| rubinia |
| | CITAZIONE (Ayni @ 8/1/2009, 17:48) quell'uomo è un pheeko! stra pheeko!!! praticamente è, allo stesso tempo, il più innovativo e il più arcaico dei medici. e, cosa fondamentale, riconosce i limiti della scienza quando non è ampliata dal cuore, e dall'umanità. riconosce i limiti che ci siamo creati parcellizzando la medicina, e di conseguenza analizzando ogni sintomo in modo a sè stante e scollato dal suo "portatore". e cosa conseguente si interroga sulla vita, sulla morte e sull'anima sia dal punto di vista neurologico che umano. di seguito un estratto da l'uomo che scambiò sua moglie per un cappello, mi sembra un ottimo spunto per pensare alle connessioni tra memoria e coscienza: CITAZIONE (...) il simpatico, intelligente, smemorato jimmie g., ammesso nella nostra casa di cura per anziani vicino new york all'inizio del 1975; l'enigmatica nota di trasferimento con cui si presentò diceva: "incapace, demente, confuso e disorientato": jimmie era un bell'uomo con una bella testa piena di riccioli, un quarantanovenne sano e prestante. era allegro, gentile e cordiale. "salve dottore", disse, "mi siedo qui?". era un tipo socievole, dispostissimo a parlare e a rispondere a tutte le mie domande. mi disse il suo nome, la sua data di nascita e il nome della cittadina del connecticut dove era nato, che descrisse con cura affettuosa, disegnandone persino una piantina. parlò delle case dove aveva abitato la sua famiglia (ricordava i numeri di telefono), parlò dei suoi anni di scuola, degli amici di allora e della sua passione per la matematica e le scienze. raccontò con entusiasmo del periodo trascorso in marina (...) una giovinezza piena interessnate, che aveva lasciato un ricordo vivido, preciso, affettuoso. ma per qualche ragione le sue reminescenze si arrestavano li.(...) fui colto da un improvviso, improbabile sospetto: "in che anno siamo signor g.?" chiesi, nascondendola mia perplessità dietro un tono indifferente. "come sarebbe, nel 45". e continuò "abbiamo vinto la guerra, roosvelt è morto, ora c'è truman. si preparano tempi solendidi" "e lei, jimmie, quanti anni ha? ebbe un momento di strana incertezza ed esitò a rispondere, come se fosse impegnato in un calcolo. "bè, ecco, 19. farò i 20 il prossimo compleanno" guardando l'uomo dai capelli grigii che mi stava davanti, ebbi un impulso che non mi sono mai perdonato; fu il colmo della crudeltà, o lo sarebbe stato se jimmie fosse stato in grado di ricordarsene. "ecco" gli dissi, e gli misi davanti uno specchio. "guardi qui e mi dica cosa vede. ha 19 anni l'uomo che la guarda da dentro lo specchio?" jjimmie sbiancò di colpo e si afferrò alla sedia. "cristo" sussurrò. "cristo, che vuol dire questo? cosa mi succede? è un incubo? sono pazzo? è uno scherzo?" era sconvolto, terrorizzato. "va tutto bene jimmie" tentai di tranquillizzarlo. "è solo stato un errore. non c'è motivo di preoccuparsi, ecco!". lo condussi alla finestra. "che splendida giornata di primavera, eh, vede quei ragazzi che giocano a baseball??". lui riprese colore e io uscii piano dalla stanza portando via l'odioso specchio. due minuti dopo rientrai. jimmie era ancora alla finestra e osservava divertito i ragazzi che giocavano a baseball. quando aprii la porta si voltò con un'espressione allegra sul volto. "salve dottore!" disse " bella giornata! lei voleva parlarmi, mi siedo qui?". sul suo viso aperto e franco non c'era traccia di riconoscimento. (...) nei test d'intelligenza mostrò attitudini eccellenti. aveva prontezza di spirito, capacità di osservazione e di logica e risolveva senza difficoltà problemi complessi e rompicapo, purchè fossero risolvibili rapidamente. se richiedevano molto tempo, dimenticava quello che stava facendo. era abile e svelto al filetto e alla dama, e per giunta furbo e aggressivo, mi battè rapiamente. ma agli scacchi perse il filo: le mosse erano troppo lente. dirigendo la mia indagine sulla memoria, riscontrai un'estrema e singolare perdita della memoria recente: qualunque cosa gli venisse detta, mostrata o fatta, veniva di norma dimenticata entro pochi secondi. ad esempio posai sul tavolo il mio orologio, la mia cravatta e i miei occhiali, li coprii e chiesi di tenerli a mente. scambiammo qualche parola per un minuto, poi gli chiesi che cosa avessi nascosto. non ricordava nessuno degli oggetti, anzi, non ricordava nemmeno che gli avessi chiesto di tenerli a mente. (...) talvolta serbava deboli ricordi, una sorta di vaga eco o familliarità. ad esempio, 5 minuti dopo la nostra partita a filetto ricordava che "un dottore" aveva giocato con lui "un po' di tempo fa", ma non aveva la minima ide di quanto lontano fosse quel "tempo fa", se di minuti o di mesi. poi fece una pausa e infine disse "magari era lei". quando confermai che ero io sembrò divertito. questo leggero divertimento e indifferenza erano molto caratteristici, così come lo erano le complicate cogitazionni cui era indotto dal suo disorientamento temporale. quando gli chiesi in che stagione fossimo, si guardò subito intorno alla ricerca di qualche indizio e cercò di dedurlo guardando fuori dalla finestra. il suo problema era, evidentemente, non un'incapacità di registrare le cose e fatti nella memoria, ma un'estrema labilità delle tracce mnestiche, suscettibili di essere cancellate nel giro di un mminuto, spesso meno, specie se intervenivano stimoli distraenti o competitivi; al tempo stesso le sue facoltàà intellettuali e percettive erano intatte, e decisamente di alto livello. (...) "egli è, per così dire" scrissi nei miei appunti, "isolato in un singolo momento dell'esistenza, con tutt'intorno un fossato, o lacuna di smemoratezza.. è un uomo senza passato e senza futuro, bloccato in un attimo sempre diverso e privo di senso"(...) nei miei appunti sui fatti e sulle osservazioni, non potevo fare a meno di aggiungere, in uno strano miscuglio, riflessioni su ciò che tali problemi potevano significare su chi, che cosa e dove fosse quel poveretto, se mai si poteva parlare di "esistenza", data una così assoluta privazione di memoria o di continuità. (..) continuai a riflettere, in modo non scientifico, sull'"anima perduta", e su come si potessero stabilire una continuità, delle radici, poichè costui era un'uomo senza radici, o radicato solo in un passato lontano (...) cosa si poteva, cosa si doveva fare? "in un caso come questo non ci sono indicazioni" scrisse lurija "faccia tutto quello che le suggeriscono la sua intelligenza e il suo cuore. la speraza che egli recuperi la memoria è nulla o scarsa. ma un uomo non consiste di sola memoria. ha sentimenti, volontà, sensibilità, coscienza morale, tutte cose su cui la neuropsichiatria non può dire nulla(...) da quando si trova nella nostra casa di cura, cioè dal 75, jimmie non è mai stato in grado di riconoscere qualcuno in modo stabile. (...) jimie era e insieme non era consapevole di questa profonda, tragica, perdita di se stesso. se un uomo ha perso una gamba, o un occhio, sa di averli persi; ma se ha perso un sè, sè stesso, non può saperlo, perchè egli non c'è più per saperlo. all'inizio si eramostrato sconcertato di trovarsi in mezzo a dei pazienti, dato che, come diceva, lui non stava male. ma quali erano le sue sensazioni, i suoi sentimenti? era robusto e in piena forma, aveva una forza ed un'energia quasi animalesche, ma anche una strana inerzia, passività che tutti notavano e "indifferenza"; dava a tutti noi l'opprimente sensazione che "mancasse qualcosa", ma anche questo fatto, se lui se ne accorgeva, lo lasciava indifferente. un giorno lo interrogai non sulla sua memoria o sul suo passato, ma sui più semplici ed elementari sentimenti: "come si sente?" "come mi sento?" ripetè grattandosi la testa. "non posso dire di sentirmi male. ma nemmeno bene. non posso dire di sentire qualcosa." "è infelice?" continuai "non posso dire di esserlo" "trova piacere nella vita?" "non posso dire di trovarne.." esitai, temendo di spingermi troppo oltre, di far precipitare un uomo in una nascosta, inammissibile, insopportabile disperazione. "non trova piacere nella vita" ripetei con una certa esitazione "che effetto le fa allora la vita?" "non posso dire c he mi faccia qualche effetto" "ma si sente vivo?" "sentirmi vivo? non proprio. è da molto tempo che non mi sento vivo" sul suo viso c'era un'espressione di infinita tristezza e rassegnazione. (...) veniva istintivo parlare di lui come di una vittima spirituale, di un'anima perduta: era possibile fosse stato realmente de-animato da una malattia? "pensate che ce l'abbia un'anima?" chiesi una volta alle infermiere (suore), la domanda le indignò, ma ne capirono la ragione. "osservi jjimmie nella cappella" dissero, e giudichi lei stesso". lo feci e fui commosso, profondamente commosso e colpito, perchè vidi un'attenzione, una concentrazione così intense e salde come mai avevo visto prima in lui e delle quali non lo ritenevo capace. lo osservai inginocchiarsi e ricevere l'ostia consacrata, e non potei dubitare della pienezza e della totallità della comunione, della perfetta sintonia del suo spirito con lo spirito della messa. con piena, intensa e tranquilla disposizione d'animo, con la calma di una concentrazione e un'attenzione assolute, egli si accostò e partecipò alla comunione. in quel momento non c'era smemoratezza, non c'era sindrome di korsakov, nè la loro esistenza pareva possibile o immaginabile; perchè egli non era più alla mercè di un meccanismo difettoso e fallibile, quello di tracce mnestiche prive di senso, ma era assorbito in un'atto, un atto del suo intero essere, che conteneva sentimento e significato in una continuità e unità organiche così perfette da non ammettere interruzione di sorta tanto per capirci, quest'uomo ha una sindrome derivata da un passato di alcolismo, nello stesso libro c'è descritto un'altro caso di un uomo con la stessa sindrome provocata però da un intervento riuscito non perfettamente..il suo approccio con lo spirito, però, è ben diverso. non vorrei quindi parlare del caso specifico, ma prendere la storia di jimmie come un incipt per riflettere su come la memoria possa incidere nella coscienza delle persone, e, tanto per divagare un po' su come la spiritualità sia, a volte, una terra di mezzo. questo caso sembra dire, quasi, che i danni neurologici di jimmi, che tanto incidono nella sua vita, si annullino nell'istante in cui si apre alla spiritualità.. quasi si dimenticasse persino di essere un malato...
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