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Articolo 21

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view post Posted on 8/4/2020, 23:19
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Non importa quanto è buio il cammino, guarda solo la Luce di fronte a te.

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Il pluralismo delle opinioni è una delle colonne portanti della democrazia, come la libertà stessa di parola e di espressione.
Questo secondo uno dei più importanti articoli della nostra beneamata Costituzione italiana.
Eppure... eppure in certi momenti della nostra storia è venuto spesso il dubbio che in certe occasioni questa libertà di parola avesse un prezzo, un prezzo a volte anche molto alto, nonostante la guerra fosse finita da un pezzo.
Il momento storico che stiamo attualmente vivendo, che nella mia personale convinzione è uno dei più bui mai esistiti prima, sembra aver minato molte delle libertà individuali delle persone. L'eccezione sta diventando la regola, quella che doveva essere una temporanea sospensione per motivi legittimi e inderogabili si ha l'impressione sempre più netta che qualcuno abbia intenzione di trasformarla in una specie di consuetudine.
Spesso si è discusso, con legittima preoccupazione, di quali fossero i limiti leciti nei quali certe misure siano ancora accettabili sotto il solito motivo della sicurezza. Prima era la sicurezza contro la criminalità, poi la sicurezza stradale, adesso la sicurezza sanitaria contro il COVID19, c'è da chiedersi quale altro motivo (o pretesto?) verrà addotto dall'Autorità di turno per poterci rosicchiare sempre più spazio dai nostri diritti e dalla nostra libertà personale in nome di una presunta sicurezza.
Io personalmente sono convinto che compito dello Stato sia quello di tutelare i diritti dei suoi cittadini, nonchè il benessere sociale ed economico della nazione. Istituzioni create e pagate per essere nostre custodi e trovare un modo per risolvere i problemi nel rispetto della nostra consuetudine e progresso sociale ed economico e culturale non hanno, invece, saputo fare di meglio che chiuderci nelle nostre celle personali in nome della loro incapacità di fare il loro lavoro, questo perchè imprigionare per decreto tutti i cittadini a me appare come una dichiarazione palese di incapacità, per definizione proprio. Incapacità di difenderci non solo da una malattia, ma soprattutto dalla morte della Democrazia, perchè questo virus prima ancora delle persone ha ucciso la Costituzione stessa e, quindi, anche il famoso e ormai scomparso diritto alla libera espressione.

Questo thread, quindi, vuole porre un rimedio, pur nel suo piccolo angolo nella grande Rete globale, perchè la libertà di pensiero e parola trovi ancora spazio, lontano dal coro tanto unanime quanto ripetitivo e stucchevole di chi ha sostituito il coraggio con la convenienza personale e vicino invece a chi ha sostituito la convenienza personale col coraggio di chi ancora si ricorda cosa significa essere custode della libertà.

Offro quindi un contenitore a chiunque voglia esprimersi, senza eccedere e senza prevaricare gli altri, nello spirito superiore di chi sa che la verità non sta solo lì o qui o laggiù, ma che è la somma di tutte le verità possibili.


Comincio io postando un video di un cittadino legittimamente indignato alla notizia che "qualcuno", che evidentemente crede di avere diritti sopra ogni individuo di questo pianeta (sindrome di onnipotenza), avrebbe deciso che d'ora in poi la polizia, o addirittura l'esercito, potrà entrare di forza nelle case per eseguire in modo coatto (forzato) il test del tampone a tutti i membri della famiglia e, in caso di positivi al virus, prelevare le persone positive per portarle via con la forza chissà dove, sicuramente senza che i loro famigliari le possano più vedere o comunicare con loro.
Se questo provvedimento verrà accolto siamo davvero tutti in pericolo e allora sì che il ritorno del fascismo, quello vero, quello autentico, quello più infame e più devastante vedrà di nuovo la luce in Italia e, purtroppo, anche in tutto il resto del mondo.
No, non è più un film distopico, cari ragatti, è la triste realtà...


www.ilprimatonazionale.it/esteri/c...amiglie-152550/




Edited by yareol - 15/4/2020, 22:25
 
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view post Posted on 9/4/2020, 16:01
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Non importa quanto è buio il cammino, guarda solo la Luce di fronte a te.

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Questo spazio ovviamente non è riservato solo alle discussioni sul virus e le conseguenze socio-economiche, qualunque argomento è il benvenuto, soprattutto se supportato da ragionamenti personali apprezzabilmente lontani dal cosiddetto "mainstream" (pensiero spesso fazioso diffuso in uno stile più simile al luogo comune che al buon senso), laddove esiste la consapevolezza che il pensiero libero è farina del proprio sacco, non influenzato dal ripetitivo bombardamento mediatico e quindi ancor più pericoloso per le dittature, soprattutto se indirizzato nel modo giusto.

In questo editoriale di Roberto Pecchioli, ad esempio, la pestilenza è una presenza poco più che marginale, causa di un male che trascende il corpo per manifestarsi nell'anima e nella mente, ben più pernicioso e insidioso della malattia fisica. Un agente infettivo che spoglia la società della sua superficiale immagine di solida civiltà per svelare l'oscuro male della paura dell'ignoto e della minaccia che da questo deriva. Un mondo che finge di andare avanti, morto dentro prima ancora di esserlo di fuori.


Per chi non ha pazienza o voglia di leggere tutto il testo e preferisce la voce parlata rimando a un video di Marco Cosmo, che ha fatto una lettura stile audiolibro.



PASQUA CON CHI VUOI…


di


Roberto Pecchioli




A




Aprile è il più crudele dei mesi, genera lillà da terra morta, confondendo memoria e desiderio, risvegliando le radici sopite con la pioggia della primavera. E’ l’incipit della Terra desolata, la più elevata prova poetica del Novecento, di Thomas Stearns Eliot, grande autore cristiano. Significativamente, il primo canto è intitolato La sepoltura dei morti. La memoria vaga in queste settimane sospese in cui si ha nostalgia di tutto e la pandemia ci allontana. Memoria e desiderio, le radici che tornano prepotenti, il lutto vissuto in privato, intimo, silenzioso. Chi scrive ha appena perduto un vecchio amico e una cara parente: corona virus, è il verdetto. Nessun funerale, via di corsa, è proibito piangere, soffermarsi, abbracciare chi soffre, dire addio a chi ci ha camminato accanto. Vincono i monatti postmoderni, igienici e disinfettati. La barbarie del XXI secolo possiede le certificazioni di qualità, ma non cessa di disumanizzare la nostra vita. E’ il proclamato “distanziamento sociale”, considerato, se non una terapia, un’indispensabile cautela antivirus.

In un brano dei Promessi Sposi, Renzo è testimone dell’addio della madre a Cecilia, una bambina morta di peste. L'aspetto della donna lascia trasparire "una bellezza velata e offuscata, ma non guasta, da una gran passione, e da un languor mortale", poiché è evidente che ha versato molte lacrime e porta su di sé i segni del contagio. La bimba morta che ha in braccio è ben pettinata, con i capelli divisi sulla fronte, indossa un vestitino bianco e lindo, agghindata come per una festa, mentre la madre la tiene col capo eretto e appoggiato a sé come se fosse ancor viva. Un "turpe monatto" si avvicina alla donna per prendere il corpicino, sia pure con una esitazione e un rispetto inusuale per un simile figuro, ma la donna si ritrae e chiede all'uomo di poter adagiare la bambina sul carro con le proprie mani, gli mette nelle mani una borsa con del denaro e si fa promettere che Cecilia verrà posta sottoterra così com'è vestita, senza "levarle un filo d'intorno". Nel pieno della barbarie asettica di queste settimane, dedichiamo il gesto umanissimo di quella madre a tutti coloro che soffrono.


B


Il senso della Pasqua è che l’uomo è salvato, se lo vuole. Ave Maria, e avanti! Buona Pasqua.




Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi, recita il proverbio. Chiusa, interdetta, sospesa per decreto dell’onnipotente signor presidente del consiglio dei ministri, il sovrano dello stato d’eccezione, Pasqua non è più “con chi vuoi”, anzi non è neppure Pasqua. Ce lo dice con la gaffe del secolo Giuseppe Conte, secondo cui la ricorrenza riguarda il ritorno a casa degli ebrei. Meno male che è cattolico, credente e devoto di padre Pio; colpa dello stress da Covid 19, MES e coronabond. Il problema è la conferma proveniente dalla Chiesa: che Pasqua è, con le chiese sbarrate, i riti celebrati in solitario, via Facebook e in streaming? Crediamo che non sia mai successo in duemila anni, nonostante guerre, carestie, pestilenze, epidemie. Fra Cristoforo è cancellato, un segno dei tempi, un altro. Quando più c’è bisogno di parole e gesti di speranza, di vicinanza, adesso si dice empatia, fuggono le sottane dei preti.

Eppure, a dispetto loro, il figlio dell’uomo risorgerà: senza autocertificazione, senza permesso di uscita. La Chiesa rinserrata, per una strana associazione d’idee, ci fa venire in mente la figura ridicola di Don Ferrante, altro personaggio manzoniano, impegnato a disquisire se la peste fosse sostanza o accidente. Anacronistico e tronfio, il povero Don Ferrante sosteneva che “in rerum natura, non ci son che due generi di cose: sostanze e accidenti; e se io provo che il contagio non può esser né l'uno né l'altro, avrò provato che non esiste, che è una chimera.” Si coricò e morì.

Temiamo che il virus stia decretando una nuova vittoria del pensiero moderno: la fede è un fatto privato, non può interferire con la vita sociale. Pregate, se proprio volete, ma per conto vostro, a porte chiuse, senza disturbare e, ohibò, senza contagiare alcuno, da disciplinate monadi impazzite, dopo aver completato il vostro smart work, il lavoro furbo, fatto da casa, lontano dagli altri, in un silenzio in altri tempi detto religioso. La claustrofobia del presente non si trasformi in claustrofilia. L’agorafobia di massa, fobia nel senso di paura malata, fa bene al potere. Lontani, isolati, impauriti dalla vicinanza insicura, priva di certificato di sana e robusta costituzione, i sudditi non si ribellano, seguono docili gli ordini dei superiori. Passerà, non passerà, sarà un pesce d’aprile o un cambio di mentalità? Lo scopriremo vivendo, ma non dimentichiamo che, epidemie o no, l’uomo è un animale sociale; gli hikikomori, i rinchiusi, asserragliati nelle loro case, drogati di immagini e di connessioni, sono malati altrettanto gravi dei colpiti da Covid 19. Pasqua la farai dove e con chi vogliono lorsignori. E sia, se davvero servirà a debellare il morbo, ma intanto ci stanno abituando, per amore o per forza, a diffidare gli uni degli altri. Imponiamo noi stessi le distanze, il vicino, l’amico di sempre, il parente, tutti potenziali untori. Alla larga. Se ci fosse una colonna sonora del coronavirus, sarebbe certo un antico successo di Adriano Celentano: “Stai lontana da me. Non ti voglio perché, Non ti voglio così. “


C


Oggi il governo organizza una commissione per combattere le false notizie: come sempre, come in guerra, la prima sconfitta è la verità. Unica “narrazione “ammessa, quella dei bollettini di guerra ufficiali. Chi non ci sta, è un untore, un criminale!




Pochi giorni fa, uscito di casa per la spesa, chi scrive ha incontrato una collega che conosce da almeno 35 anni. Non ha voluto stringere la mano tesa, e questo resterà per noi il simbolo triste di questa Pasqua bastarda. Diciamolo senza reticenza: dopo, molte cose cambieranno. O vinceranno in maniera definitiva, irrevocabile, “loro”, quelli della globalizzazione, del nuovo ordine mondiale, della riduzione dell’umanità a materiale zootecnico, da governare come un gregge e poi abbattere selettivamente, o si riuscirà a recuperare un pezzetto almeno dell’umanità perduta. Intanto, passiamo dal politicamente corretto all’istericamente corretto. Stai lontano da me, tutti dietro al cane da pastore, il gregge vuole arrivare vivo non a casa, ma al mattatoio. Il governo organizza una commissione per combattere le false notizie: come sempre, come in guerra, la prima sconfitta è la verità. Unica “narrazione “ammessa, quella dei bollettini di guerra ufficiali. Chi non ci sta, è un untore, un criminale.

La commissione contro le false notizie potrebbe lavorare in parallelo con la commissione Segre, quella che investiga i “delitti di odio”. Quale odio è più evidente di quello di chi non si conforma al gregge? Già si intravvede la dittatura degli autoproclamati saggi e riflessivi nel cipiglio delatorio di molti sgherri - volontari e non- decisi a far rispettare il distanziamento. Un metro, mi raccomando, a centimetri novantacinque si paga la sanzione e ci si espone al ludibrio dei Buoni, dei Disciplinati, del Credenti della religione ufficiale, la verità di Stato al tempo di Sua Maestà il Virus. Forse sbagliamo, magari esageriamo, ma ci sembra che siano stati diffusi i germi di una dittatura di massa tra le più ripugnanti. La Verità con la maiuscola è, da sempre, l’interesse del forte; lo sapeva Platone, con il celebre argomento di Trasimaco nella Repubblica. Presto, di verità ufficiale in verità ufficiale, prescriveranno davvero il rogo dei libri alla temperatura di Fahrenheit 451. I chierici del politicamente corretto, uniti alle masse cretinizzate, applaudiranno freneticamente a debita distanza reciproca.

Il sindaco della nostra città ha chiesto a un gestore telefonico di monitorare le uscite dei concittadini; si invoca la sorveglianza attraverso i droni, le celle telefoniche e gli altri apparati tecnici di controllo a disposizione del potere. Applaudiamo freneticamente la nostra cattività, forniamo noi stessi i lucchetti delle catene, i primi sintomi della delazione di massa già si avvertono nel cambiamento psicologico di tanti. Avreste pensato di dover rendere conto di ogni minimo spostamento? Intanto, mentre ci avviamo verso la farmacia o dal salumiere, istintivamente, cambiamo strada se avvistiamo un vigile o un poliziotto. Ha vinto il virus. Stranamente - ma forse no - certi strumenti non sono stati mai attivati contro il crimine, l’immigrazione clandestina, lo spaccio di droghe. L’illusione che l’emergenza finisca in poche settimane e tutto torni come prima cede a una progressiva rassegnazione, prodromo dell’adattamento a vivere nello zoo a tempo indeterminato. In più, la stessa normalità che ora invochiamo, fino a poche settimane fa era il problema.


D


Ci hanno espropriato anche la Pasqua: Gesù Cristo risorgerà anche senza autocertificazione! Mai visto in duemila anni: Pasqua non è più “con chi vuoi” non è neppure Pasqua, ce lo dice il "premier" Giuseppe Conte con la gaffe del secolo: vincono i monatti postmoderni, vince Fahrenheit 451!




Pasqua con chi vuoi? Non proprio, piuttosto, assai spesso con estranei che chiamiamo famiglia. Negli Usa, gli avvocati ricevono valanghe di chiamate per assistere coppie sull’orlo di crisi di nervi. Vedremo se, tra un anno, si saranno riempite le culle, frutto della prossimità, o si saranno intasati i tribunali civili per separazioni, divorzi e cause civili. Non siamo ottimisti, specie per il silenzio di tutte le agenzie morali, ridotte alla litania arcobaleno di “andrà tutto bene”, ce la faremo e simili sciocchezze. I cosiddetti esperti occupano da mane a sera tutti gli schermi – ma non dovrebbero occuparsi di terapie e ricerche, stare, come si dice, sul campo? - le loro verità risultano contraddittorie, alcuni diventano vere e proprie stelle della comunicazione di una particolare forma di spettacolo, la rappresentazione del virus. La retorica, melensa, ridondante, irritante, ci inonda di melassa sui nuovi eroi, medici, infermieri, operatori sanitari. Eroi, certo, loro malgrado, a mani nude, spesso, ma l’impressione è che il sistema che ora li esalta si stia scaricando la coscienza, in attesa di riprendere in mano i giochi di ruolo.

Noi invitiamo a una singolare Pasqua con chi vuoi. Innanzitutto, spegniamo gli schermi invasi dagli “esperti” e dai portatori di una falsa, servile, saggezza, e rivediamo, incontriamo con gli occhi dell’anima tutti coloro che hanno significato qualcosa per noi. Un ricordo e una lacrima – non bisogna vergognarsi dei sentimenti – per chi non c’è più, innanzitutto; poi troviamo il modo di comunicare con tutti gli altri, comunicare davvero, non un semplice messaggino. Risentire le voci amiche, riprendere contatto, accorciare, almeno con lo spirito, la distanza che ci separa dai tanti, tantissimi che hanno attraversato la nostra vita. Molti ci hanno insegnato qualcosa, altri sono stati di esempio, qualcuno, semplicemente, ci ha teso la mano. Restituiamola, quella mano tesa, magari con i guanti. Non ci distanziamo troppo. Una carezza, anche attraverso la mascherina, vale più degli algidi consigli degli esperti, una telefonata forse non allunga la vita, come in una fortunata pubblicità di qualche anno or sono, ma rompe l’isolamento, va in controtendenza rispetto all’invocata distanza, senza aumentare il rischio di contagio.

Il rischio più grande, dopo la malattia, sarà il silenzio, l’incomunicabilità, l’assuefazione a una condizione infraumana. Un conoscente, tecnico di una multinazionale nordica, raccontava con raccapriccio le sue giornate di lavoro e aggiornamento in Svezia, tra colleghi estranei, infastiditi dal rapporto diretto, refrattari a condividere i semplici dialoghi della quotidianità, lui sospetto perché ancora umano. La sua esperienza adesso si chiama smart working, lavoro furbo, svolto da casa. Distanti, estranei ai colleghi, inevitabilmente più competitivi- tra sconosciuti è più facile – ognuno con interessi propri, soggettivi, mai comuni. Un mondo per niente furbo di atomi solitari. Oggi, la civilizzazione convinta di aver scoperto il segreto del moto perpetuo, è costretta a fermarsi. Ciò che vogliono ad ogni costo impedire è che riflettiamo: meglio la paura, gli ordini perentori di un’autorità benevola, che ci fa credere di prendersi cura della nostra esistenza in vita.


E


Pasqua con chi vuoi? Non proprio, piuttosto, assai spesso con estranei che chiamiamo famiglia!




Intanto, ci ha espropriato anche di Pasqua. E’, per credenti, agnostici e indifferenti (la gran massa), il momento più importante dell’anno; colui che, piaccia o no, ha fondato la nostra civiltà, forse è uscito dal sepolcro. Se è una favola, anzi una narrazione, accomodiamoci nella difesa ad oltranza della nostra pellaccia, che è, comunque, a termine. Se invece fosse la verità, poca importanza avrebbe la nostra agitazione per distanziarci, per sopravvivere un altro po’. Chi vive nel terrore muore mille volte. Uomini siate, e non pecore matte, chiedeva Dante. Mai come di questi tempi sentiamo sulla carne il monito del poeta. Chi si fa pecora, il lupo se la mangia. Mai come in questo periodo abbiamo avvertito il desiderio, il fiato della libertà, un sentimento concreto, nulla di metafisico, andare dove ci porta il cuore, pensare e dire quello che ci sembra giusto, respirare, cantare, piangere: vivere.

Non sappiano, non ancora, se il virus è un prodotto del potere o un accidente della natura che si fa sostanza, con buona pace di Don Ferrante. Ciò che vediamo con raccapriccio è la reductio ad gregem – se possiamo permetterci il termine- dell’orgoglioso homo sapiens et consumens. Dobbiamo difenderci, certo, dobbiamo, se possibile, sopravvivere. Ma non per vivere come criceti nella gabbietta o pecore da tosare e poi avviare al macello. Il senso della Pasqua è che l’uomo è salvato, se lo vuole.

Pasqua con chi vuoi, ma con la mano tesa, uomini tra gli uomini, persone, non unità, non risorse umane, non masse opache, moltitudini a disposizione del potere. Tra le bandiere, le lenzuolate, gli arcobaleni e i tricolori rispolverati, un piccolo striscione ci ha fatto inorgoglire, in un balcone della nostra città. Tra una croce e un tricolore dipinto con colori sbiaditi, una mano ignota ha tracciato una frase breve e definitiva: Ave Maria, e avanti! Buona Pasqua.

Del 09 Aprile 2020.


Fonte: AccademiaNuovaItalia.it
Collegamento diretto alla pagina: www.accademianuovaitalia.it/index.p...ua-con-chi-vuoi


Edited by yareol - 17/4/2020, 15:11
 
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view post Posted on 9/4/2020, 16:33
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mah, secondo me, la gente non merita niente....ne ho fatto esperienza personale..
 
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Questa è da diffondere, fa davvero pensare.


 
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Mai così in basso: reclusi, terrorizzati, colpevolizzati

di

Francesco Lamendola





Questa primavera del 2020 ha segnato una svolta epocale: un equilibrio, sia pure precario, si è rotto; una finzione di normalità è stata stracciata (e non è detto che sia un male); alcune cose che erano occulte, hanno incominciato a mostrarsi; e certo è che nulla tornerà più come prima. L’esperimento è stato fatto. Ed è perfettamente riuscito: si possono sequestrare popoli interi, dalla sera alla mattina; li si può chiudere in casa, multarli e denunciarli se escono di casa, cremarli quando muoiono, privarli dei sacramenti e dei funerali; si può sospendere la Costituzione e farne carta straccia, sospendere tutte le garanzie democratiche, e qualsiasi Signor Nessuno, mai eletto dalla gente, può, con un tratto di penna, decidere tutto questo, e anche qualcos’altro, come infilare la testa del Paese nel capestro di accordi finanziari internazionali che ne provocheranno lo strangolamento, e nulla accade, nessuno fiata, nessuno protesta anzi semmai piovono richieste di misure restrittive ancor più drastiche.

Intanto le forze dell’ordine, che credevamo al nostro servizio, ci hanno trattati come dei potenziali delinquenti; ci hanno chiesto dove andiamo, cosa stiamo facendo, che intenzioni abbiamo; ci hanno contestato l’ingresso in chiesa, dove sono entrate a loro volta, hanno interrotto la santa Messa, hanno denunciato il sacerdote, mentre a chiunque è consentito di andare a comperarsi le sigarette. Dal tabaccaio sì, alla santa Messa no: neppure per Pasqua. Il clero non ha fiatato, anzi si è unito al coro degli ultra “responsabili”, è stato il primo a negare i Sacramenti ai fedeli: quello stesso clero che fino al giorno prima predicava incessantemente l’accoglienza di tutti, di centinaia di migliaia di africani ai quali nessuno ha mai fatto uno straccio di controllo sanitario per vedere se per caso non fossero portatori di qualche malattia, ora se ne stanno tappati in casa come tutti gli altri, non hanno più voglia di abbracciare i poveri e di lavare loro i piedi, ripiegate e messe in sacrestia le belle sciarpe arcobaleno che piacciono tanto ai movimenti LGBT, finita la retorica del buonismo e dell’inclusione; come del resto è finita da parte dei signori del PD, i quali ora non reclamizzano più l’aperitivo al bar per celebrare Milano che non si ferma, non invitano ad abbracciare un cinese neppure ad abbracciare il proprio amico o il vicino di casa.

E intanto dall’OMS giunge la prossima minaccia: bisognerà andare a cercare gli ammalati dentro le case, nelle famiglie, individuarli e portarli via, perché adesso il contagio si è spostato dalle strade alle case e perciò bisogna prendere tutte le misure necessarie per tutelare i familiari. Non c’è più alcun limite all’arroganza di costoro, alla prepotenza di una serie d’istituzioni mondialiste, non elette da nessuno, boriose, tracotanti, le quali si arrogano il diritto di decidere le cose più essenziali della nostra vita privata, per non parlare di ciò che riguarda la vita sociale. Unica nota comica in mezzo all’incubo del Big Brother orwelliano realizzato: la signora Boldrini e le altre signore femministe che reclamano perché i moduli dell’autocertificazione relativa agli spostamenti individuali non ha tenuto contro della pari dignità del genere femminile.

Provvederanno la prossima volta, senza dubbio; anzi inseriranno anche la casella per i transessuali. Perché la prossima volta ci sarà, e anche presto. Del resto, lo hanno preannunciato: non crediate che finisca così. In autunno saremo daccapo, e chi lo sa se le scuole riapriranno i portoni. No, dobbiamo prepararci: dall’incubo delle malattie virali non usciremo più, per un bel po’ di decenni. Sarà come l’incubo della guerra atomica per la generazioni della Guerra Fredda: con la differenza che stavolta non sarà solo una vaga sensazione di angoscia, sarà il blocco totale delle nostre vite, delle nostre città, della nostra economia; e, per chi ci crede, della vita religiosa, almeno a livello comunitario. Sarà ciò che le potenti forze massoniche e anticristiane perseguono e bramano da anni, da decenni, da secoli: lasciare il popolo di Cristo senza l’Eucarestia. Già si sono impadroniti del vertice della Chiesa, già hanno piazzato un loro uomo sul seggio di san Pietro; adesso hanno completato l’opera: via l’Eucarestia, chiese ridotte a vuote catacombe. Una manovra che parte da lontano. Da anni ormai si stentava a vedere il Santissimo, dentro le chiese; lo avevano spostato e quasi nascosto in qualche cappella laterale, in qualche locale attiguo al presbiterio. La gente non doveva vederlo chiaramente, affinché smettesse, un po’ alla volta, di pregarlo e di adorarlo. Basta con questo Gesù Cristo; ciò che vogliono quei signori è la nuova ”religione” mondialista, dove c’è posto per tutti, Gesù, Maometto, Lutero, Calvino, Buddha, tutti in allegra compagnia e tutti con pari diritti; ma soprattutto tutti rigorosamente umani, altro che il Figlio di Dio incarnato. Tutti insieme appassionatamente, per l’ambiente, per il clima, per la biodiversità e per la fratellanza umana: quella massonica, si capisce.

Tutti un po’ più sensibili ai temi ecologisti: ce lo chiede la Madre Terra, che è stanca di inquinamento e sfruttamento delle sue risorse. Questa epidemia è un segno della Madre Terra, altrimenti detta Pachamama: e se si porta via un po’ d’inutili esseri umani, tanto meglio per la Natura. Parola di gesuita. Infatti guai a dire che i terremoti o le altre calamità naturali potrebbero anche essere un castigo divino e un richiamo all’umanità peccatrice (padre Giovanni Cavalcoli ne sa qualcosa); si può dire benissimo, invece, anzi è molto politicamente corretto, e piace tanto all’inquilino di Casa Santa Marta (non ci regge la mano a scrivere: il papa, tanto evidente è che costui non è papa, semmai è un contro-papa) che le calamità sono una ribellione della madre terra contro i suoi figli tropo numerosi e troppo sporcaccioni. Non in senso morale, sia ben chiaro (chi sono io per giudicare?), ma in senso puramente materiale: sporcano troppo. Sarebbe meglio che calassero di numero e di pretese.

Ma perché il capolavoro fosse perfetto, ci voleva un altro elemento, oltre all’umiliazione dei cittadini e allo stato di terrore parossistico nel quale sono stati indotti dal martellamento dei mass-media e delle pubbliche autorità: ci volevano l’auto-disprezzo e l’auto-colpevolizzazione. Ciascuno di noi ha sentito di essere un untore, o almeno di poter esserlo: e per questo si è autocensurato, ha evitato di frequentare i genitori, i fratelli, i figli, le persone più care. Ciascuno di noi si è sentito un lebbroso, portatore di un terribile morbo; ciascuno di noi si è sentito colpevole per il fatto di esistere e di essere ancora vivo, di respirare ancora. Non stiamo parlando a caso, ma con piena cognizione di causa. Avete osservato le facce e gli atteggiamenti della gente, in queste settimane di quarantena? Quanta diffidenza, quanta ostilità, quanta repulsione su quelle facce, ogni volta che le abbiamo incrociate per la strada. E guai se qualcuno esce di casa senza indossare la mascherina! Non mancano certo i gestacci offensivi, né le parole sarcastiche o minacciose. Neanche i peggiori criminali sono mai stati avvolti da una simile nube di disprezzo; anzi, abbiamo visto i criminali, quelli veri, gli spacciatori stranieri, i poveri profughi africani in fuga da guerra e fame, che spadroneggiano per le vie, girano impuniti e indisturbati: le attenzioni di poliziotti, vigili e carabinieri sono tutte per noi, per noi cittadini che abbiamo sempre pagato le tasse e osservato la legge. Per noi, colpevoli di andare a fare compere, o magari, Dio non voglia, passare dalla casa dei nostri vecchi genitori per aver loro notizie, o magari visitarli all’ospedale, che si trova, ahimè, fuori dal nostro comune di residenza e perciò in un luogo ove non abbiamo diritto di recarci, perché facendolo calpestiamo la sicurezza di tutti. E guai a chi si lascia scappare uno starnuto, un colpo di tosse! Guai a chi, davanti al negozio del fruttivendolo o a quello del macellaio, si avvicina a meno di due metri dagli altri clienti in attesa: viene trattato e apostrofato come se fosse l’ultimo dei malfattori! Volevano farci sentire brutti, sporchi e cattivi, e ci sono perfettamente riusciti. Volevano farci sentire inutili, superflui, dannosi, e anche in questo sono riusciti. Volevano che vedessimo in ogni uomo un nemico, e che vedessimo in noi stessi una vita abusiva, un ospite indesiderato del pianeta Terra, nonché un pessimo membro della società; uno che osa lamentarsi perché sequestrato in casa per un paio di mesi e perché costretto a chiudere il negozio o l’ufficio, e non sa nemmeno come farà a pagare l’affitto, le bollette e le tasse. Volevano farci provare disprezzo per noi stessi, perché consideriamo importanti queste cose mentre c’è un dovere assai più importante da assolvere: mostrarsi disciplinati e obbedienti, assolutamente ligi ai decreti del Signor Nessuno e della Signora Quaquaraquà.

Volevano farci scendere così in basso come non eravamo mai scesi, né mai avremmo pensato di poter scendere; farci toccare l’ultimo gradino della degradazione, dell’avvilimento e della disperazione. Missione riuscita, complimenti: avevano compreso che i tempi erano maturi per fare una cosa del genere e che dietro le apparenze della normalità, noi tutti stavamo covando il verme solitario dell’odio di noi stessi. Perché una cosa è certa: non saremmo giunti così in basso, e loro non si sarebbero spinti così avanti, se un odio feroce per noi stessi non avesse minato in noi la voglia di vivere. Che poi quel disamore per noi stessi, quel sottile ma persistente auto-disprezzo, ci siano stati inoculati, poco a poco, in dosi omeopatiche, nel corso di anni e di decenni, specie attraverso i mass-media, il cinema, la letteratura e la scuola stessa, questo è un altro discorso; di certo non è nato da solo, visto che contrasta col più elementare degli istinti umani, quello dell’autoconservazione. Il che denota come abbiamo a che fare con registi molto duttili e molto intelligenti, capaci di perseguire strategie lente ma sicure, nel corso di tempi lunghissimi, perfino di secoli; gente, quindi, che non è impaziente di vedere il risultato della propria opera, ma disposta a morire senza averlo visto, però con la granitica certezza che qualcuno la porterà felicemente a termine: e al tempo stesso capaci di agire con rapidità fulminea, se il tempo e le circostanze lo richiedono, senza esitare neppure un minuto.

A questo punto sorge il solito, insolubile problema. C’è della gente, anzi c’è molta gente, anzi c’è la stragrande maggioranza della gente, che non crede e non crederà mai che esiste un complotto di queste dimensioni; che ritiene giuste e appropriate tutte le misure che il Signor Nessuno, aiutato da esperti di altissimo profilo, tipo ex concorrenti del Grande Fratello televisivo, ex camerieri ed ex venditori di bibite allo stadio (con il dovuto rispetto per queste categorie lavorative), ha deciso per il nostro bene e per la nostra sicurezza; e quanto alla Chiesa cattolica, non riesce a immaginar evento più fausto del Vaticano II, né papa più buono di Roncalli, né più misericordioso e francescano del gesuita Bergoglio. Per queste persone, sentir parlare di congiura, di misure assolutamente sproporzionate, di tradimento ai danni del popolo italiano al fine di svendere la sua economia ai pescecani della BCE e di ammazzare la sua produttività, è pura farneticazione; e insinuare che la politica si è totalmente arresa e consegnata ai biologi, agli scienziati, i quali peraltro non sono neanche concordi nel giudizio su quanto sta accadendo, è sragionare. Anche chi parla di pericoli per la democrazia è fuori della realtà, secondo la maggioranza della gente; e chi mette in guardia contro il prossimo giro di vite ai danni di quel poco, pochissimo di libera informazione e di libero dibattito che ancora esistono in Italia, è certamente un esaltato e un bieco complottista, probabilmente un fascista travestito. E poco importa se il governo dichiara di voler varare davvero delle leggi liberticide che violano clamorosamente l’articolo 21 della Costituzione:

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.

Il fatto è che alla stragrande maggioranza della gente vanno benissimo giornalisti come Mentana, Purgatori, Botteri, Gruber e così via: loro sì che difendono l’informazione degli italiani contro le fake news dei torbidi circoli sovranisti e complottisti. Perciò quando quelle leggi saranno approvate, e il professor Montanari verrà messo in prigione per aver detto che l’epidemia da Covid-19 non giustifica il blocco pressoché totale deciso dal governo, e in prigione finiranno anche Messora e la redazione di Byoblu per aver dato ospitalità a un così truce sovversivo (e già che ci siamo, in galera pure Mazzucco e Chiesa, Pamio e Quaglia), non ci sarà la benché minima reazione perché alla gente va bene così, si sente tranquilla e in buone mani. Anche Giuseppi Conte è un buon primo Ministro, dopotutto, amico dell’Europa e della signora Merkel: non potevamo sperare di avere al governo uomini migliori in questa congiuntura. Del resto, dove andremmo a finire se non avessimo l’aiuto, l’amicizia e la solidarietà dell’Europa? Lo vede anche un cieco che andremmo a finir male se non potessimo contare sulla comprensione e la benevolenza di quei signori. Andremmo a finir chissà dove; in Africa, probabilmente. Diventeremmo un Paese da Terzo Mondo. E invece no, non accadrà mai, per una ragione molto semplice: che è l’Africa a venire qui. Siamo invasi tutti i santi giorni, anche in questi tempi di quarantena e con la benedizione dell’UE. Ma ai clandestini nessuno chiede nulla, neppure di esibire i documenti; dobbiamo noi cercar di capire chi sono. E in fondo è giusto, no?

Del 12 Aprile 2020

Fonte: AccademiaNuovaItalia
Collegamento diretto alla pagina: www.accademianuovaitalia.it/index.p...i-cosi-in-basso


Edited by yareol - 17/4/2020, 15:10
 
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Voi cosa pensate, secondo voi ad Agosto si potrebbe avere una svolta? E se si verso quale direzione? Cosa potrebbe accadere?
 
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Mah, ste comete in giro non me la cantano giusta; ne hanno scoperta un' altra da poche ore...
 
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Adoro l'intelligenza , soprattutto quando è condita con sagacia ed eloquenza, vorrei tanto saper scrivere anch'io così! :wub:



MASCHERINE, MUSERUOLE E POST VERITA'


di


Roberto Pecchioli




Esci di casa e, se hai ancora gli occhi collegati al cervello, ti è tutto chiaro. All’angolo, la coda per entrare al supermercato, gente rassegnata, silenziosa e distanziata; un incaricato della catena di distribuzione fa il caporale di giornata, allontana chi si approssima e impedisce, inflessibile, l’accesso. Si gode il suo grottesco potere, come in un vecchio film di Totò, Siamo uomini o caporali. Caporali, principe De Curtis, non dubiti. Tra la gente, prevalgono i volti coperti da mascherine; più in là, una signora di cui si distinguono solo i capelli, tra maschera e occhialoni, porta in giro il cane con guinzaglio e museruola. Mascherine e museruole, ecco l’immagine, unita a quella degli sgherri felici di poter, finalmente, mettere in fila i loro simili. Fai qualche altro metro, e una pattuglia di vigili urbani chiede con fiero cipiglio a un vecchio dove stia andando. Ha due sacchetti dell’immondizia, scuote la testa e con ammirevole presenza di spirito propone ai cantonieri di gettare essi stessi la spazzatura nei vicini cassonetti, badando a separare i rifiuti misti da quelli di carta e cartone. A questo è ridotto l’orgoglioso homo sapiens, con tutta la sua scienza, la supponenza e l’immensa superiorità che ostentava sino un mese e mezzo fa. Accetta di non vivere - qui e adesso - per non morire (forse). Tutta colpa di un virus, certo, ma le cose sono un po’ più complicate. Maschere che diventano museruole, caporali che impartiscono ordini, città spettrali, la paura, uomini e topi, e il sorriso amaro di chi, invecchiato, canticchia come all’asilo: casca il mondo, casca la terra, tutti giù per terra. Non mettiamo in dubbio la necessità dell’attuale serrata generale: da che mondo è mondo, davanti alle malattie contagiose, i sani si rinserrano, rinchiudono i contagiati, costruiscono muri. Un amico ci ha mostrato un avviso relativo alla tragica “grippe” del 1918, che sterminò più europei della guerra in corso. Le stesse prescrizioni, i medesimi consigli con un secolo di anticipo, meno la chiusura del mondo. Sarebbe uno spettacolo istruttivo, se non ci fossero i lutti e le sofferenze al tempo del moto perpetuo, dei ponti da costruire e dei muri da abbattere, della retorica cosmopolita e della libera circolazione obbligatoria, metafora della felice condizione del migliore dei mondi possibili. Puff, tutto svanito, una gigantesca bolla di sapone, il virus corre a 5G e non esiste comando della Matrix globale in grado di bloccarlo. Si aspetta il miracolo: habemus vaccinum, presto qualcuno, un nome a caso, Bill Gates, darà l’annuncio. Chissà quali sostanze, quali intrugli con effetti a lungo termine sui popoli aggiungeranno alla prodigiosa pozione. Ma che importa, tutti in fila a braccio scoperto in attesa della siringa liberatrice, meglio se accompagnata da qualche chip a radiofrequenza, così, tanto per monitorare, verbo passepartout, parolina magica che apre ogni porta e cela indicibili verità. Per ora, siamo tutti fieri difensori del nostro lebensraum, lo spazio vitale, grottesca geopolitica di salvaguardia individuale. L’uomo torna ai fondamentali, la lotta per la sopravvivenza, la paura, il vicino è un nemico, il respiro altrui preoccupa. Tutto vero, ma, “benché il parlar sia indarno”, si rende necessario ridare fiato al pensiero critico, abbandonare la stupida retorica ufficiale dell’ ”andrà tutto bene” , la più comica, rassicurante fake news clamorosamente contraddetta dai bollettini quotidiani e dal fondato terrore di una spaventosa crisi economica. Per una volta, usciti di casa e osservato il desolato panorama, pensiamo anche al dopo, se potremo viverlo. Le mascherine si trasformano in museruole, nella marcia trionfale della post-verità. Dovunque nel mondo, in sinistra contemporaneità e con modalità pressoché identiche, i governi chiamano menzogna ogni notizia non filtrata da loro e dalle sacre “istituzioni”. La censura e la sorveglianza intensificate mirano a controllare le masse e non sono destinate a sparire quando la minaccia sparirà. Non stiamo per strada, le comunicazioni sono limitate, i dispositivi che portiamo in tasca sono soggetti a sorveglianza sempre più invasiva. Naturalmente ci sono persone in buona fede che vogliono proteggere le persone dal virus, ma dove c'è potere e paura, esiste un programma per togliere la libertà. Messaggio difficile da far pervenire alle masse terrorizzate, ridotte a istinto di conservazione, nuda vita biologica, ma in tempi di menzogna, dire la verità è un atto rivoluzionario. La narrazione ufficiale è la seguente: I metodi di sorveglianza di massa potrebbero salvare vite umane in tutto il mondo, consentendo alle autorità di tracciare e frenare la diffusione del nuovo coronavirus con velocità e precisione senza precedenti. Lo dissero anche a proposito delle misure eccezionali contro il terrorismo, con i risultati che conosciamo. Ugo Mattei, teorico dei “beni comuni”, ha descritto i droni che volteggiano sopra le nostre teste con una felice immagine: uccelli che ti fotografano a tua insaputa. Spiano non terroristi o malviventi, non trafficanti di uomini, ma pescatori, cercatori di funghi, uomini e donne a passeggio. I commenti sulle reti sociali fanno presagire un ulteriore degrado civile: maledizioni, delazioni, auguri di morte. Tempo di sicofanti che accusano il vicino, il conoscente, il collega. Nei momenti gravi, emerge il meglio e il peggio della natura umana. Rimaniamo disgustati, anzi demoralizzati dall’egoismo da ratti di tanti criceti in gabbia. Il presente è la concretizzazione delle peggiori distopie letterarie, ma corrisponde agli auspici dei potenti, i Rothschild, Soros, Bill Gates, che intimano controllo, isolamento e vaccini con supporto di microchip. Questo non significa una lettura complottistica per attribuire loro tutte le nostre disgrazie. Significa che l’oligarchia dominante approfitta della situazione – le tragedie sono sempre una magnifica occasione per qualcuno - per far avanzare la sua agenda di controllo e dominazione. Le campagne governative, dietro le quali c’è la manona del livello alto del potere, avvertono di notizie false, “bufale” che circolano in rete, (dis)informazioni pericolose sul contagio. Facebook è in grado di controllare la circolazione di certi messaggi su Whatsapp, in maniera da limitarne la diffusione. Basta poco: la messaggeria fa sì che una comunicazione si possa condividere con uno solo dei contatti, anziché cinque. Il gigante di Zuckerberg non legge, né seleziona i messaggi, almeno così assicura: sarebbe censura! Può limitarsi a quelli che stanno diventando, come si dice, “virali”. Qualcuno farà circolare l’ultima barzelletta o una fotografia piccante, ma i più sono messaggi critici con i governi e il potere in tempo di coronavirus. Così, pervertendo la realtà, considerando fake news, bufala, ciò che diventa voce di popolo, arriva, senza parere, la censura. Dalle mascherine si passa alle museruole, tra gli applausi di masse raggelate dalla paura della morte – tornata alla ribalta dopo essere stata nascosta, silenziata, negata per decenni - e la collaborazione attiva dei delatori appollaiati sul balcone. Un libro fortunatissimo è Venti lezioni, dell’americano Timothy Snyder. La prima delle lezioni, il cui titolo originale è On tiranny, Sulla tirannia, prescrive di non obbedire in anticipo. “Un cittadino che si comporta in questa maniera sta insegnando al potere ciò che esso sarà capace di fare”. E’ assolutamente vero. La tirannia più insidiosa non s’impone con la violenza, ma acquista potere attraverso i nostri cedimenti progressivi. La rana bollita a fuoco lento non si avvede del suo destino e reagisce quando è troppo tardi. Snyder avverte che chiunque sia in grado di fare breccia nella nostra sfera privata può umiliarci e distruggere a suo piacimento le nostre relazioni. Abbandonare i fatti è abbandonare la libertà, dice, concludendo però con una frase grottesca: la post-verità è pre-fascismo. Ahi, ahi, ci risiamo con il fascismo immenso ed eterno, sentina di ogni male, definizione buona per tutto ciò che non piace, metafora del Male, nero come la morte. Come sempre, chi è padrone del linguaggio, se la canta e se la suona. Battere il nemico assente è un gioco da ragazzi. Se tuttavia osserviamo in controluce, ci accorgiamo che talvolta confessano. Post-verità fu eletta parola dell’anno nel 2016 dall’Oxford Dictionary. Da allora non si fa che parlare di false notizie, ossia di vere menzogne. Il potere attribuisce la falsificazione ai suoi oppositori, agendo come ci avesse aperto gli occhi all’improvviso sul potere dell’informazione e della disinformazione; sull’uso che se ne può fare a livello politico ed economico; sulle potenzialità e i rischi legati ai nuovi media e alle nuove tecnologie. In sostanza, ammette l’imbroglio, semplicemente spostandolo al lato opposto. Il loro fascismo eterno, l’urfascismo di Umberto Eco, ha un padre, l’antagonista di Socrate in un dialogo della Repubblica di Platone, Trasimaco, il quale, da disincantato uomo politico, definisce la verità come l’utile di chi è potente. Il potere ha la forza per imporre la sua versione, che diventa verità. Nel mondo di oggi, peraltro, la verità è bandita in favore dell’opinione, dell’interpretazione, del relativismo; è sostituita dall’esattezza scientifica, dalla tecnica, dal modello matematico. Il potere ne dispone, dunque esso stesso è la verità. Possiede le conoscenze psicologiche e antropologiche per ingannare, ricorrendo ai meccanismi neurocognitivi alla base delle trappole mentali che ci portano a distorcere i dati di fatto. Lo sapeva benissimo Lee Mc Intyre, autore del saggio intitolato Post verità, l’inventore del termine. E’, se letto in filigrana, una vera e propria confessione. La post verità si rivela per quello che è: un contesto in cui la falsificazione vince in quanto a nessuno - tanto meno al potere - interessa la verità. Quando si mente, si cerca di convincere qualcuno che quel che si sostiene è vero. Con la post-verità, ciò è irrilevante. Non occorre sforzarsi di ingannare. Non si devono costruire prove false. Quel che conta è avere la forza di imporre la propria versione, indipendentemente dai fatti. Basta ripetere concetti semplici e accattivanti, anche se infondati, con tutta la forza della comunicazione. E’ ciò che il potere fa da sempre, dai tempi di Platone e dell’argomento di Trasimaco. Mc Intyre finge di svelare l’arcano della post verità, ma in realtà gioca nella squadra dell’oligarchia, di cui è membro influente. La sua conclusione è chiara: bisogna credere solo alla scienza. Nessuno neghi l’evoluzione, la natura antropica del cambio climatico o si azzardi a sospettare di certi vaccini. Post verità, per lui, è tutto ciò che non si accorda con l’orchestra ufficiale. Basta con le affermazioni non provate, con le opinioni al posto dei dati. Anche chi vuole più sicurezza mente: distorce i dati sulla criminalità. Salga dunque al potere la statistica, specie se può essere controllata, adattata, piegata a modelli matematici – i nuovi evangeli – in grado di sostenere le tesi del potere che, si badi, non sono più tesi, ma verità. La post verità sfocia in un nuovo, obbligatorio illuminismo scientista, che rigetta lo statuto di ideologia, rovesciandolo sull’avversario. Ideologico è il dissidente, ovvero il portatore di post verità; noi, il potere, il sistema, siamo scienza, oggettività, esattezza. Mc Intyre sta per dare alle stampe un nuovo testo, intitolato Scientific Attitude, metodo scientifico. Il cuore della scienza è l’esattezza che si fa verità, asserisce, nessuna teoria, al contrario dell’ideologia che anima le post-verità(altrui). Chi nega le verità scientifiche o sostiene pseudoscienze può negare anche qualsiasi altro dato di realtà. Chi è attaccato a un’ideologia farà qualunque cosa per difendere dalle critiche le idee a cui è affezionato. Per questo occorre diffondere l’attitudine scientifica, ossia l’adesione ai fatti per contrastare la post-verità anche in ambito politico, conclude. Chi controlla la catena dell’informazione e della cultura, non casualmente è anche proprietario delle più importanti tecnologie, impone il linguaggio e decide quali sono i fatti. A tutti gli altri, la trascurabile maggioranza, resta la scelta tra l’adesione acritica o l’ingresso nel girone infernale dei mentitori, dei diffusori di false notizie, dei venditori di post verità. L’inversione è compiuta, i ruoli si rovesciano, il perdente, nella lotta per la “narrazione” non ha semplicemente torto, è un malvagio, un immorale da bandire in nome della verità. Quella di Trasimaco. Al tempo del coronavirus, chiunque dissenta, chieda di conoscere i dati sulla mortalità negli anni precedenti all’attuale, non sia convinto dell’origine del contagio da un pipistrello dispettoso, non sia d’accordo con le misure dei governi – pressoché identiche ovunque, dunque almeno sospettabili di una regia occulta – va bandito e condannato. E’ un nemico pubblico, addirittura un nemico della vita, forse un potenziale genocida. I Buoni insorgono, arriva la cavalleria, come nei vecchi film western, e tutto è pronto per il lieto fine in cui “andrà tutto bene”. Avremo il vaccino, sarà obbligatorio, nessuno chieda la vera composizione, salverà grandi e piccini, i malvagi saranno puniti. Lo sapeva un vero giacobino, un devoto della Dea Ragione, il Saint Just, a cui è attribuita la frase, rivolta al re detronizzato, “non siamo qui per giudicarvi, ma per condannarvi”. E intanto trascorre un altro giorno di blocco totale. Ci siamo adeguati alla mascherina, ci abitueranno facilmente alla museruola, il distanziamento sociale avrà la forma e la lunghezza di un guinzaglio. In virus, post veritas, nel virus, la loro post-verità.


Fonte: AccademiaNuovaItalia.it
Collegamento diretto alla pagina: www.accademianuovaitalia.it/media/c...20MUSERUOLE.pdf


Edited by yareol - 17/4/2020, 15:09
 
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C'è un altro YouTuber, che ho potuto vedere e ascoltare in questi ultimi tempi, che si chiama "Morris San". Inizialmente l'avevo definito un po' un pagliaccio, fore per il suo modo di buttar lì quegli inglesismi che ho sempre odiato nel parlato italiano, a volte pure male inseriti nel contesto. Ma si sa, chi vuole davvero la libera espressione deve spesso turarsi il naso pur di rimanere fedele all'articolo 21 della nostra tanto martirizzata Costituzione, specialmente in tempi come questi dove il pericolo della dittatura globale è più vicino che mai.
In effetti i suoi discorsi nella sostanza non sono insensati nè incongruenti, è solo il suo modo di parlare, ma è la sostanza la cosa più importante, la perla lucente da estrarre dallo sgradevole guscio dell'ostrica. Ovviamente ha iniziato da parecchio a caricare video sul suo canale, ma ho deciso di introdurlo nel thread tramite questo video, che rispecchia molto il suo stile.
Il tema del video è la questione della "app" che il Governo vorrebbe far installare alla gente per tracciare gli spostamenti, con la scusa della sicurezza contro il contagio del virus. Argomento scottante che molte polemiche ha suscitato.


 
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Adesso si che apprezziamo di piu' la nostra liberta'....
 
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Verissimo, una delle riscoperte più importanti di tutte è riscoprire il dolce sapore della libertà, prima ce n'era anche "troppa" e stavamo facendone indigestione, adesso ci hanno messo a stecchetto, anzi, ad anoressia. Niente di meglio per assaporare la voglia di combattere e liberarci dall'oppressore.

Divertente questo articolo, anche perchè finalmente qualcuno ha scoperto l'antica arte del boicottaggio televisivo.

Se la TV censura, tu censura la TV!



Facciamo noi la fase due: via il virus dal video




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Attenzione, attenzione il contagio si trasmette per televisione. Si chiama covideo ed è una derivazione diretta del virus che sta devastando il mondo. Non uccide, almeno non direttamente, ma produce patologie terribili che intaccano il cervello, il fegato, la bile, l’animo e il morale delle persone. Il contagio avviene per via oculare e auditiva, si trasmette su tutti i canali video quando ci sono programmi, dibattiti, servizi, tg dedicati al virus e contorni, ben oltre lo sfinimento del pubblico. Non sto scherzando, non è il momento di scherzare. Vi sto consigliando una terapia. Autarchica, senza bisogno di andare in farmacia, di farsela prescrivere da alcuno. Semplice ma efficace. È la nostra fase due, quella della fuga stando in casa, del distanziamento sociale dal televirus e dai suoi protagonisti, caratteristi e comparse.

Dopo aver ottenuto le informazioni necessarie sulla situazione sanitaria e i suoi riflessi, abbandonate tutti i programmi che vi parlano del contagio, che vi fanno vedere le solite scene e le faccine mascherate, che raccontano, commentano, fanno previsioni sulla durata, su quando uscirne, e come, e con quale gradualità. In particolare cambiate velocemente video appena vi annunciano conferenze stampa in merito, messe cantate di commissari impotenti, di scienziati in dissenso tra loro, di economisti che sparano cupi messaggi o Mes; protettori civili che si limitano a dire numeri falsi e ovvietà ormai risapute. In modo speciale evitate il video appena appare un politico, peggio se un ministro, e peggio di tutti un signore col naso a pipa, la voce stitica, i capelli tinti dalla vanità, che vi parla sempre di ciò che farà e mai di ciò che è stato davvero fatto, che si complimenta con se stesso mentre il paese è in ginocchio o peggio in barella. Spegnete, cambiate canale, meglio i cartoni animati e le previsioni del tempo. Rispondete all’hastag #iorestoacasa con l’hastag #iorestoinbagno, appena in tv vi parlano di covid o appena vi appare il presidente del covid o altre figure lassative.

Non dico di spegnere il video che è la nostra zattera di salvezza in queste settimane ma fatevi una programmazione alternativa che escluda tutto quanto ruoti intorno al contagio. Basta vedere pure in video le mascherine, basta le immagini tremende, basta soprattutto i programmoni infiniti in cui tanti onniscienti ci spiegano cos’è il virus, cosa fare, cosa non fare, chi sono i buoni e chi sono i cattivi, se avremo l’estate oppure no, se il nonno potrà uscire solo se accompagnato dai genitori, se andremo in vacanze o il massimo sarà una gita intorno al condominio e una cabina con lettino in portineria.

Non se ne può più, abbiamo già visto. Non bastava il morbo c’è anche il video morboso, non bastava il contagio c’è la sua amplificazione televisiva, coi mille ripetitori.

L’uomo è un essere curioso e vario, da sempre lavora, vive situazioni diverse, socializza, gioca, muore se è ridotto solo a una cosa; finora si è occupato di amori, sport, film, idee, letture, teatro, sesso, fede e d’altro. Anzi, a proposito. Il boom dei programmi dedicati alle messe e ai riti è la prova che stiamo cercando altro, vogliamo guardare in cielo, uscire dalla realtà profana, aspettiamo miracoli, santi, apparizioni e cerchiamo protezioni più affidabili di quelle civili. Meglio la preghiera che il dibbbattito, meglio la liturgia che l’ennesimo collegamento sanitario. Non se ne può più di raccomandazioni – stare a casa, lavarsi le mani, stare distanti, umanità pussa via – non se ne può più di frasi ripetute tipo “non abbassare la guardia” e menate simili.

Se volete sapere il minimo necessario su quel che succede col virus, scegliete i notiziari più scarni, magari radiofonici, meglio se integrati con la lettura di giornali. Il pregio dei giornali rispetto alla tv è che scegliete voi da chi farvelo raccontare e come, in che misura e fino a che punto, cosa leggere e cosa saltare, senza subire passivamente l’onda lunga, la marea vasta e l’informazione di regime che vi sommerge passivi con la Ripetizione dell’Identico. Nell’informazione, nell’intrattenimento, perfino nella pubblicità.

Basta virus, mascherine e blablabla. Selezionate i canali e i programmi in base alla lontananza dal Tema Dominante; se vi parlano di passato, di futuro, di fantasy, di Tutto meno che di Quello. Film, musica, documentari, viaggi in luoghi esotici, cabaret, storie, quiz, serial, gossip. Tutto meno che il Covideo. Ci sono più cose in cielo e in terra del virus.

Quel che vi sto esortando a fare è il passaggio alla famosa fase due, ma non quella che aspettiamo da giorni dal governo; ma quella che ci facciamo noi, subito, ciascuno a casa propria; senza uscire, va bene, ma vedendo e pensando quel che vogliamo noi. In fondo tutta la profilassi nazionale e mondiale messa in moto è fondata solo su di noi: stare a casa, lavarsi continuamente le mani, tenere le distanze, fabbricarsi mascherine, tutine faidate visto che dallo stato non arriva un beato tubo. E allora visto che tutto è nelle nostre mani, la fase due ce la facciamo noi, ma ce la facciamo senza di loro. È il nostro passaggio al bosco o la nostra fuga virtuale in mare, la nostra rivolta sedentaria, la nostra anarchia da divano, la nostra lotta partigiana col telecomando. Si, osserviamo le leggi ma non osserviamo voi, i vostri programmi, il vostro corso intensivo per il peggioramento della specie, per il rincoglionimento sanitario di massa, l’ansia di Stato e la depressione di regime, e il tentativo – il più schifoso – di trarre profitto politico, share o altri vantaggi dalla tragedia. Cambiare canale è il nostro vaccino. Basta, fratelli, è ora di cambiare. La vita è altrove.

Fonte: MarcelloVeneziani.com
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Tra i miei youtuber preferiti c'è una persona di nome Giancarlo Marcotti, economista e consulente finanziario (QUI una brava biografia), interviene spesso nella trasmissione "Il vaso di pandora" e titolare del canale YouTube "Finanza in chiaro", professionista serio e rigoroso nel suo campo ha iniziato ad occuparsi sempre più spesso dei legami tra eventi politici ed economia. I molti suoi video caricati in poco più di un anno sono seguitissimi e ad oggi contano più di 42000 iscritti, tra cui il sottoscritto.

Vorrei inserire in questo thread un suo video in particolare, essendo girato sul tema della libertà d'informazione.



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view post Posted on 24/4/2020, 15:34
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Non importa quanto è buio il cammino, guarda solo la Luce di fronte a te.

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Tra le polemiche tenuto abilmente nascoste all'attenzione pubblica in qesti mesi c'è la famigerata questione del 5G.
Cos'è il 5G? 5G è la sigla di "quinta generazione" e in questo caso corrisponde all'installazione di ripetitori e reti telematiche funzionanti con trasmissioni radio ad alta velocità, ma anche ad una frequenza elevatissima. Qui dunque sta il nocciolo della questione, ovvero: una frequenza così elevata è davvero sicura a riguardo della salute pubblica e privata?
Ricordo che le frequenze di trasmissione dei ripetitori per cellulari e adsl via radio ricadono abbondantemente nello spettro delle microonde e, se in passato è stato appurato che la costante esposizione a campi elettromagnetici nella regione del Gigahertz sono dannosi per il corpo umano, possiamo facilmente immaginare quante siano legittime le preoccupazioni riguardo le emissioni elettromagnetiche dei nuovi ripetitori che stanno venendo installati in questo stesso momento che leggete.
Sappiamo che i passati tentativi di screditare e esporre al pubblico ludibrio chiunque avanzasse dubbi sulla sicurezza dei campi elettromagnetici hanno notevolmente rallentato le sperimentazioni in vivo e sappiamo quanta fatica hanno fatto le vittime di tumori auricolari a veder riconosciuta la loro invaldiità e attuati i risarcimenti necessari.
L'opposizione all'attivazione di questa nuova tecnologia è molta e da parte di molti un po' dappertuto nel mondo, ma come sempre non è stata data loro sufficientemente voce, soprattutto da parte della stampa e della tv, le quali anzi, pur non avendo alcun dato scientifico disponibile perchè nessuna sperimentazione seria è stata eseguita a tal proposito, hanno dichiarato con leggerezza che il 5G non è pericoloso e che quindi non c'era nulla di cui preoccuparsi.
Sarebbe bello se davvero esistesse una tecnologia al mondo che fosse totalmente scevra da rischi sulla salute, ma purtroppo così non è. Come dice un famoso adagio popolare, "il troppo stroppia" e qualunque cosa se eccessiva diventa dannosa. Frequenze così alte è più che lecito sospettare che possano causare danno all'organismo e anche se così non fosse, qualunque nuova tecnologia se applicata nell'ambito pubblico dovrebbe per principio e precauzione essere sottoposta a una lunga e seria indagine scientifica, specialmente se espone le persone a emanazioni di qualunque tipo senza che queste possano proteggersi o evitare di venirne investiti.

Uno dei ricercatori che hanno opposto un ragionevole dubbio all'uso del 5G è tale Nicola Limardo (pron. Lìmardo), che a seguito delle sue dichiarazioni sulla pericolosità di questa tecnologia sembra essere stato oggetto, da quel che denuncia, di azioni intimidatorie nei suoi confronti da parte di ignoti.

In questa intervista parla di ciò che gli è accaduto e spiega perchè ha rinunciato a proseguire nella sua opera di informazione.




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