel momento del lutto, offrendole il conforto della consapevolezza che nessuno è perduto. Il secondo, industriale e uomo pratico, racconta, semplicemente, che il "capitano" gli aveva tolto ogni paura: della vita come della morte. Che poi Rol avesse davvero scoperto, come sosteneva, ma senza spiegarlo, il "segreto della coscienza sublime", è secondario rispetto alle conseguenze delle sue azioni. Esaudì, in molti, il nostro desiderio di meraviglia, il nostro bisogno di consolazione. Se era un trucco, era prodigioso.
Nota di Alessia:
1. A questo proposito si veda l'eccellente sito che Mariano Tomatis ha dedicato alla sua ricerca su Gustavo Rol:
http://www.gustavorol.net/gustavorol.phpN.B. consiglio vivamente una visita al sito di Tomatis segnalato sopra. E' davvero fatto bene, molto documentato e decisamente esauriente. Ci sono ben 11 capitoli da leggere tutti di un fiato. E' il centro studi su Rol: sicuramente chiarirà molte cosette ai nuovi centri di studio...