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TARTESSO, Riprendiamoci la sua storia

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Jim75
view post Posted on 2/11/2004, 11:00




Mi è sovvenuto di aprire questa discussione ad esempio della cocciutaggine e presunzione della scienza moderna (in questo caso, l'archeologia), ma anche dell'estremo opposto, ovvero di chi vuol trovare misteri in ogni dove.

Inoltre questa vuole anche essere un promemoria per chi (professionisti ed appassionati) è solito indorare le proprie teorie con citazioni di testi antichi, sezionandone accuratamente e volutamente le parti "scomode". Le citazioni di Erodoto che io riporterò INTERAMENTE sono le più gettonate e falsificate.

Tartesso è un esempio calzante per entrambi gli schieramenti. 1) Di chi dice che ra l'ultimo baluardo di Atlantide. 2) Di chi dice che è in Spagna, cosa ritenuta vera dagli storici.

IL PERIODO STORICO E IL LUOGO (quoto tutto il 1° brano di cui si parla di Tartesso, sottolineando ciò che evidenzia periodo e luoghi)
CITAZIONE
Costui, nominato da Ciro comandante dell'esercito, quando arrivò nella Ionia, cominciò a espugnare le città servendosi di terrapieni: ogni volta, infatti, costringeva i nemici dentro le loro mura, faceva ammassare enormi quantitativi di terra contro gli spalti e poi li assaltava.
La prima città della Ionia di cui si impadronì fu Focea. Questi Focei furono i primi Greci a compiere lunghe navigazioni: furono loro a scoprire l'Adriatico, la Tirrenia, l'Iberia e la regione di Tartesso: non navigavano con grandi navi da carico ma con delle penteconteri. Giunti a Tartesso strinsero amicizia con il re locale, che si chiamava Argantonio e che fu signore di Tartesso per ottanta anni, vivendo in tutto per 120 anni. I Focesi divennero così amici suoi che egli li invitò prima ad abbandonare la Ionia e a stabilirsi nel suo paese, ovunque volessero; in seguito, non essendo riuscito a convincerli e avendo saputo com'era cresciuta la potenza dei Medi, regalò denaro ai Focesi perché potessero munire di fortificazioni la loro città; e il regalo fu molto generoso, tanto è vero che il perimetro delle mura di Focea si sviluppa per non pochi stadi; ed esse sono tutte costituite da grandi blocchi di pietra ben connessi tra loro.
Fu così che i Focei costruirono le loro mura; Arpago fece avanzare il suo esercito e pose l'assedio; ma gli sarebbe bastato, proclamò, che i Focei abbattessero anche uno soltanto dei bastioni del muro e consacrassero anche una sola casa. I Focei, non tollerando la schiavitù, dissero che volevano discutere tra loro per un giorno; poi avrebbero dato la risposta; per l'intanto invitarono Arpago a ritirare l'esercito da sotto le mura per il periodo di tempo in cui deliberavano. Arpago rispose di sapere bene quanto stavano per fare: tuttavia avrebbe permesso loro di consultarsi. E dunque mentre Arpago portava il suo esercito lontano dalle mura, i Focesi misero in mare delle penteconteri, vi imbarcarono le donne, i bambini e tutte le loro masserizie e vi aggiunsero le statue e le offerte votive che poterono trarre dai templi: a eccezione degli oggetti in bronzo e in pietra e dei dipinti caricarono tutto il resto, si imbarcarono sulle navi e fecero rotta alla volta di Chio. I Persiani occuparono una Focea completamente deserta.
I Focei pensavano di acquistare le isole chiamate Enusse ma i Chii non gliele vollero vendere per paura che diventassero un emporio e che la loro isola venisse tagliata fuori dai commerci; di conseguenza si diressero a Cirno. Nell'isola di Cirno venti anni prima in base ad un oracolo avevano fondato una città chiamata Alalia. A quell'epoca ormai Argantonio era morto. Nel dirigersi verso Cirno, in un primo momento, fecero una puntata fino a Focea dove uccisero la guarnigione persiana a cui Arpago aveva affidato il presidio della città; poi, compiuta questa impresa, pronunciarono durissime maledizioni contro chi di loro avesse abbandonato la spedizione. Inoltre gettarono in mare un blocco rovente di ferro e giurarono che non avrebbero fatto ritorno a Focea prima che questo blocco di ferro fosse riemerso a galla. Ma mentre puntavano su Cirno più di metà di loro fu presa dalla nostalgia e dal rimpianto della città e delle abitudini del loro paese; e così violarono i giuramenti e tornarono indietro voltando la prua verso Focea. Quelli che rispettarono il giuramento proseguirono il viaggio prendendo il largo dalle isole Enusse.
Giunti a Cirno, per cinque anni coabitarono con le genti che vi erano arrivate prima di loro e vi edificarono dei templi. Ma visto che derubavano e depredavano tutte le popolazioni limitrofe, Tirreni e Cartaginesi di comune accordo mossero contro di loro, entrambi con una flotta di sessanta navi. Anche i Focesi equipaggiarono delle imbarcazioni, in numero di sessanta, e affrontarono la flotta avversaria nelle acque del mare chiamato di Sardegna. Si scontrarono in una battaglia navale e ai Focesi toccò una vittoria cadmea; infatti delle loro navi quaranta furono affondate e le restanti venti risultarono inutilizzabili, avendo i rostri torti all'indietro. Allora navigarono fino ad Alalia, imbarcarono le donne, i bambini e tutto ciò che le navi potevano trasportare e abbandonarono Cirno dirigendosi verso Reggio.

I Cartaginesi e i Tirreni si spartirono gli uomini delle navi affondate: gli abitanti di Agilla, ai quali toccò il gruppo più numeroso, li condussero fuori città e li lapidarono. Più tardi ad Agilla ogni essere che passava accanto al luogo in cui giacevano i Focei lapidati diventava deforme, storpio o paralitico, fossero pecore o bestie da soma o uomini, senza distinzione. Allora gli Agillei, desiderosi di rimediare alla propria colpa, si rivolsero all'oracolo di Delfi. E la Pizia impose loro un obbligo che adempiono ancora oggi: infatti offrono imponenti sacrifici e bandiscono giochi ginnici ed equestri in onore dei morti. Ed ecco cosa toccò a questi Focei; quelli invece fuggiti verso Reggio, muovendo di là si impadronirono di una città nella terra di Enotria, città oggi chiamata Iela; essi la colonizzarono dopo aver appreso da un uomo di Posidonia che la Pizia ordinando loro di «edificare a Cirno» non intendeva riferirsi all'isola, bensì all'eroe. Così dunque andarono le cose riguardo la città ionica di Focea.


Premettendo che i Tirreni sono gli Etruschi, ecco l'Enciclopedia Rizzoli:
CITAZIONE
St. Colonia focese fondata nel 563 a.C. (gr. Alalie), fu fiorente centro del commercio greco nell'Occidente. Nelle sue acque si svolse la prima grande battaglia navale del Mediterraneo (540 a.C.), in seguito alla quale Aleria perdette, a opera di Etruschi e di Cartaginesi,


I dati coincidono, la battaglia è avvenuta in Corsica, ad Alalia, 20 anni dopo la sua prima fondazione. Ormai il re di Tartesso, amico dei Focei, era morto, ma.... Ma cosa c'entra??! Certo, era loro amico e avrebbe potuto aiutarli... dalla Spagna? Poco credibile, ma soprattutto leggendo interamente il pezzo che vi ho riportato, che ha una sua chiara linea temporale e riferimenti geografici precisi e citati a proposito, essendo Erodoto uno storico!
Erodoto ci dice che
- i Focei fondarono colonie nei luoghi citati (mediterraneo occidentale) in un certo periodo (che è testimoniato dall'archeologia e da tonnellate di altre fonti) nel 6° secolo a.c.
- divennero amici del re di Tartesso in quel periodo (l'unico regno citato nel discorso)
- cacciati dai Medi, raggiunsero la loro colonia in Corsica 20 anni dopo.
- Il re di Tartesso amico loro era già morto. quindi era vivo nel 560 e morto nel 540a.c. Ovvero, almeno fino al 560 Tertesso stessa esisteva ancora.
- Ci fu la guerra con Etruschi e Cartaginesi ed Erodoto qui ribadisce la morte del re di Tartesso, che avrebbe potuto schierarsi con i focei.

Ma dalla Spagna?! Resta ancora (per poco) una questione aperta, ma almeno abbiamo una data in cui Tartesso esisteva ancora. Ma da quanto esisteva??

(continua)
 
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Jim75
view post Posted on 2/11/2004, 11:25




Ancora Erodoto:

CITAZIONE
Nell'isola che oggi si chiama Tera, ma che un tempo era detta Calliste, (odierna Santorini, ndJim) vivevano alcuni discendenti del fenicio Membliareo, figlio di Pecile. In effetti all'isola oggi nota come Tera era approdato il figlio di Agenore Cadmo, alla ricerca di Europa; vi aveva fatto scalo e, sia che il luogo gli fosse piaciuto sia che altre ragioni lo invogliassero a farlo, vi aveva lasciato alcuni Fenici, fra cui Membliareo che apparteneva alla sua famiglia. Costoro abitarono l'isola detta Calliste per otto generazioni, prima dell'arrivo di Tera proveniente da Sparta.
Era verso queste genti che intendeva dirigersi Tera conuna piccola schiera formata fra le varie tribù, per abitare assieme a loro, non per mandarli via, ma realmente con intenzioni amichevoli. Ebbene, dal momento che i Mini, scappati dalle prigioni, si erano stabiliti sul Taigeto e gli Spartani volevano ucciderli, Tera chiese di evitare una strage e si impegnò personalmente a condurli fuori del paese. Gli Spartani accettarono la proposta, sicché Tera partì, con tre penteconteri, per raggiungere i discendenti di Membliareo conducendo con sé anche i Mini; non tutti però, anzi pochi: i più in effetti si diressero verso i Paroreati e i Cauconi e li scacciarono dai loro territori, dove poi, divisisi in sei gruppi, fondarono sei città, Lepreo, Macisto, Frisse, Pirgo, Epio e Nudio; ma quasi tutte queste città sono state messe a sacco dagli Elei ai miei tempi. L'isola di Calliste fu poi chiamata Tera dal nome del suo colonizzatore.
Suo figlio però si era rifiutato di partire con lui; allora Tera affermò che lo avrebbe lasciato «pecora fra i lupi» e da questa espressione derivò al ragazzo il soprannome di Eolico, che poi finì per prevalere. Di Eolico fu figlio Egeo, da cui prende nome la grande tribù spartana degli Egidi. Agli uomini di questa tribù i figli non sopravvivevano; allora, consigliati da un oracolo, eressero un tempio dedicato alle Erinni di Laio e di Edipo. In seguito lo stesso accadde anche a Tera ai discendenti di questi uomini.
Sin qui le versioni degli Spartani e dei Terei coincidono,gli avvenimenti successivi li narrano come segue i soli Terei. Grinno figlio di Esanio, discendente di Tera e re dell'isola omonima, si recò a Delfi portando dalla sua città cento buoi da sacrificare; lo accompagnavano altri concittadini, fra i quali Batto, figlio di Polimnesto, della stirpe del Minio Eufemo. E mentre Grinno, re dei Terei, la consultava su altre questioni, la Pizia gli rispose invitandolo a fondare una città in Libia. E Grinno ribatté: «Signore, io sono un po' vecchiotto e pesante per muovermi; ordinalo a uno di questi giovani di intraprendere l'impresa». E mentre rispondeva così indicava Batto. Questo è quanto accadde allora; più tardi, dopo il loro ritorno, non tennero più conto del responso: neppure sapevano dove si trovasse la Libia e non avevano il coraggio di inviare dei coloni senza una destinazione definita.
Per sette anni, a partire da allora, non cadde pioggia sull'isola di Tera e in quei sette anni tutte le piante dell'isola, tranne una, seccarono. I Terei consultarono l'oracolo e la Pizia rinfacciò loro la colonia in Libia. Visto che al loro male non esisteva rimedio, inviarono a Creta dei messi per scoprire se qualcuno del luogo, nativo di Creta o straniero residente, fosse mai stato in Libia. Nel compiere il giro dell'isola i messi giunsero alla città di Itano; qui presero contatto con un pescatore di porpore, di nome Corobio, il quale dichiarò di essere giunto in Libia, e precisamente nell'isola di Platea, trascinato dai venti. I messi lo allettarono con una ricompensa e lo condussero a Tera; da Tera poi partirono alcuni uomini in esplorazione, non in molti, inizialmente. Quando Corobio li ebbe condotti nella sunnominata isola di Platea, lo lasciarono lì, con provviste per un determinato numero di mesi, dirigendosi in gran fretta verso Tera per riferire sull'isola ai loro concittadini.
Ma si assentarono per più tempo di quello previsto, sicchéa Corobio venne a mancare tutto; più tardi una nave di Samo, in navigazione verso l'Egitto agli ordini di Coleo, fu trascinata dai venti fino all'isola di Platea. I Sami, appreso da Corobio per filo e per segno l'accaduto, gli lasciarono provviste per un anno; essi poi salparono dall'isola decisi a raggiungere l'Egitto, ma venivano portati fuori rotta dal vento di Levante. E siccome il vento non calava, finirono per attraversare le Colonne d'Eracle e giungere a Tartesso, con la scorta di un dio. A quell'epoca l'emporio di Tartesso era vergine, sicché i Sami, al loro ritorno, ricavarono dalle merci il profitto più elevato fra i Greci di cui abbiamo notizia precisa; dopo naturalmente Sostrato di Egina figlio di Laodamante, con il quale nessuno è in grado di gareggiare.

Con calma!
Abbiamo un dato fondamentale per concludere il discorso della datazione: "A quell'epoca Tartesso era un emporio (così erano chiamati gli insediamenti Fenici o, in genere, le città basate sui mercati) vergine"
Quindi, questo rappresenta la scoperta di Tartesso da parte del mondo greco. L'epoca è intorno al 700a.c, ovvero poco prima (il testimone era ancora vivo all'epoca) della colonizzazione di Cirene da parte di Batto

Rizzoli:
CITAZIONE
St. ant. Cirene (Kyrene) fu fondata forse nel 631 a.C. da coloni dori di Tera (od. Santorino) guidati da Batto, capostipite della dinastia dei Battiadi,


Ecco il periodo storico di Tartesso: dal 700 al 550 a.c., più o meno. Atlantide non ci azzecca moltissimo, che dite? E' che sì, è vero, era famosa per la sua ricchezza e per l'argento. Fiumi d'argento! Chi lo sa, magari Atlantide aveva il suo dominio anche lì in passato, ma col nome Tartesso definiamo tutt'altra storia.

Tornando al luogo, invece. Perchè insistere sull'amicizia di Tartesso verso i focei, riferendosi all'episodio di Alalia? Davvero avrebbero mandato navi dalla Spagna (che tra l'altro Erodoto già chiama Iberia, distinguendola da Tartesso) per aiutarli?
Tutto per quella frase: "E siccome il vento non calava, finirono per [B]attraversare le Colonne d'Eracle e giungere a Tartesso,"

Tartesso era al di là delle colonne d'Ercole.

(continua)
 
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Jim75
view post Posted on 2/11/2004, 12:22




Tartesso era al di là delle Colonne d'Ercole... di Erodoto. O dei tempi di Erodoto: 420a.c.

Ecco di seguito l'altra citazione delle Colonne d'E. nello stesso testo:
CITAZIONE
Ecco dunque elencati i Libici nomadi della costa, oltre iquali, verso l'interno, c'è la Libia popolata da bestie feroci; al di là di essa comincia un ciglio sabbioso e desertico, che va da Tebe in Egitto fino alle Colonne d'Eracle. In questa zona, a circa dieci giorni di cammino l'una dall'altra, si trovano delle collinette ricoperte da agglomerati di grossi blocchi di sale; proprio dalla cima di queste collinette scaturisce uno zampillo d'acqua fresca e dolce, nel bel mezzo del sale; attorno vi abitano uomini che sono gli ultimi oltre la regione delle bestie feroci, verso il deserto: a partire da Tebe i primi (a dieci giorni di cammino da Tebe) sono gli Ammoni, padroni del santuario derivato dal santuario di Zeus a Tebe; infatti anche a Tebe, come ho già precedentemente ricordato, Zeus viene rappresentato con volto di capro. Gli Ammoni possiedono anche un'altra sorgente d'acqua, che è tiepida all'alba e più fresca nell'ora in cui il mercato è più affollato; a mezzogiorno poi è decisamente fredda: è allora che la usano per innaffiare gli orti; col declinare del giorno l'acqua perde a poco a poco la freschezza, finché il sole tramonta e l'acqua è tiepida; poi si scalda sempre più fino a mezzanotte, quando bolle furiosamente; poi la mezzanotte passa, si va verso l'aurora e l'acqua di nuovo si raffredda. E per indicare questa sorgente, la chiamano «fonte del sole».
Dopo gli Ammoni, attraverso il ciglio sabbioso, a distanzadi altri dieci giorni di viaggio, c'è un colle di sale simile a quello degli Ammoni, con tanto di sorgente, intorno al quale vivono uomini. Il nome di questa località è Augila. È qui che vengono i Nasamoni a fare la loro provvista di datteri.
Ad altri dieci giorni di cammino da Augila ci sono unacollina di sale, una sorgente e palme da datteri in gran numero, come nelle altre località; vi abitano uomini che si chiamano Garamanti, popolazione assai numerosa; riescono a coltivare accumulando terra sopra lo strato di sale. Da lì la strada più breve conduce presso i Lotofagi, e sono trenta giorni di viaggio; fra loro si trovano anche i buoi che pascolano camminando all'indietro; si comportano così per la seguente ragione: hanno le corna piegate in avanti, e quindi pascolano retrocedendo perché avanzando le corna si pianterebbero per terra. Nessun'altra caratteristica li distingue dagli altri buoi a parte il modo di incedere e la pelle, per spessore e ruvidezza. Questi Garamanti sulle loro quadrighe danno la caccia agli Etiopi Trogloditi; in effetti gli Etiopi Trogloditi sono gli uomini più veloci al mondo nella corsa tra quelli di cui abbiamo sentito parlare. I Trogloditi si cibano di serpenti, lucertole e altri rettili del genere; parlano una lingua che non somiglia a nessun'altra, anzi emettono strida assai acute, come i pipistrelli.
Ad altri dieci giorni di cammino dai Garamanti ci sonouna collina di sale e una sorgente; attorno vi abitano uomini che si chiamano Ataranti: che sono gli unici uomini al mondo, a nostra conoscenza, a non avere nomi personali; tutti assieme si chiamano Ataranti, ma individualmente non hanno nomi. Maledicono il sole, quando picchia forte, e oltre a maledirlo pronunciano al suo indirizzo tutte le imprecazioni possibili, perché con il suo ardore li sfinisce, loro e la loro terra. Dopo dieci ulteriori giorni di marcia, altra collina di sale, altra sorgente e altri uomini stanziati intorno a essa. Poco oltre si innalza il monte chiamato Atlante. L'Atlante è un monte stretto e arrotondato su ogni versante, ma tanto alto che le sue vette, pare, non si possono nemmeno vedere: non sono mai sgombre di nubi, né d'estate, né d'inverno; a sentire gli abitanti del luogo, l'Atlante è la colonna che sorregge la volta celeste. La popolazione ha derivato il suo nome da quello del monte: si chiamano infatti Atlanti. Affermano di non cibarsi di alcun animale e di non sognare.
Fino agli Atlanti sono in grado di elencare i nomi dei popoli stanziati nel ciglio sabbioso, oltre non più; ma la zona di sabbia si estende fino alle colonne d'Eracle e oltre. In tale regione si trova una miniera di sale ogni dieci giorni di viaggio e uomini stanziati; tutte queste genti si costruiscono abitazioni con blocchi di sale; si tratta già di zone della Libia prive di piogge: in effetti i muri fatti di sale non resterebbero in piedi se vi piovesse. Il sale estratto dal suolo si presenta di colore bianco o rosso. Al di là di questa striscia di territorio, verso il sud e l'interno della Libia, il paese è un deserto senz'acqua, senza animali, senza pioggia e alberi, senza la minima traccia di umidità.


Ed oltre....

Mi rendo perfettamente conto che in questo caso ci si potrebbe riferire al Marocco o al Sahara Occidentale, quindi questa è solo una mia opinione, in fondo.

Seguendo il discorso di Erodoto, abbiamo un percorso a tappe di 10 giorni di cammino l'una. Senza fare tante congetture su quanto si possa percorrere in un giorno, consideriamo le prime località che conosciamo: 10 giorni da Tebe al tempio di Ammone, 10 giorni da qui ad Augila, ancor oggi un'oasi. Su questa base media di percorrenza, arriviamo agli Atlanti più o meno nei pressi del 10° meridiano est (Milano) e qui Erodoto interrompe la lista dei popoli e parla delle Colonne... e oltre.

Poi, ancora sulle colonne, scrive:
CITAZIONE
I Cartaginesi affermano l'esistenza di un territorio libico,con relative popolazioni, anche al di là delle Colonne d'Eracle; quando si recano presso queste popolazioni con le loro mercanzie le scaricano sulla spiaggia in bell'ordine, risalgono sulle navi e mandano un segnale di fumo; gli indigeni vedono il fumo e accorrono verso il mare, depositano dell'oro in cambio delle merci e quindi si allontanano dalle merci stesse.

Anche in questo caso, potrebbero essere valide antrambe le tesi: la storiografia ufficiale che pone le Colonne a Gibilterra e le mie deduzioni, che le pongono ai tempi di Erodoto all'altezza di questo 10° meridiano.

Fate le vostre considerazioni. C'è poi quella stele fenicia ritrovata a Nora, in Sardegna, con su scritto "Qui è Tartesso", bello e chiaro su cui gli storici si stanno a tuttora dibattendo su come mai i fenici l'abbiano portata in Sardegna, senza il minimo dubbio che questa possa non essere stata portata dalla Spagna, ma che qui fosse in effetti Tartesso.

Tarros, è porto di Tartesso, secondo me. Nella Sardegna dei metalli e dell'argento, nella Sardegna dell'asinara che si chiamava Isola di Eracle.

E quella Tarsis, la biblica Tartesso, è secondo me Tarros anch'essa col suo fiume Tirso e non Cadice con il fiume Guadalquivir

Concludo citando Ovidio:
CITAZIONE
Sulle spiagge di Tartesso si spegneva il tramonto del sole e invano gli occhi e il cuore di Canente avevano atteso il ritorno del marito .
Servitori e popolo al lume delle torce perlustrano in ogni luogo tutte le selve .
E la ninfa non si accontenta di piangere, di strapparsi i capelli, di percuotersi il petto; fa, sì, tutto questo, ma poi corre fuori e vaga impazzita per le campagne del Lazio .
Per sei notti e per sei giorni, quando tornava a splendere il sole, fu vista vagare senza dormire e senza cibarsi per monti e valli, dove la guidava il caso .
L'ultimo a vederla fu il Tevere: stanca per il dolore e il cammino, ormai accasciata lungo la sua riva


E su che spiagge tramonta il sole, guardando da Roma?

 
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view post Posted on 3/11/2004, 15:07
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ottimo lavoro Jim !
però non ho capito: perchè vuoi dimostrare che Tartesso non è in Spagna?

 
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Jim75
view post Posted on 3/11/2004, 17:41




Boh, è una conclusione a cui sono arrivato nei mie studi e mi sono svegliato con la voglia di condividerla.

Il discorso sulle colonne d'ercole non a Gibilterra potrebbe anche essere ripreso per ricerche di altri posti... A tal proposito ho avuto uno scambio di mail con Sergio Frau che sulla stessa base ha scritto "le colonne d'ercole - un'inchiesta" in cui sostiene la tesi Atlantide-Sardegna (forse l'avete visto su Gaia).

Il libro è molto interessante, lo consiglio. La conclusione ci può stare, non completamente, ma molto più di un'Atlantide nei Sargassi.

Inoltre, meglio riportare qui il discorso che lasciarlo abbandonato sul mio HD!

ciao
 
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einstein and tesla
view post Posted on 6/11/2004, 15:00




Vi dico che sassarese si dice "tattaresu" in sardo..........il che ricorda molto la parola tartesso

inoltre c'é un punto fra sicilia e tunisia in cui c'è una secca (punto in cui il fondale si alza) dove linea blu è andata con pellizzari a pescare! c'erano solo 10 metri d'acqua
poi ci sono i porti nuragici sommersi a "cala del vino" e tanti porti ritrovati da pochi anni sotto le acque, oltre a tutte le cartine satellitari della nasa, ed ai residui di microorgansimi e sabbia sul lato sud dei nuraghes e del campidano

ci sono molte tombe sommerse nel golfo di cagliari, recontemente l'unesco ha assoldato 25 esperti per fare ricerche in questa direzione

PS: gibilterra invece è profonda 300 metri! (tenete conto che platone diceva chetra le colonne d'ercole l'acqua era bassa!) e l'acqua si sta ancora alzando nel mediterraneo!

Edited by einstein and tesla - 6/11/2004, 15:02
 
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jezebelius
view post Posted on 6/11/2004, 15:06




da dove è venuta fuori l'attribuzione, storica che le colonne Fossero a Gibilterra? non l'ho capito
 
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Jim75
view post Posted on 6/11/2004, 15:09




da Eratostene, Jez. Nel 300 a.c. +o-, realizzando il suo atlante con le nuove terre conosciute.
E visto che le c.d'ercole più che una località erano il limite del mondo conosciuto, ecco che sono state traslate. Peccato che facendo così tutti i miti diventano fuori posto e molto più misteriosi. Da atlante a perseo a ulisse...

E chissà quante volte si è spostato questo limite...
 
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Jim75
view post Posted on 6/11/2004, 15:11




Prendi le isole esperidi... nei miti + antichi erano tra le sirti della Libia, poi sulla costa nord del marocco ed infine nell'oceano atlantico.
Ripeto, ci sono tonnellate di riferimenti mitologici che tornerebbero a posto se solo non ci ostinassimo a pensare che tutto è stato come è ora.
 
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view post Posted on 6/11/2004, 15:22
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queste conferme nobilitano il tuo lavoro, Jim.

 
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jezebelius
view post Posted on 6/11/2004, 15:40




Complimenti Jim....
 
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einstein and tesla
view post Posted on 7/11/2004, 20:42




CITAZIONE (Jim75 @ 6/11/2004, 15:11)
Prendi le isole esperidi... nei miti + antichi erano tra le sirti della Libia, poi sulla costa nord del marocco ed infine nell'oceano atlantico.
Ripeto, ci sono tonnellate di riferimenti mitologici che tornerebbero a posto se solo non ci ostinassimo a pensare che tutto è stato come è ora.

io conosco bene la zona dove secondo i calcoli fatti da un architetto-geologo nel libro di frau viene posta atlantide, tutte le misure di platone corrispondono con il campidano oltre che l'analisi dei microorganismi marini trovati sul lato sud dei nuraghes e dei pozzi sacri(perfette costruzioni ben squadrate ed orientate al grado verso gli equinozi e certe stelle), e sono andato a guardare quel tratto di mare sul atlante con le profondità e le lineee batimetriche!

beh.........proprio li c' uno piccolo golfo sommerso che sembrerebbe un porto naturale esattamente come gli altri trovati a cala del vino e in altre zone ma servono sonar multifascio ovvero ecoscandagli 3D e rilevatori magnetici, vi dico solo che fino a pochi anni fa piu al largo c'era un sottomarino affondato senza che nessuno se ne era accorto

e di tombaroli che sollevano tombe sommerse vicino alla costa ce ne sono tanti a vedere le pagine di cronaca

come ve lo spiegate che intere tombe siano 15-20 metri sotto il livello del mare vicino alla costa?


cmq trovare una cosa in mare non è semplice puoi passarci sopra e non accorgertene in quanto gli scandagli 2D normali servono solo per beccare i pesci


PS: appena va in onda guardate misteri per caso, le ultime puntate saranno su questo
 
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Jim75
view post Posted on 8/11/2004, 12:47




Come avrai letto sopra, ho avuto modo di discutere con Frau delle nostre tesi. La critica che gli ho portato riguarda proprio la locazione atlantidea in Sardegna e, per questo, ho intitolato il 3d a Tartesso e non alla mitica Atlantide. Tartesso è qui (come è scritto sulla stele di Nora), certamente. Atlantide... qualcosa non torna nemmeno nella teoria di Frau. A parte le dimensioni della pianura (su cui lui fa le stesse semplificazioni di cui accusa gli altri) che non coincidono se non nelle proporzioni, c'è una frase di Platone (l'unico che parla di Atlantide è Platone, quindi o gli si crede del tutto oppure no) secondo me fondamentale. Egli asserisce che la città (presso il mare) era circondata dalla pianura e la pianura dalle montagne, quindi Cagliari ci può anche stare, ed era assegnata al primogenito Atlante. Al fratello Eumelo (o Gadeiro nella loro lingua) era stata assegnata invece la zona che guarda alle C.d'Ercole e... Cioè ancora il cagliaritano, presupponendo le colonne nello stretto di sicilia, riferimento fondamentale per define Atlantide in Sardegna!

Io ho altre teorie per Atl., riprendiamoci Tartesso in Italia, per ora.
 
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einstein and tesla
icon2  view post Posted on 8/11/2004, 21:00




Hai dimenticato una cosa fondamentale!

L'argento!!!!

in italia di miniere d'argento non ce ne sono ne all'interno ne tantomeno vicino al mare in grosse quantità! questo per via dell'origine geologica della zolla europea di cui lo stivale fa parte,

la sardegna e la corsica invece risiedono su di un blocco a se stante staccatosi in antichità! infatti alcune rocce hanno addirittura 600 milioni di anni!
in sardegna ci sono miniere di argento, rame, piombo, tracce di oro e minerali mai estratti di uranite(ossido di uranio) alcuni estratti fin da età antichissima

ora: se tartesso era l'eldorado dell'argento ed in sardegna c'è da millenni vicino al mare dove è stata trovata una stele con scritto tartesso in fenicio, e nella penisola l'argento non c'è è ovvio propendere per la prima ipotesi


Qui un link con cartine immagini e un riassunto
http://www.lamiasardegna.it/web/023/


ps se atlantide fosse fuori dal mediterraneo i liguri dovrebbero essere in spagna per far quadrare tutto
ps2:tieni conto che le linee di costa allora erano diverse
ps3: ci sono tante cose da tenere conto, leggiti il libro te lo consiglio
ps4: basta aspettare, gli scienziati dell'unesco in sardegna stanno indagando ma tieni conto che su 30000 siti archeologici individuati e rilevati ne sono stati scavati solo 30

Edited by einstein and tesla - 8/11/2004, 21:06
 
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Jim75
view post Posted on 8/11/2004, 21:25




E' vero, avevo dimenticato questa e credo anche altre cose...
L'argento, certo. Ci sono molte località i cui nomi derivano dall'argento.

ps1: esatto, ma non per forza la sardegna è Atlantide. Più facile la sardegna che altri fuori gibilterra, cmq..
ps2: se mi dici la profondità che desideri ti posto la cartina. Ho fatto un programmino non male...
ps3: l'ho letto. Sì, lo consiglio anche io.
ps4: io aspetto.

Edited by Jim75 - 8/11/2004, 21:26
 
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