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Kamala Das, Traduzione di una presentazione

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cr1cr0
view post Posted on 20/9/2009, 12:29




voglio condividere con voi questa traduzione che mi ha fatto leggere un'amica...

spero vi piaccia


*Kamala Das, "Presentazione"
Traduco dall'Inglese: "An introduction", Kamala Das


Non conosco la politica, ma conosco i nomi
degli uomini di potere, e posso ripeterli come
giorni della settimana, o come nomi dei mesi, a partire da
Nehru. Sono indiana, molto scura, nata in
Malabar, parlo tre lingue, scrivo in
due, sogno in una. Non scrivere in Inglese, mi dicono,
l'Inglese non è la tua lingua madre. Ma perché non mi lasciate
in pace, critici, amici, cugini in visita,
ognuno di voi? Perché non mi lasciate parlare
in qualsiasi lingua io voglia? La lingua che parlo
diventa mia, le sue distorsioni, la sua bizzarria,
tutto mio, mio solo. E' metà Inglese, metà
Indiana, stramba forse, ma onesta,
è umana quanto io sono umana, non
vedi? Dà voce alle mie gioie, ai miei desideri, alle mie
speranze, e mi serve come il gracchiare
serve ai corvi, il ruggire ai leoni, è
un linguaggio umano, il lunguaggio della mente che è
qui, e non là, una mente che vedee ode, ed è
vigile.
[..] Ero bambina, e più tardi
mi dissero che ero cresciuta, perché ero diventata alta,
i miei arti si gonfiarono, e da una o due parti spuntò fuori della peluria. Quando
chiesi amore, non sapendo cos'altro chiedre,
lui trascinò un giovane di sedici anni nella
stanza da letto, e chiuse la porta. Non mi picchiò
ma il mio triste corpo di donna si sentì percosso.
Il peso dei miei seni e del ventre mi schiacciava.
Pietosamente mi facevo indietro. Poi... Indossai una maglia e
i pantaloni di mio fratello, tagliai i miei capelli, corti, e ignorai
la mia femminilità. Indossa i Sari, sìì donna,
sii moglie, dicevano. Sii ricamatrice, cuoca,
fatti valere sulla servitù. FIT IN.
Oh, aderisci, gridavano i categorizzatori. Non sedere
sui muri o non sbirciare attraverso le nostre finestre con le tendine di pizzo.
Sii Amy, o sii Kamala. O, meglio ancora,
Madhavikutty. E' tempo di scegliere un nome, un ruolo. Non giocare a giochi pretenziosi.
Non fare la schizofrenica o la ninfa. Non piangere in maniera così imbarazzante
quando piantata in amore... Ho incontrato un uomo, l'ho amato.
Chiamatelo non con un solo nome, lui è ogni uomo
che desideri una donna, così come io sono
ogni donna che cerca amore. In lui...
La famelica urgenza dei fiumi, in me... L'attesa instancabile degli oceani.
Chi sei, chiedo a tutti e ad ognuno,
la risposta è , sono IO. Ovunque, in ogni luogo,
io vedo colui che chiama se stesso, se,
in questo mondo, fosse saldamente impacchettato come
la spada nel suo fodero. Sono IO che beve drink solitari
a mezzogiorno, a mezzanotte, in hotel di strane città,
sono IO che ride, IO che fa l'amore
e poi se ne vergogna, IO che giace a terra con un rantolo nella gola.
IO SONO LA PECCATRICE, IO SONO LA SANTA.
SONO L'AMATA E LA TRADITA.
IO NON HO GIOIE CHE NON SIANO
LE TUE GIOIE,
NON HO ANGOSCE CHE NON SIANO
LE TUE ANGOSCE.
ANCHE IO CHIAMO ME STESSA

IO.
 
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