| Jim75 |
| | Ancora Erodoto: CITAZIONE | Nell'isola che oggi si chiama Tera, ma che un tempo era detta Calliste, (odierna Santorini, ndJim) vivevano alcuni discendenti del fenicio Membliareo, figlio di Pecile. In effetti all'isola oggi nota come Tera era approdato il figlio di Agenore Cadmo, alla ricerca di Europa; vi aveva fatto scalo e, sia che il luogo gli fosse piaciuto sia che altre ragioni lo invogliassero a farlo, vi aveva lasciato alcuni Fenici, fra cui Membliareo che apparteneva alla sua famiglia. Costoro abitarono l'isola detta Calliste per otto generazioni, prima dell'arrivo di Tera proveniente da Sparta. Era verso queste genti che intendeva dirigersi Tera conuna piccola schiera formata fra le varie tribù, per abitare assieme a loro, non per mandarli via, ma realmente con intenzioni amichevoli. Ebbene, dal momento che i Mini, scappati dalle prigioni, si erano stabiliti sul Taigeto e gli Spartani volevano ucciderli, Tera chiese di evitare una strage e si impegnò personalmente a condurli fuori del paese. Gli Spartani accettarono la proposta, sicché Tera partì, con tre penteconteri, per raggiungere i discendenti di Membliareo conducendo con sé anche i Mini; non tutti però, anzi pochi: i più in effetti si diressero verso i Paroreati e i Cauconi e li scacciarono dai loro territori, dove poi, divisisi in sei gruppi, fondarono sei città, Lepreo, Macisto, Frisse, Pirgo, Epio e Nudio; ma quasi tutte queste città sono state messe a sacco dagli Elei ai miei tempi. L'isola di Calliste fu poi chiamata Tera dal nome del suo colonizzatore. Suo figlio però si era rifiutato di partire con lui; allora Tera affermò che lo avrebbe lasciato «pecora fra i lupi» e da questa espressione derivò al ragazzo il soprannome di Eolico, che poi finì per prevalere. Di Eolico fu figlio Egeo, da cui prende nome la grande tribù spartana degli Egidi. Agli uomini di questa tribù i figli non sopravvivevano; allora, consigliati da un oracolo, eressero un tempio dedicato alle Erinni di Laio e di Edipo. In seguito lo stesso accadde anche a Tera ai discendenti di questi uomini. Sin qui le versioni degli Spartani e dei Terei coincidono,gli avvenimenti successivi li narrano come segue i soli Terei. Grinno figlio di Esanio, discendente di Tera e re dell'isola omonima, si recò a Delfi portando dalla sua città cento buoi da sacrificare; lo accompagnavano altri concittadini, fra i quali Batto, figlio di Polimnesto, della stirpe del Minio Eufemo. E mentre Grinno, re dei Terei, la consultava su altre questioni, la Pizia gli rispose invitandolo a fondare una città in Libia. E Grinno ribatté: «Signore, io sono un po' vecchiotto e pesante per muovermi; ordinalo a uno di questi giovani di intraprendere l'impresa». E mentre rispondeva così indicava Batto. Questo è quanto accadde allora; più tardi, dopo il loro ritorno, non tennero più conto del responso: neppure sapevano dove si trovasse la Libia e non avevano il coraggio di inviare dei coloni senza una destinazione definita. Per sette anni, a partire da allora, non cadde pioggia sull'isola di Tera e in quei sette anni tutte le piante dell'isola, tranne una, seccarono. I Terei consultarono l'oracolo e la Pizia rinfacciò loro la colonia in Libia. Visto che al loro male non esisteva rimedio, inviarono a Creta dei messi per scoprire se qualcuno del luogo, nativo di Creta o straniero residente, fosse mai stato in Libia. Nel compiere il giro dell'isola i messi giunsero alla città di Itano; qui presero contatto con un pescatore di porpore, di nome Corobio, il quale dichiarò di essere giunto in Libia, e precisamente nell'isola di Platea, trascinato dai venti. I messi lo allettarono con una ricompensa e lo condussero a Tera; da Tera poi partirono alcuni uomini in esplorazione, non in molti, inizialmente. Quando Corobio li ebbe condotti nella sunnominata isola di Platea, lo lasciarono lì, con provviste per un determinato numero di mesi, dirigendosi in gran fretta verso Tera per riferire sull'isola ai loro concittadini. Ma si assentarono per più tempo di quello previsto, sicchéa Corobio venne a mancare tutto; più tardi una nave di Samo, in navigazione verso l'Egitto agli ordini di Coleo, fu trascinata dai venti fino all'isola di Platea. I Sami, appreso da Corobio per filo e per segno l'accaduto, gli lasciarono provviste per un anno; essi poi salparono dall'isola decisi a raggiungere l'Egitto, ma venivano portati fuori rotta dal vento di Levante. E siccome il vento non calava, finirono per attraversare le Colonne d'Eracle e giungere a Tartesso, con la scorta di un dio. A quell'epoca l'emporio di Tartesso era vergine, sicché i Sami, al loro ritorno, ricavarono dalle merci il profitto più elevato fra i Greci di cui abbiamo notizia precisa; dopo naturalmente Sostrato di Egina figlio di Laodamante, con il quale nessuno è in grado di gareggiare. |
Con calma! Abbiamo un dato fondamentale per concludere il discorso della datazione: "A quell'epoca Tartesso era un emporio (così erano chiamati gli insediamenti Fenici o, in genere, le città basate sui mercati) vergine" Quindi, questo rappresenta la scoperta di Tartesso da parte del mondo greco. L'epoca è intorno al 700a.c, ovvero poco prima (il testimone era ancora vivo all'epoca) della colonizzazione di Cirene da parte di Batto
Rizzoli:
CITAZIONE | St. ant. Cirene (Kyrene) fu fondata forse nel 631 a.C. da coloni dori di Tera (od. Santorino) guidati da Batto, capostipite della dinastia dei Battiadi, |
Ecco il periodo storico di Tartesso: dal 700 al 550 a.c., più o meno. Atlantide non ci azzecca moltissimo, che dite? E' che sì, è vero, era famosa per la sua ricchezza e per l'argento. Fiumi d'argento! Chi lo sa, magari Atlantide aveva il suo dominio anche lì in passato, ma col nome Tartesso definiamo tutt'altra storia.
Tornando al luogo, invece. Perchè insistere sull'amicizia di Tartesso verso i focei, riferendosi all'episodio di Alalia? Davvero avrebbero mandato navi dalla Spagna (che tra l'altro Erodoto già chiama Iberia, distinguendola da Tartesso) per aiutarli? Tutto per quella frase: "E siccome il vento non calava, finirono per [B]attraversare le Colonne d'Eracle e giungere a Tartesso,"
Tartesso era al di là delle colonne d'Ercole.
(continua)
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