XmX

Misteri etruschi

« Older   Newer »
  Share  
RAGNOUOMO
view post Posted on 2/9/2006, 17:45




CITAZIONE
Sono stati necessari sei anni di scavi e ricerche per riportare alla luce Fanum Voltumnae,il santuario federale delle 12 città etrusche, una sorta di "Vaticano" di questa antica civiltà.

Il Dipartimento di scienze archeologiche e storiche dell'Antichità dell'Università di Macerata ha individuato l'insediamento ai piedi di Orvieto, nella spianata di Campo della Fiera, e secondo il direttore dello scavo, Simonetta Stopponi, docente ordinario di etruscologia e archeologia italica all'Ateneo maceratese, l'identità dello scavo potrà essere confermata solo con il ritrovamento di un'iscrizione dedicata al dio Voltumna, patrono del popolo etrusco.

Per fare il punto della situazione dei lavori, il 12 settembre si svolgerà sul Campo stesso una conferenza stampa, alla quale prenderà parte anche il ministro dei Beni Culturali, Francesco Rutelli, e il rettore dell'Universita' di Macerata, Roberto Sani.

La vasta area pianeggiante, ad ovest del pianoro tufaceo su cui sorge Orvieto, deriva il proprio nome, Campo della Fiera, dal fatto di essere stata per secoli sede di fiere e di mercati periodici. In questa zona, sul finire del XIX secolo, vennero condotti scavi che rivelarono la presenza di un'area culturale etrusca.

www.antikitera.net/news.asp?ID=7334&TAG=Archeologia&page=115

www.corriere.it/Primo_Piano/Cronach.../etruschi.shtml

CITAZIONE
Sembrerebbe sempre più certa la presenza a Orvieto del Fanum Voltumnae,notizia riportata dal Corriere della Sera di ieri che in verità,per gli orvietani abbastanza attenti,non è poi così eclatante,dato che del ritrovamento del Fanum Voltumnae - il luogo sacro più importante della Dodecapoli etrusca,quello in cui gli Etruschi si riunivano in concilium per presentare i candidati e scegliere colui che avrebbe assunto il comando della loro struttura federale - si parla con una certa insistenza da almeno un paio d'anni.Quanto poi alla sua possibile presenza a Orvieto,per l'importanza che aveva l'etrusca Velzna,da molto e molto di più.

E' pur vero,comunque,che come riportato dal "Corriere" in una dichiarazione al direttore dello scavo - la professoressa Simonetta Stopponi,ordinario di etruscologia e archeologia italica a Macerata - le caratteristiche sempre più evidenti di grande zona sacra che lo scavo mette alla luce farebbero sempre più propendere per questa ipotesi.

"Le caratteristiche di un grande santuario,di quel preciso santuario,ci sono tutte - afferma la professoressa Stopponi nella dichiarazione rilasciata al Corriere della Sera - l'ampiezza dell'area complessiva,la sistemazione urbanistica con i pozzi e le fontane,la presenza di un edificio templare e di una zona sacra molto articolata,la continuità dell'uso religioso del luogo che parte dal VI secolo avanti Cristo e prosegue addirittura fino al XV secolo dopo Cristo,i resti di attività cultuali come gli ex voto in bronzo del II secolo a.C. e i frammenti di piccoli vasi attici di eccellente fattura del VI-V secolo a.C. che poi venivano distrutti e quindi seppelliti per tradizione dopo l'uso".

Come talvolta avviene nel campo dell'archeologia,non esente da una sorta di sia pur colto "campanilismo",arrivano anche,da altri luoghi,dubbi sull'identità del ritrovamento - come ad esempio in un lancio di adnkronos.com che a titolo di pura curiosità,per chi avesse voglia di leggerlo,linkiamo -.Senza voler mettere in dubbio l'ipotesi del Fanum Voltumnae a Orvieto,come fa questo Omero Bordo che adnkronos.com cita - studioso che a nostro avviso forse non ha neanche la necessaria autorevolezza per avanzare simili dubbi (a noi non può che far piacere che il Fanum Voltumnae possa essere localizzato a Orvieto) - ad onor di cronaca sottolineamo che da tempo tutte le dodici città federate degli Etruschi rivendicano,in qualche luogo dei loro scavi,il Fanum Voltumnae [...]

Che sia o non sia il Fanum Voltumnae,è certo che si tratta di un'evidenza,o meglio di una serie di evidenze,di grande importanza,e che come tali è necessario che si continui a valorizzarle e a sostenerle.Indipendentemente dal nome che potranno rivendicare,nel Parco Archeologico dell'Orvietano e nel patrimonio dell'archeologia in generale,hanno e avranno comunque notevole interesse e rilevanza.

www.orvietonews.it/it/index.php?id=12110

http://www2.unimc.it/ricerca/dipartimenti/...a-fiera-orvieto
www.orvietosi.it/notizia.php?id=9291
http://scholarworks.umass.edu/cgi/viewcont...dies&sei-redir=
http://it.wikipedia.org/wiki/Orvieto
www.moveaboutitaly.com/umbria/orvieto_it.html
http://cat.mag-news.it/nl/a.cfm?Ra.2.0.Gx.A.A.A.A.
www.archeopg.arti.beniculturali.it/canale.asp?id=493
www.canino.info/inserti/monografie/...vieto/index.htm
www.bebilterrazzo.it/orvieto_turism...eto-velzna.html
www.comune.orvieto.tr.it/storia2/et...necropoli11.htm
http://en.wikipedia.org/wiki/Orvieto
www.google.it/search?hl=it&site=img...9&q=orvieto&oq=
www.comune.orvieto.tr.it

Velzna - una città etrusca identificata tra mille polemiche con l'umbra Orvieto - sorgeva nei pressi del Fanum Voltumnae,il famoso santuario,meta ogni anno degli abitanti dell'Etruria, che vi confluivano per celebrare riti religiosi,giochi e manifestazioni.Le fonti descrivono il Fanum come luogo straordinariamente ricco.Vi si riuniva l'assemblea dei rappresentanti della Lega etrusca (formata da dodici città-stato),per discutere azioni o comportamenti comuni.

http://it.wikipedia.org/wiki/Fanum_Voltumnae
www.umbria2000.it/default.aspx?IdArt=21918
www.comune.orvieto.tr.it/accessibile/i/3B024086.htm
www.comune.orvieto.tr.it/i/3B02407F.htm
http://en.wikipedia.org/wiki/Fanum_Voltumnae
http://it.wikipedia.org/wiki/Volsinii
www.comune.santamarinella.rm.it/mus...aliano/a19.html
www.google.it/search?tbm=vid&hl=it&...+voltumnae&gbv=
www.google.it/search?q=fanum+voltum...bks&tbo=1&hl=it
http://it.wikipedia.org/wiki/Dodecapoli_etrusca
www.enricopantalone.com/LaLegaEtruscaElementiReligiosi.htm
www.google.it/search?q=lega+etrusca...bks&tbo=1&hl=it

Gli archeologi hanno cercato il Fanum inutilmente per anni e anni,trasformandolo in una sorta di "Sacro Graal".Diversi studiosi tuttavia mettono in discussione la recentissima scoperta:

www.estense.com/?module=displaystor...796&format=html
www.orvietonews.it/index.php?page=n...data=1157131200

CITAZIONE
Orvieto,chiamata in etrusco Velzna e in latino Volsinii,sorge su un pianoro tufaceo dalle pareti ripide e inaccessibili che in antico rendevano la città naturalmente fortificata.L'unico facile accesso era sul versante occidentale,percorso da una strada proveniente da Bolsena,replicata nel Medioevo dall'odierna Via del Tamburino.Sebbene le testimonianze più antiche riferibili al centro risalgano ad epoca villanoviana (IX-VIII sec. a.C.),è soprattutto a partire dal VI sec. a.C. che Velzna si accresce in maniera sensibile,come testimoniano i resti archeologici messi in luce sia nell'area della città che nelle necropoli poste alle pendici della rupe.Nel 264 a.C. i Romani conquistano la città e deportano gli abitanti nella Volsinii di epoca romana,l'attuale Bolsena.

Ad Ovest della rupe si ubica una vasta area pianeggiante il cui nome,Campo della Fiera,deriva dal fatto di essere stata per secoli sede di fiere e mercati periodici.In questa zona,sul finire del XIX secolo vennero condotti scavi che rivelarono la presenza <b>di un'area di culto etrusca.Nel 1876,nel settore denominato "Giardino della Regina" (oggi "Podere Giardino") si trovarono lacerti di muri e si recuperarono decorazioni in terracotta di edifici sacri etruschi che furono vendute e sono oggi conservate nel Museo Archeologico di Berlino.Scavi condotti un decennio più tardi,ancora a Campo della Fiera,ma in vocabolo Gabelletta,oltre ad una strada di epoca romana,portarono alla luce resti di edifici,altre terrecotte architettoniche,sepolture etrusche e romane,epigrafi sepolcrali di età romana.

La scarsa documentazione rimasta degli scavi ottocenteschi a Campo della Fiera,la loro conduzione affrettata e,di contro,la qualità dei materiali recuperati,hanno sollevato problemi relativi all'esatta ubicazione dell'area sacra,alle divinità titolari,ai caratteri del culto e alla sua durata.Sarebbero più che sufficienti questi motivi per riprendere le indagini nello stesso luogo,ma un'ulteriore motivazione deriva dal fatto che è stato suggerito di ubicare a Campo della Fiera il Fanum Voltumnae,il santuario federale degli Etruschi.

Lo storico romano Tito Livio menziona più volte assemblee annuali che i rappresentanti delle città etrusche tenevano per prendere decisioni in comune,anche in materia di politica estera.Le riunioni avvenivano al Fanum Voltumnae,al santuario del dio chiamato dai Romani Voltumna o Vertumnus.Durante gli incontri si svolgevano cerimonie religiose insieme a grandi fiere e mercati,nonchè manifestazioni agonistiche e spettacoli teatrali.Il luogo doveva quindi essere vasto e provvisto di grandi spazi per incontri di tipo diverso e per raccogliere i delegati.La sua ubicazione è ancora sconosciuta dal momento che Tito Livio non menziona mai il nome della città sede del santuario.Il Fanum è stato cercato già a partire dal XV secolo e varie località sono state proposte per la sua ubicazione.La ripresa di indagini archeologiche a Campo della Fiera riveste pertanto notevole importanza dal punto di vista storico-archeologico.

Continuate a leggere qui: www.comune.orvieto.tr.it/pdf/campo_fiera.pdf

http://books.google.it/books?id=CQuZeukXkcMC&dq=
http://virtualglobetrotting.com/map/orviet...view/?service=1
www.maplandia.com/italy/umbria/terni/orvieto
http://maps.google.it/maps/ms?ie=UTF8&t=m&...a9c4f48c7066b36

Edited by RAGNOUOMO - 28/2/2013, 10:42
 
Top
Barbanera3
view post Posted on 2/9/2006, 23:03




arc4%5B2%5D
Ricostruzione di un tempio etrusco.

Al contrario, per esempio, di quelli greci e romani, i templi etruschi sono totalmente scomparsi.

Un momento! Scomparsi? Forse non del tutto. Date uno sguardo a questi links:

link

link

link

link

link

link

Il nodo gordiano da sciogliere, caro Ragnouomo, è dove si trovava esattamente il Fanum Voltumnae.
Le opinioni in merito sono discordi, anche se la teoria più accreditata rimane per adesso quella di Orvieto.

Ipotesi varie:
1) A Montefiascone, in provincia di Viterbo. Il colle di Montefiascone fu luogo ideale per la costruzione di un centro fortificato. L'archeologo inglese George Dennis affermò:"Per quanto non vi siano documenti specifici in proposito, è mia opinione che Montefiascone sia il luogo sacro di Fanum Volumnae, dove i Lucumoni etruschi si riunivano periodicamente per discutere gli affari generali della Confederazione ed eleggere il Pontifex Maximus". A favore di una tale ipotesi milita il fatto che gli Etruschi consideravano Montefiascone un'area sacra (lo confermano recenti scoperte di due zone templari). Tuttavia, come lo stesso Dennis fu costretto a riconoscere, questa teoria non trova alcun sostegno in reperti o documenti. E' indubbio che nell'area si trovino insediamenti molto antichi. Le scoperte archeologiche, avvenute durante il secolo scorso, dimostrano che la zona era già abitata fin dall'Età del Rame. A quei lontani periodi della storia appartiene la necropoli di Rinaldone, una località sita fra Montefiascone e Viterbo, la quale, per l'importanza dei reperti, ha dato il nome alla particolare cultura di cui è testimonianza.

www.provincia.vt.it/gis/unituscia/html/Rinaldone.htm
www.tusciaviterbese.it/storia/rame.html
www.geocities.com/mediaq/caves/vaso.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Montefiascone
www.tusciaromana.it/Montefiascone.htm
www.lagodibolsena.org/montefiascone.html
www.provincia.vt.it/st_vini/montefia.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Falisci
http://members.fortunecity.com/montefiascone/storia02.htm

Montefiascone è talora identificata, probabilmente in modo erroneo, con l'antica città etrusca di Vinaria.

www.comune.orvieto.tr.it/I/3A69A088.htm

2) A Tuscania, sempre in provincia di Viterbo.

http://it.wikipedia.org/wiki/Tuscania
www.x-cosmos.it/news/visualizza.php?id=3952

3) Sul Monte Becco (567 s.l.m.), presso il lago di Bolsena.

www.lagodibolsena.org/archeobike.html
www.arealaziale.com/Viterbo_it/Valentano/
http://it.wikipedia.org/wiki/Lago_di_Bolsena
www.iltrasimeno.it/LAGOdiBOLSENA.htm
www.tornanti.it/mappe/bolsena.jpg
www.agriturismolacasaccina.it/agrit...ago_bolsena.jpg
www.lagodibolsena.org/
www.designity.net/bolsena.htm
www.bolsena.org/home.html

4) A Bolsena.

www.comunebolsena.it/
www.info-bolsena.it/paesi/paesi.asp?id=1
www.bolsena-guida.it/bolsena.htm
http://spazioinwind.libero.it/popoli_antic...hi/Bolsena.html
www.bolsenanews.it/arte%20e%20cultu...ima%20sala.html
www.etruschi-tirseni-velsini.it/docs/bolsena.htm
www.laloggetta.vt.it/itinerari.htm

5) A Orvieto.

http://spazioinwind.libero.it/popoli_antic...nii-storia.html

6) Nell'area dei monti della Tolfa.

www.latolfa.com/cultura/storia/walt...chi/velsna.html
https://digilander.libero.it/montidellatolfa/
www.civitavecchia.com/attraz/parco.shtm

"Secondo il parere di alcuni studiosi moderni il testo dell'elogium si potrebbe riferire all'azione militare ateniese contro Siracusa del 416-15 a.C. da cui gli Etruschi,contrariamente agli Ateniesi,ne uscirono vittoriosi.Anche [...] "i trattati reciproci" firmati da Etruschi e Cartaginesi vengono attributi agli Etruschi come collettività e non alle singole città etrusche.Per il pieno periodo storico le fonti greche e latine descrivono,vicino alle attività militari delle città-stato etrusche che coincidono con il sorgere di conflittualità con i popoli vicini,e dunque con le guerre etrusco-latine anche quelle degli Etruschi come comunità politica.Infatti,tralasciando il periodo leggendario,in epoca storica le città-stato dell'Etruria tirrenica formano una organizzazione comunitaria di 12 città.Questa lega quale organizzazione comunitaria è autorizzata a parlare e ad agire in nome di tutte le città-stato come scrive Livio riferendosi al 308 a.C.:circumferendo passim bello tantum terrorem sui fecit (scil. P.Decius),ut nomen omne Etruscum foedus ab consule peteret.I membri della lega si radunarono in concilia che tra il 434 ed il 389 a.C. - dunque negli anni della guerra tra Veio e Roma - ebbero luogo al Fanum Voltumnae,come tramanda esplicitamente Livio.Le numerose azioni militari contro Roma vengono condotte in parte da eserciti cittadini in parte da eserciti comunitari;la lega ha poteri (politici) decisionali e pieno potere di costrizione nei confronti delle altre città etrusche potendole escludere dalla stessa;interviene quando una delle città è minacciata dal nemico ed organizza azioni comuni:dopo che i Tarquinesi nel 356 a.C. furono sconfitti dai Romani concitatur deinde omne nomen etruscum.Ma le singole città non possono prendere decisioni indipendenti,altrimenti la lega può costringerle ad annullarle.Alcune adunanze erano straordinarie,altre venivano richieste esplicitamente dagli interessati;nel 297 a.C. furono addirittura stranieri,i Sanniti,a chiedere una riunione della lega per concertare una politica comune contro Roma".

link

"Nomina Tito Livio,Fanum Voltumnae,oggi Viterbo, e credesi comunemente che questa Voltumna fosse una divinità.Difatti il Dempstero la reputa la prima fra tutte le etrusche,e Banier l'annovera fra le campestri.Ma è da credere che Voltumna,venga dalle due voci volt e tun,e per questo il Fano prendesse il nome non già dalla divinità,ivi adorata,ma dal luogo ov'era posto,poichè significa colle percosso dal fulmine,o colle fulminato".

link

"Il governo dell'antica Etruria è assai incerto:si conoscerebbe meglio se si fosse conservato il libro di Aristotele,in cui per testimonianza di Ateneo trattava degli antichi governi d'Italia,e fra questi dell'etrusco.In mezzo all'incertezza però si può stabilire che le dodici popolazioni formavano un governo federativo;ne abbiamo varie prove.I loro deputati si univano nelle importanti occasioni presso Viterbo ad fanum Voltumnae per trattare dei pubblici affari (37):questa riunione rassomiglia al Concilio Amfitionico delle greche città,che si radunava ogni anno,ma pare che il Concilio etrusco non si riunisse annualmente,ma solo in casi straordinarj ed urgenti.Ciascuna popolazione avea il diritto da per se di far la guerra e la pace,di vivere in repubblica o di crearsi un capo o Re o Lucumone,di unirsi con qualche altra città e far congiuntamente con essa la guerra:onde i vincoli che legavano insieme questa federazione erano debolissimi:tutto ciò si deduce da varj racconti degli antichi scrittori e specialmente da Livio.Veio fece la guerra ai Romani quasi sempre da sola,nè vi si mescolarono le altre città se non quando cominciarono ad accorgersi che,oppresso Veio,l'impeto dei Romani si sarebbe scaricato contro di loro".

link

Edited by Barbanera3 - 20/2/2013, 18:37
 
Top
RAGNOUOMO
view post Posted on 3/9/2006, 15:31




^_^ Le teorie abbondano,su questo non ci piove,Barbanera.

http://manglaviti.altervista.org/Orvieto_e_il_Fanum.pdf

Bighellonando nel web,ho trovato un articolo che merita di essere letto con grande attenzione:

www.antikitera.net/download/Fanum.pdf

Vi cito alcuni brani tratti dal link qui sopra:

CITAZIONE
Attualmente,il luogo più accreditato quale sede del Fanum Voltumnae è Orvieto:già nel XIX secolo,quando vi si scavò il tempio del Belvedere,esso fu subito identificato come "Il tempio di Nortia".Naturalmente,il sito del Santuario non sarebbe l'area della città,arroccata su un pianoro roccioso,ma un'ampia zona sottostante,ad ovest,chiamato Campo della Fiera,in quanto per secoli luogo di svolgimento di mercati e fiere,che proseguirebbero i giochi e le riunioni di millenni fa [...] ancora però nessun ritrovamento,a livello archeologico,epigrafico,religioso,che associ definitivamente quel sito al Fanum Voltumnae.

Un'altra ipotesi,piuttosto recente,suggerisce che il Santuario Federale degli Etruschi si trovasse presso la "Civita" di Grotte di Castro:infatti,nella pianura intorno alla Chiesa di San Giovanni in Val di Lago,sulla costa del lago di Bolsena,"sino al 1799 [...] ogni anno il 24 giugno [...] aveva luogo un'antica e rinomata fiera,frequentata anche dagli abitanti limitrofi della bassa Toscana e dell'Umbria".

Anche in questo caso,non ci sono prove archeologiche conclusive;nel testo,però,gli autori richiamano l'attenzione su un punto molto importante: un tempio nazionale avrebbe dovuto offrire a ciascuno dei 12 popoli Etruschi una garanzia di neutralità,fattore importantissimo per il sereno svolgimento di una riunione di sommo interesse politico-militare,e questa neutralità non era affatto garantita sotto la rupe di Orvieto [...]

Orvieto,l'Urbs Vetus del Medioevo,è identificata dagli studiosi con l'etrusca Velzna,la Volsinii latina,conquistata dai Romani nel 264 avanti Cristo:in tale occasione,la maggior parte della popolazione della città fu deportata,e si diede vita ad un nuovo insediamento,Volsinii Novi,l'attuale Bolsena,presso il lago omonimo.Le più antiche fonti,che nominano Volsinii, e narrano le sue vicende,Livio,Plinio,Floro,Orosio,Metrodoro di Scepsi,pur essendo tutte posteriori al II secolo avanti Cristo,parlano chiaramente dell'antica Volsinii,ma non la mettono mai in relazione con il Fanum Voltumnae.

E' solo un documento molto più tardivo che permette di situare a Volsinii - od almeno in territorio volsinese - il Fanum Voltumnae[/color.].Si tratta del cosidetto "Rescritto di Spello",emesso da Costantino,fra il 333 e il 337 dopo Cristo,per autorizzare gli Umbri a celebrare la propria festa annuale,senza essere ormai associati,contro la loro volontà,a quella degli Etruschi.Apprendiamo,in questa occasione,che la festa degli Etruschi - che deve restare immutata - si svolgeva aput Volsinios,che comprendeva dei ludi scenici e dei combattimenti di gladiatori,nonchè l'elezione di un "sacerdos" federale.

Questi elementi ricordano quello che sappiamo sull'antica riunione "ad fanum Voltumnae".Possiamo,dunque,ammettere che la festa annuale,dell'epoca imperiale,continuava quella che doveva accompagnare,all'epoca dell'Etruria indipendente,le riunioni del "concilium principum Etruriae".Essendo il documento del IV secolo dopo Cristo,appare ovvio che l'indicazione geografica si riferisca a Volsinii Novi,Bolsena,e non alla citta' distrutta dai Romani oltre cinque secoli prima (attuale Orvieto).

CITAZIONE
Ma quali requisiti avrebbe dovuto avere il centro religioso dei 12 popoli etruschi?Per prima cosa,la sua collocazione,in un luogo abitato dagli Etruschi.Uno stretto legame con le loro tradizioni religiose;quindi offrire una sicura neutralità.Non essere facilmente accessibile da parte di persone indesiderate o ostili.Essere situato in un luogo in qualche modo "straordinario",particolarmente "visibile",sulla cima di una collina o su di un'isola.Avere nei suoi pressi un'ampio spazio, per ospitare le riunioni di molti pellegrini per varie settimane.

Nel territorio volsinese(di Bolsena,ovviamente) ci sarebbe un luogo che possiede i requisiti,appena elencati:il lago di Bolsena,che Plinio definisce "lacum Volsiniensem",come sarà poi chiamato da Vitruvio,Frontino,Columella.

Nel lago ci sono due isole,la Bisentina e la Mamertana,ma quest'ultima,la più piccola,nel periodo etrusco arcaico,quando il livello del lago era di 8 metri inferiore all'attuale,era collegata alla costa;quindi gli Etruschi,giungendo sulle rive del lago,videro una sola isola,la Bisentina,che fu così chiamata dalla vicina Visentium.

L'isola era giàfrequentata dall'Età del Bronzo,come si evince dalla piroga rinvenuta presso le sue coste,datata,sulla base del carbonio 14,al X secolo avanti Cristo;inoltre,presso Punta Zingara,è stato ritrovato un relitto carico di laterizi (tegole e coppi) in terracotta e di conci tufacei,databile in epoca etrusca arcaica.

La Bisentina era forse l'isola sacra degli Etruschi,il cuore non solo in senso geografico,ma soprattutto della religiosità e del sentimento di comune appartenenza al popolo etrusco,il luogo ideale per il Santuario e l'incontro dei 12 lucumones .

L'area del lago di Bolsena soddisfa le diverse peculiarità confacenti ad un Santuario Federale Etrusco.Le più antiche vestigia di quella civiltà sono state rinvenute nei suoi pressi,nella zona sud occidentale,dove sorgeva la più importante città del periodo arcaico,Tarquinia,depositaria,secondo la leggenda,dei fondamenti della religione etrusca.

Un Santuario posto su di un'isola situata non nel mare,dove i nemici avrebbero potuto raggiungerla,ma in un grande lago al centro del loro territorio (gli Etruschi erano dei grandi navigatori,e per loro sarebbe stato ovvio scegliere un'isola per il loro Fanum) avrebbe,in più,assicurato la neutralità.

Un'isola,infatti,è un luogo accessibile solo a persone speciali,i sacerdoti,i Re delle 12 città,con il loro ristretto entourage,un piccolo manipolo di armati,per proteggerli durante gli incontri religiosi e politici (in molte parti del mondo esistono "isole sacre",dove,per gli stessi motivi, popoli diversi hanno deciso di erigere il loro Santuario principale:gli Egiziani a Philae,i Greci a Delo,i Germani a Helgoland,nel Mare del Nord e nell'isola della dea Nerto,nel Baltico,i Celti a Gavrinis,presso le coste bretoni della Francia,a Iona,in Scozia,ecc. ).

La stragrande maggioranza delle persone che partecipava all'assemblea non poteva certo accedere al Santuario,ma poteva incontrarsi nell'area costiera vicino l'isola,dove,in una città,sarebbe stato facile soddisfare le necessita' di nutrirsi,bere,trovare alloggio.Sulla costa del lago di Bolsena,di fronte all'isola Bisentina,sorgeva l'importante città etrusca di [red=color]Visentium,considerata da Massimo Pallottino fra le località etrusche più antiche,presso la quale,tra l'altro,sono state ritrovate numerose dediche alla dea Nortia.Visentium,dalla cui necropoli provengono straordinari corredi [...] testimoni delle eccezionali capacità tecniche e artistiche degli artigiani locali,conosce un precoce apogeo nel VIII e VII secolo.

Vicino ad essa,ci sono aree e spiagge dove la gente avrebbe avuto abbastanza spazio per i "sacri ludi",e da dove avrebbe sempre potuto vedere il Santuario sull'isola,come simbolo della divinità venerata.Una sede appropriata per le corse dei cavalli potrebbe essere stata la depressione ovale di Lagaccione,un piccolo cratere vulcanico delle dimensioni di 700x1000 metri,una sorta di modello ideale di un grande stadio:sedute sul naturale pendio del cratere,molte migliaia di persone avrebbero potuto assistere a corse di carri e cavalli sul terreno dell'ovale.

E' notorio che solitamente i Cristiani costruirono le loro chiese sui luoghi dove in precedenza sorgevano templi pagani.Sull'isola Bisentina ci sono 8 costruzioni,fra chiese e cappelle:forse al di sotto di una di esse,magari quella sul punto più alto dell'isola,il Monte Tabor (56 metri al di sopra del livello del lago),c'era precedentemente il tempio della dea Nortia.Quanto alle assemblee dei 12 lucumones,esse dovevano aver luogo in un posto speciale,forse in una grotta sotterranea.All'incirca al centro dell'isola Bisentina,si trova un sito straordinario,la cosidetta Malta,chiamata in tale modo perchè malta vuol dire "fango",ed era quindi un nome adattissimo per designare un luogo umido,usato durante il Medioevo come prigione.

Si tratta di un'ampia camera circolare,di circa 6 metri di diametro per 6 di altezza,in comunicazione con l'esterno attraverso un corridoio di circa m 1,60 di altezza per m 1,50 di larghezza;al centro della camera c'è una circonferenza fatta di mattoni che delimita un pozzo ora ricolmo,con diametro di 1,6 metri;in corrispondenza a quello,dal centro della volta,parte verso l'alto un lungo condotto circolare che sbocca in superficie,in un bosco.La perfetta circolarità del condotto,in tutta la sua lunghezza di venti metri,mostra che esso era stato fatto per uno scopo sacro speciale,e non per portare aria in una prigione sotterranea [...] consentiva ai 12 lucumones,seduti intorno,di entrare in comunicazione con il cielo e con le forze ctonie durante le loro cerimonie religiose e riunioni,così da prendere decisioni e deliberazioni in accordo con la volonta' degli dei [...]

:B): Mi sembra una ipotesi molto interessante.Che ne dite?

http://it.wikipedia.org/wiki/Tarquinia
www.tarquinia.net/
www.provincia.vt.it/cultura/etruschi/tarquinia.htm
http://en.wikipedia.org/wiki/Tarquinia
www.google.it/search?hl=it&site=img...q=tarquinia&oq=
www.canino.info/inserti/monografie/...ombe_tarquinia/
www.canino.info/inserti/monografie/...uinia/index.htm
www.paradoxplace.com/Perspectives/R...a/Tarquinia.htm
www.mysteriousetruscans.com/art/gallery.html
https://digilander.libero.it/epiur/visentium.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Bisenzio_(sito)
www.info-bolsena.it/paesi/paesi.asp?id=8
www.paginesi.it/viterbo/capodimonte/storia.htm
http://en.wikipedia.org/wiki/Lake_Bolsena
http://maps.google.it/maps/ms?ie=UTF8&oe=U...7bedbbbfe5966b4
http://spazioinwind.libero.it/popoli_antic...i/Bisenzio.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Lago_di_Bolsena
http://virtualglobetrotting.com/map/bolsen...view/?service=0

L'Isola Bisentina (sede del Fanum Voltumnae?):

www.navigabolsena.com/images/naviga15.jpg
http://mapcarta.com/18709682
www.panoramio.com/photo/9940261
www.google.it/search?hl=it&site=img...a+bisentina&oq=
www.canino.info/inserti/tuscia/luog...ntina/index.htm
www.panoramio.com/photo/9673145

Edited by RAGNOUOMO - 28/2/2013, 10:48
 
Top
rubinia
view post Posted on 3/9/2006, 22:38




CITAZIONE (RAGNOUOMO @ 3/9/2006, 16:31)
"Il tempio di Nortia"

scusate l'abbinamento da V elementare... però il nome mi ricorda un altro posto, meno conosciuto, sempre in zona:
image

norchia....
http://www.um.u-tokyo.ac.jp/publish_db/200...img/00pl41L.jpg

image

http://www.provincia.vt.it/cultura/etruschi/norchia.htm

http://www.canino.info/inserti/monografie/...rchia/index.htm
 
Top
RAGNOUOMO
view post Posted on 6/9/2006, 22:43




Belle foto,Rubinia.Norchia è la più spettacolare necropoli rupestre d'Italia.Il nome etrusco della città di cui la necropoli faceva parte,non è documentato;probabilmente,doveva essere abbastanza simile ad Orclae:questo infatti era il nome della zona nell' Alto Medioevo.

http://spazioinwind.libero.it/popoli_antic...hi/Norchia.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Norchia
www.etruschi.name/norchia/index.html
www.rome-roma.net/norchia-lazio.html
www.treccani.it/enciclopedia/norchi...;-Arte-Antica)/
http://spazioinwind.libero.it/archeoesperienze/index4.html
www.oltreilviaggio.it/europa/italia...mbs_norchia.htm
www.canino.info/inserti/monografie/...usche/index.htm
www.google.it/search?hl=it&site=img...9&q=norchia&oq=

Ricostruzione:

CITAZIONE
scusate l'abbinamento da V elementare

L'origine di Norchia da Nortia,divinità etrusca del fato,è molto probabile.

http://it.wikipedia.org/wiki/Nortia

Da Nortia sembra derivare anche Norcia,il nome di una città non etrusca dell'Umbria,famosa per aver dato i natali a S.Benedetto.

www.borghitalia.it/html/borgo_it.php?codice_borgo=979
http://it.wikipedia.org/wiki/Norcia

Edited by RAGNOUOMO - 28/2/2013, 11:26
 
Top
Barbanera3
view post Posted on 9/9/2006, 01:14




Quest'ultimo discorso mi fa pensare nuovamente al vecchio problema della lingua etrusca. A sentire certa gente,pare quasi che fu scritta in un'altro pianeta e che i caratteri siano indecifrabili peggio dei geroglifici (ormai ben traducibili,del resto). Ma non è così: l'etrusco si legge benissimo e dal momento dell'adozione del suo alfabeto,nel 700 A.C. circa,guarda caso di origine greca,fino al momento in cui l'etrusco passò di moda,nell'età di Cesare,questa lingua si parlò e si scrisse tranquillamente.

Il maggior numero di testi è compreso in un'arco di tempo che va dal IV al II secolo;ma,allora,qual'è il problema,visto che l'etrusco,in fondo,lo capiamo? Il problema è che i documenti scritti,a nostra disposizione, sono veramente pochi. Oltretutto,si tratta per lo piu' di nomi gentilizi,nomi semplici (come figlia,padre,madre,figli ecc.) e iscrizioni funerarie.Se dell'italiano,in un lontanissimo futuro,rimanessero soltanto le iscrizioni sulle tombe...beh..sarebbe un po' difficile ricostruire la nostra lingua...Eppure,fra gli Etruschi,c'erano scribi ufficiali,sacerdoti e storici.

La cosa migliore sarebbe riuscire a trovare dei testi abbastanza lunghi. Fra i più importanti,di quelli che possediamo,c'è senz'altro la Tabula di Cortona. Rocambolescamente rintracciata dalle forze dell'ordine,con tutti i problemi legali che ne sono poi scaturiti,si tratta di una lastra di bronzo incisa e scritta su ambedue le facce e databile tra la fine del III e la prima meta' del II secolo A.C.;un documento giuridico che registra la transazione di alcuni terreni,probabilmente appartenenti ad uno stesso latifondo,per un totale di circa 40 righe tra le due facciate. La Tabula fu rotta intenzionalmente in otto parti,già in epoca antica, ed una di esse,purtroppo,è scomparsa.

Come si puo' notare all'interno del link precedente,l'alfabeto etrusco mostra qualche somiglianza con il runico (usato dalle antiche popolazioni germaniche). I due popoli furono in contatto e,probabilmente,i Germani ne approfittarono per copiare qualcosina.
Secondo la maggior parte degli etruscologi,l'etrusco può essere considerato un relitto di antiche parlate del Mediterraneo,precedenti le invasioni indoeuropee. Questa,infatti,è la convizione prevalente tra gli studiosi:l'etrusco non e' una lingua indoeuropea.Non manca,è bene dirlo, qualche ipotesi divergente.

link

Tormando al Fanum,riporto un'Adnkronos:

"Fanum Voltumnae, ipotesi tutta da verificare. "Il ritrovamento e' tutto da verificare". Francesca Boitani,direttrice del Museo Etrusco di Villa Giulia,commenta così la vicenda legata al presunto ritrovamento del Fanum Voltumnae,ad Orvieto.Quello che - secondo gli archeologi di Macerata che hanno condotto la lunga campagna di scavi - potrebbe essere il parlamento della Lega Etrusca,per la Boilani è un sito gia' noto "e l'attribuzione resta un'ipotesi da verificare. Non ci sono - spiega la direttrice di Villa Giulia - elementi nuovi che facciano propendere per l'identificazione con il Fanum Voltumnae,e su questo restano cauti anche nelle Marche". In ogni caso,per fare il punto della situazione sugli scavi,il 12 settembre si svolgerà ad Orvieto una conferenza stampa nei pressi del sito".

link

"Altri autori in termini pressochè eguali", scrive Vincenzo Batelli nel 1828, "benchè più concisamente assegnano agli Etruschi il totale antichissimo possesso dell'Italia. Servio senza esitare accerta constare, che i Toschi possedettero ogni cosa sino allo stretto Siculo. Servio, Polibio, Plutarco confermano il dominio estesissimo in Italia dei Tirreni. Polibio più ampiamente asserisce che tutti i campi, i quali conterminano all'Appennino e al mare Adriatico, erano una volta abitati dai Tirreni, nel qual tempo essi occupavano pure i campi Flegrei intorno a Nola (2). Plutarco lascia intendere esso pure d'aver creduto che l'Italia tutta fosse antichissimamente dei Tirreni ove dice: "I Galli tosto discendendo ridussero sotto il loro potere l'intero e antico paese dei Tirreni dalle Alpi all'uno e all'altro mare (3). Senza che gli autori cel dicano espressamente, è forza convenire, che un dominio sì esteso ed universale non può concepirsi goduto dagli Etruschi, che allorquando essi erano uniti tra loro in un solo corpo, e formavano una sola nazione, e non già quando si divisero tra loro in varj Stati, e presero nomi differenti, o quando con essoloro si frammischiarono altri popoli stranieri. E queste vicende e mutazioni quando sono esse accadute? Ecco un punto indecisissimo, ma che per ciò stesso prova mirabilmente una sempre più insigne loro antichità. Imperocchè o si retrotraggono tali vicende a tempi lontanissimi e immemorabili, e bisognerà insieme retrotrarre eziandio il tempo, in cui gli Etruschi formanti una sola nazione ebbero l'impero assoluto dell'Italia: ovvero, come pare a taluni più verisimile, si danno avvenute poco più poco meno intorno all'epoca della venuta di Antenore, o di quella di Enea, e nuovamente pure converrà confessare che gli Etruschi erano già prima liberi padroni di tutto il continente Italico, e quindi già assaissimo antichi". Tratto da http://books.google.it/books?id=tk0OAAAAQAAJ&dq=.

Oggi si ritiene che gli Etruschi non abbiano mai formato una nazione unitaria, che siano rimasti per sempre divisi in città-stato fra loro indipendenti, Arezzo, Perugia, Tarquinia eccetera, e che il loro dominio si sia esteso dall'Italia centrale, escludendo parte dell'Umbria, del Lazio e le Marche, fino alla Valpadana centrale a Nord e ad alcune aree della Campania settentrionale a Sud : www.homolaicus.com/storia/antica/ro...pa_etruschi.jpg.

Edited by Barbanera3 - 21/12/2013, 11:34
 
Top
Martin Mistero
view post Posted on 14/11/2006, 03:23




Forse c'e' stata un po' troppa fretta nell'annunciare la scoperta....
 
Top
veive
view post Posted on 16/11/2006, 19:16




Purtroppo capitata spesso che si gridi al miracolo nell'orvietano: è una questione di finanziamenti...
 
Top
RAGNOUOMO
view post Posted on 26/11/2006, 02:24




CITAZIONE
documenti scritti ... sono veramente pochi

:B): E' opportuno fare alcune considerazioni.

Secondo Wiki "è una lingua considerata da più non indoeuropea, ma oggi alcuni linguisti com Adrados, Bernardini-Mazzolla, Pittau ecc. la considrano almeno in parte derivata dalle lingue indoeuropee, in particolare di tipo anatolico [*], come il luvio. Alcuni studiosi, tra i quali Helmut Rix, collegano l'etrusco anche alla lingua retica, parlata dai Reti dell'area alpina fino al III secolo". In genere si ritiene che la lingua etrusca non sia accostabile o comparabile con nessun'altra lingua dell'area del Mediterraneo,però alcuni ricercatori non sono di quest'idea.

[*] Tutto ciò si accorderebbe con il famosissimo racconto dello storico greco Erodoto:secondo lui,gli Etruschi venivano dalla Lidia,situata per l'appunto in Anatolia.

http://it.wikipdia.org/wiki/Lingua_etrusca

CITAZIONE
L'etrusco è una lingua costruita in un alfabeto di origine greca e affine all'alfabeto latino. Le incognite che ancora oggi la lingua etrusca presenta sono da attribuire alla sua estranità rispetto ai gruppi linguistici noti. A detta degli antichi, tra cui lo storico Dionigi d'Alicarnasso, la lingua parlata dagli Etruschi era diversa da tutte le lingue conosciute. Dopo la conquista romana, essa fu a poco a poco sostituita dal latino, fino a uscire completamente dall'uso [...] Si è già detto che uno dei fondamentali fattori negativi per la conoscenza della lingua etrusca (e potremmo aggiungere più generalmente della civiltà etrusca) è costituito dalla ristrettezza della documentazione. Tuttavia questa documentazione è tutt'altro che trascurabile: si tratta infatti del più ingente complesso di testimonianze scritte di una lingua antica parlata in Italia, e nell'intero Mediterraneo centro-occidentale, a parte il greco, il fenicio-punico e il latino; in età arcaica gareggia pr entità con i resti epigrafici di queste stesse lingue; ed è in continuo aumento. Proprio il flusso delle nuove scoperte ravviva la speranza che il futuro, anche prossimo, possa riservarci ulteriori sorprese. E' più che probabile che il sottosuolo etrusco nasconda ancora un ricco patrimonio di iscrizioni. Non si può escludere che un'attenta indagine nelle aree dei maggiori centri urbani porti al ritrovamento di testi epigrafici di carattere pubblico, storico-commemorativo o giuridico eventualmente redatti in etrusco e in latino (ciò che è ben possibile per le fasi più recenti dell'Etruria sottomessa o federata a Roma). Rimarrà naturalmente comunque l'incolmabile lacuna dell'assenza di testi letterari, per cui si è preclusa la possibilità di conoscere l'etrusco alla stessa stregua delle altre lingue del mondo classico. In teoria i documenti letterari etruschi potrebbero scoprirsi nel futuro in papiri dell'Egitto o di Ercolano (se si tien conto del già avvenuto miracolo - che di un vero miracolo dobbiamo parlare - del rinvenimento di un testo etrusco sulle bende di tela di una mummia egiziana); ma si tratta purtroppo di possibilità tanto tenui e remote da potersi definire chimeriche [...]

http://spazioinwind.libero.it/popoli_antic...chi/lingua.html

CITAZIONE
Capita spesso di sentire affermare che la lingua etrusca è rimasta per noi un mistero indecifrabile. Non è vero. La lettura dell'trusco è difficoltosa, ma tutt'altro che impossibile. Gli Etruschi utilizzarono infatti, con qualche adattamento (non usavano le consonanti "b" e "d" e la vocale "o"), un tipo di alfabeto portato in Italia dai primi coloni greci. Se si è in grado di leggere il greco, si può leggere anche l'etrusco. Bisogna tenere presente che la scrittura va in genere da destra verso sinistra, con un andamento inverso rispetto al nostro. Inoltre nei testi più antichi non c'è divisione tra le parole e, solo più tardi, essa iniziò ad essere segnalata tramite punti o, più raramente, per mezzo di spazi. I problemi sorgono quando si vuole interpretare, comprendere l'etrusco. Perchè incontriamo delle difficoltà? Il motivo principale risiede nel fatto che l'etrusco è una lingua morta, cioè non parlata più da nessuno ormai da duemila anni, e che la documentazione a nostra disposizione è insufficiente per la qualità, più che per la quantità. Abbiamo infatti numerose iscrizioni, ma per la stragrande maggioranza sono brevi, ripetitive, a carattere funerario, spesso con la sola indicazione del nome del proprietario del monumento o dell'oggetto su cui è collocato. La nostra conoscenza della lingua etrusca è quindi limitata, per lo più, ai nomi di persona, a quelli di alcuni oggetti e ai numerali. Testi di particolare importanza ai fini della conoscenza dell'etrusco sono quelli che presntano una lunghezza consistente o che sono bilingui, cioè redatti in due lingue di cui una nota. Pur trattandosi di eccezioni troppo limitate per arrivare ad avere una conoscenza completa dell'etrusco, di passi avanti, negli ultimi tempi, ne sono stati fatti molti e siamo riusciti a comprendere il significato di numerose parole. Esistono ormai elenchi alfabetici di parole etrusche di significato sicuro o probabile: può essere curioso scorrerli. Si può apprendere, per fare qualche esempio, che CLAN significa FIGLIO, AVIL ANNO, PUIA MOGLIE, SPUR CITTA', TULAR CONFINE, e così via. Sappiamo anche che l'etrusco, durante i secoli in cui venne parlato e scritto, subì alcuni aggiornamenti. In Etruria esistvano anche varianti regionali (è un po' il caso dei nostri dialetti), e la grafia di alcune lettere variava, ad esempio, tra l'Etruria settentrionale e quella meridionale.

http://books.google.it/books?id=Q-drBgE_lB0C&dq=
http://books.google.it/books?id=ZDE7aRdpxPgC&dq=
http://books.google.it/books?id=nOJdXgHV3xsC&hl=
http://books.google.it/books?id=ha7a0mDBInwC&dq=
http://academia.edu/3010868/Alessandro_Mor..._lingua_etrusca
www.linguaetrusca.it
www.etruschi-tirseni-velsini.it
www.carlo.dadamo.name/articoli/1_dadi_etruschi.htm
www.fondazionedragan.it/media/15_storia_mono_indice.pdf
www.pittau.it/Etrusco/etrusco.html
www.pittau.it/Etrusco/Studi/studietr.html

Vocabolario di lingua etrusca:

http://it.wikibooks.org/wiki/Vocabolario_di_lingua_etrusca

CITAZIONE
Secondo una tradizione lidia riferita dallo storico greco Erodoto del V secolo a.C., gli Etruschi sarebbero giunti dalla Lidia (attuale Turchia anatolica meridionale), salpati dal porto di Smirne a seguito di una carestia. Sotto la guida di Tirreno, figlio di Ati [...] attorno al XIII secolo a.C. avrebbero dapprima "oltrepassato molti popoli" e sarebbero arrivati "presso gli Umbri" (sulle coste occidentali dell'Italia), nel loro paese costruirono 12 città, "dove ancora oggi vivono". I Lidi giunti in Italia avrebbero poi cambiato il loro nome in Tirreni [...] La tesi erodotea della proveninza orientale, anche per la sua autorevolezza, è stata accettata quasi unanimamente dagli scrittori antichi e ha a lungo condizionato anche gli studiosi moderni, suggestionati dai tratti orientali presenti in varie manifestazioni della civiltà etrusca. Le molte affinità degli Etruschi con il mondo egeo-anatolico, presente nei costumi, nella lingua, nell'arte e nella religione, possono tuttavia essere dovute ai contatti commerciali e culturali con queste popolazioni e dall'immigrazione in Etruria di gruppi di vario livello sociale appartenenti a tali civiltà (cultura orientalizzante). All'interno della tesi della provenienza orientale, già in antichità fu elaborata un'ipotesi pelasgica. Secondo Ellanico di Lesbo, storico greco del V secolo a.C., gli Etruschi sarebbero stati Pelasgi, popolo mitico originario della Grecia settentrionale e poi irradiatosi in varie regioni del Mar Mediterraneo, i quali si sarebbero stabiliti nella zona dell'Etruria dandosi il nome di Tirreni [...] Un'altra tradizione, riportata dallo storico Dionigi di Alicarnasso (I secolo a.C.), sostiene l'origine autoctona del popolo etrusco. In particolare afferma che tra gli Etruschi, i Lidi e i Pelasgi non vi erano affinità culturali, religiose e linguistiche e che gli Etruschi che chiamavano sè stessi Rasenna [...] non erano un popolo "venuto da fuori" [...] Da un passo controverso di Livio, che allude alla derivazione dei Reti, popolazione alpina delle valli del Trentino Alto-Adige, dagli Etruschi [...] si potrebbe invece dedurre che questi ultimi venissero dal settentrione attraverso le Alpi [...] Alcuni linguisti russi (Sergei Starostin, Vladimir Orel, Igor M. Diakonoff) mettono in relazione le lingue tirreniche e le lingue caucasiche nordorientali, basandosi sulla presunta corrispondenza nelle strutture grammaticali, nella fonologia, nei numerali, tra la lingua etrusca, le lingue hurro-urartee, e le lingue caucasiche nordorientali [...] La teoria formulata dal linguista Massimo Pittau si basa sulla supposta derivazione della lingua sarda e di quella etrusca dall'antica lingua lidia. Secondo questa teoria, gli Etruschi proverrebbero dalla Lidia, in accordo con il racconto di Erodoto [...] Nel libro "Etrusco:una forma arcaica di ungherese" il glottologo Mario Alinei propone, in coerenza con la teoria della continuità dal Palolitico, di identificare l'etrusco come una fase arcaica dell'attuale lingua ungherese, appartenente alle lingue ugriche (o ugro-finniche). Secondo Alinei sia l'etrusco che l'ungherese sarebbero due lingue agglutinanti, con accento sulla prima sillaba, e avrebbero medesima armonia vocalica, e solo consonanti occlusive sorde. L'ipotesi di Alinai non escluderebbe un'affinità degli Etruschi con le attuali popolazioni anatoliche, perchè gli Ungheresi, secondo i risultati di recenti ricerche genetiche risultano "una popolazione affine agli Iraniani (in quanto discendenti di Sciti e Osseti del I millennio a.C.) e ai Turchi" [...]

http://italiano.eioalmria.org/

CITAZIONE
Forse c'è stata un po' troppa fretta

CITAZIONE
si gridi al miracolo nell'orvietano: è una questione di finanziamenti

Eh sì, i dubbi non mancano ...

www.assadakah.it/modules.php?name=N...article&sid=742
www.laportadeltempo.com/Italia/ita_010906(1).htm

CITAZIONE
Le splendide pitture,dai vivaci colori e dalle linee eleganti,apprezzabili ancora oggi,dopo millenni,nelle loro straordinarie tombe,mostrano gli Etruschi come un popolo amante della vita,della musica,della danza,dei banchetti,dei divertimenti.Ed Erodoto afferma che si deve agli antenati degli Etruschi,i Lidi,l'invenzione dei vari giochi,raccontando anche in quale circostanza cio' avvenne:"anche i giuochi attualmente in uso presso di essi e presso gli Elleni sarebbero,secondo i Lidi stessi,loro invenzione.Dicono che furono inventati nel loro paese,nell'epoca medesima in cui colonizzarono la Tirrenia.

Gli enigmatici dadi di Tuscania:

www.antikitera.net/download/Dadi_di_tuscania.pdf
http://it.wikipedia.org/wiki/Tuscania
www.archeologia.com/portfolio/img-t...tuscania-23.htm
www.infoviterbo.it/tuscania/tuscania.htm
www.terradituscia.com/comuni/tuscan...a_necropoli.htm
www.rositour.it/RomaLazio/Etruria/Intro/Etruria.htm
www.primitaly.it/lazio/viterbo/tuscania/tus_ben.htm
http://spazioinwind.libero.it/popoli_antic...i/Tuscania.html
www.beniculturali.it/novita/iniziat...ecropoli_3.html
www.sandrovannini.com/etruschi.htm
www.canino.info/inserti/monografie/...cania/index.htm

Etruschi,popolo dai molti nomi: Tirreni per i Greci,Rasenna per sè stessi,Tusci. Il mistero sta proprio nelle origini. Girando qua e là,ho trovato le più diverse ipotesi: autoctoni o immigrati da chissà dove. Alcuni eruditi antichi fanno venire gli Etruschi dalla Lidia (nell'odierna Turchia) o dal Nord. Sicuramente nella civiltà etrusca si notano degli influssi asiatici.

http://web.tiscali.it/etruschi_tarquinia/t...oneateniese.htm
http://web.tiscali.it/etruschi_tarquinia/tirreni.htm
www.scuole.comune.carpi.mo.it/4circ...hi/etruschi.htm

Gli Etruschi e i misteriosi Pelasgi:

http://web.tiscali.it/etruschi_tarquinia/c...apposizione.htm
http://web.tiscali.it/etruschi_tarquinia/originietrusche.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Pelasgi
www.treccani.it/enciclopedia/pelasg...edia-Italiana)/
www.circei.it/pagina-5.html

Edited by RAGNOUOMO - 12/7/2013, 18:38
 
Top
Barbanera3
view post Posted on 10/2/2007, 01:22




A proposito dell'annosa e dibattuta questione riguardante le origini del popolo etrusco, arrivano delle notizie interessantissime:

Link: www.galileonet.it/news/7896/etrusch...a-mediorientale

"Etruschi,un DNA mediorientale

Secondo la genetica gli Etruschi arrivarono dal Medioriente.Lo afferma un gruppo di ricercatori dell'Università di Pavia,guidato da Antonio Torroni,sulla rivista "The American Journal of Human Genetics". Il team di genetisti è partito dall'analisi del DNA mitocondriale degli abitanti odierni della Toscana per confrontarlo con quello di altri popoli. I dati studiati hanno evidenziato un legame abbastanza diretto fra il patrimonio genetico degli attuali toscani e quello di alcune popolazioni mediorientali. L'impiego del genoma mitocondriale garantisce,in virtù della trasmissibilità unicamente materna,una minore degenerazione della discendenza genetica degli antichi Etruschi da parte dei conquistatori romani. Sulla base di questa ipotesi,gli scienziati hanno analizzato il DNA mitocondriale di piu' di 300 persone non imparentate provenienti da tre località toscane: Murlo,Volterra e la Valle del Casentino. Il loro patrimonio genetico è stato quindi confrontato con quello di 55 popolazioni dell'Eurasia occidentale,Italia compresa. Dai risultati si evidenzia così una stretta parentela (con picchi del 17% a Murlo) con il DNA mitoicondriale di abitanti del Medio Oriente. Questa conclusione porta a ipotizzare che il popolo etrusco sia giunto sui lidi della Toscana in epoca piuttosto recente,provenendo da una o più regioni mediorientali. Sarebbe così confermata l'antica convinzione di Erodoto,lo storico greco che riteneva gli Etruschi un popolo originario della Lidia,in Asia Minore,giunto in Italia ai primi del IX secolo A.C.".


link

link

"... Cosicchè esso (il popolo etrusco) apparve agli antichi - ed è apparso a molti storici moderni - assai più vicino ai popoli dell'Oriente che non ai Greci e ai Romani. Ciò che per altro è da attribuire essenzialmente al fatto che i caratteri fondamentali della sua struttura di civilta' si formarono e fissarono definitivamente in un'epoca arcaica ancora dominata dall'impronta delle più remote tradizioni mediterranee,come attestano alcuni aspetti singolari:per esempio il culto dei morti nei sepolcri grandiosi costruiti o scavati ad imitazione della casa,dipinti con figurazioni realistiche pregne di forza magica,ricchi di corredi preziosi,di suppellettili,armi,vesti,cibi destinati ad una "seconda vita",con il bisogno di perpetuare l'individualita' del defunto nel ritratto funerario come nell'antico Egitto;o la particolare importanza della donna nella societa' che ha fatto pensare a reminiscenze di matriarcato;o il gusto per la musica passionale ed orgiastica degli strumenti a fiato,flauti asiatici e trombe,preferita ai severi modi ellenici degli strumenti a corda,che accompagnava ogni atto dell'esistenza,dalle feste ai funerali,alla caccia,alla cucina,persino alle esecuzioni;o anche,e soprattutto,nel campo della religione,la visione animistica del soprannaturale con un mondo popolato di geni e di demoni,il puntiglioso formalismo dei riti,la diffusione delle pratiche divinatorie in parte simili a quelle orientali come l'aruspicina e l'epatoscopia,cioe' la lettura dei visceri,specialmente il fegato,degli animali sacrificati,in parte originali come la dottrina dei fulmini. Tutte queste tendenze e tradizioni primitive si trovarono a convivere con il progresso culturale e la mentalità razionale della Grecia classica ed ellenistica specialmente nelle ultime fasi del popolo etrusco,con sconcertanti mescolanze e contrasti. Già agli occhi di alcuni più avveduti pensatori antichi,come Seneca,l'Etruria doveva apparire quasi un relitto isolato di un mondo sperduto,esotico,ormai incomprensibile. Di qui l'alone di curiosità e di mistero che sin d'allora cominciò ad avvolgerne le origini,il linguaggio,i culti,le vicende storiche,e che tanto più si e' accresciuto,per noi moderni,con la scomparsa di quelle fonti di conoscenza che pure erano disponibili nell'antichità (come dimostra fra l'altro la grande opera sugli Etruschi in venti libri scritta in greco dall'eruditissimo imperatore Claudio,sfortunatamente perduta).

(Estratto da un articolo di Massimo Pallottino).

"Contrassegno oggettivo e soggettivo dell'identità etrusca è in primo luogo l'etnonimo *Turs(a)- [...] Greci e Italici non possono aver appreso la forma comune *Turs(a)- se non dagli interessati stessi e cioè dai *Turs(a) [...] I Greci chiamarono gli Etruschi [Tyrsenoi, Tyrrenhoi, Tirreni] almeno dalla fine dell'VIII secolo a.C., dando loro lo stesso nome che davano ad una popolazione dell'area egeo-settentrionale; e proprio qui, a Lemnos, nel VI secolo a.C. si parlava una lingua che noi sappiamo essere imparentata geneticamente con l'etrusco; per H. Rix derivano entrambe, lemnio ed etrusco, da una lingua comune, il "prototirseno". E' evidente che i Greci erano al corrente di un legame più o meno antico tra il gruppo egeo e quello che abitava l'Italia centrale; non è infatti immaginabile che abbiano colto l'affinità linguistica tra le due lingue - quella parlata in Italia e quella parlata nell'Egeo - indubbiamente esistente ma non di immediata evidenza. Accanto al nome con il quale vennero identificati dai vicini, gli Etruschi ne usarono un altro, Rasenna: secondo Dionisio di Alicarnasso [...] "essi in realtà/ma essi danno a se stessi una propria denominazione, derivata dal nome di un certo Rasenna, di uno dei loro condottieri". L'autore non nomina la sua fonte [...] ci dice che la forma Rasenna era ancora nota ai suoi tempi, e cioè verso la fine del I secolo a.C. Il passo esclude che, poichè Rasenna era il nome che gli Etruschi si davano, l'etnonimo possa essere stato creato da non-Etruschi. Del resto, una forma rasn- è testimoniata in etrusco in epigrafi per lo più di carattere politico-istituzionale a partire dalla seconda metà del IV secolo a.C. e scende fino al II secolo [...] ma non si può escludere che il termine sia più antico. Se si accetta la tesi di Rix secondo cui la forma rasn- avrebbe avuto il significato di "milizie" ed avrebbe qualificato i "portatori di armi", Rasenna potrebbe essere la figura di capostipite-condottiero creata su modello greco in un particolare momento storico - non prima della fine del V secolo - da intellettuali etruschi legati al gruppo dei Rasenna. Dunque gli Etruschi ebbero due nomi: uno, certo più antico, *Turs(a)- usato da loro stessi e ripreso dagli estranei alla comunità; ed un altro più recente, Rasenna, usato soltanto da loro stessi e legato alla figura, certo fittizia, di un condottiero [...] Vorrei prospettare, in via ipotetica, che gli stessi intressati usassero *Turs(a)- per relazioni esterne e Rasenna per le relazioni interne al gruppo, secondo un modello ben noto sul piano universale".

Link: http://books.google.it/books?id=3cCGCga034MC&dq=

Esistono delle relazioni fra i Tirsenoi/Tirreni sopra menzionati e i Popoli del Mare?. Eqwesh, Lukka, Shekelesh, Teresh, Danuna, Weshesh eccetera - i loro nomi compaiono nei documenti egizi - invasero l'Anatolia, Cipro, la Siria, Canaan e l'Egitto tra la fine del 13° (1300- 1201 a.C.) e l'inizio del 12° secolo a.C. (1200 - 1101 a.C.).

Edited by Barbanera3 - 9/3/2014, 04:17
 
Top
Giovanni C2
view post Posted on 12/2/2007, 04:16




CITAZIONE
A proposito dell'annosa e dibattuta questione

Esistono dei punti oscuri,Barbanera.Basta leggere questi articoli,usciti diversi mesi fa:

CITAZIONE
I Toscani non discendono dagli Etruschi

Test del DNA:troppe differenze tra gli antenati e il popolo attuale.

Luigi Bignami.

l'ipotesi che i toscani fossero i diretti discendenti degli Etruschi sembrava così certa che non si era mai pensato a una verifica scientifica. Il dubbio che le cose potessero non essere così certe è venuto a un'equipe di ricercatori internazionali guidati da Guido Barbujani, professore di biologia dell'Università di Ferrara. Il professore ha così pensato di confrontare il DNA degli antichi etruschi - che in Italia iniziarono ad affermarsi attorno all'ottavo secolo avanti Cristo - con quello degli attuali toscani.

I risultati, che sono stati pubblicati sulla rivista scientifica American Journal of Human Genetics, hanno fatto crollare l'ipotesi, sollevando, inoltre, numerose domande. Barbujani ha confrontato statisticamente il DNA degli antichi etruschi con quello di alcune popolazioni toscane che, in base a dati storici, potevano essere le più dirette discendenti dell'antico popolo.

"E' stato molto difficile selezionare il DNA degli etruschi, perchè abbiamo dovuto lavorare su ossa che sono state manipolate da archeologi e da altre persone. E questo ha inquinato il DNA originario. Per questo motivo abbiamo dovuto scartare 50 campioni su 80 che avevamo a disposizione", spiega Barbujani.

I risultati comunque portano a concludere che tra etruschi e moderni toscani vi sia ben poco a che fare.

Che fine hanno fatto, allora, gli etruschi per non lasciare tracce?

Risponde il biologo:"Il quesito apre un ventaglio di tre ipotesi. <b>La prima vuole che la nostra ricerca, pur precisa, non abbia selezionato le popolazioni toscane che hanno i geni etruschi e che magari sono nascoste in qualche località della Toscana che non fa pensare a tale connessione. Ma sarebbe molto strano, perchè la scelta su quale DNA campionare è stata fatta con estrema precisione su dati storici difficili da confutare. La seconda ipotesi vuole che gli etruschi siano stati eliminati dai romani. Come sia avvenuto ciò è difficile dirlo. Forse semplicemente incorporandoli biologicamente in un lasso di tempo molto breve oppure sterminandoli come fecero, a esempio, gli americani con gli indiani. La terza ipotesi, la più remota, vuole che le ossa che abbiamo studiato appartengano solo a etruschi di elevata nobiltà, tant'è che vennero trovate in tombe finemente decorate. In tal caso questo nucleo di persone si sarebbe differenziato dal resto del popolo degli etruschi e gli attuali toscani potrebbero essere discesi da questi ultimi".

Le ipotesi dunque spinngono verso altre ricerche. Gli studi di Barbujani hanno portato anche ad altre conclusioni interessanti. Fino ad oggi non si sapeva se gli etruschi fossero un'unica popolazione o se fossero popolazioni diverse legate da una lingua, da una religione e altro:"Il DNA ci permette di affermareche erano un'unica popolazione omogenea", risponde Barbujani. Inoltre si è potuto gettare uno sguardo anche alle origini degli etruschi, che sono ancora in gran parte avvolte dal mistero.

Ancora Barbujani:"Il DNA ci racconta che questa popolazione era piu' simile a quelle della sponda orientale del Mediterraneo che ad altre popolazioni. In altre parole c'era una certa affinità con i Turchi e quindi possiamo dire che qualcosa di loro oggi e' rimasto in Anatolia".

A tal proposito va ricordato che lo storico greco Erodoito, vissuto nel V secolo a.C., sostenne la tesi che gli etruschi arrivarono via mare dalla Lidia, regione dell'Asia Minore. Secondo altri storici antichi invece, tra cui Dionigi di Alicarnasso, gli etruschi sarebbero una popolazione di stirpe italica, che risiedeva nella penisola già da epoche remote.

Fonte:www.fuorilemura.it/index.php?ed=49&rub=26&tit=966

Riassumendo:
- esame 1 di Barbujani, DNA delle ossa di Etruschi e DNA dei toscani attuali: risultato negativo
- esame 2 di Barbujani, DNA delle ossa di Etruschi e DNA dei popoli dell'Anatolia: risultato postivo
- esame compiuto dai ricercatori dell'Università di Pavia, DNA dei toscani e DNA dei popoli dell'Anatolia: risultato positivo.

L'esame n.1 di Barbujani ha dato risultato negativo. I genetisti di Padova lo hanno ripetuto,stavolta però con risultati positivi? Gli articoli parlano solo del confronto tra i DNA mitocondriali ( http://it.wikipedia.org/wiki/DNA_mitocondriale ) dei toscani di Murlo,Volterra,Casentino e degli anatolici.

Barbujani aveva scoperto delle affinità tra gli etruschi e le popolazioni dell'Anatolia.

Di teorie sulle origini dei Rasenna col tempo ne sono venute fuori un bel numero. Fra le più originali c'è quella formulata dai linguisti che trovarono o hanno creduto di trovare delle analogie fra i vocaboli dell'etrusco e dell'aymara-quechua,lingua utilizzata da certe popolazioni sudamericane,i cui antenati edificarono Sacsahuaman,Tiahuanaco,Machu Picchu,Ancon e Pisac.

Pisac,antica città del Perù:
http://images.google.it/images?hl=it&q=pis...F-8&sa=N&tab=wi

CITAZIONE
Come sottolinea il professor Donald Strong del British Museum gli etruschi non hanno nè legami con le popolazioni che li precedettero (la civiltà villanoviana, età del ferro, bologna) nè con le contemporanee civiltà sviluppatesi nella penisola, la loro cultura è molto più evoluta, hanno abitudini diverse, una lingua completamente diversa ed un'emancipazione di costumi paragonabile solo a quella della Grecia elle nica e della Roma repubblicana.

Secondo Erodoto di Alicarnasso (5° sec. a.c.) l'Etruria sarebbe un principato fondato da profughi provenienti dalla Lidia in Asia Minore.

La professoressa fiorentina Natalia Rosi de Tariffi studiosa della lingua etrusca e delle lingue sudamericane, è giunta alla conclusione che la lingua parlata in Toscana deriverebbe direttamente dal quechua e dall'aymara,le lingue parlate dalle popolazioni che realizzarono le monumentali opere di Tiahuanaco,Sacsahuaman,Machu Picchu,Ancòn e Pisac. La comparazione di vocaboli etruschi e quechua-aymara sembra non lasciar dubbi. L'ipotesi è che gli etruschi siano giunti alle sponde dell'Arno dalla lontana America forse attraverso il mare [...]

Fonte: www.misteriufo.it

http://books.google.it/books?id=TJnrAAAAMAAJ&q=

http://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_aymara

http://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_quechua

CITAZIONE
Una gloriosa migrazione venuta da lontano approda sui lidi italici e da sempre sfugge alle ricerche più approfondite.Dov'era la loro patria?Perchè scomparvero senza lasciar traccia? [...]

I ricercatori più audaci pongono l'origine degli Etruschi in Lydia,a oriente di Smirne,citando Erodoto che scrive ne Le Storie, I, 94:"Raccontano i Lidi che sotto il re Atys,figlio di Manes,vi fu in Lydia una grande carestia;per un po' la popolazione vi tenne fronte,ma poi,visto che non cessava, ... il re divise il popolo in due parti ... A capo dei designati a rimanere pose se stesso,degli altri designati a partire,il proprio figlio Tirreno.Gli esuli scesero a Smirne,costruirono delle navi ... e salparono alla ricerca di una nuova terra ... ,finchè dopo aver costeggiato molti paesi,giunsero presso gli Umbri dove fondarono città che tuttora abitano ...".

Rivelatrice,poi,la storia di Lucumone,figlio di un nobile corinzio,che insieme alla moglie Tanaquilla giunge a Roma da Tarquinia nel VII sec. a.C.Alle porte di Roma,un'aquila afferra il cappello di Lucumone per poi restituirglielo.Un presagio sacro,simile al mito azteco,e alla fondazione della metropoli di Cajamarquilla in Perù,dove un condor avrebbe incoronato il suo fondatore.Tanaquilla è un nome incaico,dato che quilla significa luna,suggerendo che la donna appartenesse ad un antico culto lunare.In etrusco lo stesso nome è Thanakhvil,dove than è l'aspetto femminile del dio Tin e akhvil è ancella,in quechua aclla,indicante cioè "le ancelle degli dei",un ordine sacro.

Lucumone entrerà a Roma mutando il suo nomein Tarchunies Rumach,Lucio Tarquinio Prisco,e diverrà re nel 607 a.C. dopo la morte di re Anco Marzio [...] Sarà lui a drenare l'acqua che alimenterà il Tevere dai colli attorno a Roma,a creare il Foro Boario,il Tempio di Vesta e il Circo Massimo,luogo di culto.Suo è anche il magnifico tempio di Tinia-Giove sul Campidoglio [...]

Le metropoli etrusche annoverano Cortona,Arezzo,Fiesole,Tarquinia,Vulci e Populonia.Il monumentale complesso urbano di Caere,con una necropoli che copre 360 ettari,era anticamente il porto più potente del Mediterraneo,insiema ad Hatria,e da innumerevoli altri sulla costa tirrenica.Uno dei più antichi insediamenti è Vetulonia,che superava Atene con oltre centomila abitanti.Le sue pietre megalitiche un tempo si stagliavano sulla collina-tumulo,ugualmente a Ollantaytambo sulle Ande [...] Indistinguibili,poi,la cinta muraria di Volterra lunga 8 km e quella di Pisaq in Perù,come pure i blocchi poligonali di Alatri e Amelia,pesanti centinaia di tonnellate,e Sacsayhuaman,sovrastante Cuzco [...]

Colpisce poi l'omofonia di Chianciano (probabilmente consolidatosi da un etrusco Clanikiane) e Chan Chan,capitale del Gran Chimù peruviano,le quali conservano anche identiche urne funerarie antropomorfe risalenti al VII sec. a.C. [...]

Fonte: www.acam.it/etruschi-lombra-dei-rasna/

http://it.wikipedia.org/wiki/Mura_poligonali

www.murapoligonali.it

www.etruschi.name/vetulonia/mura_it.html

http://it.wikipedia.org/wiki/Cerveteri

CITAZIONE
Secondo un famoso astrologo e assirologo di Leningrado, Vitali Beliavski, ad esempio, gli Etruschi discenderebbero da un antichissimo popolo dell'Asia Minore che qualche millennio prima di Cristo "gettò le fondamenta della civiltà in un'area che dal Tigri all'Eufrate va fino alle Alpi e alle terre di confine tra Europa e Asia". Beliavski, a conferma della sua tesi, cita "stupefacenti affinità" riscontrate tra Etruschi, Sumeri, e una piccola tribù della Siberia: i Selkupi.

Studiando gli antichi inni rituali dei Selkupi (quattromila anime che vivono in territori siberiani vicini agli Urali), i ricercatori sovietici hanno con stupore notato affinità fonetiche e di senso con il vocabolario dei Sumeri e degli Etruschi. Gettato questo "ponte linguistico" dal folto della taiga dell'Asia all'antica Mesopotamia e all'Italia, Vitali Beliavski è pronto a portare altri elementi in appoggio alla sua teoria: ritrovamento in pittogrammi di tipo sumerico in Romania e di statuette con scritte in sumero nel Turkmenistan meridionale sovietico; scoperta di analogie grammaticali tra la lingua degli antichi Sumeri e quelle delle tribù turaniche della Siberia."Elementi in comune particolarmente numerosi nella lingua, nelle tradizioni artristiche e nell'artigianato confermano l'affinità tra i Sumeri e gli Etruschi e di conseguenza i Selkupi", sostiene Beliavski.

Ma è un'altra la teoria che si sta facendo prepotentemente largo: quella secondo cui gli Etruschi sarebbero venuti addirittura oltre oceano. Si sono infatti notate sorprendenti analogie con le civiltà Maya, Azteca e Incaica non certamente spiegabili come semplici coincidenze. Tali analogie del resto erano già state riscontrate intorno agli anni '20 da un eclettico quanto originale studioso e archeologo, il barone di Hausmann che, nel corso di una spedizione nello Yucatan ed in altre zone del centro America, aveva notato affinità notevoli con alcune ermetiche iconografie etrusche. Più recentemente, la professoressa Natalia Rosi De Tariffi, docente da molti anni in Venezuela, ha proposto anche interessanti comparazioni tra alcuni vocaboli etruschi e le corrispondenti parole degli antichi americani, ed in particolare delle lingue Quechua-Aymarà.

Ed effettivamente tale somiglianza sembra esistere.

Appare evidente, inoltre, una notevole affinità tra le caratteristiche somatiche degli Etruschi e quelle degli Indios centro-americani, con particolare riferimento al taglio obliquo degli occhi. Se ciò non bastasse, i nobili Incas, che vantavano una discendenza antichissima e misteriosa, avevano anch'essi la "pelle chiara", pur conservando le caratteristiche suddette. Non mancano del resto anche riferimenti comuni di carattere religioso e mitologico. Infatti, sia gli Etruschi che gli Incas (che assorbirono usanze e tradizioni remotissime di altri popoli locali) praticavano la divinazione esaminando le viscere degli animali. La leggenda di Manco Capac (il mitico semidio fondatore dell'impero incaico, misteriosamente uscito dalle viscere della terra) ci ricorda quella del tutto simile del divino Taigete degli Etruschi, dall'aspetto di un fanciullo, ma del senno di un vecchio, uscito dalle viscere della terra attraverso il solco tracciato dall'aratro di un contadino, che insegnò al popolo le leggi della vita terrena ed ultraterrena.

Fonte: http://books.google.it/books?id=0Hh0EgccxKYC&dq=

Mario Gattoni Celli nel libro "Gli Etruschi dalla Russia all'America" afferma che quest'antica popolazione proveniva dalle steppe ugro-finniche. Partendo da lì,sarebbe giunta a colonizzare il Centro e il Sud America.

CITAZIONE
Inoltre,scrive il Devigne,"già da tempo gli storici studiosi dell'Etruria avevano notato che i personaggi dipinti sui vasi e sui muri delle necropoli di Tarquinia,di Volterra,di Chiusi,di Cere rivelano un tipo uniforme,tra i più caratteristici".

Uomini piccoli,dalla testa grossa,dal naso lungo e largo,dalla figura tozza:i loro tratti fanno pensare,dice Michelet,alle statue messicane delle rovine di Palenquè.

Il monumento di Oxaca ci mostra pure delle figure dal naso lungo e largo come le pitture messicane conservate a Roma,a Velletri e a Berlino.Anche al Niebhur par di riconoscere i templi messicani nelle descrizioni che Plinio ci ha lasciato della tomba di Porsenna.

Fin dall'antichità Dionigi di Alicarnasso dichiarava che gli Etruschi non somigliano a nessun altro popolo per la lingua ed i costumi ed essi stessi nelle loro sculture si raffigurano con la persona tozza e atticciata [...]

La religione degli Etruschi presentava quella mescolanza di misticismo astronomico e di sacrifici cruenti che sembra affiorare dal mistero delle religioni del Messico.

Fonte: "Le meraviglie delle civiltà del passato" (1957) di Andrè Lefevre.

http://it.wikipedia.org/wiki/Barthold_Georg_Niebuhr

http://fr.wikipedia.org/wiki/Roger_Dévigne

Il terreno del confonto fra genti e civiltà del passato vissute molto lontane geograficamente l'una dall'altra,è però sempre insidioso,in quanto tali comunità avrebbero potuto elaborare oggetti,simboli,rituali o credenze simili,pur senza entrare in contatto.

Strane ipotesi a parte,secondo diversi storici,alla formazione dei Rasenna contribuirono elementi con origini diverse,sia orientali che indigeni e continentali.

Alcuni credono che i progenitori degli Etruschi siano quei Tursa o Teres ricordati nei monumenti egizi fra i Popoli del Mare.

Non scordiamoci però dei Villanoviani: http://it.wikipedia.org/wiki/Civiltà_villanoviana.

Edited by Giovanni C2 - 16/2/2013, 02:29
 
Top
Barbanera3
view post Posted on 16/2/2007, 12:57




CITAZIONE
Esistono dei punti oscuri Barbanera ... aveva scoperto delle affinità tra gli etruschi e le popolazioni dell'Anatolia ...

Non è il caso di entrare nei dettagli, ma questo tipo di ricerche genetiche presenta dei limiti e notevoli margini d'incertezza.

"La civiltà micenea della età del bronzo durò, secondo il Montelius, a lungo. La ceramica permette di distinguere quattro periodi, e la fine del terzo corrisponderebbe al XV secolo a.C. Ceramiche di quest'epoca sonosi rinvenute in Egitto (XVIII dinastia), e sono di quest'epoca la maggior parte delle camere sepolcrali di Micene, Orcomeno, e Vaphio. I Pelasgi ed i Tirreni furono i portatori della civiltà micenea. L'espulsione dalla Grecia li volse all'Asia Minore un'altra volta, e all'Occidente [...]; e queste migrazioni furono conosciute in Italia come quelle dei Tirreni. Da quest'epoca cominciarono differenze cospicue in Italia, fra le regioni separate dall'Appennino. La civiltà etrusca non è che l'ultima fase della civiltà micenea, la quale non è che una fase della orientale, l'hethea. Ciò spiega la rarità dei veri tipi micenei dell'Etruria; nel secolo XV il miceneo era già in decadenza. Per cui, dice il Montelius "io credo che i dati archeologici confermino le migrazioni degli Etruschi in Etruria e nel bolognese, cui ci hanno tramandato Erodoito e Tito Livio".

link

Contrapponendosi alla vecchia teoria dell'immigrazione da Oriente, di origine erodotea, G. De Santis e L. Pareto sostennero l'ipotesi autoctonista, in quanto sembrava loro più consona ai risultati delle ricerche archeologiche.

link

Il mondo degli Etruschi

di Massimo Pallottino

"Che la Toscana come entità storica tragga le sue lontane origini dal mondo degli Etruschi o Tusci,che l'abitarono e le lasciarono il nome,è un concetto gia' vigorosamente affermato dagli eruditi del secolo XVIII.Si sa bene che il territorio etrusco - cioè l'Etruria o Tuscia costituente la settima regione d'Italia ai tempi di Augusto - era notevolmente più esteso della Toscana comprendendo anche tutte le parti del Lazio e dell'Umbria attuali situate sulla riva destra del Tevere.Ma l'Etruria meridionale fin dall'età romana e poi nel corso del Medioevo come Patrimonio di S.Pietro era venuta a poco a poco gravitando culturalmente e politicamente verso Roma (pur conservando anch'essa a lungo il nome di "Tuscia" o "Tuscia romana");nè le testimonianze delle sue antiche e gloriose città quali Caere,Tarquinia,Vulci,Volsenii riemergeranno alla luce della cultura,salvo scoperte sporadiche,prima degl'inizi dell'Ottocento.Cosicche' la Toscana alle soglie dei tempi moderni si trovò ad essere la naturale erede spirituale dell'antica Etruria,e a raccoglierne e rievocarne le memorie [...]

I Greci li avevano conosciuti con il nome di Tirreni (Tyrsenoi,Tyrrhenoi,nella forma dorica Tyranoi),e sin dai tempi più remoti della colonizzazione ellenica delle coste dell'Italia meridionale e della Sicilia,cioè dall'VIII secolo A.C.,ne avevano sperimentato e temuto la potenza navale - soprattutto su quel mare che da loro appunto fu denominato Tirreno - creando intorno ad essi una fama di pirati leggendari.I popoli italici li denominarono invece Turskus,Tusci (da Tursci) o altrimenti Etrusci.Ma è interessante notare che sia il nome greco sia il nome italico derivano,con diversi suffissi,da un'antica radice Turs-,di cui ignoriamo l'origine.D'altra parte sappiamo dallo storico Dioniso d'Alicarnasso che gli Etruschi si designavano da loro stessi con un nome del tutto diverso,cioè Rasenna,che effettivamente è testimoniato più volte dalle iscrizioni etrusche nella forma Rasna.

Se per la tradizione letteraria greca gli Etruschi appaiono essenzialmente ricordati come navigatori,la tradizione romana formata più tardivamente ne sottolinea piuttosto l'estensione territoriale e la supremazia politica su tanta parte dell'Italia:non soltanto sul loro paese originario,cioè l'Etruria vera e propria,ma anche sul Lazio e sulla Campania e,oltre l'Appennino tosco-emiliano,nella pianura padana.Catone il Vecchio [...]parlava addiritturadi un dominio etrusco su quasi tutta l'Italia;e lo stesso Tito Livio,il grande storico di Roma,insiste sulla presenza attiva degli Etruschi dalle Alpi fino allo stretto di Messina.Può darsi che vi sia stata qualche esagerazione nel ricordare questa passata grandezza [...] Purtroppo ci manca proprio la diretta testimonianza di un'autentica tradizione storica degli Etruschi la cui letteratura nazionale andò del tutto perduta.

Ma anche e soprattutto alla luce dei dati archeologici noi possiamo considerare certa l'esistenza di una fase di particolare potenza e ricchezza del mondo etrusco nel periodo arcaico fra l'VIII e il V secolo A.C. [...] Il fatto è che l'Etruria fiorì precocemente,con un'esplosione di vita prorompente intorno ai suoi grandi centri produttori di metalli,rame,piombo,argento,ferro,materie prime preziose e ricercatissime in quei tempi - pensiamo alle miniere delle Colline Metallifere e dell'isola dell'Elba - ;con mercati aperti ad ogni genere di importazioni orientali [...];essa stessa creatrice ed esportatrice di proprie mercanzie attraverso una vastissima rete di commerci marittimi,in gara con i Fenici e con i Greci;faro di attrazione,motore di sollecitazione e,inevitabilmente,zona di irradiazione di colonizzazioni e conquiste territoriali in una Italia ancora in gran parte attardata a livelli di cultura preistorica,specialmente nell'interno della penisola e nel settentrione.

Ma tutto questo avvenne in un'epoca in cui la documentazione scritta era appena all'inizio e in cui non si era ancora formata una solida e circostanziata tradizione letteraria storiografica e geografica del mondo classico.
E altrettanto precocemente l'impulso dell'espansione politica/economica etrusca si esaurì come in una rapida fiammata,proprio mentre la Grecia raggiungeva,nel V e nel IV secolo,il punto culminante del suo sviluppo creativo nelle istituzioni,nel pensiero,nell'arte,tale da lasciare un'impronta indelebile nella storia del progresso umano;e prima che Roma iniziasse la sua ascesa [...] In questo senso si è parlato e si parla di una provenienza degli Etruschi per via di mare dall'Oriente,o di una loro calata terrestre da settentrione,o di una loro autoctonia,nel senso che essi debbano identificarsi con i più antichi abitatori della penisola anteriore all' "invasione" degli Indoeuropei.

Il punto essenziale sta nel carattere della lingua etrusca che,per quanto sappiamo,almeno nelle sue strutture originarie della grammatica e del vocabolario,non appartiene al ceppo linguistico indoeuropeo dal quale derivano invece le lingue latina,umbro-sabellica,venetica,messapica,cioè le lingue parlate dalla maggioranza dei popoli italici storici.Cosicchè ci si può chiedere se questo sostanziale isolamento,già avvertito dagli antichi,sia da spiegare attribuendo le lontane origini della lingua etrusca ad una stratificazione linguistica mediterranea preesistente al diffondersi in Italia delle lingue indoeuropee,come porterebbero a credere certe affinità con la toponomastica - cioè i nomi di luoghi,monti,fiumi,contrade,località abitate ecc. - che ha carattere pre-indoeuropeo;ovvero immaginando una intrusione più o meno recente di portatori della lingua etrusca dall'esterno,possibilmente dall'area egea o anatolica,come suggerirebbe tra l'altro l'indubbia somiglianza dell'etrusco con il dialetto parlato nell'isola di Lemno in epoca arcaica prima della conquista ateniese.A quest'ultimo proposito va ricordato che alcuni storici greci ricollegavano i Tirreni proprio con i Pelasgi abitatori dell'isola di Lemno,nell'ambito delle leggende relative alla presenza del misterioso popolo navigatore dei Pelasgi in Italia;mentre un'altra versione,assai accreditata nell'antichità perchè risale ad Erodoto,faceva arrivare gli antenati degli Etruschi dall'Asia Minore e precisamente dalla Lidia (ma in realta' non esiste nessun rapporto fra la lingua etrusca e la lingua lidia).

Comunque è evidente che la nazione etrusca come entità storica definita in tutti i suoi aspetti etnici,politico-sociali,culturali non può identificarsi con questa o quella componente preistorica alla quale ci richiamano piuttosto vagamente gli elementi linguistici o singole tradizioni erudite della letteratura classica.La stessa lingua etrusca ,quale ci è nota dai testi almeno a partire dal VII secolo A.C.,presenta sensibilissime tracce di reciproche influenze e commistioni con le lingue italiche indoeuropee,tali da suggerire un lungo processo di contatti e sviluppi comuni.ANCHE I NOMI PERSONALI RIVELANO UNA POPOLAZIONE MISTA con fattori di diversa provenienza.Tutto fa presumere dunque che la nascita del popolo etrusco debba esser concepita nel senso di una LENTA E COMPLESSA FORMAZIONE piuttosto che in quello di un'improvviso arrivo di colonizzatori o di invasori esterni [ TANTO PER FARE UN ESEMPIO, LE COLONIE GRECHE IN ITALIA MERIDIONALE]: ciò che del resto è ormai generalmente ammesso dai piu' autorevoli indagatori di questo problema.In ogni caso è da escludere che gli Etruschi possano essere immigrati in massa in Italia COME NAZIONE GIA' FORMATA dall'Oriente agli albori dei tempi storici,parallelamente alla colonizzazione greca e portando con se' la cosidetta "cultura orientalizzante" [...] fonti storiche antiche che parlano di immigrazioni di Tirreni e di Pelasgi per una fase molto più remota,cioè per i tempi eroici della Grecia intorno alla guerra di Troia,che corrispondono all'età micenea della fine dell'Età del Bronzo.

Le più recenti scoperte archeologiche hanno dimostrato la presenza in Etruria di tracce di commercio miceneo;ed effettivamente è possibile che in quelle fasi di intense attività marittime e di movimenti etnici che accompagnano e seguono il crollo del mondo miceneo,fra il XIII e il XI sec A.C.,gruppi di navigatori orientali si siano installati sulle coste tirreniche:ciò che spiegherebbe le già citate consonanze linguistiche con l'Egeo.Il FORMARSI DELL'ETHNOS etrusco vero e proprio avrebbe luogo,con il sostanzioso concorso degli ELEMENTI INDIGENI preindoeuropei e indoeuropei,fra l'Età del bronzo e l'Età del ferro,in quei periodi che archeologicamente definiamo "tardo-appenninico" e "protovillanoviano",culminando nell'apparizione dei grandi centri storici dell'Etruria durante il periodo "villanoviano"(IX-VIII secolo) [QUESTO E' UN PUNTO MOLTO INTERESSANTE].


Anche l'altro proverbiale "enigma" della lingua etrusca e' stato ormai ridimensionato [...]S'intende che qui non si tratta di un problema di "decifrazione" come ancora si sente spesso ripetere erroneamente,o impropriamente,da parte degli inesperti.In verità i testi etruschi sono scritti in un alfabeto greco leggibilissimo,ricevuto dai primi coloni ellenici provenienti dall'isola di Eubea e adattato ai suoni della lingua etrusca.Lo stesso alfabeto fu accolto più o meno contemporaneamente,con qualche variante,dai Latini.Recenti ritrovamenti fatti nella colonia euboica di Pitecusa ad Ischia,in Etruria e nel Lazio ci consentono di precisare sempre meglio le modalità di questo processo di adozione della scrittura,avvenuta senza dubbio verso la fine dell'VIII secolo e che costituisce uno degli aspetti essenziali dell'ingresso del mondo tirrenico nella luce della storia.u>La vera questione consiste nel comprendere il significato dei documenti e nel definire i caratteri della lingua.Ora si sa che il materiale a nostra disposizione è piuttosto scarso.Esso non è neppure lontanamente paragonabile a quello delle grandi lingue di cultura parlate in Italia nell'antichità come il greco e il latino,anche se è il più abbondante lasciato dagli altri popoli del mondo italico.

Purtroppo,nessuno scritto originale ci è stato tramandato attraverso i secoli come per la letteratura greca e latina,perchè la lingua etrusca non era più parlata nè compresa alla fine dell'epoca antica.Il solo manoscritto superstite consiste nei frammenti di un libro su tela che,in seguito a casi sconosciuti,finì con l'essere adoperato per fasciare una mummia egiziana:trovato in Egitto nel secolo scorso,si conserva ora nel Museo Nazionale di Zagabria;proveniva dall'Etruria settentrionale,forse dal territorio di Chiusi,e contiene parte di un calendario rituale.E' uno dei pochissimi testi etruschi scoperti fuori d'Italia.Per il resto possediamo iscrizioni sacrali,funerarie,esplicative,in numero di parecchie migliaia,ma soltanto pochissime di una certa lunghezza e in grande maggioranza consistenti soltanto di nomi propri.L'onomastica personale è simile a quella latina,con prenome,nome gentilizio e patronimico (cioè il prenome paterno al genitivo);ma a differenza dei Romani gli Etruschi usavano anche il metronimico,vale a dire il nome della madre con il proprio gentilizio;aggiungevano raramente il cognomen.I nomi di divinità sono spesso simili a quelli greci e latini (per esempio Menerva=Minerva);altri,senza dubbio più antichi,ne differiscono totalmente (Tin,Tina=Giove).Un grande numero di nomi mitologici greci appaiono trascritti in forma etrusca specialmente nelle scene figurate delle incisioni degli specchi di bronzo [...]

Le epigrafi funerarie,le dediche più brevi,le didascalie si traducono senza gravi difficoltà proprio perchè contengono in gran parte nomi propri e presentano formule analoghe a quelle dell'epigrafia greca e latina.Nei testi di maggiore lunghezza e complessità le difficoltà sono proporzionalmente più gravi:spesso ne intendiamo il contenuto generale,ma il senso di molte parole e di molte frasi resta inafferrabile!Ciò dipende essenzialmente dalla mancanza di confronti esterni con altre lingue conosciute,come dimostra il fallimento di ogni tentativo fatto nel passato per stabilire una stretta parentela originaria dell'etrusco con lingue indoeuropee o semitiche o ugro-finniche ecc.[...] Pur con queste limitazioni e difficoltà si può affermare che ci è dato oggi riconoscere o intravvedere la sostanza della struttura grammaticale dell'etrusco ed una parte rilevante,e sempre crescente,del suo vocabolario.Lo sviluppo della civiltà etrusca s'inizia,come già si e' detto,nel periodo Villanoviano,caratterizzato dalla cremazione,dai cinerari d'impasto nero di forma biconica,dalla decorazione a disegni geometrici rettilinei,dalla piccola plastica con figurine umane e animali schematiche di bronzo o di terracotta;nelle fasi più recenti,dal moltiplicarsi e arricchirsi delle suppellettili di bronzo laminato lavorato a sbalzo,dall'apparire della ceramica dipinta geometrica d'importazione o d'imitazione greca,dal progressivo prevalere dell'inumazione.

Questa cultura,ben distinta dalle altre manifestazioni dell'Età del Ferro italiana per la sua impronta unitaria e intensamente evolutiva,è tipica appunto dell'area dell'Etruria,con qualche diffusione sporadica e marginale oltre gli Appennini (Emilia,con particolare riguardo a Bologna,Romagna,Marche)e nell'Italia meridionale(costiera salernitana,Valle del Tanagro):zone piu' o meno toccate dalla presenza storica degli Etruschi.Al Villanoviano,succede il periodo Orientalizzante,che occupa il VII secolo e l'inizio del VI e durante il quale l'Etruria - come del resto la stessa Grecia contemporanea - si apre a una travolgente ondata di importazioni e di influenze orientali,provenienti soprattutto dall'area siro-cipriota presumibilmente per tramite dei commerci fenici.Gli aspetti della cultura e delle produzioni locali si mescolano con i motivi esotici,in un quadro di lusso e di splendore di cui sono eloquenti testimonianze gli oggetti d'oro,d'argento,di bronzo,d'avorio accumulati nei sepolcri sovente costruiti in forma di grandiosi tumuli.E' questo senza alcun dubbio il momento di massima fioritura economica e politica del mondo etrusco.La sua piena organizzazione civile è segnata dal diffondersi della scrittura e dal costituirsi delle strutture urbane simili alla polis greca:si sa che l'Etruria non ebbe mai una sua unita' politica,ma era formata da città-stati,chiamate con espressione latina populi,tradizionalmente ricordate in numero di dodici (dodekapolis) ,indipendenti ed anche differenziate istituzionalmente e culturalmente,ma talvolta - come sembra - soggette a temporanee egemonie di una di esse sulle altre e,almeno a partire da un certo periodo,associate in una lega religiosa,non priva di riflessi politici,intorno al santuario nazionale del dio Voltumna presso Volsinii.Nel tardo orientalizzante l'influenza della civiltà greca comincia ad affermarsi in modo sempre piu' deciso con l'importazione delle ceramiche dipinte di Corinto,della Ionia,quindi di Atene [...]

Da questo momento,l'Etruria rimarrà indissolubilmente legata alla Grecia non soltanto nelle espressioni figurative,ma anche nel costume,nella tecnica,nelle forme istituzionali,nella concezione e nella rappresentazione delle divinità,diremmo cioè soprattutto negli aspetti esteriori dell'intellettualità e della vita,pur conservando,come già si è detto,un proprio carattere profondo di diversità e di originalità.[...].Nonostante il progressivo declino commerciale e politico determinato dalla crescente potenza dei Greci e dei Cartaginesi(questi ultimi spesso alleati degli Etruschi contro le colonie greche) ancora in questi tempi le città etrusche appaiono fiorentissime e tra i centri di più raffinata civiltà del Mediterraneo,come dimostrano le pitture di Tarquinia,le splendide terrecotte dei templi di Veio e di Caere,i bronzi figurati di Vulci,e così via.Più tardi,perduta la supremazia etrusca sul Lazio e caduta la Campania in potere dei Sanniti,l'Etruria tirrenica entra definitivamente in crisi.In sua vece prospererà per qualche tempo il dominio etrusco della Pianura Padana,alimentato dal porto adriatico di Spina;ma nel corso del IV secolo sara' anch'esso travolto dalle invasioni galliche.Frattanto la crescente potenza di Roma verrà imponendosi sulle città dell'Etruria,attraverso una serie di guerre nel mezzogiorno e con più o meno pacifiche alleanze nei territori centro-settentrionali,che beneficeranno ora di condizioni di sviluppo particolarmente favorevoli.Nella prima metà del III secolo A.C. la vecchia Etruria fa ormai già parte del grando stato federale romano-italico esteso sull'intera penisola".


CITAZIONE
Non scordiamoci però dei Villanoviani

link

Edoardo Brizio, archeologo e paletnologo torinese, simpatizzante della tesi nordica sull'origine dei Rasenna, attribuì la cultura villanoviana agli antichi Umbri. Le fonti antiche raccontano che i Sabini derivavano dagli Umbri, mentre i Piceni, i Sanniti, i Bruzi e i Lucani si originarono dai Sabini. Le ricerche moderne hanno stabilito che tutte queste popolazioni parlavano delle lingue appartenenti ad uno stesso gruppo. Plinio il Vecchio segnalava la presenza di Umbri anche in Campania.

link
link
link
link
link
link
link
link
link
link
link
link
link
link
link
link

"Gli Umbri furono un popolo italico che si ritiene giunto in Italia nel II millennio A.C. e che si sovrappose e si sostituì a quelli presenti (in Umbria la presenza dell'uomo è attestata sin dal primo Paleolitico).Parlavano una lingua indoeuropea del gruppo osco-umbro,l'umbro,scritta con alfabeto proprio di derivazione greco-occidentale,non molto dissimile dagli altri alfabeti italici.Occuparono un'area che in epoca classica si estendeva dall'alta e media valle del Tevere fino al mar Adriatico,comprendendo anche l'odierna Romagna;delimitata dal Tevere ad ovest e dall'Adriatico ad est,in precedenza avevano occupato anche i territori dell'odierna Toscana e della Valle Padana [SECONDO LE FONTI ANTICHE];poi l'espansione di Celti ed Etruschi confinò gli Umbri alla zona ad est del medio corso del Tevere,mentre ad ovest del fiume fioriva la potenza etrusca.Non è noto se gli Umbri indicassero se stessi con un endoetnonimo,nè quale forma avesse.Il termine "Umbri" è l'etnonimo con il quale il popolo era indicato dai vicini Latini (latino umbri) e dai Greci [...] L'ingresso dei popoli osco-umbri in Italia,provenienti dall'Europa centro-orientale dove si cristallizzarono come un gruppo linguistico autonomo all'interno della famiglia indoeuropea è generalmente collocato nella seconda metà del II millennio A.C.,probabilmente intorno al XII secolo A.C.,anche se i contorni di questo processo sono ancora oggetto di dibattito storico. L'arrivo degli Osco-umbri in Italia è stato posto da alcuni studiosi in correlazione con lo sviluppo della cultura protovillanoviana,cronologicamente compatibile;tuttavia tale nesso è,allo stato,soltanto una delle ipotesi formulate,anche se rafforzata dal fatto che gli insediamenti storici degli Umbri,soprattutto nella fase della "Grande Umbria",coincidono sostanzialmente con l'area vilanoviana.Descrivendone l'origine,Plinio il Vecchio afferma:"Umbrorum gens antiquissima Italiae existimatur,ut quos Ombrios a Graecis putent dictos,quod in inundatione terrarum imbribus superfuissent.Trecenta eorum oppida Tusci debellasse reperiuntur (Plinio il Vecchio,Naturalis Historia,III,112-113)."La popolazione umbra è ritenuta la più antica d'Italia,si crede infatti che gli Umbri fossero stati chiamati Ombrici dai Greci perchè sarebbero sopravvissuti alle piogge quando la terra fu inondata.E' attestato che gli Etruschi sottomisero trecento città umbre".Questa descrizione è oggi considerata con attenzione.Sebbene sia certo che la zona fosse abitata già da millenni prima dell'arrivo degli Indoeuropei,ai tempi di Plinio gli Umbri erano oramai la popolazione "più antica d'Italia" tra quelle allora esistenti nella penisola italica,cioè Italici ed Etruschi.Inizialmente gli Umbri avevano occupato anche i territori dell'odierna Toscana e della Valle Padana [MANTOVA e RAVENNA],solo successivamente conquistati da Etruschi e Galli (questo territorio viene chiamato "Grande Umbria")".

link
link
link
link
link
"Non altrimenti attestano i dati archeologici: i quali nella loro essenza, ci dicono che: mentre fino al 1000 circa, ossia fino al termine dell'età del bronzo, in Toscana viveva una popolazione scarsa, che abitava in villaggi, inumava i suoi morti, trascinava una civiltà tardiva di tipo eneolitico, non sfruttava ancora le ricchezze metalliche offerte dal paese, nè esercitava importanti commerci marittimi; al passaggio dall'età del bronzo a quella del ferro, la popolazione vi si fece d'un tratto densa, scomparvero i villaggi dell'età precedente, sorsero centri urbani in località forti, che corrispondono alle città etrusche del periodo classico, e il rito funerario d'un tratto dominante fu quello dell'incinerazione. Nel tempo stesso si sfruttano le miniere locali, si usa largamente il bronzo, ma sempre più largamente il ferro, i primi commerci transmarini si denotano, la civiltà toscana non è più alla retroguardia e tardiva, ma, quel che più conta, i tipi ed i sistemi artistici sono quelli "villanoviani", che da poco si sono affermati al di là dell'Appennino, in Emilia. Pare dunque evidente, non solo che gli Etruschi si sono affermati in Toscana nel X secolo, come vuole la tradizione indigena, ma ch'essi provennero dalla Padana, culla della civiltà villanoviana. Ma la civiltà villanoviana, e quelle molto affini, ma distinguibili, che chiameremo "para-villanoviane": di Pianello, poi sviluppata nelle zone dell'Italia centrale in cui sciamarono gli Osco-Umbri, e di Ateste tipica dei Veneti, sono le risultanze evidenti dell'innesto e dell'influsso reciproco di due filoni culturali sfociati in breve area geografica: uno balcanico, che dovette essere importato nella Padana appunto dagli Osco-Umbri e dai Veneti-Illiri: e l'altro derivato dai cosidetti Terramaricoli [...] Pare dunque evidente che, mentre le due "facies" paravillanoviane, di Pianello e di Ateste, appartengono agli Osco-Umbri ed ai Veneti, i veri Villanoviani o Etruschi, che abitarono in Emilia ed in Toscana, si connettono etnicamente coi Terramaricoli [...] Le schiere di genti etrusche, [...] si riversarono verso il X secolo av. Cr., in Toscana, restando poi separate dai loro affini, rimaste nella Padana, non solo a causa dell'Appennino [...]".

link, Studi minori di storia antica di L. Pareti

"Umbri: "La memoria di qusto popolo giunge a noi come il suono delle campane di una città sprofondata nel mare", così esclamò lo storico Theodor Mommsen, probabilmente avendo notato che gli Umbri, pur essendo l'etnia più antica d'Italia, tuttavia non hanno storia. Nei libri dopo poche pagine e qualche volta poche righe, essi non vengono più menzionati e si parla di loro com Aborigeni, Indigeni, Villanoviani, Italici ... mentre i Latini restano Latini, i Sabini - Sabini, i Piceni - Piceni, ecc.

Elio Rossi Passavanti, nel volume Interamna Nahars, Storia di Terni dalle origini al Medioevo (Roma, 1932, pp. 24-29), riporta numerose testimonianze di scrittori greci e latini a proposito del misterioso popolo umbro e del suo dominio:"La tradizione classica ci ha sempre mostrato gli Umbri come uno dei popoli più antichi d'Italia e che aveva dominato su un territorio vastissimo. Dioniso d'Alicarnasso dice: "In molte regioni abitano gli Umbri e questa è gente fra i primi molto numerosa ed antica" [Rom. Ant. Lib. I, c. 19]. Altri scrittori li hanno chiamati: "Il popolo più antico d'Italia" [Flor. Lib. I, cap. 7]; "La gente più antica d'Italia è detta Umbra, perchè si crede sopravvissuta alle inondazioni delle terre" [C. Plinii Secundi, Historia Mundi, Lib. III, cap. 19]. Erodoto li ricorda abitatori delle regioni in cui scorrevano i fiumi Carpis ed Alpis, e prima delle invasioni dei Veneti essi avevano anche sede nel territorio padano [Erodoto, IV, 49, 3]. Si noti che i fiumi Carpis ed Alpis sono affluenti del Danubio! L'elnco potrebbe continuare a lungo con Scylax di Cariando che scrisse: "La navigazione lungo le coste del territorio umbro può compiersi in due giorni ed una notte e che al medesimo territorio appartiene anche la città di Ancona" [Periplo, 16 F]. Strabone afferma infine: "L'Umbria inizia dagli Appennini e ancora più oltre dall'Adriatico ... Cominciando da Ravenna gli Umbri occuparono Sarsina, Ariminum, Sesa e Marinum ed inoltre il fiume Metauro ed il tempio della fortuna ..." e cita poi le città di Ocriculum, Interamna, Spoletium, Aesium, Camertes, Ameria, Tuder ed Hispellium [Geografia, Lib. V, Cap. II, n. 10].

Nel 1853 fu rinvenuta la necropoli di Villanova, un villaggio nei pressi di Bologna, e da tale scoperta il nome di "Civiltà Villanoviana" fu successivamente dato ai vari ritrovamenti, sparsi per tutta la penisola, aventi caratteristiche simili. A Terni, a partire dal 1884, in occasione degli scavi per l'edificazione delle Acciaierie, venne alla luce una necropoli tra le più vaste d'Europa, segno che la zona era molto popolata fin dai tempi preistorici. Fu rinvenuta una gran mole di reperti archeologici che avrebbe potuto trovare una giusta collocazione nel nuovo Museo Archeologico della città, invece è rimasta chiusa nei depositi della Soprintendenza oppure, in minima parte, fa bella mostra di sè nei musei di Perugia, Spoleto e Roma.

Ma verniamo al punto: cosa hanno in comune le località Villanova e Terni? Ce lo spiega ancora il Passavanti descrivendo l'originaria espansione degli Umbri lungo la penisola, dall'Agro Reatino all'Insubria o Insumbria nella pianura padana (pp. 25-29): "Ma oltre la tradizione storica, l'antichità e l'estensione verso nord e verso il sud d'Italia di questo popolo è dimostrata dai numerosi sepolcreti scoperti in varie parti della nostra penisola. L'archeologia moderna, in questi ultimi tempi, ci ha dato notizie fino a poco fa sconosciute, che servono a confermare la tradizione storica, come questa serve a confermare queste scoperte. Però i moderni archeologi, impediti da non so qual pudore, queste scoperte e questa civiltà Umbra, non ebbero il coraggio di chiamarla Umbra. Da un villaggio, dove fecero una prima scopertta di una necropoli Umbra, Villanova, la chiamarono Villanoviana. Forse temevano fare ombra a qualche altra civiltà, che si era usurpata l'onore dovuto all'Umbria?".

Civiltà Villanoviana non civiltà Umbra come sarebbe stato più giusto chiamarla! In sostanza, mentre la tradizione classica ci ha sempre mostrato gli Umbri come uno dei popoli più antichi d'Italia che aveva dominato su un territorio vastissimo, il termine Villanoviano (di origine recente) è servito ai moderni archeologi per identificare una cultura ancora sconosciuta esclusivamente con la civiltà Etrusca. Oggi si continua a parlare di Villanoviani, Aborigeni, Italici, Galli, ecc., ma si ignorano completamente gli Umbri.

Ma torniamo al Passavanti: "Gli Umbri avevano fondato nella valle del Po, ad Este e presso Bologna prima, dei centri importantissimi di popolazioni, che poi scesero verso il sud della penisola italica, estendendosi fino a Verrucchio e Rimini e proseguendo per la costa adriatica fino ad Ancona. Qui si arrestarono nettamente e, deviando, penetrarono attraverso le valli e i monti Appennini nel Piceno e nell'Umbria, ove lasciarono ricordi nelle necropoli di Nocera, di Monteleone di Spoleto e in Terni. Dall'Umbria passarono nella regione che in seguito fu occupata dagli Etruschi e s'inoltrarono fino ad Allumiere, ove lavorarono nele miniere di rame, a Civitavecchia e altre località del Lazio fino ad Antium. La maggior parte dei centri che poi divennero metropoli Etrusche, data al periodo Villanoviano od Umbro. Questa civiltà deve riportarsi ad oltre i mille anni innanzi l'Era Volgare, e a quell'epoca si riferiscono le urne funerarie, i cosidetti rasoi lunati, i bronzi decorati e tanti altri oggetti rinvenuti nei vari sepolcreti e i primi oggetti in ferro. Sul finire dell'IX secolo a.C. e sul principio dell'VIII, vicino alle tombe a incinerazione compaiono le tombe a inumazione come a Tarquinia, a Terni, a Bologna e nel Foro Romano. Man mano che si scende verso il sud della Toscana e nel basso Lazio questa civiltà si attenua, fino a scomparire [...] Tutto dimostra che questa grande civiltà Villanoviana sia quella che la leggendaria tradizione classica chiamò civiltà Umbra, che aveva edificato tante città e centri abitati, da averne trecento soli nella regione poi occupata dagli Etruschi. All'epoca storica gli Umbri sono ridotti al territorio limitato, che occupano al presente ... Gli Umbri appariscono all'epoca romana, confinati nelle montagne dell'Appennino e l'est del Tevere. Ma una tradizione storica, mescolata evidentemente a qualche leggenda, li presenta come gli antichi padroni della gran parte dell'Italia centrale".

Così scriveva Elia Rossi Passavanti [...] Gli antichi scrittori romani sapevano che prima della grande potenza di Roma, in Italia era esistito un vasto dominio che risaliva all'Età del Ferro (intorno al X secolo a.C.) e tale dominio era quello degli Umbri che popolarono quasi tutta la penisola come molti nomi geografici tendono a dimostrare. Esaminando infatti toponimi che si riferiscono agli Umbri presenti in ogni regione italiana, si potrebbe pensare che se la prima Europa fu celtica, la prima Italia fu umbra. A tal proposito ci viene ancora in aiuto il Passavanti (pp. 25-26): "Vari nomi geografici sparsi in quasi tutta la penisola Italica indicano chiaramente la permanenza e il dominio di questo popolo:

- Umbria, piccola cittadina in provincia di Piacenza;
- Umbrile, monte presso lo Stelvio;
- Umbriatico, presso Crema;
- Umbriano, monte della Garfagnana;
- Ombrone, fiume della maremma grosstana;
- Ulubra o Ulumbra, cittadina distrutta che esisteva nel territorio di Velletri presso Cisterna;
- Valle degli Umbri o Catino degli Umbri, nel centro dei monti selvosi del Gargano;
- Umbrio, fiume presso Catanzaro;
- Piano dell'Umbrio, presso Nicotera".

Noi, dal canto nostro, oltre le Alpi abbiamo trovato un passo alpino di nome Umbrail ... Quanti altri toponimi riferibili all'Umbria esistono in Europa? [...] In Portogallo: Umbria, Umbrias de Camacho. In Spagna: La Umbria (in tre diverse località), Umbria de Arriba, Umbria Alta, Umbria Baja, Umbria de Matasamos [...]".


link

Il carro etrusco di Monteleone di Spoleto:

http://it.wikipedia.org/wiki/Carro_etrusco_di_Monteleone
www.canino.info/inserti/monografie/...biga_monteleone
www.treccani.it/enciclopedia/montel...;-Arte-Antica)/

Lo stato della questione che intendiamo discutere è questo: Gli Umbri, nel paese de' quali narra Erodoto essere arrivati i Tirreni Etruschi [], sono in forza del testo erodoteo e senza alcuna ragione di dubitare, quelli delle coste adriatiche, ovvero quelli che abitavano nella parte occidentale e lungo il mar Tirreno? Il Pottier e il Pais difendono l'arrivo de' Tirreni alle terre degli Umbri adriatici, e dicono questo essere il senso del testo di Erodoto. Il Mariani, per converso, pure ammettendo la tradizione erodotea della venuta de' Tirreni-Etruschi d'Asia in Italia, sostiene che dal testo di Erodoto non è evidente trattarsi degli Umbri adriatici, sì bene degli Umbri occidentali e che perciò l'approdo de' Tirreni fu dalla parte del mar Tirreno. Diamo prima brevemente le ragioni sulle quali si fondano le due opinioni e poi diremo ciò che a noi sembra potersi giudicar più probabile nella presente controversia. Gli Umbri poi di cui dovremo discorrere, furono popoli d'Italia intorno al seno Adriatico, tra il Po e il Piceno [...] Il passo di Erodoto dice: [...] vennero nel paese degli Umbri dove fabbricarono città e vi abitano tuttora. Edmondo Pottier difende l'arrivo de' Tirreni dal lato orientale [...] Anche il Pais segue l'opinione del Pottier. Il dotto ceramografo francese crede che la sua soluzione possa conciliare delle opinioni contraddittorie e mettere l'accordo desiderato, fra' testi degli antichi autori e ciò che risulta dagli scavi. Causa, infatti, del malinteso nella questione della venuta degli Etruschi in Italia, è il confondere generalmente l'Etruria antica con l'Etruria classica, ovverosia l'odierna Toscana. Il perchè ammessa la tradizione di Erodoto che fa venire gli Etruschi dalla Lidia per mare, alle coste dell'Adriatico, la civiltà etrusca procederebbe così da nord a sud, e allora come si spiegherebbe che gli Etruschi sbarcati in Toscana si spingano e si spargano di là dall'Apennino? Il Pottier risponde negando che il testo di Erodoto accenni menomamente all'Etruria, ad un approdo fra l'Arno e il Tevere, perciocchè vi si parla formalmente dell'Umbria:"dopo d'aver costeggiato molti paesi, arrivarono agli Umbri, dove fabbricarono città e dove tuttora abitano". La testimonianza di Erodoto è confermata, secondo lui, da quella di Ellanico di Lesbo, scrittore del VI secolo av. l'Era nostra:"... i Tirreni che prima si chiamavano Pelasgi, dopochè cominciarono ad abitare in Italia, presero il nome che ora portano". E altrove: " ... regnante Nanas, i Pelasgi furono da' Greci scacciati dalle loro stanze, e lasciate le loro navi al fiume Spinete nel seno ionio, presero Cortona posta in luoghi entro terra, e servendosi di questa posizione militare si scagliarono alla conquistab e crearono quella che oggi si chiama Tirrenia" [...] Da numerosi testi di antichi autori, raccolti dal Bertrand e da S. Reinach, è provato che l'Umbria di quel tempo fu vasta e che il suo dominio si stese sopra una gran parte della Valle del Po. Di che fu naturale l'inganno di Dionigi di Alicarnasso, il quale negò la venuta degli Etruschi dall'Adriatico, perchè dopo tanti secoli e nell'età romana, non conobbe altra Etruria se non la classica, quella cioè che l'Arno e il Tevere chiudevano in mezzo. Senonchè lo stesso Dionigi non è coerente seco medesimo quando dice che i Tirreni nel VI secolo furono cacciati da' Celti dalla costa orientale d'Italia. Se furono cacciati, vi erano. Polibio chiaramente afferma che i Tirreni furono signori della Valle del Po in quel tempo medesimo che possedevano i campi intorno a Capua ed a Nola, che un dì furono detti Flegrei [...] Il Pottier ricorda poi in favore della tradizione erodotea dell'origine lidia degli Etruschi, (che qui non è in questione) tutte le somiglianze scorte e affermate tante volte da' dotti, fra le civiltà, le costumanze e l'arte de' popoli asianici, con quelle degli Etruschi: richiama l'iscrizione di Lemnos, la quale sembra testificare che un ramo della stessa stirpe aveva fissata la sua stanza nelle isole vicine della costa asiatica; e finalmente ci fa sapere che un dono di gioielli d'oro, di Sardi, fatto al Museo del Louvre dal sig. Paolo Gaudin, ha suggerito un confronto istruttivo fra la civiltà dell'antica Lidia e quella di Villanova. Egli perciò rigetta pienamente la teoria dell'Helbig che fa venire gli Etruschi per terra e dalle Alpi. Ed in vero, la tradizione antica risponde perfettamente, secondo lui, alla concatenazione cronologica dei fatti osservati negli scavi delle necropoli italiche. La civiltà muove dal nord-est, cioè dalle regioni umbro-adriatiche e padane, verso il sud-ovest, cioè per l'Appennino alla terra posta tra l'Arno e il Tevere, nell'Etruria propriamente detta da' Romani. I Tirreni, dunque, ebbero da principio signoria nella costa dell'Adriatico presso la foce del Po e nella sua valle, conquistata sugli Umbri. La civiltà umbro-tirrenica o umbro-etrusca dal X al XI secolo a. G.C. fino all'VIII, fiorì dalla parte orientale adriatica e nella Valle padana, ed è rappresentata, per il Pottier, da quella che va sotto il nome di arte o civiltà di Villanova [...] Dopo questo breve cenno delle ragioni onde il Pottier ritiene la tradizione di Erodoto ben fondata e accettabile, e potersi altresì conciliare fra loro le opinioni contrarie, le quali poggiano su ciò che risulta dagli scavi, diamo con la stessa brevità, gli argomenti del prof. Mariani, onde la conciliazione del Potter non gli sembra ammissibile. E primamente, il dotto archeologo dichiara che il sistema della conciliazione nella questione etrusca, non gli pare che faccia fortuna. Loda sinceramente i meriti del Potter, e pur chiamando la costui teorica seducente "come quella che mette d'accordo la tradizione coi fatti archeologici" non la stima accettabile per queste ragioni. "Se si segue il Pottier, dice l'autore, si rinucia al distacco fra la civiltà Villanoviana e quella delle tombe a fossa contrariamente a quello che il Brizio ha cercato di dimostrare, mentre all'unisono con lui si ammette un distacco fra la civiltà delle terremare e quella Villanoviana. E' noto che il Brizio attribuisce la civiltà dei terramaricoli ai Liguri, e quella di Villanova agli Umbri, quella delle tombe a fossa ed a camera, agli Etruschi, separando così i tre periodi, che il Pigorini e l'Helbig fanno derivare l'uno dall'altro (p. 24-25)" [...] Non basta che il Brizio "abbia cercato di dimostrare il distacco fra la civiltà Villanoviana e quella delle tombe a fossa; bisogna vedere se l'ha veramente dimostrato e se la sua dimostrazione sia stata accettata dagli altri paletnologi".

http://books.google.it/books?id=FXURAAAAYAAJ&dq=

"L'asserzione che la cultura villanoviana si irraggi dal Nord verso il centro Italia ha fatto decisamente il suo tempo. E infatti il Bolognese e il Riminese costituiscono le estreme punte settentrionali di un'area culturale che si estende senza soluzione di continuità nella regione compresa tra il crinale dell'Appennino tosco-emiliano ed il bacino del Tevere. L'evidente priorità dei sepolcreti di Tolfa-Allumiere-Tarquinia su quelli bolognesi (San Vitale compreso) indica poi che la cultura si formò nell'Etruria meridionale, quale rapida evoluzione delle locali culture di tradizione enea sotto l'impulso di una nuova realtà economico-spirituale e di qui si irradiò verso nord e nord-est. Il villanoviano bolognese e riminese sono dunque emanazioni dell'analoga cultura dell'Italia centrale e non possono assolutamente essere spiegati come il corrispondente archeologico di una invasione etnica dal nord. Il Brizio ed i suoi seguaci, fondandosi sulle testimonianze letterarie (numerose ed esplicite, innegabilmente) e su vaghe consonanze tipologiche tra i vari sepolcreti ad incinerazione dell'Italia del nord e dei territori d'Oltralpe (particolarmente l'Ungheria) credettero di poter affermare che i villanoviani erano identificabili col popolo indo-europeo degli Umbri e provenivano dalle regioni dell'Europa centro-orientale, scambiando per un vero e proprio iter etnico, quella che - verosimilmente - non fu che la via seguita da un'idea religiosa di grande importanza: l'incinerimento del cadavere. Nello stesso errore caddero i sostenitori dell'origine transalpina degli Etruschi, con la sola differenza che all'equazione Villanoviani = Umbri, essi sostituivano l'altra di Villanoviani = Protoetruschi. Chi erano, dunque, i Villanoviani? Quesito arduo e, forse, illegittimo, perchè parte da due presupposti teorici assai discutibili: che vi sia cioè identità costante tra ethnos e cultura e che l'ethnos sia qualcosa di perenne e immutabile, che sorge e si mantiene tale pur attraverso i mutamenti di ambiente e di civiltà. Potremmo ammettere che i villanoviani della Tolfa, di Allumiere e di Tarquinia fossero etnicamente e linguisticamente degli Etruschi, ma ciò non autorizza minimamente a considerare tali, ad esempio, i villanoviani di Chiusi e di Fermo, di Bologna e di Verrucchio. Anche qui, come per l'intera questione dell'origine degli Etruschi, le vecchie rigide posizioni teoriche rivelano la loro insufficienza e vanno rivedute con nuovi criteri di giudizio [...] considerando la cultura villanoviana, e i popoli che ne furono imbevuti, alla stregua di una delle componenti (forse la principale) che concorsero alla formazione dell'Etruria storica".

http://books.google.it/books?id=BQYX4Hw22usC&dq=

"Nella più diffusa tradizione degli studi moderni la conquista etrusca dei territori della pianura padana, cioè di quella che suol definirsi appunto "Etruria padana" avrebbe avuto luogo con notevole ritardo rispetto alla nascita dell'Etruria propria, e cioè non prima della fine del VI secolo, quando a Bologna, a Marzabotto e a Spina - i centri archeologicamente più significativi dell'etruschismo nordico - appaiono i primi segni di una civiltà d'inconfondibile impronta etrusca e con iscrizioni etrusche. Questa tesi fu proposta dai primi scavatori delle necropoli bolognesi e in particolare sostenuta da E. Brizio in rapporto alla generale teoria della provenienza degli Etruschi dall'oriente e della loro sovrapposizione agli Umbri identificarti con i "Villanoviani", tenuto conto del perdurare della cultura villanoviana a Bologna fino all'inoltrato VI secolo e dell'apparente distacco topografico fra i sepolcreti appartenenti a questa cultura e le tombe di tipo "etrusco". Ma questa interpretazione è stata già stata oggetto in passato di più o meno cauti dubbi".

http://books.google.it/books?id=6jRv3sicBUkC&dq=

"Al tempo re Atys,figlio DI Mane,c'era IN tutta la Lidia [REGIONE DELL'ODIERNA TURCHIA E DELL'ANTICA ASIA MINORE] una grande carestia;all'inizio la popolazione la sopportò pazientemente ma,durando essa,cercarono di rimediarvi chi in un modo chi in un altro [...] E così vissero per diciott'anni.Ma poichè la carestia cresceva,il re lidio divise tutto il popolo in due gruppi,lasciando decidere alla sorte quale dei due sarebbe dovuto emigrare e quale restare nel paese.Il re Atys si pose dalla parte di quelli destinati a rimanere,dando suo figlio Tyrsenos [TIRRENO] come capo degli esuli.Allora la metà scelta dalla sorte a migrare scese a Smirne,vi costruì navi e,caricato quanto poteva tornarle necessario,salpò alla ricerca di mezzi di sussistenza e di terra.Dopo aver costeggiato le terre di molti popoli,gli esuli approdarono a quella degli Ombrici [UMBRI] dove si stabilirono,fondandovi città nelle quali vivono tuttora.Essi mutarono di nome,chiamandosi da quello del figlio del loro re che li aveva guidati.Onde ebbero nome di Tyrsenoi [TIRRENI]" (Erodoto, V secolo A.C.).

"La notizia di Erodoto che poneva l'immigrazione al tempo della guerra troiana,fu tenuta per buona in tutta l'epoca romana,quando sopravviveva ancora la lingua etrusca.Innumerevoli sono gli esempi:Virgilio,nativo di Mantova (antica città etrusca),parla nell'Eneide dei Tirreni come dei Lidi;viceversa,gli abitanti di Sardi,l'antica residenza regale lidia,si richiamavano essi stessi in epoca imperiale alla loro parentela con la stirpe regale etrusca dei Tarquini.Contro la provenienza degli Etruschi dal vicino Oriente l'antichità non levò mai il minimo dubbio,con un'unica eccezione:quella di Dionigi di Alicarnasso.Questi - greco al servizio dei Romani - sosteneva che i Tirreni erano autoctoni,residenti in Italia da tempo remotissimo;anche se era poi costretto ad ammettere che "questo antico popolo ... non somigliava agli altri nè nella lingua nè nei costumi".Le argomentazioni a favore o contro il racconto di Erodoto hanno occupato a lungo la scienza.Per rintracciare gli antenati degli Etruschi,si è setacciato tutto l'Oriente,dal Nilo alla Mesopotamia,dall'Asia Minore all'Egeo.E si credette di aver trovato una traccia:in Egitto,nel vocabolo "Turusa" presente in certi geroglifici del XIII secolo A.C.,e nel nome "Iun-Tursa" di un funzionario di palazzo vissuto attorno al 1300 a.C.,e in Lidia,nel toponimo "Tursa",anche "Tyrrha" e in turannos parola lidia per principe.Si stabilì quindi la somiglianza fra le tombe a tumulo di Sardi e i tumuli dell'Etruria,come quella fra il tripode bronzeo di Gordio,capitale della Frigia [ALTRA REGIONE TURCA] ,e i corredi delle tombe etrusche.Fatica vana perchè non si fece un passo più avanti.Fuori d'Italia non si potè infatti rintracciare - sia nel vicino Oriente,sia nell'Egeo - una sola località etrusca [RICORDO ANCORA UNA VOLTA LE COLONIE GRECHE DELL'ITALIA MERIDIONALE E L'ANTICA GRECIA, LE COLONIE FENICIE IN ITALIA E LE CITTA' FENICIE NELL'ODIERNO LIBANO] o una sede di provenienza di questo popolo [...] L'etrusco non è,a quanto si sa,lingua indoeuropea,ma non appartiene neppure al ceppo semitico,nè è riportabile ad alcun altro gruppo di lingue morte o vive.Sembra tuttavia mostrare talune particolarità grammaticali che si ritrovano anche in dialetti dell'Asia Minore occidentale:licio,lidio e cario.Ma abbiamo finora un solo testo,fuori d'Italia,che offre un migliore punto di appoggio:sull'isola di Lemno nell'Egeo si rinvenne una stele funeraria del VI secolo A.C. con iscrizioni in un dialetto che presenta una serie di singolari analogie con l'etrusco".

www.viandante.it/sito24/work/7VIIAC_secolo/690.php, http://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_lemnia, www.canino.info/inserti/monografie/...lemno/index.htm

C'è chi continua a difendere la teoria dell'immigrazione. Certi affermano che gli Etruschi erano una popolazione egea poco numerosa, portatrice del ferro e della lingua etrusca, insediatasi nell'Italia centrale, dove usufruì delle strutture realizzate dai Villanoviani.

link

"La Toscana,allora occupata dagli Umbri,si trovava allo stadio di civiltà villanoviano.I nuovi venuti recavano con sè una tecnica e degli strumenti ben superiori a quelli di cui disponevano gli indigeni,ma,provenienti com'erano dal mare e da molto lontano - come le bande di Normanni nel Medioevo - vi giunsero in ranghi necessariamente ridotti,fatto che spiega meglio di ogni altro la lentezza della conquista"."Partiti dal litorale toscano,i conquistatori sono gradualmente avanzati verso l'interno,ricacciando a poco a poco le popolazioni umbre verso gli Appennini" (Leon Homo,1953,L'Italia primitiva e il debutto dell'imperialismo romano).

"Quale nome possiamo attribuire ai Villanoviani?Apparentemento quello di Umbri.Erodoto non sbagliava nel pensare che essi avevano in antico abitato alle sorgenti della Drava e della Sava.Al momento dello sbarco degli Etruschi,gli Umbri erano padroni dell'Etruria,dove possedevano trecento città.Con essi rivaleggiavano i Veneti,a sud di Padova,verso Este:essi sono stati a lungo considerati,a torto,come un popolo tipicamente illirico,mentre la loro lingua è imparentata con il latino".

link

"Da dove e quando gli Etruschi siano sbarcati in Toscana lo ignoriamo.Ciò che è certo è che quel popolo aveva alle spalle un lungo passato,in quanto latore di una civiltà fiorente.Popolo robusto,iniziato alle armi,edificò città con mura e fortezze imponenti,seppe piegare la natura alla necessità delle sue opere,prese con audacia la via del mare,lavorò la terra e si dedicò con ardore al commercio.In seguito,valicati gli Appennini,gli Etruschi penetrarono fin nella Pianura Padana,mentre a sud si stabilirono nel Lazio e nella Campania
(F. Schillmann,1919,Florenz und die Kultur Toskanas).

"Quale fosse la realtà storica ed etnica dei Pelasgi era,nel mondo greco,oggetto di discussione:già Omero conosceva i "divini" Pelasgi (II.XVII,288;Od. XIX,177) ed Esiodo li definiva autoctoni (fr. 160 M.W. apud Ps. Apoll. II,2).Gli scrittori anteriori alle guerre persiane,negli scarsi frammenti a noi giunti (fr. 25,2 J.;fr. 156,3 J.) li collegavano ora con l'Attica,da cui erano stati cacciati dagli Ateniesi,ora con l'Argolide o con l'Arcadia,ma era soprattutto la Tessaglia la regione della Grecia che si riteneva,in epoca antichissima,abitata dai Pelasgi e ad una delle sue tetradi Aleva aveva dato,alla fine del VI secolo,il nome di Pelagiotide;nel V secolo Ellanico identificava i Pelasgi con i Tyrrenoi che,cacciati dagli Elleni dal suolo greco,si erano rifugiati in Italia (fr. 4,4 J.).Questa immagine dei Pelasgi come barbari,da identificare con i Tyrrenoi,si ritrova in Erodoto e in Tucidide:in Erodoto i Pelasgi erano coloro che,cacciati dall'Attica dagli Elleni,avevano occupato Lemno ed erano stati poi espulsi dall'isola da Milziade padre di Cimone (HER. VI,136-140):e Lemno è,com'è noto,l'isola da cui proviene una stele scritta in una lingua affine [AFFINE NON UGUALE] all'etrusco;secondo Tucidide (IV,109) la Tracia,nella zona di Anfipoli,era abitata "da quei Tirreni che un tempo abitarono Lemno ed Atene".Ma Erodoto era anche consapevole di una versione che faceva del popolo attico un popolo pelasgico (I,57) e attribuiva un'origine pelasgica agli Ioni (VII,94-95) e un'origine pelasgica agli Ateniesi (VIII,44,2); [...]" (G. Urso,2001,Integrazione mescolanza rifiuto:incontri di popoli,lingue e culture in Europa dall'antichità all'umanesimo).

"Gli Etruschi si distinguono dalle altre popolazioni della penisola per la loro diversità culturale e linguistica.Mentre le altre genti sono infatti riconducibili a una comune matrice italica e all'ambito linguistico indoeuropeo,la lingua degli etruschi non è indoeuropea,e rimane fino ad oggi completamente isolata [...] La percezione della diversità degli Etruschi era ben presente alla cultura antica,che non mancò di elaborare teorie al riguardo.La più famosa è tramandata da Erodoto,secondo il quale gli Etruschi sarebbero venuti dalla Lidia al tempo del re Atys,nella seconda metà del II millennio A.C. per sfuggire a una tremenda carestia (Erodoto I 94,1ss.).Il racconto di Erodoto ha esercitato un notevole fascino anche sugli studiosi moderni,suggestionati dalle affinità esistenti tra aspetti della cultura etrusca e di quelle del Vicino Oriente,come l'esistenza delle tombe a tumulo in entrambe le aree o la presenza di oggetti orientali nei corredi di queste tombe in Etruria.Ma questi fenomeni non riguardano la cultura etrusca delle origini,e sono riferibili alla fine dell'VIII e al VII secolo a.C.,un momento in cui la cultura orientalizzante si diffonde in tutto il Mediterraneo,dalla Grecia fino all'IberiaUn altro autorevole storico greco del V secolo a.C.,Ellanico di Lesbo,sosteneva che gli Etruschi fossero da identificarte con i Pelasgi,e fossero giunti dalla Grecia,seguendo un itinerario settentrionale che toccava l'isola di Lemno.Non mancano suggestioni archeologiche anche a favore di questa teoria,perchè la lingua documentata a Lemno in età arcaica,soprattutto dalla celebre stele con figura di guerriero da Kaminia,è simile all'Etrusco.Ma invano cercheremmo nell'Egeo settentrionale tracce di una cultura simile a quella etrusca delle origini.Una terza teoria,trasmessa da un erudito del I secolo A.C.,Dionigi di Alicarnasso (I 26-30),sostiene infine l'autoctonia degli Etruschi.Questa ipotesi è stata riformulata in una prospettiva culturale moderna da Massimo Pallottino:egli osserva che è inutile cercare gli Etruschi prima della loro comparsa nelle loro sedi storiche,poichè la loro civiltà è il risultato di un processo di integrazione fra vari popoli e di diverse culture verificatosi in Etruria alla fine del II millennio.Questa impostazione,convincente per quanto concerne gli aspetti culturali,lascia tuttavia irrisolto il problema della lingua".

link

In Italia solo gli Etruschi parlavano ai loro tempi una lingua non indoeuropea? Ho forti dubbi ... basti pensare al ligure o al protosardo.

link
link
link
link

Edited by Barbanera3 - 14/5/2015, 17:03
 
Top
Giovanni C2
view post Posted on 17/2/2007, 05:05




L'ipotesi di una "formazione" lenta e graduale del popolo etrusco,avvenuta in terra italiana, contrasta la vecchia teoria di un'immigrazione giunta da terre lontane.Fenomeni piuttosto simili,del resto,avvengono tuttora sotto i nostri occhi,basti pensare al popolo americano,che si e' andato costituendo,in America,grazie all'apporto d'innumerevoli componenti(inglesi,francesi,italiani,ispanici,africani,europei ecc.ecc.).
Un altro bel mistero:il cosidetto "Fegato di Piacenza",oggetto bronzeo usato dagli etruschi per la divinazione.
image
http://images.google.it/images?hl=it&q=FEG...F-8&sa=N&tab=wi
http://www.gossolengo.org/fegato_etrusco.htm
http://www3.sympatico.ca/giorgio-lidia.zan...to_etrusco.html
Esiste,infatti,una particolare interpretazione "geografica" del reperto:
http://spazioinwind.libero.it/popoli_antic...chi/fegato.html
http://www.cairomontenotte.com/abramo/1-etrusco.html

Edited by Giovanni C2 - 17/2/2007, 05:23
 
Top
RAGNOUOMO
view post Posted on 22/2/2007, 03:14




Barbanera 3:
CITAZIONE
egli osserva che è inutile cercare gli Etruschi prima della loro comparsa nelle loro sedi storiche,poichè la loro civiltà è il risultato di un processo di integrazione fra vari popoli e di diverse culture verificatosi in Etruria alla fine del II millennio

Barbanera 3:
CITAZIONE
Comunque è evidente che la nazione etrusca come entità storica definita in tutti i suoi aspetti etnici,politico-sociali,culturali non può identificarsi con questa o quella componente preistorica alla quale ci richiamano piuttosto vagamente gli elementi linguistici o singole tradizioni erudite della letteratura classica.La stessa lingua etrusca,quale ci è nota dai testi almeno a partire dal VII secolo A.C.,presenta sensibilissime tracce di reciproche influenze e commistioni con le lingue italiche indoeuropee,tali da suggerire un lungo processo di contatti e sviluppi comuni.Anche i nomi personali rivelano una popolazione mista con fattori di diversa provenienza.Tutto fa presumere dunque che la nascita del popolo etrusco debba esser concepita nel senso di una lenta e complessa formazione piuttosto che in quello di un'improvviso arrivo di colonizzatori o di invasori esterni [...] In ogni caso è da escludre che gli Etruschi possano essere immigrati in massa in Italia come nazione già formata dall'Oriente agli albori dei tempi storici,parallelamente alla colonizzazione greca e portando con sè la cosidetta "cultura orientalizzante" [...]

" ... I Tirreni, mescuglio di popoli, cioè di Pelasgi venuti dalla Grecia, di Umbri e di altri popoli italici, coll'arrivo de' Lidii da Tirra furon detti Tirreni".
Tratto da http://books.google.it/books?id=D2cgAQAAMAAJ&dq=, "Il Progresso della scienza, lettere ed arti", 1841.

"Lo stesso Dionigi dice che anticamente i greci davano il nome di Tirreni a tutti i popoli dell'Italia, e segnatamente ai latini, agli ausoni, ed agli umbri".
Tratto da http://books.google.it/books?id=gNryMdcxCQwC&dq=, "Monumenti dello Stato Pontificio e relazione topografica di ogni paese", 1836.

"A me però sembra che s'ingannino quanti si persuasero che i Tirreni e i Pelasghi non sieno che una gente; perciocchè non è meraviglia che alcuni abbian talvolta il nome di altri, mentre in pari vicenda incorsero ancora altri popoli greci o barbari come i Trojani ed i Frigi, perchè prossimi di regione. Eppure molti fanno di questi due popoli un solo, quasi distinti di nomi, non di lignaggio. I popoli poi d'Italia, nommeno che quei d'altri luoghi, furono confusi ne' nomi. E v'ebbe un tempo quando Latini, Umbri, Ausoni e molti altri si chiamavano Tirreni da' Greci; riuscendo ogni ricerca di questi men chiara per la lontananza di que' popoli: anzi molti degli scrittori pigliarono Roma ancora per città de' Tirreni. Io dunque penso che queste genti mutassero il nome, variandosi fino il vivere: non penso però che una fosse la origine di ambedue, per molte cagioni, e più per le voci loro non simili, ma diversissime. Imperciocchè nè li Crotoniani (I) come scrive Erodoto, nè li Placiani ne' proprj luoghi parlan la lingua dei circonvicini; ma una ne parlano tutta lor propria: donde è manifesto che serbano i caratteri dell'idioma che aveano quando in que' luoghi si traslatarono".

"Erano i Pelasghi, vivendo in mezzo a genti bellicose tra cure e pericoli, divenuti assai buoni nelle armi, e più ancora nella nautica per avere coabitato co' Tirreni. La necessità che ne' stenti della vita ispira coraggio, fu loro maestra e direttrice in tutti i cimenti. Perciò non difficilmente dovunque ne andavano vincevano. Erano chiamati ad un tempo Pelasghi e Tirreni dagli altri uomini sì pel nome della regione donde partivano, come in memoria della origine antica. Ora io dico ciò perchè alcuno udendoli chiamati Pelasghi e Tirreni da' poeti e dagli storici, non meraviglisi come abbiano ambedue le denominazioni. Tucidide in Atte di Tracia fa menzione di loro e delle città che vi erano, abitate da uomini bilingui: e questo è il dir suo su' Pelasghi. Ivi sono de' Calcidesi, ma i più sono Pelasghi, cioè que' Tirreni che abitarono un tempo Lemno ed Atene. E Sofocle nel dramma suo dell'Inaco fa questi versi detti dal coro:

Inaco genitor, figlio de' fonti
Del padre Oceano, assai splendendo, reggi
Le terre d'Argo e di Giunone i colli
E i Tirreni Pelasghi


Quindi il nome de' Tirreni risuonava in que' tempi nella Grecia: e tutta la Italia occidentale lo assume ancora per sè, lasciando i nomi speciali de' suoi popoli. Occorse già pari vicenda nella Grecia e nella regione ora detta Peloponneso: giacchè dagli Achei, che erano l'uno de' popoli che v'abitavano, fu detta Acaja tutta la Penisola ov'erano gli Arcadj, e li Jonj, ed altre nazioni non poche. L'epoca nella quale cominciarono i Pelasghi a decadere fu quasi nella seconda generazione innanzi la guerra di Troja, e durarono, direi, dopo ancora di questa finchè si ridussero ad un gruppo di gente. E, salvo la città di Crotone, famosa nell'Umbria, e tale altra, se pur v'ebbe, data loro ad abitare dagli Aborigeni, perirono tutte le rimanenti de' Pelasghi. Crotone serbò lungo tempo l'antica sua forma, ora non è molto, ha mutato nome ed abitatori, e divenuta colonia romana, si chiama Cortona (I). Varj poi furono e molti che occuparono le sedi abbandonate da' Pelasghi secondo che ciascuno vi confinava; ma le migliori e le più si rimasero pe' Tirreni. Quanto ai Tirreni v'è chi li dice naturali d'Italia e chi forestieri. E quei che li stimano proprj della regione, affermano che si diè loro quel nome per gli edifizj sicuri, che essi i primi di quanti vi erano, si fabbricarono: imperocchè le abitazioni con muri e con tetto son tirseis chiamate dai Tirreni come da' Greci [...] Ma quelli che favoleggiano che i Tirreni sono stranieri, additano un tale, detto Tirreno, che fu duce della colonia, e dal quale ebbe nome la nazione. Dicono che originario fosse di Lidia, chiamata già Meonia; e che da indi antichissimamente si trasmigrasse; e che egli fosse il quinto dopo di Giove. Imperocchè narrano che da Giove e dalla terra nacque Mani, il primo a regnare in que' luoghi [...]".


Tratto da http://books.google.it/books?id=6x4PAAAAQAAJ&vq=, "Le antichità romane", Dionigi d'Alicarnasso (60 a.C. - 7 a.C. circa).

http://books.google.it/books?id=e2k64AAbzs...&dq=tirreni&hl=

Dionigi, citando Tucidide, ricorda "que' Tirreni che abitarono un tempo Lemno ed Atene". Guarda caso, proprio nell'isola greca di Lemno è stata scoperta una famosa stele, la stele di Lemno, che è direttamente collegata alla storia degli Etruschi: http://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_lemnia. :huh: Però che c'entra Atene? Mistero.

http://books.google.it/books?id=1htoCBz8-LYC&dq=
http://books.google.it/books?id=pXlYAAAAcAAJ&dq=
http://books.google.it/books?id=G-8j5Cdrf2wC&dq=
http://books.google.it/books?id=aaVBAAAAcAAJ&dq=
http://books.google.it/books?id=OAY4AQAAMAAJ&dq=
http://books.google.it/books?id=fFJw7VJX8RsC&dq=
http://books.google.it/books?id=-scOAAAAQAAJ&dq=

"Erodoto in questa maniera scrive essere accaduta tale emigrazione. Devastando la Lidia somma carestia al tempo del Re Ati, figliuolo di Mane, dopo di avere fatti diversi tentativi per diminuire il male si prese il partito di dividere la nazione in due parti; coloro, a cui toccò in sorte di emigrare, vennero sotto la condotta di Tirreno, figlio dello stesso Ati, nel paese degli Umbri, dove fabbricarono delle città, ed invece di Lidj, dal nome del loro condottiero, Tirreni si appellarono. Strabone a queste cose aggiunge che, essendo poi stato dato l'incarico a Tarconte di compartire le genti, si credeva che si fossero in'allora fondate le dodici città degli Etruschi, e che egli desse il nome a Tarquinia". "Coloro che cercano di smentire una tale emigrazione di Lidj osservano con Dioniso che Zanto antico scrittore della Lidia, non aveva in alcun modo fatto menzione nei suoi scritti di alcun Tirreno principe dei Lidj, né conosciuto passaggio alcuno di Meoni, ossiano Lidj, nell'Italia".

Tratto da http://books.google.it/books?id=vzQzI3UaPp8C&dq=, "L'architettura antica descritta e dimostrata coi monumenti dall'architetto cav. Luigi Canina opera divisa in tre sezioni risguardanti la storia, la teorica, e le pratiche dell'architettura egiziana, greca, romana" (1835)

Giovanni C2:
CITAZIONE
oggetto bronzeo usato dagli Etruschi per la divinazione.

:B): Dividevano il cielo in settori e poi osservavano i fenomeni che accadevano all'interno: fulmini,uccelli in volo,stelle cadenti eccetera. "Nella cultura etrusca la divinazione occupava un ruolo fondamentale. Essa si basava sul concetto di predestinazione, secondo la quale la vita di ogni essere vivente sarebbe già stata scritta dagli dei fin dalla nascita. L'arte divinatoria permetteva all'uomo etrusco di prevedere, attraverso lo studio di segni specifici, la volontà divina - e quindi il proprio destino - solo per adeguarvisi. La divinazione etrusca si divide in due branche principali: l'aruspicina, ovvero l'interpretazione della volontà divina attraverso lo studio delle viscere animali - e, più precisamente, fegato (epatoscopia) ed intestino (estispicio) - e la dottrina dei fulmini, ovvero l'interpretazione dei fulmini [...] L'arte divinatoria, si basava sulla determinazione del templum, ossia uno spazio sacro che rifletteva la suddivisione dl cielo. Secondo gli etruschi la volta celeste è attraversata idealmente da due rette perpendicolari: cardo (nord-sud) e decumano (est-ovest). Queste due rette dividono la volta celeste in quattro principali settori: partendo dall'asse orizzontale (decumano) e dirigendosi verso sud si delimita la pars antica (parte anteriore), mentre verso nord la pars postica (parte posteriore). Allo stesso modo, prendendo l'asse verticale (cardo) si delimita a ovest la pars hostilis o pars occidentalis o pars dextare, mentre a est la pars familiaris o pars orientalis o pars sinistrae. Ogni quadrante (formato dall'intersezione delle due rette) veniva diviso in altri quattro settori, per un totale di 16 settori, ognuno dei quali costituiva la sede di una divinità diversa: nel quadrante nord-est dimoravano le divinità più favorevoli (fra cui Tinia e Uni), mentre i settori del quadrante nord-ovest erano più infausti, ed erano dedicati ai demoni dll'oltretomba; infine, i quadranti sud-ovest e sud-est erano le dimore delle divinità terrestri e della natura. A seconda del settore del cielo in cui apparivano fulmini, meteore o altri prodigi, il sacerdote risaliva alla divinità che governava quel settore e che, quindi, aveva scatenato il segno (stabilendo in questo modo se era di buon auspicio o meno), per poi cercare di dare un'interpretazione più concreta della volontà divina in base alla descrizione del prodigio e alle circostanze in cui si era verificato. La suddivisione della volta celeste si proiettava, poi, sugli elementi della terra, grazie alla stretta correlazione tra macrocosmo e microcosmo, punto cardine della rligione etrusca. Quindi anche il fegato degli animali sacrificati rifletteva lo schema celeste e veniva idealmente suddiviso in settori dedicati alle varie divinità, le cui volontà venivano interpretate per mezzo delle particolarità osservate, come anomalie, cicatrici o altri segni particolari.

Con il termine Etrusca Disciplina (in etrusco Tesns Rasnas) si intende il complesso di norme e dottrine che regolavano la religione etrusca, per lo più raccolte in una serie di libri costituenti una sorta di "sacra scrittura". Tutto ciò che si sa di questa etrusca disciplina lo si deve agli autori romani (come ad esempio Cicerone), poichè tutti gli scritti etruschi sono andati perduti. I libri principali sono tre:

Libri Haruspicini. Sono chiamati anche Libri Tagetici, da Tagete, il semidio ragazzo figlio di Genio [...] - emerso dal solco di un aratro nella campagna di Tarquinia - e da lui rivelati agli etruschi, insegnando loro l'arte e la tecnica dell'aruspicina. Questi libri trattavano l'interpretazione dei segni divini attraverso lo studio delle viscere animali (aruspicina).
Libri Fulgurales. Sono chiamati anche Vegonici, dal nome della ninfa Vegoia da cui avrebbero avuto origine. In essi si trattava lo studio dei fulmini. Il fulmine era considerato il segno divino più importante, poichè era la manifestazionee materiale del dio Tinia. A seconda della parte del cielo da cui veniva scagliato (Tinia poteva usufruire di tutti i settori della volta celeste e addirittura delegare altre divinità), del colore, della distanza, della forma e di altri aspetti, si cercava di interpretarne il significato. Importante era anche il numero dei fulmini scatenati: il primo veniva considerato un semplice avvertimento, il secondo era segno di minaccia; il terzo significava distruzione certa.
Libri Rituales. Essi contenevano l'elenco ed una descrizione scrupolosa e dettagliata dei riti religiosi da seguire in particolari occasioni. Tipico era il rito di fondazione di una città: dapprima si tracciavano con il lituo (bastone ricurvo in cima usato dalle massime autorità e dai sacerdoti) due rette perpendicolari (Cardo e Decumano), formando quella che veniva chiamata croce sacrale, al cui centro (nel punto esatto di incontro delle due rette) veniva scavata una fossa (considerata come la porta di collegamento tra il regno dei vivi e quello dei morti) e ricoperta da lastre di pietra. Proprio nel punto esatto della fossa, il sacerdote, rivolto verso Sud, doveva pronunciare la seguente formula:"Questo è il mio davanti, questo il mio didietro, questa è la mia sinistra, questa è la mia destra". Poi veniva tracciato il perimetro della città utilizzando un vomere di bronzo e prestando attenzione affinchè le zolle di terra sollevate ricadessero all'interno (segnando il punto dove sarebbero state erette le mura, mentre il solco ne segnava il vallo). In corrispondenza delle porte cittadine il vomere veniva sollevato. Ogni città doveva avere un minimo di tre porte: una dedicata al dio Tinia, uno alla dea Uni e la terza alla dea Menrva (in onore dei quali dovevano essere dedicati altrettanti templi e altrettante strade). La porta a Est veniva considerata di buon auspicio; per contro, la porta a Ovest era la porta infausta (da lì venivano fatti passare i condannati a morte). Subito all'interno e all'esterno delle mura perimetrali vi era una striscia di terra chiamata pomerio dove era vietato sia coltivare che edificare. Infine, all'interno della città le strade venivano tracciate parallele alla croce sacrale, cosicchè da formare un reticolo (tipo scacchiera) dove ogni quadrato corrispondeva a un isolato. Parte integrante dei Libri Rituals sono:
°Libri Acherontici, sul mondo dell'oltretomba.
°Libri Fatales, sulla suddivisione del tempo e la durata del ciclo vitale dell'uomo e di uno Stato. Secondo la credenza etrusca, la vita di ogni essere vivente era divisa in cicli di sette anni ciascuno (chiamati Settimane), per un massimo di dodici cicli (84 anni). La vita media dell'uomo etrusco arrivava circa fino a dieci cicli (70 anni)* e nell'ultimo anno di ogni ciclo (considerato il più critico) si doveva prestare particolare attenzione ai segnali divini. Anche la durata degli Stati era stabilita a priori dagli dei, ed era suddivisa in cicli chiamati Secoli, la cui durata non era di cento anni l'uno, ma cambiava di volta in volta (erano sempre gli dei a deciderlo). Uno Stato poteva durare al massimo dieci cicli. Al termine di ogni ciclo gli dei mandavano segnali chiari e precisi, come il passaggio di una cometa, epidemie, o altre calamità. A quel punto gli etruschi capivano che un'era (o secolo) era passata e stava per cominciarne un'altra.
°Ostentaria, sull'interpretazione dei prodigi.
L'etrusca disciplina era tenuta in grande considerazione presso i romani, tanto che questa letteratura sacra etrusca fu tradotta in latino"
(Wikipedia).

* A quei tempi, la vita media degli uomini era più breve.

www.renzobaldini.it/testi/Etruschi.html

http://it.wikipedia.org/wiki/Tages

www.treccani.it/enciclopedia/tagete/

http://books.google.it/books?id=8GS2PecOg2QC&dq=

www.sullacrestadellonda.it/mitologia/etruschi.htm

http://books.google.it/books?id=nG2XViWYsaYC&hl=

http://it.wikipedia.org/wiki/Mura_di_Perugia

Forse il vocabolo "Italia" è di origine etrusca.

www.pittau.it/comune/italia.htm

Giovanni C2:
CITAZIONE
L'ipotesi di una formazione lenta e graduale del popolo etrusco ...

I Tirreni di Claudio De Palma:

www.toskana-art.it/depalma/Tirreni.htm

www.claudiodepalma.it/articoli/Origini_degli_Etruschi.htm

www.claudiodepalma.it

www.google.it/search?q=claudio+de+p...bks&tbo=1&hl=it

Conoscete la storia del maggiordomo etrusco del faraone?

CITAZIONE
Philip Aziz, "La civiltà etrusca".

"Il maggiordomo del faraone era etrusco! In questa regione, tra il Nilo e El Faiyum, Flinders Petrie diresse parecchie campagne di scavi. Soprattutto nei due paesini di Kahun e di Gurob, come nel piccolo cimitero situato accanto alla piramide di Havara. E' là ch'egli riportò alla luce alcuni oggetti di bronzo che risalivano al regno di Tutmosi III (1505-1452 a.C.). Questi oggetti, egiziani di forma, presentavano tuttavia particolari sorprendenti indicanti la loro origine straniera. Vi è innanzitutto uno specchio la cui impugnatura rappresenta una donna nuda che tiene una colomba accanto al seno. E' un tema che si trova spesso tra gli Etruschi lidi della stessa epoca. Vi sono anche coltelli d'aspetto strano e ceramiche i cui motivi sono più etruschi che egizi. Ed è a Gurob che Flinders Petrie fece la più stupefacente scoperta della sua vita di archeologo: la mummia del più antico etrusco della storia! Chi è questo etrusco? Nè più nè meno che il ... maggiordomo del palazzo del faraone! Questa mummia fu scoperta nella tomba 23 di Gurob, avvolta in un lenzuolo funebre decorato e recante un'immagine del defunto. La mummia era ornata di una lunga parrucca che le scendeva fino alla vita. Ma la parrucca celava una chioma bionda, dunque indoeuropea con molta probabilità! L'iscrizione del sepolcro ricorda che si tratta di An-en-Tursha, che ricopriva la mansione di maggiordomo alla corte di Ramsete III, intorno al 1300 circa. Ora sappiamo, da varie iscrizioni, che Tursha era l'appellativo dei Tirreni ... Il maggiordomo An-en-Tursha fu testimone privilegiato della prima ondata pacifica che condusse gli Etruschi in Egitto. Ma, come abbiamo già segnalato, questa prima ondata sarebbe seguita da una seconda di temperamento bellicoso. Questa volta gli Etruschi non erano soli a visitare l'Egitto. Appartenevano a un'immensa coalizione militare indoeuropea lanciata all'assalto dell'Egitto, nel XIII e nel XII secolo a.C...".

L'autore [PHILIP AZIZ], come è facile constatare, come tutti, confonde i TURSHA < *TURHUSSA anatolici, con gli ETRUSCHI <*ET-U-RU-S-SI, anch'essi anatolici, ma già prima di loro divenuti italici [...] ANGELO DI MARIO.

www.etruschi-tirseni-velsini.it/docs/An-en-TURSHA.htm

http://books.google.it/books/about/La_civi...AAJ&redir_esc=y

:unsure: Urca! Bisogna approfondire! Un maggiordomo etrusco in Egitto? :unsure:

Edited by RAGNOUOMO - 1/7/2015, 09:23
 
Top
16 replies since 2/9/2006, 17:45   10253 views
  Share