| Barbanera3 |
| | Altre teorie sul rapporto fra Umbri e Villanoviani: La cultura appenninica:linklinklinkLa cultura protovillanoviana:linklinklinklink"Classificati come una delle più antiche popolazioni italiche, gli Umbri si affermarono come popolo alla fine del II millennio a.C., scaturendo molto probabilmente dalla fusione fra un'etnia nordica indoeuropea e una preesistente popolazione indigena, la cosiddetta Civiltà Appenninica, influenzata dalla cultura piceno-adriatica (anch'essa d'origine indoeuropea). Questa almeno è una delle ipotesi più accreditate, sostenuta anche dal linguista Giovanni Devoto".Tratto da Italianelcerchio.blogspot.it "In realtà il popolo che gli antichi storici definivano come "umbri" oggi vengono definiti invece "protoumbri"; furono quindi i "protoumbri" quel popolo che gli antichi tramandano che abitasse gran parte dell'Italia (gli "ombricoi" di Erodoto), che poi sono stati da alcuni identificati con la cultura "villanoviana"; i protoumbri erano una popolazione che apparteneva alla prima ondata di popolazioni indoeuropee che scesero in Italia. Gli umbri "storici" invece [...] appartengono alla sovrapposizione degli indoeuropei del ramo italico (che giunse in un periodo successivo in Italia) alle popolazioni paleoumbre (tra cui i Naharti che abitarono parte del territorio che poi fu umbro, parte di quello che poi divenne sabino ed il territorio che poi divenne dei Falisci storici) ed abitarono una zona più ristretta, corrispondente all'attuale Umbria cistiberina, le Marche settentrionali, la costa adriatica fino a Ravenna. Gli Italici, ovvero gli umbro-sabini, hanno infatti tutti comune origine etnica, e si differenziarono nei gruppi che appaiono in epoca storica dopo che il ramo italico si fuse con le diverse popolazioni che le avevano precedute nei diversi territori ... quindi si distinsero in Umbri (italici+protoumbri+protoumbri naharti), Sabini (italici+parte dei protoumbri naharti+piceni+altre popolazioni tra cui i misteriosi "Aborigeni" di cui parla Plinio), Osci (Italici+Opici), i Sanniti e i Sabelli poi furono derivazioni dei Sabini, mentre i Lucani derivarono dai Sanniti ed i Bruzi dai Lucani [...] erano accomunati da una lingua comune che oggi viene definita "Osco-Umbro".Tratto da freeforumzone.leonardo.it E' tuttora in discussione l'identità del popolo dei Naharki (o Naharci), citato dalle Tavole Eugubine, che probabilmente abitava nella zona di Terni: si trattava di Sabini, di Umbri o di genti ben distinte dagli altri?http://it.wikipedia.org/wiki/Tavole_eugubinewww.publications.efrome.it/opencms/...DUCTION.PDF.pdfSecondo tale documento, i Naharti erano considerati nemici della città umbra di Gubbio al pari degli Etruschi e degli Japusci (?). Nahar, antico nome del fiume Nera, richiama i seguenti appellativi: Naharci (Naharkum), Narni, S. Anatolia di Narco, Interamna Nahars (Terni)."Un assetto urbano doveva invece avere, almeno dal VII secolo a.C., Terni/Interamna Nahars, la città dei Naharci, popolo umbro-sabino ricordato nelle Tabulae Iguvinae, la cui fondazione è posta nel 672 a.C. da un'iscrizione, ma soprattutto confermata da scavi in vari punti del centro storico [...]".http://books.google.it/books?id=zmO1Ri5n4v0C&dq="Questi Sabini sarebbero Safini umbrizzati o Paleoumbri safinizzati (come si esprimono i glottologi) ... Gli archeologi sono concordi nel dire che i Naharci possedevano una propria individualità, non solo culturale ma forse anche [...]".www.books.google.it/books?id=OedOAAAAMAAJ&q="... Nulla però autorizza ad immaginarla popolata da un ethnos distinto da quello umbro, a cui invece la riferiscono tutte le fonti letterarie in nostro possesso. La qualifica di nomen data dalle Tavole ai Naharci impedisce dunque di identificarli con gli Umbri del Nera: una loro eventuale inclusione nella formula si sarebbe infatti tradotta piuttosto in un elenco di totar, sul modello di quanto avviene per l'umbra Tadinum".http://books.google.it/books?id=p9VNAQAAIAAJ&q=www.academia.edu/1306196/Tuta_Ikuvi...urbana_a_Gubbio"Seguono tre "nomi" cioè popoli di altra stirpe: gli Etruschi, i Naharci - evidentemente il nome dato dagli Umbri ai Sabini, considerati secondo un'ottica settentrionale come gli abitatori della Valnerina - e gli Iapusci".http://books.google.it/books?id=dmwMAQAAMAAJ&q="Gli Umbri dell'Età del Bronzo vengono chiamati Paleoumbri da alcuni studiosi per distinguerli dagli Umbri storici dell'età del ferro. Augusto Ancillotti, glottologo dell'Università di Perugia, esperto dell'antica lingua umbra ed esimio studioso delle Tavole di Gubbio, afferma:"E' legittimo sospettare che il "tipo paleoumbro" appartenga ad una corrente indoeuropea che nella seconda metà del II millennio a.C. ha portato in Italia fatti culturali di area danubiana" (A. Ancillotti - R. Cern Le Tavole di Gubbio e la civiltà degli Umbri, Jama, Perugia, 1996). La teoria di Ancillotti si baserebbe sul fatto che la lingua umbra, che ci perviene attraverso le Tavole di Gubbio, avrebbe forti somiglianze con le lingue dell'area nord e centroeuropea, in quanto è possibile operare una comparazione tra alcuni termini similari aventi lo stesso significato nelle lingue odierne del centro e nord Europa. La lingua umbra sarebbe apparentata, dunque, con lingue di cui ancora oggi si trovano tracce nell'inglese, francese, tedesco ecc. L'affinità linguistica con l'area centro settentrionale dell'Europa indurrebbe a pensare all'antico umbro, pervenutoci con le Tavole di Gubbio, come a una lingua parlata da tribù provenienti d'oltralpe". "Alcuni studiosi [...] collegano il nome [...] dei fiumi Ambro e Ombrone con la presenza di Paleoumbri nel territorio che sarà poi etrusco. Ma sono gli scritti di Erodoto, lo storico greco del VI sec. a.C., che ci portano a considerare gli Umbri come un popolo proveniente dall'area danubiana, un popolo che Erodoto chiama Ombricoi e colloca tra la parte mediana del Danubio e le Alpi".www.edizionithyrus.itSituazione linguistica dell'Italia antica intorno al 13° secolo a.C. (Età del Bronzo recente) secondo il prof. Augusto Ancillotti. www.google.it/search?q=augusto+asnc...usto+ancillottiwww.umbriatouring.it/cartine-dellitalia-antica/http://it.wikipedia.org/wiki/Popoli_dell...à_del_ferro.pnghttp://it.wikipedia.org/wiki/Storia_di_Arezzo"Origini dei Naharki. Non abbiamo notizie certe e documentabili circa l'origine di questa popolazione di cui ritroviamo riscontro solo in alcuni accenni, infatti vengono citati nelle tavole eugubine e nel nome stesso della città di Terni, che era Interamna dei Naharti. Naturalmente il nome della popolazione deriva dal ruolo totemico del fiume, il Nera, lungo il cui corso si era insediata questa antica popolazione. La provenienza stessa degli antichi Umbri non è facilmente rintracciabile, infatti Plinio ci dice che sono tra le popolazioni più antiche d'Italia e che sicuramente erano già presenti quando sono arrivati gli Etruschi che hanno occupato parte del territorio umbro. Ma da dove venissero è solo un ipotesi ... il termine greco Ombricoi significherebbe salvati dalle acque, quindi si riferirebbe ad una popolazione scampata ad una qualche devastante alluvionie che interessavano periodicamente i grandi fiumi centroeuropei. Con molta probabilità i progenitori umbri abitavano lungo il bacino danubiano, in una zona dove erano già insediati i Paleo-Celti con cui erano sicuramente in contatto se non direttamente imparentati. Poi scendendo lungo la costa dalmata hanno attraversato l'Adriatico per poi attraversare le valli marchigiane, arrivare all'interno della penisola per insediarsi lungo l'area del Nera".http://blog.libero.it/TERNISTORIA/1649208.html Riprendono gli scavi a Orvieto:linklinkSono curioso di vedere come andrà a finire questa vicenda. CITAZIONE Un maggiordomo etrusco in Egitto? Interessante davvero, puoi fornirmi ulteriori informazioni? Per ciò che riguarda la preistoria etrusca, oltre ai villanoviani esiste la misteriosa cultura del Rinaldone: "Uomini alti più di due metri quando l'altezza media era di poco superiore al metro e cinquanta. Lo studioso Giovanni Feo ci parla di un mistero ancora tutto da risolvere. Nel territorio etrusco, presso varie località, sono stati frequentemente rinvenuti resti di giganti. Non solo nei sepolcri etruschi, ma sorprendentemente anche nelle tombe rinaldoniane.
Nella sua Storia di Viterbo, l'erudito Frate Annio riporta la notizia del ritrovamento di una "testa di gigante" presso la chiesa di S. Rosa. Scrive poi di "un corpo gigantesco" rinvenuto nell'etrusca Cortenebra.
Certo, si può pensare che la fantasia di Frate Annio viaggiasse a briglia sciolta, eppure storie e racconti di ritrovamenti di ossa di gigantesche proporzioni sono ancora udibili sia nella Tuscia viterbese che nella Maremma grossetana. Un grande viaggiatore e scopritore di siti etruschi, George Dennis (1814-1898) scriveva: "Se si deve dar credito ai contadini, le ossa rinvenute a Saturnia erano di proporzioni gigantesche". Lo scrittore e diplomatico inglese nel 1843 aveva visitato la necropoli di Pian di Palma, a Saturnia, dove vide i tumuli dolmenici costruiti con grandi lastre di travertino infisse verticalmente nel terreno, altre poste a copertura. La tradizione classica tramanda che Saturnia è stata fondata dai Pelasgi, autori delle mura poligonali che si possono ammirare nell'antica porta d'ingresso alla cittadina.
Non lontano da Saturnia, a Orbetello, davanti al monte Argentario, molti si ricordano di quando, durante un'alluvione, vennero alla luce tombe con ossa gigantesche. Anche Orbetello ha mura poligonali e, come Saturnia, la tradizione tramanda di origini pelasgiche. E' inverosimile che tutte queste testimonianze, comprese alcune molto autorevoli, siano il frutto di menzogne o di una suggestione collettiva.
In una pubblicazione curata dall'archeologo Francesco Nicosia, già a capo della Soprintendenza Nazionale per i beni monumentali, si legge che le tombe "a uovo" scavate nella località viterbese di Rinaldone, contenevano numerosi scheletri che superavano i due metri di altezza.
Dove sono finite queste ossa? Scomparse. Comunque non è noto se siano state eseguite analisi di laboratorio per trarne informazioni utili alla ricerca storica".
"Sia i giganti ritrovati nelle tombe rinaldoniane, che quelli rinvenuti nei sepolcri etruschi, sono stati sempre una percentuale esigua rispetto agli scheletri di statura normale. Quello dei giganti era quindi un ceppo elitario, non il prevalente. Resta la nuda evidenza: giganti rinaldoniani e giganti etruschi, ambedue rinvenuti nei medesimi siti dell'Italia centrale, tra Toscana, Umbria e Lazio".
"I Giganti d'Italia non sono soltanto quelli dell'antica Etruria. In Calabria, a Marina di Caulonia, vennero alla luce tombe protostoriche di persone alte sui due metri. Di ossa gigantesche è piena la Sardegna, almeno secondo ciò che asseriscono fonti numerose e attendibili".
"Alla fine del Neolitico, un progredito popolo del mare, in seguito a una carestia o in cerca di nuove terre, iniziò una migrazione via mare dall'Egeo anatolico, arrivando a toccare svariati territori mediterranei. Una parte di loro sbarcò nei pressi del monte Argentario (Orbetello, Porto Ercole), tradizionalmente ritenuto uno dei maggiori porti 'pelasgici' della Toscana meridionale. In seguito quel popolo percorse la valle del fiume Flora e, da lì, raggiunse la regione vulcanica e rupestre intorno al lago di Bolsena: il territorio dei tufi, l'Etruria rupestre, che divenne la nuova patria".Fonte: link linklinklinklinklinklinklinklinklinkEdited by Barbanera3 - 12/2/2020, 16:55
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