| onussen |
| | CITAZIONE 1 In principio Dio creò il cielo e la terra. 2 La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. 3 Dio disse:"Sia la luce!". E la luce fu. 4 Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre 5 e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno. 6 Dio disse:"Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque". 7 Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne. 8 Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno. Dio disse:"Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto". E così avvenne. 10 Dio chiamò l'asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona. 11 E Dio disse:"La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie". E così avvenne: 12 la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. 13 E fu sera e fu mattina: terzo giorno. 14 Dio disse:"Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni 15 e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra". E così avvenne: 16 Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle. 17 Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra 18 e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona. 19 E fu sera e fu mattina: quarto giorno. 20 Dio disse:"Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo". 21 Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. 22 Dio li benedisse:"Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra". 23 E fu sera e fu mattina: quinto giorno. 24 Dio disse:"La terra produca esseri viventi secondo la loro specie; bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie". E così avvenne. 25 Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. 26 E Dio disse:"Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra". 27 Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. 28 Dio li benedisse e disse loro:"Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogate e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra". 29 Poi Dio disse:"Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. 30 A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde". E così avvenne. 31 Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
1 Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. 2 Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. 3 Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perchè in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto. 4 Queste le origini del cielo e della terra, quando vennero creati. Quando il Signore Dio fece la terra e il cielo, 5 nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata - perchè il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e nessuno lavorava il suolo 6 e faceva salire dalla terra l'acqua dei canali per irrigare tutto il suolo - ; 7 allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente. 8 Poi il Signore Dio PIANTO' UN GIARDINO IN EDEN, A ORIENTE, E VI COLLOCO' L'UOMO CHE AVEVA PLASMATO. 9 Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male.
10 UN FIUME USCIVA DA EDEN PER IRRIGARE IL GIARDINO, POI DI LI' SI DIVIDEVA E FORMAVA QUATTRO CORSI. 11 IL PRIMO FIUME SI CHIAMA PISON: ESSO SCORRE INTORNO A TUTTO IL PAESE DI AVILA, DOVE C'E' L'ORO 12 E L'ORO DI QUELLA TERRA E' FINE; QUI C'E' ANCHE LA RESINA ODOROSA E LA PIETRA D'ONICE. 13 IL SECONDO FIUME SI CHIAMA GHICON: ESSO SCORRE INTORNO A TUTTO IL PAESE D'ETIOPIA. 14 IL TERZO FIUME SI CHIAMA TIGRI: ESSO SCORRE AD ORIENTE DI ASSUR. IL QUARTO FIUME E' L'EUFRATE.
15 Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perchè lo coltivasse e lo custodisse. 16 Il Signore Dio diede questo comando all'uomo:"Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, 17 ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perchè, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti". 18 Poi il Signore Dio disse:"Non è bene che l'uomo sia solo; gli voglio fare un aiuto che gli sia simile". 19 Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse dall'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati [...] 21 Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. 22 Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo [...] Tratto da www.laparola.net/bibbia/libro.phpCITAZIONE Il Giardino dell'Eden, in ebraico Gan Eden, è un luogo citato nella Bibbia ebraica e presente anche nella mitologia sumera. Nel libro della Genesi nella Bibbia è il luogo in cui Dio creò tutti gli esseri viventi, tra cui Adamo ed Eva, la prima coppia umana. Esso si trovava ad oriente (della Palestina), e dal giardino usciva un fiume che si divideva in quattro rami fluviali: il Tigri, l'Eufrate, il Pison che circondava la terra di Avila, e il Ghihon che circondava la terra di Etiopia. Inoltre Eden potrebbe essere una parola sumera che significa "parco/giardino in pianura", mentre in ebraico il Paradiso (sia quello terrestre primigenio che l'Aldilà) viene indicato con la locuzione Gan 'Eden [...], traducibile con "Giardino delle delizie" (Genesi 2,8-14). Secondo queste indicazioni l'Eden si collocherebbe nell'attuale regione della Mesopotamia meridionale, nella pianura attraversata dal fiume Shatt al-'Arab, sepolto sotto decine di metri di sedimenti. Nello Shatt al-'Arab oggi confluiscono due dei fiumi citati nella Genesi: il Tigri e l'Eufrate. Un'altra ipotesi sulla localizzazione dell'Eden si trova nel saggio Omero nel Baltico di Felice Vinci, dove l'autore, nell'ambito della totale localizzazione geografica dei poemi omerici in Scandinavia, teorizza diversi collegamenti con le mitologie di molti altri popoli, tra cui quello ebraico. E una volta identificata l'Etiopia con la penisola di Varanger, in Norvegia:"Esaminiamo [...] uno dei fiumi che la bagnano, il Tana (che pertanto potrebbe corrispondere al Gihon biblico): esso nasce in una zona della Lapponia finlandese [...] da cui effettivamente si dipartono altri corsi d'acqua. Uno è l'Ivalo, che i Lapponi chiamano Avvil. L'assonanza con Avila [...] da sola potrebbe essere casuale, ma proprio questo territorio è ricco d'oro" (Felice Vinci, Omero nel Baltico, pagg. 647-648). Il passo citato prosegue con l'identificazione di Tigri ed Eufrate con i loro corrispettivi scandinavi, il complesso di questi fiumi delinea, secondo Vinci, "una sorta di Mesopotamia finnica, straordinariamente assomigliante a quella asiatica" [...] Il paradiso di Sumeri si chiamava Dilmun e può essere identificato con il golfo Persico, cioè nelle terre a sud sommerse. In questo luogo dove non esistevano malattie e morte, il dio Enki usava accoppiarsi sessualmente con le dee sue figlie. Dopo aver mangiato i frutti degli alberi creati dalla dea Ninhursag venne da questa maledetto e condannato ad atroci sofferenze. Per far guarire la costola di Enki, Ninhursag creò quindi una dea dal nome Ninti che significa colei che fa vivere, e il significato del nome traslato in ebraico avrebbe originato il nome Eva. In un altro mito sumero, il contadino Shukallituda, non riuscendo a coltivare la sua terra troppo arida, chiese aiuto alla dea Inanna: questa gli consigliò di piantare degli alberi per fare ombra, facendo così nascere la prima oasi, con una tecnica di coltivazione comune nei deserti intorno al golfo Persico. Il mito si conclude con una trasgressione sessuale in cui il contadino stupra la dea addormentata: come punizione per l'affronto Shukallituda è costretto ad abbandonare il suo giardino. Infine nel mito di Gilgamesh l'eroe cerca l'ultimo uomo sopravvissuto al diluvio, Utnapishtim, il quale conosce la pianta dell'immortalità che cresceva in paradiso. Utnapishtim rivela a Gilgamesh che il paradiso è sprofondato nel mare [...] E' quindi probabile che i compilatori dei testi biblici abbiano adottato e modificato il racconto mitologico sumero sull'Edin (come veniva chiamato dai Sumeri) [...] L'idea di uno stato felice perduto e non più ritornato è presente anche nella civiltà classica greca e romana. Lo attestano ad esempio lo scrittore greco Esiodo (Opere e giorni, 109-119) e il poeta latino Publio Ovidio Nasone (Metamorfosi, I, 89-112). Lo studioso Arturo Graf espone ampiamente i risultati dei suoi studi sul mito del Paradiso Terrestre nella prima parte del suo saggio Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo. Egli scrive che "i libri sacri dell'India e il Mahabharata celebrano l'aureo Monte Meru da cui sgorgano quattro fiumi, che si spandono poi verso le quattro plaghe del cielo, e sulle cui giogaie eccelse olezza e risplende, incomparabile paradiso, l'Uttara-Kuru, dimora degli dei, prima patria degli uomini, sacra ai seguaci di Buddha non meno che agli antichi adoratori di Brahma. Gli Egizi, a cui forse appartenne in origine la immaginazione degli Orti delle Esperidi, serbavano lungo ricordo di una età felicissima, vissuta dagli uomini sotto la mite dominazione di Ra, l'antichissimo dio solare. L'Airyana vaegiah, che sorgeva sull'Hara-berezaiti degli iranici, fu un vero Paradiso terrestre, innanzi che il fallo dei primi parenti e la malvagità d'Angro-Mainyus l'avessero trasformato in un buio e gelido deserto; e nell'Iran, nell'India, come in Egitto, durava il ricordo di una prima età felicissima. I Cinesi coronarono il Kunlun di un Paradiso, ove sono parecchi alberi meravigliosi e d'onde sgorgano parecchi fiumi. Nelle tradizioni religiose degli Assiri e dei Caldei il mito appare con sembianze che non si possono non riconoscere come simili affatto a quelle del mito biblico. Greci e Latini favoleggiavano dell'età dell'oro, dei regni felici di Crono e Saturno, e di più terre beate". I quattro fiumi che scaturivano dall'Eden biblico (Genesi 2, 10-17) lasciano congetturare che esso fosse un monte, così come lo erano il Meru indiano, l'Alburz iranico, l'Asgard norrena, il Kaf arabico nonchè l'Eden citato dal profeta Ezechiele nel Vecchio Testamento. Inoltre Graf ricorda i miti delle Isole Fortunate nel mondo greco, rappresentazioni del Paradiso terrestre. Esse sono l'isola dei Feaci e di Ogigia in Omero (Odissea), l'isola di Pancaia descritta da Diodoro Siculo, l'Atlantide di Platone, la Merope di Teopompo. Gli Arabi credevano nell'isola beata di Vacvac, oltre il monte Kaf, ricordata nei viaggi di Sindbad nelle "Mille e una notte". Di un'isola "dalle poma d'oro" narravano i Celti. Questa fu la credenza dei Padri della Chiesa e dei Dottori della Chiesa ripresa da Dante [...] Dante Alighieri pone l'Eden nell'opposto emisfero terrestre, proprio secondo le indicazioni dei Padri della Chiesa e dei Dottori della Chiesa [...] Nella Divina Commedia di Dante Alighieri, il Paradiso terrestre è posto sulla sommità del monte Purgatorio, situato agli antipodi del mondo allora conosciuto, e rappresenta l'ultima tappa del percorso di purificazione che compiono le anime per poter accedere al Paradiso. E' rappresentato come una foresta lussureggiante percorsa dal fiume Letè, che toglie la memoria del male commesso, ed il fiume Eunoè, che rinnova la memoria del bene compiuto. Tratto da http://it.wikipedia.org/wiki/Giardino_dellEdenCITAZIONE La storia del Bahrain risale alle origini della civiltà umana. Si ritiene che l'isola principale si sia staccata dall'Arabia continentale intorno al 6000 a.C.; quasi certamente era abitata dall'uomo fin dall'epoca preistorica. L'arcipelago fece il suo ingresso nella storia del mondo nel III millennio a.C. come sede dell'impero commerciale Dilmun. L'impero Dilmun, con la sua cultura dell'Età del bronzo che sopravvisse per circa 2.000 anni, trasse vantaggio dalla posizione strategica delle isole, situate lungo le rotte commerciali che collegavano la Mesopotamia con la valle dell'Indo. In una regione che stava gradualmente diventando sempre più arida, Dilmun, con la sua vegetazione lussureggiante, divenne nella mitologia sumera, l'antica civiltà che prosperò nell'attuale Iraq meridionale, un'isola sacra. Dilmun era considerata allo stesso modo anche dai Babilonesi: la loro epopea di Gilgamesh descrive l'isola come un paradiso in cui gli eroi possono godere della vita eterna. Alcuni studiosi hanno formulato l'ipotesi che il Bahrain potesse essere il luogo dove sorgeva il biblico Giardino dell'Eden. Dopo molti secoli, l'impero Dilmun attraversò una fase di declino e venne assorbito dagli imperi degli assiri e dei babilonesi. Tratto da www.lonelyplanetitalia.it/destinazi...bahrain/storia/http://en.wikipedia.org/wiki/Bahrainwww.treccani.it/enciclopedia/bahrain/www.treccani.it/enciclopedia/tag/paradiso-terrestre/www.treccani.it/enciclopedia/paradi...edia-Dantesca)/www.edicolaweb.net/arca029b.htmhttp://it.wikipedia.org/wiki/Golfo_Persicohttp://it.wikipedia.org/wiki/Bahrainwww.treccani.it/enciclopedia/dilmun_(Dizionario_di_Storia)/www.treccani.it/enciclopedia/tag/failakahttp://it.wikipedia.org/wiki/Shatt_al-'Arabwww.treccani.it/enciclopedia/shatt-al-arabhttp://en.wikipedia.org/wiki/Shatt_al-Arabhttp://it.wikipedia.org/wiki/Dilmunhttp://it.wikipedia.org/wiki/Cultura_Dilmunhttp://en.wikipedia.org/wiki/Dilmunhttp://ancienthistory.about.com/od/southasia/g/Dilmun.htmwww.crystalinks.com/dilmun.htmlwww.ufopedia.it/Cultura_dilmun.htmlwww.arabian-archaeology.com/myths1dilmun.htmwww.nytimes.com/1984/11/18/travel/e...of-bahrain.htmlwww.google.it/search?site=imghp&tbm...&q=dilmun&btnG=CITAZIONE Secondo le antichissime fonti sumeriche il Golfo si chiama "Mare Amaro" o "Mare Basso", non in riferimento alla profondità delle acque, ma alla posizione che esso occupa rispetto al territorio dei Sumeri. Questi nomi ricorrono spesso in testi religiosi, leggende e poemi eroici a dimostrare l'importanza che il Golfo ricopriva a quel tempo come via di comunicazione tra le città di Mohenjo Daro e Harappa, nella Valle dll'Indo, e il territorio dei Sumeri. E' sempre dalle fonti sumeriche che conosciamo una civiltà del Golfo, quella di Dilmun, che aveva il suo centro nell'isola di Bahrain, e la cui influenza si fece sentire a Failaka, nell'Arabia Saudita e più a Sud fino ad Abu Dabi. Nel poema epico sumerico di Gilgamesh, in diversi punti si parla di Dilmun come della "terra sacra", pura, priva di malattie, dove per ordine di Enki sgorgavano sorgenti di acqua dolce. Durand trovò nell'isola di Bahrain un cuneo di pietra che recava incisa in caratteri cuneiformi un'iscrizione che dice: "palace of Rimum / servant of the God Inzak, / man (of the tribe of) Agarum" il che dimostra che Inzak era il dio di Dilmun. Di Dilmun parlano testi religiosi e commerciali del III millennio, citandolo accanto ad altre civiltà come Magan e Meluhha. Successivamente anche gli Assiri parlarono di Dilmun, detta anche Tilmun. Gli studi compiuti dimostrano che questa civiltà, nata nel III millennio a.C., si conservò fino al 1000 a.C., data che, invece, secondo varie fonti mesopotamiche, si dovrebbe abbassare al 538 a.C. vale a dire fino al periodo neo-Babilonese. Negli scavi compiuti a Ur nel 1926, Woolley trovò una tavoletta di argilla, sulla quale è incisa una lista di merci che dovevano essere portate da Dilmun a Ur, e specificatamente nel tempio di Nin Gal; si tratta (fra l'altro) di legno, pietrame rifinito, rame, datteri e "occhi di pesce" (perle) provenienti certamente dall'isola di Bahrain. Tratto da http://books.google.it/books?id=E0jht347WvsC&dq=CITAZIONE I regni dell'oltretomba così come sono stati rappreseentati da Dante nella Commedia riflettono la visione geocentrica dell'universo illustrata dall'astronomo egiziano Claudio Tolomeo (II sec. d.C.). Il sistema tolemaico fu accolto da S. Tommaso e dalla filosofia scolastica e quindi rappresentò la visione cosmologica dominante nel Medioevo. Secondo tale sistema, la Terra è una sfera sospesa immobile al centro dell'universo e divisa in due emisferi: l'emisfero boreale o settentrionale, l'unico abitato, e l'emisfero australe o meridionale occupato solo dall'acqua. Al centro dell'emisfero borale, Dant colloca Gerusalemme, equidistante dai confini estremi, rappresentati da una parte dal fiume Gange e dall'altra dalle Colonne d'Ercole. Agli antipodi di Gerusalemme, nell'oceano dell'emisfero australe non abitato, sorge la montagna del Purgatorio alla cui sommità si trova il Paradiso terrestre. L'origine della montagna del Purgatorio è legata a quella della voragine dell'Inferno che fu causata dal ritirarsi della terra per la caduta di Lucifero, precipitato dal Paradiso e conficcato al centro del globo. La terra che ha lasciato lo spazio alla voragine dell'Inferno è ri-uscita dall'emisfero australe, dando origine quindi alla montagna del Purgatorio. La terra è circondata da nove sfere concentriche rotanti una all'interno dell'altra e tutte contenute in una decima, che è invece immobile: il cielo Empireo, dimora di Dio, degli angeli e dei beati. I nove cieli sono nell'ordine: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno, Cielo delle stelle fisse, Cielo cristallino o Primo Mobile. I primi sette contengono ognuno il pianeta omonimo (anche il sole era considerato un pianeta), l'ottavo contiene le stelle fisse con le costellazioni. Il nono è detto Cristallino perchè è trasparente ed è chiamato anche Primo Mobile perchè col suo movimento trasmette la rotazione ai cieli sottostanti. Tratto da http://xoomer.virgilio.it/gaqsa/la_visione_del_mondo.htmA Gobekli Tepe,in Turchia,gli archeologi hanno riportato alla luce un complesso architettonico preistorico che,secondo alcuni,potrebbe aver ispirato la narrazione biblica ed essere all'origine della leggenda del Giardino dell'Eden.CITAZIONE A Gobekli Tepe,in Turchia,i ricercatori hanno riportato alla luce un complesso che potrebbe aver ispirato la narrazione biblica:una fertile collina che già nell'Età della Pietra era un monumentale centro sacro dedicato al culto del serpente.Vicino alla grotta della nascita di Abramo.
Gli scavi ritrovano l'Eden?
di Aristide Malnati
L'archeologia biblica si arricchisce di antichissime e importanti vestigia,testimonianza concreta di una realtà storica,che avrebbe costituito il sostrato ispiratore del racconto biblico della Genesi.In particolare,sono emerse le evidenze archeologiche di un nucleo sociale capace 9.000 anni prima di Cristo,in pieno Neolitico,di dar vita a forme architettoniche indicative di una religiosità viva e di istanze sociali raffinate e complesse.
Cacciatori seminomadi hanno eretto santuari di notevoli dimensioni dedicate a divinità anche zoomorfe,in particolare a un dio serpentiforme che tanto ricorda il rettile edenico e che dunque potrebbe aver costituito un termine di raffronto per il narratore biblico nel corso della stesura del celebre episodio del Paradiso Terrestre.
Simili resti si trovano nell'attuale Turchia orientale,sull'altura di Gobekli Tepe,non distanti dalla pianura in cui sorgeva Harran,altro centro menzionato nel libro dei Patriarchi;e non sono nemmeno lontani dalla regione dei monti Tauro e Zagros,che 10.000 anni fa,al termine dell'ultima glaciazione,diventarono alture verdeggianti,ai cui piedi si estendevano fertili pianure.
Propio sotto l'impulso di una mitigazione climatica si generò quasi spontaneamente l'attività agricola e fu dall'osservazione di una generazione spontanea che la società di cacciatori e raccoglitori imparò a praticare forme di coltivazione e a dar vita ad ampie pianure agricole,vere e proprie distese,che possono aver formato l'immagine del Giardino dell'Eden.
E tale immagine si sarebbe depositata nella memoria culturale di una società ormai sedentaria (presto sarebbero nati i primi centri urbani nella vicina Mezzaluna fertile) e sarebbe giunta a fornire un esempio concreto agli israeliti e al narratore biblico.
Per Klaus Schmidt,direttore degli scavi del complesso templare sul Gobekli Tepe - le operazioni archeologiche riprenderanno il prossimo mese di settembre per la consueta campagna annuale - non ci sono dubbi:"Questo enorme complesso sacro è un esemplare unico nel suo genere e può essere paragonabile a Stonehenge,di cui però è ben più antico e più imponente:presenta colonne addirittura di 50 tonnellate.Questo tra l'altro pone il problema,ancora irrisolto,di come simili blocchi possano essere stati trasportati e collocati nella posizione definitiva".
Insomma il popolo dei cacciatori-raccoglitori di Gobekli Tepe mostra caratteristiche di sviluppato sentimento religioso e si pone antropologicamente alla base di quel lungo processo di evoluzione spirituale che è sfociato,sotto l'influenza anche di altri elementi eterogenei,nella realizzazione del racconto di Adamo ed Eva.
All'obiezione da parte dei colleghi veterotestamentari,per cui il racconto biblico della Genesi presupporrebbe come tessuto di riferimento una società con agricoltura già sviluppata e quindi storicamente più recente (in Genesi 2,15 è detto che Adamo ricevette l'incarico di coltivare e conservare l'Eden),Schmidt risponde facendo rilevare il grado di raffinato sviluppo della popolazione di Gobekli Tepe e soprattutto la sua pratica di un'agricoltura in nuce,capace di dar vita a verdeggianti distese coltivate,già possibile modello del giardino edenico:alberi e piante fruttifere erano note e sfruttate e iniziava in quei secoli la coltivazione di cereali.
A questo proposito i biologi dell'Istituto Max Plank di Colonia (Germania) hanno ricostruito,tramite la comparazione genetica di 68 tipi di sementi,il cereale,che per primo fu sistematicamente piantato in quelle regioni e "che potrebbe,nella fantasia del racconto biblico,aver costituito il cibo del Paradiso terrestre",osserva Schmidt.
Nè osta l'origine persiana e quindi ben più recente del termine Paradiso (pairidaez,in persiano):quando a metà del I millennio,durante la Cattività babilonese,sarebbe avvenuta la stesura di gran parte dell'Antico Testamento,il narratore avrebbe compiuto un processo di normalizzazione,utilizzando un termine a lui contemporaneo per indicare una realtà geografica ancestrale e stratificata da millenni nella memoria collettiva.
Inoltre a supporto di una simile identificazione del modello biblico concorrono numerosi elementi:la zona individuata pullula di corsi d'acqua,proprio come l'Eden dell'Antico Testamento;inoltre (Ezechiele 28,14) il giardino di Adamo ed Eva era ubicato su una collina sacra,del tutto simile a Gobleki Tepe;e infine da ricordare la grotta della nascita di Abramo,mitologicamente identificata con un'apertura in una roccia nella città di Urfa ad appena due chilometri dal monte con il complesso templare:"La zona costituì un centro religioso con gran peso mitologico nei millenni",conclude Schmidt.
Ma non è tutto:"Dio modellò l'uomo con l'argilla e insuffò nelle sue narici il soffio vitale",è detto nel racconto della Creazione.Ebbene questo processo creativo presenta forti analogie con le figurine d'argilla recentemente rinvenute a Nevali Cori,a soli 50 chilometri dal monte Gobleki Tepe,ad indicare una somma di elementi,che poi convergono in un'unica narrazione;e a questo forniscono sostanza storica con la concretezza di tradizioni ancestrali,la cui eco rimane anche con l'arricchimento conferito dalla patina teologica. Tratto da www.lavocedifiore.org/SPIP/article....?id_article=841http://it.wikipedia.org/wiki/Anatoliahttp://it.wikipedia.org/wiki/Mesopotamiahttp://en.wikipedia.org/wiki/Anatoliahttp://en.wikipedia.org/wiki/Mesopotamiawww.dainst.org/index_642_de.htmlhttp://en.wikipedia.org/wiki/G%C3%B6bekli_Tepewww.urgeschichte.org/DieBeweise/Gob...gobeklitepe.htmhttp://en.wikipedia.org/wiki/Book_of_Genesishttp://terraeantiqvae.blogia.com/2006/0612...-adan-y-eva.phpwww.treccani.it/enciclopedia/anatol...rio-di-Storia)/www.treccani.it/enciclopedia/mesopotamia/www.treccani.it/enciclopedia/eden/www.megalithic.co.uk/modules.php?op...61&ordeby=dateDhttp://it.wikipedia.org/wiki/GenesiCITAZIONE Professor Schmidt,chi ha costruito i templi di Gobekli Tepe?
"I cacciatori alla fine dell'ultima era glaciale - 10.000 anni a.C. - percorrevano l'Eurasia.Autentici cosmopoliti,la cui casa era l'intero continente,da un oceano all'altro.Uomini straordinari,con una tecnica di caccia molto sviluppata,sennò non avrebbero potuto uccidere animali molto più grandi e forti di loro,come i mammuth e i cavalli selvaggi.Quegli uomini rappresentano un picco di civiltà che per lungo tempo non è più stato raggiunto".
Ma come hanno potuto dei nomadi costruire edifici così complessi?
"Li hanno costruiti proprio perchè erano nomadi e la loro struttura sociale prevedeva appuntamenti periodici per motivi rituali,dove si ritrovavano in centinaia.E' chiaro che,per finire l'opera,divennero parzialmente stanziali.Un passo che mi rifiuto di considerare un salto culturale:la nascita della cultura contadina non costituisce un progresso.Anzi,inizialmente fu un passo indietro:uomini che prima vivevano come orizzonte l'Eurasia ora vivevano chiusi in una valle a fissare il proprio orto.Diventare contadini è stato inizialmente un impoverimento".
Lei sostiene la superiorità del nomade sullo stanziale?
"Dico che 10.000 anni fa,alla fine dell'era glaciale,vivevano uomini tutt'altro che primitivi:l'uomo dell'età della pietra,post-Neanderthal,era un homo sapiens con capacità intellettuali molto elevate,paragonabili a quelle di oggi.Non aveva ancora molte conoscenze,era all'inizio dello sviluppo,ma non era affatto più primitivo o stupido delle attuali generazioni".
Era più felice?Viveva in un Eden da cui poi sarebbe stato cacciato?
"Non saprei dirlo.Gli uomini che hanno costruito Gobekli Tepe dovevano avere un'esperienza della Natura forte e diretta.E un rapporto elementare con la vita e la morte,sennò non avrebbero costruito un luogo simile.Poi non erano appesantiti da tutto quello che la nostra civiltà ci impone.Non si ammalavano delle malattie di cui ci ammaliamo noi,infezioni,gotte,reumatismi.Anzi,praticamente non conoscevano le malattie,che sono un prodotto della civiltà.E dunque non conoscevano la nostra paura della malattia.Morivano di morte naturale quand'era arrivata la loro ora.Io penso che forse non farebbero il cambio con noi".
Eppure,a un certo punto,quegli uomini hanno coperto di terra i venti templi di Gobekli Tepe e se ne sono andati.Che cosa può essere successo?
"Secondo il mio modello,nelle cave di pietra e nei cantieri dei templi c'erano almeno 500 scalpellini.Gente che andava sfamata con le famiglie.E' evidente che esaurirono presto la selvaggina che potevano cacciare entro una distanza ragionevole e dovettero inventarsi qualcos'altro per non morire di fame.Per un pò di tempo vissero in una condizione intermedia,tra frutti colti e frutti coltivati,bestiame cacciato e bestiame allevato.Poi coltivarono la terra,ma esaurirono anche quella".
Dunque,prima il Paradiso terrestre,poi la cacciata?
"Secondo la Bibbia l'Eden stava sul "monte sacro",come Gobekli Tepe.E quando la zona fu abbandonata,le venne data una sepoltura ordinata,come un addio per sempre che però conserva la memoria.Credo che l'uomo non avrebbe mai lasciato volutamente la vita nomade.Ci fu costretto dalle conseguenze del suo comportamento". Tratto da www.archeomedia.net/antropologia/34868.htmlwww.dainst.org/en/users/klausschmidt-0?ft=8http://en.wikipedia.org/wiki/Garden_of_Edenwww.dainst.org/en/project/gobeklitepe?ft=8www.liberliber.it/libri/b/bibbia/index.htmEdited by onussen - 10/11/2013, 00:16
| | |
| |
|