| voglio condividere con voi questa traduzione che mi ha fatto leggere un'amica...
spero vi piaccia
*Kamala Das, "Presentazione" Traduco dall'Inglese: "An introduction", Kamala Das
Non conosco la politica, ma conosco i nomi degli uomini di potere, e posso ripeterli come giorni della settimana, o come nomi dei mesi, a partire da Nehru. Sono indiana, molto scura, nata in Malabar, parlo tre lingue, scrivo in due, sogno in una. Non scrivere in Inglese, mi dicono, l'Inglese non è la tua lingua madre. Ma perché non mi lasciate in pace, critici, amici, cugini in visita, ognuno di voi? Perché non mi lasciate parlare in qualsiasi lingua io voglia? La lingua che parlo diventa mia, le sue distorsioni, la sua bizzarria, tutto mio, mio solo. E' metà Inglese, metà Indiana, stramba forse, ma onesta, è umana quanto io sono umana, non vedi? Dà voce alle mie gioie, ai miei desideri, alle mie speranze, e mi serve come il gracchiare serve ai corvi, il ruggire ai leoni, è un linguaggio umano, il lunguaggio della mente che è qui, e non là, una mente che vedee ode, ed è vigile. [..] Ero bambina, e più tardi mi dissero che ero cresciuta, perché ero diventata alta, i miei arti si gonfiarono, e da una o due parti spuntò fuori della peluria. Quando chiesi amore, non sapendo cos'altro chiedre, lui trascinò un giovane di sedici anni nella stanza da letto, e chiuse la porta. Non mi picchiò ma il mio triste corpo di donna si sentì percosso. Il peso dei miei seni e del ventre mi schiacciava. Pietosamente mi facevo indietro. Poi... Indossai una maglia e i pantaloni di mio fratello, tagliai i miei capelli, corti, e ignorai la mia femminilità. Indossa i Sari, sìì donna, sii moglie, dicevano. Sii ricamatrice, cuoca, fatti valere sulla servitù. FIT IN. Oh, aderisci, gridavano i categorizzatori. Non sedere sui muri o non sbirciare attraverso le nostre finestre con le tendine di pizzo. Sii Amy, o sii Kamala. O, meglio ancora, Madhavikutty. E' tempo di scegliere un nome, un ruolo. Non giocare a giochi pretenziosi. Non fare la schizofrenica o la ninfa. Non piangere in maniera così imbarazzante quando piantata in amore... Ho incontrato un uomo, l'ho amato. Chiamatelo non con un solo nome, lui è ogni uomo che desideri una donna, così come io sono ogni donna che cerca amore. In lui... La famelica urgenza dei fiumi, in me... L'attesa instancabile degli oceani. Chi sei, chiedo a tutti e ad ognuno, la risposta è , sono IO. Ovunque, in ogni luogo, io vedo colui che chiama se stesso, se, in questo mondo, fosse saldamente impacchettato come la spada nel suo fodero. Sono IO che beve drink solitari a mezzogiorno, a mezzanotte, in hotel di strane città, sono IO che ride, IO che fa l'amore e poi se ne vergogna, IO che giace a terra con un rantolo nella gola. IO SONO LA PECCATRICE, IO SONO LA SANTA. SONO L'AMATA E LA TRADITA. IO NON HO GIOIE CHE NON SIANO LE TUE GIOIE, NON HO ANGOSCE CHE NON SIANO LE TUE ANGOSCE. ANCHE IO CHIAMO ME STESSA
IO.
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