CITAZIONE
Voglio esprimere le mie opinioni riguardo l' esitenza o meno di Atlantide, argomento e rebus millenario che, a partire da Platone fino ad oggi, è rimasto irrisolto.
Innanzitutto, per poter costruire una qualsiasi teoria che possa reggere pro o contro l'esistenza della mitica isola, bisogna partire da un assunto fondamentale: accettare o rigettare "totalmente" che quanto trasmessoci da Platone sia un fatto storico. Ciò implica che non si possono utilizzare vie di mezzo, cioè pretendere di leggere il testo in parte come racconto storico ed in parte, dove non si riesce a spiegarne la veridicità per mancanza di riscontri logici o documentali, come pura speculazione di fantasia nutrita da ideali morali.
Se accettiamo il racconto come narrazione di eventi realmente accaduti e tramandati ai posteri, allora tutti gli elementi e i dati che Platone ci fornisce devono essere interpretati come informazioni fornite da chi ha realmente fatto parte di questa civiltà, quindi un suo superstite. Al contrario il racconto non può che essere ritagliato e limitato in una area di speculazione politico-filosofica di ispirazione mitologica.
Ipotizziamo che il racconto sia storico, che quello che descrive Platone sia la minuziosa descrizione di un'impero realmente esistito. L'aspetto che mi interessa di più è costituito dalla modalità della sua totale distruzione. Platone parla di un evento di incalcolabile portata distruttiva. Dice anche che tali eventi eccezionali si sono verificati più volte in epoche remote e che sempre se ne verificheranno, stando ciò nell'ordine delle cose. Si capisce bene come già a quei tempi si avessero delle discrete nozioni circa gli eventi naturali più distruttivi quali terremoti, eruzioni vulcaniche, maremoti e quant'altro fosse capace di annientare intere popolazioni e distruggere vaste aree abitate.
Quindi, a seguito di questo cataclisma, l'Atlantide si innabissò sparendo per sempre insieme alla sua grande civiltà.
La prima domanda che ci dobbiamo porre è: un isola grande quanto la Libia e L'Asia allora conosciute messe insieme, cioè un continente grande quasi quanto l'America del Sud, come può essere sprofondato in un giorno ed una notte senza lasciare traccia?
La cosa appare, ovviamente, inverosimile. Immaginando una terra cosi vasta che sprofonda in così poco tempo negli oceani e gli effetti a catena che si sarebbero dovuti innescare interessando vastissime aree del pianeta, mi fanno fortemente dubitare sia che ciò possa essere realmente accaduto sia sul fatto che un qualsiasi osservatore che si fosse trovato sull'isola in quel momento avrebbe avuto la minima possibilità di salvarsi per poterlo raccontare ad altri. Chi è stato testimone oculare dei fatti narrati e tramandati fino all'epoca di Platone, non poteva che occupare un punto di osservazione che, a priori, lo esclude come localizzazione dall'isola stessa. E' ipotizzabile invece che, al momento del disastro, l'osservatore si trovasse in mare, a debita distanza dalla terra sebbene ancora in vista. Solo trovandosi in tale posizione avrebbe avuto una possibilità di salvarsi. Ma è proprio questa posizione che può averlo tratto in inganno nel comprendere e poi descrivere ciò che si presentò a i suoi occhi. Potrebbe aver assistito ad un fenomeno percependolo esattamente come il contrario di ciò che stava realmente accadendo. Infatti proprio in questa posizione un qualsiasi osservatore può confondere un mostruoso tsunami che invade totalmente un'isola fino a sommergerla con lo sprofondare della stessa . Per generare un fenomeno di tale portata occorrono cause che, sebbene percepite come eccezzionali ed improbabili secondo il nostro comune senso del tempo, in diverse occasioni delle ere geologiche passate hanno regolarmente segnato la storia dell'evoluzione della vita sul nostro pianeta. L'ipotesi più probabile è che la fine del pleistocene, che corrisponde anche al termine dell'ultima era glaciale, fu segnata dall'l'impatto di un' asteroide o di una cometa avvenuto, a sostegno di questa teoria, in mare.
Si potrebbe sollevare l'obiezione che anche in questo caso una qualsiasi nave non averebbe avuto la minima possibilità di essere risparmiata. Questo è, direi, più che ragionevole, ma per alcuni studiosi dell'argomento la probabilità che ci furono dei superstiti non è da ritenersi nulla. Sulle possibili dinamiche che può aver prodotto questo apocalittico evento e sui successivi scenari in cui si sarebbero trovati a operare eventuali superstiti, sono stati fatti seri studi e ricerche che hanno permesso di formulare teorie ragionevolmente credibili, per le quali varrebbe la pena approfondire l'argomento. Queste teorie cercano di dimostrare come alcuni gruppi umani appartenenti a questa mitica civiltà, differenti tra di loro per cultura, conoscenze scientifiche e rango sociale, siano potuti sopravvivere al cataclisma e, nei millenni successivi, siano riusciti a risollevarsi dal buio della barbarie in cui erano precipitati a causa delle difficoltà di sopravvivenza e del rapido impoverimento culturale che caratterizzo per lungo tempo gli anni dopo il Diluvio. Questi superstiti furono proiettati senza una meta in varie parti del globo, ritrovandosi ad occupare terre inesplorate e ancora popolate da gruppi umani di cacciatori-raccoglitori tipici del paleolitico.
Il livello dei mari, rispetto a quello di 11.500 anni fà, è aumentato di c.ca 130 - 150. Questo aumento, però, è stato un processo che si è praticamente interrotto c.ca 5.000 anni fà. Da allora ad oggi il livello dei mari è aumentato di soli 5 metri. Così, in molte parti del globo, non appena il livello dei mari smise di salire questi gruppi ritrovaroro gradualmente le condizioni favorevoli per poter formare stabili insediamenti, in prevalenza presso i grandi corsi fluviali dell'emisfero settentrionale, lungo il Nilo, il Tigri e l'Eufrate, e diedero origine a quelle prime civiltà evolute di cui giungono a noi notizie certe. E per guadagnarsi il titolo di Civiltà possedevano già caratteristiche uniche ed indispensabili per essere tali: la conoscenza dell'agricoltura e della navigazione.
Ora, per molti studiosi è inverosimile che da quella data in poi, in molte parti del globo, gruppi umani mai entrati in contatto fra loro, che occupavano aree localizate in parti opposte del pianeta, spesso isolati e senza scambi, inventassero quasi contemporaneamente queste rivoluzioluzionarie arti?
E' un bel rompicapo no?