| Visto che si parla di veleni.
Sempre con le dovute precauzioni e senza facili esaltazioni, anche da noi esiste un veleno che può risultare utile in certi casi:
A) VELENO D'API
Composizione, proprietà, meccanismo d'azione, effetti indesiderati, trattamento delle reazioni.
Una volta che l'ape ha punto il soggetto con il pungiglione, costituito da una microscopica cannula affilatissima, collegata alla sacca velenifera e munita di estroflessioni uncinate, essa istintivamente cerca di allontanarsi, ma il pungiglione uncinato, penetrato nella pelle, non fuoriesce più e nella foga di staccarsi l'ape lo perde, perdendo anche una parte del suo intestino. Le terminazioni nervose della catena addominale, collegate al pungiglione, vi rimangono attaccate ed esercitano, su di esso, una serie di contrazioni che gli permettono di penetrare più a fondo e di rilasciare il veleno nella zona intradermica. Dopo essersi distaccata l'ape muore. La quantità di veleno che si introduce nel corpo, con una puntura, è di 1/10000 grammi (occorrono diecimila api per ottenere un grammo di veleno).
Il veleno è secreto da due ghiandole, una acida ed una alcalina, situate nell'addome dell'ape. La quantità può variare secondo la stagione, la produzione massima ha luogo in primavera, la minima in autunno ed inverno. Esso contiene: acqua, istamina, mellitina, una isolecitina, apamina, due enzimi. L'apamina agisce sul sistema nervoso centrale. Il veleno cristallizza se disidrato.
Oltre che nell'acqua è solubile nell'alcool. Esso presenta una tossicità locale (dolore, gonfiore edema) e una tossicità generale (crampi, convulsioni, emolisi).
1) Composizione.
L’apitoxina (definizione generica del veleno d'api) si presenta sotto forma liquida, trasparente di sapore amaro e di odore mielato; a tutt'oggi non è completamente nota la sua composizione, ma si sa che contiene il 70% d'acqua ed il 30% di sostanza secca (acido formico, acido cloridrico, acido ortofosforico, istamina, colina, apamina (peptide) -2% del peso secco-, mellitina (principale costituente), -50% del peso secco-, ialuronidasi -3% del peso secco-, fosfolipasi A -12% del peso secco-, fosfato di magnesio -0,4% del peso secco-.
2) Proprietà
Il Dottor Anton Tere, nell'anno 1870, fu il primo medico ad applicare le punture delle api ., nella terapia delle malattie reumatiche. Negli anni '30 il prof. Bodog F.Bach, medico a New York, si interessò particolarmente all'apiterapia, utilizzando il veleno dell'ape per le malattie reumatiche, ottenendo eccellenti risultati.
All'inizio degli '50, il Dott. Joseph Broadman, di New York, si interessò alla terapia con il veleno delle api, ottenendo notevoli risultati. Sino alla sua morte, avvenuta nel 1970, ha curato molte artriti ed ha scritto interessanti articoli su questo argomento. Nonostante fosse osteggiato dall'intelligenza medica del tempo, nel 1962 ha pubblicato un libro intitolato: 'Il veleno dell'ape, trattamento naturale di reumatismi ed artriti'. Oggi questa ricerca ha ottenuto un riconoscimento scientifico e fa sempre più proseliti, soprattutto perché confortata da serie prove cliniche.
3) Meccanismo d'azione
I lavori del prof. Artemov, dell'Università di Gorki, URSS, provano che il veleno dell'ape stimola le capsule surrenali inducendo un aumento del tasso di cortisone nel plasma sanguigno che perdura per oltre una settimana.
La stimolazione delle ghiandole surrenali, con il veleno delle api, non é che una delle numerose reazioni immunologiche dell'organismo umano. Il veleno stimola l'intero sistema immunitario, forse anche fino ad elevare il tasso di cortisone.
Il veleno delle api manifesta una spiccata azione antivirale ed anticancerogena. Infine la dilatazione dei vasi capillari fa abbassare la pressione arteriosa. La sua proprietà più nota è comunque la capacità di bloccare la trasmissione di impulsi nervosi da una cellula all'altra del sistema neuro-vegetativo (azione gangliolitica).
Nel 1973, VGK, Shipman e Brooks del Biomedical Laboratory, Edgwood Arsenal e del Naval Undersea Centre, San Diego, Calífornia, hanno isolato una nuova frazione di veleno d'ape, chiamata cardiopep . Questa frazione ha degli effetti antiaritmici e beta-adrenergici.
Localmente il veleno d'ape agisce con il comune meccanismo della flogosi indotta: si manifesta con calore, dolore e gonfiore, persistenti nei tempi e nei modi più svariati in funzione del distretto trattato e della reattività individuale………………………………
………………………Un individuo in buono stato di salute, non allergico o sensibile, può sopportare normalmente da 1 a 5 punture contemporaneamente e nella stessa zona, senza avere particolari reazioni dolorose all'infuori di un forte bruciore, peraltro temporaneo, ed un breve, ma fastidioso prurito.
……………………………..Una terapia a base di veleno d'api deve essere costantemente seguita da un medico, il quale controlla la somministrazione e consiglia di volta in volta la dose e la forma più idonea……………………………
Nel caso invece di reazione tardiva particolarmente intensa (evenienza rarissima), si suggerisce di telefonare all'istituto per concordare la terapia adeguata. Nel caso di dispnea intensa, laringospasmo, edema della glottide, rivolgersi immediatamente al più vicino Pronto Soccorso.
B) PRECAUZIONI
L'apiterapia è una metodica terapeutica sicura solo se praticata dal medico che abbia raccolto una accurata anamnesi (storia clinica del paziente) allo scopo di evidenziare predisposizioni allo sviluppo di reazioni di tipo anafilattico, e sia in grado di intervenire immediatamente qualora si verifichino reazioni indesiderate.
A tale scopo, all'inizio della terapia viene eseguita ripetutamente una puntura di prova sul gluteo, per valutare la reattività individuale.
Seguendo le precauzioni suddette, l'apiterapia rappresenta una metodica efficace e sicura.
C) INDICAZIONI
Secondo Artemov, Faktorovitch, Rhartchenko ed Orlov sono molteplici le patologie che possono trovare vantaggio da un trattamento con veleno d'api e più precisamente :
REUMATISMI (poliartrite, miopatie, cardiopatie reumatiche)
SPONDILARTROSI DEFORMANTE
POLIARTRITI INFETTIVE NON SPECIFICHE
AFFEZIONI DEL SISTEMA NERVOSO PERIFERICO (radicoliti sacro-lombari, infiammazioni dei nervi sciatico, femorale e facciale, nevralgie intercostali, polinevrite, etc..)
ULCERE TROFICHE, PIAGHE ATONICHE
MALATTIE VASCOLARI CHIRURGICHE tromboflebiti senza suppurazione, arteriosclerosi dei vasi periferici
INFILTRAZIONI INFIAMMATORIE (senza suppurazione)
ASMA BRONCHIALE
SINDROME EMICRANICA
IPERTENSIONE ARTERIOSA
IROTIS E IRIDO~CICLITE
TIREOTOSSICOSI (primo e secondo stadio)
SINDROME DI MENIERE
PSORIASI
ECZEMA
Inoltre può essere indicato in casi di Artrite reumatoide, Cirrosi epatica, Esiti di polio, Emiplegie, Sclerosi a placche Infine va ricordato l'effetto equilibratore sulla pressione arteriosa.
D) CONTROINDICAZIONI
- Diatesi allergica conclamata
- Terapie farmacologiche incompatibili
- Vaccinazioni recenti
- Disordini immunitari
- Stati iper reattivi
- Stati febbrili
- Ipertensione arteriosa severa
E' consigliato differire la seduta in caso di:
- Pasti recenti
- Mestruazioni abbondanti
E) APPLICAZIONI PRATICHE
I metodi usati sono molti, ma i più comuni e certamente i più efficaci sono i seguenti:
1) Applicazioni dirette della puntura d'ape
Per questo, si procede prelevando con una pinza l'ape ed applicandola sulla parte da trattare. Il primo giorno si opererà effettuando una sola puntura di prova, per verificare la sensibilità dell'individuo controllando con attenzione anche una o due ore dopo la puntura, tanto è il tempo che impiega il veleno per ottenere un'apprezzabile reazione da parte dell'organismo.
Il controllo dovrà essere effettuato anche nei giorni successivi, valutando il tempo esatto di comparsa del dolore e delle eventuali reazioni cutanee (in genere ciò accade dopo il quarto o il quinto giorno); dopodiché si inizierà la terapia vera e propria, diversa a seconda della patologia da trattare.
In genere si inizia con una puntura il primo giorno, due il secondo, tre il terzo e così via progressivamente.
2) Applicazioni a mezzo di iniezioni intradermiche
Questo tipo di applicazione sarebbe certamente la più pratica, ma difficoltosa da effettuare per mancanza della materia prima sul mercato e per la sua difficile reperibilità, essa deve rispettare una serie di condizioni tra cui la purezza del veleno, la freschezza, la presenza in quantità definita delle materie attive es. la mellitina
3) Applicazioni topiche
L'applicazione del veleno d'api per mezzo di una pomata è la forma più raccomandata a tutte le persone allergiche. Non rappresenta un procedimento efficace quanto i precedenti, ma se in alta concentrazione ed unito ai giusti eccipienti, che ne favoriscano la diffusione della pelle, può sortire degli ottimi risultati.
Infine non va trascurato che esiste sul mercato un prodotto omeopatico chiamato Apis e disponibile in tutte le diluizioni, ricavato proprio dal veleno d'ape ( esplica un'azione anti allergica, anti-infettiva, antiflogistica etc.).
|