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La malattia di Crohn..., ...una malattia poco conosciuta

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flipperina
view post Posted on 16/7/2006, 21:01




........riporto quanto documentato sul sito Crohn.it...e in seguito certo di aggiungere altre notizie più interessanti e nuove....

"La Malattia di Crohn è una malattia infiammatoria osservata a vari livelli dell'apparato digerente che colpisce il più delle volte la porzione terminale dell'intestino tenue, l'intestino crasso (colon) e la regione anale la cui causa resta sconosciuta.
Si tratta di una malattia relativamente frequente (ne sono affetti circa 100000 italiani, 40000 francesi e 2000000 d'americani) con un aumento dei casi negli ultimi anni.
È una malattia, di solito, cronica con un'alternanza di periodi con manifestazioni infiammatorie di gravità variabile con altri di remissione, talvolta prolungati.
È una malattia ancora misteriosa per quanto riguarda la sua (o le sue) causa, ma che i medici conoscono sempre meglio grazie all'accumulo di informazioni provenienti dalle ricerche in corso in tutto il mondo.
È una malattia, infine, che i malati devono imparare a conoscere affinché la relazione tra malati, malattia e medico trovino il loro giusto equilibrio. Un paziente, spesso giovane ed in età scolastica al momento della diagnosi, deve potere, come un diabetico, adattare all'occorrenza la sua vita sociale e professionale con la sua malattia, partecipare alla decisione dei trattamenti ed aderirvi attivamente in seguito."


Le cause della malattia di Crohn:

"
La causa della Malattia di Crohn resta sconosciuta. Lo studio delle cause (o eziologia) si è orientata verso differenti vie di ricerca ma queste non hanno, per il momento, portato che a delle ipotesi. Riassumeremo queste principali ipotesi, che mettono in gioco dei fattori alimentari, infettivi, immunologici o genetici.
Ma ci si può, prima di tutto, domandarsi perché 50 anni di ricerca non abbiano permesso di trovare la soluzione. I numerosi lavori dedicati a questo problema si sono contrapposti a molteplici difficoltà, di cui daremo degli esempi, sempre attuali. La ricerca medica si aiuta con la sperimentazione animale. Una delle tappe importanti nella comprensione di una malattia è raggiunta quando questa può essere trasmessa a degli animali da laboratorio. Se non è possibile trasmettere la malattia stessa, si cerca si creare una situazione il più possibile vicina a quella umana: si tratta di un "modello sperimentale animale". Per la Malattia di Crohn, la trasmissione animale o la scoperta di un modello sperimentale soddisfacente resta da compiere…L'altra difficoltà principale della ricerca clinica è relativa all'interpretazione dei molteplici disturbi biologici che accompagnano le spinte evolutive della Malattia di Crohn e comprendere se sono in rapporto con le cause, o con le conseguenze. Isolare un agente infettivo o mettere in evidenza un'anomalia nel sistema di difesa non permette di determinare il loro ruolo nel decorso della malattia"



...ps. inizio a parlare di questa patologia per fare il punto sulla ricerca e sulle conclusioni alle quali è fin qui giunta ma soprattutto per capire quali sono le terapie attualmente in uso e le prospettive su terapie alternative anche per il Crohn...

:)



Edited by flipperina - 16/7/2006, 22:28
 
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Mauro M
view post Posted on 16/7/2006, 22:28




Ho già scritto le possibili cause, tutte curabili.

Sono stato un pò sbrigativo :P
 
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flipperina
view post Posted on 16/7/2006, 22:30




:)


mi premeva infatti riportare documenti su quanto si dica comunemente in ambiente medico e fra i malati e confrontarlo con quello che ricordo aver letto a suo tempo qua sul forum...vedrò se riesco a ritrovarlo...

Grazie Mauro :) :)
 
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Mauro M
view post Posted on 16/7/2006, 23:19




Guarda in Igiene e Microbiologia degli Alimenti e Patologie da Invecchiamento, dovresti trovare qualcosa, eventualmente riscrivo.
 
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flipperina
view post Posted on 17/7/2006, 11:41





...continuo con la documentazione che ho trovato sulla malattia di Crohn (Mauro non prendemi a mazzate :D )

SIntomi della malattia di Crohn

"La natura delle manifestazioni cliniche della Malattia di Crohn dipende dalla sua localizzazione. Essendo questa il più delle volte intestinale, i sintomi più frequenti sono i dolori addominali e la diarrea.
Studieremo le manifestazioni intestinali e quelle extra intestinali. Sottolineiamo che nessuna è specifica della Malattia di Crohn, cioè altre malattie possono scatenare dei sintomi identici, rendendo difficile il riconoscimento della malattia al suo inizio. Ciò che è, al contrario, tipico della Malattia di Crohn, è la sua modalità evolutiva. Sebbene sia variabile da un paziente all'altro, l'evoluzione è, di solito, cronica, con spinte evolutive"

"MANIFESTAZIONI INTESTINALI:

I dolori addominali sono molto frequenti nel corso delle spinte evolutive, spesso sotto aspetto di crampi, variabili nella loro posizione e intensità.

La diarrea è l'altro sintomo maggiore della Malattia di Crohn. Fermiamoci un istante su questa nozione di diarrea che è meno semplice di quanto non sembri. I medici hanno, in effetti, una definizione precisa di diarrea, che non si sovrappone forzatamente al senso comune. Nel senso medico stretto del termine, la diarrea si definisce con l'esistenza di un peso degli escrementi superiore a 250g/24h. Certi soggetti possono, in effetti, essere costipati un giorno (o più) e avere degli escrementi liquidi il giorno seguente. Questa situazione, molto frequente nel corso di diverse malattie dell'intestino, si spiega con l'accumulo di materiale a monte di un ostacolo (organico o no), che forma un vero e proprio tappo. In più, il colon situato al disotto del tappo reagisce secernendo acqua e muco. Il trabocco dell'acqua e del materiale che seguono la parete dell'ostacolo, è chiamato falsa diarrea, perché non è che secondaria (sebbene appaia come primaria dal paziente!) alla costipazione. Il carattere liquido degli escrementi non è, dunque, sufficiente per affermare l'esistenza di un'autentica diarrea. Tuttavia, una domanda minuziosa permette al medico, in genere, di distinguere una falsa diarrea da una vera, senza ricorrere alla raccolta e al peso di tutti gli escrementi, che non è per nulla pratico da realizzare (in assenza di ricovero). Il medico ricerca comunque la presenza di muco (simile al bianco d'uova), di pus e di sangue emessi dall'ano, sia contemporaneamente all'espulsione degli escrementi (al momento della defecazione), sia in assenza d'escrementi (realizzando delle emissioni extra-fecali). Contrariamente alle false diarree, queste evacuazioni anormali testimoniano ogni giorno un attacco organico del colon, il più delle volte distale. Queste non hanno lo stesso significato delle diarree vere le quali testimoniano un attacco dell'intestino tenue (o di un attacco esteso del colon). Notiamo che queste evacuazioni anormali possono associarsi ad un'autentica diarrea, per esempio nel caso di un attacco ileale e retto/sigmoidale simultanei.

L' infiamazione dell'ano e/o della regione perianale è abbastanza particolare della Malattia di Crohn. Questa localizzazione, abbastanza frequente, è all'origine di diverse complicazioni come le fistole, fessure o ascessi.


L' alterazione dello stato generale accompagna le spinte evolutive. D'intensità variabile, può associare astenia (dal semplice affaticamento allo sforzo, fino ad una profonda fatica), anoressia (perdita d'appetito più o meno completa), febbre (da 37.5°C fino a 39°-40°C).
La diminuzione dell'apporto alimentare, favorita dai dolori addominali, provoca una perdita di peso. Degli altri fattori possono concorrere all'apparizione di uno stato di denutrizione, tra questi ci sono i disturbi d'assorbimento in caso d'affezione dell'intestino tenue, e l'essudazione plasmatica (una sorta di trasudazione dell'intestino che fa perdere delle proteine) in caso d'ulcerazione intestinale. Questa denutrizione può essere globale per insufficienza d'apporto energetico, o calorica, ma predomina spesso per i protidi. Certe vitamine e minerali possono in alcuni casi mancare. Questa mancanza nutrizionale deve sempre essere ricercata e compensata. Potrebbe causare un ritardo nella crescita nei bambini.

COMPLICAZIONI INTESTINALI:

L'occlusione intestinale è la conseguenza di una stenosi (o restringimento) localizzato di solito nell'intestino tenue. Questa stenosi è dovuta all'evoluzione cicatrizzante e retrattile delle lesioni. Provoca una dilatazione dell'intestino situato a monte, origine di dilatazione e di dolori provocati dal pasto. Quando l'ostacolo si completa, gli alimenti non possono più progredire e sopravviene allora il vomito. Un intervento chirurgico diviene allora rapidamente indispensabile.


Gli ascessi intra-addominali e le fistole sono delle complicazioni caratteristiche della Malattia di Crohn. Sono la conseguenza dell'evoluzione in profondità delle ulcerazioni intestinali che si estendono a tutto lo spessore della parete intestinale. Realizzano dunque una vera perforazione ma questa è circoscritta dai tessuti adiacenti che si difendono con una reazione infiammatoria. Il materiale fecale e i germi formano una sacca di dimensione variabile, che è piena di pus: è l'ascesso. Questo provoca dei dolori addominali, febbre, brividi e a volte una massa sensibile alla palpazione. Se questo ascesso non viene trattato (perché non è stato percepito, per esempio), la sua tendenza spontanea è quella di cercare una via naturale d'evacuazione. Questa può essere effettuata attraverso la pelle, realizzando una fistola esterna (o cutanea). L'ascesso può anche svuotarsi all'interno, in un organo cavo, come il tubo digerente, la vescica o la vagina, costituendo una fistola interna. Notiamo che il sopraggiungere di una fistola è possibile anche in assenza di un ascesso: la comunicazione anormale di un segmento del tubo digerente con un altro organo digestivo o urogenitale dovuta all'estensione in profondità di un'ulcerazione può provocare una fistola. L'eco di queste fistole dipende dall'importanza della comunicazione anormale e dalla sua sede ma un intervento chirurgico è, di solito, necessario. Le altre complicazioni intestinali sono molto più rare. Contrariamente alla rettocolite emorragica, le emorragie digestive sono, raramente, abbondanti e la dilatazione acuta del colon è eccezionale nel corso della Malattia di Crohn. Il sopraggiungere di un CANCRO dell'intestino tenue o del colon è più frequente nei pazienti colpiti dalla Malattia di Crohn da più di 20 anni che nella popolazione normale, ma questa complicazione resta, fortunatamente, rarissima"





 
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Mauro M
view post Posted on 17/7/2006, 13:10






Patologie provocate da funghi e/o micotossine.

AIDS, Amiloidosi, Anoressia nervosa, Artrite reumatoide, Aterosclerosi, Calcolosi renale, Cardiomiopatia, Cirrosi alcolica, Cirrosi biliare, Distrofia muscolare, Encefalopatia, Febbre mediterranea familiare, Gotta, Infertilità, Iperaldosteronismo, Iperattività, Iperlipidemia, Ipertensione, Ipertensione polmonare, Ipopiastrinemia, Malattia di Alzheimer, Meningite di Mollaret, Morbo di Bechet, Morbo di Crohn, Morbo di Cushing, Nefrite, Nefropatia da IgA, Nefropatia di Balkan, Obesità, Osteoartrite, Porpora trombocitopenica, Psoriasi, Pubertà precoce, Sarcoidosi, Sclerosi multipla, Scompenso cardiaco, Sindrome di Reye, Sindrome e Morbo di Raynaud, Vasculite.


Fonti principali di questi funghi e/o micotossine.

Frumento e suoi derivati, Mais e suoi derivati, Zucchero di canna e di bietola, Arachidi, Alcool, che di per se stesso deve essere considerato una micotossina.
 
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flipperina
view post Posted on 19/7/2006, 12:16





...ecco mi ricordo Mauro che al tempo avevi postato queste informazioni...quindi anche la malattia di Crohn come le altre che citi deriva da questi funghi e/o micotossine!! Ovviamente i documenti che ho letto di medicina al riguardo non ne fanno parola...ed infatti è proprio quello il motivo del mio topic.
Prima volevo cercare di fare il punto sullo stato attuale della medicina sulla malattia per poi aprire un varco attraverso queste "soluzioni" che ormai da anni girano intorno alla malattia di Crohn che è un rompicapo (come del resto lo è l'altra malattia infiammatoria cronica del colon: la colite ulcerosa) senza esser ancora arrivati a trovare la CAUSA e, di conseguenza, il RIMEDIO.

Il fatto è che più passa il tempo e più aumentano i casi in Italia e nel mondo...un medico inglese ha addirittura parlato di "epidemia"...ovvimente non lo dico per allarmare ma solo per sottolineare come la medicina e la ricerca sul punto sia stagnante e solo ultimamente si riesce a vedere qualche luce in più grazie ad un ricercatore italiano che studia il MAP (il batterio che sembra implicato nella patologia) e di cui sto cercando notizie più precise. :)

La cosa che più di tutte mi rattrista di questa vicenda è che le terapie per la malattia sono davvero vecchie e quelle utilizzate e considerate di nuova concezione...non mi convincono per niente.
In seguito tornerò, se ce la faccio sul punto, ma la medicina tradizionale parte dal presupposto che la malattia di Crohn sia una malattia IMMUNITARIA...il sistema immunitario ad un certo punto impazzirebbe e la soluzione che spesso viene adottata...mi fa ribrezzo pure a dirlo...è la terapia immunosoppressiva :unsure: :blink: che ovviamente ha dei rischi...e che, non tutti i malati, sono in grado di sopportare.

**************************


continuado ........

DIAGNOSTICA DELLA MALATTIA DI CROHN:




"Parlare della diagnostica della Malattia di Crohn è difficile; non tutti i medici, compresi gli specialisti, lo riconoscono. Piuttosto che elencare i metodi per aggirare queste difficoltà, ne daremo le principali ragioni.

La prima riguarda l'assenza d'elementi clinici, biologici, radiologici, endoscopici o anche istologici specifici della malattia. Ognuna delle anomalie cliniche o paracliniche possono, in effetti, essere osservate in altre malattie intestinali. In assenza di cause attualmente conosciute, non è possibile mettere a punto un test diagnostico specifico.

La seconda ragione riguarda l'aspetto molto vario che la malattia ha da un malato all'altro, a tal punto che ci si domanda se si tratta della stessa malattia. È, inoltre, possibile che l'etichetta "Malattia di Crohn" riguardi certi pazienti la cui posizione e i cui limiti non siano ancora definiti.

L'assenza d'elementi specifici e la variabilità d'espressione della Malattia di Crohn, hanno spinto i medici a stabilire una lista di criteri applicabili a tutte le situazioni patologiche. Se un numero alto d'elementi è presente, cioè se c'è una quantità d'elementi sufficienti, la diagnosi può essere considerata come certa. Nel caso contrario, sarà considerata come probabile. L'utilizzo di tale lista di criteri diagnostici da parte di differenti centri medici è il preambolo indispensabile alla realizzazione di studi tra più centri, con un grande apporto di dati utili soprattutto per gli studi sulle terapie. Sono stati così successivamente proposti:

i punti di LENNARD-JONES, medico inglese (1970),
i punti di un gruppo di lavoro francese sulla Malattia di Crohn, il G.R.E.C. (Groupe de recherche sur les entérocolites inflammatoires cryptogénétiques, Gruppo di ricerca sulle enterocoliti infiammatorie criptogenetiche, 1978),
i punti dell'O.M.G.E. (Organizzazione mondiale di gastroenterologia, 1982), che si applica in particolare alle forme coliche della malattia.
Questa lista di criteri non è, tuttavia, sempre sufficiente per affermare o eliminare la diagnosi di Malattia di Crohn, in particolare all'inizio della malattia. L'inizio è, in effetti, spesso insidioso con sintomi banali e transitori, sebbene sia difficile datare con precisione l'inizio della malattia. Si stima, del resto, in circa 2 anni il ritardo medio tra l'apparizione dei primi sintomi e la diagnosi. Oltre alle forme iniziali della malattia, esistono, probabilmente, delle forme minori che restano sconosciute perché i sintomi minimi e intermittenti che scatenano non spingono il paziente a consultare il medico (o quest'ultimo sottovaluta il caso).

La principale causa di difficoltà nella diagnosi riguarda, tuttavia, il fatto che altre malattie possono assomigliare alla Malattia di Crohn . Così, certe infezioni intestinali possono essere confuse con questa. Da punto di vista istologico, la prima confusione è data dalla tubercolosi intestinale. Ricordiamoci che prima della descrizione di B. Crohn nel 1932, tutte le malattie infiammatorie dell'ileo erano considerate d'origine tubercolare. Il giorno d'oggi la collocazione intestinale della tubercolosi è, tuttavia, diventata eccezionale, per lo meno nei Paesi occidentali. Recentemente, è stato dimostrato che certi germi, solitamente responsabili d'infezioni intestinali di breve durata (qualche giorno), possono a volte scatenare dei disturbi più severi e prolungati (qualche settimana). Quando si sospetta una prima spinta della Malattia di Crohn, di solito, bisogna cercare eventuali germi ( Yersina, Campylobacter, Shigella, Salmonella... ). Queste forme d'infezione intestinale, simili alla Malattia di Crohn, sono rare ma meritano di essere ricercate perché possono essere curate con un trattamento specifico e definitivo. Tuttavia, una volta che i segni di colite sono spariti, il carattere definitivo della guarigione è, a volte, difficile da verificare. La diagnosi tra prime spinte di Malattia di Crohn e colite infettiva resta, in effetti, a volte in sospeso, un'eventuale ripresa evolutiva ulteriore permetterà, allora, di decidere. L'altro grande ostacolo della diagnosi è una malattia vicina alla Malattia di Crohn, la rettocolite emorragica. Si tratta di un'affezione cronica, che si evolve con spinte e remissioni successive la cui origine resta misteriosa. Al contrario, questa colite infiammatoria non si estende mai all'intestino tenue. Si manifesta prima di tutto con delle emorragie rettali, diarree, e dei dolori addominali. L'aspetto radiografico o endoscopico mostra delle lesioni superficiali e continue che cominciano dal retto e si estendono più o meno a monte. La presentazione clinica e paraclinica possono, tuttavia, portare a volte a fare confusione, poiché certi aspetti richiamano una rettocolite emorragica, altri la Malattia di Crohn. Nel corso di questi casi di colite, solo l'evoluzione porterà ad affermare se si tratta di Malattia di Crohn o no.


Sebbene una complicazione sia rivelatrice di Malattia di Crohn, la diagnosi è evidentemente ben più difficile. Un'occlusione (Cfr. cap." Sintomatologia") può fare discutere le diverse cause di stenosi, in particolare d'origine tumorale. Un'infezione dell'appendice può anche rivelare la Malattia di Crohn la cui diagnosi non è, il più delle volte, sospettata che durante l'intervento chirurgico, dal fatto, per esempio, di un seguito meno semplice del previsto (fistole).

Riassumendo, fare una diagnosi per la Malattia di Crohn necessita di una serie d'argomentazioni. Una di queste è l'eliminazione delle altre cause di colite, in particolare infettiva"
 
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flipperina
view post Posted on 21/7/2006, 12:16





...come ho già fatto... prima di postare preciso che i dati che riporto sono utili esclusivamente per fare un quandro delle conoscenze attuali sulla malattia senza che ciò significhi che sono d'accordo o voglio convincere sul fatto che questa sia la strada principale di approccio diagnostico e terapeutico per la malattia di Crohn. :)




Trattamento farmacologico della malattia di Crohn




"Sebbene la causa della Malattia di Crohn resti sconosciuta, il suo trattamento ha fatto grandi progressi. Questi progressi si basano soprattutto sull'esperienza accumulata, che permette di precisare il ruolo di ciascun metodo terapeutico (farmaco, intervento chirurgico, regime alimentare), eventualmente associati. Sebbene esistano degli schemi terapeutici, se non addirittura delle regole di prescrizione di solito giudiziose, non si può perdere di vista il fatto che ciascun paziente propone dei problemi specifici, che ogni situazione impone una scelta terapeutica specifica. Questo capitolo comporta un'idea dell'arsenale terapeutico e una serie di principi generali che non hanno, evidentemente, senso se non sono adattati ad ogni paziente. La regola universale è la necessità di una buona collaborazione tra il paziente, la sua famiglia, il gastroenterologo e il chirurgo, in caso di necessità.

Farmaci:

Per comodità, è stata introdotta l'abitudine di classificare i medicinali in funzione degli effetti che ci si aspetta. Così, si distinguono da una parte le medicine che colpiscono sintomaticamente, cioè la cui azione sopprime i sintomi della malattia (come i dolori addominali e la diarrea), e dall'altra parte i medicinali con scopo curativo, cioè che colpiscono la Malattia di Crohn stesso, e non solamente le sue conseguenze funzionali.


Trattamento sintomatico

Il trattamento dei sintomi necessita un'analisi corretta del loro significato perché possono essere la conseguenza di meccanismi patologici vari. In altre parole, una spinta evolutiva della Malattia di Crohn non è né l'unica causa né quella più frequente dei sintomi. Migliore è la comprensione del o dei meccanismi dei dolori e soprattutto della diarrea, più efficace ne sarà il trattamento.

Le medicine abitualmente più utili per combattere i dolori addominali sono gli antispastici. La loro azione contro gli spasmi può essere esercitata a livello delle fibre nervose, delle fibre muscolari o di entrambi. I prodotti che contengono aspirina sono sconsigliati perché possono essere aggressivi per la mucosa dello stomaco.

I meccanismi della diarrea sono vari. A volte, si tratta di una falsa diarrea (cfr. cap. "Sintomi ") il cui trattamento è quello della costipazione. Altre volte, le emissioni dell'ano sono frequenti ma senza materiali fecali, unicamente costituite di muco, sangue e pus. Queste emissioni non fecali, conseguenza di ulcerazioni del retto o del colon, possono sparire solo con la cicatrizzazione delle ulcerazioni grazie al trattamento a scopo curativo. Esiste in genere una componente motrice all'origine della diarrea, in altre parole il transito è accelerato (soprattutto in caso di antecedenti chirurgici). I farmaci che rallentano il transito possono, dunque, essere utili. Tuttavia il meccanismo della diarrea è più complesso: un difetto d'assorbimento degli acidi biliari (quando l'ileo è colpito o è stato resecato) può scatenare una diarrea importante, perché i sali biliari sono irritanti per la mucosa del colon. Il trattamento ricorre, allora, a dei prodotti capaci di legarsi ai sali biliari e dunque di sopprimere il loro potere irritante (cfr. cap." Funzioni ").

Altri sintomi possono corrispondere a delle cause diverse, come la stanchezza, la mancanza d'appetito, la perdita di peso. Possono essere la conseguenza dei sintomi precedenti (dolore, diarrea), ma possono anche essere dovuti a delle carenze di vitamine o di minerali. Questi deficit sono facilmente trattati apportando la o le vitamine e minerali mancanti. Questi argomenti saranno trattati nel capitolo "Nutrizione & Dieta ", ma vogliamo, prima di tutto, attirare l'attenzione sulla relativa frequenza delle carenze di ferro e, in caso di resezione vecchia, di vitamina D e B12 (cfr. cap." Funzioni" e "Alimentazione"). In effetti, il trattamento delle carenze deve essere preventivo, un supplemento di vitamine e minerali permette di evitare l'apparizione dei sintomi di carenza.


Trattamento curativo


Le ipotesi eziologiche della Malattia di Crohn (cfr. cap. "Cause") hanno avuto diverse applicazioni terapeutiche i cui risultati non sono sempre stati convincenti. Affermare che una medicina sia efficace impone attualmente una pratica scientifica lenta e rigorosa. Non basta, in effetti, che uno o più medici prescrivano un prodotto con successo perché il suo interesse possa essere considerato come certo. Potrebbe trattarsi di una semplice coincidenza con un miglioramento spontaneo della Malattia di Crohn o di un "effetto placebo". Questo "effetto placebo" raggruppa l'insieme delle conseguenze della prescrizione di una sostanza senza effetto farmacologico, cioè povera di "principio attivo". Quest'effetto è ben noto nel corso delle malattie psicosomatiche come l'ulcera gastroduodenale ma è anche importante durante le malattie organiche come l'insufficienza coronaria. Dimostrare l'efficacia di una medicina impone, dunque, di dimostrare la sua superiorità in rapporto ad un placebo. La comparazione tra un medicinale testato e il placebo deve essere fatta in un ambito terapeutico, il cui rigore permette di evitare gli effetti del caso. Tale metodo di procedere scientifico non può evidentemente essere proibito da punto di vista etico se qualche trattamento non ha provato la sua efficacia. Quando esistono dei trattamenti già provati, devono servire da riferimento per il nuovo medicinale da testare di cui si confronterà l'efficacia, ma anche la tollerabilità. Così si accumula la conoscenza scientifica, e progredisce la terapeutica. Per quanto riguarda la Malattia di Crohn, i progressi sono costanti. Questo capitolo, basato sui risultati dei lavori scientifici pubblicati fino al novembre 1999 dovrà dunque essere regolarmente aggiornato. Nella precedente edizione si poteva leggere: " Attualmente varie medicine hanno un'azione dimostrata sulle spinte evolutive della Malattia di Crohn ma nessuna ha, fino ad oggi, dato la prova della sua efficacia nella prevenzione delle spinte evolutive della malattia. Un trattamento di fondo è, dunque, sempre attivamente ricercato (quando è già stato trovato nel corso di una malattia vicina alla Malattia di Crohn, la rettocolite emorragica).". Questo era esatto nel 1989, ma non lo è più dal 1990. Il primo studio che dimostrava l'interesse di un trattamento prolungato nella prevenzione delle spinte della Malattia di Crohn, è comparso nel 1990 grazie al lavoro di più studiosi francesi.

Quali sono i medicinali capaci di combattere una spinta evolutiva della Malattia di Crohn? La sulfasalazina è uno dei medicinali utilizzati durante la Malattia di Crohn. La sua superiorità in confronto al placebo è stata dimostrata da un vasto studio realizzato negli Stati Uniti in più di 300 malati con spinte evolutive. Le dosi prescritte vanno spesso da 3 a 4 g/giorno. La sua tolleranza digestiva è migliorata dall'assunzione delle compresse durante i pasti (e non prima come in molti casi). Malgrado questa precauzione, a volte persistono (ma raramente) dei disturbi gastrici come la nausea: questi possono essere evitati aumentando progressivamente le dosi. Gli effetti collaterali sono rari e reversibili quando s'interrompe la terapia: anemia, diminuzione del numero dei globuli bianchi, mal di testa, abbassamento transitorio della fertilità nell'uomo (ma non della funzione sessuale) e rare reazioni allergiche. Notiamo che la sulfasalazina può essere assunta senza rischi durante la gravidanza. Certi malati non possono dunque beneficiare dell'azione della sulfasalazina per la diminuzione dei globuli bianchi o per una reazione allergica, per esempio. Un'apertura terapeutica è stata, tuttavia, resa possibile grazie ai progressi compiuti dalla conoscenza della sua composizione e della sua modalità d'azione.

È stato dimostrato che solo una delle sue due componenti è attiva. La sulfasalazina è, in effetti, composta dall'unione di due molecole: il 5-amminosilicato o 5-ASA, che è la molecola attiva e la sulfapiridina che è allo stesso tempo inattiva e causa degli effetti collaterali. Normalmente, il legame tra queste due molecole è rotto dai germi fisiologicamente presenti nel colon: il 5-ASA così liberato può, allora, essere attivo. Questo meccanismo d'azione spiega l'efficacia della sulfasalazina esclusivamente a livello colico..

Questo ostacolo può essere superato in tre modi:

Sia con l'unione di due molecole di 5-ASA che saranno liberate nel colon;

Sia con la somministrazionelocale di 5-ASA, con clistere contro le lesioni retto coliche o attraverso supposte se il problema è limitato al retto.

Sia con la fabbricazione di compresse con un rivestimento protettore del 5-ASA, che è, così, liberato progressivamente a livello dell'ileo e del colon o solamente a livello del colon.


I corticoidi sono certamente i medicinali più efficaci nelle spinte acute della Malattia di Crohn ma i loro inconvenienti fanno sì che siano di solito riservati alle spinte evolutive di una certa gravità. Sono disponibili sotto forma di compresse, d'iniezioni o di preparazioni da utilizzare per via anale (clisteri) o creme intra rettali. Qualunque sia la modalità si somministrazione, l'efficacia è, il più delle volte, rapida, caratterizzata da un miglioramento dello stato generale e dell'appetito e la regressione dei dolori. Schematicamente, la via intra venosa è riservata per le situazioni acute che necessitano di ricovero in ospedale, e i clisteri, o le pomate, intra rettali sono indicati nelle localizzazioni retto coliche della Malattia di Crohn.

Gli effetti collaterali dei corticoidi sono proporzionali alle quantità assunte, cioè alla dose quotidiana e alla durata del trattamento. Presi in grandi dosi per un periodo prolungato, i corticoidi espongono a certi rischi la cui prevenzione impone delle misure precise. Così, la loro azione sui reni scatena una perdita attraverso le urine di potassio. Il rischio di carenza di potassio, potendo scatenare dei crampi muscolari può essere prevenuto con l'apporto di cloruro di potassio. Un regime alimentare senza sali non evita sempre l'aumento di peso che è dovuto ad una modifica della ripartizione dei grassi. Al contrario, un regime privo di sali sarebbe certamente inutile e a volte pericoloso in caso di diarrea abbondante perché le feci sono ricche di sali e una compensazione insufficiente di cloruro di sodio (sale da cucina) sfocerebbe in una carenza di sodio.

A lungo termine, i corticoidi favoriscono la demineralizzazione delle ossa, complicanza che può essere prevenuta con un apporto complementare di calcio e vitamina D.

La precauzione più importante da prendere durante un trattamento prolungato con i corticoidi è di capire la necessità assoluta di non terminarne l'assunzione in modo brutale. Oltre al rischio di ricaduta della Malattia di Crohn, c'è soprattutto un rischio vitale dovuto all'insufficienza surrenale acuta così provocata. I corticoidi sono, in effetti, tutti derivati dall'ormone naturale prodotto dalle ghiandole surrenali. L'apporto dall'esterno dei corticoidi ha come effetto di mettere a riposo le ghiandole surrenali dell'organismo che fermano la loro produzione ormonale. Solo la sospensione molto progressiva dei corticoidi permette alle ghiandole surrenali di svegliarsi e di riprendere la produzione di ormoni vitali per l'organismo. In pratica, le precauzioni da prendere per evitare di essere in una situazione di sospensione brutale del trattamento sono soprattutto due circostanze particolari: la lontananza da casa e il vomito. In caso di soggiorno prolungato lontano di casa, bisogna prevedere delle riserve di medicinali sufficienti, soprattutto se il luogo del soggiorno non è all'avanguardia nelle infrastrutture sanitarie. Una situazione più rara, ma che potrebbe essere grave è l'impossibilità di prendere delle compresse per via di nausee importanti con vomito, qualunque sia la causa intercorrente. Se l'ingestione di compresse effervescenti si rivela impossibile, non bisogna attendere la guarigione della causa scatenante il vomito, ma consultare immediatamente un medico per decidere l'assunzione di corticoidi attraverso iniezioni.

Le altre precauzioni legate ad una terapia prolungata con corticoidi sono casi personali. Così, il soggetto diabetico dovrà essere particolarmente attento perché l'equilibrio del suo diabete rischia di essere alterato. Il paziente che ha, o ha avuto, un'ulcera gastrica o duodenale, o una gastrite è esposto al rischio di acutizzazione della sua malattia gastroduodenale. L'associazione di un trattamento contro l'ulcera ai corticoidi sembra giustificato in questi casi ma solo in questi casi. In assenza di malattie gastroduodenale evolutiva o recente, ci sembra, in effetti, inutile aggiungere sistematicamente delle medicazioni gastriche o dei medicinali antiacidi. L'aggressività dei corticoidi contro la mucosa gastrica è una leggenda molto diffusa ma recentemente smentita. Le diverse protezioni per proteggere lo stomaco non devono essere prese senza una ragione precisa, perché possono ostacolare l'assorbimento dei corticoidi se non vengono rispettati i tempi d'assunzione (un'ora dopo i pasti).

Per evitare questi effetti generali dei corticoidi sull'organismo, la ricerca si è orientata verso dei nuovi tipi di corticoidi che agirebbero solo localmente sull'intestino. Può accadere che dei corticoidi non siano assorbiti o siano assorbiti e rapidamente resi inattivi perché trasformati nel fegato in prodotti privi d'azione. Rispetto ai corticoidi tradizionali, la tolleranza è migliorata con, in particolare, minori effetti sulle ghiandole surrenali ma la loro efficacia è minore.

Riassumendo, i corticoidi sono dei medicinali indispensabili durante le spinte evolutive della Malattia di Crohn. Sono meglio tollerati quando il paziente ne conosce i loro effetti secondari e come prevenire il loro sopraggiungere. Gli effetti indesiderati (alimentazione povero di sali) sono di regola ben accettati perché ben compensati dall'effetto benefico rapido. Questo non è, sfortunatamente, assolutamente costante: in certi malati le spinte evolutive non reagiscono ai corticoidi. Tra queste forme dette corticoresistenti, ce n'è un gruppo in particolare, detto corticodipendenti, in cui non è possibile scendere al di sotto di una certa dose perché in tal caso le spinte fanno il loro ritorno. Queste rare forme corticoresistenti e corticodipendenti pongono dei problemi terapeutici difficili, su cui ritorneremo (cfr. cap. "Alimentazione artificiale").

Il metronidazolo è un antibiotico che agisce solo su certi germi microbici e parassitari. Senza che si sappia esattamente attraverso quale meccanismo, si è rivelato efficace nelle lesioni anali e perineali della Malattia di Crohn (cfr. cap. " Manifestazioni intestinali "). La sua tollerabilità è molto buona, ma associato all'assunzione d'alcolici può dare nausea e vomito. Nel caso di trattamenti prolungati con dosi alte, può comparire una certa tossicità per i nervi degli arti; si manifesta con formicolio delle estremità degli arti.

La ciprofloxacina è un antibiotico più recente che si è anch'esso rivelato efficace, ma può essere pericoloso per il tendine d'Achille.

I medicinali immunosoppressori come l'azatioprina, la 6-marcapo-purina e il metotrexato sono d'utilizzo più recente durante la Malattia di Crohn. La loro efficacia è certa, ma il loro effetto è ritardato. Non hanno gli effetti c9ollaterali dei corticoidi, ma richiedono un controllo degli esami del sangue e delle piastrine. POssono infatti diminuire il numero di globuli rossi, delle piastrine e soprattutto dei globuli bianchi. Il loro esatto ruolo è ancora da determinare. Attualmente, sono, in generale, proposti in alcune forme corticoresistenti o corticodipendenti, o per evitare un intervento chirurgico che sarebbe troppo drastico (lesioni estese dell'intestino tenue). È ormai possibile opporsi a uno dei mediatori dell'infiammazione, il TNF (vedere il capitolo "Cause", paragrafo "i fattori immunologici"), fabbricando (o meglio facendo fabbricare a dei topi) degli anticorpi anti-TNFa. L'approvazione negli USA del primo anticorpo anti-TNFa (cA2 ou infliximab = Remicade®) è stata molto (troppo) mediata. Questo farmaco, somministrato solo per via endovenosa, deve attualmente essere considerato come un trattamento eccezionale. Ma apre una via interessante. Molte altre vie sono in attualmente considerate, come l'apporto di mediatori anti-infiammatori, o di molecole che si oppongono all'afflusso o all'adesione delle cellule infiammatorie. "



Per esperienza personale posso fin da ora scrivere che il documento è molto poco preciso per ciò che riguarda le notizie sulla MEsalazina o 5-Asa. Il farmaco largamente usato sia per la malattia di Crohn che per la rettocolite emorragica non ha solo gli effetti collaterali che si riportano qua...appena trovo il foglietto illustrativo li scrivo tutti. Tra gli effetti collaterali più pesanti c'è la possibilità di avere forti gastralgie, disappetenza e...pancreatite!! :blink: Soprattutto la pancreatite sembra cosa remota e invece purtroppo non è per niente così. Purtroppo conosco bene una ragazza che poco dopo l'inizio della terapia ha subito "fatto" pancreatite...e il tutto ha complicato non poco il suo quadro già difficile.

Dico questo perchè sebbene la mesalazina sia il farmaco d'elezione per la cura e per evitare le recidive...comporta anche questi problemi che non è giusto tacere. Basti pensare che in fase acuta si può arrivare a ingurgitare anche 8-10 compresse di mesalazina da 400 mg. mentre come terapia di mantenimento lo standard è di 6 compresse da 400 mg al dì.

Ma soprattutto non è conosciuto un altro dato importantissimo ossia che la mesalazina può essere sostituita da altro preparato: la boswellia serrata che sembra avere effetti pari se non maggiori del 5-Asa...senza effetti collaterali.
:)


 
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Mauro M
view post Posted on 21/7/2006, 12:31




Patologie associate ad alterata permeabilità intestinale.

Malattie infiammatorie intestinali. Morbo di Crohn. Malattie infiammatorie articolari. Intolleranza alimentari. Morbo celiaco. Artrite reumatoide. Spondilite anchilosante. Sindrome di Reiter. Affezioni dermatologiche croniche. Disordini allergici. Schizofrenia.




Segni e sintomi di infezione parassitica.

Dolri addominali e crampi. Anoressia. Malattie autoimmuni. Stanchezza cronica. Stipsi. Depressione delle sIgA. Distensione addominale. Febbre. Intolleranze alimentari. Gastrite. Malattia infiammatoria intestinale. Aumento o diminuzione della permeabilità intestinale. Irregolarità dell'alvo. Sindrome del colon irritabile. Lombalgia. Prurito anale. Arrossamenti e pruriti cutanei. Orticaria. Perdita di peso. Artrite. Sangue nelle feci. Morbo di Crohn. Diarrea. Dissenteria. Flatulenza. Cefalea. Leucopenia. Malassorbimento. Sanguinamento rettale. Vomito.


Si tratta anche qui di patologia che vede una multifattorialità di cause ed eventi.

Su una base di disfunzione subclinica, causata di norma da carenze di sostanze nutritive essenziali e di eccessi di metalli tossici e micotossine un microrganismo o più microrganismi patogeni possono condurre a malattia cronica.
 
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flipperina
view post Posted on 21/7/2006, 13:03






...grazie Mauro...speriamo di essere utili a qualcuno che ci legge perchè molti ignorano quasi tutto di questa patologia e stanno davvero molto male :unsure:
 
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Mauro M
view post Posted on 21/7/2006, 17:27




Comunque conosco anche diversi casi di Crohn guariti con metodo convenzionale.
 
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flipperina
view post Posted on 22/7/2006, 12:41







...purtroppo dei casi che conosco di malattia nessuno è guarito...al limite sono arrivati ad una remissione dei sintomi...metodo convenzionale Mauro intendi le cure che ho riportato sopra? :)
 
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Mauro M
view post Posted on 22/7/2006, 17:41




Medicina ufficiale. Ci sono alcuni casi di guarigione, dovendo comunque ripettare un certo regime alimentare.
 
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flipperina
view post Posted on 24/7/2006, 18:57





...tanto per far capire come Asacol non sia un farmaco assolutamente innocuo come molte volte mi sono sentita ripetere...ho trovato una sentenza della Cassazione del 2004 .


"S., A. S. e M. P. venivano tratti a giudizio dinanzi al Tribunale di Milano per rispondere del reato di lesioni colpose in danno di A. A. secondo la seguente contestazione: perché, nelle rispettive qualità di medici curanti il paziente A. A. presso il servizio di gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell'ospedale X - ed intervenuti, rispettivamente, la B. in data X, l'A. in data X, la M. in data X - per colpa, consistita in imprudenza, imperizia e negligenza, e segnatamente perché seguendo il caso del paziente A. A. affetto da rettocolite ulcerosa precedentemente diagnosticata, e con terapia farmacologica già instaurata dal dottor G. presso l'ospedale di Varese consistente nella somministrazione di Asacol (farmaco a base di mesalazina e dotato di effetti collaterali sull'apparato renale secondo quanto evidenziato dal foglietto illustrativo allegato alla confezione commerciale del farmaco), avevano omesso di effettuare e/o di prescrivere i dovuti e periodici esami ematochimici diretti a verificare la funzionalità renale del paziente sottovalutando altresì gli indici infiammatori emergenti dagli esami eseguiti in data 2/12/1996, in tal modo cagionando all'A. medesimo una nefropatia tubulo interstiziale acuta/cronica in portatore di rettocolite ulcerosa, con iniziale insufficienza renale accertata il 31/1/1998 a seguito di ricovero presso l'ospedale di Varese, comportante una malattia della durata di circa 17 mesi con indebolimento permanente della funzione renale"

...senza entrare nei particolari del ricorso proposto dinanzi la Corte di Cassazione - che fra l'altro non accoglie le domande proposte -...è interessante vedere che esistono eccome danni causati di questi farmaci a detta dei medici assolutamente sicuri :huh: :angry:
 
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flipperina
view post Posted on 25/7/2006, 13:49




Regime alimentare:

L'espressione regime alimentare deve essere considerata nel senso lato come un insieme di consigli dietetici. Questi non sono necessariamente restrittivi: può trattarsi di un regime iperproteico, prescritto per esempio, per compensare delle perdite protidiche eccessive o di un regime ricco di sali, indispensabile alla compensazione delle perdite fecali in caso di diarrea abbondante. Oppure, potrebbe trattarsi di un regime povero di ossalati, per prevenire la formazione di calcoli renali in caso di problemi all'ileo.
Non esiste UN SOLO regime alimentare, ma PIÙ regimi adattati a ciascuno. Bisogna tenere presente numerosi fattori, come l'età e la costituzione fisica d'ogni paziente, degli eventuali interventi chirurgici precedenti, in caso di resezione intestinale, della sua sede e della sua estensione, dei medicinali presi e dell'evoluzione attuale della malattia (remissione o spinta) ma anche degli impegni familiari, sociali o professionali, dei gusti e delle abitudini dell'interessato. I consigli dietetici sono seguiti a lungo se le indicazioni sono accettate di buon grado: questo non provoca delle difficoltà in pratica, a condizione di spiegare e personalizzare il regime prescritto. Per fare ciò, l'aiuto di un dietologo può essere prezioso. Il suo compito consiste nel conciliare degli obblighi spesso divergenti: la soddisfazione del desiderio del gusto, la copertura dei bisogni energetici e specifici e le costrizioni richieste da certe situazioni. Bisogna sforzarsi a non porre ostacoli ai "piaceri della tavola" e anche di incoraggiarli perché contribuiscono all'equilibrio del paziente: equilibrio psicologico individuale e sociale (dimensione conviviale) ed equilibrio nutrizionale. Bisogna prevenire l'apparizione di uno stato di carenza stimolando l'apporto alimentare: la sua insufficienza è, in effetti, la causa principale di denutrizione, molto prima degli altri fattori potenziali che sono gli antecedenti di resezione dell'intestino tenue, la componente infiammatoria della malattia, la trasudazione.

Le domande riguardanti i " regimi alimentari senza residui " sono le più frequenti tra quelle poste dai pazienti. "Quali sono gli alimenti "proibiti", quando e perché?" sono domande che sono poste spesso.

La lista degli alimenti proibiti varia con il tipo di "regime senza residui" perché, ancora una volta, non c'è UN SOLO regime alimentare, ma PIÙ regimi. Nel senso stretto, escludere i residui vuole dire sopprimere tutti gli alimenti che non sono normalmente digeriti e assorbiti dall'intestino tenue. Questo regime stretto elimina tutte le origini d'amido, di cellulosa (cfr. cap. " Alimenti " nella parte " Alimentazione "), ma anche il latte e i suoi derivati (per via del frequente basso assorbimento del lattosio). La lista degli alimenti non permessi è dunque lunga: legumi, frutta, patate, pane, pasticceria da una parte e latte, burro, yogurt, formaggi dall'altra. Una tale alimentazione diventa presto monotona ed è origine di carenza di vitamina C e di calcio. È indicata se seguita per poco tempo, al momento della ripresa dell'alimentazione orale dopo un intervento chirurgico o dopo un'alimentazione artificiale esclusiva (vedere più avanti).

L'alimentazione senza residui "allargati" è un regime povero di fibre alimentari, evitando le fibre dure. In pratica, gli alimenti sconsigliati sono: i legumi secchi, verdure crude, i legumi con fibre grosse (cavoli, porri, ravanelli), il melone, le prugne, il rabarbaro, i cereali e il pane. I latticini sono permessi in piccole quantità, cominciando dallo yogurt e dai foraggi a pasta dura (groviera) poi quelli a pasta molle. Il livello e il regime d'elargizione di una tale regime sono in funzione della tolleranza individuale d'ogni paziente. L'alimento che provoca problemi è spesso individuato rapidamente ed escludo dall'alimentazione. Questo regime scatena, in effetti, un'attenuazione dei sintomi in caso d'evoluzione della malattia. Il meccanismo esatto di quest'azione benefica non è conosciuto, ma si sa con certezza che un colon malato, ulcerato, diventa in modo minore origine di sofferenza quando gli si risparmia il contatto con le fibre alimentari più o meno dure. È stato dimostrato che il suo riposo provoca non solo un miglioramento clinico individuabile nella regressione dei dolori e della diarrea, ma anche una guarigione dalla spinta evolutiva della Malattia di Crohn. Al contrario, l'interesse di una dieta nella prevenzione di una spinta evolutiva non è mai stato dimostrato. Così, un recente studio condotto a Roma ha paragonato, durante più di due anni, l'evoluzione di due gruppi di pazienti: uno sottoposto ad un regime alimentare privo di fibre, l'altro con un'alimentazione libera. L'evoluzione non ha evidenziato differenze, in altre parole la soppressione della frutta e dei legumi, che gli italiani amano molto come dicono gli autori stessi, non ha portato alcun vantaggio. Salvo circostanze particolari, non c'è dunque, attualmente, nessuna argomentazione per eliminare gli alimenti che contengono delle fibre durante la Malattia di Crohn più o meno evolutivo. Un'alimentazione variata è, al contrario, la migliore garanzia contro l'apparizione della denutrizione o di carenza vitaminica. Un'eccezione a questa regola, tuttavia, deve essere dimostrata: in caso di stenosi digestiva, cioè di restringimento permanente del lume intestinale, l'ingestione di grosse fibre rischia di scatenare una ostruzione. È dunque proibita, finché dura l'ostacolo (cfr. cap. " Complicazioni intestinali ").

In conclusione non c'è un'alimentazione senza residui, ma dei regimi alimentari più o meno poveri di fibre, la cui prescrizione è lontana dall'essere sistematica. Deve essere adattata ad ogni paziente e ad ogni situazione, decisa, nel limite del possibile, dall'insieme paziente-gastroenterologo-dietologo.

La domanda " devo mangiare senza grassi? " è posta meno frequentemente. La risposta è semplice: NO, ma merita delle spiegazioni.

Un'alimentazione veramente senza grassi imporrebbe la soppressione non solo dell'olio e del burro, ma dei grassi di costituzione presenti in tutte le carni, cosa che è praticamente impossibile, e una alimentazione del genere sarebbe squilibrata. Così, certi acidi grassi indispensabili non possono essere sintetizzati dall'organismo: la loro introduzione attraverso l'alimentazione è dunque inevitabile. In caso di resezione ileale che scatena un cattivo assorbimento dei sali biliari, i grassi ingeriti non sono integralmente assorbiti dall'organismo (cfr. cap. "Funzioni"). Un apporto ridotto di grassi permette allora di limitare le perdite fecali lipidiche e di sali biliari. La maggior parte dei gastroenterologi considera che gli inconvenienti di un'alimentazione povera di grassi (restrizioni imposte ai pazienti con le ripercussioni nutrizionali sopra citate) oltrepassano il loro interesse. Questa opinione è contestata da certi gastroenterologi, in particolare da alcuni pediatri, come se il colon dei bambini sia più irritato dai sali biliari mal assorbiti che quello degli adulti.

Per rispondere alla domanda " il consumo di latte è raccomandabile? ", bisogna ricondursi a delle nozioni generali riguardanti l'assorbimento del lattosio. Il valore nutrizionale del latte è ben conosciuto per il suo apporto di vitamine, calcio e proteine. Un litro di latte apporta, in effetti, 35g di proteine, cosa che corrisponde a circa 180g di carne. L'assunzione di latte non è, tuttavia, sempre tollerata da parte degli uomini, malati o no di Malattia di Crohn. Questa intolleranza è secondaria a un frequente difetto d'assorbimento del lattosio per deficit di lattasi.

La lattasi è un enzima intestinale che scinde la molecola di lattosio (lo zucchero del latte) in due zuccheri semplici, il glucosio e il galattosio, pronti per essere assorbiti. Un carenza di lattasi, qualunque sia la causa, spontanea, favorita da una mancanza di stimolazione dovuta ad un apporto di latte insufficiente o da una malattia dell'intestino tenue, scatena dunque un cattivo assorbimento del lattosio. Questo raggiunge il colon dove sarà utilizzato, come l'amido e la cellulosa, dai batteri. Le conseguenze sono allora in funzione della quantità di zucchero arrivata al colon. Il più delle volte i problemi si limitano ad una accresciuta produzione di gas, che può dare problemi psicologici quando ci si trova in mezzo alla gente. Il metodo migliore per mettere in evidenza un cattivo assorbimento del lattosio si basa sulla misurazione della produzione di gas. Tra i gas prodotti dai batteri del colon, il più facile da individuare e da quantificare è semplicemente l'idrogeno nell'aria emessa dopo l'ingestione di una dose test di lattosio.

Questi dati scientifici illuminano di un nuovo giorno il consigli ancestrali del buonsenso e certe "ricette della nonna". Il buonsenso suggerisce così, dopo un lungo periodo di digiuno, di lasciare abituare l'intestino con piccole dosi di latte crescenti nel tempo. Questo periodo di adattamento è utilizzato dall'intestino tenue per produrre quantità di lattasi sufficienti e dai batteri del colon per fare fronte alla crescita di apporto. Molto eloquente è la recente dimostrazione dell'attendibilità di un "trucco" di cucina, giudicato ben poco scientifico fino ad allora: uno yogurt tiepido è più digeribile di uno freddo. Questo fato si spiega attraverso l'azione della temperatura sugli enzimi contenuti nello yogurt: il freddo li rende inattivi, lasciando il lavoro della digestione all'organismo.
Alimentazione artificiale:

Indicheremo i suoi scopi, prima di descrivere le metodologie e le controindicazioni. Riguarda i malati il cui stato clinico è sufficientemente preoccupante da necessitare di ricovero.


Di regola, lo scopo principale dell'alimentazione artificiale è di apportare un complemento di energia e di proteine quando l'apporto orale è insufficiente in rapporto ai bisogni. La via digestiva è quella utilizzata più spesso. L'assistenza nutrizionale è realizzata dall'Alimentazione Parenterale Continua (APC). Altre volte, l'alimentazione orale è impossibile: in seguito ad un intervento chirurgico o in caso di stenosi digestiva, per esempio. L'alimentazione si farà per via venosa: si tratterà dell'Alimentazione Parenterale Totale (APT). Queste indicazioni non sono limitate alla Malattia di Crohn.

Il concetto terapeutico di " messa a riposo del tubo digerente " è, al contrario, un beneficio originale per questa malattia. Senza che si conosca esattamente attraverso quale meccanismo l'APT si è rivelata utile nel trattamento delle spinte evolutive della Malattia di Crohn. Si conosce con sicurezza che la compensazione di uno stato di denutrizione possa aiutare il paziente a reagire meglio contro le spinte evolutive della malattia. Ma questo beneficio è stato anche osservato nei pazienti non denutriti quando l'APT era esclusiva, cioè con esclusione completa dell'apporto orale. Così è nato il concetto, un po' vago, della "messa a riposo del tubo digerente". Ciascun sostenitore di una o dell'altra teoria eziologica (cfr. cap. "Cause") ne ha avuto la conferma delle sue idee: ruolo negativo di certi componenti dell'alimentazione o di certi batteri? Questa APT esclusiva non è priva di inconvenienti e nemmeno di rischi, li vedremo, e non deve essere proposta che in situazioni eccezionali, dopo il fallimento di trattamenti farmacologici tradizionali. Una terapia equivalente ma più facile da mettere in pratica, può essere quella dell'APC esclusiva, a condizione di utilizzare delle soluzioni molto particolari chiamate "elementari", ritorneremo su questo argomento.

L'alimentazione parenterale continua (APC) è una tecnica semplice, che è stata messa a punto verso il 1970 e che si è sviluppata grazie al lavoro del Dott. Etienne LEVY. Utilizza una piccola sonda inserita attraverso una narice nello stomaco (sonda naso-gastrica). Le sonde attuali sono più sottili di quelle di tempo fa, e dunque meglio tollerate, soprattutto se sono in silicone. L'irritazione dell'esofago non è più rilevata, e quella dell'incrocio faringeo è rilevata di raro e sempre transitoria. Il miscuglio nutritivo, liquido, è raccolto in un contenitore cilindrico. Questo può essere raffreddato per facilitare la conservazione asettica del suo contenuto per 24 ore. La sonda del paziente è collegata a questo contenitore attraverso un tubo che passa attraverso dei rulli che ruotano a velocità regolare. Questo sistema di pompa permette di distribuire una soluzione più o meno fluida con un intervallo lento o continuo. Questo intervallo, scelto in funzione del volume quotidiano da fornire, è in generale compreso tra uno e due millilitri al minuto.

Quando la pompa è in funzione le possibilità di muoversi sono evidentemente molto limitate per il paziente: dal letto alla poltrona, non molto di più! Se lo stato del paziente lo permette, egli può tuttavia interrompere lui stesso il funzionamento della pompa, staccare la sonda dal tubo e mangiare da solo, lavarsi, andare in bagno e sgranchirsi le gambe. Il più delle volte si consiglia di evitare di superare un'ora o due di interruzione per giorno, in modo da evitare ritardi sul programma stabilito. Al contrario non bisogna cercare di recuperare un eventuale ritardo aumentando la velocità della pompa, col rischio di intolleranza, torneremo sull'argomento. Questi obblighi vanno, tuttavia, in contro ai benefici ben conosciuti, sia sul piano psicologico sia su quello fisico, della conservazione di attività sufficienti. Per risolvere questo paradosso, varie soluzioni terapeutiche vengono proposte: sia semplicemente la cinesiterapia quotidiana, sia un sistema ingegnoso ma più complesso di gilet che permette il trasporto di una piccola pompa, dei tubi necessari e di una sacca contenente il miscuglio nutritivo. Questo sistema, messo a punto recentemente, permette attualmente un'autonomia di 4 ore.

I miscugli nutritivi si presentano sotto forma di polvere da diluire o di soluzione pronta all'uso. La loro composizione è variabile, più o meno ricca di proteine ma con un apporto equilibrato di glucidi e lipidi. Le principali differenze tra i preparati commercializzati riguarda il grado di degradazione di nutrimenti. Tutti gli stati intermedi sono possibili tra degli alimenti semplici miscelati o dei nutrimenti più o meno digeriti artificialmente e dei prodotti sintetici detti "elementari" costituiti da delle piccole molecole. Questi prodotti, messi a punto grazie alla ricerca aerospaziale, non sono utilizzati che per il trattamento delle eccezionali forme corticoresistenti o corticodipendenti della Malattia di Crohn e per l'alimentazione degli astronauti.

L'esperienza mostra che questa APC è spesso ben tollerata. L'aumento progressivo della dose durante i primi giorni di utilizzo dell'APC permette di evitare la comparsa di disturbi, nausea, diarrea. L'importante costrizione imposta da questa tecnica è compensata dal benessere portato. La scomparsa dei dolori, la regressione della diarrea e il miglioramento dello stato generale spiegano il perché dell'accettazione di questa terapia.

L'Alimentazione Parenterale Totale (APT) è un tecnica più complessa, che necessita di una infrastruttura grossa, il più delle volte nell'ambito di un servizio ospedaliero specializzato. La somministrazione del miscuglio nutritivo in una piccola vena delle braccia è un metodo semplice. Il suo utilizzo è, tuttavia, limitato sia per l'impossibilità di somministrare delle soluzioni sufficientemente concentrate da apportare abbastanza energia perché queste soluzioni sono aggressive per le vene, sia per la durata.

Al di fuori delle circostanze in cui una APT non è necessaria che per qualche giorno, bisogna ricorrere ad una grossa vena con grande portata permettendo l'utilizzo di soluzioni molto concentrate. Contrariamente alle somministrazioni in una piccola vena detta "periferica", questa tecnica è chiamata "cateterismo centrale", con l'estremità del catetere inserita in una grossa vena, vicina al cuore. L'inserimento di questo catetere impone delle condizioni di asepsi rigorosa. Il punto in cui viene introdotto il catetere, cioè dove lo si fissa, ha sede a distanza dalla grossa vena: più spesso a livello della pelle situata sotto una clavicola, o a livello del collo, o del braccio. I progressi nell'utilizzo dei materiali (silicone) e, soprattutto, l'asepsi permettono di conservare a lungo lo stesso catetere. I rischi inerenti a questa tecnica sono, dunque, minimi tra mani esperte: piccolo trauma al momento dell'inserimento, infiammazione al momento della posa e delle successive manipolazioni.

Come per l'APC, i pazienti sotto APT sono legati ai flaconi per la somministrazione attraverso un tubo. Collegata su questo piccolo tubo, una piccola pompa assicura una portata regolare prestabilita. Ancora una volta, l'aumento della portata deve avvenire gradualmente al momento dell'entrata in funzione dell'APT. Il più delle volte questa APT viene realizzata 24 h su 24: questo trattamento, indirizzandosi di solito a dei pazienti affaticati perché denutriti o in un periodo peri-operatorio e dunque con il paziente costretto a letto, non provoca delle costrizioni supplementari. Ci sono, tuttavia, delle rare situazioni in cui il paziente è autonomo su tutti i piani eccetto su quello nutrizionale o idro-elettrolitico, cioè il loro apporto orale di acqua, sali e/o nutrimenti sono insufficienti per compensare delle perdite digestive importanti. Queste situazioni rare si hanno soprattutto dopo una o più resezioni estese dell'intestino tenue. Questi pazienti possono essere condannati ad una APT per tre mesi, per esempio, in caso di stomia del digiuno (sbocco di un ansa prossimale del tenue sulla pelle) in attesa del ripristino della continuità digestiva. Nella ricerca di una soluzione più accettabile per il paziente è stata messa a punto l'APT a domicilio. I malati mantengono il catetere 24h su 24, ma lo collegano al sistema di alimentazione solo di notte. Solo una perfetta osservanza delle regole igieniche permette l'utilizzo di questo sistema.

L'eliminazione del fumo:

Un nuovo e importante capitolo del trattamento medico della Malattia di Crohn vede la luce: la necessità di smettere di fumare, a meno che non si abbia mai cominciato. L'interruzione del fumo diminuisce il rischio di ricorrere ad una soluzione chirurgica o ad un trattamento immunosoppressore. Questo effetto benefico è ancora più visibile nelle donne.

 
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82 replies since 16/7/2006, 21:01   25537 views
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