| Dei libri della Clark soggnente. Mai letto uno. Siccome sono il tipico santommaso che deve provare le cose di persona, presi uno zapper che ho ancora e lo usai. Devo dire che a parte un po' di effetto placebo che è sempre presente (e ci ricolleghiamo al discorso che hai approfondito poco fa) ho notato che sembravano esserci degli effetti che si manifestavbano in tempi diversi, su persone diverse, nel caso di un suo impiego. L'ho sato su di me e ho cercato uno spirito critico a 1000 e una qualche utilità superiore all'effetto placebo ce l'ho vista. Ma sono osservazioni mie e senza nessuna pretesa. Se poi possa avere qualche effetto anche su malattie più serie e tumori, questo lo ignoro completamente. E così a naso, non ce lo vedo molto, però non voglio entrarci proprio nella discussione.
Invece nel libro che citavo io, il suo autore ha cercato di offrire un modo diverso di vedere la malattia. Ci sono delle dinamiche ricorrenti in questi casi, e molte... quasi tutte portano un appesantimento. Sarà anche qualcosa di intrinseco, perchè se ti viene una malattia, poi non ragioni più come prima, ma in qualche modo ti cambia. Anche il peggioramento è una fase del cambiamento, per me (parlo naturalmente di implicazioni d'umore, vitalità etc.) Certo, dipende sempre da come reagisce una persona, ma quel che mi sembra si possa affermare è che in tutti i casi ci sono un aumento di pesantezza generalizzata, come si fosse abbattuta una piaga. Il problema poi non è tanto quello ma anche il fatto che attorno alla parola "tumore" ci stanno appesi miliardi di tabù e stereotipi che si mangiano il carattere di una persona in un balen. Non tutti sono forti a sufficienza per tener testa a certe tempeste emozionali, tantopiù che per quanto ci siano gli affetti intorno, si finisce per isolarsi ancora di più, molto spesso.
Insomma per uno che è ammalato è una battaglia che si trasforma subito in resa. Molto è dvuto a come siamo fatti noi, a tutti gli attaccamenti, agli affetti che ... e come li puoi vivere gli affetti? La malattia sembra torturarti ancora di più perchè devi rinunciare anche alle cose belle. Eppoi insomma sarebbe troppo lunga da raccapezzarci (si) Un'idea di vita di dovrebbe cercare perchè si corre a chiudersi in idee mortali. Nel senso che ti spengono proprio.
Invece se ci fosse un modo per togliere tutte le illusioni (ciarlatani compresi eh) e anche tutte le paranoie che si creano, se ci fossero degli strumenti per cercare un modo, se c'è, per vivere meglio uno, 100 giorni o 50 anni, beh sarebbe positivo. Banale, vero? Beh guardiamo a cosa accade invece di solito. Non si spiega. Spiegandolo un po' meglio, si capisce che l'autore del libro in questo caso non vuole fare statistica, perchè non c'è neanche la possibilità, ma mettere in evidenza che dei risultati ci sono. Forse siamo noi stessi che abbiamo l'ansia di chiedere, ma allora quanto mi rimane? Ed è lì il punto debole in sui si infila il baco che ti opprimerà. Tutti i pensieri che girano intorno al cancro possono essere deleteri tanto quanto la malattia in se. Che piaccia o no sono i tuoi pensieri che danno la qualità tua vita che stai vivendo.
Invece anche quelli a cui hanno detto che non c'era più niente da fare, poi hanno trovato una soluzione. Nonostante i sei mesi, due mesi, un anno, sono tutt'ora allegri e vivi. Vivi. Soprattutto nei pensieri.
|