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Atlantide in Sicilia

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Ivri
view post Posted on 13/2/2008, 09:52




CITAZIONE
....Mentre la Colonna libica, quella bassa, è semplicemente scomparsa ora, ma c'era all'epoca di questi storici antichi. Ritengo sia attualmente un bassofondale a -7m sotto il livello del mare, che nel 300ac si doveva trovare ad un 10/15metri sopra.....

....Ho posto il livello del mare a -25metri, la misura che lo studio mi dà per il 625ac, l'epoca di Solone....

.....oggi mi sbizzarisco. Secondo il conto platonico, atlantide esisteva fino al 9650ac. Il calcolo mi dà -197 metri....

Sono diverse citazioni relative alle variazioni eustatiche dei mari. Non so che importanza abbiano nell’economia delle argomentazioni, ma i dati riportati sono parecchio sballati.

Una curva relativamente recente e attendibile è questa tratta da “La risalita del mare nell'Olocene” (Antonioli & Silenzi, 2000)
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in ascissa sono riportati le migliaia di anni dal presente

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questa si riferisce alle variazioni recenti (ultimi 2000 anni)
 
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52x
view post Posted on 8/3/2008, 19:35




I calcoli sulle variazioni del livello del mare nel Canale di Sicilia,possono essere anche errati.Partendo dal presupposto che presumimilmente prima dello sprofondamento di Atlantide,il mare si trovasse ad un tot livello,dopo la catastrofe è possibile che si sarebbe alzato di parecchie decine e decine di metri in un tempo brevissimo,in quanto non è dato per scontato che l'isola fosse sprofondata,ma anche che ci sia stato un grande arrivo di acqua causato da qualche altro evento,tipo :scioglimento dei ghiacci repentino,caduta di un asteroide nel mediterraneo occidentale,rottura di qualche diaframma che isolava i due mari,ecc.
Dopo la catastrofe il mare si sarebbe livellato e stabilizato a circa 50 metri sotto l'attuale livello,facendo fede alla curva di variazione postata da Ivri.
Considerando anche i 50 metri sotto l'attuale livello,il Canale di Sicilia mostrerebbe un'altra faccia topografica,vi ricordo che questo mare, leviga e spiana molto,per l'effetto delle forti correnti.
Consideriamo pure che:decine di migliaia d'anni fà,tutta la parte meridionale della Sicilia,non era altro che un arcipelago formato da migliaia di isolette,contorniata a Ovest,Nord ed Est,da rispettivamente monti Sicani ,Nebrodi e Peloritani.In pratica un grande arcipelago chiuso a ferro di cavallo e protetto dai monti,

Edited by 52x - 24/10/2008, 20:32
 
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52x
view post Posted on 26/10/2008, 12:12




canale di sicilia
Purtroppo neanche questa volta mi è riuscito a postare un'immagine :huh:
 
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RAGNOUOMO
view post Posted on 12/11/2008, 10:33




Malta:i crani della Dea madre

www.fuocosacro.com/pagine/mitologia/malta.htm

https://xmx.forumcommunity.net/?t=11683212
CITAZIONE
Ogigia,nell'Odissea di Omero,è l'isola dove Odisseo si trovò a sostare otto anni dopo le lunghe avventure e pericoli corsi durante il suo ritorno dalla Guerra di Troia.In questa isola vive Calipso,una ninfa innamoratasi dell'eroe itacese a tal punto da non volerlo più lasciar partire se non a seguito di un ordine esplicito di Hermes,a sua volta inviato da Zeus.La ninfa informa Odisseo della partenza ma questo diffida temendo un attentato alla propria vita,ma dopo un solenne giuramento di Calipso,Ulisse si prepara a partire.Costruitasi una zattera,Odisseo giungerà con essa presso l'isola dei Feaci in cui grazie all'intercessione della principessa Nausicaa otterrà di essere finalmente accompagnato alla natia Itaca.Sono diverse le proposte di posizionamento di Ogigia nella geografia reale:appena fuori dello stretto di Gibilterra oppure,secondo tradizioni locali della costa croata,l'isola di Mljet,secondo altre teorie invece è l'isola di Gozo nell'arcipelago maltese,dove è possibile visitare la grotta "di Calipso" che sovrasta la spiaggia rossa di Ramla Bay ed,infine,l'isola di Gavdos a sud della Grecia.

http://it.wikipedia.org/wiki/Ogigia
http://it.wikipedia.org/wiki/Calipso

CITAZIONE
*Ogigio,figlio di Beoto e forse padre di Cadmo e Fenice.Fu il primo re di Tebe.Diede il nome all'isola Ogigia,secondo alcune versioni durante il suo regno ci fu un diluvio,distinto da quello di Deucalione.Ebbe diverse figlie:Alalcomenea,Aulide e Telsinia.
*Ogigio,padre di Eleusi.
*Ogigio,secondo una versione minore era tale il nome del re dei Titani,sconfitto in battaglia da Zeus.

http://wapedia.mobi/it/Ogige
CITAZIONE
Per istabilire il tempo degli avvenimenti della Storia Greca,bisogna aver ricorso ad alcune Epoche famose.La più antica è quella del Diluvio di Ogige Re di Attica,contemporaneo di Foroneo;perchè secondo Acusilao,citato da Africano,il Diluvio sopraggiunto sotto Ogige ha preceduto di 1020 anni la prima Olimpiade,la quale comincia l'anno 776 prima di Gesucristo:così il Diluvio di Ogige succedette l'anno 1796 prima di Gesucristo.Ogige era Re della città di Tebe e dell'Attica.Egli fabbricò Eleusina,e perì nel Diluvio che inondò tutta l'Attica.Il Diluvio di Decaulione Re di Tessaglia,figliuolo di Prometeo,è anche un'Epoca famosa.Questo seguì l'anno 1529 prima di Gesucristo.

CITAZIONE
Il Paese che prima dinominavasi Attica dal nome di Atteo,ovvero Ogigia dal nome del Re Ogige (sotto cui era sopraggiunto il Diluvio,di cui parlammo) che vi aveva regnato,ricevette da Cecrope il nome di Cecropia.Nulla si sa di certo che sia più antico quanto agli Ateniesi.Alcuni Storici fanno Cecrope Egizio.Apollodoro dice ch'era dello stesso Paese:è più probabile ch'ei fosse venuto di Fenicia.Ei passa per lo primo che adunò il Popolo d'Attica in alcune città,insegnò loro il viver civile,gli ammaestrò nel culto degli Dei,e diede loro le leggi.

http://books.google.it/books?id=jeQGAAAAcA...q=ogige&f=false
CITAZIONE
Non si sa,se dall'Egitto,dall'Asia,dall'Italia,o pure da tutte queste regioni in varj tempi i Greci abbiano attinto il primo germe delle monarchie,stabilite poi da Ogige,Inaco,Cecrope,Cadmo,Gelace,e Danao venuti dall'Egitto,e dalla Fenicia,e fondatori di Atene,d'Argo,di Sparta,di Tebe,che sono state le prime città a stabilirsi.Ma certo è,che ridotti insieme i dispersi popoli rimasti su i monti,dopo l'inondazione dell'Oceano,furono ad un capo uniti,che re,o monarca appellarono;eccetto i Pelasgi,i quali,come gli Etrusci,si mantennero in istato di repubblica,e di nazione libera,e indipendente.La prima cura pertanto del sovrano è stata quella di unire i popoli,e formar una città.

http://books.google.it/books?id=OyAtAAAAMA...=gbs_navlinks_s
CITAZIONE
Ma non è già tal certezza della patria,e de' fatti di Ogige istesso.Pausania lo dice nativo di quel paese ... ond'è da lui detta Ogigia la Città di Tebe.All'incontro da Stefano può raccogliersi,che dall'Asia Minore,e forse dalla maggiore partisse.Questo autore ne insegna con Carace cronista,da lui citato,che il padre di Ogige,da cui Tebe di Beozia,e l'Attica tutta fù nominata,sia stato Termera:e soggiunge,che i Licj,popoli dell'Asia Minore dallo stesso Ogige presero il nome di Ogigi.

http://books.google.it/books?id=51sOAAAAQA...=gbs_navlinks_s

Isola di Ogigia, diluvio ogigio.

"Secondo la cronologia ufficiale,il diluvio (di Ogige) si era verificato intorno al 1800 a.C.,datazione alla quale si era attenuto anche Buffon.
In realtà,un attento esame delle fonti storiche sembrava ricondurre quell'avvenimento a un'epoca ben anteriore.
Sembrava probabile,infatti,che il diluvio greco di Ogige fosse avvenuto ai tempi di "Foroneo,figliuolo d'Inaco primo",ovvero "circa 4000 prima della nostra era volgare".
In questo caso tale evento sarebbe coinciso con l'età di Ercole egizio,successore di Atlante,al quale gli antichi avevano attribuito l'apertura dello Stretto di Gibilterra.
La distinzione fra Ercole egizio e quello greco,già stabilita da Erodoto,risultava determinante nel ragionamento di Carli;essa si fondava in particolare,sulla testimonianza di Diodoro Siculo:

"Ad esempio era nativo dell'Egitto anche Eracle,eroe fortissimo,che visitò larga parte del mondo abitato e innalzò le sue colonne ai confini della Libia;e conferma di questa cercano di ricavare gli stessi Greci. Dicono infatti che,essendo opinione generale che Eracle abbia combattuto al fianco degli dei olimpici la guerra contro i Giganti,non si accordi assolutamente con la storia della Terra l'ipotesi che essa abbia generato i Giganti nell'età in cui secondo i Greci Eracle sarebbe venuto al mondo,vale a dire una generazione prima della guerra di Troia;piuttosto,sostengono gli Egiziani,la nascita dei Giganti deve essere avvenuta ai tempi della prima comparsa del genere umano;e da allora essi calcolano che siano trascorsi più di diecimila anni,mentre dalla guerra di Troia sono passati meno di milleduecento anni".

Carli aveva già specificato come queste cifre non andassero seguite alla lettera.
In realtà per calcolare il periodo esatto che separava la nascita dell'Ercole egizio da quello dei greco risultava necessario calcolare "gli anni di mesi quattro l'una,il che avrebbe prodotto il risultato di anni 3.333".
Infatti,come riferiva Diodoro, per gli Egizi un anno era composto da quattro mesi in cui si dividevano le singole stagioni dell'anno solare.
Dal momento che le imprese dell'Ercole egizio andavano collocate intorno al 1360 a.C.,l'Ercole greco doveva essere vissuto all'incirca 4960 anni prima di Cristo.
Ma quale causa aveva scatenato il diluvio di Ogige?
Numerose tradizioni, prima fra tutte quelle provenienti dall'Egitto, riportate da Diodoro, facevano pensare alla possibilità che in un passato abbastanza remoto si fosse verificata una catastrofe generata da una cometa.
Questo è il racconto: Osiride, che regnava sull'Egitto in modo legittimo, fu ucciso dal fratello Tifone, personaggio violento ed empio; questi, diviso il cadavere dell'ucciso in ventisei pezzi, ne diede uno a ciascun complice del delitto, perchè voleva che tutti fossero contaminati dall'infamia, e riteneva che in tal modo avrebbe trovato in essi alleati sicuri nella difesa del regno.
Raccontano però che Iside, sorella e moglie di Osiride, abbia vendicato l'uccisione con l'aiuto del figlio Horus e sia diventata regina dell'Egitto, dopo aver eliminato Tifone e i suoi complici.
Dietro questa leggenda, secondo Carli, si nascondeva il ricordo di un grande cataclisma naturale.
Infatti, per testimonianza di tutta l'antichità, Osiride rappresenta il sole e Iside la luna.
Chi poteva dunque essere quel Tifone che a' tempi di Ercole cagionò tanta desolazione e tanta rovina?
Molte testimonianze facevano pensare ad una cometa.
Fra queste spiccava quella di Plinio:

"Fra le comete, alcune si spostano come pianeti, altre rimangono immobili; quasi tutte si trovano nella zona settentrionale del cielo [...] Una tremenda,fu sperimentata dai popoli d'Etiopia e d'Egitto,e le diede il suo nome Tifone, re di quei tempi:aveva un aspetto infuocato ed era ritorta a forma di spirale, truce già a vedersi, più un nodo di fiamme, per così dire, che una stella".

La data di quest'avvenimento sembra coincidere con l'età dell'Ercole egizio, sempre riferendosi a Diodoro:"Tradizionalmente si calcola un intervallo di oltre diecimila anni dal tempo di Osiride e Iside al regno di Alessandro,fondatore in Egitto della città che porta il suo nome".
Da tutto questo, dunque, si può dedurre che forse l'incontro della Terra con la cometa e il conseguente diluvio avvennero intorno a 12.000 anni fa, più o meno tra il 9000 e il 10000 avanti Cristo: è a quella data che risalgono quindi anche le rovine megalitiche del Lazio e la fondazione di un gruppo di città tese a ricreare,con la loro collocazione,la disposizione nel cielo delle stelle di alcune costellazioni?"
.
Tratto da www.circei.it/pagina-27.html
CITAZIONE
...Nè Malta,nè Gozo non furono l'isola di Calipso,chiamata Ogigia.Degli antichi alcuno ha collocato Ogigia nell'isola Gaulos,ossia il Gozo;altri la collocò incontro al promontorio Lacinio,detto oggi capo delle colonne,dieci miglia lontano dal continente;altri la confuse con Aeaca,presentemente nominata Ponza.Molti de' moderni,e tra gli altri Claverio ed Abela,opinarono che Ogigia fosse Malta,ed un P. Manduca credette perfino di aver trovato gli avanzi del palazzo di Calipso;mentre Newton asserì che Ogigia fosse Cadice,Ortelio la collocò nell'Oceano presso la gran Bretagna;Rudbeckio la pose nella Svezia,de Grave la confuse coll'Irlanda,e Boettiger la rilegò nell'Oceano all'estremità del mondo occidentale,forse nell'isola chiamata Juan Fernandez.

http://books.google.it/books?id=UCEYAQAAIA...=OGIGIA&f=false
CITAZIONE
Era dunque Ogigia,comechè amena,miserissima isoletta;all'opposto,se si volesse Malta,questa è stata sempre grande,ricca di gente,e specialmente Fenicia,fornita di belli porti,nè poteva esser priva neppur di grossi legni,nè qui avrebbe avuto il gran bisogno Ulisse di fabbricarli,con che partire.

http://books.google.it/books?id=p-A-AAAAYA...=gbs_navlinks_s
CITAZIONE
Sulle possibilità di riconoscere Malta in una delle tappe dell'Odissea di Omero,la bibliografia è sterminata.Secondo G. D'Ippolito vi sono almeno tremila titoli con le attribuzioni più varie e fantasiose.

http://books.google.it/books?id=ffXJ29m00Q...=gbs_navlinks_s
CITAZIONE
Sono ben note le profonde incertezze che pone il poema omerico sul piano delle localizzazioni geografiche ma,nonostante tutto,già in antico anche l'isola di Gozo fu riconosciuta nell'Ogigia odissiaca:Callimaco non esitò a definirla olighen nesida Kalypsous e Strabone,noto "appassionato" di geografia omerica,ratificò per certi versi tale tradizione ... Uguale incertezza è riferibile anche ad altri tentativi di identificazione,che tuttavia in passato ebbero particolare fortuna e che,ad esempio,volevano vedere in Malta,oltre che la stessa Ogigia,anche l'altrettanto mitica Scheria o persino l'isola di Eolo.

http://books.google.it/books?id=_TJfkqxY8N...=gbs_navlinks_s
CITAZIONE
In quanto poi a' Feaci sembra più vera la oppinione del Cluverio,che li fa antichissimi abitatori non della spiaggia Siciliana,che poi fu detta di Camerina,ma della opposta,e non molto lontana Isola di Malta Ogigia un tempo detta...

http://books.google.it/books?id=WawOAAAAQA...=gbs_navlinks_s
CITAZIONE
11.Il nome di Malta probabilmente deriva dallo Ebraico Malet,che significa rifugio,asilo,ricovero,che i Greci poi chiamarono Melita e gli Arabi corruppero in Malta.
12.L'isola di Malta non ebbe altri nomi,e non fù chiamata mai nè Iperia,nè Ogigia.
13.Malta è soggetta alla Gran Bretagna.
14.Non fu sempre,Malta,soggetta alla Gran Bretagna,ma Fenici,Greci,Cartaginesi,Romani,Arabi ossia Saraceni,Normanni,Siciliani,Tedeschi (Svevi),Francesi,Aragonesi,Cavalieri del Sacro Ordine di Gerusalemme,e di nuovo Francesi,la ressero in diversi tempi.

http://books.google.it/books?id=nLANAAAAQA...=gbs_navlinks_s
www.google.it/search?tbs=bks%3A1&tbo=1&q=malta+ogigia
CITAZIONE
Il maggior episodio dell'Odissea fu il soggiorno di Ulisse per ben sette anni nell'isola di Calipso,figlia di Atlante,ove egli alla Dea raccontò tutti i disastri,che dovette incontrare dopo la resa di Troja:anche l'illustre Arcivescovo di Cambray Fenelon fa giungere in questa isola Telemaco andando in traccia del Padre.Omero la chiama Ogigia;ma nel designare qual fosse mai questa isola,è incredibile quanto diversi siano i sentimenti degli eruditi.Strabone dice,che Callimaco avesse sostenuto essere stata Gaulos,cioè il Gozo;ma fu contraddetto da Apollodoro,che difese Eratostene di contrario sentimento:Madama Dacier,e Schlichthorst seguirono il parere di Callimaco.Plinio asserì che fosse incontro il promontorio Lacinio,oggi chiamato capo delle colonne,lungi dieci miglia dal continente,e lo stesso hanno creduto Baudrand,Cellario,la Martiniene,e Denville.Pomponio Mela fu d'avviso,essere stata Aeaca,presentemente nominata Ponza nel seno di Gaeta.Cluverio,il P. Manduca,Abela,Niderstet,Ciantar ... opinarono che,che Ogigia fosse Malta ... il P. Manduca credè d'avere scoperto gli avanzi dell'abitazione di Calipso,e la pose nel fondo del porto chiamato della Melleha,cioè delle Saline ... Il Gran Newton per dir qualche cosa di nuovo asserì,che Ogigia fosse Cadice:Ortelio la pose nell'Oceano distante cinque giorni dalla gran Brittagna verso l'Occaso:Olao Rudbeck,dotto,ed erudito Svedese,per illustrare la sua patria,pretese di provare in due grossi volumi in foglio,che quasi tutti i popoli,de' quali parla l'istoria,fossro originari dalla Svezia,e s'immaginò di porre anche la Svezia nell'isola d'Ogigia:de Grave dopo aver con ogni impegno sostenuto i paradossi d'essere stata l'Atlantide nel Belgio,ed essere Douvres l'antica Tiro,S. Omer Sidone l'Inghilterra la Trinacria d'Omero,pretese che l'Irlanda fosse Ogigia;finalmente l'eruditissimo Signor Boettiger la pose nelle rive lontane dell'Oceano all'estremità del mondo occidentale,e sembra esser tentato di crederla l'isola chiamata Juan Fernandez,della quale diè una descrizione Anson.

http://books.google.it/books?id=4csNAAAAQA...=gbs_navlinks_s
CITAZIONE
Allora Ulisse solo con la nave mezza rotta,trasportato si ritrova verso Scilla e Cariddi.Ha vigore di evitarle,retrocedendo.Di là solo remigando con tal nave sdruscita nello spazio di nove giorni pervenne ad Ogigia,isola di Calipso,ove stette sette anni e da dove partito in diciotto giorni,pur solo arrivò a Corcira (Lib. VII).Da questa analisi appare,che il viaggio di Ulisse fu ristretto intorno alla Sicilia,e dal Promontorio Circeo al capo delle colonne in Calabria.Gli adornamenti poetici non indicano che la feconda fantasia del poeta.Il viaggio di dieci anni,il nome di oceano,il paese de' Cimmerj formarono tanto negli antichi,che ne' moderni scrittori un'illusione,per cui si persuasero i Critici di ritrovare nell'oceano Atlantico e poi nel Baltico le isole e i luoghi indicati da Omero ... In nove giorni dallo stretto di Scilla solo in una nave rovinata remigando arrivò a Calipso.Questo breve spazio di tempo doveva convincere della vicinanza di tal isola alla Sicilia.Lo stretto di Sicilia era dunque frammezzo l'isola di Circe e quella di Calipso,e da questa in giorni diciannove arrivò a Corcira.

CITAZIONE
Finalmente per togliere affatto dal nord l'isola Ogigia di Calipso,basti la descrizione,che ne fa Omero,allorchè Mercurio vi andò per ordinare a Calipso di rimandar Ulisse in Itaca secondo il comando di Giove.In tutta l'isola,dic'egli,era sparso un odore di cedro,e d'incenso,che la Dea faceva ardere nella spelonca.Intorno v'era una selva verdeggiante di pioppi,di alni e di odorosi cipressi ... Intorno la spelonca serpeggiava la vite carica di uve.A qual isola del Baltico può convenir mai la descrizione de i cedri,de i cipressi,delle viti a' tempi di Ulisse?

http://books.google.it/books?id=fx0tAAAAMA...=ogigia&f=false
www.google.it/search?tbs=bks%3A1&tbo=1&q=isola+ogigia
CITAZIONE
Cariddi ... nella mitologia greca è un mostro marino ... la leggenda la situa presso uno dei due lati dello stretto di Messina,di fronte all'altro mostro Scilla.Le navi che imboccavano lo stretto erano costrette a passare vicino ad uno dei due mostri.In quel tratto di mare i vortici sono causati dall'incontro delle correnti marine,ma non sono di entità rilevanti.Secondo il mito gli Argonauti riuscirono a scampare al pericolo,rappresentato dai due mostri,perchè guidati da Teti madre di Achille,una delle Nereidi.Cariddi è menzionata anche nel canto XII dell'Odissea di Omero ... Secondo alcuni studiosi,la collocazione del mito di Scilla e Cariddi presso lo stretto di Messina sarebbe dovuta ad un'errata interpretazione:l'origine della storia potrebbe in realtà avere avuto luogo presso Capo Skilla,nel nord ovest della Grecia.

http://it.wikipedia.org/wiki/Cariddi
www.sullacrestadellonda.it/mitologia/scilla.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Scilla_(Forco)
CITAZIONE
Il conte Carli,senza punto por mente a tale riflessione,tenne anch'esso che al passaggio ed all'influenza d'una cometa,e forse di quella stessa che fu studiata da Halley,che fu osservata nel 1759,e che noi stessi vedemmo nell'anno 1835,si dovessero quei sovvertimenti di cui i Greci tennero memoria sotto il nome di diluvio d'Ogige,forse accennante a quell'isola Ogigia che restò miseranda reliquia del paese degli Atalanti ingojato dal mare.

http://books.google.it/books?id=67NCAAAAcA...=gbs_navlinks_s
CITAZIONE
La fondazione degli antichissimi regni d'Argo,e dell'Attica a cotesta epoca rapportar si dee,cioè a dire al tempo,che la Grecia si ripopolò dopo l'Atlantica crisi.Inaco,e Foroneo,di lui figlio,raccolsero gli sparsi abitatori,e formaron Argo,la prima città della Grecia.Ogige intanto avea nell'Attica eziandio raccolti gli uomini,avendovi stabilito un regno ... Ma non poterono queste novelle società compire il civile lor corso per intero.Perciocchè a' tempi d'Ogige avvenne nella Grecia una particolare crisi,cioè quel famoso diluvio,che di bel nuovo gli uomini disperse.Duegent'anni dopo di questo da cronologi si pone l'altro diluvio di Deucalione.Più diluvj alla medesima Grecia appartenti ... intorno a questi tempi avvennero.

http://books.google.it/books?id=V_a3EQwmuS...=gbs_navlinks_s
CITAZIONE
L'altro Ogige per cognome Prisco,fu (come dice Solino) 700 anni e più,avanti a Deucalione ... e così questo Ogige Prisco sarà il medesimo che Noè,cognominato forse così dal verbo higiah,che agli Aramei significa illustrare ... Perchè e illustrò egli il secol seguente di ciò che era stato innanzi al diluvio,e delle arti e delle scienze,e fu illustre e celebratissimo in tutti i secoli a venire.Laonde ben dice l'Annio che e' fu cognominato Ogigisan,cioè sacerdote sacro e illustre.E che questo nome non sia greco ma arameo lo mostra nel primo Iosefo,dicendo che Abraam abitò vicino ad Ebron,al lato del Leccio di Ogige;il qual Ogige,come pur adesso abbiam mostrato,è esso Noè...

http://books.google.it/books?id=3LYvAAAAYA...=gbs_navlinks_s
CITAZIONE
E poichè è cosa assai ordinaria,ch'una prima congettura ne produca una seconda,e quella seconda si creda ancora adattata ad accrescere merito alla prima,la somiglianza,ch'io ho creduto di vedere tra la Cometa d'Ogige,e quella del 1680,mi ha fatto pensare,non esser altro il fenomeno osservato a' tempi d'Ogige,ch'un antica comparsa della Cometa del 1680,la quale essersi mostrata più volte,e tornare ogni 575 anni credono Astronomi dottissimi.

http://books.google.it/books?id=Nf8EAAAAQA...=gbs_navlinks_s
CITAZIONE
Laonde che giusta la dottrina di Theodoro Richio,il quale ragionevolmente condanna chiunque confonde Noè,Ogige,Deucalione,Enotro,e Giano,fra Deucalione,Ogige,e Noè si ammette e diversità di tempo,e distinzione di persona.

http://books.google.it/books?id=xII8AAAAcA...=gbs_navlinks_s
CITAZIONE
Primo si nomina dagli Ateniesi Ogige,al cui tempo dicesi venuto quel grande ed antichissimo diluvio.Tiensi per contemporaneo di lui Foroneo,figliuolo d'Inaco,e re degli Argivi,del quale fa menzione Platone nel suo Timeo.

http://books.google.it/books?id=CyQaAQAAIA...=gbs_navlinks_s
www.google.it/search?tbs=bks%3A1&tbo=1&q=ogige
http://books.google.it/books?id=cMcNAAAAQA...a+atlantide&lr=
CITAZIONE
Scrittori recenti,tra i quali il cav.Mazzara,opinarono che l'isola di Calipso fosse l'isola di Gaulis,posta presso a Malta.Questa posizione soddisferebbe a tutte le indicazioni date da Omero;oltrechè monumenti d'architettura antichissima,anteriori certamente ad ogni opera dei Greci renderebbero verisimile che quel luogo sia stato la sede di vetuste memorie.Tombe e caverne di enorme dimensione cavate nella viva roccia;pietre smisurate tra loro unite senza cemento;rovine di acquedotti,di bagni,di terme veggonsi sparse in tutte l'isolette del gruppo maltese.In quella di Gauli presso il villaggio di Nadur uno di tali edificj ciclopici s'indica tuttora dai nativi col nome di Torre tal Sgigant;ed una grotta che vi si vede scavata nel sasso,e denominata la grotta di Calipso potrebbe essere quella che accolse il greco navigatore...Gauliton,Gaudisium,Gauli,e in arabo Ghandese,Gandosc,furono i nomi dell'isola.Anche i Bochart ed il Cluverio allegano varie autorità per istabilire che l'isola di Gauly sia in fatto l'antica Ogygia abitata da Calipso ... Il Bailly parlandone nelle lettere sull'Atlantide scriveva:"L'ile Ogygie où régnait Calypso,et qui,suivant l'opinion d'Homere et de tous les anciens,était la meme que l'Atlantide ...Abbenchè però molto discordanti da lui nella situazione di quest'isola,temiamo essere vera la sua proposta,cioè che le isole di Gauli e di Malta sieno un frammento di quell'Atlantide che fu inghiottita dal mare.

http://books.google.it/books?id=uE4IAAAAQA...malta+atlantide
http://books.google.it/books?id=JLYNAAAAQA...=gbs_navlinks_s
http://books.google.it/books?id=4csNAAAAQA...=gbs_navlinks_s
CITAZIONE
Ulteriori osservazioni le lascio ai Dotti,ma dico bensì (ed il mio dire viene sostenuto dottissimamente dal gran genio di Mazzoldi nelle sue Origini Italiche) che i Pelasgi,i Titani,i Ciclopi,gli Aborigeni,gli Oenotrj,gli Uranidi,gli Oceaniti,i Sicoli,ed i Fenicj,tutti questi nomi,dico,altro non esprimono che gli Atlanti,siccome ampiamente farò vedere in una dissertazione sulla vera situazione dell'Atlantide,che da lungo tempo vado affaticandomi di ridurre a termine,cioè che Malta sia un sicuro frammento della famosa sommersa Atlantide.Più gli Egizi medesimi altro non sono,che una Colonia Atlantica,e questo ancora sarà da me ampiamente provato...

http://books.google.it/books?id=IrANAAAAQA...a+atlantide&lr=

CITAZIONE
A. Isola Atlantide oggi sotto marina,con le sue isole pure sommerse.
B. Isole di Malta Comino e Gozzo,già Delta de fiume Atlantico.
C. Le vere tre colonne di Ercole descritte da Erodoto da Diodoro,da Omero,da Lucano,da Esichio,da Palefato,e nei tempi nostri dal dottor della Cella,e che nissun viaggiatore ha per anco disegnate o misurate.
D.E.F.G. Corso del Danubio unito già al Rodano per cui passarono gli Argonauti nel loro ritorno dalla Colchide.
H. Antillia isola chimerica,ma nei bassi secoli creduta l'Atlantide,e posta nel mare oceano Atlantico fuor dello stretto gaditano a 1,400 miglia a ponente lontana dal detto stretto,in vece di porla nel mediterraneo,ove è il suo vero luogo.Vedi viaggi di Lahrape...

La grande celebrità dell'Isola Atlantide resa in oggi come base di sistemi Fisici,Cronologici,e Mitici,della quale gli eruditi,e i dotti di varia opinione sulla realtà,e sopra tutto circa la di vei vera situazione,era d'uopo che oramai sorgesse alla dignità della storia.

La poca o niuna lettura,che ne' bassi secoli si facèa delle opere di Platone,il quale ne' suoi tre dialoghi,cioè nel libro III. delle Leggi,nel Timéo,e nel Crizia ci racconta con minuti dettagli i fatti degli Atlanti,e ci descrive con tanta diligenza le peripezie,e lo sprofondamento dell'Atlantide,produsse quella universale ignoranza di fatti istorici,e fisici di cotanta importanza,che la loro cognizione non principiò a farsi a noi palese,se non dopo la presa di Costantinopoli,accaduta nel 1451,nella qual epoca la venuta in Italia dei dottissimi Greci Bessarione,Crisolora,Calcondila,e molti altri,produsse lo studio della lingua greca letterale,e così i fatti Atlantici cominciarono ad esser noti fra gli eruditi.

Ma quello,che più meraviglia ci deve recare si è,che le isole di Malta,unico rimasto frammento di essa Atlantide,non furono considerate ne meno per sogno come tali da molti storici,tanto maltesi come forestieri.L'Abela,il Ciantar,Mgr. Bres,e molti altri,nè pur pensarono a cominciar le loro opere dalli casi dell'isola Atlantide,e maraviglia maggiore ne nasce ancora,nell'osservare,come lo stesso Micali,che con tanto studio,diligenza,e buon senso al sommo filosofico,scrisse,tacque i fatti atlantici,e che pure tanto maggiormente dovea nominare,quanto essenzialmente doveano porsi da lui per base solidissima della sua Italia avanti il dominio dei Romani,giacchè l'istessa Italia,come vedremo,formava essa stessa una porzione dell'Atlantico Impero ...

Noi senza voler pretendere alla gloria di un sì alto onore,faremo una maggiore attenzione ai detti di Platone,il quale per aver parlato assai chiaramente ci sarà cosa assai difficile il poter sbagliare nella nostra ricerca.
Questo filosofo ci dice,che gli Atlanti abitavano un'Isola vicina ad un continente,e precisamente alle colonne di Ercole.Egli non potea esprimersi meglio,quantunque le circostanze,e le nuove geografiche nomenclature hanno in oggi resa equivoca la sua descrizione.Si domanda dove erano situate le colonne di Ercole;si risponde,che erano situate nello stretto di Cadice.Ciò è verissimo,ma non già del Cadice odierno:ed ecco il primo massiccio sbaglio,per via del quale han sbagliato sempre grossolanamente i moderni autori nel cercare il vero sito della sommersa Atlantide.

Ma troppo mi dilungherei dal mio scopo ... solo dirò,che confusero l'antico mare Atlantico col moderno,come si vede nella Carta Geografica qui da me fatta,ed unita al presente compendio.Confusero le vere colonne di Ercole con quelle,che oggi si nominano tali nello stretto di Gibilterra.Confusero il Gades ivi esistente,col Gadeiros,che sta nelle tre vere colonne di Ercole in Libia tra Tripoli,e tra Cirene ... ammettere l'Atlantide in vaste terre nel nord,e in altri continenti non sprofondati nel mare,ma tuttora esistenti sopra terra.Non badarono alle misure esatte,che dà Platone all'Atlantide,e finalmente non posero mente a quel che dice Platone,che l'atlantico Impero si estendeva (si badi bene) da una parte sino all'Egitto,dall'altra sino al mare di Toscana.

Da ciò si ricava,che l'Atlantide era nel Mediterraneo,e nelle vicinanze di Cartagine,il qual mare appunto dall'Atlantide chiamasi Atlantico.Ma quello,che più convincer deve i nostri leggitori,che l'Atlantide fu quella appunto,che noi abbiamo messo in A nella nostra carta,sono le esatte misure quali furon sovente confuse con la terra Atlantica,anzi con tutto l'Impero,perchè,quando Platone ci dice,che l'Atlantica terra era più grande dell'Europa,della Libia,e dell'Asia,egli volle dire di tutto il continente,che circonda il gran monte Atlante,con la Cirenaica,colla Italia,colle isole di Sicilia,Sardegna e Corsica,con la Spagna tutta sino ai Pirenei ... ora in tanto ci conviene osservare come,perchè Malta fu un frammento dell'Atlantide.Ecco la mia teoria ... Palefato autor Greco anhtichissimo,in uno dei suoi racconti mitologici,che è il capo 32,intitolato-De tribus Forcinis Filiabus,e che nel testo originale si legge ... e suona così in latino.

Phorcyn habuit tres filias,&cc...Phorcyn fuit vir Kernéus.Kernéi quoad genus sunt aethiopes.Habitant autem Insulam Kernéam,quae est extra columnas Herculis.Hic Phorcyn imperavit Herculis Columnis;sunt autem tres.

Questa isola Kernèa è quella,che i moderni chiaman Kerkena,onde batte a meraviglia se vien da Palefato posta fuori delle colonne di Ercole suddette,che stan nel continente d'Affrica,e nel litorale da noi accennato poc'anzi.

http://it.wikipedia.org/wiki/Isole_Kerkennah
CITAZIONE
Ed è tanta l'esattezza di cotesto Palefato,che fin oggi si vedono quelle tre colonne,ciascuna posta sopra un rialzo,più alto dell'arenoso suolo su cui posano,perchè ne secoli anteriori,prima della diminuzione del mare,quelle erano tre vere isolette circondate dal mare,e questo fu senza dubbio ne' tempi,che esisteva ancora il gran mare interno dell'Affrica.

Il Dottor della Cella medico Genovese assai erudito vide quelle tre Colonne esistenti nel sopramentovato sito detto Elbenia,e Saffran che sono altissime,e quadrate,e tutte coperte di caratteri,e geroglifici;sono distanti un miglio l'una dall'altra ... Strabone medesimo le dice anche tre .

Ma quel che più rileva,sappiamo,che Erodoto verso la fine del suo libro IV. scrive anch'egli chiaramente quali,e dove fossero le vere colonne di Ercole:"ad hos usque atlantes possum recensere nomina,qui in supercilio Libyae habitant,post hos non amplius porrigitur id supercilium ad Columnas Erculis atque ulterius...ita ab Aegypto ad Tritonidem paludem pastorii Libyes sunt,carne victitantes et Lacte,nihil vaccinium gustantes...ad occasum vero Tritonidis paludis non sunt pasquales Libyes" &c.

Da questo passo di Erodoto si vede parimentechiara la vera situazione delle colonne d'Ercole,perchè Erodoto le collocava appunto dove in realtà anche sono,e dove fin oggi esistono,cioè fra lo Egitto,e la palude Tritonide,a punto dove le colloca il diligente Palefato,e nei nostri giorni il medico viaggiatore della Cella,il quale,come l'abbiam mostrato,qui sopra,le ha vedute rimanere ancora in piedi,distanti un miglio l'una dall'altra.Noi ricaviamo da quell'Atque ulterius,che non sono le chimeriche colonne d'Ercole dello stretto Gaditano,dal quale non si andava più oltre ...

Più Orfeo nella sua Argonautica,la quale si attribuisce ad Onomacrito,l'uno e l'altro egualmente di antichissima data,e di ottima autorità,appena fa scioglier dagli Argonauti la lor nave Argo dai lidi di Circe,li fa tosto giungere alle colonne di Ercole,da dove retrocedendo,li fa subito giungere in Sardegna ... E nell'osservare ancora,che quasi tutti gli autori ne contano due Colonne,e non tre,ci sembra facil cosa il rispondere in modo,da poter conciuliare naturalmente gli uni con gli altri,l'un caso coll'altro;e diremo,che le colonne di Atlante eran due,ma quelle di Ercole eran tre;così convien pensare,che alle due antichissime colonne di Atlante che in se,l'una portava effigiato il cielo,e l'altra la terra,Ercole in progresso ne edificò una terza,effigiandovi in quella le cose del mare ...

Ma basti fin qui sulle colonne di Ercole che non sono il nostro scopo principale,solo però non possiamo abbastanza esprimere la nostra gran meraviglia ai nostri leggitori,come un simile monumento tanto vetusto,e così coperto di ignoti caratteri e di geroglifici,niun viaggiatore peranco l'abbia misurato,e disegnato,che perciò sarebbe cosa desiderabile al sommo ... Queste colonne sono quadrate ... nella somma antichità de Tempi atlantici cotali colonne si facevano piuttosto quadre,all'instar di quei Massi giganteschi eretti nei tempii del Gozo,e di Malta...

Vengo ora a parlare circa un punto importante,e di primo merito perchè deriva immediatamente dalla vera,da noi bene stabilita situazione dell'Atlantide.Molti sono i segni evidenti,e molte eziandio le ragioni,che determinano una tal veritàe noi tutte qui le riportiamo,per non lasciar nulla d'incompleto circa il nostro più che archeologico assunto.L'essere l'isola di Malta,come ognun sa,ne' suoi lidi meridionali tagliata a picco,e perpendicolarmente fino al mare,e mare profondissimo,dove si conta un altezza almeno di 800 piedi,dà chiaramente a divedere un distacco evidente da altra gran parte dell'isola sommersa nel mare;oltre poi le molte rotaje di carri,che vanno a finire nelle estremità di tali distacchi.

Oltre ciò,sappiamo noi da assai monumenti antichi esser Malta un pezzetto dell'Atlantide ...I suoi famosi porti fan poi vedere,esser quelli la imboccatura di un gran fiume,che traversando già un tempo,tutta quasi la lunghezza dell'isola Atlantide,e sboccando verso Grecale,formò con le sue arene quei famosissimi porti,onde a ragione tutta l'isola di Malta,e di Gozzo,unite un tempo,e separate poi,formavano,per così dire,un Delta sottomarino nei primi tempi,e discoperto quindi col tempo e con la lenta diminuzione del mare,come meglio vedrassi nel Capitolo X dell'opera principale,di cui la presente è un breve compendio.Altro argomento non piccolo si dedurrà da noi dal seguente racconto di Diodoro Siculo ... Dice egli parimente,che codeste antichissime Amazzoni affricane regnavano in un'isola detta Esperia,o Esperide,così nomata,perchè rimaneva vicino all'occaso del lago Tritonide ... le colonne di Ercole,come abbiam visto in Palefato,ed in altri fedelissimi autori,sono verso il lago Tritonide,e sono tre,e non già poste nello stretto di Gibilterra.

http://books.google.it/books?id=k8sNAAAAQA...=gbs_navlinks_s
http://it.wikipedia.org/wiki/Palefato

CITAZIONE
La profondità del mare alle parti meridionali dell'isola,la sezione verticale colla quale le alte rocce vi sono separate dal mare,la posizione dello isolotto Filfia,le diverse valli di corrosione e di denudazione,ramificazioni di uno o più fiumi la cui foce principale doveva essere il gran porto,i numerosi resti di animali pachidermi che per vivere han bisogno di una grande estensione di terreno,d'una vegetazione rigogliosa,e d'abbondante acqua per bagnarsi sovente la dura pelle,e molte altre ragioni di paleontologia e di geologia,lasciano fuor dubbio il fatto che Malta e gli isolotti adiacenti non sieno che un resto di una terra grande,la quale estendevasi verso il sud.Se questa fu l'Atlantide del filosofo greco,se questa grande separazione fu prodotta da forza vulcanica o da altro fenomeno geologico,verso quell'epoca ebbe luogo l'inabissamento,non si può stabilire.Grognet era vago di asserire che Malta è un frammento della sommersa Atlantide.

http://books.google.it/books?id=-88NAAAAQA...=gbs_navlinks_s
CITAZIONE
...comparse e scomparse recentemente fra Sicilia e Malta e l'oscillare continuo del fondo marino rivelato dagli scandagli fatti nel nostro secolo.Tutto ciò dimostra che da quella parte della crosta terrestre non ha fissato neanche ai tempi nostri il suo tranquillo stato.Tutti questi tre dati concorrono mirabilmente a collegare la esistenza e la scomparsa dell'Atlantide colla simile esistenza e scomparsa del continente Siculo-Maltese.

http://books.google.it/books?q=editions:LC...id=-QxLAAAAYAAJ
CITAZIONE
L'isola di Pantelleria,la più grande delle isole intorno alla Sicilia,è posta al centro del Canale di Sicilia.Costituisce la parte emersa di un sistema vulcanico lungo la faglia di scorrimento tra i continenti africano ed euroasiatico.

www.marsail.it/index.php?ch=1&arg=1&cls3=13
http://it.wikipedia.org/wiki/Pantelleria
http://it.wikipedia.org/wiki/File:Plates_tect2_it.svg
http://books.google.it/books?id=ffXJ29m00Q...=gbs_navlinks_s
CITAZIONE
Prima che esplodesse la civiltà egiziana,cioè nell'Era Paleolitica,il Mare Mediterraneo era tagliato in due grandi bacini da una lingua di terra che univa Tunisia e Italia passando per l'isola di Malta.Un anello immenso di foreste lo circondava da ogni lato e al posto del Nilo c'era una catena di vaste lagune e foreste disseminate fino al mare.La fauna europea si mescolava con quella dell'Africa del Nord:razze mediterranee alpine,confuse con quelle somale e berbere...Un imprecisabile cataclisma,già in atto da tempo,fra il 10.000 e l'8.000 a.C. determina radicali mutamenti:il ponte tra la Tunisia e l'Italia sprofonda lasciando,quasi sue briciole,le sole isole maltesi;nell'Africa del Nord le immense foreste si assottigliano progressivamente;le sterminate lagune scompaiono lasciando posto a deserti di roccia e sabbia.Il Nilo comincia a prendere il suo volto per rivelarsi sempre più un gigantesco serpente che dal cuore dell'Africa scende per migliaia di chilometri accanto al Mar Rosso sino a trovare il mare Mediterraneo.Tra l'8000 e il 5000 a.C. continue immigrazioni ed emigrazioni avvengono lungo l'Alto e Basso Egitto:sono popoli provenienti dall'Asia,dal centro dell'Africa e da Occidente,forse superstiti della leggendaria Atlantide.

http://books.google.it/books?id=gTjJQfgX32...=gbs_navlinks_s

CITAZIONE
Sono diverse citazioni relative alle variazioni eustatiche dei mari.Non so che importanza abbiano nell'economia delle argomentazioni...Una curva relativamente recente e attendibile è questa tratta da "La risalita del mare nell'Olocene" (Antonioli & Silenzi,2000).

www.socgeol.it/files/download/Quaderni/quaderno2.pdf
http://it.wikipedia.org/wiki/Olocene
http://en.wikipedia.org/wiki/Holocene
http://utmea.enea.it/staff/antonioli/Articoli/15.pdf

Edited by RAGNOUOMO - 22/5/2013, 13:25
 
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view post Posted on 12/11/2008, 15:31
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Non so quanto possa essere attendibile come collocazione x Ogigia (sicuramente più che oltre Gibilterra - alla faccia della zattera per tornarsene a Itaca!) ma sono incappato in questa mappa che indica una Ogigia:



isola che attialmente non esiste.
 
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odisseo
view post Posted on 13/11/2008, 02:30




quella di Ogigia è una storia curiosa
http://209.85.135.104/search?q=cache:rJV4W...clnk&cd=4&gl=it

http://209.85.135.104/search?q=cache:q8Bh8...clnk&cd=5&gl=it

In realtà, potrebbero esservi state delle isole



Odisseo
 
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RAGNOUOMO
view post Posted on 20/2/2009, 15:26




CITAZIONE
isola che attualmente non esiste

Questa poi. E' un altro rompicapo.

Malta e i suoi misteri a "Voyager":
CITAZIONE
Un popolo capace di realizzare costruzioni megalitiche mai viste in altri luoghi del mondo per poi sparire misteriosamente.Chi e perchè ha costruito i siti megalitici a Malta?Quale tecnologia ha consentito la realizzazione di una struttura sotterranea profonda 3 piani come l'ipogeo?Forse quella di un popolo straordinario,un popolo che attingeva ad antiche conoscenze,che ha raggiunto i più elevati aspetti culturali e di organizzazione politica e sociale prima di scomparire nel nulla.

www.voyager.rai.it/category/0,1067207,239-1083888,00.html

www.google.it/search?q=MALTA+VOYAGE...=vgc&hl=it&aq=f

http://atlantipedia.ie/samples/malta/

http://atlantipedia.ie/samples/mifsud-dr-anton

http://andrewcollins.com/page/articles/maltaskulls.htm

http://pmhem.org/old/palaeol.html

http://atlantipedia.ie/samples/malta-the-c...ne-of-atlantis/

www.maltadiscovery.org/en/index.html

www.metageum.org/Metageum07/HubertZeitlmair.htm

http://wiki.atlantisforschung.de/index.php...ubert_Zeitlmair

www.grahamhancock.com/forum/MifsudA1.php

Secondo Albert Spyro Nikas le Colonne d'Ercole erano originariamente localizzate presso le isole Egadi.L'arcipelago maltese,a suo dire,è quanto rimane di Atlantide.

http://atlantipedia.ie/samples/albert-spyro-nikas/

http://atlantisinmalta.blogspot.ie

http://atlantisonline.smfforfree2.com/inde...ic,20615.0.html

Edited by RAGNOUOMO - 21/5/2013, 18:49
 
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view post Posted on 27/12/2010, 11:22
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Fonte: www.cataniacultura.com/165-rovine-sommerse.htm
(PS: le immagini del sub nel link sono di repertorio, infatti si tratta delle rovine sommerse di Yonaguni)
CITAZIONE
1957, 2010: due occasioni in cui sono state individuate misteriose rovine sommerse sui fondali del Canale di Sicilia, tra l'isola di Linosa ed il Golfo della Sirte. Il pensiero istintivamente corre alle cittadine sommerse individuate alcune decine di anni fa al largo delle coste israeliane e risalenti al 6000 a. C. circa. Le ricerche geologiche d'altra parte confermano che vaste aree tra la Tunisia e la Sicilia, oggi in fondo al mare, erano allora all'asciutto e dunque potevano ospitare anche centri abitati. Forse anche il misterioso Lago Tritonide, sede del Regno delle Amazzoni, citato da molti autori antichi e sommerso dal mare, poteva corrispondere ad un lago tunisino ora non più esistente.

SPOILER (click to view)
Nell'estate del 1957 il capitano Raimondo Bucher, esperto subacqueo effettuò insieme al fratello alcune immersioni presso l'Isola di Linosa. Secondo il suo resoconto all'agenzia "Italia" - riportato poi dal "Corriere della Sera" del 1 settembre dello stesso anno â€" i due sommozzatori si imbatterono in una vera e propria muraglia sommersa lunga un centinaio di metri e costituita da massi regolarmente squadrati che strapiombavano fino ad una profondità di 55-60 metri. "L'assoluta assurdità di questa regolare muraglia mi ha un poco meravigliato" â€" dichiarò poi Bucher â€" "e mi sono subito reso conto che quella formazione che mi stava davanti, tanto regolarmente disposta, non poteva essere della medesima natura vulcanica di cui è costituito il restante fondale del luogo".

L'ultimo giorno di immersione il comandante s'imbattè in qualcosa di ancora più curioso: "Una forma grossolanamente umana mi si delineò davanti: ad un'osservazione più attenta potei constatare che si trattava di una specie di idolo di tipo faraonico, molto rozzamente modellato. Tutte queste osservazioni (a parte la presenza di una grande quantità di anfore, le quali però possono essere, e probabilmente sono, i resti di qualche naufragio) mi hanno persuaso â€" ha continuato il capitano Bucher â€" di trovarmi in presenza delle vestigia di una civiltà antichissima".

Il capitano avrebbe anche scattato alcune fotografie subacquee â€" di cui per il momento si è persa traccia - non solo di una ma di ben due statue. Ciò che smorza l'istintivo atteggiamento di scetticismo adottato da chiunque prudentemente si sforzi di mantenere i piedi per terra di fronte a resoconti di questo genere è l'eccezionale personalità del protagonista. Raimondo Bucher, classe 1912, ungherese ma di padre italiano, iniziò come pilota aereonautico nell'aviazione italiana per poi cominciare ad interessarsi poco prima della Seconda Guerra Mondiale anche di attività subacquea. E' proprio in questo campo che fornì un gran numero di importanti contributi come inventore di nuovi dispositivi per le immersioni (un aliante subacqueo nel 1955, nuovi tipi di pinne nel 1957, erogatori "ad offerta" di ossigeno nel 1958, ecc.) e di custodie a tenuta stagna per macchine fotografiche e cinematografiche per le riprese in immersione (Arriflex 35 mm, Rectaflex 35 mm, Rolleifex 6x6, Hasseblad 500 SW).

Nel 1952 esplorò il percorso sotterraneo del fiume Busento, nel 1956 scoprì la città sommersa di Baia nel Golfo di Napoli, mentre la scoperta e l'esplorazione di relitti sommersi sembravano quasi ordinaria amministrazione fino ad anni recenti: ancora nel 1995, alla rispettabile età di 84 anni, Bucher fece riprese video del relitto della famosa nave dei veleni, la Klearkos a 83 metri di profondità! Non è un caso che sia stato il primo a scendere a grande profondità in assenza di bombole e ad inventare la disciplina sportiva delle immersioni in apnea: nel 1950 scese a -30 metri nel Golfo di Napoli alla presenza di una commissione ufficiale, nel 1952 a -39 metri per poi subito dopo arrivare a -44 come risposta alle insinuazioni di irregolarità da parte di Jaques Ives Cousteau. Un personaggio straordinario non solo nel campo dell'attività subacquea, forse appartenente a tempi in cui tali personalità fuori dal comune erano meno rare di quanto non lo siano oggi, e che si è spento a Roma nel 2008.

E' veramente difficile dunque ritenere senza esitazione che Bucher e suo fratello avessero preso un abbaglio nelle acque di Linosa, e men che meno che si fossero inventati tutto per chissà quale scopo. In effetti i fondali di Linosa contengono anche alcune curiose formazioni sommerse dall'aspetto di muraglioni che da pochi metri di profondità precipitano a picco per diverse decine di metri, anche se vengono considerate di origine naturale. Non mancano neppure i resti di anfore greche e romane, frutto dei frequenti naufragi in quei tempi antichi. Tuttavia al momento non sembra vi siano tracce né di misteriose rovine, né tanto meno di statue o idoli faraonici.

Tutta questa storia dopo gli anni cinquanta sembrava essere stata dimenticata, ma proprio in questi ultimi tempi è tornata alla ribalta in seguito ad un'altra curiosa notizia.

Alla fine di gennaio del 2010 le agenzie di stampa hanno infatti battuto il seguente comunicato:

"Mezzi della Marina libica avrebbero scoperto, sui fondali al centro del Mar Mediterraneo, cospicue tracce d'interesse archeologico, tra cui anche i resti di diversi edifici di tipo urbano. Si tratta forse dei reperti dell'antica capitale di Atlantide?

Nei giorni scorsi, l'agenzia ufficiale di stampa della Jamahiriya ha pubblicato un comunicato dal quale, pur tra mille coperture, trapelava la notizia che resti di costruzioni di importanza notevole sarebbero stati individuati, nei mesi scorsi, a quasi 400 metri di profondità, sopra un fondale piuttosto basso. Il ritrovamento è avvenuto in alto mare, in una località che non viene esattamente rivelata, tra il Canale di Sicilia e le acque del Mediterraneo orientale. Frammenti di sculture, diversi oggetti metallici d'uso comune e la testa di Melqart (eroe semi-divino, assimilabile all'Eracle greco, dal quale discendeva la regalità nell'antico regno), sono stati portati a riva e sono ora allo studio presso i competenti uffici archeologici di Stato della Jamahiriya.

La località del ritrovamento è nota ai pescatori con il nomignolo di Deir ash Sheytan (la dimora di Satana) e anche, in lingua maltese, di Kadal Diawul, a causa delle notevoli perdite che il bassofondo ha sempre provocato alle reti ed ai bottini dei pescatori, poiché spesso le reti si strappano, dopo essersi impigliate in misteriosi oggetti sommersi.

La notizia appare di primaria importanza, perché la localizzazione sembra confermare alcuni studi su Atlantide, compiuti negli anni scorsi da un noto studioso italiano".

Lo studioso italiano in questione è Alberto Arecchi che localizza il sito della leggendaria isola platonica appunto nel Canale di Sicilia, mettendola in correlazione anche con le misteriose civiltà del Nord-Africa.

A distanza di quasi un anno le autorità archeologiche libiche non hanno ancora fornito ulteriori notizie in merito a questi ritrovamenti sommersi, che per la verità sulla base di quell'unico comunicato destano non poche perplessità. I frammenti di sculture, gli oggetti metallici di uso comune e la testa di una statua raffigurante il dio fenicio Melqart (che in virtù della sua precisa identificazione si intuisce debba presentarsi ancora in stato di buona conservazione) potrebbero in realtà appartenere ad un'antica nave punica affondata. Ma a destare molti dubbi sarebbero le presunte rovine sommerse ritrovate ad una così grande profondità (400 metri addirittura) e ad una certa distanza dalla costa, si presume nel Golfo della Sirte.In tempi molto antichi, fino al VII â€" VI millennio a. C. il livello del Mar Mediterraneo era molto più basso rispetto ad oggi. Secondo le ricerche di esperti come ad es. Tjeerd van Andel, geologo dell'Università di Cambridge, superfici costiere oggi sommerse erano all'asciutto, molte attuali isole erano unite le une alle altre, ed alcune addirittura non lo erano ancora, poiché unite alla terraferma. Era questo il caso ad esempio delle attuali isole Egadi (al largo di Trapani) fuse in una vasta superficie asciutta del Canale di Sicilia a sua volta unita all'isola siciliana. Dall'altro versante anche le isole maltesi erano inglobate in un vasto promontorio unito alla parte meridionale sempre della Sicilia, mentre le coste tunisine erano molto più vicine al litorale siciliano incorporando anche le attuali Isole Pelagie: Pantelleria, Lampedusa, ed ovviamente anche Linosa. Anche la parte occidentale del Golfo della Sirte era in gran parte asciutto.

E' provato che in quei tempi remoti esisteva già la civiltà nelle regioni mediorientali : le rovine ed i numerosi reperti ad esempio della città anatolica di Catal-Uiuk, o di Gerico in Palestina risalenti anche all'VIII millennio a. C. stanno lì a dimostrarlo. Ed esistevano anche centri urbani costieri poi sommersi dall'innalzamento del mare. Al largo della città israeliana di Haifa ad una trentina di metri di profondità sono state infatti scoperte nel secolo scorso i resti di insediamenti grandi e piuttosto sofisticati risalenti al VII millennio a. C. Atlit-Yam, Neve-Yam, Megadim, ed altre ancora si dimostrano essere state cittadine costiere i cui abitanti erano dediti alla pesca oltre che al commercio di prodotti ittici, ed il cui livello di vita doveva essere tutt'altro che povero: le rovine presentano infatti edifici in muratura, magazzini ancora pieni di scorte, piazze lastricate, pozzi per l'acqua e luoghi di culto megalitici.

In teoria dunque anche nelle aree oggi sommerse, ma a quei tempi ancora all'asciutto, del Mediterraneo centrale ed occidentale, potevano esservi insediamenti di ogni dimensione ed importanza, ancora ovviamente tutti da scoprire. Ma è poco probabile che si trovino ad una profondità superiore a 90 â€" 100 metri, poiché come ci dicono le ricostruzioni geologiche tale è stata la portata dell'innalzamento dei mari in tutto il mondo in seguito allo scioglimento dei ghiacci alla fine dell'ultima era glaciale (e non è certo una misura di poco conto). In particolare le due sponde opposte del Canale di Sicilia â€" che doveva apparire più simile ad uno stretto, largo non più di 50 â€" 100 chilometri â€" certamente presentavano una geografia costiera ricca di golfi e approdi, favorevoli al sorgere di insediamenti urbani dediti alla pesca ed agli scambi, sia con le altre cittadine, sia con i gruppi di cacciatori/allevatori/coltivatori dell'entroterra. In conseguenza dello scioglimento dei ghiacci e della mutata situazione climatica, in quel remoto periodo anche le precipitazioni risultavano molto più abbondanti dovunque anche negli attuali territori desertici del Sahara. A sud di Tunisi si trovava un lago chiamato Ouargia dai geologi, e veniva alimentato da un fiume che dagli altopiani del Tassili â€" oggi assolutamente secchi e aridi â€" scorreva verso nord lungo un territorio allora molto più umido e fertile. In mezzo alle attuali sabbie ardenti dell'Algeria meridionale e del Mali settentrionale si stendevano grandi laghi azzurri chiamati dai geologi Taouat, Taoudenni, Azouak, ecc. Queste vaste zone umide, e le praterie che sostituivano l'attuale sabbia arida, richiamavano una gran quantità di specie animali cacciate dai numerosi gruppi umani presenti in tutto il Sahara, come testimoniato dai graffiti e dalle pitture rupestri che ci hanno lasciato in molte parti del grande deserto, come ad esempio proprio negli altopiani del Tassili.

Il fiume che nasceva da questi altopiani in pieno Sahara sfociava come si è detto in un grande lago nell'attuale Tunisia, l'Ouargia appunto. Questo poteva in realtà essere il misterioso Tritonide â€" lago o "palude" - di cui parlano molti scrittori antichi, da Apollonio di Rodi nelle "Argonautiche" a Scilace di Carianda, Erodoto e Diodoro Siculo. Quest'ultimo riporta sorprendenti notizie ricavate a sua volta da un testo perduto del II sec. a. C. di un certo Dioniso Scitobrachione di Alessandria, il quale affermava che il lago in questione era il regno delle Amazzoni della Libia (nel senso di Nord-Africa) molto più antiche e ben distinte (Diodoro ci tiene a sottolinearlo) dalle più famose Amazzoni incontrate dagli Argonati nel Ponto, l'attuale Turchia settentrionale. Il regno nordafricano delle Amazzoni era "un paese ad Occidente agli estremi confini della Terra, governato da donne che avevano uno stile di vita dissimile dal nostro. Infatti era costume di queste donne coltivare con impegno l'esercizio della guerra per conservarsi vergini. Poi passati gli anni dedicati all'attività militare, si univano agli uomini per procreare. Soltanto loro però governavano, comandavano ed esercitavano i pubblici uffici. Gli uomini, come le donne sposate da noi, conducevano una vita casalinga, eseguendo gli ordini delle loro spose e non curandosi né dell'attività militare né del governo del regno. Non appena i bambini nascevano le donne li consegnavano agli uomini affinchè li nutrissero con latte ed altri cibi adatti all'infanzia. Alle bambine bruciavano le mammelle affinchè non crescessero, convinte che fossero di impedimento nei combattimenti. Per questo venivano chiamate "Amazzoni", ovvero senza mammelle. Vivevano su di un'isola la quale per il fatto di trovarsi ad occidente era chiamata Esperia, ed era situata nella palude Tritonide, vicino all'Oceano [il Mar Mediterraneo?] che prende il nome dal fiume Tritone che in esso affluisce. Si dice che questa palude fosse ai confini dell'Etiopia [il Magreb?] vicino ad un monte, presso l'Oceano, chiamato dai Greci Atlante, che sorpassava in altezza tutti gli altri. L'isola appena citata era ben grande, e piena di alberi da frutto di vario genere, da cui la gente del paese si procurava cibo..." (Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, Libro III). Diodoro continua narrando di come le donne guerriere riuscirono a sottomettere le località vicine tranne una città sacra di nome Mene, vicina ad un grande vulcano attivo che forniva anche Ossidiana ed altri minerali. Poi dopo avere sconfitto anche i Libi e i nomadi dell'interno, fondarono anche una grande città di nome Cherroneso sempre nella loro isola all'interno del Lago Tritonide. Sempre secondo lo storico di Agira tuttavia, isola e città scomparvero successivamente insieme a tutto il lago sommersi dalle acque del Mediterraneo allorchè il mare irruppe nel bacino di acqua dolce in seguito ad un forte terremoto. Proprio sul racconto dello storico siciliano, tra l'altro, si basa la ricostruzione del prof. Alberto Arecchi.

Diodoro Siculo si rendeva perfettamente conto che una storia come questa poteva sembrare fantasiosa già ai lettori dei suoi tempi, ma â€" a parte donne guerriere e città sommerse â€" i più recenti studi geologici nel Canale di Sicilia sembrano dargli ragione, come abbiamo visto. Nonostante vi sia chi identifichi il regno delle Amazzoni con le Isole Canarie, se è vero che il Lago Tritonide corrispondeva con l'antico lago tunisino di Ouargia e si trovava nella parte un tempo emersa del Golfo della Sirte, sia terremoti che innalzamento del Mediterraneo provocarono dopo il 6000 a. C. anche il suo inabissamento, lasciando in superficie solo i picchi più alti come le attuali Isole Pelagie, ovvero Lampedusa, Linosa e Pantelleria, quest'ultima all'epoca un vulcano attivo che forniva anche Ossidiana lavorata ed esportata nei millenni successivi in tutto il Mediterraneo Occidentale.Comunque sia, dalla parte opposta dell'attuale Tunisia, analoghe testimonianze di arte rupestre rinvenute nelle grotte siciliane dimostrano una similare attività di gruppi umani preistorici dell'entroterra dediti alla caccia e alla raccolta/coltivazione di piante commestibili. Nella Grotta dell'Uzzo nella Riserva naturale dello Zingaro (fra Palermo e Trapani) ed in altre vicine, oltre ad interessanti graffiti sono state rinvenute chiare prove dell'arrivo delle nuove tecniche agricole da sud, ovvero dalla prospicente costa africana, anziché da oriente. Sulle pareti della Grotta del Genovese nell'Isola di Levanzo (Egadi), sono state rinvenute oltre a tre sagome umane impegnate in una danza, anche l'immagine pittorica di un tonno, segno che la pesca veniva praticata nella zona, anche se probabilmente non da chi frequentava abitualmente quelle grotte. Non è escluso infatti che lungo le antiche linee costiere della Sicilia vi fossero numerosi insediamenti, che oggi si trovano in fondo al mare. Quest'ultimo poi finì per invadere inesorabilmente i campi e le eventuali città spinto dallo scioglimento dei ghiacci polari, anche se certamente non solo per questo motivo, come possono dimostrare le rovine sommerse di un'altra città a noi molto più vicina nel tempo.

Un paio di mesi prima dell'annuncio da parte delle autorità libiche del ritrovamento delle rovine sommerse a grandi profondità, la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana all'inizio del dicembre 2009 dava notizia della scoperta di un'antica città romana tardo-imperiale sommersa nei bassi fondali della Cirenaica, nel Golfo di Bomba. Un gruppo di archeologi italiani diretti da Sebastiano Tusa, mentre erano impegnati già da qualche anno in un progetto di ricognizione archeologica lungo le coste libiche - ArCoLibia (Archeologia Costiera della Libia) â€" si trovarono improvvisamente di fronte a resti di case, strade, tombe, sommersi ad una profondità di appena tre metri sotto la superficie marina. L'insediamento rimase vittima di un fenomeno geologico noto come bradisimo negativo, caratterizzato da un lento abbassamento della superficie costiera (proprio come ad esempio nel caso di Venezia). Ma segni di impatti violenti in alcuni muri di mattoni che risultano addirittura spostati fanno sospettare che la città prima di essere vinta dalle maree sempre più alte, venne devastata anche dallo tsunami che si abbattè in tutto il Mediterraneo centrale e orientale nel 365 d. C., recando danni anche ad esempio a diversi porti siciliani come Eraclea Minoa nei pressi dell'attuale Sciacca. Responsabile di quella catastrofe fu probabilmente un non meglio identificato terremoto sottomarino, ma qualche geologo avanza anche l'ipotesi di una violenta eruzione subacquea dell'Empedocle, il grande vulcano sommerso scoperto appena da pochi anni nelle profondità del Canale di Sicilia.

Innalzamento dei mari, bradisismi, terremoti, tsunami, contribuirono certamente a rendere estremamente difficile e precaria la vita di quelle antichissime città marittime probabilmente esistenti tra il 9000 ed 6000 a. C. nelle superfici oggi sommerse tra Sicilia e Africa. Senza contare che non passarono certamente indenni di fronte alla tremenda prova costituita dalla "catastrofe delle catastrofi": l'imponente e distruttivo megatsunami scatenato in tutto il Mediterraneo Centrale e Orientale dal crollo nel Mar Jonio del fianco est dell'Etna, proprio intorno al 6000 a. C. Le gigantesche ondate alte anche, secondo i calcoli dei ricercatori, più di 40 metri, si abbatterono anche lungo le coste africane del Golfo della Sirte e di riflesso â€" secondo quanto stabilito dalle simulazioni al computer â€" rimbalzarono verso le restanti coste siciliane e tunisine del Canale di Sicilia. Non è troppo fantasioso immaginare che quelle ipotetiche città subissero gravissimi lutti e danni soprattutto alla loro attività economica e commerciale, cadendo in rovina anche prima che l'inesorabile innalzamento del mare li ricoprisse.

In conclusione, c'è più di un motivo dunque per ritenere che il Capitano Bucher più di cinquant'anni fa abbia realmente scoperto una di queste antichissime città sommerse nei fondali di Linosa. E che analogamente anche i sommozzatori libici nel gennaio del 2010 ne abbiano localizzato un'altra nel Golfo della Sirte. Molto probabilmente tuttavia, non saranno le uniche presenti in fondo al Canale di Sicilia.
 
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John k.
view post Posted on 27/12/2010, 17:55




Questo articolo è apparso sul Corriere della Sera del 1 settembre 1957:

www.nuovaricerca.org/Vestigia%20di%...0a%20Linosa.pdf

link

link

Secondo quello che racconta Wiki ,'a differenza di Lampedusa e Lampione che fanno parte della placca continentale africana (e derivano da una frattura del continente stesso),Linosa è di origine vulcanica'.

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Non conoscevo questa vicenda, la notizia è molto interessante.
 
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John k.
view post Posted on 29/12/2010, 03:29




CITAZIONE (RAGNOUOMO @ 12/11/2008, 10:33) 
In realtà,un attento esame delle fonti storiche sembrava ricondurre quell'avvenimento a un'epoca ben anteriore.Sembrava probabile,infatti,che il diluvio greco di Ogige fosse avvenuto ai tempi di "Foroneo,figliuolo d'Inaco primo",ovvero "circa 4000 prima della nostra era volgare".In questo caso tale evento sarebbe coinciso con l'età di Ercole egizio,successore di Atlante,al quale gli antichi avevano attribuito l'apertura dello Stretto di Gibilterra.La distinzione fra Ercole egizio e quello greco,già stabilita da Erodoto,risultava determinante nel ragionamento di Carli;essa si fondava in particolare,sulla testimonianza di Diodoro Siculo:"Ad esempio era nativo dell'Egitto anche Eracle,eroe fortissimo,che visitò larga parte del mondo abitato e innalzò le sue colonne ai confini della Libia;e conferma di questa cercano di ricavare gli stessi Greci.Dicono infatti che,essendo opinione generale che Eracle abbia combattuto al fianco degli dei olimpici la guerra contro i Giganti,non si accordi assolutamente con la storia della Terra l'ipotesi che essa abbia generato i Giganti nell'età in cui secondo i Greci Eracle sarebbe venuto al mondo,vale a dire una generazione prima della guerra di Troia;piuttosto,sostengono gli Egiziani,la nascita dei Giganti deve essere avvenuta ai tempi della prima comparsa del genere umano;e da allora essi calcolano che siano trascorsi più di diecimila anni,mentre dalla guerra di Troia sono passati meno di milleduecento anni.

www.circei.it/storia/poligoni/lazio/parte4.htm

Bene...stando alle ipotesi formulate da certi studiosi , l'Ercole egizio sarebbe il leggendario faraone Sesostri.

"...Radunato un potente esercito,marciò attraverso il continente,sottomettendo ogni popolo che trovava sul suo cammino [...] passato dall'Asia in Europa,sottomise gli Sciti e i Traci.Questo è,secondo me,il punto più remoto a cui sia giunto l'esercito egiziano:in effetti nel paese degli Sciti e dei Traci si vedono ancora erette delle stele commemorative,che spingendosi oltre non si vedono più" (Erodoto).

"Gli antichi che poscia involsero negli arcani dell'allegoria le cognizioni ereditate dai loro Antenati, personificando il Sole, gli diedero il nome di Ercole, di Bacco, e di Osiride. Questi furono quei tre Eroi, che misurarono a foggia di conquistatori la superficie della Terra da capo a fondo. Le mete del loro cammino furono contrassegnate con colonne, ed altari. Eran questi altrettanti segnali per le nazioni, onde sapere fin dove la Terra era abitabile: fin dove il mare avesse esteso le sue rapine. In Oriente chiamaronsi le colonne di Bacco: in Occidente quelle d'Ercole: nel mezzodì quelle di Osiride, o di Sesotri".

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"SESOSTRI. In quel tempo morì suo padre, e lasciollo capace di qualunque impresa. Il progetto che concepì, fu quello della conquista del mondo. Ma prima d'uscire dal suo regno, procurò di assicurarne l'interno, guadagnandosi colle liberalità, colla giustizia, con maniere dolci e familiari, il cuore di tutti i suoi popoli [...] Cominciò la sua impresa dall'Etiopia, situata al mezzodì dell'Egitto. La rese tributaria, e obbligò i popoli a pagargli annualmente una certa quantità di ebano, avorio ed oro. Allestita una flotta di quattrocento vele, le fece avanzare sul Mar Rosso, e si rese padrone delle isole, e di tutte le città marittime. Intanto egli marciò per terra alla testa del suo esercito; scorse e sottomise l'Asia con una maravigliosa celerità; penetrò nell'Indie assai più di Ercole e Bacco, e più oltre che non giunse poscia Alessandro, perchè soggiogò il paese di là dal Gange, e si avanzò sino all'oceano (I) [...] A lui si sottomisero gli Sciti sino al Tanai, come pure l'Armenia e la Cappadocia. Lasciò una colonia nell'antico regno di Colco, situato verso la sponda orientale del Mar Nero, ove poi fiorirono sempre i costumi dell'Egitto. Erodoto ha veduto nell'Asia minore da un mare all'altro i monumenti delle sue vittorie. Leggevasi in molti paesi scolpita sulle colonne questa iscrizione:Sesostri re de' re, e signore de' signori conquistò colle sue armi questo paese Ve n'erano fin nella Tracia, e dilatò il suo imperio dal Gange sino al Danubio".


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CITAZIONE
CITAZIONE
Da ciò si ricava,che l'Atlantide era nel Mediterraneo,e nelle vicinanze di Cartagine,il qual mare appunto dall'Atlantide chiamasi Atlantico.Ma quello,che più convincer deve i nostri leggitori,che l'Atlantide fu quella appunto,che noi abbiamo messo in A nella nostra carta,sono le esatte misure quali furon sovente confuse con la terra Atlantica,anzi con tutto l'Impero,perchè,quando Platone ci dice,che l'Atlantica terra era più grande dell'Europa,della Libia,e dell'Asia,egli volle dire di tutto il continente,che circonda il gran monte Atlante,con la Cirenaica,colla Italia,colle isole di Sicilia,Sardegna e Corsica,con la Spagna tutta sino ai Pirenei ... ora in tanto ci conviene osservare come,perchè Malta fu un frammento dell'Atlantide.Ecco la mia teoria ... Palefato autor Greco anhtichissimo,in uno dei suoi racconti mitologici,che è il capo 32,intitolato-De tribus Forcinis Filiabus,e che nel testo originale si legge ... e suona così in latino.

Phorcyn habuit tres filias,&cc...Phorcyn fuit vir Kernéus.Kernéi quoad genus sunt aethiopes.Habitant autem Insulam Kernéam,quae est extra columnas Herculis.Hic Phorcyn imperavit Herculis Columnis;sunt autem tres.

Questa isola Kernèa è quella,che i moderni chiaman Kerkena,onde batte a meraviglia se vien da Palefato posta fuori delle colonne di Ercole suddette,che stan nel continente d'Affrica,e nel litorale da noi accennato poc'anzi.

http://it.wikipedia.org/wiki/Isole_Kerkennah
CITAZIONE
Ed è tanta l'esattezza di cotesto Palefato,che fin oggi si vedono quelle tre colonne,ciascuna posta sopra un rialzo,più alto dell'arenoso suolo su cui posano,perchè ne secoli anteriori,prima della diminuzione del mare,quelle erano tre vere isolette circondate dal mare,e questo fu senza dubbio ne' tempi,che esisteva ancora il gran mare interno dell'Affrica.

l Dottor della Cella medico Genovese assai erudito vide quelle tre Colonne esistenti nel sopramentovato sito detto Elbenia,e Saffran che sono altissime,e quadrate,e tutte coperte di caratteri,e geroglifici;sono distanti un miglio l'una dall'altra ... Strabone medesimo le dice anche tre .

Ma quel che più rileva,sappiamo,che Erodoto verso la fine del suo libro IV. scrive anch'egli chiaramente quali,e dove fossero le vere colonne di Ercole:"ad hos usque atlantes possum recensere nomina,qui in supercilio Libyae habitant,post hos non amplius porrigitur id supercilium ad Columnas Erculis atque ulterius...ita ab Aegypto ad Tritonidem paludem pastorii Libyes sunt,carne victitantes et Lacte,nihil vaccinium gustantes...ad occasum vero Tritonidis paludis non sunt pasquales Libyes" &c.

Da questo passo di Erodoto si vede parimentechiara la vera situazione delle colonne d'Ercole,perchè Erodoto le collocava appunto dove in realtà anche sono,e dove fin oggi esistono,cioè fra lo Egitto,e la palude Tritonide,a punto dove le colloca il diligente Palefato,e nei nostri giorni il medico viaggiatore della Cella,il quale,come l'abbiam mostrato,qui sopra,le ha vedute rimanere ancora in piedi,distanti un miglio l'una dall'altra.Noi ricaviamo da quell'Atque ulterius,che non sono le chimeriche colonne d'Ercole dello stretto Gaditano,dal quale non si andava più oltre ...

Più Orfeo nella sua Argonautica,la quale si attribuisce ad Onomacrito,l'uno e l'altro egualmente di antichissima data,e di ottima autorità,appena fa scioglier dagli Argonauti la lor nave Argo dai lidi di Circe,li fa tosto giungere alle colonne di Ercole,da dove retrocedendo,li fa subito giungere in Sardegna ... E nell'osservare ancora,che quasi tutti gli autori ne contano due Colonne,e non tre,ci sembra facil cosa il rispondere in modo,da poter conciuliare naturalmente gli uni con gli altri,l'un caso coll'altro;e diremo,che le colonne di Atlante eran due,ma quelle di Ercole eran tre;così convien pensare,che alle due antichissime colonne di Atlante che in se,l'una portava effigiato il cielo,e l'altra la terra,Ercole in progresso ne edificò una terza,effigiandovi in quella le cose del mare ...

http://books.google.it/books?id=k8sNAAAAQA...=gbs_navlinks_s
http://it.wikipedia.org/wiki/Palefato

Oibò! Questa mi giunge nuova!

Il mitografo greco Palefato visse nel IV secolo a.C.

Kernea era l'antico nome delle Kerkennah?

Avete visto dove stanno le isole Kerkennah? Vicino al Golfo di Gabes.

link

Al centro dell'immagine qui sopra, spicca il Chott-el-Jerid, il famoso lago salato.

link

CITAZIONE (Bororo @ 12/11/2008, 15:31) 
Non so quanto possa essere attendibile come collocazione x Ogigia (sicuramente più che oltre Gibilterra - alla faccia della zattera per tornarsene a Itaca!) ma sono incappato in questa mappa che indica una Ogigia:

jpg

isola che attialmente non esiste.

"Plinio la riponeva nella Locride,a mezzodì del promontorio Lacinio,ora capo delle Colonne in Calabria,luogo nel quale un'isola Ogigia è tuttora segnata nelle carte nautiche".
Fonte:link

Capo delle Colonne...uhm... :unsure: uhm...
"Capo Colonna,fino a qualche secolo fa era chiamato "Capo delle Colonne" e anticamente il suo nome era Lacinion,cioè "Promontorio Lacinio".

E' il promontorio che determina il limite occidentale del Golfo di Taranto e abbraccia la zona calabrese di Crotone,dove sorgeva il tempio dedicato ad Hera Lacinia.

La sua importanza,appunto,risiede nella quantità di elementi storici che sono legati a questa punta di terra protesa sullo Ionio.Fino al XVI secolo erano rimaste al loro posto molte colonne del tempo di Hera Lacinia;e per questo il promontorio era chiamato Capo delle Colonne.Sfortunatamente venne utilizzato come cava di pietre lavorate per il castello,il porto e i palazzi nobiliari locali fino a che solo una solitaria colonna rimase in vista dei naviganti,eretta fra i ruderi.

Proprio la caratteristica di limite facilmente identificabile rese Capo Lacinio punto di riferimento per la navigazione e per la definizione dei confini.

Questo metodo di indicare i limiti della navigazione e le aree di influenza era generalizzato e derivava dal tipo di navigazione "sottocosta" dell'epoca;anche i trattati fra Roma e Cartagine prevedevano un promontorio (Capo Bello) come limite insuperabile dalle navi romane
".
Fonte: link

Edited by John k. - 21/5/2013, 18:14
 
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John k.
view post Posted on 9/1/2011, 16:17




CITAZIONE
Atlantide e il Dna dei primi mediterranei.

Gli scritti di Platone relativi ad un'antica civiltà avanzata potrebbero non essere fantasia.Una nuova ricerca scientifica sta sollevando alcune nuove considerazioni allettanti.Esistettero infatti una grande cultura primigenia e i suoi uomini stimolarono la nascita delle civiltà ben note che navigarono nel Mediterraneo e posero le basi per la nascita delle società europee.L'archeologo David H. Trump afferma:"Una pietra è solo una pietra.Due pietre fianco a fianco sono una coincidenza.Ma se trovi tre pietre allineate insieme,hai un muro".

Ecco che cosa avviene quando si scava nella preistoria.L'indagine scientifica e gli studiosi,ora,hanno scoperto una storia in continua evoluzione dello sviluppo della società umana.Circa 6.000-10.000 anni fa,la "rivoluzione neolitica" è stata una profonda svolta nello sviluppo umano,modificando uno stile di vita dalla caccia e raccolta all'agricoltura in forme stabili.Bene o male,il progresso è stato messo in moto.Essere in grado di state in un posto fisso significava che la gente poteva iniziare a raccogliere le cose e praticare lo stoccaggio delle eccedenze.Oggetti ingombranti come telai,mobili e ceramiche divennero d'uso comune [...]

I popoli mediterranei.Un insieme di relazioni scientifiche,ancorato ai ritrovamenti archeologici,ora sta portando nuove prospettive su come siamo arrivati a essere chi siamo.Questa storia inizia con un popolo pre-semitico,dell'Età della Pietra di Levante (circa 8000 a.C.).Esso fu fiorente nella regione nord-ovest della Mezzaluna fertile,e imparò a coltivare.La vita era buona e il loro numero cresceva.La terra non era più in grado di sostenere tutti loro.L'antico storico greco Erodoto fu il primo a riportare tale affermazione,sostenendo che la carestia in tempi molto antichi aveva spinto il re dell'Anatolia a dividere le persone:metà restarono e metà partirono per trovare un nuovo territorio.Non è stata perciò una grande sorpresa,per gli scienziati moderni,individuare diverse ondate di migrazione umana che si diffusero dal Vicino Oriente in Europa dopo l'ultima era glaciale,prima dell'inizio della storia scritta.

Uno straordinario gruppo portò le proprie tradizioni e i propri cromosomi (Dna trucco) in quella che allora era la frontiera mediterranea.Erano i superereoi di un'Atlantide di fantascienza?Probabilmente no.Tuttavia,le prove archeologiche suggeriscono che erano più intellettualmente e artisticamente avanzati rispetto a chi li circondava,nello stesso periodo di tempo.Dove si insediarono,ebbero successo.I loro discendenti sopravvissero attraverso i secoli con aspetti della loro identità originale in gran parte intatti fino a che il tempo e l'assimilazione infine li assorbirono-come uomini di mare e costruttori di templi-,successivamente come minoici ed etruschi e ancora più tardi nella grande civiltà della Grecia classica e Roma.Queste famiglie ancestrali originali di coloni sono la gente che stiamo identificando come i Mediterranei.

Importanti prove per questa storia provengono dalla Mesopotamia,e da Cipro,Creta,isole Cicladi,Sardegna e altrove,ma due luoghi sono le chiavi per scoprire i dettagli.

Il primo è l'Anatolia.E' in Turchia meridionale che troviamo i resti archeologici dei primi centri urbani (come Catal Huyuk),il più antico sito religioso costruito conosciuto (Gobekli Tepe) e il luogo di nascita di una mutazione genetica che appare,nel suo passaggio attraverso il mare e di generazione in generazione,a identificare un'unica cultura che ha cambiato il mondo.La seconda chiave è Malta e la sua isola sorella Gozo,situate a 60 miglia a sud della Sicilia.Qui sono situati i più antichi edifici eretti del pianeta e si trova un'incomparabile collezione di resti creati da una popolazione preistorica sofisticata.Un calendario solare in pietra,nel quale si può camminare.Un complesso megalitico di ingegneria e lo sviluppo dell'architettura monumentale che testimonia un livello relativamente elevato di progresso sociale e culturale.Come si vedrà,Malta offre una capsula del tempo unica di questo scenario del Neolitico mediterraneo,cementando moltri altri pezzi di questo puzzle preistorico [...]

fonte (articolo in versione integrale) : www.antikitera.net/news.asp?id=9735&T=2
link

CITAZIONE
Atlantide...governava le regioni della Libia che sono di qua dello stretto sino all'Egitto,e l'Europa sino alla Tirrenia (Platone).

Nell'antico Lazio,su un'estensione maggiore dell'attuale regione amministrativa,esiste un certo numero d'acropoli cinte da mura "poligonali",fatte di grossi blocchi accuratamente sagomati,ma non parallelepipedi,bensì con angoli inconsueti,pur con precise corrispondenze tra i vari blocchi,sovrapposti l'uno sull'altro,che s'incastrano a perfezione.

E' uso comune indicare come romani i lunghi tratti di mura ciclopiche e poligonali che si trovano in molte antiche località dell'Italia centrale,ma si tratta di opere sicuramente più antiche dell'unificazione della penisola italiana sotto il potere dei Romani.La tradizione,apoggiata alla mitologia greca ed agli scritti degli storici antichi,le attribuisce al favoloso popolo dei Pelasgi,che occuparono la regione e sottomisero gli aborigeni,primi abitatori.

fonte: link,link

www.murapoligonali.it/

E' vero, siamo nell'area dell'antica Tirrenia. Ho notato che circolano diverse ipotesi sul problema di chi abbia costruito effettivamente quelle acropoli, e le possenti mura che le cingono.

Si va dai Romani ai mitici Pelasgi, dalle antiche popolazioni italiche pre-romane (Volsci,Ernici ecc.) ai leggendari Ciclopi, oppure si chiamano in causa delle genti venute dalla Mesopotamia.

link,link,link

Ma il libro di Cordier contiene altri intriganti spunti relativi alla regione che qui c'interessa.Uno dei più belli è sicuramente quello delle "città di Saturno",primo mitico re d'Italia,detta appunto da Virgilio,nelle Georgiche,Saturnia Tellus,terra di Saturno."Il gigante si stabilì nell'Italia centrale,fondandovi le città più antiche".Fra queste,Saturnia (in provincia di Grosseto,presso il confine laziale) era ritenuta la prima della Penisola e conserva effettivamente resti di mura antichissime con giganteschi massi squadrati,specialmente nelle vicinanze della Porta Romana.

La leggenda aggiunge che Saturno fondò altre cinque città ciclopiche,curiosamente con nomi tutti inizianti per A:Alatri,Anagni,Arce,Arpino,Atina,"tutte attualmente nella provincia di Frosinone.Mentre in provincia di Latina stanno Roccasecca dei Volsci,Cori,Norma,San Felice Circeo,e in quella di Roma,Segni e Artena.

Tra le località generalmente interessate al fenomeno delle costruzioni megalitiche,ci sono ancora Fondi,Formia,Satrico (La Ferriere),Priverno,Scauri (Minturno),Sezze e Terracina,oltre a Valvisciolo (Sermoneta),tutte nella provincia di Latina.Tali costruzioni ciclopiche,e molte altre sparse nell'Italia centro-meridionale,vengono attribuite ai Pelasgi,antichissimo e mitico popolo del quale accenna Omero e parlano numerosi storici greci e latini,da Dionigi d'Alicarnasso a Strabone,Varrone,Diodoro Siculo
".
"Ed ecco che anche in Italia si sviluppa un Centro di Conoscenza,per cui la metallurgia,la lavorazione dell'oro e di altri metalli assieme alla mantica vengono praticate principalmente nel centro dell'Italia da parte degli Etruschi.Essi chiamavano sè stessi Rasna,ricordando la loro origine mesopotamica.Come he ben spiegato il Dott.Carlo Forin,Rasna significa Anshar,il nome che i Sumeri avevano assegnato al pianeta Saturno.

Molte tradizioni italiche citano l'arrivo in Italia del Maestro/Dio Saturno in epoche antiche,allo scopo di fondare città e creare civilizzazione.Come ricorda sempre Virgilio,l'area vicino a Roma,nel Lazio,venne denominata appunto Saturnia Tellus,Terra di Saturno.Riguardo al ruolo di Saturno in Italia,"lo studioso Giorgio Copiz ha scoperto che le più antiche città del Basso Lazio,in sostanza il territorio denominato appunto Saturnia Tellus,sono state costruite dai loro remotissimi e ignoti fondatori in maniera da ripetere sulla nostra Terra la disposizione che hanno in cielo le stelle di numerose costellazioni.

In altre parole,così come,stando alle asserzioni di Robert Bauval,le tre piramidi di Giza in Egitto ripetono sul suolo la disposizione che hanno nel cielo le tre stelle principali della Cintura di Orione,allo stesso modo molte delle cittadine più antiche del Lazio sono state disposte in maniera da riprodurre la collocazione che hanno le stelle di alcune importanti costellazioni".Spiega Copiz,"nel territorio denominato appunto Saturnia Tellus,le costellazioni terrestri da me rilevate trovano nei centri di Segni,Norba,Alatri e Trevi nel Lazio,Ferentino,Veroli,Civita d'Antino,Angizia,Sora,Bovile,Ernica,Rocca d'Arce,Arpino,Montecassino,Castro dei Volsci,Fondi,Terracina,Formia,Gaeta,Roccamonfina,San Felice Circeo e Sezze una perfetta corrispondenza con le costellazioni di Leo Minor,Leo Maior,Gemini,Aquila,Hydra,Ercole e Ursa Maior...

Esisteva infatti un'antichissima tradizione,che era già quasi una leggenda al tempo dei Romani,secondo la quale tutte quelle località laziali contraddistinte da resti di mura poligonali erano state fondate in epoca remotissima da Saturno, o dai suoi congiunti e discendenti".

fonte: link,link,link

- www.circei.it/storia/poligoni/lazio/033.jpg
- http://it.wikipedia.org/wiki/File:Leo_constellation_map.png
- http://img29.imageshack.us/i/alatri.gif/

www.circei.it/storia/poligoni/lazio/parte7.htm

www.circei.it/

www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=200

Anania.Città nel Lazio.Risiede sur un pendio di un monte alle falde dell'Appennino.Essa fu già metropoli degli Ernici.Le sue mura ciclopiche vedeansi difese da ingenti torri.Varie sono le opinioni intorno alla sua origine.Alcuni la opinano fondata da Saturno,altri dagli Ernici,sotto la condotta di un re dello stesso nome....
fonte: link,link,link,link,link,link

Saturnia (in provincia di Grosseto) era indicata dagli antichi come la prima città d'Italia;il suo nome deriva da Saturno:secondo la leggenda,il centro sarebbe stato fondato dal dio stesso che,detronizzato da Giove,fuggì in Italia dove regnò durante l'Età dell'Oro. Ancor oggi è possibile vedere alcuni tratti delle sue antiche mura ciclopiche, che gli archeologi attribuiscono agli Etruschi.

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A poca distanza da Sovana (14 chilometri a ovest),sopra un'altura che sorge sulla sinistra dell'Albegna,elevasi Saturnia,una delle quattro città,secondo Dionigi d'Alicarnasso,fabbricate dagli Aborigeni.Il suo ricinto fu costrutto nel Medio Evo sugli avanzi delle mura pelasgiche.Nelle sue vicinanze si veggono varie tombe che credonsi di Pelasgi.
fonte: link

CITAZIONE
Tra la fine dell'Ottocento e il primo ventennio di questo secolo,Saturnia ha conosciuto un fervore di ricerche che ha posto l'accento sul suo duplice ruolo di centro etrusco e colonia romana,consentendo al tempo stesso la pubblicazione delle prime corpose rassegne di documenti archeologici [...]Le fonti storiche attribuiscono origini antichissime alla città di Saturnia,come confermano tangibilmente i ritrovamenti preistorici e protostorici e le successive necropoli etrusche nei dintorni,indi l'istituzione di una praefectura,probabilmente ancora nella prima metà del III secolo a.C.,infine la deduzione di una colonia romana,nel 183 a.C.Nessun cenno - tranne un veloce passo di Appiano sulle azioni di Silla nei dintorni - allude invece concretamente ad eventi bellici o altri episodi traumatici che abbiano condizionato l'organizzazione urbana di Saturnia in età romana.Nonostante l'abitato di Saturnia abbia subito ogni genere di vicissitudini,soprattutto nel corso del Medio Evo e della prima Età Moderna,il progressivo abbandono dell'area ha contribuito a conservare,praticamente immutato fino ai nostri giorni,l'antico schema urbanistico e i pochi,ma significativi ruderi,da sempre in vista,che costituiscono ancora oggi il punto di partenza per ogni accurata indagine archeologica.

fonte:link

Le opere dell'arte italica di quei primi tempi sono grandiose e rozze come lo erano in Grecia e nell'Oriente;e però,come Pelasgi furono detti i più antichi popoli d'Italia e di Grecia,pelasgiche furono quindi chiamate le opere dei tempi primitivi.Sono esse ricinti o mura costituite da enormi pietre poligone irregolari,sovrapposte senza cemento,ora squadrate ora no,e di tale mole e solidità che i poeti le attribuirono alla forza dei Titani e dei Ciclopi.Mura ciclopiche veggonsi a Cortona,posta a settentrione del Trasimeno;intorno alle rovine di Saturnia,città diruta,sulla sinistra dell'Albenga;in quelle di Cosa,che sorgeva presso Orbetello;a Spoleto e più ancora nel territorio a sud-est di Roma,specialmente a Cori,ad Alatri a Ferentino;inoltre nella Sicilia,a Cefalù [..]parimenti pelasgiche sono molte grotte e sotterranei,che la favola disse abitazione dei Ciclopi.Rieti nella Sabina vuolsi centro della potenza dei Pelasgi,e loro porti principali la diruta Spina,che era edificata alla bocca meridionale del Po,e poco sotto Ravenna;ma la memoria di alcune città che già erano un mucchio di rovine al nascere di Roma,e gli avanzi delle opere ciclopiche su diversi punti d'Italia,mostrano chiaramente che prima del periodo etrusco,già sorgevano molte città e castella tanto sulle rocce dell'Appennino e sulle marine del continente italico,che nelle valli e sulle coste di tutte le nostre isole [...]" (link).

Quest'ultima citazione però è tratta da un libro scritto nell'Ottocento. Al giorno d'oggi le mura ciclopiche vengono datate all'incirca fra il VI e il V secolo avanti Cristo (grosso modo fra il 600 e il 400 a.C.).

Continuazione della tradizione degli Atlantidi intorno alla origine degli Dei.Di Atlante,di Saturno,e di Giove.Del resto,dopo che Iperione fu morto,i figliuoli di Cielo si divisero tra loro il regno.I più celebri tra essi furono Atlante,e Saturno.Ad Atlante toccarono i paesi limitrofi all'oceano;e dal suo nome chiamò Atlantidi que' popoli,e Atlante pure il monte maggiore della terra.Dicesi ch'egli avesse esatta cognizione dell'astrologia;e che fosse il primo a dimostrare la sfera:d'onde nacque poi l'opinione,ch'egli sostenesse colle sue spalle tutto il mondo:favola,che appunto significa avere lui inventata e descritta la sfera esprimente la costruzione del mondo (1).Fra i molti suoi figli (2),si distinse Espero per pietà,per giustizia,e per umanità verso i suoi sudditi.

(1)Erudito da Atlante,Ercole fu il primo,che insegnò a' Greci lo studio della sfera.
(2)Più abbasso Espero vien detto fratello di Atlante.

Narrasi di lui,che essendo salito sulla vetta del monte Atlante per osservare i moti degli astri,da un improvviso nembo colto sparisse:onde il popolo suo tocco di compassione,l'onorasse come immortale [...] Intorno a Saturno,fratello di Atlante,raccontasi,che fu di enorme empietà ed avarizia,e che presa avendo in moglie Rea,sua sorella,ne generò Giove,chiamato poscia Olimpio.Però si aggiunge,che eravi stato anche un altro Giove;fratello di Ciclo,e re di Creta,ma assai inferiore in gloria a quest'ultimo,il quale ebbe sotto il suo imperio tutto il mondo.Quell'antico fu principe dell'isola nominata,e generò dieci figli,che chiamò Cureti (1);e all'isola diede il nome d'Idea sua moglie:nella quall'isola ebbe sepoltura,e se ne veggono ancora oggi gli avanzi.

(1)Della origine,del numero,e delle imprese de' Cureti,tutto è pieno di oscurità presso gli scrittori.Lo stesso Diodoro,che qui ne ammette dieci,e li suppone figli del Giove cretico,nel libro V ne ammette nove,e dice credersi o posteri degl'Idei dattili,o terrigeni.Secondo Ennio,citato da Lattanzio,Giove mutò in Creta la vita,e andò ad unirsi agli Dei,ed i Cureti suoi figliuoli lo curarono,e lo decorarono;e il suo sepolcro è nella città di Cnosso...e sul sepolcro suo vedesi scritto in vecchie lettere greche [...] cioè in latino:Giove figlio di Saturno.

Nondimeno i Cretesi raccontano diversamente la cosa,siccome accenneremo,quando faremo a parte la storia loro.Saturno,poi,secondo che narrasi regnò in Sicilia,in Africa,e in Italia;e finalmente stabilì il suo imperio nelle parti occidentali del globo;e dappertutto con presidj posti in rocche,e luoghi sicuri,tenne fermi nella ubbidienza i suoi sudditi.E di qui avvenne,che per le parti occidentali,e per quelle della Sicilia,anche oggi i luoghi più alti qua e là si chiamano Cronj,cioè castelli di Saturno.Saturno ebbe per figlio,siccome dicesi,Giove,il quale diversamente comportandosi dal padre,fu giusto ed umano con tutti;per lo che anche sotto il nome di Padre venne ubbidito;ed o spontaneamente il genitore gliel concedesse,o in odio del genitor suo gliel conferissero i sudditi,egli prese il regno;e sebbene poi coll'aiuto dei Titani Saturno gli movesse guerra,Giove rimasto vincitore diventò padrone dello stato;e tutto il mondo di poi scorrendo ben meritò degli uomini.La robustezza del corpo,e le virtù d'ogni specie,di che era fregiato,gli rendettero facile la conquista,ed era suo stile di mettere la principale sua cura in punire gli empi,e gli scellerati,ed in beneficare il popolo.E perciò,ove cessò dalle cose umane,fu nominato Zena dal vivere,il che in greco dicesi Zen;e così chiamossi,perchè aveva fatto vivere bene gli uomini;e coloro,che erano stati da lui beneficati,gli fecero l'onore di porlo Dio nel mondo superno,e di proclamarlo signore perpetuo di tutto l'universo.Questo è in ristretto ciò,che riguarda le cose degli Dei presso gli Atlantidi (1).

(1)In mezzo a tanta confusione di mal composte ed informi tradizioni,qualche barlume si presenta,onde poter congetturare come gli Atlantidi vennero in Italia,dovendosi riportare tal fatto ad un'epoca,in cui di là dallo stretto eravi quella gran terra,della quale probabilmente non sono che rottami,le isole sparse pel mare Atlantico;epoca,in cui la Sicilia non era ancora distaccata dall'Italia.Perchè poi chi legge abbia degli Atlantidi,come nazione,e del loro antico paese,le poche notizie,che ci restano,aggiungo in fine del presente libro ciò,che ne ha lasciato scritto Platone.

fonte: link
(Biblioteca storica di Diodoro Siculo,tradotta da Giuseppe Compagnoni,1820).

Com'è noto, secondo Platone Atlante fu il primo re dell'isola, anche se il filosofo greco non lo rappresenta come il mitologico titano che regge sulle sue spalle il mondo intero, bensì come un semidio, figlio di Poseidone (Nettuno) e di Clito.

www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=311#top

Edited by John k. - 12/2/2012, 10:49
 
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view post Posted on 10/1/2011, 15:01
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L'ubicazione è la costa libica, quindi Africa, ma in realtà si resta nel canale di Sicilia quindi ritengo questa la discussione più idonea.
CITAZIONE
Sulla base di lunghe ed accurate ricerche, esposte nel mio libro "Atlantide. Un mondo scomparso, un'ipotesi per ritrovarlo" (ed. Liutprand, 2001), l'Autore ritiene che l'Atlantide, il mitico regno descritto da Platone nei suoi Dialoghi, sia realmente esistita e si trovasse al centro del Mediterraneo.

Il dibattito su Atlantide inizia, ed è opportuno che rimanga legato, ai testi di Platone. Considerazioni fantastiche ed esoteriche vorrebbero collegare il "continente scomparso" a culture umane antichissime (di decine o addirittura centinaia di migliaia d'anni). È invece importante rivolgerci al periodo immediatamente anteriore alla storia scritta, in cui la memoria sfuma nelle nebbie dell'epica e dei miti dei popoli ellenici, che arrivarono al bacino del Mediterraneo in un'epoca compresa tra il 2000 ed il 1500 a.C. Armati di ferro, s'imposero alle culture del bronzo ed abolirono la società matriarcale, in nome di una nuova centralità maschile, nella famiglia e nella religione. Nelle epopee di dèi e semidèi, di giganti e di titani, è adombrato il processo di formazione delle antiche nazioni, ed in questa palude nebbiosa Platone colloca l'esistenza di Atlantide: in un'epoca i cui protagonisti si chiamavano Poseidone, Athena, Zeus, Atlante, Erakles, Minosse: antichi re, trasformati nel mito in dèi e titani.

SPOILER (click to view)
Pro-memoria sulle datazioni

Si pensa che Solone abbia compiuto il viaggio in Egitto, cui si riferisce Platone, verso il 570 a.C. I fatti raccontati dovrebbero risalire a 10.000 - 9.000 "anni" prima, ma i "novemila anni" di Platone devono corrispondere a un periodo lungo, sì, ma "a misura" della stirpe degli Achei e dei Greci, dopo che essi si insediarono nel bacino del Mediterraneo. Eudosso di Cnido (matematico, geografo ed astronomo greco), e dopo di lui anche Manetone e Diodoro Siculo, spiegano che occorre intendere "mesi" là dove Platone scrisse "anni". Ciò collocherebbe il periodo della grande espansione d'Atlantide, e la sua guerra contro gli antenati degli Ateniesi, tra il 1320 ed il1295 a.C., mentre la tremenda catastrofe che pose fine a quel regno sarebbe avvenuta mille mesi (circa 80 anni) dopo, ossia tra il 1240 ed il 1210 a.C.

La ricostruzione geografica

È naturale che i gruppi umani s'installino nelle zone di bassa pianura. Se oggi il livello medio dei mari dovesse repentinamente innalzarsi di 130-200 m, quasi nessuna traccia rimarrebbe dello sviluppo tecnologico e della civiltà attuali: scomparirebbero fonti d'energia e centrali... rimarrebbero solo tracce nel mito. Se ciò avvenisse nell'arco di decine o centinaia d'anni, consentirebbe le migrazioni sugli altipiani, ma se la prima ondata fosse improvvisa e violenta... sarebbe la fine per il cuore stesso delle società sviluppate. Appare perciò ovvia la possibilità di ritrovare tracce d'insediamenti umani, più o meno antichi, in ogni parte del mondo, su fondali marini, sino a qualche centinaio di metri di profondità.

La mia ricerca si è basata sull'esistenza di due bacini chiusi, l'uno più elevato e l'altro in depressione rispetto al livello generale dell'acqua degli Oceani, ed un terzo bacino (il Mediterraneo occidentale, in comunicazione con gli Oceani tramite il varco di Gibilterra). Una catastrofe tellurica avrebbe causato la scomparsa del bassopiano d'Atlantide, con una nuova conformazione delle coste e dei mari.

Nel Mediterraneo orientale, le quote d'affondamento sono ben superiori a quelle di altri mari. Una gran parte del fondo del Mediterraneo sembra costituita da rupi e vallate, come se non si trattasse di fondo marino, ma piuttosto di terraferma; infatti capita di continuo che i pescatori subacquei scoprano strade ed edifici molto più antichi e situati a maggiori profondità negli abissi marini. Appare significativo - ad esempio - il nome di "Banco Medina" (Medina, in arabo, significa città) dato al fondale che - nelle mie ipotesi - corrisponde alla giacitura dell'antica capitale di Atlantide… Sprofondamenti ancora più notevoli di edifici e di città preistoriche sono stati notati nei pressi di Thera e vicino a Milo.

Ritroviamo l'Atlantide di Platone

Appaiono chiari alcuni punti:

- la narrazione ripresa da Platone si colloca al tempo dei progenitori degli ateniesi e degli abitanti della città egizia di Sais; quindi non 10.000 anni prima, quando gli antenati di tali popoli vivevano in altre regioni;

- le caratteristiche di Atlantide sono quelle d'una società dedita alla navigazione ed all'agricoltura, con strutture sociali articolate e la conoscenza della metallurgia dell'oro, del rame, del bronzo.

Gli antenati dei greci erano presenti nel Mediterraneo orientale in un periodo compreso tra il 3000 ed il 1500-1200 a.C., corrispondente alle prime 20 dinastie di faraoni egizi. Della storia di quel periodo e delle culture mediterranee sembra di sapere tutto, ma in realtà conosciamo abbastanza poco, e la maggior parte della storia è avvolta dal mito: poemi omerici, leggende dei greci delle origini.

Secondo le mie ricerche, prima della catastrofe esisteva una vasta pianura fertile, come quella descritta da Platone, al largo delle attuali coste tunisine, compresa tra la Piccola Sirte, l'attuale Golfo di Gabès e - a nord - la penisola di Capo Bon e l'estremità occidentale della Sicilia. Essa avrebbe costituito "l'estremo occidente" del bacino Mediterraneo in cui navigavano i Pelasgi, i mitici abitatori dell'antico Mediterraneo, e sarebbe stata popolata di elefanti e altre fiere africane, con datteri e banane, come dice Platone, protetta dai venti freddi perché avvolta dai rilievi di Tunisia e Sicilia. In questa zona erano le "colonne d'Erakles" del mito greco, con i miti collegati con l'Aldilà e il regno dei morti, il Giardino delle Esperidi e il regno di Atlante.

Immaginiamo di ritornare indietro nel tempo, 3300 anni fa. L'attuale Mare Mediterraneo doveva essere distinto in due mari, posti a quote diverse e privi di comunicazioni reciproche.

Il Mediterraneo orientale, dalla Piccola Sirte alla costa siro-palestinese, comprendeva lo Ionio, il basso Adriatico e il Mar di Candia (mentre il territorio Egeo, tutto emerso, costituiva una vasta pianura costellata di rilievi montuosi di origine vulcanica). Al posto dello stretto di Messina esisteva un istmo roccioso e il canale di Sicilia era allora una fertile pianura, irrigata da fiumi e protetta da alte montagne, che scendeva dolcemente verso le sponde del mare inferiore.

Le acque di questo mare dovevano trovarsi ad una quota di circa 300 m sotto quella odierna.

Non lontano dall'isola di Malta, due strette imboccature davano accesso ad un grande golfo, profondo oltre mille metri. Intorno a quel golfo, protetto alla sua imboccatura da una vasta isola, era sorta una civiltà fiorente, fondata da una stirpe libica che era forse scesa sino a qui dalle alte montagne del sud.

Chi fosse provenuto da oriente, da Creta o dall'Egitto, avrebbe visto una costa rocciosa, piuttosto ripida, nella quale si aprivano due stretti, ai lati di un'ampia isola.

Dietro Pantelleria, in fondo al golfo, vi era l'altro mare, prossimo a debordare verso il golfo. Il Mediterraneo occidentale era - come oggi - in comunicazione con le acque dell'Oceano, attraverso lo stretto di Gibilterra, e le sue acque avevano un livello simile a quello odierno, grazie all'apporto costante di acque oceaniche. Questa era la vera maledizione pendente sul capo del popolo (Atlanti-Tjehenu) che abitava quelle terre, ma essi forse erano convinti che la situazione di precario equilibrio potesse durare in eterno, così come essi l'avevano sempre vissuta.

Ad ovest del golfo, tra i due mari, si stendeva un'ampia, fertile pianura irrigua, che poteva essere abbondantemente irrigata, grazie alle acque provenienti dall'ampio "mare" interno, le cui acque dovevano essere piuttosto dolci. Quell'estensione di pianura corrisponde, per misure e caratteristiche fisico-climatiche, al territorio descritto da Platone.

Dalla costa, la pianura saliva dolcemente verso ovest, in direzione di una cresta di colline d'origine vulcanica, ricche di giacimenti metalliferi. A circa 450 km dal Mediterraneo, si stendeva un enorme bacino d'acqua: un vero e proprio "terzo mare", ad una quota di circa 650 m superiore a quella del Mediterraneo. Quel mare raccoglieva le acque d'un vasto bacino pluviale, esteso a sud sino ai massicci del Tassili e dell'Ahaggar (il "monte Atlante", secondo Erodoto). Le sue acque irrigavano le terre della vasta pianura. Nel fondo di quel bacino oggi c'è un gran sedimento di sabbia, il Grand Erg orientale (Igharghar), uno dei deserti sabbiosi più estesi al mondo.

Il mondo che abbiamo descritto finì in ventiquattr'ore, tra il 1240 e il 1210 a.C. Una serie di violenti terremoti incrinò seriamente la consistenza degli sbarramenti rocciosi e aprì brecce, che ben presto cedettero di fronte alla pressione delle acque dei due grandi bacini posti alle quote superiori: il mare sahariano e il Mediterraneo occidentale, costantemente rifornito dalle acque dell'Oceano. Le acque si fecero strada con impeto in canaloni larghi decine di chilometri, con ondate di piena veramente immani. Atlantide rimase distrutta per sempre.

Viaggi e contatti tra i continenti

Gli studiosi diffusionisti ipotizzano l'esistenza in epoca antica di viaggiatori e di connessioni transatlantiche e transpacifiche, di contatti marittimi tra i continenti, prima degli sviluppi dell'epopea dei popoli mediterranei, da interpretarsi come un "medioevo barbarico", causato dalla supremazia dei guerrieri armati di ferro sui mercanti civilizzatori, che avevano scoperto come fondere ed usare l'oro, il rame e il bronzo.

Navigatori africani, polinesiani, cinesi, fenici. Chi erano i Fenici? Gli storici li descrivono come i primi grandi navigatori. Secondo Zapp ed Erikson, essi furono piuttosto "gli ultimi" grandi navigatori dell'antichità, insieme ai Celti (la cui flotta oceanica fu distrutta da Giulio Cesare, in un celebre battaglia navale). Si può supporre che i Fenici fossero grandi navigatori che dominavano i mari dell'est, rispetto al Mediterraneo, mentre Atlantide ed i Celti dominavano le rotte occidentali.

Erodoto scrive che i Fenici arrivarono nel Mediterraneo dal Mar Rosso, verso il 1200 a.C. Adottarono una scrittura di tipo alfabetico, modello per le successive lettere usate degli alfabeti europei, ma non è rimasta nessuna cronaca scritta delle loro imprese. La loro civiltà è descritta come sempre protesa sul mare, al commercio ed alla scoperta di terre lontane. Durante l'età del bronzo andavano a reperire il rame e lo stagno dalle zone minerarie, ma i generi di commercio includevano l'oro, le spezie, la porpora da cui - secondo la tradizione - deriva il loro nome che significa "gli uomini rossi". Dopo il 539 a.C., con la conquista delle coste orientali da parte della potenza persiana, il centro mediterraneo della cultura d'impronta fenicia divenne Cartagine. Secondo antichi racconti, i Fenici e poi i Cartaginesi conoscevano una lontana isola di Antilla, colma di ricchezze, e diedero corpo alla leggenda del continente perduto per garantirsi la conoscenza esclusiva delle rotte atlantiche. Nel sec. V a.C. molti Cartaginesi salparono verso la "nuova isola" verdeggiante e la città rischiò di spopolarsi, sì che i governanti dovettero proibire di passare le colonne d'Erakles. Gli studiosi diffusionisti ritengono che Fenici e Cartaginesi conoscessero bene le rotte degli alisei, che più tardi furono sfruttate dalla flotta di Colombo.

Malta, santuario della regalità

L'isola di Malta era l'antica roccaforte di Kalpe, ossia una delle originali colonne d'Erakles (e, ancor prima, sede degli altari di Cronos, di Melkart, di Atlante), e fu sottoposta all'enorme ondata che distrusse il cuore di Atlantide, proveniente dal golfo della Sirte. I blocchi dei monumenti, alti oltre tre metri, appaiono abbattuti da un'enorme ondata, proveniente da occidente, che li ha spinti sino a distanze dell'ordine di 5-10 m dalle loro posizioni originali. La sola spiegazione possibile è che un'immensa ondata d'acqua, diretta da ovest verso est, abbia causato l'incredibile distruzione.

Gli antichi miti dei Greci

Un dotto autore che si firma "Michele di Grecia" riporta tutto ad una serie di conflitti tra Greci e Cretesi. Chi furono gli eroi di quella guerra? Proviamo a ritrovare nel mito e nel racconto di Pausania i nomi dei re che compaiono nel racconto di Platone.

Cecrope (figlio del primo mitico re Ethos), aprì le ostilità - potremmo tradurre noi - col potere d'Atlantide, rappresentato dal culto di Poseidone e dai Titani. In altri miti, lo stesso episodio è presentato come se Athena, figlia naturale di Poseidone, avesse rinnegato il padre per proclamarsi figlia di Zeus. Fu la fine del matriarcato, come ricorda anche Sant'Agostino.

Lo stesso Proclo sospettava che nel conflitto tra Dèi e Titani si adombrassero le guerre sostenute dagli antichi Ateniesi contro il popolo d'Atlantide ed i suoi alleati. Gli Antichi fissavano anche la data più probabile della vittoria degli Dèi contro i Titani, corrispondente al 1505 a.C. Nella tradizione egizia, si narra che "i Giganti attaccarono Zeus ed Osiride, ma furono distrutti". Rileviamo l'assonanza di matrici sillabiche tra i nomi Atlanti-Titani e quello della grande madre Tanith.

La saga normanna dal titolo Oera Linda parla d'un popolo biondo, originario della Frisia, con tradizioni matriarcali, che, dopo un diluvio che distrusse la terra natale (chiamata Atland), migrò verso il Mediterraneo, al comando d'una principessa guerriera (la dea Athena dei greci), e fondò Atene. Secondo Oera Linda, Cecrope fu il figlio d'una donna frisona e d'un sacerdote egizio ed era "metà uomo e metà serpente". Questo mito di migrazione può riflettere l'arrivo di Achei e Dori nell'area del Mediterraneo orientale.

Cecrope fu il primo a nominare Zeus quale dio supremo e ad abolire i sacrifici di sangue, sia umani, sia di animali. Egli proveniva dalla città egiziana di Sais. Sotto il suo regno ebbe luogo la disputa tra Athena e Poseidone per il controllo sulla città di Atene, disputa che può riguardare il predominio dei Cretesi (Atlanti, o comunque loro alleati), devoti al culto eponimo di Poseidone.

Altri re che combatterono contro aggressori esterni (descritti sempre come popoli alleati con i Cretesi e - diremo noi - dello schieramento atlantide) furono i successori di Cecrope: il suo diretto successore Erisicto (Erysichton), e - tre generazioni dopo - Erictonio (Erichtonios, definito come un "usurpatore", figlio di Efesto e della Terra-Gea): forse è l'indicazione di un'altra invasione?

Infine, suo nipote Erecteo. Sono tutti re ed eroi anteriori a Teseo, il quale apparirebbe come pronipote dell'ultimo, Erecteo.

Erictonio istituì le feste panatenee, in onore d'Athena, ma il suo successore, il figlio Pandione, era probabilmente un cretese. Il figlio di Pandione, Lico, è tramandato da Erodoto come il fondatore del regno di Licia. Ritroviamo i Lici tra i Popoli del Mare, che tentarono d'invadere l'Egitto poco prima del 1200 a.C. Apollodoro ricorda che, sotto il regno di Pandione, "Demetra e Dioniso vennero in Attica". La prima era certamente una divinità originaria di Creta.

Anche sotto il regno di Pandione, troviamo menzione di guerre. Uno dei successori, Erecteo, dovette subire l'attacco di un "devoto di Poseidone": Eumolpo, re di Eleusi (città alleata di Creta). Gli Ateniesi dovettero difendersi, con l'aiuto di truppe mercenarie. Secondo Apollodoro la fortuna aiutò gli Ateniesi, ma Poseidone, adirato, distrusse la casa di Erecteo, sull'Acropoli, e l'uccise con tutta la sua famiglia.

In sostanza - conclude Michele di Grecia - in questi miti non si parla esplicitamente d'una guerra tra Atene e Creta, né tra Atene ed Atlantide, ma Poseidone viene scacciato dal culto degli Ateniesi, viene estirpato il matriarcato ed una serie di aspri conflitti (Dèi e Titani) corrisponde con la narrazione della guerra tra Atlantide e l'antica Atene.

La filiazione mitica

Secondo il mito, Atlante e Cronos erano fratelli, figli di Urano. Atlante ricevette in eredità il regno dell'occidente, Cronos quello d'Oriente. Entrambi furono progenitori di stirpi regali. Ricordiamo che nel mito Erakles e Atlante si scambiano per un momento il compito di sorreggere il peso del mondo, mentre Atlante raccoglie per l'eroe semidio i pomi delle Esperidi… scambio di ruoli nella progenitura di stirpi regali? Qualcuno ritiene fosse fratello d'Atlante anche Prometeo, ma sappiamo che spesso i miti s'intrecciano e diventano complicati.

Secondo i Fenici, Cronos cominciò a sospettare del fratello e lo seppellì sottoterra. Secondo i Greci avvenne piuttosto il contrario. Atlante prese il posto di Cronos e condusse i Titani in guerra contro gli Dèi (iniziò quindi - detto in termini più terra-terra - il conflitto tra i regni alleati di Atlantide e gli Ateniesi e gli Egizi del Delta).

Conclusioni

Si può ipotizzare la formazione, nel terzo millennio a.C., d'una potenza marittima nella zona del canale di Sicilia, gestita da un popolo (gli Atlanti di Platone, di Erodoto e di Diodoro Siculo, i Tjehenu delle cronache egizie) proveniente dalla regione dell'Ahaggar, nel cuore dell'attuale Sahara, là ove ancora oggi gli "uomini blu" riconoscono la culla della propria nazione e ricordano l'antenata mitica Tin Hinan (nome che rievoca "Tjehenu").

Una civiltà protesa sui mari: verso ovest alla conquista degli oceani (erano i soli del bacino mediterraneo a poterlo fare, oltre i Celti, poiché la loro terra sbarrava la via ai popoli del Mediterraneo orientale). Ad est, nelle colonie di Creta e di Thera, rimangono le tracce del loro influsso, ma la distruzione del primitivo focolaio di diffusione fa sì che venga qualificato come "cretese" anche tutto ciò che si ritrova in aree occidentali (penisola iberica, isole britanniche ed oltre, sino ad alcuni elementi delle culture pre-maya in Centro America). Diverse dovevano essere le lingue, nel grande impero d'Atlantide, e diversi i tipi di scrittura.

Dopo il 2000 a.C., i popoli antenati dei Greci (indoeuropei armati di ferro, probabilmente imparentati coi vichinghi, come vuole anche il libro Oera Linda) raggiungono il Mediterraneo orientale, portando con sé i loro miti, da cui nascono i poemi omerici, e vivendo direttamente altre vicende che si tramandano oralmente come miti delle origini. La lotta tra i Titani e gli Dèi sarebbe la traduzione mitica della guerra tra i popoli dell'Attica, alleati con gli Egizi del Delta, e gli Atlanti che volevano sottometterli. Non a caso è il periodo di massima espansione apparente della cultura cretese.

L'eruzione dell'isola di Thera (tra il 1480 e il 1440 a.C.) diede un decisivo colpo alla potenza cretese e facilitò la rivincita dei micenei. Il Mediterraneo orientale rimaneva un bacino chiuso, con un pelo d'acqua inferiore di circa 300 m a quello attuale, per cui i porti, le fortificazioni e gran parte delle città commerciali non sono stati trovati: dovevano trovarsi a quella quota, sugli attuali fondali.

Verso il 1200, la catastrofe finale. I "popoli del mare" sciamano alla ricerca di nuove patrie, i Filistei vanno a stabilirsi in Palestina e più a nord arrivano gli "uomini rossi" (Fenici), che sarebbero divenuti celebri come eredi dei segreti della grande navigazione.

Tutta questa storia appare mediterranea, nei miti, nelle catastrofi descritte, nelle guerre sanguinose e nelle lotte tra l'antico culto matriarcale, con le sacre isole di Malta e di Creta, ed i nuovi riti d'un Pantheon retto da figure maschili. Tanto mediterranea, da non richiedere alcuna proiezione "auto-giustificativa" lungo lontane rotte oceaniche.

Atlanti e Fenici ritornano prepotentemente in iscrizioni ritrovate sul Nuovo Continente e nelle isole del Pacifico, che narrano in caratteri e lingua libica le cronache d'antichi viaggi, di navigatori chiamati Rata e Maui ("l'uomo dell'acqua") che divennero i geni tutelari di tanti popoli della Polinesia. Conturbante: gli stessi decifratori si sono arrampicati sugli specchi, per spiegare come mai quei navigatori si potessero esprimere in libico. Nessuno di loro pensava che l'impero d'Atlantide, proteso a navigare fuori del Mediterraneo, fosse stato proprio la culla dei popoli libici e berberi. Come potremmo dunque parlare d'un "falso", quando si trattava d'una scoperta difficile da spiegare proprio per chi se la trovava tra le mani? Sarebbe stato più facile - per loro - creare un falso in caratteri egizi, oppure in greco. Se gli studiosi diffusionisti non l'hanno fatto, non potevano certo aver falsificato il materiale a loro disposizione.

fonte: www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=129
 
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RAGNOUOMO
view post Posted on 23/3/2011, 15:05




"Malta, echoes of Plato's Island" di Anton Misfud:

www.academia.edu/5519734/MALTA_AND_PLATOS_ATLANTIS

"Atlantide,un mondo scomparso,un'ipotesi per ritrovarlo" di Alberto Arecchi:

www.liutprand.it/Atlantis.pdf

Atlantide,lo tsunami dell'antichità

" A pochi metri di profondità,di fronte alle coste della Cirenaica è stata scoperta,non molto tempo fa,una città sommersa.

Il sito,di origine romana tardo imperiale,risulta ben conservato malgrado il lento abbassamento del suolo che l'ha affondato in mare,ma i muri degli edifici appaiono spostati:si suppone che l'antica città sia stata investita dall'impatto di un'onda anomala,una massa liquida messa in movimento da un fenomeno sismico:uno tsunami che nel 365 d.C. scosse le coste del Mediterraneo centrale.

Una regione che nell'antichità è stata interessata da sommovimenti geologici di dimensioni enormi,a fronte dei quali i terremoti pur devastanti e tragici che hanno colpito nel XX secolo città come Messina,Reggio Calabria,Avellino,apparirebbero come fenomeni minori.

Sono molteplici le segnalazioni di resti archeologici sepolti nel Canale di Sicilia:la più recente delle quali venne dalla marina libica,che nel gennaio dell'anno scorso fece sapere di aver reperito indizi di un possibile insediamento urbano in una località chiamata dai pescatori Deir ash Sheytan,ovvero la "casa di Satana",perchè le reti spesso lì si lacerano impigliandosi in oggetti sottomarini.E' noto che sino al VII millennio avanti Cristo la superficie del Mediterraneo si trovava a una quota molto più bassa di quella attuale,sicchè quelle che oggi sono isole,come le Pelagie o le Egadi,tali non erano.

E che in quelle più vaste pianure baciate dal sole ma fertili (come fertili dovevano essere i territori oggi assorbiti dal deserto del Sahara:a sud di Tunisi,per esempio,c'era un vasto lago chiamato Ourgiadai) abitassero floride comunità è tanto probabile che alcuni studiosi si sono avventurati a ipotizzare che proprio in questa zona sorgesse la mitica civiltà di Atlantide.

Tra questi,Alberto Arecchi,col suo "Atlantide,un mondo scomparso,un'ipotesi per ritrovarlo" di cui parlammo su queste pagine anni addietro.Poi circa 8000 anni fa avvenne un cataclisma,o una serie di cataclismi.

Si parla di un maremoto con ondate che superavano i 40 metri di altezza,eruzioni vulcaniche,sommovimenti della crosta terrestre.

La civiltà o le civiltà che albergavano in quella zona furono cancellate:ne restano i ricordi tramandati nel Crizia e in altri dialoghi platonici,oltre ai ritrovamenti archeologici.Di Atlantide si parla sempre come di una civiltà avanzatissima e ricca,per quell'epoca.Ma nulla potè contro la forza degli elementi scatenati.E se la storia ci racconta di come intere civiltà possano rivelarsi fragili,quanto accaduto in Giappone non fa che confermarlo anche oggi ".


Tratto da www.antikitera.net/news.asp?id=10177&T=2

nave5

Atlantide,un mondo scomparso,un'ipotesi per ritrovarlo

Il libro di Arecchi su Atlantide propone la ripresa ed il completamento di indagini svolte intorno al 1920 da archeologi e da altri studiosi francesi e tedeschi.Il mito del "leggendario paese" di Atlantide avvolge da oltre 2500 anni le origini delle nazioni mediterranee e che risale a due testi del grande filosofo greco Platone.

L'Atlantide descritta da Platone era una società ben organizzata,ricca di risorse agricole e materiali.Le indagini svolte nel libro portano a ritenere che si trattasse di una cultura "pre-libica".I suoi abitanti,originari della regione dell'Ahaggar (nel cuore dell'attuale deserto del Sahara),si sarebbero stabiliti in una pianura che oggi è sommersa sotto le acque del canale di Sicilia (e la capitale di quel Paese si sarebbe trovata a circa 500 Km a nord di Tripoli,150 Km a sud-est dell'isola di Malta).

Atlantide si sarebbe confrontata a lungo con l'Egitto dei Faraoni e sarebbe stata sommersa verso l'anno 1200 a.C.,da un'immensa ondata di piena provocata dalla tracimazione di un mare che si trovava a quell'epoca nel bacino,oggi occupato dal Grand Erg orientale e dalla regione degli Shott,tra l'Algeria e il sud della Tunisia.L'ondata,uscendo dall'attuale golfo di Gabès,avrebbe travolto tutta quella civiltà,che può ben essere considerata come una delle più importanti dell'antico Mediterraneo ... e tutto ciò che ne rimase sono:il racconto di Platone,,alcune leggende,alcune tracce nei bassorilievi dell'Antico Egitto e nei dipinti sahariani,nel Tassili n'Ajjer,presso Djanet.

Il libro ci porta in un c ontesto geografico completamente diverso dall'attuale in cui il Mediterraneo era diviso in due mari,al cui centro c'era l'Italia unita alla Sicilia e alla Tunisia.Un'estesa pianura fertile tra Europa e Africa formava un "ponte" dove,tra il 3000 e il 1200 a.C.,si sarebbe sviluppata la civiltà di Atlantide,in eterna lotta contro l'Egitto.

Questa la teoria dell'Autore,secondo il quale il continente scomparso si trovava nel Mediterraneo.Una nuova ipotesi,dunque,per ritrovare l'Atlantide di Platone.

Immaginiamo di ritornare indietro nel tempo,3300 anni fa,intorno all'anno 1300 a.C. (ossia novemila mesi prima di Solone,dalla cui narrazione il filosofo greco Platone trasse le proprie informazioni su Atlantide).Quello che oggi è il Mare Mediterraneo doveva essere a quel tempo distinto in due mari,posti a quote diverse e privi di comunicazioni reciproche.Ad ovest,il bacino costituito dal Mediterraneo occidentale e dal Tirreno era - come oggi - in comunicazione con le acque dell'Oceano,attraverso lo stretto dell'attuale Gibilterra, che si era aperto più di mille anni prima,e le sue acque avevano ormai raggiunto un livello simile a quello odierno,grazie all'apporto costante garantito dall'apertura di quella bocca di comunicazione con le acque oceaniche.

Un secondo mare,ad est,andava dalla Piccola Sirte alla costa siro-palestinese e comprendeva lo Ionio,il basso Adriatico e il Mar di Candia (mentre il territorio Egeo,tutto emerso,costituiva una vasta pianura costellata di rilievi montuosi di origine vulcanica).Esso era ben separato dal primo,perchè al posto dello stretto di Messina esisteva un istmo roccioso e quello che è oggi il canale di Sicilia era allora una fertile pianura,irrigata da fiumi e protetta da alte montagne,che scendeva dolcemente verso le sponde del mare inferiore.Le acque del Mediterraneo orientale dovevano trovarsi ad una quota di circa 300 m sotto quella odierna.

http://maps.google.it/

Faremo riferimento a questa quota come "livello zero" per misurare le altitudini relative.All'estremo occidente del Mediterraneo orientale,non lontano da dove ora si erge l'isola di Malta,due strette imboccature davano accesso ad un grande golfo,profondo oltre mille metri.Intorno a quel golfo,protetto alla sua imboccatura da una vasta isola,era sorta una civiltà fiorente,fondata da una stirpe libica che era forse scesa fino a qui dalle alte montagne del sud.

Chi fosse provenuto da oriente,da Creta o Egitto,avrebbe visto una costa rocciosa,piuttosto ripida,nella quale si aprivano due stretti,ai lati di un'ampia isola,con un'estensione compresa tra 11.000 e 17.000 Km2,che si ergeva sino ad una collina di circa 150 m.I due stretti a nord e ad ovest dell'isola misuravano tra i 15 e i 30 Km.Poteva però essere anche una penisola,con un solo stretto alla sua estremità nord,quale unico accesso al grande golfo.

Possiamo identificare in questo sistema di stretti le "colonne d'Eracle" dell'antica mitologia (e una delle due "colonne" appare identificabile nel massiccio roccioso dell'attuale isola di Malta).Le alture più elevate di quel sistema emergono ancora dal mare del canale di Sicilia e sono:Pantelleria,le isole Pelagie (Lampedua e Linosa),le isole maltesi.Lungo la sponda settentrionale del golfo si ergeva un sistema di rilievi,un po' più elevato di 500 m che dominava il panorama (le attuali isole maltesi);le coste meridionali erano un pò più dolci,ma un lungo e piatto rilievo si elevava vicino al mare,sino ad oltre 400 m dal pelo delle onde,e di fronte ad esso,non lontano,un'altra isola sorgeva dalle acque del bacino (le attuali isole di Lampedusa - la prima - e di Linosa,quella staccata dalla costa).

In direzione nord-ovest,in fondo al grande golfo,si stagliava un imponente picco vulcanico,alto più di 1100 m dalle acque del mare.Per usare un chiaro riferimento attuale,si trattava di quella che oggi conosciamo come l'isola di Pantelleria.Dietro di essa,a nord,la costa saliva a delimitare l'orizzonte,per un'altezza di almneno 300 m.

Al di là vi era l'altro mare,che riceveva ormai da secoli l'apporto delle acque dell'Oceano,e da lì "era possibile raggiungere le altre isole per coloro che allora compivano le traversate e dalle isole a tutto il continente opposto,che si trovava intorno a quel vero mare (pontos)...Infatti tutto quanto è compreso nei limiti dell'imboccatura di cui ho parlato appare come un porto caratterizzato da una stretta entrata:quell'altro mare,invece,puoi effettivamente chiamarlo mare e quella terra che interamente lo circonda puoi veramente e assai giustamente chiamarla continente" (Platone).

Quel mare,che era da secoli in collegamento con le acque dell'Oceano tramite la bocca di Gibilterra,era molto vicino a debordare al di qua della sua sponda e a dilagare verso il golfo ed il Mediterraneo orientale,posti ad una quota più bassa.Questa era la vera maledizione pendente sul capo del popolo (Atlanti-Tjehenu) che abitava quelle terre,ma essi forse erano convinti che la situazione di precario equilibrio potesse durare in eterno,così come essi l'avevano sempre vissuta.Ad ovest del "porto" o golfo che abbiamo descritto si stendeva un'ampia,fertile pianura irrigua,che ritorniamo a descrivere con con le parole di Platone.

Essa riceveva da nord le acque della Medjerda,che oggi scendono al mare non lontano da Tunisi,mentre da ovest poteva essere abbondantemente irrigata grazie alle acque provenienti dall'ampio "mare" interno,le cui acque dovevano essere piuttosto dolci.Quell'estensione di pianura corrisponde,per misure e caratteristiche fisico-climatiche,al territorio descritto da Platone:la distanza dalla chiusura del golfo,verso sud,sino alle sponde del Mediterraneo occidentale,è di 540 Km (tremila stadi),e quella dalla costa del golfo sino ai rilievi alle spalle della pianura,che delimitavano il mare interno,di 360 Km (duemila stadi).

www.edicolaweb.net/atla01_g.jpg

Il filosofo narra che gli abitanti di Atlantide coltivavano - fra l'altro - datteri e banane,in mezzo ad una fauna in cui spiccava la presenza di elefanti.Dalla costa,la pianura saliva dolcemente verso ovest,in direzione di una cresta di colli di origine vulcanica,ricchi di giacimenti metalliferi,dalla struttura morfologica in prevalenza tufacea.Al di là della cresta,a circa 450 Km di distanza dalle acque del Mediterraneo,si stendeva un enorme bacino d'acqua:un vero e proprio mare,la cui superficie era posta ad una quota di circa 650 m superiore a quella del Mediterraneo.

Quel mare raccoglieva le acque di un vasto bacino pluviale,che andava dall'attuale massiccio degli Aurès,a nord,a sud sino ai massicci del Tassili e dell'Ahaggar ("la montagna di Atlante",secondo il testo di Erodoto),dal quale scendeva il fiume che oggi ha il nome di Wedi Igharghar.Le sue acque,a loro volta,alimentavano un emissario che scendeva verso est,al Mediterraneo:un fiume perenne,che irrigava le terre della vasta pianura.

Quando l'acqua toccava il massimo livello quel mare poteva raggiungere una profondità di circa 350-380 m ed aveva una forma quasi circolare,con una superficie di oltre 280.000 Km2,paragonabile per estensione a quella dell'intera penisola italiana.Nel fondo del suo bacino oggi c'è un grande sedimento di sabbia,il Grand Erg orientale (Igharghar):uno dei deserti sabbiosi più estesi al mondo.Si può supporre che a quel grande mare fosse attribuito in epoca antica il nome primitivo di "oceano (pelagos) Atlantico".Per comodità,visto che il mito antico pose in quella regione il Giardino delle Esperidi e che ancora oggi il suo fondo disseccato si chiama "Chott el Djerid" (palude disseccata del giardino,del palmeto),lo chiameremo "il mare dei Giardini".

A sud-ovest del mare dei Giardini,a una distanza di altri 500 Km,si ergeva verso il cielo il grande massiccio roccioso dell'Atlante ... si tratta della montagna oggi nota col nome berbero di Ahaggar,"nobile".Ricorriamo alla descrizione offertane da Erodoto:"E' stretto e circolare da ogni parte ed alto - a quanto si dice - tanto che le sue vette non si possono scorgere:giammai infatti le abbandonano le nubi,nè d'estate nè d'inverno.Gli indigeni dicono che sia una colonna della volta celeste".

http://en.wikipedia.org/wiki/Ahaggar_Mountains

Le cime più alte di quel massiccio,nella montagna oggi chiamata Atakor,erano quasi 2800 in più in alto del livello delle acque dell'oceano (ossia 3400 al di sopra del livello del Mediterraneo di allora).Alle pendici di quella montagna -racconta Erodoto - viveva un tempo il popolo degli Atlanti:"Da questo nome gli abitanti del paese hanno tratto il nome,si chiamano infatti Atlanti.Si dice che essi non si nutrano di alcun essere animato e che non abbiano sogni".

Due percorsi principali,tradizionalmente,conducono dalle sponde del Mediterraneo verso le montagne dell'Ahaggar,e corrono l'uno lungo la sponda ovest dell'antico mare dei Giardini (è la strada che conduce alle oasi di El Goléa e di Ghardaia,"alti luoghi" del turismo sahariano,i cui wed - quando portano acqua - puntano ancora in direzione del grande mare disseccato),l'altro lungo la sua sponda orientale,ed è la grande "strada dei carri" cosparsa di dipinti e graffiti rupestri,descritta nelle sue tappe e oasi dal racconto di Erodoto,percorsa a suo tempo anche dalle truppe romane che penetrarono l'Africa sino al bacino del Niger.

La sponda nord era rocciosa,dello stesso tipo di rocce che si frantumarono nel disastro che provocò la fine di Atlantide:sono le gole e i canyon che solcano il versante sud delle montagne degli Aurès e che,in prossimità di Bou Saada,vanno a sfociare sulle prime sabbie dell'antico grande mare.

http://en.wikipedia.org/wiki/Aur%C3%A8s_Mountains
http://en.wikipedia.org/wiki/File:Saharan...lements_map.png
http://en.wikipedia.org/wiki/Grand_Erg_Oriental

Il fondo disseccato di quel grande mare è occupato ancora oggi da un impenetrabile deserto di sabbia.Ad ovest,all'interno del primitivo bacino,corre ancora da sud a nord una falda d'acqua abbastanza ricca da fornire vita e nutrimento alle oasi del Souf:in questa regione è sorta El Wed e ad una quota più in alto,verso l'antica sponda occidentale,si trovano Wargla e i pozzi petroliferi di Hassi Messaoud.

In quella regione viveva un popolo libico o "pre-libico",prospero per agricoltura e commerci,dotato di una propria struttura di stati "confederati" in una sorta di impero.Quegli uomini erano grandi costruttori e grandi navigatori e usavano una scrittura,presumibilmente simile a quella libico-berbera;nei geroglifici egizi erano chiamati Tjehenu e nei testi greci Atlantoi.Diversi popoli erano loro confederati o vassalli (e ne ritroviamo taluni nell'elenco dei Popoli del Mare che sciamarono verso l'Egitto,dopo la catastrofe finale).

http://it.wikipedia.org/wiki/Berberi

Se vogliamo provare a riunire gli indizi offerti dai vari autori dell'epoca classica,quel popolo poteva essere giunto alle coste del Mediterraneo dalla grande montagna dell'interno,detta Atlante,al di là del mare "sospeso",con una migrazione di oltre 2000 Km.Almeno sino al 3000 a.C. gli Atlanti erano capaci di costruire con grandi blocchi di pietra città fortificate e vivevano in costante confronto con l'impero dei Faraoni,in quel lungo confronto che taluni studiosi hanno chiamato "la guerra del bronzo".

Tratto da www.misteria.org/ATLANTIDE,%20ALBERTO%20ARECCHI.htm

Secondo la teoria di Alberto Arecchi le caratteristiche geografiche del Mediterraneo da lui descritte e la fine di Atlantide risalgono ad un'epoca relativamente "recente":1200 a.C.Erano i tempi della guerra di Troia e dell'invasione dei Popoli del Mare,dei faraoni in Egitto e dell'Impero Ittita,degli Achei e dei re di Micene.

L'ipotesi di Rosario Vieni vede Atlantis ubicata come sopra nel canale di Sicilia,ma l'apocalisse della sua civiltà è fatta risalire più o meno al 10.000 a.C.,ovvero al periodo terminale della glaciazione di Wurm,quando il livello dei mari e degli oceani era generalmente più basso di quello attuale e i ghiacciai più estesi.

http://it.wikipedia.org/wiki/Glaciazione_Wurm

"Per secoli i commentatori hanno preso per certo che al di là delle colonne d'Ercole stesse a significare oltre lo stretto di Gibilterra. Noi,dopo aver riletto attentamente Platone,siamo certi che le cose stanno diversamente e ne chiariremo il perchè. Cominciamo dal Crizia.Si fa allusione ad un'età di ben 9.000 anni anteriore a quella dell'Autore,e questi dice:"isola di Atlantide,la quale,come dicemmo era a quel tempo più grande della Libia e dell'Asia,mentre adesso,sommersa dai terremoti,è una melma insormontabile che impedisce il passo a coloro che navigano da qui per raggiungere il mare aperto,per cui il viaggio non va oltre". E' innanzitutto interessante notare la premessa che fa il filosofo;dice a quel tempo (pote - pote) quasi anticipando un giudizio di visibilità che diviene evidente poi in mentre adesso. Ma non è questo il punto di maggior interesse. V'è infatti quel meizo (meizw) che non significa necessariamente più grande ma semplicemente più potente,ciò alla luce di quanto dice nel Timeo quando afferma che quella potenza invadeva tutta l'Europa e l'Asia [...] Lo stesso Alessandro fu detto "grande" non per la sua statura,ovviamente,ma per le belle imprese che riuscì a compiere. Per cui va ridimensionata l'immagine di un'isola che appariva enorme e che ha fatto scaturire,nel tempo,le ipotesi più fantasiose (peraltro,è sufficiente analizzare le dimensioni che dell'isola ci offre lo stesso Platone). V'è poi un dato di un certo interesse:mentre adesso,sommersa da terremoti,è una melma insormontabile. Già ai tempi di Platone,quindi,era ancora possibile scorgere tracce di quanto era accaduto e di ciò che restava di quell'isola. Questo è importante,e la lingua del filosofo rispecchia fedelmente,ricostruisce,testimonia,descrive con esattezza,se non l'esatta ubicazione che noi pigri lettori moderni facciamo dei testi antichi,almeno la sua collocazione nell'alveo del Mediterraneo,di quel gran pantano su cui s'affacciano come rane sì tanti popoli. Platone dice esattamente:che impedisce il passo a coloro che navigano da qui per raggiungere il mare aperto (epi ton pan pelagos - epi to pan pelago V) meglio sarebbe rendere il pan (pan) con "in ogni direzione". Bisogna qui sottolineare che per indicare il mare Platone usa,nei passi su citati,tre termini solo apparentemente simili:uno,generico,THALATTA (QALATTA),poi PELAGOS (pelago V) ad indicare il mare aperto,infine PONTOS (ponto V) per designare un mare delimitato ed atto al piccolo cabotaggio. E non a caso il primo termine,primigenio,è femminile e indicativo dell'umore materno e uterino;l'ultimo maschile in corripondenza con l'agire dei naviganti ellenici e non che osarono sfidare le acque e le incognite di nuovi viaggi;il secondo neutro perchè è e rappresenta il segno della divinità e del mistero insondabile oltre l'orizzonte visibile. Orbene,nel passo in questione Platone parla di mare aperto,segno che si vuole mettere a confronto il mare interno,ad es. l'Egeo,o altri mari interni,da cui era possibile con il piccolo cabotaggio raggiungere ogni isola e ogni terra vicina con un altro mare,ben più vasto e aperto,senza riferimenti visibili immediati,cui alcuni ingenuamente oggi assegnano il nome di "OCEANO". Bisogna subito affermare,a scanso di equivoci,che tale termine "oceano" è tutto nostro, e che sarebbe errato leggere il passato alla luce dei nostri attuali parametri conoscitivi e simbolici [...] Per tornare un momento a quanto abbiamo appena detto,relativamente al termine "oceano",traducendo il Timeo,taluni [...] dicono espressamente procedendo dal di fuori dell'Oceano Atlantico (pelagous-pelagou V) [...] Ovviamente sbagliano" (Rosario Vieni).

"Alla fine del periodo glaciale che va sotto il nome di Wurmiano,la parte orientale del Mediterraneo era separata da quella occidentale.
Due enormi bacini,il cui livello era,rispetto ad oggi,assai diverso:più basso di 150/200 metri,all'incirca.
E le terre emerse risultavano essere più vicine tra di loro,più di adesso.
Ma oltre a ciò,il livello del bacino orientale (l'attuale mar Jonio) era più basso di quello occidentale.
Ne è prova la maggiore profondità di tale mare assieme alla conformazione della dorsale sub-marina:l'acqua,quasi,precipitava col flusso delle maree e delle correnti dal bacino occidentale a quello orientale.
Tale fenomeno,nella parte mediana del Mediterraneo,unitamente a quello che taluni definiscono scorrimento delle zolle ma che noi preferiamo invece attribuire all'espansione graduale del nostro pianeta (4),fece sì che le coste della Sicilia e della Calabria fossero assai più ravvicinate,ma provocò la comparsa di una vasta piattaforma nella parte meridionale della Sicilia,ed esattamente fra questa e la Tunisia.
Fenomeno che finì poi con lo scioglimento dei ghiacciai alla fine del Wurmiano,per l'appunto,e che ridisegnò ulteriormente il profilo delle terre emerse.
Non solo qui,ma nell'Egeo (cfr. il mito di Deucalione e Pirra) e financo nel Mar Nero (come dimostrano le ultime ricerche colà condotte).
Tutto ciò accadeva all'incirca 11.500 anni fa
.
Che l'area mediterranea,poi,non fosse nuova a fenomeni del genere lo prova anche il recente ritrovamento di uno scheletro di balenottera preistorica nell'area fra l'Egitto e il Sudan"
(R. Vieni).

"Per quanto riguarda il Canale di Sicilia,e comunque tutta la zona a nord e a sud della nostra più grande isola,c'è da ricordare che se a nord di essa esistono diversi vulcani sottomarini il più grande dei quali è il Marsili,a sud ci sono pure focolai importanti del dio Efesto:fra tutti,il caso dell'isola Giulia o Ferdinandea o Graham che di tanto in tanto fa ribollire il canale dimostrando ancora una certa vitalità dopo quel fatidico 1831,fra marzo e agosto,quando diede quasi origine ad un caso diplomatico senza precedenti.
E tutto questo in una zona che corre dalle Egadi all'Etna alle Eolie ai focolai sub-marini del Marsili fino al Vesuvio e alla zona Flegrea.
E non a caso qui,nei pressi del lago Averno,i nostri progenitori avevano posto uno degli ingressi per l'Ade.
Ma anche in età antica l'area non fu esente da ricorrenti rivolgimenti tellurici.
A questo proposito,e in relazione alle devastazioni della natura in tale area geografica,va aggiunto un altro elemento;quello del lago di Pergusa,la cui nascita per collasso tettonico fu di certo osservata dai popoli indigeni della Sicilia antica.
Il fenomeno avvenne nella nostra era geologica,ma in un periodo così lontano da non lasciare traccia documentata se non come mito.
Nel Canale di Sicilia,poi,le correnti hanno accumulato nel volgere dei secoli o dei millenni banchi di sabbia trascinata appunto dalle correnti e dal risucchio delle acque occidentali ad opera della maggiore depressione del bacino dello Jonio.
Il risultato fu,allora,un profilo di costa a tenaglia,con due imboccature pressochè simmetriche,e all'interno un porto naturale [...] come dice lo stesso Platone"
(R. Vieni).

"[...] Non sta a significare "più grande",ma semplicemente "più potente,più importante".
D'altra parte basta interpretare Platone con Platone;il quale a proposito delle dimensioni dell'isola,ci dice che essa misura semplicemente 3000 stadi per 2000 stadi.
Tutto qui.
E non solo questo.
Nel Timeo afferma che "quella potenza [...] invadeva tutta l'Europa e l'Asia".
In pratica ribadisce in maniera speculare,con altro termine più circoscritto,lo stesso medesimo concetto:il fatto cioè che tale isola di Atlantide fosse più potente,più attrezzata,più importante di tutti i regni di quel tempo [...]
Lo stesso Alessandro fu detto "grande" non per la sua statura,ovviamente,ma per le belle imprese che riuscì a compiere.
Per cui va ridimensionata l'immagine di un'isola che a tutti appariva enorme e che ha fatto scaturire,nel tempo,le ipotesi più fantasiose.Vi è poi un dato di un certo interesse:"... Mentre adesso,sommersa dai terremoti,è una melma insormontabile ...".
Già ai tempi di Platone,quindi,era ancora possibile scorgere tracce di quanto era accaduto e di ciò che restava di quell'isola".

"Continuiamo ad analizzare il testo platonico.
Quindi,procedendo dal di fuori del "pelago" atlantico Atlantide invadeva tutta l'Europa e l'Asia.
Allora infatti quel mare era navigabile (segno,questo,che hai tempi di Platone - o di chi gli ha raccontato la vicenda - non lo era più),e davanti a quella imboccatura [...]".

Eccola finalmente!
Proprio davanti a quella imboccatura (le presunte colonne d'Ercole) c'era l'isola di Atlantide.
E da quella era possibile raggiungere le altre isole ... e dalle isole a tutto il continente opposto che si trovava intorno a quel vero mare [...]
Ecco la prima segnalatura distintiva.
Si tratta di un mare interno,ma per la profondità e la pericolosità appare al filosofo,e alle genti del tempo,come un mare vero e proprio.
E qui si trovava Atlantide.
E' la prima indicazione sufficientemente circostanziata.
Ma davanti a quella imboccatura significa "al di qua" o "al di là" di tale imboccatura?
L'unica possibilità che abbiamo,alla luce delle indicazioni del filosofo,è che le Colonne d'Ercole altro non erano che lo stretto braccio di mare fra la costa sud-orientale della Sicilia e quelle della Tunisia.
Come sopra anticipavamo.
Una ventina appena di km;o forse meno".

"Infatti-continua-tutto quanto è compreso nei limiti dell'imboccatura di cui ho parlato appare come un porto caratterizzato da una stretta entrata".
Anche questo particolare è degno di nota:non si tratta di un semplice "passo",uno stretto,o,come vorrebbero tutti,dell'odierno Stretto di Gibilterra,in quanto all'interno di esso "appare come un porto caratterizzato da stretta entrata".
Poi continua:"...quell'altro mare,invece,puoi effettivamente chiamarlo mare e quella terra che interamente lo circonda puoi veramente e giustamente chiamarla continente".
Qui già comincia ad apparire l'effettiva localizzazione,se non di Atlantide,almeno dello stretto in questione e delle terre che lo circondano.
L'allusione è chiara:ci si riferisce alla zona [...] che sta tra la Sicilia e la Tunisia.
Abbiamo uno stretto,ed abbiamo un porto naturale;quindi un mare che,se pure interno,è vero mare ed una terra che interamente lo circonda e che si può definire continente.
Anzi,le Colonne d'Ercole non sono il punto più vicino tra la Sicilia e la Tunisia bensì uno stretto budello che doveva esserci all'altezza dell'isola di Malta
e che racchiudeva,assieme all'altro,quel porto naturale di cui parla il filosofo"
.

Riassumiamo: antiche Colonne d'Eracle (presso l'isola di Malta), porto naturale (braccio di mare fra Sicilia e Tunisia), mare interno.

I fondali marini compresi tra l'isola di Malta e Pantelleria (Google Maps):

www.worldcountries.info/Maps/GoogleMap-Malta.php
www.nationsonline.org/oneworld/map/google_map_malta.htm
www.maplandia.com/malta/
http://maps.google.co.uk/?q=valletta

Da notare i canyon sottomarini.A destra di questi,partendo dal basso,si vede un'ampia voragine di forma grosso modo rettangolare,tra la Piattaforma maltese e il Plateau Avventura.A sinistra,la Piattaforma tunisina.

www.ct.ingv.it/index.php?option=com...mid=200〈=it
http://internet.ogs.trieste.it/content/mor...nale-di-sicilia
http://internet.ogs.trieste.it/category/de...ics-lithosphere
www.megalithic-lampedusa.com/2011/0...-lampedusa.html
www.misteria.org/DOC_PDF/11500%20anni%20fa....pdf
www.tanogabo.it/Audio_Pdf/11500%20anni%20fa....pdf
www.duepassinelmistero.com/11500%20anni%20fa[1]....pdf
www.volta.alessandria.it/episteme/ep5/ep5-vieni.htm

(4)http://it.wikipedia.org/wiki/Espansione_della_Terra
http://en.wikipedia.org/wiki/Expanding_Earth
mappafo
http://img16.imageshack.us/img16/2874/cartaatlantide.png

"Secondo un'altra ipotesi etimologica invece,la parola MALTA andrebbe letta al contrario,come in molte lingue orientali.In questo caso la parola si leggerebbe ATLAM ossia ATLAS,dato che in greco la lettera M si converte facilmente in S.Malta potrebbe quindi trarre il suo nome dal fatto di essere un rimanenza del gran monte Atlante,esistito in passato.Oppure considerando l'ovest in senso estensivo,in quanto posta ad ovest per i Greci.Pare altresì probabile comunque che il toponimo possa derivare dall'ebraico malet,il cui significato è rifugio,ricovero,asilo e che,vista la posizione geografica dell'isola,sembrerebbe un nome appropriato".

http://it.wikipedia.org/wiki/Malta
http://it.wikipedia.org/wiki/Atlante_(mitologia)

"Un altro concittadino dà un'altra versione al significato della parola Malta.La legge a rovescio come leggono gli orientali.In tal caso si leggerebbe Atlam ossia Atlas,siccome la lettera m convertesi in greco facilmente in s.Chi legge la parola Malta in questo senso,crede essere questa piccola isola un avanzo dell'antico gran monte Atlante,esistente altre volte su' nostri mari".
http://books.google.it/books?id=Bs0NAAAAQA...=gbs_navlinks_s

Platone scrive che Atlantide era una nesos.
Nesos=isola oppure territorio alluvionale.

Secondo Franke C. Thorwald,Atlantide va cercata in Sicilia:

http://atlantipedia.ie/samples/franke-thorwald-c/
http://wiki.atlantisforschung.de/index.php...rwald_C._Franke
www.youtube.com/playlist?list=PL9247C4A9461AC07E
www.atlantis-scout.de/atlantis_topics.htm
http://books.google.it/books?id=R86kGQAACA...LD+ATLANTIS&hl=

Italo (ITALOS) = Atlante (ATLAS)?

Thorwald,come del resto il compianto Massimo Pallottino,è del parere che la guerra con gli abitanti del mitico regno di Poseidone sia stata registrata dagli Egizi nella storia del conflitto con i Popoli del Mare,in mezzo ai quali c'erano forse gli antichi Siculi:i Sekelesh delle iscrizioni egiziane.Siamo intorno al 1200 avanti Cristo.

http://atlantipedia.ie/samples/pallottino-massimo/
http://it.wikipedia.org/wiki/Italo_(mitologia)
www.google.it/search?q=ITALO+ATLANT...bks&tbo=1&hl=it
http://it.wikipedia.org/wiki/Siculi
http://atlantipedia.ie/samples/strait-of-sicily/
www.atlantis-scout.de/atlantis_syracuse.htm
http://atlantipedia.ie/samples/tag/gunnar-rudberg/
http://atlantipedia.ie/samples/tag/sicily/
http://it.wikipedia.org/wiki/Siracusa
http://en.wikipedia.org/wiki/Syracuse,_Sicily
www.google.it/search?hl=it&site=img...&q=siracusa&oq=
http://maps.google.it/maps/ms?ie=UTF&oe=UT...11706dc34626665
http://virtualglobetrotting.com/map/duomo-...view/?service=0

"in particolare Forsyth ha parlato di una vera e propria "Sicilian connection":come Atlantide,così la Sicilia ha una collocazione "occidentale" e vanta dimensioni per certi versi continentali (quasi 26.000 kmq,cioè dieci volte tanto l'Attica);come in Atlantide,così in Sicilia v'è una vasta pianura (la piana di Catania) fertile e ben irrigata,celebre per la sua abbondante produzione granaria,e la cui prossimità alla città principale di Sicilia,Siracusa,richiama la vicinanza della metropoli atlantidea alla pianura centrale dell'isola;non mancano in Sicilia quelle imponenti montagne che Platone attribuisce ad Atlantide,e la natura vulcanica dell'Etna,con i terremoti che ne derivano,trova un parallelo nel fatto che Atlantide finisce distrutta da un violento sisma."Other areas in wich Sicily can be said to parallel Atlantis include the abundance of timber from numerous forested areas;multiple harvests,especially of wheat,excellent mineral resource;and an unusually large human population for antiquity" [...] "Moreover,the area of Sicily near the city of Selinus was famous in antiquity fot its hot and cold springs" (G. Mosconi,Struttura e logica del racconto di Atlantide in Platone).

Altri studiosi in passato sottolinearono l'esistenza di qualche notevole concordanza fra l'isola descritta da Platone e la Sicilia,in cui il filosofo greco soggiornò per diversi anni:

a) un'estesa pianura quadrilatera - si tratta della pianura di Catania, che non è orientata a sud e ha dimensioni inferiori a quella atlantidea - racchiusa da montagne: l'Etna su tutte con i suoi 3.000 metri e passa [*] seguita da Pizzo Carbonara, 1979 m., Pizzo Antenna Grande, 1977 m., Pizzo Palermo, 1964 m. eccetera;
b) la fertilità, il clima e le risorse del sottosuolo;
c) la posizione della Sicilia nel Mediterraneo occidentale e il fatto di essere un territorio di passaggio verso altre isole: Malta e Gozo, Pelagie, Eolie, Ustica, Egadi, Sardegna, Corsica, Elba eccetera;
d) l'esistenza di un continente al di là del mare;
e) i bassi fondali del Canale di Sicilia - le Colonne d'Ercole? - , lo stretto di Messina - Scilla e Cariddi -, i monumenti storici e protostorici.


http://it.wikipedia.org/wiki/Geografia_del...maps-sicily.jpg
http://it.wikipedia.org/wiki/Sicilia#media...ly_in_Italy.svg

[*] " ... La colonna del cielo, l'Etna ricoperta di neve, nutrice di ghiacci perenni e pungenti" (Pindaro, 470 a.C.)

I monti Peloritani possiedono giacimenti metalliferi (Fiumedinisi,Ali eccetera). Fin dall'antichità vi furono scavate delle miniere per estrarre metalli come l'argento,il piombo,il rame,lo zinco,il tungsteno e perfino delle piccole quantità di oro.

http://books.google.it/books?id=HubxHAAACAAJ&dq=
http://books.google.it/books?id=qKYhkgAACAAJ&dq=
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...catori-oro.html

Pietro Napoli-Signorelli ("Vicende della coltura nelle due Sicilie",1811) scrive che "Strabone,Ateneo ed altri antichi scrittori mentovarono invano le miniere di oro e di argento e di altri ancor più utili metalli della Sicilia"."Invano",prosegue Napoli-Signorelli,"per essi ne comprovano l'esistenza le grotte anticamente fabbricate presso Savoca ed il fiume Nisi che ancor si veggono e sono ricordate singolarmente da Tommaso Fazello.Le vestigia delle officine metalliche lavorate sin da' tempi de' Greci e de' Romani si vedevano nella contrada della Secchiaria presso Palermo anche ne' primi anni del secolo XVI (1).Assai celebri furono le miniere di argento del territorio di Caccamo nella contrada che ora pur si nomina l'Argentiera,e quelle intorno al nomato fiume di Nisi presso Messina,e nelle vicinanze di San Filippo d'Agiriò,e nelle falde del monte di Trapani.Note furono anche quelle di oro del feudo di Castelluccio,della Scaletta che conduce a Taormina,de' contorni del fiume di Calatabiano,e del tenimento di Polizzi nelle vallate che chiamansi di Porusso (1).Tutto ciò destò mai punto di utile curiosità in tali rettori de' popoli per rispiarmare di smungerli,rintracciando simili tesori sepolti nella terra? [...] Chi può ignorare le ricche miniere della Calabria citeriore famose sin da' tempi Angioini (2)?Longobucco ne ha dieci di argento grandi e ubertose,sette di ferro,cinque di piombo.Lungo le falde del monte Cocozzo e per le coste del fiume Freddo ve ne ha ben diciassette di ferro e due di rame.Or non fu e non sarà per noi sempre mai cosa vergognosa insieme e dannevole il comprar ferro dagli esteri [...] Ferro,piombo,rame parimente in prodigiosa abbondanza abbiamo nella Calabria ulteriore.Se ne ha ne' monti di Stilo,di Tejo,di Pittaro,intorno all'Assi,in Pazzano,in San-Stefano,in Mileto,nella contrada di Crochi,in un ramo del fiume Machera,in Valanidi.Argento e di molto ci apprestano le falde orientali del Caulone,il territorio di Casteltevere,quello di Bivonigi là dove si aprono i due rami del fiume Stilaro,la contrada di Raspa,la serra della Quercia,Valanidi,l'Assi,la Motta di San-Giovanni,Ricciardo,la Costa del Musciddi,i colli di S. Lorenzo e Bagaladi (1).Zinco,vitriuolo,piriti di ferro e di rame,arsenico,cinabro,trovansi da gran tempo nella marina del Pizzo,in Pedauli,in altre parti della costa litorale del Tirreno.Esistono miniere abbondanti di molibdena in Squillace ed altrove [...] Al prelodato nostro accademico Angelo Fasano dobbiamo la scoperta del prezioso feldspato che si trova in Paralia,in Tropea,in Casalnuovo,e nelle terre di Sinopolillo,il quale per gli smalti e per la porcellana equivale o si appressa almeno al decantato petunsi de' Cinesi.Di simili materiali è ricca ancor la Sicilia.Havvi il vitriuolo di Mongibello e delle Petralie;la marcassite de' contorni di Trapani,di Vizini,di Polizzi,di Castroreale;l'alume ne' monti aggiacenti al Nisi,in Rocca Lumera,in Messina,nella contrada di Caccamo;il solfo ne' contorni di Mongibello,di Terranova,di Capodarso,di Mazarino,di Asoro,di Girgenti,di Binova,di Summatino e di Riesi.Abbonda l'argentovivo ne' territorii di Marsala,di Paternò e di Lentini.Dalla copiosa miniera di antimonio del Nisi tiransi ogni anno dugentomila libbre di argentovivo [...]".

http://books.google.it/books?id=ufkIAAAAQAAJ&dq=

"Gli enciclopedisti di cultura occidentale conoscono bene l'incendium Aetnae come una delle più stupefacenti meraviglie naturali.Prendono lo spunto,quando ne parlano,per accennare alla costituzione diremmo geologica della Sicilia.Così,ad esempio,Beda:"La terra di Sicilia che è piena di caverne e ricoperta di zolfo e di bitume,è esposta quasi totalmente ai venti e ai fuochi [...] L'eruzione dell'Etna,a immagine dei fuochi della Gehenna dura tanto a lungo,che si dice sia alimentata dalle onde delle isole Eolie".

Del resto era noto a tutto il mondo colto come il vulcanismo siciliano e in generale dell'Italia meridionale avesse avuto numerosi osservatori e studiosi:"Suppongono i Rum che molti sapienti dell'antichità venivano apposta in Sicilia per osservare i meravigliosi fenomeni dell'Etna e lo strano congiungimento del fuoco con la neve",riferisce Yaqut 'Ar Rumi (era nato da genitori greci in terra greca verso il 1178) nel Dizionario alfabetico dei paesi.Attentissimi gli Arabi [...]

Chiara nella coscienza di tutti era la relazione fra vulcanismo e riccheza mineraria.Un passo molto importante di 'ibn Sabbat (XII secolo) mette insieme acque acidule,isola di Vulcano,solfare e pozzi di petrolio:"Scaturisconbo in Sicilia delle acque acidulate,e vi hanno delle miniere di solfo giallo,del quale non si trova simile in altro luogo.Questo minerale si rinviene nell'isola del vulcano.Lo cavano dei picconieri pratici a maneggiarlo;i quali,per cagion del calore e della siccità di questo minerale,soglion perdere i capelli e le ugne.Raccontasi che certi giorni essi lo veggono scorrente e liquido,e che gli scavano nel suolo dei posti nei quali si raccoglie.Dopo un certo tempo lo trovano impietrito e lo tagliano con le piccozze.Sono in Sicilia tre pozzi,dai quali in un dato tempo dell'anno esce dell'olio di nafta;nel mese cioè di sabbat (febbraio) e nei due seguenti.L'uomo scende nel pozzo per i gradini che vi son tagliati sino in fondo:ei si camuffa bene il viso e si tura le narici,perchè se respirasse in fondo del pozzo,morrebbe immediatamente.Il liquido che ne attinge è messo in pentole,nelle quali galleggia la parte oliosa,che è quella che si adopera.Giacciono questi pozzi in vicinanza di Siracusa".

Note già nell'antichità classica,le ricchezze minerarie siciliane attraggono grandemente la curiosità dei Musulmani.Le loro cronache ricordano sempre le statue d'oro e d'argento tempestate di pietre preziose predate in Sicilia già nelle prime incursioni.Ancora nel X secolo c'era,presso Palermo,una miniera di ferro,di cui conosciamo qualche frammento di storia [...] Miniere di ferro nelle montagne di Messina,il cui prodotto si esportava nei paesi vicini e una miniera d'oro presso Taormina sono citate da Edrisi,che per altro segnala anche le miniere di ottimo argento usato per esportazione esistenti in Sardegna.

Yaqut parla poi della Sicilia come di un paradiso minerario:non vi sono nell'isola animali nocivi o tarantole,ma "vi si trovano [...] miniere d'oro,d'argento,di rame,di piombo e di mercurio".E aggiunge che secondo il Libro della divinazione di Tolomeo "le miniere d'oro vi si trovano dovunque",oltre quelle di allume,di antimonio,di argento,di vetriolo,di ferro e di piombo e delle montagne di diaspro.Sull'Etna si raccoglie in gran copia il sale ammonico,che si esporta in abbondanza in Spagna e altrove.

Incantato dall'abbondanza mineraria,segnala anche le ceneri prodotte dalle lave dell'Etna e trova giustamente che assomigliano alle scorie di ferro.Traendo le notizie dal dizionario alfabetico di Yaqut,'al Qazwini nelle Meraviglie della creazione e le rarità della natura,parla della gran copia delle miniere e dei giacimenti minerari siciliani e aggiunge che i Rum hanno chiamato l'Etna Gabal 'ad dahad (la montagna dell'oro) poichè in questo monte si trovano miniere di oro e vi si estrae anche zolfo di qualità insuperabile.

Citando la Collana di corallo circa gli itinerari ed i reami di 'Ahmad 'ibn 'Umar 'al 'Udri (spagnolo dell'XI secolo) racconta poi dei già noti pozzi di nafta siciliani,indicando però che la raccolta avviene dall'inizio alla fine della primavera.Trascurando in parte queste testimonianze,ma rifacendosi a quelle greco-latine,tutta la tradizione erudita posteriore riconsiderò le ricchezze minerarie siciliane:il breve compendio che se ne legge negli Annali del Camera si sostiene al De rebus siculis di Tommaso Fazzello,che attentamente segnalava quei luoghi minerari studiati per il XV e XVI secolo da Trasselli e dalla Dentici Buccellato.Ma la Sicilia non sembra occupare il primo posto nel Regno.E' la Calabria a contenderle il primato.La sua ricchezza mineraria era anch'essa nota in antico"
.

Tratto da http://books.google.it/books?id=cxzURYF7t64C&hl=

Purtroppo,come si sa,il tempo e lo sfruttamento esauriscono le vene e i filoni.

http://it.wikipedia.org/wiki/Zolfo_di_Sicilia
www.associazioneartidea.com/lo_zolfo_in_sicilia.html

Nel periodo compreso tra la fine del 1700 e la fine del 1800,il 95% della produzione mondiale di zolfo fu procurato dai depositi siciliani.In passato era fiorente anche l'estrazione del gesso.Oggidì sono importanti i giacimenti di petrolio e gas metano.

CITAZIONE
Un'immagine spesso riproposta (A A.V V.,1992) descrive la Sicilia interamente ricoperta di boschi.Al di là delle valutazioni che possono compiersi in ordine ai caratteri della vegetazione potenziale,la rappresentazione proposta è frutto di fantasia.Utilizzando i dati raccolti in occasione di recenti ricerche e altri dati inediti (Cannella,2007) abbiamo tentato di ricostruire la presenza di boschi in Sicilia sino all'800.Dalla sovrapposizione compiuta con ipotesi basate sulle potenzialità (A A. V V.,1992,1996) e dati palinologici emerge con chiarezza che i boschi prima delle trasformazioni antropiche erano certamente molto diffusi.Con altrettanta certezza in Sicilia erano presenti vaste superfici aperte [...] Non sono disponibili dati sulle superfici forestali dell'isola se non parziali ed esclusivamente a partire dall'800 (Tab. 1),secolo che segna la debacle dei boschi siciliani e nel quale si consuma la "folle deforestazione".

www.anisn.it/workgroup/

CITAZIONE
La descrizione di Platone è perfetta. Quell'isola è la Sicilia. Tutti possono vedere la perfetta coincidenza dell'isola "sprofondata" (è il mare che è salito) con la Sicilia,basta leggere il racconto contenuto nel dialogo identificato con Timeo (figlio del fondatore di Taormina).Chi è stato a Mozia ha visto quest'isola rotonda circondata da una laguna e da strade sotto il livello del mare,che ancora oggi si possono percorrere con i carri. L'isola di San Leonardo la circonda come una diga. Mozia,con Marsala a sud e Trapani a nord,rappresenta un formidabile tridente aperto ai Popoli del Mare. Erice,con il suo faro millenario,completa il complesso sistema portuale.

www.messinacity.com/News/Archivio/2..._Atlantide.html

http://it.wikipedia.org/wiki/Mozia
http://maps.google.it/maps/ms?ie=UTF&sourc...f9721f4429ba743
www.google.it/search?hl=it&site=img...819&q=mozia&oq=

CITAZIONE
Solone recatosi in Egitto conosce i sacerdoti del tempio della dea madre Neith della città di Sais (nel Delta del Nilo) con i quali parla della città ideale,nell'isola di Atlantide. Questo racconta il nipote Crizia:

1) Isola di Poseidone.
2) La più fertile di tutte le pianure con l'irrigazione inventata dall'uomo produce due raccolti l'anno.
3) Clito,figlia di Eunore e Leucippe,era nubile quando morirono i genitori.
4) Poseidone si unì a Clito,la quale cinque volte lo rese padre di 2 gemelli (10 figli maschi).
5) Clito divide l'isola in dieci parti,una per ogni figlio.
6) Il maggiore dei primi due gemelli fu Atlante a cui diede la casa della madre Clito e tutto il regno diviso in nove fratelli.
7) L'isola produceva tutti i metalli solidi e fusibili,l'oricalco (lega d'oro) era abbondante di miniere ed il più prezioso dopo l'oro.
8) L'isola nutriva un gran numero di animali,anche elefanti numerosissimi.
9) Vi si trovava il frutto della vite,grano e legumi.
10) Frutti legnosi che offrono ora bevanda,ora nutrimento,ora profumi.
11) L'isola era grande 2.000 stadi (350 km) x 3.000 stadi (540 km). La pianura tutta intorno 1.200 km.
12) Le montagne a nord riparavano dal vento la grande pianura.

Platone dai dialoghi - parte centrale del Timeo - Crizia,nipote di Solone,racconta a Timeo (astronomo),Ermocrate (statista siracusano in esilio) e Socrate il mito di Atlantide.

www.messinacity.com/Paisicom/atlantide.htm

http://it.wikipedia.org/wiki/Ermocrate
www.treccani.it/enciclopedia/ermocrate/
www.treccani.it/enciclopedia/ermocr...edia_Italiana)/
www.treccani.it/enciclopedia/timeo_...-di-filosofia)/
http://it.wikipedia.org/wiki/Timeo_di_Locri

Timeo di Taormina (350-250 a.C. circa),storico greco-siciliano,è posteriore a Platone (428-348 a.C. circa)."Platone",afferma Colin Wilson,"non solo non completò mai il Crizia,ma neppure diede mano al terzo preannunciato dialogo,Ermocrate,che avrebbe dovuto completare la trilogia di Atlantide".

http://it.wikipedia.org/wiki/Timeo_di_Tauromenio
www.liberliber.it/mediateca/libri/c...testi/timeo.htm
www.treccani.it/enciclopedia/timeo/

La Sicilia è soggetta fin dall'antichità a terremoti,maremoti e imponenti fenomeni vulcanici

www.messinacity.com/Paisicom/images/atlantide.jpg
www.messinacity.com/Paisicom/images/Sicilia_10.000aC.jpg
www.messinacity.com/Paisicom/images/terremoti.jpg

CITAZIONE
Il disastroso terremoto e maremoto in Sicilia e in Calabria del 28 dicembre 1908 che devastò Messina e Reggio Calabria [...] E' appena passato il Natale,siamo nella notte tra il 28 e il 29 dicembre,ore 5,21 di lunedì 28 dicembre 1908. Un boato scuote la terra con violenza inaudita. Uno dei più tremendi terremoti della storia italiana si abbatte sulle due città meridionali:entrambe sono rase al suolo da una scossa catastrofica d'eccezionale gravità e da un'onda di maremoto. Le vittime furono circa 80.000 soltanto a Messina su una popolazione di circa 140.000 abitanti. Tra gli altri persero la vita la moglie e i figli di Gaetano Salvemini che a quel tempo insegnava presso l'Università di Messina. A Messina soltanto il 2% degli edifici non rimase danneggiato. A Reggio Calabria ci furono circa 15.000 morti su una popolazione di 45.000 abitanti. Numerose furono le vittime anche nei paesi limitrofi. Altissimo il numero dei feriti e catastrofici i danni materiali. Fu un disastro di proporzioni anche economiche che dopo un secolo non si è ancora rimarginato.

http://diamante.uniroma3.it/hipparcos/Terr...alabria1908.htm

http://it.wikipedia.org/wiki/File:Panorama_macerie.JPG
http://it.wikipedia.org/wiki/File:Gloeden,...ssina,_1908.jpg
http://it.wikipedia.org/wiki/Terremoto_di_Messina_del_1908
www.ct.ingv.it/it/?option=com_conte...mid=312&lang=it

CITAZIONE
L'attività sismica del Mediterraneo e delle regioni circostanti è molto elevata:la distribuzione dei terremoti interessa una fascia molto ampia,allungata prevalentemente in direzione E-W [...] Gli epicentri dei terremoti si concentrano in gran parte lungo una fascia che va dalle Azzorre alla Sicilia (intermedia tra le Azzorre e la Sicilia),risale poi lungo la catena appenninica e riscende nel Mar Egeo e nell'Anatolia,passando per le Dinaridi.La distribuzione indicata e l'andamento dei meccanismi focali [...] consentono di individuare in maniera netta e univoca soltanto alcune porzioni del margine di convergenza tra la placca euroasiatica e quella africana.In particolare,la zona che si estende dalle Azzorre fino in Sicilia e nell'Arco Calabro è considerata particolarmente rappresentativa di tale margine:lungo tale fascia la direzione del campo delle tensioni (orientazione prevalente delle forze trettoniche - stress - che agiscono in un'area) ben si adatta alla direzione relativa di movimento delle placche prevista dai modelli tettonici globali,contrariamente a quanto si osserva in altre zone sismogenetiche dell'area per le quali la situazione è molto più complessa.La fascia tra le Azzorre e la Sicilia occidentale viene considerata la sola zona,in tutto il Mediterraneo,in corrispondenza della quale si ha un contatto diretto fra le placche euroasiatica e africana.Non è chiaro,però,se si verifichi o meno un fenomeno di subduzione.Nell'ambito del bacino mediterraneo,la regione che risulta maggiormente attiva dal punto di vista sismico è l'area egea.La sismicità è concentrata prevalentemente lungo la zona di subduzione rappresentata dall'Arco Ellenico e lungo la regione balcanica,la Grecia centrale,il Mar Egeo e la Turchia occidentale.Altre zone sismiche,che non appartengono direttamente al margine di convergenza tra Africa ed Eurasia ma sono legate a esso geneticamente,si individuano in varie parti d'Europa.Si tratta della cosidetta sismicità di intraplacca [...] caratterizzata,nel caso specifico,prevalentemente da eventi di magnitudo inferiore a 3,anche se non mancano terremoti di magnitudo più elevata.

http://books.google.it/books?id=wht0_iG-cmsC&dq=

http://it.wikipedia.org/wiki/File:Sicily-m...ins-map-bjs.jpg
www.cerchinelgrano.info/ARTICOLI_DAL_WEB/Atlantide1.jpg
www.globalgeografia.com/italia/sicilia.jpg
www.globalgeografia.com/italia/sicilia.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Piana_di_Catania
www.regione.sicilia.it/presidenza/u...quadramento.pdf
http://it.wikipedia.org/wiki/Etna
www.google.it/search?hl=it&site=img...uzione+etna&oq=

Eh sì,Platone la conosceva bene,questo è sicuro.

Certo,non si trova sott'acqua ...

"Nel Pleistocene superiore vissero elefanti nani in molte isole del Mediterraneo:Malta,Sardegna,Sicilia,Cipro,Creta e altre isole greche.I "grandi maschi" della specie Palaeoloxodon falconeri,che viveva in Sicilia,non raggiungevano il metro di altezza [...] Per sorprendente che sia,il piccolo elefante di Sicilia evolvette a partire dall'elefante con le zanne dritte del continente.A volte si sostiene che questi enormi animali diventarono piccoli nelle isole perchè mancava il cibo,e altre volte si attribuisce la riduzione della taglia all'assenza di grandi predatori terrestri.Può sembrare una battuta,ma i cuccioli degli elefanti nani delle isole del Mediterraneo scruterebbero il cielo per difendersi dal loro unico nemico:l'aquila". Tratto da I primi pensatori e il mondo perduto di Neandertaldi Juan L. Arsuaga.

http://terresiciliane.it/geologia-e-paleon...-siciliani.html
www.messinacity.com/News/Archivio/2...efanti_nani.htm

"Fino al Rinascimento ed oltre,il racconto omerico dell'avventura di Ulisse con Polifemo,e il ritrovamento,in Sicilia e a Malta,di misteriosi teschi dotati di un ampio foro nel centro della fronte,avevano alimentato la credenza che nel passato fossero davvero vissuti giganti spaventosi.La verità su questi suggestivi ritrovamenti fu svelata da alcuni studiosi:i presunti resti dei Ciclopi altro non erano che i crani di elefanti nani.Gli elefanti nani vissero in Sicilia durante il Pleistocene,il quale terminò 11 mila anni fa.Estinti gli elefanti nani molte ossa sono state rinvenute nelle caverne siciliane". Tratto da Elymioti di Gaetano De Gregorio.

www.arkeomania.com/elefantenanociclopi.html
http://zonaarchi.wordpress.com/2008/04/06/...ta-sui-ciclopi/
www.scientific-web.com/en/Biology/A...alconeri01.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Elephas_falconeri
http://en.wikipedia.org/wiki/Elephas_falconeri

Il megatsunami dell'Etna di 8.000 anni fa ( +/- 6000 a.C.):

CITAZIONE
E' stata recentemente documentata una gigantesca frana che precipitò verso il mar Jonio [...] demolendo circa 1/10 del cono sommitale del vulcano e provocando un'immane tsunami verso il Mediterraneo [...] Non è ancora chiaro se la frana sia stata provocata da un'eruzione o da un terremoto.Le prove sono state raccolte attraverso sondaggi stratigrafici dei fondali [...] La simulazione al computer dell'evento catastrofico mostra l'onda di tsunami che in 4 ore si diffonde attraverso lo Jonio - prima verso la Calabria,con onde di 40 metri,poi verso l'Albania e la Grecia occidentale,con onde di 13-15 metri,poi raggiungendo Egitto e Libia verso sud con ondate di 8-13 metri,arrivando infine alle coste più orientali del Mediterraneo (Libano,Israele - dove è attestata una traccia dell'effetto dello tsunami su insediamenti umani - e Siria) con ondate da "soli" 4 metri.A questa catastrofe potrebbe riferirsi la memoria della distruzione di Atlantide,citata da Platone come informazione ricevuta dai sacerdoti egiziani.

www.sicilie.it/sicilia/Etna
www.exploratetide.com/pages/posts/2...anni-fa548.html
www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze...e/01/etna.shtml
www.corriere.it/gallery/Scienze/vuo...cembre/etna/1&1
http://adsabs.harvard.edu/abs/2007GeoRL..3416317P

"In particolare,è Siracusa ad offrire vari punti di contatto con l'Atlantide platonica:non solo nell'essere una grande potenza marittima,che venne allo scontro con Atene,ma soprattutto "in harving its citadel capital located on an island which was joined to the rest of its territory by a manmade bridge.If the concept of an "island capital on a continental-sized island" is central to Atlantis,only Siracuse and Sicily offer convincing parallels".Forsyth continua richiamando,come paralleli,la trasformazione di Ortigia in residenza privata di Dioniso I così come l'isola centrale di Atlantide è occupata dalla reggia,la presenza di fonti di acqua dolce sull'isola di Ortigia come sull'isola centrale della metropoli atlantidea,il Porto Grande di Siracusa analogo ai porti negli anelli di mare della metropoli atlantidea,il tempio di Atena in Ortigia,decorato con porte in oro e avorio,così come oro e avorio abbondano nel tempio di Poseidone in Atlantide,il numero e l'imponenza delle strutture difensive (come in Siracusa il muro delle Epipole),infine (p.174) la divisione di Siracusa in quattro zone,via via più esterne rispetto al nucleo costituito da Ortigia,analogamente alle quattro fascie concentriche della metropoli di Atlantide.Le analogie sussistono anche sul piano morale e spirituale:Siracusa e Atlantide sono entrambe potenze imperialistiche e aggressive,e l'area di espansione del potere di Dioniso I si spinse sino all'Etruria,come nel racconto platonico Atlantide,prima della guerra con Atene,domina in Europa fino alla Tirrenia" (G. Mosconi,Struttura e logica del racconto di Atlantide in Platone).

In altre parole,Forsyth riduce Atlantide a un'allegoria storico-politica della Siracusa dei Dionisii.

http://it.wikipedia.org/wiki/Dionisio_I_di_Siracusa
http://it.wikipedia.org/wiki/Dionisio_II_di_Siracusa
http://it.wikipedia.org/wiki/Spedizione_ateniese_in_Sicilia
www.treccani.it/enciclopedia/dionis...no-di-siracusa/
www.loescher.it/librionline/risorse...iogeneN17_1.pdf
http://it.wikipedia.org/wiki/Isola_di_Ortigia
http://books.google.it/books?id=BgwOAAAAQAAJ&dq=
http://atlantipedia.ie/samples/atlantis-the-making-of-myth/

"Atlantide in Italia:il regno dei Feaci nell'agro reggino" di Domenico Rotundo:

http://books.google.it/books/about/Atlanti...AAJ&redir_esc=y
www.aseq.it/atlantide-in-italia.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Feaci

"In quanto al nome di Atlante,e del popolo Atlantico,risuonò assai concordemente presso tutti i più chiari scrittori dell'antichità,come si legge in Diodoro di Sicilia,in Strabone,in Plinio,ed in Euripide,con molti altri,onde è,che i poeti,ed i filosofi non inventarono punto cotesti nomi;e siccome i nomi suppongono le cose,l'antica verace esistenza della Atlantide e del popolo Atlantico rimane vittoriosamente dimostrata. Ne si potrebbe miga dire,che questi scrittori sono i copisti di Platone,perchè ci danno dei dettagli,che non si leggono ne' suoi dialoghi. Eravi dunque sull'Atlantide un fondo di storia,e di tradizioni conosciutissime da tutti generalmente in que' tempi,in cui nelle biblioteche pubbliche;e private si leggevano gli originali sorgenti di quella famosa isola,e sua fatale sommersione,dalle quali Platone trasse i suoi veridici racconti [...] Traduzione di un passaggio della VII Dissertazione di Massimo di Tiro,intitolata:Si debbano agli Dei dedicarsi delle statue?Paragrafo7 [*] . "Gli Esperi libici abitano una terra stretta,e lunga,cinta da ogni intorno dal mare. Nelle estremità la più elevata delle sue sponde,è quasi divisa dal mare,dove la molta violenza delle sue acque,e dei vortici marini abbracciarono la terra. In questo luogo gli abitanti venerano Atlante,che è un monte tutto scavato,ed abbastanza elevato,che si vede dal mare a guisa di una scena di teatro nell'aria. Nel mezzo di questo monte si vede uno spazio,che forma una piccola valle di ameno territorio,folto di arbori,dai quali pendere i frutti tu vedi,ne appare altrimente questa scena ai riguardanti,se non in guisa di chi rimira nelle profondità di un pozzo,e dalla quale eminenza non si discende in questa valle amena,perchè le vie sono assai ripide,e perchè ancora non è permesso a cagion di religione. Nulla tuttavia reca più meraviglia ai riguardanti,quanto lo stesso mare,il quale con una forza terribile delle sue onde ne circonda i lidi,e nel tempo istesso ne circonda i campi circostanti. I flutti montano attorno all'Atlante,i quali col loro peso sembrano monti di acqua,che non si affrettan di scendere per i precipizj terrestri,ne dalla stessa poi vengono sostenuti. Nel mezzo tra il monte e il mare,evvi un o spazio vaquo,ed un bosco nelle convalli,che il detto monte circondano. Quivi tu vedi un tempio libico,in cui sta il dio,del quale hanno la statua". Questo passaggio è pure citato da Esiodo alla pagina 38,e da Diodoro Siculo alla pagina 133 del Tomo I. E sarebbe curioso il leggere ciò che notano i commentatori Enipio,Davisio,il Marclando,il Reisichio,ed altri,fra i quali anche il Formey,il quale traduce il detto squarcio alquanto differentemente,e noi per non tralasciare alcuna diligenza,che potesse giovare al grande nostro assunto,crediamo ben fatto di anche qui riportare: "Che l'Esperia,o l'Esperide,era una terra stretta,e rinserrata da per tutto dal mare. Egli è in quest'isola che Atlante è tenuto in riverenza. Egli è la,che si vedono le statue celebri d'oro. Evvi pure ivi una montagna detta Atlas,tutta scavata nelle di lei viscere,e molto alta. I valloni di quest'isola sono assai profondi a guisa di pozzi,e sono pieni di alberi,e di frutta. Lo sbarco in cotest'isola è assai difficile,percè è ripida nei suoi lidi,e molto più poi,perchè viene difesa da una avita antichissima religione". Queste descrizioni a me fanno l'illusione perfetta,che Massimo di Tiro abbia voluto descrivere Ogigia,o l'isola di Calipso, ma non già l'Atlantide per la diversità che si rincontra con la descrizione dell'Atlantide di Platone. Molta uniformità io vedo poi di questa descrizione con Malta [...] Delirarono coll'ammettere l'Atlantide in vaste terre nel nord,e in altri continenti non sprofondati nel mare,ma tuttora esistenti sopra terra. Non badarono alle misure esatte,che da Platone all'Atlantide,e finalmente non posero mente a quel che dice Platone,che l'atlantico Impero si estendeva (si badi bene) da una parte sino all'Egitto,dall'altra sino al mare di Toscana. Da ciò si ricava che l'Atlantide era nel Mediterraneo,e nelle vicinanze di Cartagine,il qual mare appunto dall'Atlantide chiamasi Atlantico [...] In quanto alla esatta descrizione di quelle,mando per ora il lettore a leggerla nel Timeo,e nel Crizia di Platone come anco,se avrò vita bastante,nell'opera mia principale;ora intanto ci conviene osservare come,perchè Malta fu un frammento dell'Atlantide".
"Compendio, ossia Epilogo anticipatro di un'opera estesa sulla precisa situazione della famosa sommersione isola Atlantide" (1854),Giorgio Grognet de Vassé, http://books.google.it/books?id=k8sNAAAAQAAJ&dq=

[*] http://it.wikipedia.org/wiki/Massimo_di_Tiro, Massimo di Tiro, filosofo e retore greco, II secolo dopo Cristo.

Giuseppe Brex e il primato Italico:

"Centuripe, città antica fondata dall'arcaico popolo dei Siculi, tra i numerosi motivi di interesse dovuti alla bellezza dei luoghi e ai notevoli resti archeologici ne ha uno meno conosciuto non solo dagli appassionati di storia ma forse anche dai suoi stessi cittadini, perchè fu la città natale di Giuseppe Brex, una figura di studioso e di scrittore che si inserisce a pieno titolo in una linea di pensiero che possiamo far risalire almeno al XVIII secolo: parliamo di quegli scrittori che ricercarono le origini della civiltà italica, facendola risalire ad un periodo antichissimo e ponendola anzi come la più antica tra le civiltà del Mediterraneo.

L'argomento di questa ricerca storica prese il nome di "Saturnia Tellus", la Terra di Saturno, termine adoperato dagli autori classici romani e greci per indicare l'Italia come il luogo in cui fiorì la prima civiltà introdotta dal Dio Saturno, il quale, secondo la mitologia, sconfitto e spodestato dal figlio Giove venne a rifugiarsi nel Lazio, dove fece costruire una città sul Campidoglio, che da lui prese il nome di Saturnia, là dove millenni dopo sarà fondata da Romolo la città di Roma. Questo filone storico, indubbiamente appassionante e che solo in tempi relativamente recenti sta trovando le prime conferme negli scavi sul Campidoglio e sul Germalo intrapresi all'inizio del 1900, trovò le sue prime origini in autori toscani, tra cui Anton Francesco Gori, Mario Guarnacci e Luigi Lanzi, i quali nel 1700, in una Italia ancora divisa tra tanti Stati e sotto il governo di popoli stranieri, rivendicarono attraverso lo studio dei testi degli antichi scrittori latini e greci "il primato italico", cioè l'origine della civiltà occidentale, al popolo degli Etruschi.

Con il passare dei decenni, le ricerche furono approfondite e raggiunsero la prima sistematizzazione con Angelo Mazzoldi, il quale pubblicò a Milano nel 1840 il suo principale testo Delle origini italiche e della diffusione dell'incivilimento italiano, fondamentale per tutti gli autori cfhe lo seguirono: egli dava il "primato italico" ad un popolo precedente gli Etruschi, popolo che abitava una terra che in seguito era andata distrutta da inondazioni e terremoti vulcanici, la Tirrenide (nulla a che vedere con l'Atlantide platoniana), un subcontinente che comprendeva Italia, Sicilia, Sardegna, Corsica, l'isola d'Elba e Malta. La moderna geologia ha in gran parte confermato le brillanti intuizioni di Mazzoldi: effettivamente alla fine dell'ultima Era Glaciale (circa nel 6000 a.C.) il Mediterraneo salì di oltre cento metri al di sopra del livello attuale, il che vuol dire che tutte le zone pianeggianti furono sommerse, e sembra che ciò sia avvenuton in un tempo abbastanza breve, forse non più di trenta anni.

A questa inondazione, da non confondersi con il diluvio biblico, fece seguito l'eruzione improvvisa della catena vulcanica che attraversa l'Italia dalla Toscana al Lazio, alla Campania fino alla Sicilia (si ricordi che nelle isole Eolie i vulcani sono ancora attivi e che nel mare tra Napoli e la costa nord della Sicilia vi è una catena parallela di vulcani, almeno uno dei quali, il Marsili, è ancora in fase eruttiva). Il "cataclisma italico" o "catastrofe atlòantica", come lo chiamarono questi scrittori, distrusse gran parte dell'Italia centrale e meridionale e staccò la Sicilia dal continente, a cui era unita da un istmo (si pensi che questo già lo sapeva Plinio, autore romano che scrisse nel I sec. d.C.!), costringendo le popolazioni a rifugiarsi sui monti o a fuggire via mare per scampare alla catastrofe. In questo movimento di popoli vi fu anche quello dei proto-Siculi, che, spinti dalle genti che facevano ritorno alla terra che avevano abbandonato a causa delle catastrofi, i Pelasgi, giunsero in Sicilia portando con sè il retaggio dell'antica civiltà della Tirrenide.

Al Mazzoldi fece seguito una serie di studiosi e di archeologi i quali perfezionarono ulteriormente le sue tesi, anche grazie allo sviluppo di nuove scienze quali la paleoetnologia e la paleontologia ed ai nuovi studi archeologici che si andavano facendo a Roma come in Sicilia; ci limitiamo a citare tra essi Camillo Ravioli e Ciro Nispi-Landi per il XIX secolo ed Evelino Leonardi, Costantino Cattoi e Guido Di Nardo per il XX . In questa linea di autori si inserisce a pieno titolo Giuseppe Brex, nato a Centuripe nel 1896 e morto a Lanuvio presso Roma nel 1972, autore di un testo, intitolato proprio Saturnia Tellus e stampato a Roma nel 1944, nel quale avanza la tesi che "il primato italico" sia da attribuirsi al popolo dei Siculi per il periodo successivo a quella che viene chiamata "catastrofe atlantica".

Nato in Sicilia ma vissuto a Roma, Brex si distingue dagli autori che lo hanno preceduto per diversi motivi: il suo libro, Saturnia Tellus, ha come argomento centrale l'antichità del popolo dei Siculi, del quale egli rivendica il primato sulle altre stirpi come più antica popolazione italica: non a caso il libro venne pubblicato a Roma nel maggio 1944, quando gli Anglo-Americani erano in procinto di sbarcare nella sua terra nativa (luglio 1944), quasi volesse rivendicare contro le più recenti etnie anglosassoni la supremazia storica dei siciliani; altro aspetto particolare è l'essere il suo un testo perfettamente storico e archeologico, che poco spazio lascia alle idee esoteriche che invece costituiscono il nucleo centrale delle opere di Leonardi e ancor di più del Di Nardo e di Cattoi (anche se quest'ultimo non ci ha lasciati scritti di sua mano, ma la storia dei suoi lavori non lascia dubbi in merito).

Ciò non toglie che Brex possa avere avuto un ruolo nell'ambiente dell'esoterismo romano nel quale doveva essere conosciuto, visto che l'introduzione al suo libro la scrisse Romolo Artioli, esoterista e noto archeologo, collaboratore di Boni negli scavi del Foro e del Palatino. Molti anni dopo la pubblicazione del libro di Brex, venne rinvenuta nel 1963 una lapide scritta in dialetto dorico, la quale, tradotta dall'epigrafista catanese Giacomo Manganaro, rivelò essere un trattato di "riconoscimento ufficiale dei vincoli di parentela, di amicizia e di ospitalità, che legavano i Centuripini con i Lanuvini ... il Senato di Lanuvio riconobbe la fondatezza della richiesta centuripina ed emanò il decreto di convalida dei remoti vincoli di parentela fra i due popoli".

Il Sindaco di Lanuvio nel 1971 propose al suo omologo di Centuripe di rinnovare l'antico gemellaggio, invito che venne accolto anche per l'esortazione di Giuseppe Brex, a quel tempo Presidente dell'Associazione "Aborigeni d'Italia" da lui fondata a Centuripe. Da allora periodicamente il gemellaggio tra le due cittadine viene rinnovato nei mesi di maggio e settembre, con l'incontro dei massimi rappresentanti dei due comuni. Brex morì l'anno successivo al primo gemellaggio ma volle essere sepolto nell'adottiva Lanuvio, ove ancora oggi una stele ricorda lo studioso. La "lapide del gemellaggio" confermava, con una prova archeologica inconfutabile, le tesi già espresse dal Brex nel 1944 della comune origine di Siculi e Latini: Brex aveva messo in luce i rapporti, davvero singolari, tra la sicula Centuripe e Roma, ricordando come Cicerone nelle sue orazioni contro Verre, il pretore che aveva dissanguato la Sicilia durante il suo incarico, avesse affermato le comuni origini dei cittadini di Centuripe e di Segesta con la stessa Roma: "I cittadini di Segesta e di Centuripe sono legati al popolo romano non solo per i servizi resi, per la fede giurata, per l'antica amicizia, ma anche per essere nati dallo stesso ceppo". Questa comune origine di due città così distanti tra di loro si può spiegare con la comune discendenza dei due popoli, i Siculi ed i Romani, dal ceppo proto Latino, e gli studi archeologici ed antropologici che erano stati condotti nella prima metà del XX secolo, in particolare quelli di Orsi, grande ricercatore delle origini siciliane, e di Sergi, avevano dato una nuova conoscenza della storia della Sicilia".
www.simmetria.org/simmetrianew/cont...lo-galiano.html

La "Roma prima di Roma" e la terra di Saturno:

"Il nome di Saturno sembra derivi dalla radice indoeuropea Sat, cioè che produce, che dà vita, che feconda. Secondo la leggenda avrebbe regnato nella mitica età dell'oro, quando era sempre primavera, vi era abbondanza di ogni frutto sulla Terra [...] Prima delle influenze della cultura greca, Roma aveva sue divinità, dette numina, cioè "potenze", senza forma e senza miti. I numina più importanti erano i Lari ed i Penati, e Saturno era uno dei numina che proteggeva campi e sementi, mentre sua moglie Opi proteggeva il raccolto. Sotto l'influenza greca Saturno venne associato al greco Crono, il titano padre di Zeus. Secondo il mito romano, quando il dio fu spodestato dal figlio Giove, fu esiliato in Ausonia, cioè nel suolo italico e, accolto dal dio Giano, avrebbe fondato le mitiche città saturnie. Insegnò l'agricoltura alle genti del luogo portando pace e giustizia. Per i suoi molti meriti avrebbe ricevuto una parte del regno di Giano, cui conferì anche il dono della preveggenza. Saturno resterà l'unico a regnare dopo la morte e la divinizzazione di Giano, ed ebbe la sua dimora sul Campidoglio e c'era un tempio in cui la sua statua era avvolta in catene perché i Romani non volevano che lasciasse mai Roma, oppure perché si ricordava così il periodo in cui Zeus lo aveva imprigionato. Saturno aveva un tempio nel foro, dove si conservò il tesoro dello Stato fino alla fine della Repubblica (aerarium), insieme alle leggi incise su tavole bronzee, ai decreti del Senato, alle insegne degli eserciti e ad una bilancia per la pesatura del metallo".
www.romanoimpero.com/2010/12/culto-di-saturno.html

"Negli ultimi tre secoli una serie di scrittori italiani ha affrontato un tema che ormai rischia di andare dimenticato nel vertiginoso succedersi delle mode letterarie: l'antichità dei popoli italici e la precedenza storica della loro civiltà rispetto a quelle del bacino Mediterraneo, civiltà a cui questi scrittori dettero il nome di Terra di Saturno, rifacendosi nel nome all'Età dell'Oro di Saturno, della quale gli scrittori classici, sia Latini che Greci, avevano scritto [...] Possiamo risalire indietro nel tempo fino a giungere almeno all'inizio del Settecento (in realtà sarebbe possibile trovare ancora prima tracce di questa ricerca culturale, ad esempio con Annio da Viterbo, che già nel Cinquecento parlava di una "Prisca Sapienza" dei primi popoli italici), a partire da Giambattista Vico, il quale nel suo De antiquissima italorum sapientia del 1710 affermò per primo l'esistenza di una sapienza romana ed etrusca che aveva preceduto nel tempo le altre civiltà, andando controcorrente, poichè già allora si andava affermando quella concezione della supremazia civile e culturale della Grecia, che con il Winckelmann troverà la sua codificazione fin dal 1755 [...] per poi giungere alla critica distruttiva di Theodor Mommsen e della Scuola tedesca nei confronti di tutto quanto riguardava la storia arcaica di Roma [...]

Dobbiamo iniziare, aiutandoci con i risultati degli studi della moderna geologia e vulcanologia, dall'ultima Era Glaciale: a quei tempi l'estensione dell'Italia era molto maggiore di quella attuale, ad oriente essa occupava buona parte dell'Adriatico, per cui le foci del Po erano ben distanti da quelle attuali, ad occidente era direttamente collegata all'isola d'Elba e al complesso Corsica-Sardegna mentre a sud giungeva a comprendere Sicilia, Malta e Gozo; sul versante tirrenico le spiagge costituivano un'ampia pianura, dato che il livello del Mare Tirreno era circa 100-120 metri più basso dell'attuale. Questa era la Tirrenide, una regione abitata da tribù italiche di alto livello di civiltà, di cui Mazzoldi, il maggiore degli scrittori dell'Ottocento, ci dà nel suo Delle origini italiche e della diffusione dell'incivilimento italiano del 1840 un'interessantissima ricostruzione, basata sulle notizie pervenute attraverso i miti, la poesia epica e gli scritti degli antichi.

Secondo Mazzoldi esse sarebbero state di religione monoteista, identificavano nel Sole l'aspetto visibile della divinità, lo Stato era retto da un monarca e da un consiglio di aristocratici, l'architettura era molto avanzata, tanto da consentire le costruzioni delle cinte murarie di Alatri, di Segni e di altre "città ciclopiche", che noi chiamiamo megalitiche e che Mazzoldi chiama "saturnie"; l'arte della navigazione aveva raggiunto alti livelli di perfezione, in un periodo in cui le altre nazioni del Mediterraneo ancora non possedevano imbarcazioni capaci di attraversare i mari. Ravioli, che pubblicò i suoi studi poco dopo Mazzoldi, a partire dal Ragionamento del Foro romano e dei suoi principali monumenti nel 1859, suppose l'esistenza di una prima città nella zona dove nei secoli successivi sorgerà Saturnia, la Roma di Saturno, che egli nel suo disegno dell'Italia-Tirrenide chiamò "Metropolis": questa sarebbe quindi la prima Roma, la Roma precedente la "catastrofe italica", il cui re potrebbe identificarsi con quel Carnese che rarissime citazioni dicono essere precedente anche a Giano, il quale avrebbe da lui ricevuto il territorio che sarà il Lazio secondo la testimonianza di Macrobio (Saturnalia I, 7 19): "Giano ottenne di regnare su questa terra che ora è chiamata Italia e, come scrive Igino seguendo Protarco di Tralli, regnò condividendo il potere con Carnese, anch'egli indigeno". In tal modo "l'epoca aurea viene spostata al regno dell'oscurissimo Carnese di cui resta poco più del nome, che regnò ancor prima di Giano e condivise con lui il regno".
www.romanimamundi.it/terra_di_saturno.html

www.treccani.it/enciclopedia/saturn...a-dei-ragazzi)/
http://archive.org/details/ragionamentodel00ravigoog
http://atlantipedia.ie/samples/tag/camillo...amillo-ravioli/
www.base.it/ouch/materiali/Galiano_Terra_di_Saturno.pdf
www.ereticamente.it/2014/10/roma-pr...e-italica.htmlù

Camillo Ravioli fu un "erudito di vasti interessi [...] Segretario della "Spedizione Romana in Egitto" (1840), Capitano del Genio e di Stato Maggiore (1848-1849), ingegnere e consigliere sanitario della Provincia di Roma". "Il suo nome, oggi pressoché sconosciuto, è legato a studi di storia militare, storia dell'arte, archeologia, ma soprattutto alla ricerca delle più profonde e remote radici dell'Italia; in quest'ultimo ambito, le tesi da lui esposte ebbero una notevole influenza sul clima culturale a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Il suo diretto successore in tali studi fu Ciro Nispi-Landi. "Prima Tellus", in riferimento al primordiale continente italo-atlantideo, è il titolo del presente volume che riunisce due scritti: un saggio introduttivo di Siro Tacito e la "Disserazione sulla Gigantea dell'isola di Gozo" di Camillo Ravioli. In quest'ultimo scritto, breve ma assai denso, Ravioli identifica nel monumento dell'isola dell'arcipelago maltese un "Teschio Cabirico", tempio tipico di un'antichissima civiltà, identificata con l'Atlantide di Platone, fiorita su suolo italiano. Con vasta erudizione, e attingendo verosimilmente alcuni elementi da dottrine riservate nell'ambito della Schola italica, viene delineata la visione del Sacro propria a tale civiltà, ed il suo influsso in tutto l'antico Mediterraneo".
www.aseq.it/prima-tellus.html

www.duepassinelmistero.com/etimo%20Monte%20Cavo.htm
www.circei.it
http://it.wikipedia.org/wiki/Cabiri
www.treccani.it/enciclopedia/cabiri/
www.lacittadella-web.com/schola.htm

Secondo Paolo Galiano, ed altri autori, le "arci megalitiche" di Alatri, Ferentino, Segni, Amelia (le cosiddette città ciclopiche) e via dicendo sono forse ben più antiche di quanto ammetta l'archeologia ufficiale (V-VI secolo a.C.).

Atlantide nella penisola calabro-lucana:

http://atlantipedia.ie/samples/tag/giuseppe-palermo/
http://it-it.facebook.com/pages/Atlantide-...496390200384813
www.atlantid.info
www.acrinrete.info/News_2012.asp?id=5446&p=7
www.acrinrete.info/News_2012.asp?id=5542&p=5
http://it.wikipedia.org/wiki/Acri_(Italia)
http://it.wikipedia.org/wiki/Pandosia_Bruzia
www.treccani.it/enciclopedia/pandosia/

Lo studioso Winfried Huf afferma che le Colonne d'Ercole erano lo stretto di Messina (Scilla e Cariddi) e che l'impero di Atlantide era diviso in cinque principali settori: le isole Lipari, l'Italia continentale, Malta, Syrtis Major e il Fezzan, nel sud-est della Libia. I 9000 anni, secondo lui, vanno intesi come anni solari e non come cicli lunari.

http://atlantipedia.ie/samples/huf-winfried/
http://atlantipedia.ie/samples/strait-of-messina/

Edited by RAGNOUOMO - 10/8/2015, 12:37
 
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view post Posted on 6/4/2011, 20:15
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CITAZIONE
Secondo un'altra ipotesi etimologica invece,la parola MALTA andrebbe letta al contrario,come in molte lingue orientali.In questo caso la parola si leggerebbe ATLAM ossia ATLAS,dato che in greco la lettera M si converte facilmente in S.Malta potrebbe quindi trarre il suo nome dal fatto di essere un rimanenza del gran monte Atlante,esistito in passato.Oppure considerando l'ovest in senso estensivo,in quanto posta ad ovest per i Greci.Pare altresì probabile comunque che il toponimo possa derivare dall'ebraico malet,il cui significato è rifugio,ricovero,asilo e che,vista la posizione geografica dell'isola,sembrerebbe un nome appropriato.

Più che guardare alle lingue orientali, più appropriato considerare la derivazione dalla lingua fenicia che si legge ugualmente da destra a sinistra e con i caratteri da cui è derivato il greco. (M)aLTa -> aTla(S), (M)eLKaRt -> eRaKLe(S), aSTaRTe -> TaRTeSo. In caratteri greci/fenici è più chiaro il fatto che i questi ultimi leggessero i primi al contrario.
 
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58 replies since 12/8/2005, 10:05   18624 views
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