| RAGNOUOMO |
| | "Malta, echoes of Plato's Island" di Anton Misfud: www.academia.edu/5519734/MALTA_AND_PLATOS_ATLANTIS"Atlantide,un mondo scomparso,un'ipotesi per ritrovarlo" di Alberto Arecchi: www.liutprand.it/Atlantis.pdfAtlantide,lo tsunami dell'antichità" A pochi metri di profondità,di fronte alle coste della Cirenaica è stata scoperta,non molto tempo fa,una città sommersa.
Il sito,di origine romana tardo imperiale,risulta ben conservato malgrado il lento abbassamento del suolo che l'ha affondato in mare,ma i muri degli edifici appaiono spostati:si suppone che l'antica città sia stata investita dall'impatto di un'onda anomala,una massa liquida messa in movimento da un fenomeno sismico:uno tsunami che nel 365 d.C. scosse le coste del Mediterraneo centrale.
Una regione che nell'antichità è stata interessata da sommovimenti geologici di dimensioni enormi,a fronte dei quali i terremoti pur devastanti e tragici che hanno colpito nel XX secolo città come Messina,Reggio Calabria,Avellino,apparirebbero come fenomeni minori.
Sono molteplici le segnalazioni di resti archeologici sepolti nel Canale di Sicilia:la più recente delle quali venne dalla marina libica,che nel gennaio dell'anno scorso fece sapere di aver reperito indizi di un possibile insediamento urbano in una località chiamata dai pescatori Deir ash Sheytan,ovvero la "casa di Satana",perchè le reti spesso lì si lacerano impigliandosi in oggetti sottomarini.E' noto che sino al VII millennio avanti Cristo la superficie del Mediterraneo si trovava a una quota molto più bassa di quella attuale,sicchè quelle che oggi sono isole,come le Pelagie o le Egadi,tali non erano.
E che in quelle più vaste pianure baciate dal sole ma fertili (come fertili dovevano essere i territori oggi assorbiti dal deserto del Sahara:a sud di Tunisi,per esempio,c'era un vasto lago chiamato Ourgiadai) abitassero floride comunità è tanto probabile che alcuni studiosi si sono avventurati a ipotizzare che proprio in questa zona sorgesse la mitica civiltà di Atlantide.
Tra questi,Alberto Arecchi,col suo "Atlantide,un mondo scomparso,un'ipotesi per ritrovarlo" di cui parlammo su queste pagine anni addietro.Poi circa 8000 anni fa avvenne un cataclisma,o una serie di cataclismi.
Si parla di un maremoto con ondate che superavano i 40 metri di altezza,eruzioni vulcaniche,sommovimenti della crosta terrestre.
La civiltà o le civiltà che albergavano in quella zona furono cancellate:ne restano i ricordi tramandati nel Crizia e in altri dialoghi platonici,oltre ai ritrovamenti archeologici.Di Atlantide si parla sempre come di una civiltà avanzatissima e ricca,per quell'epoca.Ma nulla potè contro la forza degli elementi scatenati.E se la storia ci racconta di come intere civiltà possano rivelarsi fragili,quanto accaduto in Giappone non fa che confermarlo anche oggi ".Tratto da www.antikitera.net/news.asp?id=10177&T=2Atlantide,un mondo scomparso,un'ipotesi per ritrovarloIl libro di Arecchi su Atlantide propone la ripresa ed il completamento di indagini svolte intorno al 1920 da archeologi e da altri studiosi francesi e tedeschi.Il mito del "leggendario paese" di Atlantide avvolge da oltre 2500 anni le origini delle nazioni mediterranee e che risale a due testi del grande filosofo greco Platone. L'Atlantide descritta da Platone era una società ben organizzata,ricca di risorse agricole e materiali.Le indagini svolte nel libro portano a ritenere che si trattasse di una cultura "pre-libica".I suoi abitanti,originari della regione dell'Ahaggar (nel cuore dell'attuale deserto del Sahara),si sarebbero stabiliti in una pianura che oggi è sommersa sotto le acque del canale di Sicilia (e la capitale di quel Paese si sarebbe trovata a circa 500 Km a nord di Tripoli,150 Km a sud-est dell'isola di Malta). Atlantide si sarebbe confrontata a lungo con l'Egitto dei Faraoni e sarebbe stata sommersa verso l'anno 1200 a.C.,da un'immensa ondata di piena provocata dalla tracimazione di un mare che si trovava a quell'epoca nel bacino,oggi occupato dal Grand Erg orientale e dalla regione degli Shott,tra l'Algeria e il sud della Tunisia.L'ondata,uscendo dall'attuale golfo di Gabès,avrebbe travolto tutta quella civiltà,che può ben essere considerata come una delle più importanti dell'antico Mediterraneo ... e tutto ciò che ne rimase sono:il racconto di Platone,,alcune leggende,alcune tracce nei bassorilievi dell'Antico Egitto e nei dipinti sahariani,nel Tassili n'Ajjer,presso Djanet. Il libro ci porta in un c ontesto geografico completamente diverso dall'attuale in cui il Mediterraneo era diviso in due mari,al cui centro c'era l'Italia unita alla Sicilia e alla Tunisia.Un'estesa pianura fertile tra Europa e Africa formava un "ponte" dove,tra il 3000 e il 1200 a.C.,si sarebbe sviluppata la civiltà di Atlantide,in eterna lotta contro l'Egitto. Questa la teoria dell'Autore,secondo il quale il continente scomparso si trovava nel Mediterraneo.Una nuova ipotesi,dunque,per ritrovare l'Atlantide di Platone. Immaginiamo di ritornare indietro nel tempo,3300 anni fa,intorno all'anno 1300 a.C. (ossia novemila mesi prima di Solone,dalla cui narrazione il filosofo greco Platone trasse le proprie informazioni su Atlantide).Quello che oggi è il Mare Mediterraneo doveva essere a quel tempo distinto in due mari,posti a quote diverse e privi di comunicazioni reciproche.Ad ovest,il bacino costituito dal Mediterraneo occidentale e dal Tirreno era - come oggi - in comunicazione con le acque dell'Oceano,attraverso lo stretto dell'attuale Gibilterra, che si era aperto più di mille anni prima,e le sue acque avevano ormai raggiunto un livello simile a quello odierno,grazie all'apporto costante garantito dall'apertura di quella bocca di comunicazione con le acque oceaniche. Un secondo mare,ad est,andava dalla Piccola Sirte alla costa siro-palestinese e comprendeva lo Ionio,il basso Adriatico e il Mar di Candia (mentre il territorio Egeo,tutto emerso,costituiva una vasta pianura costellata di rilievi montuosi di origine vulcanica).Esso era ben separato dal primo,perchè al posto dello stretto di Messina esisteva un istmo roccioso e quello che è oggi il canale di Sicilia era allora una fertile pianura,irrigata da fiumi e protetta da alte montagne,che scendeva dolcemente verso le sponde del mare inferiore.Le acque del Mediterraneo orientale dovevano trovarsi ad una quota di circa 300 m sotto quella odierna. http://maps.google.it/Faremo riferimento a questa quota come "livello zero" per misurare le altitudini relative.All'estremo occidente del Mediterraneo orientale,non lontano da dove ora si erge l'isola di Malta,due strette imboccature davano accesso ad un grande golfo,profondo oltre mille metri.Intorno a quel golfo,protetto alla sua imboccatura da una vasta isola,era sorta una civiltà fiorente,fondata da una stirpe libica che era forse scesa fino a qui dalle alte montagne del sud. Chi fosse provenuto da oriente,da Creta o Egitto,avrebbe visto una costa rocciosa,piuttosto ripida,nella quale si aprivano due stretti,ai lati di un'ampia isola,con un'estensione compresa tra 11.000 e 17.000 Km2,che si ergeva sino ad una collina di circa 150 m.I due stretti a nord e ad ovest dell'isola misuravano tra i 15 e i 30 Km.Poteva però essere anche una penisola,con un solo stretto alla sua estremità nord,quale unico accesso al grande golfo. Possiamo identificare in questo sistema di stretti le "colonne d'Eracle" dell'antica mitologia (e una delle due "colonne" appare identificabile nel massiccio roccioso dell'attuale isola di Malta).Le alture più elevate di quel sistema emergono ancora dal mare del canale di Sicilia e sono:Pantelleria,le isole Pelagie (Lampedua e Linosa),le isole maltesi.Lungo la sponda settentrionale del golfo si ergeva un sistema di rilievi,un po' più elevato di 500 m che dominava il panorama (le attuali isole maltesi);le coste meridionali erano un pò più dolci,ma un lungo e piatto rilievo si elevava vicino al mare,sino ad oltre 400 m dal pelo delle onde,e di fronte ad esso,non lontano,un'altra isola sorgeva dalle acque del bacino (le attuali isole di Lampedusa - la prima - e di Linosa,quella staccata dalla costa). In direzione nord-ovest,in fondo al grande golfo,si stagliava un imponente picco vulcanico,alto più di 1100 m dalle acque del mare.Per usare un chiaro riferimento attuale,si trattava di quella che oggi conosciamo come l'isola di Pantelleria.Dietro di essa,a nord,la costa saliva a delimitare l'orizzonte,per un'altezza di almneno 300 m. Al di là vi era l'altro mare,che riceveva ormai da secoli l'apporto delle acque dell'Oceano,e da lì " era possibile raggiungere le altre isole per coloro che allora compivano le traversate e dalle isole a tutto il continente opposto,che si trovava intorno a quel vero mare (pontos)...Infatti tutto quanto è compreso nei limiti dell'imboccatura di cui ho parlato appare come un porto caratterizzato da una stretta entrata:quell'altro mare,invece,puoi effettivamente chiamarlo mare e quella terra che interamente lo circonda puoi veramente e assai giustamente chiamarla continente" (Platone). Quel mare,che era da secoli in collegamento con le acque dell'Oceano tramite la bocca di Gibilterra,era molto vicino a debordare al di qua della sua sponda e a dilagare verso il golfo ed il Mediterraneo orientale,posti ad una quota più bassa.Questa era la vera maledizione pendente sul capo del popolo (Atlanti-Tjehenu) che abitava quelle terre,ma essi forse erano convinti che la situazione di precario equilibrio potesse durare in eterno,così come essi l'avevano sempre vissuta.Ad ovest del "porto" o golfo che abbiamo descritto si stendeva un'ampia,fertile pianura irrigua,che ritorniamo a descrivere con con le parole di Platone. Essa riceveva da nord le acque della Medjerda,che oggi scendono al mare non lontano da Tunisi,mentre da ovest poteva essere abbondantemente irrigata grazie alle acque provenienti dall'ampio "mare" interno,le cui acque dovevano essere piuttosto dolci.Quell'estensione di pianura corrisponde,per misure e caratteristiche fisico-climatiche,al territorio descritto da Platone:la distanza dalla chiusura del golfo,verso sud,sino alle sponde del Mediterraneo occidentale,è di 540 Km (tremila stadi),e quella dalla costa del golfo sino ai rilievi alle spalle della pianura,che delimitavano il mare interno,di 360 Km (duemila stadi). www.edicolaweb.net/atla01_g.jpgIl filosofo narra che gli abitanti di Atlantide coltivavano - fra l'altro - datteri e banane,in mezzo ad una fauna in cui spiccava la presenza di elefanti.Dalla costa,la pianura saliva dolcemente verso ovest,in direzione di una cresta di colli di origine vulcanica,ricchi di giacimenti metalliferi,dalla struttura morfologica in prevalenza tufacea.Al di là della cresta,a circa 450 Km di distanza dalle acque del Mediterraneo,si stendeva un enorme bacino d'acqua:un vero e proprio mare,la cui superficie era posta ad una quota di circa 650 m superiore a quella del Mediterraneo. Quel mare raccoglieva le acque di un vasto bacino pluviale,che andava dall'attuale massiccio degli Aurès,a nord,a sud sino ai massicci del Tassili e dell'Ahaggar ("la montagna di Atlante",secondo il testo di Erodoto),dal quale scendeva il fiume che oggi ha il nome di Wedi Igharghar.Le sue acque,a loro volta,alimentavano un emissario che scendeva verso est,al Mediterraneo:un fiume perenne,che irrigava le terre della vasta pianura. Quando l'acqua toccava il massimo livello quel mare poteva raggiungere una profondità di circa 350-380 m ed aveva una forma quasi circolare,con una superficie di oltre 280.000 Km2,paragonabile per estensione a quella dell'intera penisola italiana.Nel fondo del suo bacino oggi c'è un grande sedimento di sabbia,il Grand Erg orientale (Igharghar):uno dei deserti sabbiosi più estesi al mondo.Si può supporre che a quel grande mare fosse attribuito in epoca antica il nome primitivo di "oceano (pelagos) Atlantico".Per comodità,visto che il mito antico pose in quella regione il Giardino delle Esperidi e che ancora oggi il suo fondo disseccato si chiama "Chott el Djerid" (palude disseccata del giardino,del palmeto),lo chiameremo "il mare dei Giardini". A sud-ovest del mare dei Giardini,a una distanza di altri 500 Km,si ergeva verso il cielo il grande massiccio roccioso dell'Atlante ... si tratta della montagna oggi nota col nome berbero di Ahaggar,"nobile".Ricorriamo alla descrizione offertane da Erodoto:"E' stretto e circolare da ogni parte ed alto - a quanto si dice - tanto che le sue vette non si possono scorgere:giammai infatti le abbandonano le nubi,nè d'estate nè d'inverno.Gli indigeni dicono che sia una colonna della volta celeste". http://en.wikipedia.org/wiki/Ahaggar_MountainsLe cime più alte di quel massiccio,nella montagna oggi chiamata Atakor,erano quasi 2800 in più in alto del livello delle acque dell'oceano (ossia 3400 al di sopra del livello del Mediterraneo di allora).Alle pendici di quella montagna -racconta Erodoto - viveva un tempo il popolo degli Atlanti:"Da questo nome gli abitanti del paese hanno tratto il nome,si chiamano infatti Atlanti.Si dice che essi non si nutrano di alcun essere animato e che non abbiano sogni". Due percorsi principali,tradizionalmente,conducono dalle sponde del Mediterraneo verso le montagne dell'Ahaggar,e corrono l'uno lungo la sponda ovest dell'antico mare dei Giardini (è la strada che conduce alle oasi di El Goléa e di Ghardaia,"alti luoghi" del turismo sahariano,i cui wed - quando portano acqua - puntano ancora in direzione del grande mare disseccato),l'altro lungo la sua sponda orientale,ed è la grande "strada dei carri" cosparsa di dipinti e graffiti rupestri,descritta nelle sue tappe e oasi dal racconto di Erodoto,percorsa a suo tempo anche dalle truppe romane che penetrarono l'Africa sino al bacino del Niger. La sponda nord era rocciosa,dello stesso tipo di rocce che si frantumarono nel disastro che provocò la fine di Atlantide:sono le gole e i canyon che solcano il versante sud delle montagne degli Aurès e che,in prossimità di Bou Saada,vanno a sfociare sulle prime sabbie dell'antico grande mare. http://en.wikipedia.org/wiki/Aur%C3%A8s_Mountainshttp://en.wikipedia.org/wiki/File:Saharan...lements_map.pnghttp://en.wikipedia.org/wiki/Grand_Erg_OrientalIl fondo disseccato di quel grande mare è occupato ancora oggi da un impenetrabile deserto di sabbia.Ad ovest,all'interno del primitivo bacino,corre ancora da sud a nord una falda d'acqua abbastanza ricca da fornire vita e nutrimento alle oasi del Souf:in questa regione è sorta El Wed e ad una quota più in alto,verso l'antica sponda occidentale,si trovano Wargla e i pozzi petroliferi di Hassi Messaoud. In quella regione viveva un popolo libico o "pre-libico",prospero per agricoltura e commerci,dotato di una propria struttura di stati "confederati" in una sorta di impero.Quegli uomini erano grandi costruttori e grandi navigatori e usavano una scrittura,presumibilmente simile a quella libico-berbera;nei geroglifici egizi erano chiamati Tjehenu e nei testi greci Atlantoi.Diversi popoli erano loro confederati o vassalli (e ne ritroviamo taluni nell'elenco dei Popoli del Mare che sciamarono verso l'Egitto,dopo la catastrofe finale). http://it.wikipedia.org/wiki/BerberiSe vogliamo provare a riunire gli indizi offerti dai vari autori dell'epoca classica,quel popolo poteva essere giunto alle coste del Mediterraneo dalla grande montagna dell'interno,detta Atlante,al di là del mare "sospeso",con una migrazione di oltre 2000 Km.Almeno sino al 3000 a.C. gli Atlanti erano capaci di costruire con grandi blocchi di pietra città fortificate e vivevano in costante confronto con l'impero dei Faraoni,in quel lungo confronto che taluni studiosi hanno chiamato "la guerra del bronzo". Tratto da www.misteria.org/ATLANTIDE,%20ALBERTO%20ARECCHI.htm Secondo la teoria di Alberto Arecchi le caratteristiche geografiche del Mediterraneo da lui descritte e la fine di Atlantide risalgono ad un'epoca relativamente "recente":1200 a.C.Erano i tempi della guerra di Troia e dell'invasione dei Popoli del Mare,dei faraoni in Egitto e dell'Impero Ittita,degli Achei e dei re di Micene. L'ipotesi di Rosario Vieni vede Atlantis ubicata come sopra nel canale di Sicilia,ma l'apocalisse della sua civiltà è fatta risalire più o meno al 10.000 a.C.,ovvero al periodo terminale della glaciazione di Wurm,quando il livello dei mari e degli oceani era generalmente più basso di quello attuale e i ghiacciai più estesi. http://it.wikipedia.org/wiki/Glaciazione_Wurm"Per secoli i commentatori hanno preso per certo che al di là delle colonne d'Ercole stesse a significare oltre lo stretto di Gibilterra. Noi,dopo aver riletto attentamente Platone,siamo certi che le cose stanno diversamente e ne chiariremo il perchè. Cominciamo dal Crizia.Si fa allusione ad un'età di ben 9.000 anni anteriore a quella dell'Autore,e questi dice:"isola di Atlantide,la quale,come dicemmo era a quel tempo più grande della Libia e dell'Asia,mentre adesso,sommersa dai terremoti,è una melma insormontabile che impedisce il passo a coloro che navigano da qui per raggiungere il mare aperto,per cui il viaggio non va oltre". E' innanzitutto interessante notare la premessa che fa il filosofo;dice a quel tempo (pote - pote) quasi anticipando un giudizio di visibilità che diviene evidente poi in mentre adesso. Ma non è questo il punto di maggior interesse. V'è infatti quel meizo (meizw) che non significa necessariamente più grande ma semplicemente più potente,ciò alla luce di quanto dice nel Timeo quando afferma che quella potenza invadeva tutta l'Europa e l'Asia [...] Lo stesso Alessandro fu detto "grande" non per la sua statura,ovviamente,ma per le belle imprese che riuscì a compiere. Per cui va ridimensionata l'immagine di un'isola che appariva enorme e che ha fatto scaturire,nel tempo,le ipotesi più fantasiose (peraltro,è sufficiente analizzare le dimensioni che dell'isola ci offre lo stesso Platone). V'è poi un dato di un certo interesse:mentre adesso,sommersa da terremoti,è una melma insormontabile. Già ai tempi di Platone,quindi,era ancora possibile scorgere tracce di quanto era accaduto e di ciò che restava di quell'isola. Questo è importante,e la lingua del filosofo rispecchia fedelmente,ricostruisce,testimonia,descrive con esattezza,se non l'esatta ubicazione che noi pigri lettori moderni facciamo dei testi antichi,almeno la sua collocazione nell'alveo del Mediterraneo,di quel gran pantano su cui s'affacciano come rane sì tanti popoli. Platone dice esattamente:che impedisce il passo a coloro che navigano da qui per raggiungere il mare aperto (epi ton pan pelagos - epi to pan pelago V) meglio sarebbe rendere il pan (pan) con "in ogni direzione". Bisogna qui sottolineare che per indicare il mare Platone usa,nei passi su citati,tre termini solo apparentemente simili:uno,generico,THALATTA (QALATTA),poi PELAGOS (pelago V) ad indicare il mare aperto,infine PONTOS (ponto V) per designare un mare delimitato ed atto al piccolo cabotaggio. E non a caso il primo termine,primigenio,è femminile e indicativo dell'umore materno e uterino;l'ultimo maschile in corripondenza con l'agire dei naviganti ellenici e non che osarono sfidare le acque e le incognite di nuovi viaggi;il secondo neutro perchè è e rappresenta il segno della divinità e del mistero insondabile oltre l'orizzonte visibile. Orbene,nel passo in questione Platone parla di mare aperto,segno che si vuole mettere a confronto il mare interno,ad es. l'Egeo,o altri mari interni,da cui era possibile con il piccolo cabotaggio raggiungere ogni isola e ogni terra vicina con un altro mare,ben più vasto e aperto,senza riferimenti visibili immediati,cui alcuni ingenuamente oggi assegnano il nome di "OCEANO". Bisogna subito affermare,a scanso di equivoci,che tale termine "oceano" è tutto nostro, e che sarebbe errato leggere il passato alla luce dei nostri attuali parametri conoscitivi e simbolici [...] Per tornare un momento a quanto abbiamo appena detto,relativamente al termine "oceano",traducendo il Timeo,taluni [...] dicono espressamente procedendo dal di fuori dell'Oceano Atlantico (pelagous-pelagou V) [...] Ovviamente sbagliano" (Rosario Vieni). "Alla fine del periodo glaciale che va sotto il nome di Wurmiano,la parte orientale del Mediterraneo era separata da quella occidentale. Due enormi bacini,il cui livello era,rispetto ad oggi,assai diverso:più basso di 150/200 metri,all'incirca. E le terre emerse risultavano essere più vicine tra di loro,più di adesso. Ma oltre a ciò,il livello del bacino orientale (l'attuale mar Jonio) era più basso di quello occidentale. Ne è prova la maggiore profondità di tale mare assieme alla conformazione della dorsale sub-marina:l'acqua,quasi,precipitava col flusso delle maree e delle correnti dal bacino occidentale a quello orientale. Tale fenomeno,nella parte mediana del Mediterraneo,unitamente a quello che taluni definiscono scorrimento delle zolle ma che noi preferiamo invece attribuire all'espansione graduale del nostro pianeta (4),fece sì che le coste della Sicilia e della Calabria fossero assai più ravvicinate,ma provocò la comparsa di una vasta piattaforma nella parte meridionale della Sicilia,ed esattamente fra questa e la Tunisia. Fenomeno che finì poi con lo scioglimento dei ghiacciai alla fine del Wurmiano,per l'appunto,e che ridisegnò ulteriormente il profilo delle terre emerse. Non solo qui,ma nell'Egeo (cfr. il mito di Deucalione e Pirra) e financo nel Mar Nero (come dimostrano le ultime ricerche colà condotte). Tutto ciò accadeva all'incirca 11.500 anni fa. Che l'area mediterranea,poi,non fosse nuova a fenomeni del genere lo prova anche il recente ritrovamento di uno scheletro di balenottera preistorica nell'area fra l'Egitto e il Sudan" (R. Vieni). "Per quanto riguarda il Canale di Sicilia,e comunque tutta la zona a nord e a sud della nostra più grande isola,c'è da ricordare che se a nord di essa esistono diversi vulcani sottomarini il più grande dei quali è il Marsili,a sud ci sono pure focolai importanti del dio Efesto:fra tutti,il caso dell'isola Giulia o Ferdinandea o Graham che di tanto in tanto fa ribollire il canale dimostrando ancora una certa vitalità dopo quel fatidico 1831,fra marzo e agosto,quando diede quasi origine ad un caso diplomatico senza precedenti. E tutto questo in una zona che corre dalle Egadi all'Etna alle Eolie ai focolai sub-marini del Marsili fino al Vesuvio e alla zona Flegrea. E non a caso qui,nei pressi del lago Averno,i nostri progenitori avevano posto uno degli ingressi per l'Ade. Ma anche in età antica l'area non fu esente da ricorrenti rivolgimenti tellurici. A questo proposito,e in relazione alle devastazioni della natura in tale area geografica,va aggiunto un altro elemento;quello del lago di Pergusa,la cui nascita per collasso tettonico fu di certo osservata dai popoli indigeni della Sicilia antica. Il fenomeno avvenne nella nostra era geologica,ma in un periodo così lontano da non lasciare traccia documentata se non come mito. Nel Canale di Sicilia,poi,le correnti hanno accumulato nel volgere dei secoli o dei millenni banchi di sabbia trascinata appunto dalle correnti e dal risucchio delle acque occidentali ad opera della maggiore depressione del bacino dello Jonio. Il risultato fu,allora,un profilo di costa a tenaglia,con due imboccature pressochè simmetriche,e all'interno un porto naturale [...] come dice lo stesso Platone" (R. Vieni). "[...] Non sta a significare "più grande",ma semplicemente "più potente,più importante". D'altra parte basta interpretare Platone con Platone;il quale a proposito delle dimensioni dell'isola,ci dice che essa misura semplicemente 3000 stadi per 2000 stadi. Tutto qui. E non solo questo. Nel Timeo afferma che "quella potenza [...] invadeva tutta l'Europa e l'Asia". In pratica ribadisce in maniera speculare,con altro termine più circoscritto,lo stesso medesimo concetto:il fatto cioè che tale isola di Atlantide fosse più potente,più attrezzata,più importante di tutti i regni di quel tempo [...] Lo stesso Alessandro fu detto "grande" non per la sua statura,ovviamente,ma per le belle imprese che riuscì a compiere. Per cui va ridimensionata l'immagine di un'isola che a tutti appariva enorme e che ha fatto scaturire,nel tempo,le ipotesi più fantasiose.Vi è poi un dato di un certo interesse:"... Mentre adesso,sommersa dai terremoti,è una melma insormontabile ...". Già ai tempi di Platone,quindi,era ancora possibile scorgere tracce di quanto era accaduto e di ciò che restava di quell'isola".
"Continuiamo ad analizzare il testo platonico. Quindi,procedendo dal di fuori del "pelago" atlantico Atlantide invadeva tutta l'Europa e l'Asia. Allora infatti quel mare era navigabile (segno,questo,che hai tempi di Platone - o di chi gli ha raccontato la vicenda - non lo era più),e davanti a quella imboccatura [...]". Eccola finalmente! Proprio davanti a quella imboccatura (le presunte colonne d'Ercole) c'era l'isola di Atlantide. E da quella era possibile raggiungere le altre isole ... e dalle isole a tutto il continente opposto che si trovava intorno a quel vero mare [...] Ecco la prima segnalatura distintiva. Si tratta di un mare interno,ma per la profondità e la pericolosità appare al filosofo,e alle genti del tempo,come un mare vero e proprio. E qui si trovava Atlantide. E' la prima indicazione sufficientemente circostanziata. Ma davanti a quella imboccatura significa "al di qua" o "al di là" di tale imboccatura? L'unica possibilità che abbiamo,alla luce delle indicazioni del filosofo,è che le Colonne d'Ercole altro non erano che lo stretto braccio di mare fra la costa sud-orientale della Sicilia e quelle della Tunisia. Come sopra anticipavamo. Una ventina appena di km;o forse meno".
"Infatti-continua-tutto quanto è compreso nei limiti dell'imboccatura di cui ho parlato appare come un porto caratterizzato da una stretta entrata". Anche questo particolare è degno di nota:non si tratta di un semplice "passo",uno stretto,o,come vorrebbero tutti,dell'odierno Stretto di Gibilterra,in quanto all'interno di esso "appare come un porto caratterizzato da stretta entrata". Poi continua:"...quell'altro mare,invece,puoi effettivamente chiamarlo mare e quella terra che interamente lo circonda puoi veramente e giustamente chiamarla continente". Qui già comincia ad apparire l'effettiva localizzazione,se non di Atlantide,almeno dello stretto in questione e delle terre che lo circondano. L'allusione è chiara:ci si riferisce alla zona [...] che sta tra la Sicilia e la Tunisia. Abbiamo uno stretto,ed abbiamo un porto naturale;quindi un mare che,se pure interno,è vero mare ed una terra che interamente lo circonda e che si può definire continente. Anzi,le Colonne d'Ercole non sono il punto più vicino tra la Sicilia e la Tunisia bensì uno stretto budello che doveva esserci all'altezza dell'isola di Malta e che racchiudeva,assieme all'altro,quel porto naturale di cui parla il filosofo". Riassumiamo: antiche Colonne d'Eracle (presso l'isola di Malta), porto naturale (braccio di mare fra Sicilia e Tunisia), mare interno. I fondali marini compresi tra l'isola di Malta e Pantelleria (Google Maps):www.worldcountries.info/Maps/GoogleMap-Malta.phpwww.nationsonline.org/oneworld/map/google_map_malta.htmwww.maplandia.com/malta/http://maps.google.co.uk/?q=vallettaDa notare i canyon sottomarini.A destra di questi,partendo dal basso,si vede un'ampia voragine di forma grosso modo rettangolare,tra la Piattaforma maltese e il Plateau Avventura.A sinistra,la Piattaforma tunisina. www.ct.ingv.it/index.php?option=com...mid=200〈=ithttp://internet.ogs.trieste.it/content/mor...nale-di-siciliahttp://internet.ogs.trieste.it/category/de...ics-lithospherewww.megalithic-lampedusa.com/2011/0...-lampedusa.htmlwww.misteria.org/DOC_PDF/11500%20anni%20fa....pdfwww.tanogabo.it/Audio_Pdf/11500%20anni%20fa....pdfwww.duepassinelmistero.com/11500%20anni%20fa[1]....pdfwww.volta.alessandria.it/episteme/ep5/ep5-vieni.htm(4) http://it.wikipedia.org/wiki/Espansione_della_Terrahttp://en.wikipedia.org/wiki/Expanding_Earthhttp://img16.imageshack.us/img16/2874/cartaatlantide.png" Secondo un'altra ipotesi etimologica invece,la parola MALTA andrebbe letta al contrario,come in molte lingue orientali.In questo caso la parola si leggerebbe ATLAM ossia ATLAS,dato che in greco la lettera M si converte facilmente in S.Malta potrebbe quindi trarre il suo nome dal fatto di essere un rimanenza del gran monte Atlante,esistito in passato.Oppure considerando l'ovest in senso estensivo,in quanto posta ad ovest per i Greci.Pare altresì probabile comunque che il toponimo possa derivare dall'ebraico malet,il cui significato è rifugio,ricovero,asilo e che,vista la posizione geografica dell'isola,sembrerebbe un nome appropriato". http://it.wikipedia.org/wiki/Maltahttp://it.wikipedia.org/wiki/Atlante_(mitologia) "Un altro concittadino dà un'altra versione al significato della parola Malta.La legge a rovescio come leggono gli orientali.In tal caso si leggerebbe Atlam ossia Atlas,siccome la lettera m convertesi in greco facilmente in s.Chi legge la parola Malta in questo senso,crede essere questa piccola isola un avanzo dell'antico gran monte Atlante,esistente altre volte su' nostri mari". http://books.google.it/books?id=Bs0NAAAAQA...=gbs_navlinks_sPlatone scrive che Atlantide era una nesos. Nesos=isola oppure territorio alluvionale. Secondo Franke C. Thorwald,Atlantide va cercata in Sicilia: http://atlantipedia.ie/samples/franke-thorwald-c/http://wiki.atlantisforschung.de/index.php...rwald_C._Frankewww.youtube.com/playlist?list=PL9247C4A9461AC07Ewww.atlantis-scout.de/atlantis_topics.htmhttp://books.google.it/books?id=R86kGQAACA...LD+ATLANTIS&hl=Italo (ITALOS) = Atlante (ATLAS)? Thorwald,come del resto il compianto Massimo Pallottino,è del parere che la guerra con gli abitanti del mitico regno di Poseidone sia stata registrata dagli Egizi nella storia del conflitto con i Popoli del Mare,in mezzo ai quali c'erano forse gli antichi Siculi:i Sekelesh delle iscrizioni egiziane.Siamo intorno al 1200 avanti Cristo. http://atlantipedia.ie/samples/pallottino-massimo/http://it.wikipedia.org/wiki/Italo_(mitologia) www.google.it/search?q=ITALO+ATLANT...bks&tbo=1&hl=ithttp://it.wikipedia.org/wiki/Siculihttp://atlantipedia.ie/samples/strait-of-sicily/www.atlantis-scout.de/atlantis_syracuse.htmhttp://atlantipedia.ie/samples/tag/gunnar-rudberg/http://atlantipedia.ie/samples/tag/sicily/http://it.wikipedia.org/wiki/Siracusahttp://en.wikipedia.org/wiki/Syracuse,_Sicilywww.google.it/search?hl=it&site=img...&q=siracusa&oq=http://maps.google.it/maps/ms?ie=UTF&oe=UT...11706dc34626665http://virtualglobetrotting.com/map/duomo-...view/?service=0" in particolare Forsyth ha parlato di una vera e propria "Sicilian connection":come Atlantide,così la Sicilia ha una collocazione "occidentale" e vanta dimensioni per certi versi continentali (quasi 26.000 kmq,cioè dieci volte tanto l'Attica);come in Atlantide,così in Sicilia v'è una vasta pianura (la piana di Catania) fertile e ben irrigata,celebre per la sua abbondante produzione granaria,e la cui prossimità alla città principale di Sicilia,Siracusa,richiama la vicinanza della metropoli atlantidea alla pianura centrale dell'isola;non mancano in Sicilia quelle imponenti montagne che Platone attribuisce ad Atlantide,e la natura vulcanica dell'Etna,con i terremoti che ne derivano,trova un parallelo nel fatto che Atlantide finisce distrutta da un violento sisma."Other areas in wich Sicily can be said to parallel Atlantis include the abundance of timber from numerous forested areas;multiple harvests,especially of wheat,excellent mineral resource;and an unusually large human population for antiquity" [...] "Moreover,the area of Sicily near the city of Selinus was famous in antiquity fot its hot and cold springs" (G. Mosconi, Struttura e logica del racconto di Atlantide in Platone). Altri studiosi in passato sottolinearono l'esistenza di qualche notevole concordanza fra l'isola descritta da Platone e la Sicilia, in cui il filosofo greco soggiornò per diversi anni:
a) un'estesa pianura quadrilatera - si tratta della pianura di Catania, che non è orientata a sud e ha dimensioni inferiori a quella atlantidea - racchiusa da montagne: l'Etna su tutte con i suoi 3.000 metri e passa [*] seguita da Pizzo Carbonara, 1979 m., Pizzo Antenna Grande, 1977 m., Pizzo Palermo, 1964 m. eccetera; b) la fertilità, il clima e le risorse del sottosuolo; c) la posizione della Sicilia nel Mediterraneo occidentale e il fatto di essere un territorio di passaggio verso altre isole: Malta e Gozo, Pelagie, Eolie, Ustica, Egadi, Sardegna, Corsica, Elba eccetera; d) l'esistenza di un continente al di là del mare; e) i bassi fondali del Canale di Sicilia - le Colonne d'Ercole? - , lo stretto di Messina - Scilla e Cariddi -, i monumenti storici e protostorici.http://it.wikipedia.org/wiki/Geografia_del...maps-sicily.jpghttp://it.wikipedia.org/wiki/Sicilia#media...ly_in_Italy.svg[*] " ... La colonna del cielo, l'Etna ricoperta di neve, nutrice di ghiacci perenni e pungenti" (Pindaro, 470 a.C.)I monti Peloritani possiedono giacimenti metalliferi (Fiumedinisi,Ali eccetera). Fin dall'antichità vi furono scavate delle miniere per estrarre metalli come l'argento,il piombo,il rame,lo zinco,il tungsteno e perfino delle piccole quantità di oro. http://books.google.it/books?id=HubxHAAACAAJ&dq=http://books.google.it/books?id=qKYhkgAACAAJ&dq=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...catori-oro.htmlPietro Napoli-Signorelli ("Vicende della coltura nelle due Sicilie",1811) scrive che "Strabone,Ateneo ed altri antichi scrittori mentovarono invano le miniere di oro e di argento e di altri ancor più utili metalli della Sicilia"."Invano",prosegue Napoli-Signorelli, "per essi ne comprovano l'esistenza le grotte anticamente fabbricate presso Savoca ed il fiume Nisi che ancor si veggono e sono ricordate singolarmente da Tommaso Fazello.Le vestigia delle officine metalliche lavorate sin da' tempi de' Greci e de' Romani si vedevano nella contrada della Secchiaria presso Palermo anche ne' primi anni del secolo XVI (1).Assai celebri furono le miniere di argento del territorio di Caccamo nella contrada che ora pur si nomina l'Argentiera,e quelle intorno al nomato fiume di Nisi presso Messina,e nelle vicinanze di San Filippo d'Agiriò,e nelle falde del monte di Trapani.Note furono anche quelle di oro del feudo di Castelluccio,della Scaletta che conduce a Taormina,de' contorni del fiume di Calatabiano,e del tenimento di Polizzi nelle vallate che chiamansi di Porusso (1).Tutto ciò destò mai punto di utile curiosità in tali rettori de' popoli per rispiarmare di smungerli,rintracciando simili tesori sepolti nella terra? [...] Chi può ignorare le ricche miniere della Calabria citeriore famose sin da' tempi Angioini (2)?Longobucco ne ha dieci di argento grandi e ubertose,sette di ferro,cinque di piombo.Lungo le falde del monte Cocozzo e per le coste del fiume Freddo ve ne ha ben diciassette di ferro e due di rame.Or non fu e non sarà per noi sempre mai cosa vergognosa insieme e dannevole il comprar ferro dagli esteri [...] Ferro,piombo,rame parimente in prodigiosa abbondanza abbiamo nella Calabria ulteriore.Se ne ha ne' monti di Stilo,di Tejo,di Pittaro,intorno all'Assi,in Pazzano,in San-Stefano,in Mileto,nella contrada di Crochi,in un ramo del fiume Machera,in Valanidi.Argento e di molto ci apprestano le falde orientali del Caulone,il territorio di Casteltevere,quello di Bivonigi là dove si aprono i due rami del fiume Stilaro,la contrada di Raspa,la serra della Quercia,Valanidi,l'Assi,la Motta di San-Giovanni,Ricciardo,la Costa del Musciddi,i colli di S. Lorenzo e Bagaladi (1).Zinco,vitriuolo,piriti di ferro e di rame,arsenico,cinabro,trovansi da gran tempo nella marina del Pizzo,in Pedauli,in altre parti della costa litorale del Tirreno.Esistono miniere abbondanti di molibdena in Squillace ed altrove [...] Al prelodato nostro accademico Angelo Fasano dobbiamo la scoperta del prezioso feldspato che si trova in Paralia,in Tropea,in Casalnuovo,e nelle terre di Sinopolillo,il quale per gli smalti e per la porcellana equivale o si appressa almeno al decantato petunsi de' Cinesi.Di simili materiali è ricca ancor la Sicilia.Havvi il vitriuolo di Mongibello e delle Petralie;la marcassite de' contorni di Trapani,di Vizini,di Polizzi,di Castroreale;l'alume ne' monti aggiacenti al Nisi,in Rocca Lumera,in Messina,nella contrada di Caccamo;il solfo ne' contorni di Mongibello,di Terranova,di Capodarso,di Mazarino,di Asoro,di Girgenti,di Binova,di Summatino e di Riesi.Abbonda l'argentovivo ne' territorii di Marsala,di Paternò e di Lentini.Dalla copiosa miniera di antimonio del Nisi tiransi ogni anno dugentomila libbre di argentovivo [...]". http://books.google.it/books?id=ufkIAAAAQAAJ&dq="Gli enciclopedisti di cultura occidentale conoscono bene l'incendium Aetnae come una delle più stupefacenti meraviglie naturali.Prendono lo spunto,quando ne parlano,per accennare alla costituzione diremmo geologica della Sicilia.Così,ad esempio,Beda:"La terra di Sicilia che è piena di caverne e ricoperta di zolfo e di bitume,è esposta quasi totalmente ai venti e ai fuochi [...] L'eruzione dell'Etna,a immagine dei fuochi della Gehenna dura tanto a lungo,che si dice sia alimentata dalle onde delle isole Eolie".
Del resto era noto a tutto il mondo colto come il vulcanismo siciliano e in generale dell'Italia meridionale avesse avuto numerosi osservatori e studiosi:"Suppongono i Rum che molti sapienti dell'antichità venivano apposta in Sicilia per osservare i meravigliosi fenomeni dell'Etna e lo strano congiungimento del fuoco con la neve",riferisce Yaqut 'Ar Rumi (era nato da genitori greci in terra greca verso il 1178) nel Dizionario alfabetico dei paesi.Attentissimi gli Arabi [...]
Chiara nella coscienza di tutti era la relazione fra vulcanismo e riccheza mineraria.Un passo molto importante di 'ibn Sabbat (XII secolo) mette insieme acque acidule,isola di Vulcano,solfare e pozzi di petrolio:"Scaturisconbo in Sicilia delle acque acidulate,e vi hanno delle miniere di solfo giallo,del quale non si trova simile in altro luogo.Questo minerale si rinviene nell'isola del vulcano.Lo cavano dei picconieri pratici a maneggiarlo;i quali,per cagion del calore e della siccità di questo minerale,soglion perdere i capelli e le ugne.Raccontasi che certi giorni essi lo veggono scorrente e liquido,e che gli scavano nel suolo dei posti nei quali si raccoglie.Dopo un certo tempo lo trovano impietrito e lo tagliano con le piccozze.Sono in Sicilia tre pozzi,dai quali in un dato tempo dell'anno esce dell'olio di nafta;nel mese cioè di sabbat (febbraio) e nei due seguenti.L'uomo scende nel pozzo per i gradini che vi son tagliati sino in fondo:ei si camuffa bene il viso e si tura le narici,perchè se respirasse in fondo del pozzo,morrebbe immediatamente.Il liquido che ne attinge è messo in pentole,nelle quali galleggia la parte oliosa,che è quella che si adopera.Giacciono questi pozzi in vicinanza di Siracusa".
Note già nell'antichità classica,le ricchezze minerarie siciliane attraggono grandemente la curiosità dei Musulmani.Le loro cronache ricordano sempre le statue d'oro e d'argento tempestate di pietre preziose predate in Sicilia già nelle prime incursioni.Ancora nel X secolo c'era,presso Palermo,una miniera di ferro,di cui conosciamo qualche frammento di storia [...] Miniere di ferro nelle montagne di Messina,il cui prodotto si esportava nei paesi vicini e una miniera d'oro presso Taormina sono citate da Edrisi,che per altro segnala anche le miniere di ottimo argento usato per esportazione esistenti in Sardegna.
Yaqut parla poi della Sicilia come di un paradiso minerario:non vi sono nell'isola animali nocivi o tarantole,ma "vi si trovano [...] miniere d'oro,d'argento,di rame,di piombo e di mercurio".E aggiunge che secondo il Libro della divinazione di Tolomeo "le miniere d'oro vi si trovano dovunque",oltre quelle di allume,di antimonio,di argento,di vetriolo,di ferro e di piombo e delle montagne di diaspro.Sull'Etna si raccoglie in gran copia il sale ammonico,che si esporta in abbondanza in Spagna e altrove.
Incantato dall'abbondanza mineraria,segnala anche le ceneri prodotte dalle lave dell'Etna e trova giustamente che assomigliano alle scorie di ferro.Traendo le notizie dal dizionario alfabetico di Yaqut,'al Qazwini nelle Meraviglie della creazione e le rarità della natura,parla della gran copia delle miniere e dei giacimenti minerari siciliani e aggiunge che i Rum hanno chiamato l'Etna Gabal 'ad dahad (la montagna dell'oro) poichè in questo monte si trovano miniere di oro e vi si estrae anche zolfo di qualità insuperabile.
Citando la Collana di corallo circa gli itinerari ed i reami di 'Ahmad 'ibn 'Umar 'al 'Udri (spagnolo dell'XI secolo) racconta poi dei già noti pozzi di nafta siciliani,indicando però che la raccolta avviene dall'inizio alla fine della primavera.Trascurando in parte queste testimonianze,ma rifacendosi a quelle greco-latine,tutta la tradizione erudita posteriore riconsiderò le ricchezze minerarie siciliane:il breve compendio che se ne legge negli Annali del Camera si sostiene al De rebus siculis di Tommaso Fazzello,che attentamente segnalava quei luoghi minerari studiati per il XV e XVI secolo da Trasselli e dalla Dentici Buccellato.Ma la Sicilia non sembra occupare il primo posto nel Regno.E' la Calabria a contenderle il primato.La sua ricchezza mineraria era anch'essa nota in antico". Tratto da http://books.google.it/books?id=cxzURYF7t64C&hl=Purtroppo,come si sa,il tempo e lo sfruttamento esauriscono le vene e i filoni. http://it.wikipedia.org/wiki/Zolfo_di_Siciliawww.associazioneartidea.com/lo_zolfo_in_sicilia.htmlNel periodo compreso tra la fine del 1700 e la fine del 1800,il 95% della produzione mondiale di zolfo fu procurato dai depositi siciliani.In passato era fiorente anche l'estrazione del gesso.Oggidì sono importanti i giacimenti di petrolio e gas metano. CITAZIONE Un'immagine spesso riproposta (A A.V V.,1992) descrive la Sicilia interamente ricoperta di boschi.Al di là delle valutazioni che possono compiersi in ordine ai caratteri della vegetazione potenziale,la rappresentazione proposta è frutto di fantasia.Utilizzando i dati raccolti in occasione di recenti ricerche e altri dati inediti (Cannella,2007) abbiamo tentato di ricostruire la presenza di boschi in Sicilia sino all'800.Dalla sovrapposizione compiuta con ipotesi basate sulle potenzialità (A A. V V.,1992,1996) e dati palinologici emerge con chiarezza che i boschi prima delle trasformazioni antropiche erano certamente molto diffusi.Con altrettanta certezza in Sicilia erano presenti vaste superfici aperte [...] Non sono disponibili dati sulle superfici forestali dell'isola se non parziali ed esclusivamente a partire dall'800 (Tab. 1),secolo che segna la debacle dei boschi siciliani e nel quale si consuma la "folle deforestazione". www.anisn.it/workgroup/CITAZIONE La descrizione di Platone è perfetta. Quell'isola è la Sicilia. Tutti possono vedere la perfetta coincidenza dell'isola "sprofondata" (è il mare che è salito) con la Sicilia,basta leggere il racconto contenuto nel dialogo identificato con Timeo (figlio del fondatore di Taormina).Chi è stato a Mozia ha visto quest'isola rotonda circondata da una laguna e da strade sotto il livello del mare,che ancora oggi si possono percorrere con i carri. L'isola di San Leonardo la circonda come una diga. Mozia,con Marsala a sud e Trapani a nord,rappresenta un formidabile tridente aperto ai Popoli del Mare. Erice,con il suo faro millenario,completa il complesso sistema portuale. www.messinacity.com/News/Archivio/2..._Atlantide.htmlhttp://it.wikipedia.org/wiki/Moziahttp://maps.google.it/maps/ms?ie=UTF&sourc...f9721f4429ba743www.google.it/search?hl=it&site=img...819&q=mozia&oq=CITAZIONE Solone recatosi in Egitto conosce i sacerdoti del tempio della dea madre Neith della città di Sais (nel Delta del Nilo) con i quali parla della città ideale,nell'isola di Atlantide. Questo racconta il nipote Crizia:
1) Isola di Poseidone. 2) La più fertile di tutte le pianure con l'irrigazione inventata dall'uomo produce due raccolti l'anno. 3) Clito,figlia di Eunore e Leucippe,era nubile quando morirono i genitori. 4) Poseidone si unì a Clito,la quale cinque volte lo rese padre di 2 gemelli (10 figli maschi). 5) Clito divide l'isola in dieci parti,una per ogni figlio. 6) Il maggiore dei primi due gemelli fu Atlante a cui diede la casa della madre Clito e tutto il regno diviso in nove fratelli. 7) L'isola produceva tutti i metalli solidi e fusibili,l'oricalco (lega d'oro) era abbondante di miniere ed il più prezioso dopo l'oro. 8) L'isola nutriva un gran numero di animali,anche elefanti numerosissimi. 9) Vi si trovava il frutto della vite,grano e legumi. 10) Frutti legnosi che offrono ora bevanda,ora nutrimento,ora profumi. 11) L'isola era grande 2.000 stadi (350 km) x 3.000 stadi (540 km). La pianura tutta intorno 1.200 km. 12) Le montagne a nord riparavano dal vento la grande pianura. Platone dai dialoghi - parte centrale del Timeo - Crizia,nipote di Solone,racconta a Timeo (astronomo),Ermocrate (statista siracusano in esilio) e Socrate il mito di Atlantide.www.messinacity.com/Paisicom/atlantide.htmhttp://it.wikipedia.org/wiki/Ermocratewww.treccani.it/enciclopedia/ermocrate/www.treccani.it/enciclopedia/ermocr...edia_Italiana)/www.treccani.it/enciclopedia/timeo_...-di-filosofia)/http://it.wikipedia.org/wiki/Timeo_di_LocriTimeo di Taormina (350-250 a.C. circa),storico greco-siciliano,è posteriore a Platone (428-348 a.C. circa). "Platone",afferma Colin Wilson, "non solo non completò mai il Crizia,ma neppure diede mano al terzo preannunciato dialogo,Ermocrate,che avrebbe dovuto completare la trilogia di Atlantide".http://it.wikipedia.org/wiki/Timeo_di_Tauromeniowww.liberliber.it/mediateca/libri/c...testi/timeo.htmwww.treccani.it/enciclopedia/timeo/La Sicilia è soggetta fin dall'antichità a terremoti,maremoti e imponenti fenomeni vulcanici www.messinacity.com/Paisicom/images/atlantide.jpgwww.messinacity.com/Paisicom/images/Sicilia_10.000aC.jpgwww.messinacity.com/Paisicom/images/terremoti.jpgCITAZIONE Il disastroso terremoto e maremoto in Sicilia e in Calabria del 28 dicembre 1908 che devastò Messina e Reggio Calabria [...] E' appena passato il Natale,siamo nella notte tra il 28 e il 29 dicembre,ore 5,21 di lunedì 28 dicembre 1908. Un boato scuote la terra con violenza inaudita. Uno dei più tremendi terremoti della storia italiana si abbatte sulle due città meridionali:entrambe sono rase al suolo da una scossa catastrofica d'eccezionale gravità e da un'onda di maremoto. Le vittime furono circa 80.000 soltanto a Messina su una popolazione di circa 140.000 abitanti. Tra gli altri persero la vita la moglie e i figli di Gaetano Salvemini che a quel tempo insegnava presso l'Università di Messina. A Messina soltanto il 2% degli edifici non rimase danneggiato. A Reggio Calabria ci furono circa 15.000 morti su una popolazione di 45.000 abitanti. Numerose furono le vittime anche nei paesi limitrofi. Altissimo il numero dei feriti e catastrofici i danni materiali. Fu un disastro di proporzioni anche economiche che dopo un secolo non si è ancora rimarginato. http://diamante.uniroma3.it/hipparcos/Terr...alabria1908.htmhttp://it.wikipedia.org/wiki/File:Panorama_macerie.JPGhttp://it.wikipedia.org/wiki/File:Gloeden,...ssina,_1908.jpghttp://it.wikipedia.org/wiki/Terremoto_di_Messina_del_1908www.ct.ingv.it/it/?option=com_conte...mid=312&lang=itCITAZIONE L'attività sismica del Mediterraneo e delle regioni circostanti è molto elevata:la distribuzione dei terremoti interessa una fascia molto ampia,allungata prevalentemente in direzione E-W [...] Gli epicentri dei terremoti si concentrano in gran parte lungo una fascia che va dalle Azzorre alla Sicilia (intermedia tra le Azzorre e la Sicilia),risale poi lungo la catena appenninica e riscende nel Mar Egeo e nell'Anatolia,passando per le Dinaridi.La distribuzione indicata e l'andamento dei meccanismi focali [...] consentono di individuare in maniera netta e univoca soltanto alcune porzioni del margine di convergenza tra la placca euroasiatica e quella africana.In particolare,la zona che si estende dalle Azzorre fino in Sicilia e nell'Arco Calabro è considerata particolarmente rappresentativa di tale margine:lungo tale fascia la direzione del campo delle tensioni (orientazione prevalente delle forze trettoniche - stress - che agiscono in un'area) ben si adatta alla direzione relativa di movimento delle placche prevista dai modelli tettonici globali,contrariamente a quanto si osserva in altre zone sismogenetiche dell'area per le quali la situazione è molto più complessa.La fascia tra le Azzorre e la Sicilia occidentale viene considerata la sola zona,in tutto il Mediterraneo,in corrispondenza della quale si ha un contatto diretto fra le placche euroasiatica e africana.Non è chiaro,però,se si verifichi o meno un fenomeno di subduzione.Nell'ambito del bacino mediterraneo,la regione che risulta maggiormente attiva dal punto di vista sismico è l'area egea.La sismicità è concentrata prevalentemente lungo la zona di subduzione rappresentata dall'Arco Ellenico e lungo la regione balcanica,la Grecia centrale,il Mar Egeo e la Turchia occidentale.Altre zone sismiche,che non appartengono direttamente al margine di convergenza tra Africa ed Eurasia ma sono legate a esso geneticamente,si individuano in varie parti d'Europa.Si tratta della cosidetta sismicità di intraplacca [...] caratterizzata,nel caso specifico,prevalentemente da eventi di magnitudo inferiore a 3,anche se non mancano terremoti di magnitudo più elevata. http://books.google.it/books?id=wht0_iG-cmsC&dq=http://it.wikipedia.org/wiki/File:Sicily-m...ins-map-bjs.jpgwww.cerchinelgrano.info/ARTICOLI_DAL_WEB/Atlantide1.jpgwww.globalgeografia.com/italia/sicilia.jpgwww.globalgeografia.com/italia/sicilia.htmhttp://it.wikipedia.org/wiki/Piana_di_Cataniawww.regione.sicilia.it/presidenza/u...quadramento.pdfhttp://it.wikipedia.org/wiki/Etnawww.google.it/search?hl=it&site=img...uzione+etna&oq=Eh sì,Platone la conosceva bene,questo è sicuro. Certo,non si trova sott'acqua ... "Nel Pleistocene superiore vissero elefanti nani in molte isole del Mediterraneo:Malta,Sardegna,Sicilia,Cipro,Creta e altre isole greche.I "grandi maschi" della specie Palaeoloxodon falconeri,che viveva in Sicilia,non raggiungevano il metro di altezza [...] Per sorprendente che sia,il piccolo elefante di Sicilia evolvette a partire dall'elefante con le zanne dritte del continente.A volte si sostiene che questi enormi animali diventarono piccoli nelle isole perchè mancava il cibo,e altre volte si attribuisce la riduzione della taglia all'assenza di grandi predatori terrestri.Può sembrare una battuta,ma i cuccioli degli elefanti nani delle isole del Mediterraneo scruterebbero il cielo per difendersi dal loro unico nemico:l'aquila". Tratto da I primi pensatori e il mondo perduto di Neandertaldi Juan L. Arsuaga. http://terresiciliane.it/geologia-e-paleon...-siciliani.htmlwww.messinacity.com/News/Archivio/2...efanti_nani.htm"Fino al Rinascimento ed oltre,il racconto omerico dell'avventura di Ulisse con Polifemo,e il ritrovamento,in Sicilia e a Malta,di misteriosi teschi dotati di un ampio foro nel centro della fronte,avevano alimentato la credenza che nel passato fossero davvero vissuti giganti spaventosi.La verità su questi suggestivi ritrovamenti fu svelata da alcuni studiosi:i presunti resti dei Ciclopi altro non erano che i crani di elefanti nani.Gli elefanti nani vissero in Sicilia durante il Pleistocene,il quale terminò 11 mila anni fa.Estinti gli elefanti nani molte ossa sono state rinvenute nelle caverne siciliane". Tratto da Elymioti di Gaetano De Gregorio. www.arkeomania.com/elefantenanociclopi.htmlhttp://zonaarchi.wordpress.com/2008/04/06/...ta-sui-ciclopi/www.scientific-web.com/en/Biology/A...alconeri01.htmlhttp://it.wikipedia.org/wiki/Elephas_falconerihttp://en.wikipedia.org/wiki/Elephas_falconeriIl megatsunami dell'Etna di 8.000 anni fa ( +/- 6000 a.C.): CITAZIONE E' stata recentemente documentata una gigantesca frana che precipitò verso il mar Jonio [...] demolendo circa 1/10 del cono sommitale del vulcano e provocando un'immane tsunami verso il Mediterraneo [...] Non è ancora chiaro se la frana sia stata provocata da un'eruzione o da un terremoto.Le prove sono state raccolte attraverso sondaggi stratigrafici dei fondali [...] La simulazione al computer dell'evento catastrofico mostra l'onda di tsunami che in 4 ore si diffonde attraverso lo Jonio - prima verso la Calabria,con onde di 40 metri,poi verso l'Albania e la Grecia occidentale,con onde di 13-15 metri,poi raggiungendo Egitto e Libia verso sud con ondate di 8-13 metri,arrivando infine alle coste più orientali del Mediterraneo (Libano,Israele - dove è attestata una traccia dell'effetto dello tsunami su insediamenti umani - e Siria) con ondate da "soli" 4 metri.A questa catastrofe potrebbe riferirsi la memoria della distruzione di Atlantide,citata da Platone come informazione ricevuta dai sacerdoti egiziani. www.sicilie.it/sicilia/Etnawww.exploratetide.com/pages/posts/2...anni-fa548.htmlwww.corriere.it/Primo_Piano/Scienze...e/01/etna.shtmlwww.corriere.it/gallery/Scienze/vuo...cembre/etna/1&1http://adsabs.harvard.edu/abs/2007GeoRL..3416317P"In particolare,è Siracusa ad offrire vari punti di contatto con l'Atlantide platonica:non solo nell'essere una grande potenza marittima,che venne allo scontro con Atene,ma soprattutto "in harving its citadel capital located on an island which was joined to the rest of its territory by a manmade bridge.If the concept of an "island capital on a continental-sized island" is central to Atlantis,only Siracuse and Sicily offer convincing parallels".Forsyth continua richiamando,come paralleli,la trasformazione di Ortigia in residenza privata di Dioniso I così come l'isola centrale di Atlantide è occupata dalla reggia,la presenza di fonti di acqua dolce sull'isola di Ortigia come sull'isola centrale della metropoli atlantidea,il Porto Grande di Siracusa analogo ai porti negli anelli di mare della metropoli atlantidea,il tempio di Atena in Ortigia,decorato con porte in oro e avorio,così come oro e avorio abbondano nel tempio di Poseidone in Atlantide,il numero e l'imponenza delle strutture difensive (come in Siracusa il muro delle Epipole),infine (p.174) la divisione di Siracusa in quattro zone,via via più esterne rispetto al nucleo costituito da Ortigia,analogamente alle quattro fascie concentriche della metropoli di Atlantide.Le analogie sussistono anche sul piano morale e spirituale:Siracusa e Atlantide sono entrambe potenze imperialistiche e aggressive,e l'area di espansione del potere di Dioniso I si spinse sino all'Etruria,come nel racconto platonico Atlantide,prima della guerra con Atene,domina in Europa fino alla Tirrenia" (G. Mosconi, Struttura e logica del racconto di Atlantide in Platone). In altre parole,Forsyth riduce Atlantide a un' allegoria storico-politica della Siracusa dei Dionisii. http://it.wikipedia.org/wiki/Dionisio_I_di_Siracusahttp://it.wikipedia.org/wiki/Dionisio_II_di_Siracusahttp://it.wikipedia.org/wiki/Spedizione_ateniese_in_Siciliawww.treccani.it/enciclopedia/dionis...no-di-siracusa/www.loescher.it/librionline/risorse...iogeneN17_1.pdfhttp://it.wikipedia.org/wiki/Isola_di_Ortigiahttp://books.google.it/books?id=BgwOAAAAQAAJ&dq=http://atlantipedia.ie/samples/atlantis-the-making-of-myth/"Atlantide in Italia:il regno dei Feaci nell'agro reggino" di Domenico Rotundo: http://books.google.it/books/about/Atlanti...AAJ&redir_esc=ywww.aseq.it/atlantide-in-italia.htmlhttp://it.wikipedia.org/wiki/Feaci" In quanto al nome di Atlante,e del popolo Atlantico,risuonò assai concordemente presso tutti i più chiari scrittori dell'antichità,come si legge in Diodoro di Sicilia,in Strabone,in Plinio,ed in Euripide,con molti altri,onde è,che i poeti,ed i filosofi non inventarono punto cotesti nomi;e siccome i nomi suppongono le cose,l'antica verace esistenza della Atlantide e del popolo Atlantico rimane vittoriosamente dimostrata. Ne si potrebbe miga dire,che questi scrittori sono i copisti di Platone,perchè ci danno dei dettagli,che non si leggono ne' suoi dialoghi. Eravi dunque sull'Atlantide un fondo di storia,e di tradizioni conosciutissime da tutti generalmente in que' tempi,in cui nelle biblioteche pubbliche;e private si leggevano gli originali sorgenti di quella famosa isola,e sua fatale sommersione,dalle quali Platone trasse i suoi veridici racconti [...] Traduzione di un passaggio della VII Dissertazione di Massimo di Tiro,intitolata:Si debbano agli Dei dedicarsi delle statue?Paragrafo7 [*] . "Gli Esperi libici abitano una terra stretta,e lunga,cinta da ogni intorno dal mare. Nelle estremità la più elevata delle sue sponde,è quasi divisa dal mare,dove la molta violenza delle sue acque,e dei vortici marini abbracciarono la terra. In questo luogo gli abitanti venerano Atlante,che è un monte tutto scavato,ed abbastanza elevato,che si vede dal mare a guisa di una scena di teatro nell'aria. Nel mezzo di questo monte si vede uno spazio,che forma una piccola valle di ameno territorio,folto di arbori,dai quali pendere i frutti tu vedi,ne appare altrimente questa scena ai riguardanti,se non in guisa di chi rimira nelle profondità di un pozzo,e dalla quale eminenza non si discende in questa valle amena,perchè le vie sono assai ripide,e perchè ancora non è permesso a cagion di religione. Nulla tuttavia reca più meraviglia ai riguardanti,quanto lo stesso mare,il quale con una forza terribile delle sue onde ne circonda i lidi,e nel tempo istesso ne circonda i campi circostanti. I flutti montano attorno all'Atlante,i quali col loro peso sembrano monti di acqua,che non si affrettan di scendere per i precipizj terrestri,ne dalla stessa poi vengono sostenuti. Nel mezzo tra il monte e il mare,evvi un o spazio vaquo,ed un bosco nelle convalli,che il detto monte circondano. Quivi tu vedi un tempio libico,in cui sta il dio,del quale hanno la statua". Questo passaggio è pure citato da Esiodo alla pagina 38,e da Diodoro Siculo alla pagina 133 del Tomo I. E sarebbe curioso il leggere ciò che notano i commentatori Enipio,Davisio,il Marclando,il Reisichio,ed altri,fra i quali anche il Formey,il quale traduce il detto squarcio alquanto differentemente,e noi per non tralasciare alcuna diligenza,che potesse giovare al grande nostro assunto,crediamo ben fatto di anche qui riportare: "Che l'Esperia,o l'Esperide,era una terra stretta,e rinserrata da per tutto dal mare. Egli è in quest'isola che Atlante è tenuto in riverenza. Egli è la,che si vedono le statue celebri d'oro. Evvi pure ivi una montagna detta Atlas,tutta scavata nelle di lei viscere,e molto alta. I valloni di quest'isola sono assai profondi a guisa di pozzi,e sono pieni di alberi,e di frutta. Lo sbarco in cotest'isola è assai difficile,percè è ripida nei suoi lidi,e molto più poi,perchè viene difesa da una avita antichissima religione". Queste descrizioni a me fanno l'illusione perfetta,che Massimo di Tiro abbia voluto descrivere Ogigia,o l'isola di Calipso, ma non già l'Atlantide per la diversità che si rincontra con la descrizione dell'Atlantide di Platone. Molta uniformità io vedo poi di questa descrizione con Malta [...] Delirarono coll'ammettere l'Atlantide in vaste terre nel nord,e in altri continenti non sprofondati nel mare,ma tuttora esistenti sopra terra. Non badarono alle misure esatte,che da Platone all'Atlantide,e finalmente non posero mente a quel che dice Platone,che l'atlantico Impero si estendeva (si badi bene) da una parte sino all'Egitto,dall'altra sino al mare di Toscana. Da ciò si ricava che l'Atlantide era nel Mediterraneo,e nelle vicinanze di Cartagine,il qual mare appunto dall'Atlantide chiamasi Atlantico [...] In quanto alla esatta descrizione di quelle,mando per ora il lettore a leggerla nel Timeo,e nel Crizia di Platone come anco,se avrò vita bastante,nell'opera mia principale;ora intanto ci conviene osservare come,perchè Malta fu un frammento dell'Atlantide"."Compendio, ossia Epilogo anticipatro di un'opera estesa sulla precisa situazione della famosa sommersione isola Atlantide" (1854),Giorgio Grognet de Vassé, http://books.google.it/books?id=k8sNAAAAQAAJ&dq=[*] http://it.wikipedia.org/wiki/Massimo_di_Tiro, Massimo di Tiro, filosofo e retore greco, II secolo dopo Cristo. Giuseppe Brex e il primato Italico:"Centuripe, città antica fondata dall'arcaico popolo dei Siculi, tra i numerosi motivi di interesse dovuti alla bellezza dei luoghi e ai notevoli resti archeologici ne ha uno meno conosciuto non solo dagli appassionati di storia ma forse anche dai suoi stessi cittadini, perchè fu la città natale di Giuseppe Brex, una figura di studioso e di scrittore che si inserisce a pieno titolo in una linea di pensiero che possiamo far risalire almeno al XVIII secolo: parliamo di quegli scrittori che ricercarono le origini della civiltà italica, facendola risalire ad un periodo antichissimo e ponendola anzi come la più antica tra le civiltà del Mediterraneo. L'argomento di questa ricerca storica prese il nome di "Saturnia Tellus", la Terra di Saturno, termine adoperato dagli autori classici romani e greci per indicare l'Italia come il luogo in cui fiorì la prima civiltà introdotta dal Dio Saturno, il quale, secondo la mitologia, sconfitto e spodestato dal figlio Giove venne a rifugiarsi nel Lazio, dove fece costruire una città sul Campidoglio, che da lui prese il nome di Saturnia, là dove millenni dopo sarà fondata da Romolo la città di Roma. Questo filone storico, indubbiamente appassionante e che solo in tempi relativamente recenti sta trovando le prime conferme negli scavi sul Campidoglio e sul Germalo intrapresi all'inizio del 1900, trovò le sue prime origini in autori toscani, tra cui Anton Francesco Gori, Mario Guarnacci e Luigi Lanzi, i quali nel 1700, in una Italia ancora divisa tra tanti Stati e sotto il governo di popoli stranieri, rivendicarono attraverso lo studio dei testi degli antichi scrittori latini e greci "il primato italico", cioè l'origine della civiltà occidentale, al popolo degli Etruschi. Con il passare dei decenni, le ricerche furono approfondite e raggiunsero la prima sistematizzazione con Angelo Mazzoldi, il quale pubblicò a Milano nel 1840 il suo principale testo Delle origini italiche e della diffusione dell'incivilimento italiano, fondamentale per tutti gli autori cfhe lo seguirono: egli dava il "primato italico" ad un popolo precedente gli Etruschi, popolo che abitava una terra che in seguito era andata distrutta da inondazioni e terremoti vulcanici, la Tirrenide (nulla a che vedere con l'Atlantide platoniana), un subcontinente che comprendeva Italia, Sicilia, Sardegna, Corsica, l'isola d'Elba e Malta. La moderna geologia ha in gran parte confermato le brillanti intuizioni di Mazzoldi: effettivamente alla fine dell'ultima Era Glaciale (circa nel 6000 a.C.) il Mediterraneo salì di oltre cento metri al di sopra del livello attuale, il che vuol dire che tutte le zone pianeggianti furono sommerse, e sembra che ciò sia avvenuton in un tempo abbastanza breve, forse non più di trenta anni. A questa inondazione, da non confondersi con il diluvio biblico, fece seguito l'eruzione improvvisa della catena vulcanica che attraversa l'Italia dalla Toscana al Lazio, alla Campania fino alla Sicilia (si ricordi che nelle isole Eolie i vulcani sono ancora attivi e che nel mare tra Napoli e la costa nord della Sicilia vi è una catena parallela di vulcani, almeno uno dei quali, il Marsili, è ancora in fase eruttiva). Il "cataclisma italico" o "catastrofe atlòantica", come lo chiamarono questi scrittori, distrusse gran parte dell'Italia centrale e meridionale e staccò la Sicilia dal continente, a cui era unita da un istmo (si pensi che questo già lo sapeva Plinio, autore romano che scrisse nel I sec. d.C.!), costringendo le popolazioni a rifugiarsi sui monti o a fuggire via mare per scampare alla catastrofe. In questo movimento di popoli vi fu anche quello dei proto-Siculi, che, spinti dalle genti che facevano ritorno alla terra che avevano abbandonato a causa delle catastrofi, i Pelasgi, giunsero in Sicilia portando con sè il retaggio dell'antica civiltà della Tirrenide. Al Mazzoldi fece seguito una serie di studiosi e di archeologi i quali perfezionarono ulteriormente le sue tesi, anche grazie allo sviluppo di nuove scienze quali la paleoetnologia e la paleontologia ed ai nuovi studi archeologici che si andavano facendo a Roma come in Sicilia; ci limitiamo a citare tra essi Camillo Ravioli e Ciro Nispi-Landi per il XIX secolo ed Evelino Leonardi, Costantino Cattoi e Guido Di Nardo per il XX . In questa linea di autori si inserisce a pieno titolo Giuseppe Brex, nato a Centuripe nel 1896 e morto a Lanuvio presso Roma nel 1972, autore di un testo, intitolato proprio Saturnia Tellus e stampato a Roma nel 1944, nel quale avanza la tesi che "il primato italico" sia da attribuirsi al popolo dei Siculi per il periodo successivo a quella che viene chiamata "catastrofe atlantica".Nato in Sicilia ma vissuto a Roma, Brex si distingue dagli autori che lo hanno preceduto per diversi motivi: il suo libro, Saturnia Tellus, ha come argomento centrale l'antichità del popolo dei Siculi, del quale egli rivendica il primato sulle altre stirpi come più antica popolazione italica: non a caso il libro venne pubblicato a Roma nel maggio 1944, quando gli Anglo-Americani erano in procinto di sbarcare nella sua terra nativa (luglio 1944), quasi volesse rivendicare contro le più recenti etnie anglosassoni la supremazia storica dei siciliani; altro aspetto particolare è l'essere il suo un testo perfettamente storico e archeologico, che poco spazio lascia alle idee esoteriche che invece costituiscono il nucleo centrale delle opere di Leonardi e ancor di più del Di Nardo e di Cattoi (anche se quest'ultimo non ci ha lasciati scritti di sua mano, ma la storia dei suoi lavori non lascia dubbi in merito). Ciò non toglie che Brex possa avere avuto un ruolo nell'ambiente dell'esoterismo romano nel quale doveva essere conosciuto, visto che l'introduzione al suo libro la scrisse Romolo Artioli, esoterista e noto archeologo, collaboratore di Boni negli scavi del Foro e del Palatino. Molti anni dopo la pubblicazione del libro di Brex, venne rinvenuta nel 1963 una lapide scritta in dialetto dorico, la quale, tradotta dall'epigrafista catanese Giacomo Manganaro, rivelò essere un trattato di "riconoscimento ufficiale dei vincoli di parentela, di amicizia e di ospitalità, che legavano i Centuripini con i Lanuvini ... il Senato di Lanuvio riconobbe la fondatezza della richiesta centuripina ed emanò il decreto di convalida dei remoti vincoli di parentela fra i due popoli".Il Sindaco di Lanuvio nel 1971 propose al suo omologo di Centuripe di rinnovare l'antico gemellaggio, invito che venne accolto anche per l'esortazione di Giuseppe Brex, a quel tempo Presidente dell'Associazione "Aborigeni d'Italia" da lui fondata a Centuripe. Da allora periodicamente il gemellaggio tra le due cittadine viene rinnovato nei mesi di maggio e settembre, con l'incontro dei massimi rappresentanti dei due comuni. Brex morì l'anno successivo al primo gemellaggio ma volle essere sepolto nell'adottiva Lanuvio, ove ancora oggi una stele ricorda lo studioso. La "lapide del gemellaggio" confermava, con una prova archeologica inconfutabile, le tesi già espresse dal Brex nel 1944 della comune origine di Siculi e Latini: Brex aveva messo in luce i rapporti, davvero singolari, tra la sicula Centuripe e Roma, ricordando come Cicerone nelle sue orazioni contro Verre, il pretore che aveva dissanguato la Sicilia durante il suo incarico, avesse affermato le comuni origini dei cittadini di Centuripe e di Segesta con la stessa Roma: "I cittadini di Segesta e di Centuripe sono legati al popolo romano non solo per i servizi resi, per la fede giurata, per l'antica amicizia, ma anche per essere nati dallo stesso ceppo". Questa comune origine di due città così distanti tra di loro si può spiegare con la comune discendenza dei due popoli, i Siculi ed i Romani, dal ceppo proto Latino, e gli studi archeologici ed antropologici che erano stati condotti nella prima metà del XX secolo, in particolare quelli di Orsi, grande ricercatore delle origini siciliane, e di Sergi, avevano dato una nuova conoscenza della storia della Sicilia". www.simmetria.org/simmetrianew/cont...lo-galiano.html La "Roma prima di Roma" e la terra di Saturno:"Il nome di Saturno sembra derivi dalla radice indoeuropea Sat, cioè che produce, che dà vita, che feconda. Secondo la leggenda avrebbe regnato nella mitica età dell'oro, quando era sempre primavera, vi era abbondanza di ogni frutto sulla Terra [...] Prima delle influenze della cultura greca, Roma aveva sue divinità, dette numina, cioè "potenze", senza forma e senza miti. I numina più importanti erano i Lari ed i Penati, e Saturno era uno dei numina che proteggeva campi e sementi, mentre sua moglie Opi proteggeva il raccolto. Sotto l'influenza greca Saturno venne associato al greco Crono, il titano padre di Zeus. Secondo il mito romano, quando il dio fu spodestato dal figlio Giove, fu esiliato in Ausonia, cioè nel suolo italico e, accolto dal dio Giano, avrebbe fondato le mitiche città saturnie. Insegnò l'agricoltura alle genti del luogo portando pace e giustizia. Per i suoi molti meriti avrebbe ricevuto una parte del regno di Giano, cui conferì anche il dono della preveggenza. Saturno resterà l'unico a regnare dopo la morte e la divinizzazione di Giano, ed ebbe la sua dimora sul Campidoglio e c'era un tempio in cui la sua statua era avvolta in catene perché i Romani non volevano che lasciasse mai Roma, oppure perché si ricordava così il periodo in cui Zeus lo aveva imprigionato. Saturno aveva un tempio nel foro, dove si conservò il tesoro dello Stato fino alla fine della Repubblica (aerarium), insieme alle leggi incise su tavole bronzee, ai decreti del Senato, alle insegne degli eserciti e ad una bilancia per la pesatura del metallo". www.romanoimpero.com/2010/12/culto-di-saturno.html"Negli ultimi tre secoli una serie di scrittori italiani ha affrontato un tema che ormai rischia di andare dimenticato nel vertiginoso succedersi delle mode letterarie: l'antichità dei popoli italici e la precedenza storica della loro civiltà rispetto a quelle del bacino Mediterraneo, civiltà a cui questi scrittori dettero il nome di Terra di Saturno, rifacendosi nel nome all'Età dell'Oro di Saturno, della quale gli scrittori classici, sia Latini che Greci, avevano scritto [...] Possiamo risalire indietro nel tempo fino a giungere almeno all'inizio del Settecento (in realtà sarebbe possibile trovare ancora prima tracce di questa ricerca culturale, ad esempio con Annio da Viterbo, che già nel Cinquecento parlava di una "Prisca Sapienza" dei primi popoli italici), a partire da Giambattista Vico, il quale nel suo De antiquissima italorum sapientia del 1710 affermò per primo l'esistenza di una sapienza romana ed etrusca che aveva preceduto nel tempo le altre civiltà, andando controcorrente, poichè già allora si andava affermando quella concezione della supremazia civile e culturale della Grecia, che con il Winckelmann troverà la sua codificazione fin dal 1755 [...] per poi giungere alla critica distruttiva di Theodor Mommsen e della Scuola tedesca nei confronti di tutto quanto riguardava la storia arcaica di Roma [...] Dobbiamo iniziare, aiutandoci con i risultati degli studi della moderna geologia e vulcanologia, dall'ultima Era Glaciale: a quei tempi l'estensione dell'Italia era molto maggiore di quella attuale, ad oriente essa occupava buona parte dell'Adriatico, per cui le foci del Po erano ben distanti da quelle attuali, ad occidente era direttamente collegata all'isola d'Elba e al complesso Corsica-Sardegna mentre a sud giungeva a comprendere Sicilia, Malta e Gozo; sul versante tirrenico le spiagge costituivano un'ampia pianura, dato che il livello del Mare Tirreno era circa 100-120 metri più basso dell'attuale. Questa era la Tirrenide, una regione abitata da tribù italiche di alto livello di civiltà, di cui Mazzoldi, il maggiore degli scrittori dell'Ottocento, ci dà nel suo Delle origini italiche e della diffusione dell'incivilimento italiano del 1840 un'interessantissima ricostruzione, basata sulle notizie pervenute attraverso i miti, la poesia epica e gli scritti degli antichi. Secondo Mazzoldi esse sarebbero state di religione monoteista, identificavano nel Sole l'aspetto visibile della divinità, lo Stato era retto da un monarca e da un consiglio di aristocratici, l'architettura era molto avanzata, tanto da consentire le costruzioni delle cinte murarie di Alatri, di Segni e di altre "città ciclopiche", che noi chiamiamo megalitiche e che Mazzoldi chiama "saturnie"; l'arte della navigazione aveva raggiunto alti livelli di perfezione, in un periodo in cui le altre nazioni del Mediterraneo ancora non possedevano imbarcazioni capaci di attraversare i mari. Ravioli, che pubblicò i suoi studi poco dopo Mazzoldi, a partire dal Ragionamento del Foro romano e dei suoi principali monumenti nel 1859, suppose l'esistenza di una prima città nella zona dove nei secoli successivi sorgerà Saturnia, la Roma di Saturno, che egli nel suo disegno dell'Italia-Tirrenide chiamò "Metropolis": questa sarebbe quindi la prima Roma, la Roma precedente la "catastrofe italica", il cui re potrebbe identificarsi con quel Carnese che rarissime citazioni dicono essere precedente anche a Giano, il quale avrebbe da lui ricevuto il territorio che sarà il Lazio secondo la testimonianza di Macrobio (Saturnalia I, 7 19): "Giano ottenne di regnare su questa terra che ora è chiamata Italia e, come scrive Igino seguendo Protarco di Tralli, regnò condividendo il potere con Carnese, anch'egli indigeno". In tal modo "l'epoca aurea viene spostata al regno dell'oscurissimo Carnese di cui resta poco più del nome, che regnò ancor prima di Giano e condivise con lui il regno". www.romanimamundi.it/terra_di_saturno.htmlwww.treccani.it/enciclopedia/saturn...a-dei-ragazzi)/http://archive.org/details/ragionamentodel00ravigooghttp://atlantipedia.ie/samples/tag/camillo...amillo-ravioli/www.base.it/ouch/materiali/Galiano_Terra_di_Saturno.pdfwww.ereticamente.it/2014/10/roma-pr...e-italica.htmlùCamillo Ravioli fu un "erudito di vasti interessi [...] Segretario della "Spedizione Romana in Egitto" (1840), Capitano del Genio e di Stato Maggiore (1848-1849), ingegnere e consigliere sanitario della Provincia di Roma". "Il suo nome, oggi pressoché sconosciuto, è legato a studi di storia militare, storia dell'arte, archeologia, ma soprattutto alla ricerca delle più profonde e remote radici dell'Italia; in quest'ultimo ambito, le tesi da lui esposte ebbero una notevole influenza sul clima culturale a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Il suo diretto successore in tali studi fu Ciro Nispi-Landi. "Prima Tellus", in riferimento al primordiale continente italo-atlantideo, è il titolo del presente volume che riunisce due scritti: un saggio introduttivo di Siro Tacito e la "Disserazione sulla Gigantea dell'isola di Gozo" di Camillo Ravioli. In quest'ultimo scritto, breve ma assai denso, Ravioli identifica nel monumento dell'isola dell'arcipelago maltese un "Teschio Cabirico", tempio tipico di un'antichissima civiltà, identificata con l'Atlantide di Platone, fiorita su suolo italiano. Con vasta erudizione, e attingendo verosimilmente alcuni elementi da dottrine riservate nell'ambito della Schola italica, viene delineata la visione del Sacro propria a tale civiltà, ed il suo influsso in tutto l'antico Mediterraneo". www.aseq.it/prima-tellus.htmlwww.duepassinelmistero.com/etimo%20Monte%20Cavo.htmwww.circei.ithttp://it.wikipedia.org/wiki/Cabiriwww.treccani.it/enciclopedia/cabiri/www.lacittadella-web.com/schola.htmSecondo Paolo Galiano, ed altri autori, le "arci megalitiche" di Alatri, Ferentino, Segni, Amelia (le cosiddette città ciclopiche) e via dicendo sono forse ben più antiche di quanto ammetta l'archeologia ufficiale (V-VI secolo a.C.).Atlantide nella penisola calabro-lucana: http://atlantipedia.ie/samples/tag/giuseppe-palermo/http://it-it.facebook.com/pages/Atlantide-...496390200384813www.atlantid.infowww.acrinrete.info/News_2012.asp?id=5446&p=7www.acrinrete.info/News_2012.asp?id=5542&p=5http://it.wikipedia.org/wiki/Acri_(Italia) http://it.wikipedia.org/wiki/Pandosia_Bruziawww.treccani.it/enciclopedia/pandosia/Lo studioso Winfried Huf afferma che le Colonne d'Ercole erano lo stretto di Messina (Scilla e Cariddi) e che l'impero di Atlantide era diviso in cinque principali settori: le isole Lipari, l'Italia continentale, Malta, Syrtis Major e il Fezzan, nel sud-est della Libia. I 9000 anni, secondo lui, vanno intesi come anni solari e non come cicli lunari. http://atlantipedia.ie/samples/huf-winfried/http://atlantipedia.ie/samples/strait-of-messina/Edited by RAGNOUOMO - 10/8/2015, 12:37
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