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Pelasgi, chi erano?

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PelasgicMoon
view post Posted on 20/4/2008, 23:53




Salve, sono un nuovo utente.

volevo chiedere le vostre opinioni riguardo ai Pelasgi, antica e affascinante civiltà

Erodoto ci spiega che furono loro alla base delle divinità antiche greche, e ci dice che gli antichi greci appresero da loro la cultura e le divinità.

erodoto si pone anche una domanda riferendosi a loro come abili navigatori "dove vanno questi pelasgi che solcano i mari verso l'ignoto?"

alcuni scrittori antichi parlano di loro anche come creatori dell'italia e dell'europa, diversi studiosi hanno connesso loro con gli etruschi, costruzioni pelasgiche sono state ritrovate fino al caucaso, eppure non si sa chi siano stati.

Voi cosa ne pensate in merito? che fine ha fatto questa etnia così acculturata?
 
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HANUEL
view post Posted on 27/4/2008, 15:18




penso bisognerebbe indagarci un po su.....

io non ne sapevo niente, ma quando pensavo agli etruschi capivo che era una civilta un po strana e che non ci hanno fatto arrivare molto per capire meglio....

Pelasgi mmmmmmmmmmmmm
 
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Trengingigan
view post Posted on 2/5/2008, 18:07




in ogni mito e leggenda del mondo antico ricorre la figura del dispensatore di sapere che ritorna in superficie per dare vita a una nuova umanita' dopo il periodo di crisi durato millenni dopo il Diluvio. L'Italia, secondo le leggende, era pelasgica. Essi furono artefici di opere ciclopiche un po' ovunque per il Mediterraneo. Il termine deriva da "pelago", greco, e cioè "mare", poiche forse giunsero dal mare. Probabilmente non furono altri che i caldei Oannes, associati ai pesci proprio perche bravi a navigare. Forse Cecrope, 1° re di Atene, fu un pelasgo. Mirsilio di Metimna scrive nel III scl. a.c. che essi costruiiììrono poiu di 4000 fortezze. Tucidide narra che prima del Diluvio di Deucalione la grecia era abitata dai pelasgi. Anche Erodoto, nel primo libro di Storie narra la medesima cosa. In eta' classica, i popoli preellenici erano chiamati pelasgici infatti. I pelasgi sarebbero stati i discendenti di atlantide che per sfuggire al disastro di rifugiarono sotto terra. nel IV millenio a.c. tornarono in superficie per ridare vita alla civilta.

Omero canta: (XIX libro dell'odissea)

Nella citta di knosso
tra i cretesi magnanimi e i pelasgi
di menes regna l'inclita saggezza
da dio ispirata ogni nove anni
arcanamente e con tonante voce... (...)

Menes è Mionosse, che secondo alcune leggende era pelasgico. Anche in egitto nello stesso periodo c'era un altro Menes, fondatore della prima dinastia, vissuto alla fine del 4 millennio. Se si trattasse della stessa persona? a meno che Menes non fosse che una carica o un attributo.
 
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HANUEL
view post Posted on 17/5/2008, 22:40




ciao trengingigan come le conosci queste cose....?

le hai studiate grazie alla scuola o sei un appassionato..?

no perche questa mi sembra una cultura di quelle belle misteriose e come dicevo prima gli etruschi o insomma quelle civilta hanno vissuto in una maniera al quanto strana e hanno lasciato molte cose strane......
una cosa che ho notato particolarmente è che tutta l'italia è percorsa da sotto il terreno da miriadi di grotte tutte scavate da queste civilta e collegate tra loro io sono di palermo non so se conosci le grotte dei beati paoli sono stranissime non so come abbiano potuto scavare queste grotte che sono tutte collegate fra loro continuano in tutta la sicilia vanno a quanto pare anche verso malta e l'africa e passando dallo stretto di messina salgono verso l'italia e continuano per tutte le citta d'italia e nessuno me lo toglie dalla testa continuano per tutto il mondo.........
 
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SpikeZ
view post Posted on 28/9/2008, 11:41




Ciao a tutti. Mi permetto di dire la mia in quanto abbastanza informato sulla questione, e vi posso dire che i Pelasgi (ossia i popoli del mare) erano i Shardana (più i lidi, i shakalasa e altri minori). Le prove che avvalorano questa tesi sono troppe per non prenderla come onesta. I Shardana sono i sardi di oggi, le 4000 fortezze di cui sopra sono i nuraghi (che poi sono il triplo di 4000). Gli etruschi stessi non sono altro che Shardana sbarcati nel nord italia, infatti la casta sacerdotale etrusca doveva essere formata tassativamente da gente nata in Sardegna e non altrove. Le connessioni Shardana-Creta sono lampanti, pare chiaro un rapporto commerciale duraturo nel tempo. Le connessioni Shardana-Grecia sono ancora più limpide: i Shardana avevano una città chiamata Sardi che stava a 2 tiri di schioppo dai cugini ellenici. Tempo dopo i popoli del mare invasero la Grecia mettendola a ferro e fuoco eccetto Atene, poichè abitata da discendenti Shardana. Furono sempre i Shardana a cancellare dalla faccia della Terra gli Hittiti. Ed erano Shardana i guerrieri che formavano la guardia reale egizia, poichè erano semplicemente i migliori guerrieri del mondo conosciuto. Fu anche a causa di 2 invasioni shardana contro l'Egitto che fece crollare l'impero egizio. Da notare che i Shardana risparmiarono il faraone, proprio perchè la guardia reale era composta da altri shardana. I shardana li trovate anche nella Bibbia, per la precisione l'esodo. La lunga colonna di ebrei guidati da Mosè (o meglio Mose, senza accento) era protetta da guerrieri Shardana, posizionati in coda pronti a ricevere il nemico che li eventualmente si sarebbe fatto vivo. I Shardana furono gli inventori della vela latina, navigavano, quindi, agevolmente, anche contro vento.
So che vi sembrerà incredibile tutto questo, che a scuola ci hanno sempre insegnato che la Sardegna era una terra colonizzata da cani e porci incapace di difendersi, ma tutto ciò è semplicemente falso. Ci hanno anche insegnato che la statuaria a tutto tondo nel Mediterraneo, l'ha portato la Grecia. E' falso anche questo. Le statue di Monti Prama sono di almeno 3 secoli prima e indovinate dov'è Monti Prama? Bravi, in Sardegna.
Vi chiedete come mai un popolo così forte e avanzato sia finito nel dimenticatoio? Semplice. L'Impero Romano, quando incontrava una civiltà troppo forte, semplicemente ne cancellava le tracce. I Celti (che sono discendenti dei Shardana) ne sanno qualcosa. Gli esempi sono tantissimi ma penso che chi ha letto fino a qui ha già sentito il germe della curiosità solletticarli il cervello. Chiudo suggerendovi 2 libri che vi faranno vedere la VERA storia, non quella specie di spot televisivo che ci insegnano a scuola:

Shardana - i popoli del mare

I principi di Dan

Sono entrambi di Leonardo Melis. Comunque anche nel web trovate una valanga di informazioni. Chiedo scusa se sono stato prolisso. Ciao a tutti :D
 
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ilirico
view post Posted on 1/6/2010, 12:25




salve. tu che sei shardano mi sapresti tradurrere una stella etrusca in sardo o in italiano o in latino?perche cosi i pelasghi sono un po tutti secondo il tuo raconto
 
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view post Posted on 1/6/2010, 13:56
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Non importa quanto è buio il cammino, guarda solo la Luce di fronte a te.

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Cos'è una stella etrusca?

O forse intendi una stele etrusca....?
 
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Arman-Makedon
view post Posted on 22/10/2013, 15:58




I pelasgi parlavano un dialetto arumeno e noi arumeni siamo i discendenti dei traci la nostra lingua e la linqua piu antica in questo mondo e la stessa lingua 90% che parlavano Filipo secondo e Alexandro il magno.Lingua Arumena a piu di 2000 anni.Cerca su google Branislav Stefanoski al Dabija lui a tradotto molto facile La stella di Lemnos perche e stata scrita in un dialetto arumeno.(io ho contatato Branislav Stefanoski al Dabija perche ho trovato su un link italiano la traduzione della Stella di Lemnos da un albaneze e le traduzioni non sono uguali e lui mi a risposto tramite una e mail.la sua traduzione e quella buona…le tavolette antiche dei traci o pelasgi sono scritte in lingua arumena o un dialetto arumeno perquesto e facile per lui a tradurli Branislav Stefanoski al Dabija e discendente dei Re Machedoneni Dabija) La scienza sostiene che la piu antica scrittura e quella dei summeri.I pelasgi sono quelli che anno inventato la scrittura minimo 1400 anni avanti cristo…..anche le famose opere Iliada e Odissea li anno scritto i Pelasgi.Omero solo li a tradotto in lingua greca arhaica
 
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view post Posted on 28/11/2013, 10:23
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Salve, sono un nuovo utente. volevo chiedere le vostre opinioni riguardo ai Pelasgi, antica e affascinante civiltà. Erodoto ci spiega che furono loro alla base delle divinità antiche greche, e ci dice che gli antichi greci appresero da loro la cultura e le divinità. erodoto si pone anche una domanda riferendosi a loro come abili navigatori "dove vanno questi pelasgi che solcano i mari verso l'ignoto? alcuni scrittori antichi parlano di loro anche come creatori dell'italia e dell'europa, diversi studiosi hanno connesso loro con gli etruschi, costruzioni pelasgiche sono state ritrovate fino al caucaso, eppure non si sa chi siano stati. Voi cosa ne pensate in merito? che fine ha fatto questa etnia così acculturata?

"Quale lingua parlassero i Pelasgi non sono in grado di dirlo con esattezza: se è indispensabile fornire qualche indicazione, basandosi sulle popolazioni pelasgiche superstiti, sia quelle insediate oggi nella città di Crestona a nord dei Tirreni e già limitrofe degli attuali Dori nella regione adesso chiamata Tessagliotide, sia quelle che nell'Ellesponto avevano colonizzato Placia e Scilace e avevano condiviso il territorio con gli Ateniesi, o sulle città un tempo pelasgiche ma che poi avevano mutato nome, ebbene, deducendo su queste basi, bisogna concludere che i Pelasgi parlavano una lingua barbara. Se dunque i Pelasgi erano di lingua barbara, allora gli Attici, Pelasgi di stirpe, una volta divenuti Greci dovettero anche cambiare il modo di esprimersi. Infatti, bisogna aggiungere che gli abitanti di Crestona e di Placia parlano due idiomi assolutamente diversi dagli idiomi dei popoli circostanti, ma molto simili fra loro, dimostrando così di avere conservato l'originaria impronta linguistica anche dopo esser immigrati nei rispettivi nuovi territori. A me risulta che il gruppo degli Elleni fin dalla sua origine abbia sempre parlato la stessa lingua: staccatisi dai Pelasgi, erano deboli e poco numerosi, ma poi, estendendo il proprio dominio, crebbero fino all'attuale moltitudine di popolazioni, grazie ai continui apporti di Pelasgi, soprattutto, e di altre etnie barbare. Al confronto mi pare senz'altro che nessun popolo pelasgico, restando barbaro, abbia mai compiuto progressi considerevoli" (Erodoto: Le Storie, Libro I, 57, 58).

"Bellla e feconda sovra il negro mare
Giace una terra che s'appella Creta,
Dalle salse onde d'ogni parte attinta.
Gli abitanti v'abbondano [...]
Contien cittadi, e la favella è mista:
Poichè vi son gli Achei, sonvi i natii
Magnanimi Cretesi, ed i Cidoni.
E i Dori in tre divisi, e i buon Pelasgi"

(Odissea, Omero, Libro XIX)

https://books.google.it/books?hl=it&id=M4P...pelasgi&f=false

CITAZIONE (Arman-Makedon @ 22/10/2013, 15:58) 
I pelasgi parlavano un dialetto arumeno e noi arumeni siamo i discendenti dei traci la nostra lingua e la linqua piu antica in questo mondo e la stessa lingua 90% che parlavano Filipo secondo e Alexandro il magno.Lingua Arumena a piu di 2000 anni.Cerca su google Branislav Stefanoski al Dabija lui a tradotto molto facile La stella di Lemnos perche e stata scrita in un dialetto arumeno.(io ho contatato Branislav Stefanoski al Dabija perche ho trovato su un link italiano la traduzione della Stella di Lemnos da un albaneze e le traduzioni non sono uguali e lui mi a risposto tramite una e mail.la sua traduzione e quella buona…le tavolette antiche dei traci o pelasgi sono scritte in lingua arumena o un dialetto arumeno perquesto e facile per lui a tradurli Branislav Stefanoski al Dabija e discendente dei Re Machedoneni Dabija) La scienza sostiene che la piu antica scrittura e quella dei summeri.I pelasgi sono quelli che anno inventato la scrittura minimo 1400 anni avanti cristo…..anche le famose opere Iliada e Odissea li anno scritto i Pelasgi.Omero solo li a tradotto in lingua greca arhaica

Chi sono gli Arumeni?
Forse vuoi dire i Rumeni.

Spike Z:
CITAZIONE
Shardana - I popoli del mare

I principi di Dan

E' un complesso di ipotesi a dir poco discutibili.

Trengingigan:
CITAZIONE
Menes è Minosse, che secondo alcune leggende era pelasgico. Anche in Egitto nello stesso periodo c'era un altro Menes, fondatore della prima dinastia, vissuto alla fine del 4 millennio. Se si trattasse della stessa persona? a meno che Menes non fosse che una carica o un attribuito

L'esploratore e studioso inglese L. Austine Waddell (1854-1938) era convinto che l'egiziano Menes fosse il cretese Minosse e l'indiano Manu. Tra i primi due però c'è qualche millennio di differenza.

Chi erano in realtà i Pelasgi? E' una domanda a cui non è facile dare una risposta.

"Durante il periodo classico, enclavi di popolazioni chiamate con questo nome sopravvissero in diverse località della Grecia continentale, Creta, e di altre regioni dell'Egeo. Le popolazioni identificate come "pelasgiche" parlavano una lingua o lingue che al tempo i Greci identificarono come "barbariche", sebbene alcuni scrittori antichi descrivano comunque i Pelasgi come Greci. Un'altra tradizione sopravvissuta è che grandi parti della Grecia erano state pelasgiche prima di essere ellenizzate. Seguendo la terminologia degli antichi storici greci, con il termine "pelasgico", in senso lato, ci si potrebbe riferire a tutti gli abitanti autoctoni delle terre intorno all'Egeo e alla loro cultura prima dell'avvento del linguaggio greco. Tale indicazione, tuttavia, presupporrebbe la formazione, tuttora indimostrata, della lingua greca al di fuori della penisola elladica e l'avvento di popolazioni "parlanti greco" nell'area egea, in età pre-micenea. Nel periodo classico, una provincia della Tessaglia, nella Grecia settentrionale, era ancora chiamata Pelasgiotide, cioè, "terra dei Pelasgi", pur essendo ormai abitata da Greci. Il territorio principale dei Pelasgi era tradizionalmente ritenuto l'Arcadia, mentre la loro patria d'origine l'Argolide, da dove sarebbero emigrati sia in Tessaglia che a Lesbo, nell'Ellesponto, nella Licia e anche in alcune zone dell'isola di Creta. Dalla Pelasgiotide tessala, i Pelasgi avrebbero esportato in Epiro il culto di Zeus, in particolare a Dodona, ove esisteva il santuario di un oracolo, tradizionalmente considerato il più antico della Grecia. A sud della Troade, i Pelasgi avrebbero occupato, oltre alla Licia, anche la Caria e l'isola di Lemno, che avrebbero abitato sino alla fine del VI secolo a.C. Nel V secolo, sembra che abitassero ancora popolazioni pelasgiche in alcune città dell'Ellesponto di cui oggi si è persa memoria. In zone considerate tradizionalmente abitate dai Pelasgi, come la Tessaglia, gli scavi archeologici del XX secolo hanno portato alla luce manufatti neolitici, in particolare a Sesklo e Dimini. Le presunte correlazioni tra la cultura pelasgica e tali materiali, nonché a quelli successivi riferiti all'"Elladico medio" o all'"Elladico tardo" della Grecia micenea, sono ancora a livello di congetture. Parimenti aleatori sono i collegamenti di evidenze del materiale archeologico con la cultura linguistica chiamati in causa da parte di Walter Pohl e altri studiosi di etnogenesi. Varie tradizioni conferivano ai Pelasgi una parte di primo piano nel processo preistorico del popolamento dell'Italia. Ad essi era attribuita la realizzazione delle mura poligonali dell'Italia centro-meridionale, da loro definite "pelasgiche", probabilmente per la loro somiglianza ad una muraglia di Atene, detta "muro pelasgico", perché attribuita a tale popolazione. La “diaspora” del popolo dei Pelasgi, infatti, avrebbe toccato la foce del Po, dove avrebbero fondato la città di Spina. Poi, i Pelasgi avrebbero scavalcato l'Appennino e disceso la penisola sino al lago di Cotilia, nell'antica Sabina. Qui avrebbero stretto un'alleanza con gli Aborigeni, cioè le popolazioni autoctone (dal latino: Ab origines), per scacciare – vittoriosamente - i Siculi dal Lazio. A seguito di tali accordi e campagne vittoriose, avvenute, orientativamente, alla fine dell'età del bronzo, gli Italici avrebbero concesso ai Pelasgi il popolamento dell'Etruria, dove si sarebbero insediati. Complessivamente, si attribuiva ai Pelasgi una vocazione migratoria e, in particolare, marinara: Eusebio, nel Chronicon, considerava quella dei Pelasgi una "talassocrazia" e gli riconosceva il dominio del Mar Mediterraneo, in un periodo che sarebbe iniziato novantanove anni dopo la caduta di Troia e sarebbe durato altri ottantacinque (secondo la cronologia di Eratostene di Cirene, tra il 1082 e il 997 a.C.)".

https://it.wikipedia.org/wiki/Pelasgi

Secondo una recente e discussa teoria di Massimo Pittau, "l'etnico lat. Pelasgus e greco Pelasgos " corrisponde "esattamente all'altro etnico Tyrsenos, Tyrrhenos = "costruttore e abitante delle torri", ma avendo come base la glossa latino-etrusca fala, phala "torre" invece dell'altra greco-etrusca tyrsis, tyrrhis "torre".
Molti studiosi tuttavia non sono affatto d'accordo che Tirreni significhi "costruttori e abitanti delle torri".
Certamente diversi autori dell'antichità identificavano i Tirreni con i Pelasgi.
La presenza di quest'ultimi è segnalata in Grecia, Asia Minore, Creta, Sicilia, Italia meridionale, Etruria eccetera.

"Intorno all'Appennino ci sono molte genti che ti elencherò tutte a cominciare dalla parte nord-occidentale.
Per primi ci sono i Tirreni, e dopo di loro la gente dei Pelasgi che un tempo da Cillene [a] raggiunsero il mare occidentale, e lì si insediarono insieme ai Tirreni.
Dopo di loro c'è il duro popolo dei superbi Latini".

(Dionisio Periegete, II secolo A.C.)

[a] Cillene era situata in Arcadia, una regione della Grecia.
Dionisio pensa che Tirreni e Pelasgi siano due popoli distinti.

"Prima v'è la gente degli antichi Tirreni, poi la schiera pelasgica occupa i campi itali; essa una volta dal paese di Cillene si recò agli stretti del gorgo Esperio".
(Rufo Festo Avieno, IV secolo D.C.)

" I Pelasgi erano di antica stirpe greca e provenivano dal Peloponneso. Essi erano passati attraverso molte vicissitudini di vario genere soprattutto a causa del loro modo di vita girogavo, senza fissa dimora e senza nessun punto di riferimento in un luogo sicuro. Dapprima essi abitarono nella regione presso Argo achea, come adesso viene chiamata, ed erano autoctoni di quella regione, come dicono molti. Inizialmente presero la loro denominazione dal re Pelasgo, figlio di Zeus e di Niobe, figlia di Foroneo". "Alcuni raggiunsero Creta, mentre altri si impadronirono di alcune isole Cicladi. Altri si stabilirono nel territorio chiamato Estieotide, presso l'Olimpo e la città di Ossa, altri poi si recarono nella Beozia, nella Focide e nell'Eubea. Quelli che si erano diretti verso l'Asia si stabilirono in molte zone lungo le coste dell'Ellesponto, così pure in molte isole prospicienti la costa, fra cui Lesbo"."Ellanico di Lesbo dice che i Tirreni prima si chiamavano Pelasgi e presero il loro attuale nome dopo che si stabilirono in Italia. Egli, nella Foronide, fa questo discorso: Frastore fu figlio di Pelasgo, loro re, e di Menippe, figlia di Peneo; Amintore fu figlio di Frastore, Teutamide lo fu di Amintore, e Nanas di Teutamide; durante il regno di Nanas i Pelasgi furono cacciati dal loro paese dai Greci; così lasciate le navi presso il fiume Spines, nel golfo ionico, presso Crotone, città che era al centro del territorio, e, partiti di lì, occuparono quella che noi ora chiamiamo Tirrenia"."Rispetto a Ellanico, Mirsilio di Lesbo esponeva l'inverso, ed affermava che furono i Tirreni che, lasciata l'Etruria, assunsero nel corso del loro continuo vagare il nome di Pelargi a somiglianza degli uccelli chiamati Pelargi perchè come questi migravano a stormo per la Grecia e nelle regioni dei barbari. Essi innalzarono anche il muro di cinta che circonda l'acropoli di Atene, il cosidetto Muro Pelargico".
(Dionigi di Alicarnasso, 60 - 7 A.C. circa)

"Molti di quei Tirreni che avevano abitato per breve tempo ad Atene furono uccisi dagli Ateniesi. Altri fuggirono e andarono ad abitare a Lemno e a Imbro. Costoro, che per questo motivo odiavano gli Ateniesi, dopo un po' presero le navi e, giunti a Braurone nell'Attica, rapirono le fanciulle che celebravano la festa dell'orso in onore di Artemide alle Brauronie, e con esse si accoppiarono. Dunque, siccome i retori ateniesi vivono in regime democratico, hanno preso l'abitudine di chiamare tiranni i re a causa della violenza esercitata dai Tirreni verso gli Ateniesi".
(Filocoro, ca. 340 - 261 A.C.)

"Gli autori delle storie dell'Attica narravano che vi furono dei Pelasgi che abitarono ad Atene; e che, poichè questi erano andati vagabondando e, alla maniera degli uccelli, avevano fatto sosta or qua or là dove capitava, gli abitanti dell'Attica li chiamarono Pelargi che vuol dire cicogne".
(Strabone, 60 A.C. - 23 D.C. ca.)

"I Pelasgi, profughi dalla Tessaglia, avevano assunto in Italia il nome di Tirreni e sotto questa denominazione erano tornati verso oriente".
(Ellanico di Lesbo, 409 - 405 A.C.)

"I Pelasgi che avevano convissuto cogli Ateniesi erano Tirreni".
(Tucidide, 460 - 396 A.C.)

"Durante il regno di Nanas, figlio di Teutamide, i Pelasgi furono scacciati dal loro paese dai Greci; e, lasciate le loro navi presso il fiume Spines, nel golfo Ionio, presero Crotone, una città posta al centro del territorio; e, partiti di lì, occuparono quella che noi oggi chiamiamo Tirrenia".
(Ellanico di Lesbo, 490 - 405 A.C.)

"I Pelasgi erano gli stessi Etruschi, e che, passati in Etruria, avevano fondato Cere".
(Varrone, 116 - 27 A.C.)

"Tarquinia, fra i Tusci, ebbe origine dai Tessali [Pelasgi], e Spina fra gli Umbri"
(Trogo Pompeo, I sec. A.C. - I sec. D.C.)

"I Pelasgi, scacciati dalle loro sedi, cercarono altre terre. I più si riunirono a Donona; e poichè erano incerti sul luogo dove fissare la dimora, ricevettero dall'oracolo questo responso: "Nella terra saturnia dei Siculi e degli Aborigeni, cercate Cotila, dove galleggia un'isola. Quando sarete giunti, offrite la decima a Febo, e sacrificate teste ad Ade, ed un uomo a suo padre". Avuto questo responso e, dopo molte peregrinazioni, sbarcati nel Lazio, scoprirono un'isola nata nel lago di Cutilia. Si trattava di una vastissima zolla fatta di fango rappreso o di terreno paludoso prosciugato. Era fitta di boscaglia e di alberi cresciuti disordinatamente, e si spostava continuamente spinta dai flutti [...] Visto dunque questo prodigio, compresero che quella era la sede predetta, e, scacciati i Siculi che la abitavano, occuparono la regione".
(Varrone, 116 - 27 A.C.)

"L'odierna Caere anticamente si chiamava Agylla, e si dice che fosse una fondazione di Pelasgi venuti dalla Tessaglia: quando i Lidi, che avevano cambiato il proprio nome in Tirreni, intrapresero una spedizione contro Agylla, uno di loro, avvicinatosi alle mura, chiese il nome della città e, poichè dall'alto degli spalti uno dei Tessali che era di sentinella invece di rispondergli, lo salutò: "Chaire", i Tirreni accolsero la parola come un buon presagio e, presa la città, le cambiarono il nome".
(Strabone, 60 A.C. - 23 D.C. ca.)

" ... Risultò che Spartani e Ateniesi prevalevano nettamente all'interno dei loro gruppi etnici, rispettivamente il dorico e lo ionico. Erano in effetti i due popoli preminenti: l'uno di antica origine pelasgica, l'altro di origine ellenica: gli Ateniesi non si erano mai mossi dai territori che occupavano, gli altri avevano compiuto numerosi spostamenti: al tempo del re Deucalione abitavano la Ftiotide, al tempo di Doro figlio di Elleno la regione detta Estiotide alle falde dell'Ossa e dell'Olimpo: cacciati dalla Estiotide ad opera dei Cadmei si erano stanziati a Pindo con il nome di Macedoni. Da lì ancora si trasferirono nella Driopide e infine dalla Driopide passarono nel Peloponneso, dove assunsero il nome di Dori. Quale lingua parlassero i Pelasgi non sono in grado di dirlo con esattezza: se è indispensabile fornire qualche indicazione, basandosi sulle popolazioni pelasgiche superstiti, sia quelle insediate oggi nella città di Crestona a nord dei Tirreni e già limitrofe degli attuali Dori nella regione adesso chiamata Tessagliotide, sia quelle che nell'Ellesponto avevano colonizzato Placia e Scilace e avevano condiviso il territorio con gli Ateniesi, o sulle città un tempo pelasgiche ma che poi avevano mutato nome, ebbene, deducendo su queste basi, bisogna concludere che i Pelasgi parlavano una lingua barbara. Se dunque i Pelasgi erano di lingua barbara, allora gli Attici, Pelasgi di stirpe, una volta divenuti Greci dovettero anche cambiare il modo di esprimersi. Infatti, bisogna aggiungere che gli abitanti di Crestona e di Placia parlano due idiomi assolutamente diversi dagli idiomi dei popoli circostanti, ma molto simili fra loro, dimostrando così di avere conservato l'originaria impronta linguistica anche dopo esser immigrati nei rispettivi nuovi territori. A me risulta che il gruppo degli Elleni fin dalla sua origine abbia sempre parlato la stessa lingua: staccatisi dai Pelasgi, erano deboli e poco numerosi, ma poi estendendo il proprio dominio, crebbero fino all'attuale moltitudine di popolazioni, grazie ai continui apporti di Pelasgi, soprattutto, e di altre etnie barbare. Al confronto mi pare senz'altro che nessun popolo pelasgico, restando barbaro, abbia mai compiuto progressi considerevoli".
(Erodoto, V secolo A.C.)

"Si dice che i primi abitatori della nostra Italia furono i Pelasgi".
(Virgilio, 70 - 19 A.C.)

"Affermano gli Arcadi, che Pelasgo fu il primo in questa terra [...] Pelasgo regnando, inventò di costruire capanne, perchè gli uomini non avessero freddo, si coprissero dalle pioggie, e dal caldo non venissero afflitti, e ritrovò il far le vesti di pelli de' cinghiali, delle quali ancora oggi fanno uso per la Eubea, e nella Focide quelli, che di vitto scarseggiano [...] Regnando Pelasgo dicono, che la contrada avesse nome Pelasgia".
(Pausania, II secolo D.C.)

"Portando un bel dono, la Terra fece nascere per primo l'essere umano nell'Arcadia, il Divino Pelasgo, molto prima della luna".
(Pindaro, 518 - 438 A.C. ca.)

"Qual materia più della pelasgica agitata e discussa? Ma insieme qual materia più di questa enigmatica e oscura? Il nome di Pelasgi non risveglia la idea consocia di gente uscita da una regione, denominata la Pelasgia (1) [ "(1) Benchè Pelasgiotide si fosse detta la parte settentrionale della Grecia, che comprendeva propriamente la Tessaglia e l'Epiro, ciò non dimostra il regno, da cui uscirono i Pelasgi, ma la dimora, che per lungo tempo vi fecero"]; ma sì bene fu questo un nome, imposto loro, ad esprimere un popolo antico (pelasch), disperso, errante per mare (pelagum), a quella guisa stessa, come oggi il vocabolo trasmarini ed oltremontani è rimasto ad indicare i forestieri tutti, di qualunque nazione essi siano. Nè meno vaga è la indagine sul loro punto di partenza. V'ha chi li vuole semitici, chi camitici, e chi financo giapetici. Ma o che dall'Asia siano passati nella Grecia, e dalla Grecia nell'Italia e nella Spagna, secondo il sistema del Balbo; o che dalla Tirrenia o dall'Etruria siano i Pelasgi usciti a trapiantar nella Grecia l'etrusca civiltà, secondo il sistema del Quadri; o che finalmente dalle coste dell'Egitto e dall'Atlantide siano traboccati al mezzogiorno dell'Europa, secondo il sistema del Romagnosi, innegabile è la loro presenza nelle tre vaste penisole, ispanica, italica ed ellenica o slavo-greca, e prove generiche di questo fatto sono gli avanzi di monumenti d'una gigantesca architettura che, formati d'immense pietre, sregolarmente scalpellate ed incastonate le une su le altre senza calcina, per nulla cedono a' più ammirabili monumenti dell'Oriente, e però chiamati ciclopei o pelasgici. Non è poi da revocarsi in dubbio, che la più antica nostra coltura fu quella de' Pelasgi; e così del pari per la Grecia tutta. La platonica filosofia di fatto non versa interamente su la idea fondamentale del Teo pelasgico, la quale è il principio assoluto e universale del tutto? La civiltà primitiva de' Pelasgi è dimostrata fino alla evidenza dal gran numero delle città, che fondavano; dalla bella topografia, che scieglievano; da' magnifici porti, che scavavano; dai canali navigabili, che aprivano; dalle opere sotterranee, che facevano; dalle ricche miniere, che disseppellivano; da' superbi mausolei che innalzavano; dalle innumeri colonie, che diffondevano; dalla legislazione, che professavano; e, quel che c'è di più, dall'alfabeto, che avevano, di sedici lettere composto, affatto diverso da quello, che fu poscia introdotto da Cadmo fenicio. Quest'alfabeto pelasgico e semitico; il che indusse alcuni a giudicarli di schiatta Sirio-libica; sebbene sembrarono al Gioberti ed al Cantù un ramo della gran famiglia caucasica, la Caldeo-siria, la Celtica e la Germanica, diffuso su gran parte dell'Asia Minore, nelle isole dell'Arcipelago, in tutta la Grecia e parte dell'Italia" (Giuseppe De Leonardis, 1858).

"Pelasgi. Secondo Tucidide, Strabone ed Erodoto, era questo il nome dei più antichi popoli della Grecia. L'ultimo de' mentovati scrittori dice che tutto il paese, a' suoi tempi, compreso sotto il nome di Hellas, era stato altre volte chiamato Pelasgia. Gli autori che noi abbiamo testè citati, assicurano che i Pelasgi hanno incominciato ad essere conosciuti nella Tessaglia, daddove poscia uscirono per ispandersi in tutte le altre provincie della Grecia. Nulladimeno Dionigi d'Alicarnasso riferisce che i Pelasgi traevano la loro origine del Peloponneso, daddove spedirono delle colonie nella Tessaglia, ed ei infatti li fa discendere da Pelasgo, figliuolo di Licaone. Quest'autore aggiunge che la dispersione di questo popolo, allorchè sortì dalla Tessaglia, e si sparse nell'Epiro, in Italia, nella Tracia, e nell'isola dell'Asia Minore, avvenne sotto il regno di Deucalione. Il sig. Gebellin dice che i Pelasgi furono i possessori di tutta la contrada che dalle rive del Danubio sino al mare del Peloponneso si estende; ch'essi popolarono la Tracia, la Getia, la Macedonia, l'Illiria, l'Epiro, la Tessaglia, la Focide, il Peloponneso e l'Attica; che altri traversarono il Danubio, al di là del quale portarono il nome di Daci e di Geti. Riempiron eglino quelle contrade di celebri città e d'una immensa popolazione: lavorarono essi le terre incolte, atterrarono le foreste, raccolsero le acque: ben presto il paese non fu più capace di nutrire tutti i suoi abitanti; spedirono in lontani luoghi delle numerose colonie"."Gli Ateniesi, comandati da Milziade, passarono nell'isola di Lemno daddove interamente discacciarono i Pelasgi, che, secondo Erodoto, si stabilirono in una terra separata dal continente della Tracia, per mezzo del canale fatto scavare da Serse, presso la città di Sana: si estesero poscia nel continente ove occuparono la Crestonia. All'epoca in cui sotto il regno di Deucalione, i Pelasgi passarono in Italia, nell'isola di Creta, nelle Cicladi, nella Beozia, nella Focide, e nell'Eubea, Dionigi d'Alicarnasso dice che un'altra parte si trasferì in Asia. Secondo Strabone, i Lesbii diceano che i loro antenati recaronsi alla guerra di Troia, capitanati da Pileo, capo dei Pelasgi. Da quanto riferisce Menecrate d'Elea, tutte le città della costa marittima dell'Jonia erano state abitate dai Pelasgi. Gli abitanti dell'isola di Chio pretendeano che i Pelasgi della Tessaglia fossero stati i loro fondatori. Non eravi provincia nella Grecia, nella Tracia, e nell'Asia Minore, ove i Pelasgi non avessero lasciato le tracce della loro possanza. Poco tempo dopo la guerra di Troja, il nome di Pelasgi cominciò a cadere nell'oblio. Quelli che esistevano ancora a tempo d'Erodoto, presso l'Ellesponto e sulle coste della Tracia, erano soggetti a straniere dominazioni; nè altro indizio aveano dell'antica loro origine, fuorchè la lingua ch'essi parlavano. Tucidide dice che la prima causa della rovina di questa nazione, fu la confederazione degli Elleni, che ebbe origine fra gl'istessi Pelasgi. Gli Elleni fecero una lega, formarono un corpo particolare, e fecero delle conquiste. Dopo d'essersi separati dai Pelasgi, loro padri, si allontanarono eziandio dai loro costumi, e per mezzo del commercio che avean eglino colle colonie venute dall'Oriente, a poco a poco cangiarono la loro lingua. Interi popoli d'origine Pelasgi, a quella lega si unirono, e il loro nome, per prender quello di Elleni, interamente abbandonarono. Erodoto riferisce che gli Ateniesi, riguardati come Pelasgi, all'epoca della famosa emigrazione di que' popoli, erano già divenuti Elleni, allorquando i Pelasgi, scacciati dall'Italia, ritornarono in Grecia. Verso lo stesso tempo, i Lacedemoni, gli Argivi e gli Arcadi, pur essi conosciuti sotto il nome di Pelasgi spogliaronsi della barbarie dei loro padri, e presero il nome di Elleni. Secondo il citato storico, i Pelasgi avevano stabilito a Dodona il più antico e il più accreditato fra tutti gli oracoli della Grecia, il quale da principio altro non era fuorchè una quercia od un faggio. Lo stesso scrittore aggiunge che i Pelasgi non conoscevano nè idoli, nè templi; che offrivano i loro sacrifizii agli Dei, e non davano nome, nè soprannome alle Divinità ch'essi adoravano; che gli antichi Pelasgi parlavano una lingua barbara, da quanto almeno si potea giudicare da quella che a tempo di Erodoto parlavano que' Pelasgi che a Crestona e presso l'Ellesponto si erano stabiliti" ("Dizionario d'ogni mitologia e antichità", 1823).

"Se col nome di Pelasgi hanno da intendersi stranieri arrivati in Grecia ed anche in Italia, chi poterono esser mai questi stranieri? Dopo la colonia di Enotro ci fu un gran movimento di Fenici e di Egiziani. I primi partirono dal mar Rosso fabbricarono Tiro, Sidone, ed altre città nella da loro detta Fenicia dal nome del condottiero Fenice. In Grecia edificarono Tebe ed altre città; altre in Affrica ed in Ispagna. Taso di Agenore venne di Fenicia in Grecia co' suoi (Paus. lib. v, c. 25). Cadmo, esso pure figliuolo d'un Agenore, condusse nuove colonie di Fenici e portò le lettere in Grecia; passò anche nell'Illirico, e vi lasciò a regnare il figlio Polidoro (Paus. l. ix c. 5-12). Fenici e Libici passarono in Sicilia (Paus., l. v , c. 15). Danao venne d'Egitto, e si fece Re d'Argo (Paus. lib. II, cap. 16). Cecrope pure Egiziano l'avea preceduto, e civilizzò gli abitanti dell'Attica. Se a tutti questi movimenti e ad altri, di cui la favola o la storia non conservano precisa memoria, si applichino le espressioni d'Erodoto, che dichiarano i Pelasgi gente barbara essere venuti in Grecia, e che nell'Attica non pochi popoli stranieri si unirono agli antichi abitanti, i quali stranieri presero costumanze e lingua del paese abbandonando le proprie, vedremo come sian potuti nascere i Pelasgi sparsi per la Grecia, ed anche per la Italia. Poichè come è credibile che in tanto movimento di popoli stranieri in Grecia, in Sicilia, nell'Illirico non penetrassero anche nell'interno della Italia, o non avessero comunicazione con gli Italioti? Come Pausania trova fra i Tebani qualche traccia di lingua fenicia (lib. IX, cap. 12), così Swinton osserva che Lar in lingua fenicia significava summus. Anche le favole dicono che Laris era figliuolo di Pelasgo e la madre di Pelasgo Larissa (Hyg., fav. 145). La rocca d'Argo avea nome Larissa dalla sorella di Pelasgo così chiamata (Paus., lib. II, cap. 24). Se il supposto Pelasgo d'ignota origine sia fenicio, tutto può corrispondere. Da questa medesima radice Lar trassero il nome non solo varie Larisse o Larimne di Grecia, ma anche alcuni luoghi d'Italia, come Larissa in Campania, che Dioniso d'Alicarnasso vuole metropoli dei Pelasgi venuti dal Peloponneso. Larimna in Etruria, e tra i Volci; e presso di Como il lago Lario. Ma qual maggior frequenza di questo tema Lar che fra gli Etruschi in Lars, Larthi, Larthial ec. ec. ? Se dunque non si contrasti che questa voce sia fenicia, qual è più probabile indizio che i Pelasgi di Grecia e d'Italia fossero propriamente Fenici? Questi Fenici Pelasgi fermatisi in Grecia dovettero mescolare la loro lingua con quella del paese, come dice Erodoto esser avvenuto dei suoi Pelasgi dell'Attica che si immedesimarono con gli Ellenici; i passati in Italia dovettero fare altrettanto con gli Italioti; e così la lingua d'Italia, dove si stabilirono questi Pelasgi o stranieri, andò a prendere un'alterazione mischiandosi di fenicio, d'antico greco, e di egiziano, ed a proporzione che nuovi stranieri vi arrivarono accrebbero la confusione nei luoghi dove più influirono" (Sebastiano Ciampi, 1824).

"Io non mi fo dalla parte di coloro che sostengono essere i Pelasgi fenici semitici, nè posso col Wolf dichiarare apocrife quelle tradizioni e quei nomi". " .... Non incorriamo nello scoglio di dover riconoscere i Pelasgi come Semiti, o di escludere i Semiti all'epoca dei Pelasgi, nè di vedere derivata dal Semitico la lingua greca che chiara ed inconcussa origine ha dall'Indiano. Organizzatore altresì della lingua greca ci si mostra dopo il Pelasgo il Traco. Noi vedemmo la comunione antichissima Traco-Frigia, vedemmo la comunione Traco-Pelasgica che accennano ambedue all'Asia. I Traci di cui ora parliamo sono un ramo giovine discendente dallo antico, e propriamente quelli che divennero indigeni di Grecia assuefacendosi al clima, al suolo ed alla natura greca. Essi sono notevoli per aver fatto sorgere la vita poetica in Grecia, come i pelasgi la civile, e per avere con ciò fatto molto progredire la lingua in formazione".("Rivista contemporanea", 1866).

"Chi furono essi, quando furono, d'onde vennero, dove stanziarono o passarono, come e quando finirono. Tutto è oscuro, di tutto si dubita, e si contrasta: d'una sola cosa par che si convenga: cioè che furono popolo o popoli grandi, civilizzatori, infelici". "Se poi ne vogliamo storicamente ragionare è impossibile non che conciliare, ma discutere anzi noverare le opinioni oppostissime che gli antichi racconti ed i moderni nei loro sistemi hanno sostenuto intorno ai Pelasgi. Per gli antichi, Pelasgi furon o in Siria, Cilicia, nel Ponto, in Scizia, Tracia, Grecia tutta, nell'Illirio, in Sicilia, in Espagna e cosa singolare in nissuna di queste contrade furono chiamati indigeni". "Già Omero divini li chiamò cioè portatori di religioni e le isole e i luoghi da loro più lungamente abitati, come pure Esiodo, sacri. I loro Dei non ebbero da principio nome alcuno, prove d'antichità remotissima, anzi primitiva. L'Oracolo di Dodona, l'antichissimo di Grecia era secondo l'unanime consenso dei Greci Pelasgico. Pelasgiche le religioni Cabiriche culto primitivo dell'Asia Minore, di Tracia, di Grecia, delle Isole dell'Egeo e famoso più che altrove a Lemno stanza più celebrata e lunga dei Pelasgi; e quella dei Cureti in Grecia ed Italia, dove forse furono i Quiriti. Pelasgi che per eccellenza le divinità del popolo più antico in Grecia, quello che vantavasi più antico della luna, l'Arcade. Anzi pare che l'Arcadia sia stata il centro e la stanza prima della nazione Pelasgica in Grecia; poichè Pelasgo è il primo Tesmoforo che insegnò agli Arcadi a pascersi di ghiande invece di radici selvatiche, ed abitar capanne invece di caverne. Ora si sa che gli Arcadi Proseleniti non solamente avevano tradizioni originali religiose, ma aveano un Olimpo proprio, ed indicavano dentro ai confini del loro piccolo cantone i luoghi in cui erano avvenuti tutti i fatti più clamorosi della Grecia mitologica dalla nascita di Giove insino a quella di Ercole l'ultimo eroe divinizzato; e dippiù rappresentavano le loro divinità sotto forme singolarissime e strane e tutte divine da quelle del resto e più moderne della Grecia, che tutte queste erano divinità pelasgiche. Portarono arti e scienze. Prometeo, carattere evidentemente poetico della introiduzione della scienza nell'umanità è un Pelasgico. La Grecia aveva un alfabeto proprio, prima che Cadmo vi recasse il Fenicio, e tutti lo chiamano Pelasgico e sì antico lo credeano, che lo facevano antidiluviano". "I Pelasgi introdussero una specie di Architettura sì antica che più antica in Europa non se ne conosce, e sebbene nulla sia più opposto alla favola, quanto edificii numerosi che tuttavia esistono e tocchiamo colle mani, pure i moderni non li hanno saputo chiamare che con un nome di mostruosa mitologia, mura e fabbriche Ciclopiche". "Portarono instituti politici e massime militari". "La storia dei Pelasgi è tutta oscura e controversa, e questa parte sola n'è chiara e incontrastata, cioè le loro migrazioni civilizzatrici, le quali prendono i limiti estremi del tempo dai varii autori supposti, corrono per un periodo di 900 anni dal 2000 al 1100, cioè occupa tutta l'Epoca delle origini dei popoli occidentali [...]". "Licaone figlio di Pelasgo (ceppo dei Pelasgi Arcadi) imbandì per oltraggio agli Dei le membra dei suoi figliuoli, e Giove contro gli uomini per tanto misfatto decise sterminarli con un diluvio, dal quale salvossi il solo Deucalione e Pirra (coppia pelasgica) nuovi ristauratori del genere umano, e l'alfabeto pelasgico dicesi introdotto da questo Deucalione. La quale tradizione evidentemente confusa reminiscenza della storia di Noè è la prova più chiara dell'antichità e dell'orientalismo dei Pelasgi". "L'immigrazione più celebrata, combattuta e più certa è quella dei Pelasgi, su cui sopra lungamente fu parlato: ch'essi siano venuti dalla parte di Grecia e dell'Illirio, n'abbiamo testimonianze di storici, probabilità geografica, e testimoni quasi innegabili nei monumenti. L'elemento comune del latino all'antichissimo Greco pare che sia di origine Pelasgica. Alle immigrazioni pelasgiche che si devono a nostro credere congiungere le immigrazioni antichissime di Greca origine, numerose e diverse, che tutti gli storici e le tradizioni nazionali antichissime attestano. Tale è l'immigrazione Arcadico-Pelasgica d'Evandro, la Pelasgica-Enotrica di Enotro, la Pelasgo-Illirica degli Adiaci, la Pelasgo d'Ardea; quella dei Samosii di Nocero". "S'è vero che i Pelasgi sieno gente Siro-Fenicia e precisamente quegli Hyksos o Pastori ricacciati nella famosa guerra d'indipendenza dll'Egitto come sostiene tenacemente il Balbo, sarebbe manifesta questa propaganda Fenicia in Italia, e dovrebbesi confondere colla Pelasgia; ma siccome nulla ci sembra meno giustificato della storia di questa confusione fra Fenicii e Pelasgi, e basta il riflettere, che gli Egizii ed i Fenicii erano sì celebri nomi nella più rimota antichità che certamente non l'avrebbero cambiato con quello ignoto e nuovo di Pelasgi, oltrechè tutto il resto della storia e della geografia delle successive stazioni di Pelasgi e delle arti e dei monumenti Pelasgi affatto diverse dalla Siriaco-Fenicia, noi non possiamo l'una schiatta coll'altra confondere". (Emerico Amari, 1857).
"Gli storici antichi affermano concordi che la Grecia fosse in origine abitata dai Pelasgi [...] Di loro parlano i poemi omerici, Esiodo, Euripide, Apollodoro, Pindaro, Eforo, le opere storiche di Erodoto e Tucidide e quelle più tarde di Diodoro Siculo, Strabone e Pausania. L'abbondanza delle citazioni rende difficile dubitare della loro effettiva presenza in Grecia e nel bacino dell'Egeo. E' d'obbligo partire dai poemi omerici, che per primi li citano. I Pelasgi compaiono nel II libro dell'Iliade, nel celebre catalogo delle navi, fra gli alleati dei Troiani, e vengono dalla Tracia, al confine con l'Ellesponto. Contro gli Achei, tra gli altri, si schiera l'esercito di Ippotoo detto il Pelasgico, proveniente da Larissa, in Troade. Altri passi dell'Iliade indicano come pelasgi un distretto chiamato Argo, nel sud della Tessaglia, e il tempio di Zeus a Dodona, in Epiro. Nell'Odissea i Pelasgi sono accumunati ai Cretesi:"C'è un'isola, Creta, in mezzo al livido mare, bella e ricca, cinta dall'onde; là vivono uomini innumerevoli e vi sono novanta città. Sono miste le lingue: ci sono Achei, Eteocretesi magnanimi, Cidoni, Dori divisi in tre stirpi e i gloriosi Pelasgi".

Poi le cose diventano più complicate. Strabone cita Esiodo e Omero, chiama Dodona "sede dei Pelasgi" e ricorda Pelasgo, padre eponimo di Licaone, mitico eroe dell'Arcadia. Nel V libro afferma che anche i Tirreni erano di stirpe pelasgica ed elenca molte fonti relative alle origini dei Pelasgi. Euripide, nell'Archelao, dice: "Danao, padre di cinquanta figlie, nell'entrare ad Argo, prese casa nella città di Inaco e decretò per legge che in Grecia tutti coloro, che sino allora erano chiamati Pelasgi, dovessero essere indicati come Danaidi. Inoltre, Anticleide dice che essi furono i primi a stabilirsi intorno a Lemnos ed Imbros; alcuni di loro diressero le proprie navi verso l'Italia con Tirreno, figlio di Atys. Gli storici dell'Attica ritengono che i Pelasgi abitassero anche Atene e che fossero chiamati dalla gente dell'Attica "Pelargi" perchè erano senza meta e, come uccelli, si stabilivano dove il fato li spingeva". Altri autori cercano di rimpolpare la scarna citazione di Esiodo. Asio presenta Pelasgo come il primo uomo, generato dalla terra allo scopo di creare la razza umana. Erodoto parla dei Pelasgi a lui contemporanei [...] vivono verso la Tracia, sulla costa asiatica dell'Ellesponto, e vicino a Creston, sul fiume Strymon, ed avrebbero i Tirreni come vicini. Erodoto indica altre regioni in cui i Pelasgi vivono sotto nomi diversi, come Samotracia e Antandro nella Troade. A Lemnos e ad Imbros segnala popolazioni pelasgiche, che gli Ateniesi avrebbero da poco soggiogato (intorno al 500 a.C.). Ricorda antiche incursioni dei Pelasgi in Attica, avvenuta al tempo in cui "gli Ateniesi incominciarono, per primi, a definirsi Greci". In altri casi Erodoto indica col termine pelasgico tutto ciò che è vissuto in Grecia prima dei Greci [...] I riferimenti d'Erodoto sui Pelasgi a lui contemporanei riguardano la Tracia omerica, mentre Tucidide definisce i Pelasgi come Tirreni-Pelasgi e accenna ad una gran differenza tra i Pelasgi e le altre popolazioni tirreniche. Egli indica col nome di Pelasgo, eponimo dei Pelasgi, due diversi personaggi dei sec. XVII-XV a.C.:"Prima di Elleno singole genti- soprattutto i Pelasgi - davano il loro nome a tratti sempre più vasti del paese ... si raggrupparono per la guerra di Troia quando ebbero acquistato maggior dimestichezza con il mare", e ancora: "gli Ateniesi erano d'origine pelasgica. I Pelasgi furono protagonisti di parecchie migrazioni. In seguito, il popolo greco si staccò dal ceppo pelasgico". Eforo riprende da un brano d'Esiodo la tradizione d'un popolo chiamato Pelasgi, insediato in Arcadia, e ipotizza che si trattasse di guerrieri, partiti da una patria originale per colonizzare tutte le regioni della Grecia in cui i vari autori li citano, da Dodona a Creta, alla Troade, sino all'Italia. Qui i loro insediamenti erano ben riconoscibili al tempo degli Elleni ed erano in stretta relazione con i Tirreni [...]

Dagli autori dell'antichità apprendiamo che la Grecia, prima dell'arrivo degli Elleni, si chiamava Pelasgia e che i Greci impararono dai Pelasgi l'arte di lavorare dei metalli, i metodi di costruzione, appresero e perfezionarono la scrittura e fecero proprie le loro divinità [...] Dei Pelasgi in Italia parlano Ellanico di Lesbo (sec. V a.C.), Mirsilio di Lesbo (sec. III a.C.), Dionisio Periegete (sec. II a.C.), Diodoro Siculo (sec. I a.C.), il quale menziona la presenza pelasgica lungo l'Adriatico, Dionigi d'Alicarnasso (sec. I d.C.), Varrone, Silio Italico, Strabone, Trogo Pompeo, Plinio il Vecchio, Virgilio, Stefano di Bisanzio. Secondo certi geografi antichi i Pelasgi, provenienti dall'Arcadia, sbarcarono nell'Etruria meridionale [...] Alcuni studiosi identificano i Pelasgi con i Peleset, una frazione dei Popoli del Mare, antenati dei Filistei che s'installarono in Palestina. Tale ipotesi fu avanzata da Francois Chabas nel 1873, poi ripresa da W.F. Albright nel 1921 e da Vladimir Georgiev nel 1950. Questi scoprì alcuni testi in cui il nome di Pelasgi era scritto "Pelastoi", come il nome dei Filistei-Peleset nelle iscrizioni geroglifiche egizie. Anche J. Ventris, traduttore del lineare B di Creta, e J. Berard, specialista omerico, si sono pronunciati a favore dell'identificazione dei nomi in questo senso. J.J. Prado identifica direttamente con gli Etruschi i Pelasgi insediati sul territorio italiano e parla d'una cultura etrusca estesa all'intera penisola, su un arco di circa nove secoli. Essa era organizzata in diverse dodecapoli"
(Liutprand).

www.liutprand.it

PelasgicMoon:
CITAZIONE
volevo chiedere le vostre opinioni riguardo ai Pelasgi, antica e affascinante civiltà

Erodoto ci spiega che furono alla base delle divinità greche, e ci dice che gli antichi greci appresero da loro cultura e le divinità.

erodoto si pone anche una domanda riferendosi a loro come abili navigatori "dove vanno questi pelasgi che solcano i mari verso l'ignoto?"

alcuni scrittori antichi parlano di loro come creatori dell'italia e dell'europa, diversi studiosi hanno connesso loro con gli etruschi, costruzioni pelasgiche sono state ritrovate fino al caucaso, eppure non si sa chi siano stati

Non so che dirti, molti ritengono che questa misteriosa gente abbia un carattere in gran parte leggendario:

Treccani (link), http://www3.humnet.unipi.it/palamedes/STRA...eni/TIRRENI.pdf

"L'epica omerica parlava di Pelasgi per quella parte della Tessaglia classica, che si diceva Pelasgiotide, e precisamente per Larisa (Iliade, II, 681), e per Creta (Odiss., XIX, 177); ma da alcuni accenni fraintesi se ne deduceva che li localizzasse anche in Epiro (Iliade, XVI, 233 sgg.) ed in una zona, non lungi da Troia, dell'Ellesponto o delle coste asiatiche (Iliade, X, 429; II, 840; XVII, 288 sgg. 301). Si trattava di un nome greco, che ritroviamo in Pelagonia, contrapposto a Macedonia, per indicare le zone piane in contrapposizione con le montuose; ma poichè in epoca classica in nessuno dei paesi che si credeva indicato, per i Pelasgi, dai poemi omerici, si parlava più di essi - ad es. nella zona Tessala, dove si era adottato il nome nuovo di Tessali -, i logografi, a partire da Ecateo, ne dedussero ch'essi erano andati via dai quei paesi dopo la guerra troiana. Posta questa indimostrata premessa, si tentò di seguirne le tappe, e di rintracciare dov'erano finiti nell'età dei logografi stessi. E poichè costoro erano convinti, a dispetto della chiara etimologia del nome, che per essere alleati dei Troiani si trattasse di un popolo non greco, tentarono di identificarlo con quelle genti barbariche (come quelli di Lemno e dell'Etruria) per cui si credeva di poterne addurre delle prove. E le prove addotte per identificare sia le supposte tappe di quella complessa migrazione, sia le supposte sedi finali dei Pelasgi, si trassero soprattutto da ingenui avvicinamenti toponomastici. Poichè nei poemi omerici si parlava di Pelasgi a Larisa, se ne dedusse che tutte le regioni, in cui v'era una Larisa, erano state, prima o poi, dei Pelasgi: Tessaglia, Attica, Argolide, Acaia, Creta, Lesbo, Troade, Eolide, Lidia, Magna Grecia etc." (Luigi Pareti).

Pelasgi, Google Books (link)

Il termine greco Pelasgoi (Pelasgi) significherebbe "abitanti della pianura". I Macedoni invece sarebbero gli "abitanti in montagna".

"Ciò che si è detto della Tessaliotide si potrebbe dire parimente della Pelasgiotide, la quale per Omero significa tutta la Tessaglia sotto il nome di Argo Pelasgico"."Strabone divide anch'egli la Tessaglia in quattro parti, ma in luogo dell'Iolcite, pone l'Estiotide. La Pelasgiotide abitata da' Pelasgi, si stendeva a mezzodì del Pelio e dell'Ossa, chiudendo dentro il distretto chiamato pianura Pelasgica, la cui città capitale fu Larisa" ("La Civiltà cattolica").

Pelasgicmoon:
CITAZIONE
costruzione pelasgiche sono state ritrovate fino al Caucaso

Altro punto dolente, visto che non esistono, oggi come oggi, dei reperti archeologici attribuibili con sicurezza ai mitici Pelasgi. C'è chi parla delle mura del Circeo e delle mura di alcune città italiane e greche, ma si tratta soltanto di congetture. "Per quanto riguarda il Lazio", ha scritto lo studioso Filippo Coarelli, "l'opera poligonale è utilizzata indifferentemente tanto dalle popolazioni italiche prima della romanizzazione, quanto dagli stessi Romani nelle loro fondazioni coloniali. La relativa omogeneità della tecnica, nella quale è problematico riscontrare un'evoluzione (soprattutto nel momento in cui raggiunge la sua perfezione classica) rende difficile stabilire una cronologia precisa dei vari monumenti sulla base del solo aspetto esterno. La soluzione potrà venire, naturalmente, solo da una serie sistematica di saggi stratigrafici estesa al massimo numero possibile di casi".

www.etruschi.name/pelasgi_it.html, www.circei.it/index.html, www.circei.it/pagina-10.html, www.murapoligonali.it, http://it.wikipedia.org/wiki/Mura_poligonali, www.treccani.it/enciclopedia/opera-...edia-Italiana)/, www.treccani.it/enciclopedia/mura-e...;-Arte-Antica)/, http://it.wikipedia.org/wiki/Substrato_preellenico, http://it.wikipedia.org/wiki/Architettura_...zio_meridionale

A essere rigorosi, bisognerebbe distinguere fra mura ciclopiche e opera poligonale.

http://federicotulli.com/2010/06/04/sulle...cce-dei-fenici/

E se i Pelasgi non fossero altro che i Filistei?

"Un'opera egiziana redatta intorno al 1100 a.C., l'onomastico o "insegnamento di Anememope", documenta la presenza dei "Peleset" sulla costa dell'attuale Israele, nei luoghi che la Bibbia descrive come abitati dai Filistei. Dopo la sconfitta subita dal faraone Ramses III, infatti, questi ultimi, insieme ad altri Popoli del Mare, sarebbero stati autorizzati a stanziarsi in tale territorio, comunque sottoposto al dominio egiziano. Tuttavia, al fine di identificare i Pelasgi con i "Peleset" e, quindi, con i Filistei, va prioritariamente notato che la forma originaria, indicata in Omero per definire i Pelasgi era "Pelasti" e cioè un nominativo identico a quello indicante i "Peleset" nei geroglifici egiziani che, come è noto, non prevedono vocali. Tale forma sarebbe tuttora rimasta ad indicare la Palestina. L'identificazione dei Filistei con il popolo dei Pelasgi è comunque condizionata alla dimostrazione archeologica della loro possibile origine egea, di cui è un consistente indizio l'elmo piumato e le armi di tipo acheo, indossate dai Peleset nelle raffigurazioni di Medinet Habu. La stessa Bibbia sottolinea la diversità etnica dei Filistei, rispetto al popolo d'Israele: nel libro del profeta Amos, i Filistei sarebbero originari di "Kaftor", un territorio che la maggior parte degli studiosi moderni assimilerebbe alla "Keftiu" dei geroglifici egiziani di Amarna e cioè all'isola di Creta. Nel 1966, infatti, l'archeologo tedesco E. Edel ha pubblicato alcuni testi del tempio del faraone Amenofi III che localizzerebbero in Keftiu le città cretesi di Cnosso, Festo e Amnisos e, in altre aree vicine, la città di Micene e l'isola di Citera. Anche nel testo ebraico del libro di Geremia, i Filistei sarebbero indicati come "popolo di Cretesi" e i "superstiti di Kaftor". Tuttavia, il fattore decisivo che dimostra archeologicamente l'origine egea, o - molto più probabilmente - micenea, dei Filistei è il rinvenimento nelle aree oggetto di scavo, di ceramica importata del tipo definito del tardo Miceneo IIIb negli strati precedenti al 1200 a.C e la produzione in loco della ceramica micenea del tipo IIIc negli strati successivi. Giovanni Garbini, il biblista che sostiene maggiormente l'importanza del popolo filisteo, nel bacino del Mediterraneo dell'età del bronzo finale, è del parere che i rinvenimenti di tale tipo di ceramica sul suolo italiano (principalmente siti della Sardegna e della Sicilia, ecc.) dimostrerebbero la diffusione, in età protostorica, della cultura filistea e, quindi, pelasgica, nella penisola italiana e nelle isole. In analogia con Eusebio, che riconosceva alla "talassocrazia" dei Pelasgi il dominio del Mar Mediterraneo, nel secolo X a.C., Garbini giunge ad affermare che, a suo parere, "per circa due secoli (il X e l'XI, n.d.r.) il Mediterraneo fu probabilmente un mare in gran parte filisteo"

https://it.wikipedia.org/wiki/Pelasgi

www.treccani.it/enciclopedia/popoli...o-di-Storia%29/, www.treccani.it/enciclopedia/filist...o-di-Storia%29/, https://it.wikipedia.org/wiki/Filistei, https://it.wikipedia.org/wiki/Complesso_nu..._%27e_Is_Forros, http://oltre-la-notte.blogspot.com/2012/09...i-sardegna.html

Edited by Archeomisteri - 16/4/2020, 11:01
 
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Oreste Kessel Pace
view post Posted on 24/12/2016, 10:03




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ProPatria33
view post Posted on 24/12/2016, 10:28




CITAZIONE (Oreste Kessel Pace @ 24/12/2016, 10:03) 
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E chi se ne frega, no?
<_< Il solito trollone natalizio.
Probabilmente non ha nulla di meglio da fare.

Edited by ProPatria33 - 24/12/2016, 16:11
 
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