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Psicologia dei Gruppi e delle Organizzazioni

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view post Posted on 14/6/2018, 14:07
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Ho fiducia nel cuore delle carte


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Una delle materie più belle che ho studiato con la mitica professoressa Cristina Zucchermaglio! Yuppi_Yeah

Nessun lavoro è eseguibile individualmente, è sempre svolto all'interno di gruppi, di contesti sociali che permettono di costruire e via via modificare un sistema di pratiche condivise.
Tali pratiche sono costituite da un insieme di attività, di routine (procedure quotidiane per svolgere i compiti), resoconti (storie su aspetti importanti della vita del gruppo), gerghi specializzati (parole e gesti), rituali (cerimonie che marcano eventi importanti) e simboli (oggetti con un significato speciale), artefatti che sono condivisi, negoziati e modificati durante le interazioni con altri attori sociali.
Un'analisi solo individuale rischia di far perdere di vista il processo d'interazione sociale e di condivisione dei significati.

Un gruppo non esiste di per sè, in base alla sola presenza di caratteristiche oggettive, ma esiste in quanto un insieme di individui negozia le condizioni per la sua esistenza in uno spazio discorsivo di intersoggettività.
È proprio questa interazione tra gli attori sociali, sviluppata attraverso i confini che suscita conoscenza.

Il termine "confini" spesso ha dei connotati negativi perchè evoca limitazioni e mancanza di accesso.
I confini di una comunità di pratica di solito sono abbastanza fluidi. Essi emergono da diverse modalità di coinvolgimento, divere storie, repertori, modi di comunicare e capacità.
Le pratiche condivise per loro stessa natura creano confini.
Nonostante tutto, spesso apprezziamo fare esperienza di questi confini. C'è qualcosa di inquietante, a volte umiliante ma anche attraente in questi incontri con ciò che è sconosciuto: una chance per esplorare i limiti della propria competenza, imparare qualcosa di completamente nuovo, rivedere le proprie piccole verità e magari espandere i propri orizzonti.

Sui confini, competenze ed esperienze tendono a divergere: un'interazione di confine di solito è un esperienza di esposizione a competenze esterne.
Se la competenza e l'esperienza sono troppo simili, se coincidono sempre, non potrà avvenire molto apprendimento. Non ci sono sfide; la comunità perde il suo dinamismo e la pratica rischia di diventare datata.
D'altro canto, se l'esperienza e la competenza sono troppo slegate, se la distanza è troppa, allo stesso modo non ci potrà essere apprendimento.

L'apprendimento ai confini tende ad essere massimizzato sia per gli individui che per le comunità quando l'esperienza e la competenza sono in stretta tensione. Ottenere questa tensione richiede:

- qualcosa su cui interagire, qualche interesse comune, qualche attività
- coinvolgimento aperto su differenze reali, insieme a un terreno comune
- impegno a sospendere il giudizio per concentrarsi sulla competenza di una comunità
- modalità per spostarsi tra repertori diversi, così che l'esperienza e la competenza possano effettivamente interagire

Spesso infatti è proprio nei confini tra comunità che si creano nuovi sviluppi, nuovi saperi, nuove conoscenze, nuove pratiche.

L'apprendimento è un attività sociale e partecipativa piuttosto che semplicemente cognitiva.
Quello che cambia, diventando progressivamente meno novizi, non sono le informazioni che stanno nella testa, ma piuttosto i modi di partecipazione che diventano appunto sempre più competenti e centrali.

Negoziare per lavorare.

Cosa si intende per negoziazione?
Vie di mediazione per superare sitazioni di aperto ed esplicito conflitto.

Un settore particolarmente ricco è quello che studia le differenze tra gli esperti e i novizi in diversi contesti professionali e lavorativi.
Ci sono due linee di ricerca, la prima centrata sulla nozione di expertise (contesti non naturali), la seconda che ha come nucleo la conoscenza situata (competenza esperta "in azione" in contesti lavorativi reali).

La linea di ricerca basata sull'expertise ha evidenziato le seguenti differenze tra esperti e novizi:

- la differenza non risiede tanto nel numero o nella qualità delle conoscenze possedute ma piuttosto nella loro organizzazione
- le competenze degli esperti sono più contestualizzate di quelle dei novizi, ad esempio in termini di alterative d'azione
- le competenze e le pratiche degli esperti sono più flessibili di quelle dei novizi

La ricerca "situata" ha però arricchito questo quadro:

1) Impostazione di problemi. Sono in grado di "vedere" nuovi problemi.
2) Soluzioni flessibili. Lo "stesso" problema è risolto ora in un modo ora in un altro.
3) Integrazione del contesto nel sistema di soluzione di problemi. L'esperto utilizza tutte le risorse sociali, simboliche e materiali che pur "stando fuori dalla sua testa" sono essenziali allo svolgimento di prestazioni pratiche intelligenti.
4) Ottimizzazione dell'energia. Le pratiche di pensiero esperto privilegiano modalità economiche di soluzione dei problemi, che permettono di risparmiare energia cognitiva e/o fisica.
Questa strategia permette di spiegare l'adozione di diversi e flessibili modi di soluzione di uno stesso problema.
5) Dipendenza da conoscenze specifiche e particolari. Gli esperti usano conoscenze altamente specifiche per lo svolgimento delle attività e sono in grado di discriminare tra informazioni rilevanti e "rumore di sfondo", all'interno di un campo di attività.

Edited by Asteroide pagliaccio - 14/6/2018, 15:46
 
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