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Storia di spettri., Leggenda della Val Gardena

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view post Posted on 15/12/2012, 15:01
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Non importa quanto è buio il cammino, guarda solo la Luce di fronte a te.

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C'è una vecchia leggenda della Val Gardena che parla del fantasma di una giovane donna, che ogni primo giovedì d'Avvento si manifesta in una vecchia baita del posto per cercare la salvezza dai propri tormenti. Trascrivo fedelmente quanto ho letto in un libro che parla, appunto, delle leggende delle Dolomiti.

La ciasarina de Cuca

Bera Cristl da Coi era considerato il miglior cacciatore della valle, perchè alle battute di caccia non sbagliava mai un colpo. Il primo giovedì d'Avvento, nonostante nevicasse, si trovava sullo Stevìa, in Val dla Roa sotto il Col dla Pieres, dove sperava di cacciare qualche camoscio; ma nel tardo pomeriggio, nonostante avesse girato tutto il giorno di roccia in roccia, dei camosci non aveva visto neppure le tracce. Nel frattempo aveva però smesso di nevicare e il cielo si era fatto sereno. Scendendo per i ghiaioni delle Forces de Sieles, si era un po' attardato e giunse alla sorgente del Ruf de Cisles che era già sera. Non lontano dalla sorgente, Bera Cristl vide un bel capriolo; si appostò, mirò, sparò e lo colpì, ma il capriolo, benchè ferito, fuggì in direzione di Cuca e il cacciatore, forte e agile com'era, lo seguì, ma data l'ora tarda, la luce era così poca che l'uomo faceva fatica a riconoscere le orme dell'animale e le tracce di sangue sulla neve. Quando giunse a Cuca era ormai buio pesto ed era impossibile raggiungere e recuperare il capriolo che, intanto, era certamente andato a morire da qualche parte. A quel punto non c'era altra soluzione che passare la notte in qualche baita (tablé) e riprendere le ricerche l'indomani all'alba.
Cercò una baita e la trovò quasi subito; entrò, accese il fuoco per riscaldarsi, cercò una candela ma non la trovò, tirò fuori dal sacco da montagna un po' di speck e del pane secco e mangiò, quindi spense il fuoco e salì nel fienile per dormire. Non aveva ancora trovato la posizione giusta per addormentarsi, quando udì il ben noto rumore della porta della baita aprirsi. "Chi sarà ma che giunge in questa baita a quest'ora?", pensò Cristl e spiò tra le assi del pavimento per vedere cosa succedeva. Nel buio vide la porta della baita aperta e udì lo strofinare dei fiammiferi che qualcuno tentava di accendere e, quando il fuoco sotto la legna illuminò la baita, vide una bella fanciulla vestita con il costume della Val Gardena che, prendendo la padella, un sacchetto di farina di grano saraceno, un po' di burro e una scodella di latte dalla cassapanca, incominciò a preparare la mosa1. "Strano", pensò Cristl, "Poco fa nella cassapanca non c'era nulla e sono sicuro di aver guardato bene".
Dopo circa venti minuti, la ragazza gridò: «Vieni a cena Cristl, che la mosa è pronta». Cristl si spaventò non poco e non si mosse, ma la ragazza chiamò a voce ancora più alta: «Per l'amor di Dio e delle povere anime del Purgatorio, Cristl vieni a cena»; allora l'uomo, benchè in preda alla paura, uscì dal fienile, entrò nella baita e si sedette sulla panca davanti alla piccola tavola, dove la ragazza, sorridendo, gli mise davanti la padella con la mosa, gli diede un cucchiaio di legno e si sedette accanto a lui incominciando a mangiare. Mangiarono entrambi senza dire una sola parola, mentre fuori aveva ripreso a nevicare; poi Cristl si alzò e ritornò nel fienile e, contento che non gli fosse accaduto nulla di male, si dimenticò perfino di ringraziare la bella ragazza, ma dalle fessure tra le tavole del pavimento, la guardò mentre lavava i cucchiai, la ciotola del latte, la padella e rimetteva tutto a posto nella cassapanca, infine vide la ragazza spegnere il fuoco con la neve e salire anche lei verso il fienile. Giunta sulla porta, la ragazza si fermò e incominciò a piangere diperatamente; allora Cristl si fece coraggio e chiese: «Perché piangi?», e la ragazza rispose: «Cristl, se tu avessi detto "Grazie per la cena, Dio te ne renda merito" mi avresti liberata dall'incantesimo che mi tiene legata a questo tablé», e tra le lacrime aggiunse: «Un tempo qui c'era una malga dove io lavoravo come malghera. Giù in paese avevo un fidanzato che veniva spesso a trovarmi, ma mai di giovedì, perché io glielo avevo proibito. Di giovedì sera, dopo le otto, veniva un uomo da Santa Cristina e a lui davo una parte del burro e del formaggio di proprietà dei contadini che qui avevano le bestie al pascolo. Rubavo quello che era il frutto della fatica dei poveri contadini per darlo a un uomo che non aveva voglia di lavorare, per questo sono stata stregata e costretta a restare in questo tablé, dove rimarrò finché non verrà un giovane onesto e laborioso che tra le otto di sera e la mezzanotte del primo giovedì d'Avvento, durante una nevicata, mi dirà: "Dio te ne renda merito", allora sarò liberata dall'incantesimo. Tu avresti potuto liberarmi, ma non lo hai fatto». Detto questo la ragazza si girò e se ne andò, camminando lentamente sotto la neve che scendeva silenziosa. Cristl udì il suo pianto ancora per un po', poi tutto piombò nel più assoluto silenzio.
Per il resto della notte Cristl non chiuse occhio e, appena giunsero i primi albori dell'alba, entrò nella baita, dove alzò il coperchio della cassapanca e constatò che dentro non c'era assolutamente niente. Poi si mise in cammino cercando le orme del capriolo che aveva colpito il giorno prima. Trovò il capriolo morto su verso le sorgenti del Ruf de Mastlè, se lo caricò sulle spalle e ritornò a valle.
Da quel giorno e per tutta la settimana seguente, la storia della bella malghera non gli diede pace e la domenica dopo la messa raccontò tutto al parroco, che gli consigliò di recarsi subito da un frate che viveva da eremita a Pre da Ri in Vallunga. Cristl andò dall'eremita in quello stesso giorno e questi, sentito il racconto, disse a Cristl che doveva andare a Cuca a cercare la baita e, quando l'avesse trovata, di imprimersi bene nella mente il sentiero che ad essa conduceva, perché l'anno successivo, nel primo giovedì d'Avvento, sarebbe venuta la neve e così avrebbe potuto liberare la bella ragazza dall'incantesimo.
Il giorno dopo Cristl andò alla ricerca della baita, ma non la trovò. Attese che finisse l'inverno e la cercò per tutta l'estate; ma inutilmente, perchè non riusciva a ricordare quale sentiero aveva percorso nel seguire il capriolo ferito e neppure l'aspetto che aveva la baita.
Il primo giovedì d'Avvento di quell'anno, cadde la neve, ma Cristl non aveva ancora trovato la baita che cercava e non la trovò neppure negli anni successivi.
E' probabile, quindi, che la povera malghera di Cuca sia ancora là, in attesa che un giovane ben educato e timorato di Dio la vada a liberare.


1Crema di farina di grano saraceno a latte, con un po' di burro fuso.
 
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