Zonzolana |
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| Ho fatto una ricerchina e ho trovato che la frase è contenuta nel titolo del sutra stesso. Nichiren fa riferimento alla traduzione cinese del V° secolo "Nanwu miaohua lianhua jing" e vi aggiunse "Nam" per renderlo "operativo". Da: http://www.gianfrancobertagni.it/materiali...o_venturini.htmGianfranco Bertagni è un filosofo ed esperto di storia delle religioni. CITAZIONE "Nell'autorevole e recente A History of Japanese Religion, curata da K. Kasahara, viene riferito che, dalle agiografie dell'ultimo periodo di Heian, si apprende che molti dei devoti sostenitori del Sutra del Loto [jikyosha] cominciarono un'opera di proselitismo per la salvezza di tutti gli esseri senzienti. Ancora, secondo tali scritti, molti preti e devoti laici del Loto erano considerati capaci
di ottenere una rinascita in una delle Terre pure recitando sul letto di morte qualcuno dei versi importanti del Loto, come per esempio, «di coloro che ascoltano il Dharma nemmeno uno mancherà di conseguire la buddhità» [cap. II].
In effetti, la devozione al Loto tendeva a essere focalizzata su segmenti sempre più piccoli del testo: dall'intero Sutra a un singolo capitolo (per esempio, il capitolo sulla Durata della vita del Tathagata), a versi di particolare importanza.
Nell'ultimo Heian troviamo devoti copiatori del Sutra che cantano il sacro nome di Amida o il sacro titolo del Sutra del Loto (in giapponese nella forma di Namu Myo-ho-renge-kyo) e di preti Tendai che predicano l'efficacia della recitazione del Daimoku nell'ora della morte.
Pertanto, il pietismo del Loto tese progressivamente a prendere la forma della recitazione del titolo del sutra, con uno sviluppo che raggiunse il suo culmine nell'insegnamento di Nichiren nel periodo di Kamakura
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