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dottor oliver w sacks

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rubinia
view post Posted on 18/12/2005, 15:21




scrittore meraviglioso, medico autorevole... vi consiglio, tanto per cominciare risvegli

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ci è stato tratto anche un film (che non ho visto), il libro ve lo consiglio in ognicaso, anche per scoprire che ci sono medici che ogni giorno, ogni momento mettono a disposizione illoro amore e la loro competenza per lo studiodi malattie irrisolte,qui si parla del parkinson, avrei voluto aver letto questo libro quando mia nonna era ancora in vita, avrei conosciuto (almeno in parte) lo stato in cui si trova, avrei saputo esserle vicina un po' di più...
e visto che un po' di samo materialismo esce fuori comunque, mi ha letteralmente colpito la trasformazione del senso del tempo, di come tutto il corpo naturalmente si adatti alla concezione del tempo, al suo scorrimento, insomma, quando qualcosa fa tac nella mente e la ''velocità di un secondo'' passa alla velocità di 5 o 6 oe, o più, il nostro corpo non si accorge della differenza rallentandosi, adattandosi a quella nuova tara di velocità... come se in fondo, il tempo fosse un inganno, e come, forse come concausa, forse come conseguenza, quando la modificazione è accentuata in quel modo ci siano parallelamente dei danni rilevanti a livello neurologico. che sia concausa o conseguenza, però, è tutto da stabilire...

secondo me,uno dei libri più belli che abbia letto..

 
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view post Posted on 21/12/2005, 11:40
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Grazie, Rubinia smile.gif


Mi hai dato un ottimo suggerimento per il mamusky-regalo wink.gif


Ah, le tenere nonne. E' sempre un bene ricordarle smile.gif

Edited by MichyLee - 21/12/2005, 11:42
 
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RaffaShine
view post Posted on 28/11/2006, 01:02




Avete ragione! Grandissimo libro di un eccellente autore e medico e.......maestosa interpretazione di Robert De Niro nell'omonimo film "Risvegli" del 1990.
Consiglio vivamente la visione del film. E' uno dei pochi esempi in cui il film rende giustizia al libro e non lo declassa, nè sottovaluta.
Provare per credere! ;)
 
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rubinia
view post Posted on 28/11/2006, 10:01




we we, anvedi il dottor saks back in action..^_^
michi, per me è un bel regalo sto libro, però ti dico, è poco romanzo e molto dettagliato in sintomi, cause, cure.. tra le altre cose sono documentati li i primi casi di cura con levodopa... je deve piacè il genere...

sto cercando (l'ho letto a metà, non era mia) vedere voci, o qualcosa del genere... qualcuno l'ha già letto??
 
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energya
view post Posted on 28/11/2006, 13:15




ma il film raffy è mica quello ambientato in una casa di cura( o reparto d'ospedale) in cui ci sono tutti queste persone che vivono alla stregua di un vegetale?e che a un certo punto si risvegliano..
Se è quello è veramente molto molto bello,ma non ricordo la patologia come si chiama
Grazie del consiglio rubinia:-)
 
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rubinia
view post Posted on 28/11/2006, 13:26




nel libro encefalite letargica...
^_^
 
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energya
view post Posted on 28/11/2006, 13:32




uh si si..ora ricordo.. confermo il consiglio di raffy di vederlo:-) generalmente preferisco il libro,ma ho un bellissimo ricordo di questo film,mi era passato di mente.. bello riscoprire sempre come i ricordi in realtà non muoiano mai ma rimangono solo in disparte fin a nuovo utilizzo ;) grassie
 
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RaffaShine
view post Posted on 28/11/2006, 14:00




Yes, energya, è quello il film ed è l'encefalite letargica. Grande De Niro comunque !!! :B):
 
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rubinia
view post Posted on 28/11/2006, 14:04




ehm non so se posso, perchè sono in ot... dunque dopo mi consulto con me e con raffa :woot: ma intanto posto..:shifty:
mi piace, in quest'uomo la perfetta conocordanza con quello che io considero un Medico.. la sua dedizione al paziente, l'attenzione, la curiosità, la forza delle sue intuizioni, il tutto con un tocco umano.. con uno sguardo sempre, non solo al paziente, ma all'uomo...
molte delle sue scoperte derivano proprio dall'osservazione dell'uomo e non del paziente e dalle poche conversazioni che riusciva ad avere...
eh... ce ne fossero deppiù de omini così... ma si fanno più sentire i vari tersilli me sa...^_^

Edited by rubinia - 28/11/2006, 14:58
 
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rubinia
view post Posted on 5/1/2009, 15:37




CITAZIONE (rubinia @ 18/12/2005, 15:21)
scrittore meraviglioso, medico autorevole... vi consiglio, tanto per cominciare risvegli

che sto rileggendo, assieme a musicophilia,e dopo aver ripreso l'uomo che scambiò la moglie per un cappello..
me sto a fà de neurologia, e, giusto perchè mi serviva per altro... per chi volesse approfondire l'uomo che si nasconde dietro al neurologo:

CITAZIONE
Oliver Sacks nasce nel 1933, a Londra, in un ambiente familiare che probabilmente ha segnato sin da bambino il suo destino (entrambi i genitori facevano parte dell'ambiente medico scientifico). Si laurea al Queen's College di Londra, e da lì prosegue la sua carriera negli Stati Uniti.
Uno dei suoi primi incarichi, dopo il praticantato, lo ha portato nel Bronx, al Beth Abraham Hospital. Da questa esperienza medica e umana (vi erano ricoverati i “reduci” dall'encefalite letargica che aveva colpito l'America e il mondo decenni prima) nasce il suo primo libro, “Risvegli” un successo di pubblico e da cui, anni dopo, viene tratto l'omonimo film con R. De Niro e R. Williams. Da questo momento la sua carriera medica e letteraria non ha avuto soste, il suo ultimo libro, uscito da poco più di un anno in Italia (“Musicophilia) ha già riscosso, in molti Paesi, un ottimo successo.
leggendo i suoi libri ci si rende immediatamente conto del particolare modo di vivere la sua professione (la sua vocazione). Una visione a tutto tondo della malattia e del malato, visti non solo con gli occhi del medico, ma anche con quelli del filosofo, del letterato, dell'uomo che di fronte al malato lo osserva e ne ammira il coraggio: “Ogni giorno che passava accresceva la meraviglia, rivelando nuovi fenomeni, manifestazioni inedite, stranezze, interi mondi dell’essere che non avevo mai sognato potessero esistere. Questa sensazione di mondi su mondi, di un paesaggio che si estende sempre più lontano, che sconfina oltre il mio sguardo e la mia immaginazione, è stata la costante di tutta la mia esistenza da neurologo.”
Ed è questa, forse, la vera grandezza di Oliver Sacks, l'aspetto portante della sua storia, un passo avanti nella scienza medica visto attraverso gli occhi e attraverso le esperienze di un neurologo, il cui “valore aggiunto” sta nel non fermarsi a osservare una serie di sintomi, ma guardare oltre, con una capacità di cogliere l'insieme delle cose, riunendo medicina e metafisica, tornando alle radici di una scienza, la medicina, riportando a galla il suo lato “mistico”, per integrarlo alla modernità delle nuove scoperte.
Attraverso il racconto di aneddoti, conosciamo la vita di Sacks, un affresco di note e profumi, dove l'aspetto romanzesco e ironico completerà quello più serio e rigoroso, conosceremo la vita di un medico filosofo, uno scrittore pianista, paziente e insegnante. Potremmo definire questo incontro con tre parole: una scoperta, quella del mondo ancora poco conosciuto delle patologie neurologiche, un viaggio attraverso l'assordante fragore dei silenzi, degli sguardi, dei pensieri che rendono vivo e naturale uno dei rapporti più difficili, quello che ci lega ad un malato, ed una rivelazione, quella di essere unici nella nostra universalità.

quella che sembra essere la caratteristica dominante del dott. Sacks, il suo “restituire” dignità al malato, considerandolo in primis una “persona” e non un caso clinico, agendo quindi nel modo più rivoluzionario e al tempo stesso antico. Quasi un moderno sciamano che crea un rapporto duale sotto molti aspetti, nel rapporto paziente-medico, nell'utilizzo di cuore-mente, di scienza e “creatività”, la perfetta via della medicina e della filosofia. ma non solo, citando ancora le sue parole:

“Mi sento infatti medico e naturalista al tempo stesso, mi interessano in pari misura le malattie e le persone; e forse sono anche insieme, benchè in modo insoddisfacente, un teorico e un drammaturgo, sono attratto dall'aspetto romanzesco non meno che da quello scientifico, e li vedo continuamente entrambi nella condizione umana, non ultima in quella che è la condizione umana per eccellenza, la malattia: gli animali si ammalano, ma solo l'uomo cade radicalmente in preda alla malattia”

O.Sacks, dalla prefazione di “L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello”.


ed ancora:
Il particolare rapporto che unisce un medico ed i suoi pazienti. Un rapporto “a doppio senso” dove bisogna scendere dal piedistallo di osservatori oggettivi per incontrare i pazienti faccia a faccia (...) perchè è solo nel contesto di una collaborazione, di una partecipazione e di un rapporto di questo tipo che possiamo nutrire la speranza di imparare qualcosa su come essi realmente sono (dalle note alla premessa e al prologo di “Risvegli”).
L'immagine del neurologo, solitamente immaginato serio e “grigio”, stravolta dal dott Sacks, medico, letterato, filosofo, ricercatore, poeta. Acuto osservatore della natura umana e dotato di ironia e di umanità.

Oliver Sacks è una personalità considerata in molti settori, non solo in quello medico, ne sono dimostrazione i numerosi riconoscimenti come scrittore in Europa e negli Stati Uniti, che premiano i suoi racconti sia come letteratura medica, sia sotto l'aspetto “poetico” (premio “Scientist as poet” della Rockfeller University). A questi si aggiungono altri riconoscimenti non prettamente scientifici, ad esempio è stato recentemente nominato dalla Regina “Commander of the order of the British Empire”.

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view post Posted on 8/1/2009, 17:48
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quell'uomo è un pheeko!

CITAZIONE
“Ogni giorno che passava accresceva la meraviglia, rivelando nuovi fenomeni, manifestazioni inedite, stranezze, interi mondi dell’essere che non avevo mai sognato potessero esistere. Questa sensazione di mondi su mondi, di un paesaggio che si estende sempre più lontano, che sconfina oltre il mio sguardo e la mia immaginazione, è stata la costante di tutta la mia esistenza da neurologo.”

CITAZIONE
Il particolare rapporto che unisce un medico ed i suoi pazienti. Un rapporto “a doppio senso” dove bisogna scendere dal piedistallo di osservatori oggettivi per incontrare i pazienti faccia a faccia (...) perchè è solo nel contesto di una collaborazione, di una partecipazione e di un rapporto di questo tipo che possiamo nutrire la speranza di imparare qualcosa su come essi realmente sono

 
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view post Posted on 8/1/2009, 18:33
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oh a proposito perchè non affrontiamo anche qui il discorso fatto su "memoria e coscienza"?
 
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rubinia
view post Posted on 9/1/2009, 09:19




CITAZIONE (Ayni @ 8/1/2009, 17:48)
quell'uomo è un pheeko!

stra pheeko!!!

:lol:

praticamente è, allo stesso tempo, il più innovativo e il più arcaico dei medici. e, cosa fondamentale, riconosce i limiti della scienza quando non è ampliata dal cuore, e dall'umanità. riconosce i limiti che ci siamo creati parcellizzando la medicina, e di conseguenza analizzando ogni sintomo in modo a sè stante e scollato dal suo "portatore". e cosa conseguente si interroga sulla vita, sulla morte e sull'anima sia dal punto di vista neurologico che umano.

di seguito un estratto da l'uomo che scambiò sua moglie per un cappello, mi sembra un ottimo spunto per pensare alle connessioni tra memoria e coscienza:


CITAZIONE
(...) il simpatico, intelligente, smemorato jimmie g., ammesso nella nostra casa di cura per anziani vicino new york all'inizio del 1975; l'enigmatica nota di trasferimento con cui si presentò diceva: "incapace, demente, confuso e disorientato":
jimmie era un bell'uomo con una bella testa piena di riccioli, un quarantanovenne sano e prestante. era allegro, gentile e cordiale.
"salve dottore", disse, "mi siedo qui?". era un tipo socievole, dispostissimo a parlare e a rispondere a tutte le mie domande. mi disse il suo nome, la sua data di nascita e il nome della cittadina del connecticut dove era nato, che descrisse con cura affettuosa, disegnandone persino una piantina. parlò delle case dove aveva abitato la sua famiglia (ricordava i numeri di telefono), parlò dei suoi anni di scuola, degli amici di allora e della sua passione per la matematica e le scienze. raccontò con entusiasmo del periodo trascorso in marina (...)
una giovinezza piena interessnate, che aveva lasciato un ricordo vivido, preciso, affettuoso. ma per qualche ragione le sue reminescenze si arrestavano li.(...)
fui colto da un improvviso, improbabile sospetto: "in che anno siamo signor g.?" chiesi, nascondendola mia perplessità dietro un tono indifferente.
"come sarebbe, nel 45". e continuò "abbiamo vinto la guerra, roosvelt è morto, ora c'è truman. si preparano tempi solendidi"
"e lei, jimmie, quanti anni ha?
ebbe un momento di strana incertezza ed esitò a rispondere, come se fosse impegnato in un calcolo. "bè, ecco, 19. farò i 20 il prossimo compleanno"
guardando l'uomo dai capelli grigii che mi stava davanti, ebbi un impulso che non mi sono mai perdonato; fu il colmo della crudeltà, o lo sarebbe stato se jimmie fosse stato in grado di ricordarsene.
"ecco" gli dissi, e gli misi davanti uno specchio. "guardi qui e mi dica cosa vede. ha 19 anni l'uomo che la guarda da dentro lo specchio?"
jjimmie sbiancò di colpo e si afferrò alla sedia. "cristo" sussurrò. "cristo, che vuol dire questo? cosa mi succede? è un incubo? sono pazzo? è uno scherzo?" era sconvolto, terrorizzato.
"va tutto bene jimmie" tentai di tranquillizzarlo. "è solo stato un errore. non c'è motivo di preoccuparsi, ecco!". lo condussi alla finestra. "che splendida giornata di primavera, eh, vede quei ragazzi che giocano a baseball??". lui riprese colore e io uscii piano dalla stanza portando via l'odioso specchio.
due minuti dopo rientrai. jimmie era ancora alla finestra e osservava divertito i ragazzi che giocavano a baseball. quando aprii la porta si voltò con un'espressione allegra sul volto.
"salve dottore!" disse " bella giornata! lei voleva parlarmi, mi siedo qui?". sul suo viso aperto e franco non c'era traccia di riconoscimento.
(...) nei test d'intelligenza mostrò attitudini eccellenti. aveva prontezza di spirito, capacità di osservazione e di logica e risolveva senza difficoltà problemi complessi e rompicapo, purchè fossero risolvibili rapidamente. se richiedevano molto tempo, dimenticava quello che stava facendo. era abile e svelto al filetto e alla dama, e per giunta furbo e aggressivo, mi battè rapiamente. ma agli scacchi perse il filo: le mosse erano troppo lente.
dirigendo la mia indagine sulla memoria, riscontrai un'estrema e singolare perdita della memoria recente: qualunque cosa gli venisse detta, mostrata o fatta, veniva di norma dimenticata entro pochi secondi. ad esempio posai sul tavolo il mio orologio, la mia cravatta e i miei occhiali, li coprii e chiesi di tenerli a mente. scambiammo qualche parola per un minuto, poi gli chiesi che cosa avessi nascosto. non ricordava nessuno degli oggetti, anzi, non ricordava nemmeno che gli avessi chiesto di tenerli a mente.
(...) talvolta serbava deboli ricordi, una sorta di vaga eco o familliarità. ad esempio, 5 minuti dopo la nostra partita a filetto ricordava che "un dottore" aveva giocato con lui "un po' di tempo fa", ma non aveva la minima ide di quanto lontano fosse quel "tempo fa", se di minuti o di mesi. poi fece una pausa e infine disse "magari era lei". quando confermai che ero io sembrò divertito. questo leggero divertimento e indifferenza erano molto caratteristici, così come lo erano le complicate cogitazionni cui era indotto dal suo disorientamento temporale. quando gli chiesi in che stagione fossimo, si guardò subito intorno alla ricerca di qualche indizio e cercò di dedurlo guardando fuori dalla finestra.
il suo problema era, evidentemente, non un'incapacità di registrare le cose e fatti nella memoria, ma un'estrema labilità delle tracce mnestiche, suscettibili di essere cancellate nel giro di un mminuto, spesso meno, specie se intervenivano stimoli distraenti o competitivi; al tempo stesso le sue facoltàà intellettuali e percettive erano intatte, e decisamente di alto livello.
(...) "egli è, per così dire" scrissi nei miei appunti, "isolato in un singolo momento dell'esistenza, con tutt'intorno un fossato, o lacuna di smemoratezza.. è un uomo senza passato e senza futuro, bloccato in un attimo sempre diverso e privo di senso"(...) nei miei appunti sui fatti e sulle osservazioni, non potevo fare a meno di aggiungere, in uno strano miscuglio, riflessioni su ciò che tali problemi potevano significare su chi, che cosa e dove fosse quel poveretto, se mai si poteva parlare di "esistenza", data una così assoluta privazione di memoria o di continuità.
(..) continuai a riflettere, in modo non scientifico, sull'"anima perduta", e su come si potessero stabilire una continuità, delle radici, poichè costui era un'uomo senza radici, o radicato solo in un passato lontano
(...) cosa si poteva, cosa si doveva fare? "in un caso come questo non ci sono indicazioni" scrisse lurija "faccia tutto quello che le suggeriscono la sua intelligenza e il suo cuore. la speraza che egli recuperi la memoria è nulla o scarsa. ma un uomo non consiste di sola memoria. ha sentimenti, volontà, sensibilità, coscienza morale, tutte cose su cui la neuropsichiatria non può dire nulla(...)
da quando si trova nella nostra casa di cura, cioè dal 75, jimmie non è mai stato in grado di riconoscere qualcuno in modo stabile. (...)
jimie era e insieme non era consapevole di questa profonda, tragica, perdita di se stesso. se un uomo ha perso una gamba, o un occhio, sa di averli persi; ma se ha perso un sè, sè stesso, non può saperlo, perchè egli non c'è più per saperlo.
all'inizio si eramostrato sconcertato di trovarsi in mezzo a dei pazienti, dato che, come diceva, lui non stava male. ma quali erano le sue sensazioni, i suoi sentimenti? era robusto e in piena forma, aveva una forza ed un'energia quasi animalesche, ma anche una strana inerzia, passività che tutti notavano e "indifferenza"; dava a tutti noi l'opprimente sensazione che "mancasse qualcosa", ma anche questo fatto, se lui se ne accorgeva, lo lasciava indifferente. un giorno lo interrogai non sulla sua memoria o sul suo passato, ma sui più semplici ed elementari sentimenti:
"come si sente?"
"come mi sento?" ripetè grattandosi la testa. "non posso dire di sentirmi male. ma nemmeno bene. non posso dire di sentire qualcosa."
"è infelice?" continuai
"non posso dire di esserlo"
"trova piacere nella vita?"
"non posso dire di trovarne.."
esitai, temendo di spingermi troppo oltre, di far precipitare un uomo in una nascosta, inammissibile, insopportabile disperazione.
"non trova piacere nella vita" ripetei con una certa esitazione "che effetto le fa allora la vita?"
"non posso dire c he mi faccia qualche effetto"
"ma si sente vivo?"
"sentirmi vivo? non proprio. è da molto tempo che non mi sento vivo"
sul suo viso c'era un'espressione di infinita tristezza e rassegnazione.
(...) veniva istintivo parlare di lui come di una vittima spirituale, di un'anima perduta: era possibile fosse stato realmente de-animato da una malattia? "pensate che ce l'abbia un'anima?" chiesi una volta alle infermiere (suore), la domanda le indignò, ma ne capirono la ragione. "osservi jjimmie nella cappella" dissero, e giudichi lei stesso".
lo feci e fui commosso, profondamente commosso e colpito, perchè vidi un'attenzione, una concentrazione così intense e salde come mai avevo visto prima in lui e delle quali non lo ritenevo capace. lo osservai inginocchiarsi e ricevere l'ostia consacrata, e non potei dubitare della pienezza e della totallità della comunione, della perfetta sintonia del suo spirito con lo spirito della messa. con piena, intensa e tranquilla disposizione d'animo, con la calma di una concentrazione e un'attenzione assolute, egli si accostò e partecipò alla comunione. in quel momento non c'era smemoratezza, non c'era sindrome di korsakov, nè la loro esistenza pareva possibile o immaginabile; perchè egli non era più alla mercè di un meccanismo difettoso e fallibile, quello di tracce mnestiche prive di senso, ma era assorbito in un'atto, un atto del suo intero essere, che conteneva sentimento e significato in una continuità e unità organiche così perfette da non ammettere interruzione di sorta

tanto per capirci, quest'uomo ha una sindrome derivata da un passato di alcolismo, nello stesso libro c'è descritto un'altro caso di un uomo con la stessa sindrome provocata però da un intervento riuscito non perfettamente..il suo approccio con lo spirito, però, è ben diverso. non vorrei quindi parlare del caso specifico, ma prendere la storia di jimmie come un incipt per riflettere su come la memoria possa incidere nella coscienza delle persone, e, tanto per divagare un po' su come la spiritualità sia, a volte, una terra di mezzo. questo caso sembra dire, quasi, che i danni neurologici di jimmi, che tanto incidono nella sua vita, si annullino nell'istante in cui si apre alla spiritualità.. quasi si dimenticasse persino di essere un malato...^_^
 
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view post Posted on 9/1/2009, 12:44
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quello che noto io è: memoria--->coscienza
eccerto che c'è questo collegamento.

Noi sappiamo chi siamo perchè la nostra coscienza attinge attraverso il cervello alla nostra esistenza.
in Jimmie g. questo collegamento sembra essere stato interrotto o mancante. Poi forse non lo sappiamo veramente, perchè magari la coscienza se ne può anche stare buona buona lì dietro le quinte ad osservare e qualcosa per gradi infinitesimali magari conserva, ma di fatto la crescita di jimmie si è fermata.
La registrazione è andata in loop per qualche motivo e tutto quanto "passi" viene anche subito cancellato.
La coscienza non avrà più memoria da cui attingere??
Se noi trasferiamo alla coscienza il succo dell'esperienza, jimmie in pratica avrà una ininterrotta esperienza di fatti più o meno banali dai diciannove anni in poi.

Se anche jimmie g. dovesse per qualche motivo riprendersi e ricordare comunque quel che gli è accaduto nel frattempo, per cui la registrazione non fosse andata perduta, ma semplicemente lasciata in disparte, comunque cosa avrà come ricorsi?
credo che non sia cresciuto, non avrà lavorato, non si sarà divertito, realizzato qualcosa, ma avrà un insieme di partite a scacchi, di sveglie, di pasti, incontri ripetitivi che poi non avranno prodotto altro.
come una pianta nell'angolo della finestra.

Cioè esprimo una riflessione: nel caso di jimmie l'interruzione della memoria attorno ai 20 anni significa anche la manifestazione di uno stato che implica l'interruzione della sua crescita.
Sembra che ogni nuovo minuto sia vissuto come il primo minuto dopo i 20 anni. Rimane sempre lì.
 
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rubinia
view post Posted on 10/1/2009, 10:14




quindi lla memoria è uno strumento della coscienza?

CITAZIONE
Se anche jimmie g. dovesse per qualche motivo riprendersi e ricordare comunque quel che gli è accaduto nel frattempo, per cui la registrazione non fosse andata perduta, ma semplicemente lasciata in disparte, comunque cosa avrà come ricorsi?
credo che non sia cresciuto, non avrà lavorato, non si sarà divertito, realizzato qualcosa, ma avrà un insieme di partite a scacchi, di sveglie, di pasti, incontri ripetitivi che poi non avranno prodotto altro.
come una pianta nell'angolo della finestra.

quindi l'esperienza che ci serve affinchè la memoria contribuisca a formare una coscienza non è puramente meccanica...cioè, voglio dire, bisogna che in qualche modo si partecipi non solo fisicamente, non solo "facendo" un'azione. ci vuole che all'azione si aggiunga un qualcosa di difficilmente racchiudibile in una parola, bisogna mettere, metaforicamente parlando, l'anima di un'azione?
 
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