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TARTESSO, Riprendiamoci la sua storia

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Barbanera3
view post Posted on 22/10/2005, 23:59




La Stele di Nora

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Stele di Nora
Stele di Nora

Si tratta della famosa Stele di Nora,il più antico documento scritto mai ritrovato in Sardegna.L'alfabeto è quello dei Fenici.La sua datazione oscilla fra l'830 e il VII secolo a.C.

CITAZIONE
La stele di Nora è un blocco in pietra arenaria recante un'iscrizione ritenuta per la maggior parte degli studiosi in alfabeto fenicio. Fu rinvenuta nel 1773 in un muretto a secco vicino alla chiesa di sant'Efisio a Pula, un centro urbano situato nella Sardegna meridionale che trae origine dall'antica città di Nora, una delle prime città sardo-fenicie. Visibile al Museo archeologico di Cagliari [...] La sua datazione oscilla tra i secoli IX e VII a.C. Il documento epigrafico è stato pubblicato all'interno del Corpus Inscriptionum Semiticarum sotto il numero CIS I, 144, e gli studiosi ritengono che si tratti della parte minore (ed unica parte sopravvissuta) di un'iscrizione molto più lunga, distribuita su più pietre. Gli studiosi moderni sono divisi sulla lettura epigrafica del testo e la sua traduzione. Ad ogni modo è possibile dividere le varie opinioni in due blocchi in base al significato dato al documento. Da un lato ci sarebbero coloro che ritengono si tratti di una commemorazione di una spedizione, dall'altro coloro che invece pensano al culto celebrativo di una divinità.

In uno studio del 1991, Shea propone la seguente trascrizione e traduzione:

Trascrizione II Traduzione

1 BTRSS II a Tarshish,
2 WGRSH II e egli scacciò
3 BSRDNS II in Sardegna.
4 LMH'SL II Lui è al sicuro.
5 MSB'M II Le sue truppe sono al sicuro.
6 LKTNBN II Milkaton, figlio
7 SBNNGD II di Shubon il precedente
8 LPNY II comandante.

Lo studioso ritiene che la stele testimoni le attività militari di "Milkaton" a "Tarshish" e in Sardegna. Riguardo l'ubicazione di Tarshish, egli ritiene che si possa trattare di una località della Spagna; si starebbe pertanto parlando di una fallita (o parzialmente fallita) penetrazione in Spagna e quindi del necessario ritorno in una base meno occidentale (appunto la Sardegna). Il comandante inoltre con il verbo SLM (tradotto per la prima volta da Zuckerman come "salvo/al sicuro") intenderebbe che la spedizione in Spagna non avrebbe del tutto compromesso la possibilità di un'ulteriore azione.

Fortemente contrari ad ogni identificazione tra Tarshish e l'iberica Tartesso si sono schierati Tackholm e Blazquez mentre più possibilista si è mostrato Wagner. In fine Antonelli sul problema si esprime così:

" [...] Le testimonianze su Tarshish, al di là di ogni moderno tentativo di identificazione puntuale, sembrano contenere un'allusione generica: quella con cui il mondo semita faceva riferimento alle estreme regioni occidentali, meta dei primi traffici commerciali fenici".
(L. Antonelli, I Greci oltre Gibilterra, Roma, 1997, p. 21)

F. M. Cross, dell'Università di Harvard, ritiene che non si parli di Tartessos, in Andalusia, ma di Tarsis in Sardegna. Inoltre ritiene che Milkaton sarebbe un comandante di Pumayaton di Tiro (831-785 a.C.), conosciuto presso i Greci come Pigmalione. Le sue traduzioni (con integrazioni) è la seguente:

1. [a. Lui combattè (?)]
2. [b. con le popolazioni sarde (?)]
3. a Tarshish
4. ed egli gli scacciò.
5. Tra le popolazioni sarde
6. lui è [adesso] in pace,
7. (e) il suo esercito è in pace:
8. Milkaton figlio di
9. Shubna (Shebna), generale
10. del (re) Pummay.

Secondo Cross questa iscrizione documenterebbe la colonizzazione fenicia della parte meridionale dell'isola.

Secondo Gmirkin invece, l'iscrizione testimonierebbe il periodo in cui i Fenici venivano sconfitti e in parte costretti ad emigrare verso occidente dall'avanzata assira. In questo senso Tarshish non si riferirebbe ad una località spagnola o sarda ma a Tarso in Cilicia. Si tratterebbe pertanto della testimonianza della fuga di profughi approdati in Sardegna nella disperata ricerca di salvezza e pace. Concorda con questa interpretazione anche Delgado Hervas.

Ridgway ritiene che Tarsis non si riferisca nè a Tarso in Cilicia, nè a Tartesso in Spagna, ma indicherebbe una località mineraria in Sardegna. In questa prospettiva l'iscrizione testimonierebbe la vittoria di un generale fenicio contro delle popolazioni locali per il controllo delle miniere della zona.

Anche Markoe, Dyson e Rowland ritengono che la scritta testimoni una vittoria dei Fenici contro i Sardi.

Lipinsky non è convinto dall'ipotesi nè che la stele sia un decreto pubblico, come ipotizzano alcuni studiosi, nè che essa sia un'iscrizione commemorativa per un generale fenicio; al contrario, ritiene si tratti di una dedica al dio Pummay da parte di un alto ufficiale fenicio.

Semerano avanza un'altra interpretazione del testo:

" ET RS S NGR S EA B SRDN SLM ET SM SBT MLK T NB NS BN NGR LPN J"
"Accanto al sacello, quello che l'ambasciatore di Ea in Sardegna ha edificato: questa memoria esprime il voto che il re per iscritto espone: elevi la costruzione l'ambasciatore davanti all'isola".

Maria Eugenia Aubet e José Luis Maya Gonzàlez ritengono che sia un'iscrizione commemorativa per la costruzione di un tempio dedicato al dio PMY.

[...] Secondo Albright la stele si riferirebbe invece proprio e unicamente a Nora.

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CITAZIONE
E' in ogni caso difficile - rispondo a un quesito specifico del professore Asheri - ricostruire un'ideologia fenicia dei rapporti metropoli/colonie. Sono ancora le fonti classiche a informarci della continuità delle relazioni tra Cartagine e Tiro fino all'epoca di Alessandro Magno, ma tali notizie (relative alle decime cartaginesi al dio tirio) non sono sufficienti a delineare un quadro attendibile in proposito. Va anche rilevato che sono quasi del tutto assenti documenti fenici che valgano a illuminarci sull'argomento. L'unico utilizzabile, non senza qualche riserva, è la famosa stele iscritta di Nora, dell'VIII-VII secolo a.C., che nell'interpretazione di A. Dupont Sommer recherebbe la menzione di "Tiro madre di Kition e Larnaka". Si avrebbe in tal caso una documentazione preziosa sull'esistenza di rapporti intesi come "filiali" tra madrepatria e colonie, ma occorre dire che la lettura del passo è assai controversa.

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Una sorprendente interpretazione delle stele di Nora:
sardegna-stele-di-nora
"Il bordo inferiore della mappa coincide con la costa sarda meridionale".
www.cairomontenotte.com/abramo/sardegna.html

CITAZIONE
Le prime frequentazioni del luogo dove sorge Nora risalgono probabilmente all'epoca nuragica,anche se su questo periodo le informazioni sono molto scarse.

Secondo la tradizione letteraria Nora è la città più antica fondata in Sardegna,e ciò parrebbe confermato anche dalla stele fenicie trovate in loco.

La colonizzazione fenicia a partire dall'VIII secolo circa,fa di Nora un importante centro commerciale dotato di tre porti,oggi non più visibili.

Relativamente a questo periodo importanti informazioni provengono dalle indagini archeologiche ancora in corso,con la scoperta di un complesso sacro nella zona di Coltellazzo (sotto la torre spagnola),e di un quartiere abitativo di età punica al di sotto del foro romano.

Successivamente,in età punica,Nora accresce ulteriormente la sua importanza raggiungendo un alto grado di prosperità e divenendo sicuramente una delle più importanti città della costa meridionale sarda [...]

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"La città di Nora",scrive lo studioso Carlo Tronchetti,"si trova collocata su un promontorio (Capo di Pula) [...] La situazione attuale del promontorio non rispecchia fedelmente quella antica. Il luogo comune della "Nora sommersa" si basa,infatti,sul reale arretramento della linea costiera,in talune parti abbastanza sensibile,anche se non in modo tale da giustificare le fantasie locali sulla città giacente sul fondo marino. L'esame delle fotografie aeree,condotta dal Prof. Schmidt,ha permesso di ricostruire,nella cala di libeccio,un arretramento della costa di meno di m 90,e di identificare una serie di strutture portuali (moli) che si protendono nel mare [...] L'esplorazione subacquea non ha recato importanti contributi a questa indagine,se si eccettua l'identificazione di resti di una cinta muraria di epoca punica all'altezza della "Casa della Guardiania",in quanto,nella cala di libeccio,il Rio Arrieras-Tintioni ha provocato,con i suoi sedimenti,il rialzo del fondale marino [...] Non sappiamo con sicurezza dove sia sorto il primo insediamento di Nora [...] Pare quindi di poter affermare che l'estensione della città punica fosse sensibilmente più ristretta di quella romana [...] Con ogni verosimiglianza il luogo era abitato da genti nuragiche [...] Di queste tracce nuragiche non conosciamo [...] la cronologia e pertanto non sappiamo se fossero vitali al momento dell'arrivo dei Fenici,ovvero se questi abbiano trovato il luogo ormai abbandonato. Sulla fondazione fenicia siamo più documentati [...] I risultati di recenti scavi (anni 1995-1999) hanno finalmente portato alla luce i primi resti dell'insediamento fenicio di Nora".
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La traduzione della stele è oggetto di controversie.Vi comparirebbero alcune parole fenicie corrispondenti a "Sardegna" e "Tartesso" (Tarshish?).
Certo,non si tratta di una prova decisiva ... sono indizi interessanti ... però ...
La Sardegna un tempo era ricchissima dal punto di vista minerario (argento,piombo,rame e via dicendo).
I nomi di certe località sarde,com'è già stato fatto notare nei primi post,sembrano ricordare la parola Tartesso:per esempio Tharros.
Se questa ipotesi fosse giusta,bisognerebbe però ammettere per forza di cose che ai tempi di Erodoto le colonne d'Ercole,oltre le quali secondo lo storico greco era situata Tartesso,non fossero situate a Gibilterra,ma nel canale di Sicilia.

"I Sami, appreso da Corobio per filo e per segno l'accaduto [...]",scrive Erodoto,"salparono dall'isola decisi a raggiungere l'Egitto, ma venivano portati fuori rotta dal vento di Levante. E siccome il vento non calava, finirono per attraversare le Colonne d'Eracle e giungere a Tartesso, con la scorta di un dio".

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Erodoto non afferma in modo esplicito che Tartesso fosse situata in Spagna.

"Questi Focei furono i primi Greci a compiere lunghe navigazioni: furono loro a scoprire l'Adriatico, la Tirrenia, l'Iberia e la regione di Tartesso: non navigavano con grandi navi da carico ma con delle penteconteri".

Tharros

CITAZIONE
La penisola del Sinis era abitata già da epoca più antica,come dimostrano i resti nuragici nella zona dell'abitato di S. Giovanni,della collina di Su Muru Mannu e il nuraghe Baboe Cabitza nella piana di Capo S. Marco.

I resti urbani si dispongono di fronte al Golfo di Oristano,delimitati a nord dalla collina di "Su muru mannu",ad ovest da quella della torre di San Giovanni,a sud dell'istmo che porta al promontorio di Capo S. Marco.

I grammatici antichi hanno spesso posto l'accento sulla pluralità del nome Tharros (Pseudo Probo e Marco Plozio Sacerdote:Tharros nomen est numeri semper plurali).Questo particolare sarebbe da ricollegare alla duplicità delle aree cimiteriali:due necropoli a incinerazione di epoca fenicia (San Giovanni di Sinis e Capo San Marco).

I Fenici si stabilirono a Tharros nell'VIII sec. a.C.,su territori già frequentati dai Protosardi.Sono state formulate varie ipotesi sull'ubicazione dell'abitato arcaico,tra le quali quella di Barreca che propose come primo insediamento fenicio il pianoro di Capo San Marco.

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"Una Stele di Nora in caratteri fenici arcaici (Corpus Inscriptionum Semiticarum,I,44)",scrive Massimo Pallottino,"ha dato luogo a vivaci discussioni circa la lettura ed il contenuto del testo e circa la datazione del monumento, che oscilla fra il IX ed il VII secolo a.C. (ma sembra sia da avvicinarsi piuttosto al termine finale che all'iniziale); essa comunque contiene assai probabilmente la più antica menzione che noi possediamo del nome dell'isola, nell'espressione B-SRDN "IN SARDEGNA", mentre assai più dubbia deve ritenersi la supposta menzione di TARTESSO (B-TRSS) o di una località sarda dello stesso nome (si è pensato,seppure con incerto fondamento,alla stessa città di Nora)".
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Stando alle antiche testimonianze, Tartesso è il nome di un fiume, di una città e di un territorio.
Omero ed Esiodo non parlano mai di Tartesso.
Strabone (I secolo a.C. - II secolo d.C.) pensava che Omero identificasse il Tartaro, l'oltretomba, con Tartesso.
Un commentatore bizantino arrivò a collocare l'Averno a Tartesso.
La biblica Tarsis è identificabile con Tartesso? Non vi sono certezze.
Alcuni scrittori greci e romani credevano che Tartesso, ormai scomparsa, fosse la città spagnola di Carteia, nei pressi di Gibilterra.
Certi autori latini scrissero che probabilmente Tartesso fu distrutta dai Cartaginesi.
Gli archeologi cercano Tartesso da oltre un secolo nella valle del Guadalquivir, soprattutto nei pressi della foce.
Di fronte al fallimento di queste ricerche, diversi studiosi hanno ipotizzato che Tartesso fosse soltanto il nome di una regione e dal fiume omonimo che l'attraversava; in quell'area forse esistevano tanti piccoli villaggi che ubbidivano a un unico re.
Sergio Frau, in seguito ai suoi studi sulla posizione delle Colonne d'Ercole, ha sostenuto che Nora, in Sardegna, è la leggendaria Tartesso.
Lo storico Santo Mazzarino ha proposto la discussa equivalenza fra Tarsis e Tartesso.

"Se ci si attiene ai testi antichi, è indubbiamente l'argento il metallo più cantato, per esempio da Stesicoro, poeta di Imera del VI secolo, che ricorda "le radici argentee del fiume Tartesso" (Strabone, Geografia, 3.2.11).
Due autori greci - lo Pseudo Aristotele nel trattato Storie meravigliose, 135, e Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, 5.3 5.4-5 - riferiscono che l'argento era talmente abbondante che, "quando le loro navi ne erano già cariche, i Fenici tagliarono il piombo delle loro ancore e lo sostituirono con l'argento che vi si trovava ancora in abbondanza".
Tartesso era ricca pure di piombo, ferro, stagno; almeno se questa Tartesso è la Tarsis della Bibbia (Ezechiele, 27.12).
Solo lo Pseudo Scimmio (Periplo, 165) menziona l'oro e il rame.
Lo stagno arriverebbe a Tartesso dalla Celtica, secondo Rufio Festo Avino (Ora Marittima, 296-98) e lo Pseudo-Scimmio (Periplo, 165), ma Pausania (Descrizione della Grecia, 6.19.2-4) non garantisce affatto che i reliquiari del tesoro eretto nel 648 a Olimpia da Mirone, tiranno di Sicione, siano in bronzo di Tartesso, come affermavano gli Eleati".


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CITAZIONE
Colaio di Samo sarebbe stato il primo greco a superare le Colonne d'Ercole (Herod. IV,154) circa nel 660 a.C.,andando oltre Gades (Cadice) e arrivando alla regione di Tartesso,cioè alle foci del fiume Baetis (od.Guadalquivir).

Siamo poco informati delle navigazioni ed esplorazioni dei Fenici:verso il 600 a.C. un Faraone dispose la circumnavigazione del continente africano (Herod.,IV,42) partendo dal Mar Rosso in direzione Sud e doppiando il Capo di Buona Speranza per poi ritonare nell'Atlantico (all'andata i naviganti vedevano il sole tramontare dalla banda dritta,dopo aver doppiato il Capo di Buona Speranza,lo vedevano tramontare da babordo).

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Il geografo greco Strabone assimila i Tudertani con i Tartessiani:"I Tudertani sono i più civilizzati fra gli Iberici. Conoscono la scrittura e possiedono libri antichi, ed anche poemi e leggi in versi che essi considerano antichi di settemila anni".
Dov'era Tartesso?
Qualcuno la identifica con i presunti ritrovamenti presso Cadice (Marisma de Hinojos):

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"Secondo Erodoto", scrive Conrad Malte-Brun, "gl'Iberi erano divisi in sei tribù: Cineti, Cleti, Tartessi o Tudertani, Eleusinii, Martinii e Celeiani. Parlando Strabone (lib. V, cap.2) de' Tudertani dice, che presso d'essi la civiltà era molto inoltrata; ch'essi si applicavano alle belle lettere, che possedevano de' poemi e de' libri di storia antichissimi, e leggi, le quali pretendevano essere state scritte in versi sei mill'anni innanzi" (Geografia universale o descrizione di tutte le parti del mondo, Conrad Malte-Brun, 1830).

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"Ma dobbiamo a Strabone", scrivono C.C. Fauriel e Girolamo Ardizzone, "le notizie più interessanti che l'antichità ci abbia trasmesso sulle lingue, e più generalmente sulla cultura letteraria degli antichi Spagnuoli. Parlando dei Turduli e dei Turditani, due popoli della estremità meridionale della penisola; Strabone gli rappresenta come i più istruiti degli Spagnuoli. "Essi hanno, egi dice, una letteratura e monumenti dei loro antichi tempi: hanno racconti scritti, poemi e leggi in versi che, secondo assicurano, hanno seimila anni di antichità". Di là Strabone passando agli Spagnuoli, riferisce:"che han pure una letteratura, ma non tutti la stessa, non avendo la stessa lingua" (Dante e le origini della lingua e della letteratura italiana, C. C. Fauriel, Girolamo Ardizzone, 1856).

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"Quale è quello che parlarono le popolazioni aborigeni [in Spagna, prima di latinizzarsi]? [...] I Turditani", scrive Pietro Giuria, "che erano riputati i più dotti dell'Iberia, possedevano opere scritte in versi, e si vantavano d'avere annali che risalivano a sei mila anni. Che rimase di questa lingua dei Turditani? Brevi iscrizioni in caratteri illeggibili, scoperte sopra antiche rovine, sopra qualche medaglia, porsero argomento a molte dissertazioni; si vollero interpretarle, e si crede d'esservi riusciti. Tuttavia si ha la certezza di aver indovinato il valore delle lettere che la compongono. L'opinione più generalmente ammessa si è, che la lingua basca, o escuaraz, è quella degli antichi abitatori [dell'Iberia]. Si crede che siasi conservata intatta da ogni miscuglio, ad onta delle vicende, cui la Penisola andò soggetta" (La Spagna, Pietro Giuria, 1850).

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Tartesso era famosa per il suo argento.
La Sardegna e la Spagna erano ricche di argento.

"La lavorazione dei minerali, e dunque il lavoro nelle miniere, risale in Sardegna a tempi remotissimi. Antichi mercanti e conquistatori presero a frequentare le coste dell'isola attirati dalle formidabili ricchezze del sottosuolo sardo. Testimonianza dell'antica lavorazione dei metalli sono anche i numerosi toponimi legati in qualche modo all'attività estrattiva: Argentiera, Montiferru, Funtana Raminosa, Capo Ferrato, solo per fare alcuni esempi [...] La Sardegna, dopo la Spagna e la Bretagna, costituiva la terza regione, fra i domini di Roma, per quantità di metalli prodotti [...] L'attività estrattiva dei Romani non si limitò solo al bacino dell'Iglesiente (dove peraltro, ancora oggi, esiste un rione chiamato Campo Romano, a ricordo degli antichi insediamenti estrattivi), infatti essi conobbero e sicuramente sfruttarono i ricchi giacimenti argentiferi del Sarrabus, alla cui importanza forse si riferiva il geografo Solino nello scrivere:"India ebore, argento Sardinia, Attica melle".

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I Greci la chiamavano la Sardegna "Agyrophleps nésos", "l'sola dalle vene d'argento".

"L'Argentiera è una frazione di Sassari ubicata nel nord-ovest della Sardegna [...] La località è una delle più suggestive della Sardegna per la particolare bellezza e varietà di paesaggio con montagne costituite da pietra argentata che lambiscono la costa. Fino agli anni sessanta era in funzione un impianto minerario per l'estrazione dell'argento con gran parte delle strutture in legno. L'attività estrattiva è cessata nel 1963. Attualmente tutti gli impianti e gran parte delle abitazioni costruite in un particolare stile con le pietre del luogo, sono in disuso e in stato di abbandono".

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Gennargentu significa "porte d'argento";probabilmente ciò deriva dal fatto che le montagne del massiccio sono costituite da rocce scistose,le quali sotto i raggi del sole brillano come l'argento.

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"Pertanto io penso che l'Ercole di Tiro sia quello appunto che si venera dai Spagnuoli in Tartesso, ove sono le colonne dette di Ercole: perchè fu Tartesso fondata dai Fenici, e con fenicio rito fecesi il tempio, ed ora si fan sacrificj all'Ercole in quel luogo (Arriano, 95-175 d.C.).

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"Fu da' Fenicj fondata la Colonia di Tartesso, che è lo stesso nome, che il Tarsis delle scritture".

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Edited by Barbanera3 - 4/2/2014, 02:19
 
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Giovanni C.
view post Posted on 23/10/2005, 22:58




CITAZIONE (Barbanera3 @ 23/10/2005, 00:18)
Tudetaniani=identificati con i Tartessiani):"I Tudetaniani sono i piu' civilizzati fra gli iberici.Conoscono la scrittura e possiedono libri antichi,ed anche poemi e leggi in versi che essi consideravano antichi di settemila anni...".
Qualcuno la identifica con i presunti ritrovamenti presso Cadice(Marisma de Hinojos)
http://www.pensar.org/2004-04-pastillas-04.html
http://www.yotor.com/wiki/it/ta/Tartessos.htm
http://www.telefonica.net/web2/blogmagonia...ismaHinojos.jpg
http://www.laportadeltempo.com/Europa/eu_190804.htm

user posted image
.
La stele("Sardegna"-"in Tartesso"),in effetti,e' molto convincente;tuttavia,molti studiosi,continuano a ritenere che Tartesso debba esser cercata in Spagna,entro quella zona situata fra Cadice e il Portogallo.Purtroppo,gli archeologi non hanno trovato,finora,alcuna citta' sepolta;in compenso,come si legge nei link,sono venuti fuori un buon numero di reperti interessanti,anche se,oggettivamente,attribuirli alla civilta' di Tartesso,non e' facile.
Inoltre,se quella citta' mitica non era situata in Spagna,come spiegare la frase di Strabone:"I Tudetaniani sono i piu' civilizzati fra gli IBERICI.Conoscono la scrittura ecc.ecc."?.A meno che Tudetaniani e Tartessiani non fossero due popoli distinti,oppure si sbagliasse Strabone a localizzarli nella penisola iberica... dry.gif .Non capisco,tuttavia,come si riescano a vedere i resti,di un'antica citta',in quella foto satellitare....mah!
E,comunque,vi sono altri episodi,come quello del greco Corleo di Samo(il quale racconto' di esser stato trascinato dai venti al di la' delle colonne d'Ercole,fino a Tartesso),che sembrerebbero confermare l'identificazione di questa misteriosa civilta' con la Sardegna.Corleo,una volta rientrato in Grecia,narro' ai suoi compatrioti dell'argento e dei metalli,della navigazione e dei commerci,oltre le colonne d'Ercole.

Edited by Giovanni C. - 24/10/2005, 12:23
 
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view post Posted on 24/10/2005, 10:25
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CITAZIONE
Inoltre,se quella citta' mitica non era situata in Spagna,come spiegare la frase di Strabone:"I Tudetaniani sono i piu' civilizzati fra gli IBERICI.Conoscono la scrittura ecc.ecc."?.A meno che Tudetaniani e Tartessiani non fossero due popoli distinti

Secondo me sono due popoli distinti. Dalle Storie di Erodoto, oltre gli altri storici da te citati, si riconoscono le colonne all'altezza dello stretto di sicilia e Tartesso in Sardegna (vedi anche riferimenti alla battaglia di Alalia in cui si riferisce al mancato supporto dei Tartessiani alla flotta greca, essendo il loro re amico ormai morto da tempo.
Ci sono interessi economici e scientifici per gli iberici nel mantenere il mito in casa loro, ma i fatti storici, la civiltà ricca ed evoluta, le materie prime, i luoghi... tutto porta in Sardegna.
 
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Barbanera3
view post Posted on 18/10/2006, 23:05




TARSIS (TARSHISH) è il nome di una località citata diverse volte nella Bibbia.

CITAZIONE
TARSIS

1. Una località, probabilmente della discendenza di Tarsis (2), adesso sconosciuta. E' spesso associata con delle navi, per cui un posto al mare è più indicato; Spagna sembra il paese più probabile [Tartesso]. Salomone aveva una flotta di Tarsis [...] come pure Giosafat [...] Giona [1] cercò di fuggire a Tarsis [...] aveva argento e altri metalli, con cui commerciava [...] Un'immagine del giudizio di Dio è la distruzione delle navi di Tarsis [...] Altri riferimenti (spesso come paese lontano) [...]

2. Figlio di Iavan [...] e probabilmente fondatore di Tarsis (1).

3 Figlio di Bilan (2) [...]

4 Uno dei sette principi di Persia e di Media [...]

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CITAZIONE
1 Re 10:22

Infatti il re [Salomone] aveva in mare una flotta di Tarsis insieme con la flotta di Chiram; e la flotta di Tarsis, una volta ogni tre anni, veniva a portare oro, argento, avorio, scimmie e pavoni.

2 Cronache 9:21

Infatti il re [Salomone] aveva delle navi che andavano a Tarsis con la gente di Curam; e una volta ogni tre anni venivano le navi da Tarsis, portando oro, argento, avorio, scimmie e pavoni.

1 Re 22:49

Giosafat costruì delle navi di Tarsis per andare a Ofir in cerca d'oro; ma poi non andò, perchè le navi naufragarono a Esion-Gheber.

2 Cronache 20:36-37

36 e se lo associò [Giosafat], per costruire delle navi che andassero a Tarsis; e le costruirono a Esion-Gheber.
37 Allora Eliezer, figlio di Dodava da Maresa, profetizzò contro Giosafat, dicendo:"Perchè ti sei associato con Acazia, il Signore ha disperso le tue opere". E le navi furono sfasciate, e non poterono fare il viaggio di Tarsis.

Giona 1:3

Ma Giona si mise in viaggio per fuggire a Tarsis, lontano dalla presenza del Signore. Scese a Iafo, dove trovò una nave diretta a Tarsis e, pagato il prezzo del suo viaggio, si imbarcò per andare con loro a Tarsis, lontano dalla presenza del Signore.

Giona 4:2

Allora pregò e disse:"O Signore, non era forse questo che io dicevo, mentre ero ancora nel mio paese? Perciò mi affrettai a fuggire a Tarsis. Sapevo infatti che tu sei un Dio misericordioso, pietoso, lento all'ira e di gran bontà e che ti penti del male minacciato.

Geremia 10:9

argento battuto in lastre portato da Tarsis,
oro venuto da Ufaz,
opera di scultore e di mano d'orefice;
sono vestiti di porpora e di scarlatto,
sono tutti lavoro d'abili artefici.

Ezechiele 27:12

Tarsis commerciava con te,
a causa di tutte le ricchezze che possiedi in abbondanza;
fornisce i tuoi mercanti
d'argento, di ferro, di stagno e di piombo.

Ezechiele 27:25

Le navi di Tarsis sono la tua flotta per il tuo commercio.
Così ti sei riempita, ti sei grandemente arricchita nel cuore dei mari.

Salmi 48:7

come quando il vento orientale
spezza le navi di Tarsis.

Isaia 2:16

contro tutte le navi di Tarsis,
e contro tutto ciò che piace allo sguardo.

Salmi 72:10

I re di Tarsis e delle isole gli pagheranno il tributo,,
i re di Seba e di Saba gli offriranno doni.

Isaia 23:1-14

1 Oracolo contro Tiro.
Urlate, o navi di Tarsis!
Essa infatti è distrutta; non più case! Non c'è più nessuno che entri in essa!
Dalla terra di Chittim è giunta loro la notizia.
2 Siate pieni di stupore, o abitanti della costa, che i mercanti di Sidone, solcando il mare, affollavano!
3 Attraverso le grandi acque, il grano del Nilo, il raccolto del fiume, erano la sua entrata; essa era il mercato delle nazioni.
4 Vergognati o Sidone! Poichè così parla il mare, la fortezza del mare:"Io non sono stata in doglie, e non ho partorito, non ho nutrito giovani, non ho allevato vergini".
5 Quando la notizia giungerà in Egitto, tutti saranno addolorati a sentir le notizie di Tiro.
6 Passate a Tarsis, urlate, o abitanti della costa!
7 E' questa la vostra città sempre gaia, la cui origine data dai giorni antichi? I suoi piedi la portavano in terre lontane a soggiornarvi.
8 Chi mai ha decretato questo contro Tiro, la dispensatrice di corone, i cui mercanti erano principi, i cui negozianti erano dei nobili della terra?
9 L'ha decretato il Signore degli eserciti, per offuscare l'orgoglio di ogni splendore, per avvilire tutti i grandi della terra.
10 Percorri liberamente il tuo paese, come fa il Nilo, figlia di Tarsis! Non c'è più giogo!
11 Il Signore ha steso la sua mano sul mare, ha fatto tremare i regni, ha ordinato riguardo a Canaan che siano distrutte le sue fortezze,
12 e ha detto:"Tu non continuerai più a far festa, o figlia di Sidone, vergine disonorata! Alzati, passa nel paese di Chittim! Neppure là troverai riposo".
13 Ecco il paese dei Caldei, di questo popolo che già non esisteva, il paese che l'Assiro assegnò a questi abitatori del deserto. Essi innalzarono le loro torri d'assedio, distruggono i palazzi di Tiro, ne fanno un monte di rovine.
14 Urlate, o navi di Tarsis, perchè la vostra fortezza è distrutta.

link

http://it.wikipedia.org/wiki/Libro_di_Giona
http://it.wikipedia.org/wiki/Giona_(profeta)
http://en.wikipedia.org/wiki/Jonah
www.laparola.net/nomi/nomi.php?nome=Giona

Tarsis non di rado viene identificata con la Tartessos delle fonti greche, però alcuni storici non sono favorevoli a questo abbinamento. Un'iscrizione cuneiforme, risalente all'epoca del re assiro Assurheddon (681-668 a.c.), nomina la località di Tarsis:"Tutti i regni dalle (isole) del mezzo del mare,dal paese di Iadanan e Iaman fino a Tarsis si sono inchinati ai miei piedi".Se questa Tarsis era la Tarsis biblica e stava in Spagna o in Sardegna,appare un po' difficile che si andasse ad inchinare davanti a un re della Mesopotamia!Il sovrano assiro era malato di grandeur?E' una possibilità.Tuttavia,diversi ricercatori sono convinti che Tarsis non fosse la mitica Tartesso.Può trattarsi di Thera,meglio nota come Santorini,nel mare greco?

"Luana Monte, Thera, l'isola dai tanti nomi, è forse la mitica Tarsis? Nel mar Egeo, a nord di Creta, si trova Thera, la più meridionale delle Cicladi, isole così chiamate per il fatto di essere disposte a circolo, in greco kyklos, intorno a Delo, luogo di nascita di Apollo. In epoca minoica la configurazione di Thera è stata sconvolta dal terribile vulcano che la dominava e "l'odierna Thera non è più un'isola, ma un insieme di più isole, formatesi dopo l'eruzione della metà del II millennio a.C. e di quelle successive; Thera, Aspronisi e Therasia intorno alla caldera, Palaea Kameni e Nea Kameni al centro della stessa. Se in origine era rotonda e dominata dalla montagna, ora la sua caratteristica principale è appunto questa caldera, sulle cui pareti, che si innalzano verticalmente sul mare per oltre 200 metri, è praticamente impressa, grazie agli strati che si susseguono, tutta la storia geologica dell'isola" (1). Thera è oggi più nota come Santorini, nome che le deriva dai Veneziani, che avendovi trovata una piccola cappella eretta in onore di Santa Irene, avrebbero dedicato tutta l'isola alla Santa (Santa Irini, appellativo divenuto poi col tempo Santorini). Gli uomini, nel corso dei millenni, chiamarono quest'isola in modi diversi. Nei tempi più antichi era detta Strongyle, cioè "la rotonda", denominazione che ben si addiceva ad un'isola vulcanica, e che fu dato anche all'odierna Stromboli, nelle Eolie, anch'essa un vulcano mediterraneo (2). Un altro nome attribuito all'isola nell'antichità, per la bellezza dei suoi paesaggi, fu Kalliste o Calliste, cioè "la bellissima", come testimoniano Apollonio Rodio e Plinio:"l'isola detta Calliste, o Bellissima, sacra nutrice dei figli di Eufemo"; "Tera, chiamata la Bellissima, allorchè spuntò dal mare" (3). Erodoto narra che, successivamente, essa prese il nome di Thera o Tera da un eroe spartano, discendente di Cadmo, che l'avrebbe colonizzata insieme a dei compagni [...] Questo narrano le fonti, ma le tavolette ritrovate a Cnosso, su cui sono riportati testi a carattere religioso in lineare B, la scrittura dei Micenei (5), smentiscono questa versione: infatti su alcune di esse (Fp 1,6; 5,1; 6,2; 13,2; 14,2; 48,2) risalenti al XV-XIV sec. a.C. circa, tra gli appellativi di divinità destinatarie di offerte, si legge il nome qe-ra-si-ja (nella Fp 16.2 si trova qe-ra-si-jo). Nella tavoletta Fp1, per esempio, sono annotate le offerte di un mese, che consistevano in varie quantità d'olio da assegnare ai santuari di Zeus Ditteo, di Amnisos, al Daidaleion, a tutti gli dei, a Que-ra-si-ja (6). C'è chi associa il nome que-ra-si-ja a Tiresia, il famoso indovino; chi ad una divinità della caccia (7). Invero molti pensano che Qe-ra-si-ja sia una divinità prettamente cretese, passata poi nel pantheon miceneo e che il suo nome sia un etnico connesso a Thera/Therasia, " [...] Che una dea locale dell'isola di Thera fosse adorata anche a Creta è certo possibile dato che i Minoici erano in stretto contatto con l'isola, come è provato dagli scavi ad Akrotiri ... Ripetute eruzioni li hanno resi sensibili al costante incombente pericolo del vulcano" (8) [...] In breve qe-ra-si-ja sarebbe una parola di origine pregreca "connessa con il nome Thera/Therasia e con l'etnico Therasios [...]".

L'articolo completo si trova al seguente indirizzo: link

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Oppure Tarsis,in realtà,era Tarso di Cilicia?

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CITAZIONE
Tarso (... Tarsus...sotto la dominazione seleucide chiamata Antiochia al Cidno,sotto la dominazione romana Giuliopoli) è una città della Turchia dall'antica storia,nota soprattutto per essere la città natale di Saulo.Essa sorge vicino alla foce del fiume Tarsus Cay (noto nel passato come Cidno),fa parte della provincia di Icel e si colloca a nord est rispetto a Mersin.Attualmente conta circa 160.000 abitanti ed è sede di attività commerciali e industriali collegate all'agricoltura e di attività petrolchimiche.Nella preistoria Tarso ha visto insediamenti neoltici,calcheolotici e dell'età del bronzo.E' poi stata governata da Ittiti,Assiri,Persiani,Macedoni,Romani,Bizantini,Turchi Selgiuchidi e Turchi Ottomani.Il suo antico nome TARSOS probabilmente deriva dal dio Tarku.La sua importanza nel passato derivava dalla sua posizione tra le rotte commerciali fra regioni dell'Anatolia,regioni del Ponto Eusino e Siria.Nel IX secolo a.C. viene conquistata dagli Assiri;dagli anni intorno al 400 a.C. è la sede di un satrapo dell'Impero Persiano;dal III secolo a.C. fa parte dell'Impero Seleucide con il nome di Antiochia al Cidno.A Tarso vive il filosofo stoico Antipatro.Conquistata dai Romani da Pompeo ne fa la capitale della Cilicia;nella contesa fra Pompeo e Giulio Cesare parteggia per quest'ultimo e assume il nome di Giuliopoli.

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CITAZIONE
Domanda: dove era Tarsis?

In termini biblici il nome di "Tarsis" può riferirsi a uno dei due posti:

a. Tarsis in Cilicia (Turchia sud-est)
b. Tarsis (o Tartesso) in Spagna


Ci sono tuttavia altri candidati:

1) La Septuaginta, la versione greca del Vecchio Testamento, traduce Tarsis come "Cartagine", anche se a quel tempo "Cartagine" (a Tunisi, Nord Africa) governava le ex aree di Tarsis in Spagna.

2) Secondo il pensiero di Giulio Africano, "Tarsis" era un altro nome per le isole di Rodi e di Cipro.

3) Vi è un comune siciliano di nome Tarso.

4) Un'iscrizione fenicia in Sardegna cita Tarsis, ma esattamente in che contesto non è chiaro.

6) Il nome "Tarsis" una volta indicava una "fornace" in accadico e fenicio, e quindi eventualmente è applicabile quasi a tutte le colonie fenicie specializzate nella metallurgia. Analogamente William F. Albright e molti altri con lui hanno suggerito che si riferiva alle miniere di minerali preziosi e che è stato applicato ad alcuni Paesi minerari.

6) Cyrus Gordon [...] vuol identificare Tarsis con l'America.

7) L'espressione biblica "navi di Tarsis" è frequentemente spiegata come termine generale per le navi in partenza per viaggi a lunga percorrenza. Non vi è tuttavia alcuna prova di questa supposizione. A nostro parere "navi di Tarsis" significa "navi da (il luogo) Tarsis". O dalla direzione di Tarsis. Questo è il semplice significato del testo ebraico.

8) Immanuel Velikovsky pensò che Tarsis era Creta, o una delle sue principali città: Cnosso (Age in Chaos, sezione trogloditi o Carii? N.17).

9) Alcuni [...] hanno identificato Tarsis con le isole britanniche. Essi hanno sostenuto (senza fornire alcun riferimento, per quanto siamo a conoscenza) che il nome "Tarsis" si trova applicato in Gran Bretagna sulle "vecchie carte". D'Arbois de Jubainville, uno studioso francese [...], riteneva che in una sola volta Tarsis aveva governato su tutta la Spagna e la maggior parte della Gallia [...] Tarsis era un emporio commerciale con pretese imperiali che aveva a che fare con i metalli in Spagna e le isole britanniche [...] Può essere che tutto questo complesso sia stato incluso con il termine di "Tarsis".

10) In termini assiri Tarsis era da qualche parte verso il Mediterraneo occidentale. Gli annali del re assiro Esarhaddon (681-669 a.C.): "Tutti i regni (isole) in mezzo al mare dal paese di Iadanan e Jaman [...] Tarshishi si inchinò ai miei piedi e ho ricevuto un pesante tributo". Iadanan ("Isola di Dan") è Cipro e Iaman è la costa ionica dell'Asia Minore [...] L'impressione è che Tarshishi sia stato descritto come un regno in mezzo al mare, pare un po' più lontano rispetto all'Assiria di Cipro e della Ionia" [...]

11) ... Alcuni credono che Tartesso era un mero residuo di un'entità [...] nota come "Atlantide" [...]

12) Alcuni sostengono che Tarsis era da qualche parte ad est nell'Oceano Indiano o al di là di esso. In alternativa vi è l'idea che esistevano due luoghi chiamati "Tarsis"[...] uno a est, l'altro a ovest.

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CITAZIONE
S. Girolamo stima, che in questo luogo Tarsis significhi il mare, e del medesimo parere è il Ribeira, che diffusamente tratta questa questione, e altri autori ancora [...] Teodoreto, Teofilato, e altri sono d'opinione, che per Tarsis s'intenda Cartagine Città d'Africa [...] Il P. Cornelio [...] e altri moderni stimano, che Tarsis in questo luogo significhi propriamente la Città di Tarso della Provincia di Cilicia [...]

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CITAZIONE
L'evoluzione del valore semantico di Tarsis si iniziò, dunque, con tutta verosimiglianza, nell'ambiente fenicio; di lì la parola passò agli Israeliti al tempo di Salomone, quando questi si affiancò a Hiram di Tiro nell'attività commerciale; e naturalmente la parola passò già con il triplice significato di Tarso, Tartesso e tipo di nave. Gli Israeliti poi estesero il nome di Tarsis anche ad altre regioni, raggiungibili dal Mar Rosso.

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"Comunque la bufera passò", scrive Enrico Acquaro, "e sul mare tornato tranquillo ecco veleggiare lentamente le "navi di Tarsis", battenti bandiera fenicia. Tarsis-Tartesso e le miniere, Tiro e il Mar Rosso, Salomone e il profeta Giona; attorno al nome di Tarsis ruota tutto un mondo, sospeso tra storia e leggenda, tra affari concreti e fascino di terre lontane. Su questo nome, tramandato dalla Bibbia, si discute da lungo tempo; anche perchè stabilire dove si trovasse questa misteriosa località che diede il nome alle navi fenicie che la raggiungevano significa sapere verso quali lidi si volgesse la più antica frequentazione commerciale dei Fenici. Che ad un certo momento Tarsis volesse dire "luogo lontano, raggiungibile per mare" senza avere una definita connotazione geografica, è un punto che trova tutti d'accordo: il problema è di sapere dove stava la prima di quelle Tarsis, che tra gli antichi qualcuno identificava con Cartagine e altri voleva raggiungere imbarcandosi nel golfo di Aqaba e che i moderni si orientano sempre più spesso a identificare con l'ispanica Tartesso. Com'era facile prevedere, essendoci di mezzo la Bibbia, pochi mesi fa è arrivato un grosso e denso volume, tedesco, che fa il punto della situazione mediante un'analisi attenta, condotta purtroppo col metodo usuale, di tutti i passi biblici e un'analisi assai più rapida dei testi extra-biblici (14); pubblicato dalla sezione madrilena dell'Istituto Archeologico Germanico, questo lavoro indica ovviamente in Tartesso l'ubicazione dell'inafferrabile Tarsis" (E. Acquaro, Momenti precoloniali nel Mediterraneo antico, 1988, Google books).

"Quando si stava affermando una certa communis opinio", scrive Giovanni Garbini, "che vedeva in Tarsis l'iberica Tartesso, è venuto l'Albright a rimettere tutto in discussione: riprendendo una vecchia tesi dello Haupt, lo studioso americano ha voluto vedere in Tarsis un semplice nome comune (semitico), formato dalla radice rss, col significato di "miniera". Come tale esso sarebbe suscettibile di diverse localizzazioni [...] verrebbe perciò a cadere l'identificazione di Tarsis con Tartesso, almeno dal punto dell'accostamento linguistico tra i due nomi" (G. Garbini, I Fenici: storia e religione, 1980, Google Books).

"Io ho creduto necessario", scrive Giuseppe Flavio nelle Antichità Giudaiche, "mercè la parola, ch'io diedi di narrar fedelmente ogni cosa, esporre, quanto di questo profeta ho trovato scritto ne' libri ebraici. Questi adunque obbligato da Dio ad entrare nel regno di Nino, e giunto quivi per tutta la città predicare, che Dio distruggerebbe quel regno, per timore che n'ebbe, non che v'andasse, anzi s'involò al cospetto di Dio fuggendo in Gioppe; dove trovata una nave fe' vela, e tirò verso Tarso di Cilicia [...]".

CITAZIONE
Una manciata di versetti sparsi per l'Antico Testamento ricorda le misteriose "navi di Tarsis". Salomone, si racconta, aveva, accanto alla flotta normale, anche una flotta di "navi di Tarsis", e così i fenici di Tiro. Forse gliela hanno attribuita scrittori di un'epoca posteriore (V sec.?), poi queste navi sono citate anche alla epoca di Giosafat, di Isaia, di Ezechiele, di Giona. Si tratta di un termine tecnico con cui gli antichi scrittori d'Israele indicavano un bastimento commerciale equipaggiato per lunghi viaggi, e quindi particolarmente robusto, capace, più di altri, di affrontare il mare aperto: "navi d'alto mare" traduce una versione moderna. Navi grandi, superbe, simbolo di un orgoglio che provocò perfino l'ira dei profeti. Eppure sarà esistita una località da cui queste navi hanno tratto in origine il loro nome: una potenza marinara che ha creato un tipo particolare di nave. Dove era dunque Tarsis? I traduttori e gli studiosi della Bibbia non sono concordi: le vecchie ipotesi della Septuaginta e della Vulgata che l'identificavano con Cartagine sono state abbandonate dalla critica moderna e così quella di Giuseppe Flavio che propone Tarso in Cilicia. Nel nostro secolo si è parlato delle colonie fenicie di Tarros in Sardegna o di Tartesso in Spagna, ma il noto prof. Sabatino Moscati ha demolito queste ipotesi. Si tratta di una località quasi mitica che per gli ebrei era "in capo al mondo". In una conferenza tenuta il 16 settembre al neocostituito Centro Culturale Protestante di Rio Marina ha sostenuto l'ipotesi che le navi fossero in origine toscane, forse addirittura elbane. Da Tarsis infatti (Ezechiele 27:12) provenivano i metalli (ferro, stagno, argento) presenti all'Elba e nelle vicine Colline Metallifere. In queste località si trovano le miniere più grandi e più facili da scavare, nonchè più sfruttate dall'antichità, dell'intero bacino Mediterraneo, come attestano tutti gli scrittori classici e provano le scoperte archeologiche. La zona alle spalle di Piombino è considerata addirittura unica per quanto riguarda lo stagno, indispensabile alla formazione del bronzo. L'ebraico Tarsis, inoltre, secondo questa ipotesi confortata da alcuni dizionari, come indica la radice TRS, corrisponderebbe al latino Etruschi, al greco Tyrsenoi/Tirrenoi, allo antico egizio Tursa. Le navi di Tarsis sarebbero quindi navi etrusche, appositamente attrezzate, che trasportavano i metalli dell'Elba e della Toscana per il Mediterraneo fino ai porti palestinesi e fenici. Non vi è nulla di strano che una talassocrazia (potenza marinara) come quella etrusca, che ha lasciato il suo nome al mar Tirreno e traccia della sua presenza negli scrittori classici greci, che si è espansa fino alle Baleari e perfino - pare - oltre Gibilterra, abbia raggiunto le coste palestinesi. Lo confermerebbero anche la presenza di vasellame etrusco negli scavi compiuti in Turchia, Egitto e Siria. Elbani nella Bibbia, dunque?

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Edited by Barbanera3 - 6/9/2013, 16:27
 
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Barbanera3
view post Posted on 18/10/2006, 23:45




CITAZIONE
Tartesso è un'antica città-stato protostorica dell'Iberia meridionale, di ubicazione incerta, probabilmente in Andalusia nei pressi della foce del Guadalquivir e forse adesso sotto il livello del mare.
E' probabilmente menzionata nell'Antico Testamento col nome di Tarshish.
Se ne parla tra l'altro nel libro di Ezechiele.
"Tarshish commerciava con te [Tiro] per le tue ricchezze di ogni specie, scambiando le tue mercanzie con argento, ferro, stagno e piombo" (Ez 27 , 12).
In effetti con questo nome i Greci chiamavano l'estremo Occidente, dal quale provenivano i metalli, in particolare l'argento e lo stagno.
Strabone (I secolo a.C.) riferisce:
"I Tudertani [probabilmente i Tartessiani] sono i più civilizzati tra gli iberici: conoscono la scrittura e possiedono libri antichi, ed anche poemi e leggi in versi che essi consideravano antichi di settemila anni ..." (Geografia III, 2-8).
Il territorio dove si ritiene fosse collocata Tartesso era sede durante il II millennio a.C. di un'importante facies culturale che si estendeva anche al Portogallo meridionale e all'Extremadura chiamata Bronzo iberico del sud-ovest.
Segni di una cultura materiale specificamente tartessica compaiono fra la tarda Età del Bronzo e l'Età del Ferro.

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Argantonio, il Bronzo iberico del sud-ovest e il Tartessico:

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CITAZIONE
Si pretende che molti Fenicj,allettati dalla speranza di grandi vantaggi,si stabilissero nella regione allora detta Tudertania o paese dei Turdi [...]; si legassero, e si mescolassero cogli abitanti, ed una razza d'uomini generassero, che detti furono Bastuli, quasi Bastardi. Ma tutto questo non si appoggia se non a tradizioni incerte.

Più probabile sembra, che la costa meridionale, sulla quale cominciato avevano i Fenicj a trafficare, ricevesse da essi il nome di Tarsis, Tarseio o Tartesso, che per lungo tempo si conservò. Si narra che da quel paese traessero immense ricchezze, il nome e la situazione celandone per gelosia; e solo regnava tra gli antichi una opinione, che Tartesso fosse posta alla estremità occidentale del mondo.

Parlarono quindi alcuni di Tartesso come di un'isola; altri come di un fiume o di una città, che in diverse situazioni si collocava; altri quel nome diedero ad una provincia, sebbene il nome biblico Tarsis altro forse non indicasse che il mare o le navi.

Il Depping si mostra persuaso, che i nomi di Tarsis o di Tartesso, non significassero se non il mezzo dì della Spagna, ove stabilito avevano i Fenicj il loro commercio, e quindi Tartesso poteva dirsi l'odierno Guadalquivir, Tartesso la città principale, Tartesso l'isola di Gadira o Cadice, con che verrebbono ad accordarsi tutte le opinioni.

La città di Tartesso dal sig. d'Anville viene collocata sulla riva del mare dirimpetto a Cadice, dal sig. Mannert, cel. geografo tedesco, nel luogo, ove è ora Siviglia; ma già al tempo di Strabone non se ne conosceva più con certezza la situazione.

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CITAZIONE
Come si vede, non si è ancora potuto stabilire quale dei centri urbani e minerari della zona dell'estuario del Guadalquivir fosse la sede e il centro del potere politico del regno di Tartesso, ma è evidente che tutta la zona residenziale e mineraria circostante l'od. Golfo di Cadice era la sede del regno e il suo territorio.

Dato il carattere essenzialmente minerario, industriale e mercantile del regno di Tartesso, è anche possibile l'ipotesi che una città nel senso abituale della parola non sia mai esistita [...]

Non si può dare per dimostrato che nell'area dell'antico estuario sia esistita nel I millennio a.C. quella che noi intendiamo come polis o urbs,cioè un insediamento di popolazione tutto raccolto entro una delimitata area abitata: non si deva trascurare il fatto che [...] esiste una tradizione per cui Tartesso è anche il nome di un regno, ma non di una città-stato.

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Edited by Barbanera3 - 13/5/2013, 01:01
 
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view post Posted on 19/10/2006, 10:03
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CITAZIONE (Barbanera3 @ 19/10/2006, 00:05)
Altra teoria.TARSIS e' il nome di una localita' citata spesso nella Bibbia.Probabilmente, si affacciava sul mare,visto che spesso rimane associata con delle navi.Salomone,re d'Israele,possedeva una flotta originaria della misteriosa Tarsis e il profeta Giona cerco' di fuggire da quelle parti,secondo la Bibbia.Tarsis commerciava con gli Ebrei e sorgeva in occidente,distante dalle coste palestinesi.
http://www.laparola.net/nomi/nomi.php?nome=Tarsis
In genere viene identificata con Tartesso,la cui posizione va localizzata in Spagna(secondo alcuni)oppure in Sardegna,secondo teorie piu' recenti.
Tuttavia, un'iscrizione cuneiforme,risalente all'epoca del re assiro Assurheddon(681-668 a.c.) nomina una Tarsisi,assieme con altre isole:"Tutti i regni dalle (isole) del mezzo del mare,dal paese di Iadanan e Iaman fino a Tarsis si sono inchinati ai miei piedi".Se questa Tarsis era la Tarsis biblica e stava in Spagna o in Sardegna,appare un po' difficile che si andasse ad inchinare davanti a un re della Mesopotamia!Il sovrano assiro faceva lo spaccone, per mania di grandezza?E' una possibilita'.Tuttavia,qualche ricercatore sembra convinto che Tarsis non fosse la mitica Tartesso.Porebbe essere,invece,Thera,meglio nota come Santorini,nel mare greco....:
http://www.archeomedia.net/articolo.asp?st...%20e%20Ricerche

Mmmm.. è che di località con radice TRS ce ne sono molte nel Mediterraneo. Basti vedere quanti fiumi Tarso o Tirso vi gettano o proprio le città stesse. Esempi lampanti: Tarso, vicino ad Adana in Turchia (potrebbe riferirsi a questa sia la Bibbia che Assurheddon, essendo proprio questa all'angolo opposto del Golfo Persico, angoli uniti dalla diagonale quasi perfetta dell'Eufrate. dire quindi "dalle isole in mezzo al mare - il loro, il persico - a quella Tarsis voleva dire tutta la Mesopotamia) e Tharros con il suo fiume appunto Tirso in Sardegna.
Credo che la radice TRS sia propria degli empori fenici, come i porto Eracle lo erano degli approdi Micenei.

Vedendo il link a wikipedia mi pare incredibile come su una ipotesi mai provata (tartesso in spagna) si sia autogenerata una tale certezza. Nemmeno un condizionale... quando invece l'unica fonte storica, Erodoto, persino citata nell'articolo, la collega alla Sardegna, la pietra di Nora la collega alla Sardegna, Tharros la collega alla Sardegna, le miniere la collegano alla Sardegna. Queste sono basi storiche e archeologiche. Parliamo del 700ac, non di 9000 anni fa. Parliamo di un emporio fenicio, non dei resti di Atlantide come non si sa chi ha messo nella testa della gente. Invece in Spagna hanno trovato una statuetta e basato tutto su questo e sul fatto che era al di là delle Colonne d'Ercole, che chiunque abbia la pazienza di leggere quelli del tempo e non i fantastorici e sappia usare un righello si accorge che non potevano essere così lontane.
 
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Barbanera3
view post Posted on 19/10/2006, 11:01




CITAZIONE (Bororo @ 19/10/2006, 11:03)
Mmmm.. è che di località con radice TRS ce ne sono molte nel Mediterraneo. Basti vedere quanti fiumi Tarso o Tirso vi gettano o proprio le città stesse. Esempi lampanti: Tarso, vicino ad Adana in Turchia (potrebbe riferirsi a questa sia la Bibbia che Assurheddon, essendo proprio questa all'angolo opposto del Golfo Persico, angoli uniti dalla diagonale quasi perfetta dell'Eufrate. dire quindi "dalle isole in mezzo al mare - il loro, il persico - a quella Tarsis voleva dire tutta la Mesopotamia) e Tharros con il suo fiume appunto Tirso in Sardegna.
Credo che la radice TRS sia propria degli empori fenici, come i porto Eracle lo erano degli approdi Micenei.

Ottime osservazioni. Concordo.

TRS = EMPORIO FENICIO.
PORTO ERACLE = APPRODO MICENEO.

CITAZIONE
parliamo di un emporio fenicio


Edited by Barbanera3 - 4/6/2013, 16:54
 
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RAGNOUOMO
view post Posted on 12/11/2006, 03:06




Non so che pensare, sinceramente, visto che diversi e autorevoli ricercatori insistono col dire che Tartesso era spagnola.
Chi avrà regione,secondo voi? :unsure:
Dovrò fare un riassunto delle notizie che ho trovato in merito.

Da fonti classiche risulta che doveva sorgere probabilmente vicino alla foce del fiume Guadalquivir (all'epoca Bactis Flumen) ed essere culla di una civiltà piuttosto progredita, che intratteneva scambi commerciali con vari paesi del bacino del Mediterraneo, e forse anche più remoti (le Americhe?).

Pare inoltre che Tartesso avesse origini antichissime. Dagli anni '50 ad oggi sono stati ritrovati numerosi reperti attribuiti alla civilta' di Tartesso: monili e gioielli scoperti vicino Siviglia (antica Hispalis), vasi e anfore, ed infine la famosa "dama di Elche", un busto di 53 cm di altezza, raffigurante una donna con ricchi ornamenti, scoperto nei pressi di Elche (l'antica Ilici).

All'epoca romana di Tartesso non c'era piu' traccia, ma il golfo che attualmente prende il nome dalla citta' di Cadiz (Cadice,antica Gadira o Gades) si chiamava allora Tartessius Sinus (golfo di Tartesso).

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CITAZIONE
...Ritengo che abbastanza presto i Fenici abbiano frequentato l'Iberia per fini commerciali, occupando alcuni posti.
Per lo stesso scopo i Greci giunsero a Tartesso e presso il suo re Argantonio.
Alcuni si stabilirono in Iberia: il regno di Argantonio era infatti in Iberia.
Ritengo che Tartesso fosse allora la città posta sulla riva del mare chiamata ora Carpesso.

Ritengo, inoltre, che siano stati i Fenici a costruire il tempio di Eracle sullo stretto.
I rituali che vi si celebrano sono propri della religione fenicia e il dio è considerato dai suoi fedeli come Tirio, non Tebano.
Ma lascio questo argomento a chi ama le antichità.

[Appiano Alessandrino, Storia Romana,90/95 d.C.-163/165 d.C.]

Link: www.fenici.unibo.it

"Viriato [celebre condottiero lusitano che combattè vanamente per l'indipendenza della penisola iberica da Roma] gli nascose le insidie, e poi diè vista di ritirarle: appena però Vetilio ebbe oltrepassate le insidie, egli voltò faccia, ed altri uscirono di agguato, e tutti furon sopra ai Romani, uccidendo, imprigionando, dirupandoli. E fin lo stesso Vetilio cadde prigioniero: ma chi lo imprigionò, nol conoscendo e trovandolo vecchio e corpulento, diedelo a morte come vil cosa. Delle dieci migliaia romane le sei appena fuggirono in salvo a Carpesso, città di mare; la quale io credo nominata anticamente Tartesso dai Greci, e stata reggia di Argantonio, il quale dicono pervenuto all'età di cento cinquant'anni. Il questore di Vetilio dispose que' fuggitivi ancora tremanti su le mura di Carpesso. Quindi chiesti e ricevuti dai Belli e dai Titti cinque mila ausiliarj gli addirizzò contro di Viriato, il quale pur tutti li distrusse, non lasciatone almeno chi narrasse l'evento. Pertanto il questore teneasi a bada in quella città su la espettazione dei rinforzi da Roma" (Appiano Alessandrino).

http://books.google.it/books?id=latQAAAAcAAJ&dq=

Tartesso fa rima con Carpesso.

"Carteia [...] o Carpesso; porto meridionale della Spagna, vicino all'odierna El Rocadillo"
Link: www.romaeterna.org/vetrina/topon_c.html

CITAZIONE
Ritornando a Tartesso situata presso lo sbocco del fiume Beti, oggi Guadalquivir, noi troviamo presso Strabone lib. III, pag. 140, presso Pomponio Mela lib. 3, cap. I, ed Avieno la menzione di un lago in cui si getta il fiume prima di sboccar in mare, e ne sorte per mezzo di due rami.
Questo portava la denominazione di Lago Libistino ossia Libico, la quale per altro è ricordata dal solo Avieno.
Eccone le parole:"Insulam Tartessus amnis ex Libistino lacu per operta lapsus undique ab lapsu ligat".

Link: http://books.google.it/books?id=Az6KoGiUvk8C&dq=

CITAZIONE
Giuseppe, i Caldei, l'Arabo spiegano Tharsis (4) per Tarso città della Cilicia.
I Settanta, s. Girolamo, Teodoreto lo intendono di Cartagine.
La Volgata traduce Tharsis per Carthaginenses in Ezechiele cap. XXVII v. 12.
Il geografo arabo vuole che sia Tunisi; ed Eusebio crede che gli Spagnuoli sieno usciti da Tharsis.
Il Bochart segue qui Eusebio, e crede che Tharsis noti Tartesso isola e città dello stretto di Cadice, ove gli antichi assicurano che si faceva un grandissimo traffico.
Sforzasi il Bochart di provare che Tartesso era stata popolata da Fenici [...]
Il signor Le Clerc intende per Tharsis l'isola e la città di Tasso nel mare Egeo sulle coste della Tracia ed alla foce del fiume Nesso.
Plinio loda le miniere e il marmo di Tasso.
Erodoto parla vantaggiosamente delle sue ricchezze, delle sue miniere d'oro, delle sue forze marittime [...]
Il Grozio è d'avviso che tutto l'Oceano sia nomato Tharsis a motivo della famosa città di Tartesso situata sulle coste di Spagna bagnata dall'Oceano.
Il p. Sanchez vuole che il mare in generale sia appellato Tharsis, e che la scrittura chiami vascelli di Tharsis quelli che compongono le flotte di cui si fa uso nei viaggi di mare, per opposizione alle piccole navi ed ai battelli dei fiumi.
Per confermare la sua sentenza egli nota che i Settanta tradussero col nome di mare la parola Tharsis [...]
Si supposero adunque due Tharsis; l'uno nel Mediterraneo e l'altro nell'Oceano Indiano.
Si tradusse naves Tharsis per navi delle Indie, dell'Oceano, del mare, dell'Africa.
Ma noi crediamo che si possa concordar ciò che sembra sì opposto nella Scrittura, senza cercare due Tarsis, e senza porre Tharsis lungi dal Mediterraneo.
Noi ci sforzeremo di mostrare:1°. che Tharsis è la medesima che Tharso nella Cilicia; 2°. che le navi di Tharsis sono grandi navi, navi di lungo corso, una flotta tale quale la allestivano i Fenici per fare il viaggio di Tharso in Cilicia, per opposizione alle piccole barche, alle navicelle ecc.

Link: http://books.google.it/books?id=WXNMAAAAcAAJ&dq=

http://books.google.it/books?id=wwWuwKQR3PsC&pg=

CITAZIONE
Sidone e Tiro fondavano, forse dieci secoli prima dell'era cristiana, Tartesso, Utica e Cartagine (I); le quali a loro volta davano origine a Caliaris in Sardegna, a Timiaterio presso le colonne d'Ercole, e ad un gran numero d'altre città sulle coste dell'Africa, della Spagna e della Grecia.
Queste colonie punico-fenicie, figlie di conquiste e madri di commerci, dilatarono per tutto il Mediterraneo i traffici delle loro metropoli; e sotto questo aspetto fu vero il detto biblico, che le città fenicie distribuivano corone ai principi della terra.

(I) Tartesso era nome collettivo delle colonie Fenicie in Ispagna. V. Scherer, Storia del Commercio, I, Per. I, Cap. III [...]

Link: http://books.google.it/books?id=R2lCAAAAYAAJ&dq=

http://books.google.it/books?id=ZdudiI1bM1MC&dq=

CITAZIONE
Tartesso dicono essere un fiume nel paese degli Iberi entrante in mare per due foci; ed avere il medesimo nome anche una città piantata nel mezzo tra gli sbocchi del fiume, il più grande di quanti ne sono in Iberia, ed ha flusso e riflusso.
I posteri lo chiamarono Beti.
Altri poi vi sono che stimano esser ora chiamata Carpia (185) (una città degli Iberi) l'antichissimamente detta Tartesso.

[Pausania,Periegesi della Grecia,110 d.C.-180 d.C.]

http://books.google.it/books?id=gn8BAAAAQAAJ&dq=

"..Sembra che gli antichi chiamassero col nome Tartesso il fiume Baetis, e Gadeira, con tutte le sue isole limitrofe, Erytheia [...] avendo il fiume due fonti, si tramanda che in antico, nella terra mediana, esistesse una città che portava lo stesso nome del fiume, Tartesso, mentre la zona era chiamata Tartesside, occupata attualmente dai Turduli. Tuttavia Eratostene afferma che la terra contigua a Kalpe si chiamava Tartesside" (Strabone, 60 a.C.-23 d.C. circa).

Il fiume Baetis è il moderno Guadalquivir. "Cadice [...] Fondata con il nome originale di Gdr (Gadir,fortezza,con la stessa etimologia di Agadir in Marocco) su quello che in passato era un piccolo arcipelago ed ora una sola isola [...] Nell'antica Grecia era conosciuta come Gadeira e ai tempi dell'impero romano come Gades da cui deriva il gentilizio attuale di gaditano" (tratto da Wikipedia).

http://it.wikipedia.org/wiki/Guadalquivir
http://it.wikipedia.org/wiki/Cadice

"... Distante 25 miglia dall'imbocco dello stretto, si trova l'isola di Cadice [...] L'isola ospita una città con abitanti di cittadinanza romana, detti Augustani, dalla città di Iulia (Augusta) Gades. Dalla costa che si affaccia sulla Spagna, a circa 100 passi, si scorge un'altra isola su cui era situata la prima città di Cadice. E' detta anche Giunonide dai nativi [...] la nostra gente la chiama Tarteso, mentre i Cartaginesi Gadir, che è poi la parola per "siepe" in punico" (Plinio il Vecchio, 23 d.C.-79 d.C.).

"Qui è collocata la città di Cadice, anticamente chiamata Tartesso, e qui sono poste le colonne del potente Ercole, Kalpe e Abyla [...] Qui c'è la rocca di Gadir (Cadice) infatti la lingua dei punici richiama ad un luogo recintato, la stessa località prima era chiamata Tartesso" (Rufo Festo Avieno, 4° secolo d.C.).
Circa 2500 anni fa,nel 533 a.c.,una città dell'antica Spagna (Iberia) fu conquistata dai Cartaginesi,e successivamente scomparve.
Tartesso (Tartessos) non e' stata ancora ritrovata.
Secondo gli autori classici Tartesso era situata probabilmente alla foce del Guadalquivir (nome latino,Bactis Flumen);la sua popolazione raggiunse un alto livello di civiltà,commerciava con molti paesi del bacino del Mediterraneo,e anche più distanti,forse addirittura le Americhe.
Pare che le origini di Tartesso fossero molto antiche.
Già all'epoca dell'Impero Romano di Tartesso non era rimasta alcuna traccia,ma il golfo che oggi prende il nome della città di Cadice (Cadiz in spagnolo) era chiamato Tartessius Sinus (golfo di Tartesso).
Il nome latino del fiume Guadalquivir era Bactis;Hispalis era l'odierna Siviglia e Gadira (o Gades) Cadice.
L'antico nome di Cadice si ritrova in un brano del "Crizia",uno dei dialoghi di Platone su Atlantide;parlando a proposito di Atlante,il primo re di Atlantide,dice:"Il gemello nato dopo di lui (Atlante),cui era assegnata la parte estrema dell'isola verso le Colonne di Eracle,di fronte a quel tratto della regione che,in rapporto a quel luogo,è oggi chiamata Gadirica,ebbe il nome in greco di Eumelo,che nella lingua del posto è Gadiro".
Gadiro,dunque,secondo il Crizia,sarebbe stato il primo principe di quella regione di Atlantide posta di fronte alla penisola iberica.
Onoba Aeustuaria sorgeva nei pressi dell'attuale Huelva,città sul Rio Tinto, al cui nome sono legate delle antiche miniere dove si estraeva il rame.
Lo stretto di Gibilterra era noto come Fretum Gaditanum,dal nome della città di Gades (Cadice),o anche Herculeum (Colonne d'Ercole).
L'esistenza dell'impero tartessiano,a lungo discussa,è ora un'evidenza storica grazie a storici come Gomez-Moreno,Schulten,Crossbowmen,Garcia Bellido e Blazquez.
Il più antico regno iberico ci ha fornito esempi della sua civiltà e cultura già dall'Età del Rame;dell'Eta' del Bronzo (2500-1000 a.C.) possediamo molti reperti,come i 400 oggetti di bronzo scoperti ad Odiel (Huelva) nel 1923;dell'Eta' del Ferro,infine,tesori quali il "Carambolo" (sec.VII-VI a.c.) e molti testi.
I Tartessiani (gli abitanti di Tartesso) vivevano nella valle del Guadalquivir dall'Età del Bronzo,e costituirono un regno che si estendeva a tutta l'Andalusia e alla Murcia;essi assoggettarono i popoli vicini,come i Bastetani,gli Oretani e i Bastuli,divenendo l'unico grande regno dell'antica Iberia.
I loro dei erano le stelle,essi nutrivano grande rispetto verso gli anziani,ed erano animati da un forte senso di ospitalità e liberalità.
L'ultimo re di Tartesso,Argantonio,regnò per 80 anni.
Secondo Strabone,una complessa rete di canali si irradiava dal fiume Guadalquivir;gli abitanti di Tartesso (Tartessiani o Tudertani),erano inoltre il popolo più civilizzato dell'Iberia:essi possedevano sin dai tempi piu' antichi scritti in prosa,poemi e raccolte di leggi in versi i quali,secondo gli stessi Tartessiani o Tudertani,erano vecchi di 6000 anni.
All'epoca di Poseidonio (100 a.C.) vi era ancora traccia della letteratura tartessiana.
La scrittura in uso a Tartesso era differente da quella iberica,ed i suoi caratteri sono impressi sulle monete di diverse città.
Un esempio di scrittura di Tartesso sembra essere un'iscrizione incisa su un anello,trovato da Schulten in un villaggio di pescatori spagnolo.
Secondo gli autori antichi,i Tartessiani erano esperti nella lavorazione dei metalli;Diodoro afferma che nel regno abbondava l'oro,l'argento e specialmente il rame.
Nella Bibbia vi sono numerosi riferimenti a Tarsis.
Tartesso era nota nell'antichita' per le sue ricchezze,in particolare le sue miniere d'argento.
Poseidonio parla di un'agricoltura prospera,canali d'irrigazione,olivi e vite.
Rilevante anche l'allevamento del bestiame (bovini,ovini e suini).
L'estrazione del sale doveva rivestire un ruolo fondamentale nell'economia di Tartesso,giacchè i Tartessiani esportavano cibi salati ad Atene nel V secolo a.C.
Di importanza non secondaria il commercio del pesce,e specialmente di molluschi.
Le navi tartessiane giungevano fino alle isole britanniche,esportandovi manufatti di bronzo in cambio di stagno e piombo.
La città non e' stata ancora trovata,sebbene tracce di antiche costruzioni siano state individuate,durante scavi eseguiti in suoli fangosi,troppo vicini al mare per permettere ulteriori indagini.
Le rovine di Tartesso potrebbero trovarsi sott'acqua,o sotto il livello del suolo,seppellite sotto centinaia di tonnellate di fango.
A partire dal 1905 alcuni archeologi tedeschi,tra i quali il prof. Schulten,Jessen,Herman,Hennig,iniziarono la ricerca di Tartesso.
Furono trovati molti reperti,attribuiti alla civiltà tartessiana:gioielli,scoperti presso Siviglia (antica Hispalis),vasi e anfore,e la famosa "Senora de Elche"(Dama di Elche),uno splendido busto alto 53 cm,raffigurante una donna con preziosi ornamenti e gioielli,scoperta nei pressi di Elche (antica Ilici).
Henning,Schulten ed altri studiosi tedeschi consideravano Tartesso una colonia germanica,piuttosto che una colonia atlantide,a causa dei ritrovamenti di ambra del Baltico vicino Tartesso.
Inoltre essi basavano sulle teorie di un altro studioso tedesco,Redslob,il quale affermava che le tribù germaniche preistoriche si erano spinte molto lontano con le loro imbarcazioni.
E.M. Wlshaw,direttrice della "Anglo-Spanish-American School of Archeology",e autrice di "Atlantis in Andalusia",portò avanti una ricerca nella presunta area di Tartesso per 25 anni!
Dopo aver scoperto un "tempio solare" nel sottosuolo di Siviglia,era sicura che Tartesso fosse seppellita sotto l'odierna città.
Nelle miniere di rame di Rio Tinto si trovano rovine datate 8000-10.000 anni fa,e associate all'antica civilta' di Tartesso.
Inoltre a Ronda,un porto interno di Niebla,ci sono tracce di antichissime canalizzazioni,che ricordano le decrizioni delle opere di irrigazione atlantidi,riportate nei dialoghi platonici.
La Wlshaw,al contrario dei suoi colleghi tedeschi,non pensa che Tartesso abbia ispirato i racconti su un continente perduto,bensì ritiene Tartesso una colonia atlantide.
Scrive in proposito:"La mia teoria suggerisce che il racconto di Platone sia in accordo con quanto stiamo trovando qui [...] La stupenda e civilizzata popolazione preistorica che ho descritto discende dalle popolazioni libiche preistoriche,che giungevano in Andalusia da Atlantide per comprare l'oro,l'argento e il rame estratti dalle miniere di Rio Tinto;essi,una generazione dopo l'altra,unificarono la cultura iberica e africana così profondamente che Tartesso e l'Africa hanno probabilmente radici comuni nella razza Libica-Tartessiana".
La Wlshaw compilò una lista contenente molte iscrizioni iberiche pre-romane,che nessuno è riuscito poi a tradurre,e notò che almeno 150 caratteri alfabetici erano stati trovati nelle caverne della Libia.
Tartesso è ancora oggi uno dei misteri irrisolti del passato;la città non è stata ancora riportata alla luce,ma tracce di costruzioni e altri reperti sono stati trovati vicino Huelva alla foce dei fiumi Odiel e Rio Tinto (il Rio Tinto delle antiche miniere),alla foce del Guadalquivir e in altre località,ad esempio Siviglia.
Ciò ovviamente non è una prova dell'esistenza di Tartesso,ma dimostra comunque l'esistenza di un'antica cultura iberica che potrebbe fornirci le risposte ai molteplici quesiti sul nostro lontano passato.

La Dama di Elche: http://images.google.it/images?q=ELCHE+DAM...it&start=0&sa=N
www.edicolaweb.net/am07f55g.htm
www.edicolaweb.net/oc07f02g.htm
http://comunidad-escolar.pntic.mec.es/658/cultura1.html

Il ritrovamento di un busto di donna presso Elche creò nel 1897 una grande eccitazione tra ricercatori e profani.
La scultura,diventata famosa con il nome di "Dama di Elche",presenta uno stile antico sconosciuto.
Nei pressi del luogo del ritrovamento non è stato trovato tuttavia nulla da cui poter dedurre la data di origine:non le vestigia di una tomba,di un tempio,di un'abitazione.
I gioielli della donna non somigliano nè a quelli in voga al tempo dei Romani nè a quelli usati dalle donne nel regno spagnolo dei Visigoti (fine Impero Romano).
La scultura viene messa in relazione con i Cartaginesi e con il leggendario continente di Atlantide.
A giudicare dallo stile potrebbe risalire al IV o al V secolo a.C, vale a dire a un'epoca in cui i Cartaginesi fondarono alcuni insediamenti in Spagna.
La "Dama di Elche" sembra leggermente deforme o sono i pesanti gioielli a giustificarne l'inusuale posizione?
Nella parte posteriore il busto presenta una strana apertura.
Oggi la "sacerdotessa di Atlantide" si trova nel Museo del Prado di Madrid.
Nell'antichità Tartesso era la prima città a vocazione commerciale e il più vecchio centro culturale dell'Occidente.
Scrittori dell'antichità,tra cui Erodoto,Plinio e Strabone hanno nominato e descritto Tartesso nelle loro opere storiche.
Si trova qui l'origine della leggenda di Atlantide?
Il leggendario regno si trovava su Tartesso?
Con molta probabilità la città è affondata nella prima metà del millennio precristiano.
Il luogo dove probabilmente si trovava è in mezzo alla foce del Guadalquivir (o Betis),una zona paludosa.
Nel vasto territorio,a settentrione di Sanlucar de Barramela,vengono a mala pena compiute ricerche ed eseguiti scavi archeologici,poichè là dove un tempo si trovava il centro della cultura occidentale si estendono oggi boschi paludosi e dune.
Se si scava in profondità si incontrano falde acquifere gia' dopo 2 metri.
Eppure le rovine di Tartesso,la capitale del presunto regno di Atlantide,secondo Schulten e come hanno dimostrato campioni di scavi,si estendono dai 5 ai 10 metri di profondità.
Si conoscono un'infinita' di reperti significativi provenienti dalla sfera di cultura tartessica nei quali,fino a Schuten,nessuno ha mai visto l'eredità degli Atlantidei.
Grandi quantità di gioielli in oro,vasellame di terracotta,vasi in bronzo,oggetti in avorio intagliato,frammenti di marmo e un busto di una bellezza veramente raffinata sono venuti alla luce nel corso degli scavi.
Schulten ha proseguito le sue ricerche.
Egli ha controllato le indicazioni contenute nei Dialoghi del Crizia ed è pervenuto a risultati sorprendenti:una serie di concordanze evidenti tra il racconto di Atlantide e Tartesso,distrutta intorno al 500 a.c. dai Cartaginesi,portò Schulten alla conclusione che le due mitiche località coincidevano,"un background completo,sia dal punto di vista topografico che culturale":
Tartesso si trovava oltre lo stretto di Gibilterra nelle immediate vicinanze di Gades, probabilmente su un'isola posta tra le due foci del fiume Betis.
La costa meridionale dell'Andalusia è ripida e presenta alti rilievi.
Anche nella zona settentrionale dell'Andalusia si trova una catena montuosa,la Sierra Morena, e,per mezzo di questa catena montuosa,la pianura del fiume Betis viene protetta dai venti del nord,mentre a est viene protetta da altre montagne.
Anche i 3000 stadi di lunghezza del territorio coincidono con la distanza da est a ovest,come del resto i 2000 stadi di larghezza.
Il geografo romano Strabone attesta la presenza di un sistema di canali nella valle del Betis.
Tartesso era la più ricca città dei suoi tempi.
Gli storici narrano storie fantastiche,in particolar modo delle sue ricchezze in argento.
Rame e argento sono presenti nella Sierra Morena.
Strabone elogia la ricchezza della valle del Betis in termini di boschi,frutti,animali e così via.
Nell'antica Iberia il toro era un animale sacro,che godeva di grande venerazione;lo confermano innumerevoli figure di toro in pietra,bronzo,terracotta.
Tartesso era il primo impero marittimo d'Occidente;la sua fascia mercantile si allargava non soltanto ad oriente fino in Tirrenia e in Asia, ma anche a nord,fino in Inghilterra.
Nella zona settentrionale della foce del braccio meridionale del fiume Betis sono stati localizzati i resti di un grande tempio,attribuito da qualcuno a Poseidone.
Strabone annota che i Tudertani incidevano le loro leggi più antiche su colonne di metallo.
Sia Atlantide sia Tartesso sono scomparse.
Le similitudini con il continente perduto di Platone,a dire di Schulten,sono davvero ragguardevoli.

http://racines.traditions.free.fr/tartesso/tartesso.pdf

"Dopo Aristeo passarono in Sardegna gli Iberici, avendo come condottiero Norace, e fu da questi edificata la città di Nora:questa è la prima città che si rammenta ci sia stata nell'isola;dicono inoltre che Norace fosse figlio di Erithia nata da Gerione e Mercurio". (Pausania, 110-180 d.C.).

Secondo Frau, il nome "Iberia" negli scritti di Erodoto designa in modo generico l'Occidente, ma è una teoria criticata e criticabile.

CITAZIONE
Si deve ai Greci il nome di Iberia. Citato infatti da Erodoto nel V secolo a.C., indicava popolazioni stanziate presso il fiume Iber (forse l'Ebro, ma non necessariamente). I Romani latinizzarono il nome in Hiberia, tuttavia denominarono sempre le loro province iberiche come Hispania, utilizzando il toponimo cartaginese Span o Spania [...]

Link: http://it.wikipedia.org/wiki/Penisola_Iberica

CITAZIONE
Secondo la leggenda Nora era la prima città della Sardegna che sarebbe stata fondata dagli Iberi sotto la guida di Norace. Gli storici sostengono che questi Iberi erano in realtà Fenici che avevano lasciato la penisola iberica per stabilirsi in Sardegna. Il ritrovamento della stele di Nora sulla quale l'iscrizione si menziona per la prima volta il nome dell'isola sembra confermare questa leggenda. La stele, datata al VIII secolo a.C., è esposta al Museo Aercheologico Nazionale di Cagliari. Tuttavia mancano dati precisi per poter affermare che Nora sia la città più antica della Sardegna.

Link: www.tharros.info/ViewSites.php?cat=101&lng=it

http://it.wikipedia.org/wiki/Colonie_nell'antichità

CITAZIONE
Norax [Norace] [...] è un'antico eroe della mitologia sarda. E' il figlio del dio Ermes e di Eriteide, figlia di Gerione. Compare nei testi di Pausania, Sallustio e Solino. Secondo Pausania nella sua opera "Periegesi della Grecia", Norace dalla Penisola Iberica giunse in Sardegna passando per le Baleari e la Corsica, alla guida degli Iberi i quali fondarono la città che da lui prese il nome: Nora [...] Solino racconta che Norace giunse in Sardegna dalla mitica città di Tartesso situata nell'Iberia meridionale.

Link: http://it.wikipedia.org/wiki/Norax

" ... Non importa dunque narrare come Sardo, nato da Ercole, Norace da Mercurio, l'uno dall'Africa e l'altro da Tartesso della Spagna, arrivassero sino a quest'isola, e da Sardo si sia denominata la regione, e da Norace la città di Nora" (Solino, III secolo d.C.).

CITAZIONE
Pertanto io penso che l'Ercole di Tiro sia quello appunto che si venera dai Spagnuoli in Tartesso, ove sono le colonne dette di Ercole: perchè fu Tartesso fondata da' Fenici, e con Fenicio rito fecesi il tempio, ed ora si fan sacrificj all'Ercole di quel luogo.

[Arriano, Le storie di Arriano su la spedizione di Alessandro,95 d.C.-175 d.C. circa]

Link: http://books.google.it/books?id=gy_gAAAAMAAJ&dq=

CITAZIONE
Avendo i Fenicj una Colonia a Cartagine avanzarono agevolmente la lor navigazione più lontana fino allo Stretto di Gibilterra, dove fecero degli stabilimenti considerabili.
Tutti gli antichi Scrittori ne fanno pienissima testimonianza.
Uscirono dallo Stretto, e furono i fondatori di Cadice.
Arriano nella sua spedizione di Alessandro parla di molti Ercoli, e pretende che l'Ercole adorato dagl'Iberi (gli Spagnuoli) a Tartesso, dove erano certe colonne dette Colonne di Ercole, fosse il Tirio; mentre soggiunge che Tartesso sia stato fabbricato dallo stesso Ercole, a cui si facevano dei Sacrificj alla maniera Fenicia.
Intende Arriano con ciò la Città situata in un'Isola che i Latini appellavano Gades; ed è quella di cui Plinio scrive: Nostri Tartesson appellant, Poeni Gadir, ita Punica lingua Saepem significante.
Non bisogna confonderla con un'altra Tartesso detta Carteja.
Plinio che fa anch'esso menzione di questa colle parole: Carteia Tartessus a Graecis dicta, la distingue benissimo: era stata altresì fondata dai Fenici, ma secondo le osservazioni del Boccarto c'era una terza Tartesso, che i Fenicj non edificarono, ma ritrovarono fondata.
Era al basso del Guadalchivir, ch'entrava anticamente nel mare per due imboccature.
Strabone lo dice precisamente scrivendo che cotesto Fiume si divide in due; che l'Isola che c'è fra quelle due imboccature tiene cento stadj di spiaggia lunghesso il Mare, secondo alcuni, e piu secondo altri.
Scrive poi più abbasso che siccome il Guadalchivir entra in Mare per due imboccature, dicesi che nel mezzo vi sia una Città detta Tartesso, come il Fiume, e che si chiamava Tartesside il Territorio posseduto allora dai Turdoli.
Lo stesso asserisce Pausania, dicendo esservi nella Spagna il Fiume Tartesso che scorre nel Mare per due imboccature, fra le quali c'è una Città dello stesso nome.
Non è da stupirsi che Plinio non abbia punto nominata quella Tartesso, la quale non sussisteva più al tempo di Strabone.
Il Boccarto crede dunque che cotesta antica Città non fosse punto fondata dai Fenicj, ma che la ritrovassero edificata al tempo della loro venuta.
Vero è che il Guadalchivir non ha oggidì che una sola imboccatura; ma oltre che lo stesso è avvenuto a moltissimi altri Fiumi, gli antichi attestano che ne aveva due.
Abbiam vedute le prove di Strabone e Pausania; aggiungiamovi Tolomeo, il quale fa menzione della imboccatura orientale del Fiume Baetis [...]
Bisogna conchiuderne che ven'era un'altra senza dubbio occidentale [...], la quale oggidì non si trova punto nel suo Libro, probabilmente per negligenza dei Copisti.
Questa terza Tartesso la più antica di tutte, è quella che gli Ebrei nominarono Tbarfis, quando vogliam credere al Boccardo, ed ivi i primi Fenicj che vi si portarono ritrovarono ricchezze immense.
C'è un passo considerabile in Aristotile nel suo Libro de Mirabilibus, narravi che i primi Fenicj che navigarono a Tartesso vi cambiarono l'olio ed altre cose vili, che portavano sulle navi, in argento in tanta quantità che i loro bastimenti non potevano contenerlo nè portarlo; soggiugnendo, che vi fecero le ancore di questo metallo, e tutti gli attrezzj, vasellami e stoviglie.
Questo è quanto si può dire sulla navigazione dei Fenicj a Tartesso.
Erodoto scrive l'accidente, per cui una nave de' Sami fu portata a Tartesso.
Il capitano chiamavasi Colco, e fu il primo Greco che fece questo viaggio.
Sembra dal ragionamento di Erodoto, che questo Porto non fosse molto da essi frequentato, che Corleo vi trovò gran ricchezze, e ritornò con un carico che fece la sua fortuna, avendogli toccato di sola porzione sei talenti.
E' osservabile che i tre Tartessi erano nella Betica, l'una cioè Carteja nella Baja di Gibilterra, l'altra Gadir o Gades nel Golfo di Cadice, e l'altra alla imboccatura del Guadalquivir fralle due sboccature di cotesto Fiume.
Uniscasi a questa situazione la ricchezza del Paese in argento, tanto decantata dagli antichi Storici, e che confermano gli antichi viaggiatori di que' tempi.

Link: http://books.google.it/books?id=G4dNAAAAcAAJ&dq=

CITAZIONE
Per raggiungere i paesi dove abbondavano metalli come l'oro, l'argento e lo stagno, e per stabilire rapporti profittevoli e amichevoli con le genti che avrebbero acquistato le mercanzie che stipavano le stive delle loro imbarcazioni, i Fenici prendevano il mare e si affacciavano sulle coste del Mediterraneo occidentale.
Qui erano ben accolti, questi mercanti abili, volubili, che procuravano oggetti pratici ed esotici, dai colori seducenti e dagli aromi insidiosi come liquori gelosamente custoditi.
Alle loro mercanzie, inoltre, si aggiungevano altre cose che colpivano il cuore e la mente: presso di loro si poteva trovare qualche rimedio efficace per i piccoli problemi quotidiani, così come l'elemento fantastico per coloro che desideravano trascendere l'ingombrante materialità.
La flotta fenicia, le cui chiglie non smettono di fendere il mare, potente, ricca, capricciosa e senza scrupoli, è in grado di raggiungere l'Africa e la Spagna, non senza ormeggiare nei porti generosamente offerti da grandi isole come Malta, la Sicilia, la Sardegna e le Baleari.
Nel 1100 a.C. i Fenici scelsero di toccare terra all'estremità delle regioni occidentali e fondarono Gadeira, toponimo che, in bocca ai Romani, si trasformò in Gades per diventare, ai nostri giorni, Cadice.
Nella lingua dei Fenici questo toponimo designa un luogo chiuso, fortificato [...]
Anche se alcuni contestano la cronologia di questa fondazione, ritenendo che sia collocata troppo indietro nel tempo, essa non sembra affatto arbitraria, nonostante la documentazione archeologica si arresti, a tutt'oggi, ai confini dell'VIII secolo a.C.
Siamo ancora lontani dalla data che viene indicata tradizionalmente.
Il dossier, tuttavia, si arricchisce in continuazione, grazie agli scavi condotti dall'archeologo spagnolo Diego Ruiz Mata dell'Università di Cadice.
Le navi fenicie che osavano intraprendere traversate così lunghe probabilmente corrispondono alle imbarcazioni che la Bibbia designa con il nome di "navi di Tarshish".
Per Omero erano le "navi da largo".
I commentatori si ingegnano a elaborare teorie al fine di localizzare la Tarshish biblica.
E' possibile identificarla con Tartesso?
Questa proposta seducente è stata al centro dell'attenzione della storiografia contemporanea ed è stata accolta favorevolmente da studiosi come Sabatino Moscati e J.M. Blazquez.
Entrambi riconoscono Tarshish in Tartesso e situano questo paese nel sud della penisola iberica, in particolare fra le terre che si estendono da una parte e dall'altra del Guadalquivir.
Secondo Diodoro Siculo erano terre ricche di metalli:

"Questa terra possiede pressochè le più abbondanti e più belle miniere d'argento ...
Ma mentre il suo uso era ignoto alla gente del paese, i Fenici, che praticavano la mercatura acquistavano l'argento in cambio di altre merci di poco valore.
Perciò, appunto, i Fenici, trasportando sia in Grecia sia in Asia e presso tutti gli altri popoli, si assicurarono grandi ricchezze ... perciò, per molto tempo i Fenici, grazie ad un commercio di questo genere, accrebbero progressivamente la propria potenza, e inviarono molte colonie, alcune in Sicilia e nelle isole vicine, altre in Libia, Sardegna e Iberia".

I Fenici dovevano fare di tutto per preservarsi l'appannaggio di questo Eldorado.
I Greci, a quanto pare, le tentarono tutte per seguirli.
Erodoto riferisce una tradizione che, malgrado qualche abbellimento, sembra ispirata a eventi storici.

"Poi una nave di Samo, il cui comandante era Corleo e che navigava verso l'Egitto, fu trascinata dai venti nell'isola di Platea (...)
I Sami, partiti dall'isola con il desiderio di andare in Egitto, navigarono spinti fuori rotta dal vento di levante.
E, poichè il vento non cessava di soffiare, attraversate le colonne d'Eracle, giunsero a Tartesso come scortati da un dio.
Allora questo emporio non era toccato: così i Sami, tornati indietro, guadagnarono dal carico della nave più di tutti i Greci di cui si abbia conoscenza esatta, dopo Sostrato, figlio di Laodamante, di Egina" (IV 152).

Dopo aver fondato Gadeira, i Fenici sciamarono nella Spagna meridionale.
Secondo Strabone:"Giunsero al di là delle Colonne d'Eracle e fondarono delle città in quei paraggi" (I 32).

Il geografo greco riconosce che occuparono le migliori regioni dell'Iberia (III 2,14).
Le città che fondarono sono state sovente oggetto di accurate esplorazioni.
A Carmona, a nordest di Siviglia, sono state portate alla luce alcune tombe.

Link: http://books.google.it/books?id=EsHpFVsP0uwC&dq=

http://books.google.it/books?id=TRd6LRZWpw8C&dq=

Edited by RAGNOUOMO - 7/6/2013, 10:49
 
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Barbanera3
view post Posted on 12/11/2006, 05:02




Mah ... nonostante i loro sforzi,gli spagnoli non riescono a dimostrare inconfutabilmente che Tartesso era un regno dell'antica Iberia.Con tutto il rispetto per l'opera dal tedesco Adolf Schulten - link - ho qualche obiezione da fare.

1)Ovviamente,i reperti trovati in Spagna,e descritti nei vari articoli,non portano la scritta "Tartesso" incisa o pitturata sopra di loro;ragion per cui,attribuirli a questa civilta' con tanta sicurezza è impossibile.

2)Oltre a Gadir in Spagna - Gadira/Gades è un termine di origine fenicia il cui significato pare sia quello di "fortezza" - ci sono nel Mediterraneo altre località con radice "Gad" - link - da cui potrebbe derivare il termine "regione gadirica" utilizzato da Platone.Ma questo lo si era già visto in altre discussioni.

3)L'avanzata civiltà spagnola cui fa riferimento Strabone,il geografo greco,è quella dei Tudertani.Che si tratti effettivamente del popolo di Tartesso,a parte le similitudini fonetiche,rimane tutto da dimostrare.Comunque,i Tudertani sono indubbiamente una popolazione misteriosa e affascinante,non ancora ben conosciuta.

4)Inutile tirare fuori di nuovo in questa sede le obiezioni che riguardano l'effettiva localizzazione delle colonne d'Ercole a Gibilterra durante il periodo in cui visse Platone o in quello precedente al suo.

5)Ai tempi dell'Impero Romano il golfo di Cadice veniva chiamato golfo di Tartesso,però la civiltà di cui stiamo parlando,mentre le aquile di Roma dominavano il mondo,era già scomparsa da un bel pezzo.Le colonne d'Ercole durante l'impero stavano CERTAMENTE a Gibilterra.Purtroppo,i nomi di località talvolta emigrano.

6)Secondo alcuni studiosi,Tartesso fu distrutta dai Cartaginesi nel 500 a.C. circa.Atlantide,invece,da un cataclisma dodicimila anni fa.

L'antica città in oggetto probabilmente non venne fondata da popolazioni autoctone dell'Iberia o della Sardegna;alcuni indizi fanno ritenere che si trattasse di un centro abitato fenicio in terra sarda,forse la misteriosa Tiro d'Occidente di cui parla Bororo.

In Spagna hanno fatto molte ricerche e scavi,trovando qualche reperto ma nessuna prova decisiva,mentre in Sardegna,isola che una volta era un forziere pieno d'argento come Tartesso,esistono i ruderi di una città che si chiamava Tharros e una vecchia stele che forse riporta il nome di Tartesso scritto in caratteri fenici.

"Persino quel nome mitico - Tartesso - ricorda da vicino come i Sardi chiamano ancora oggi la loro Sassari: TATTARESU" (Sergio Frau).

Il più importante fiume dell'isola è il Tirso,il Thyrsos degli autori classici: link; sfocia nel golfo di Oristano.

Toponimi del genere in Spagna non esistono.

Per finire, ripropongo il passo tratto dalle Metamorfosi [*] di Ovidio (43 a.C.-18 d.C.), citato a inizio discussione da Jim75:

CITAZIONE
Sulle spiagge di Tartesso si spegneva il tramonto del sole e invano gli occhi e il cuore di Canente avevano atteso il ritorno del marito.
Servitori e popolo al lume delle torce perlustrano in ogni luogo tutte le selve [...]


E su che spiagge tramonta il sole, guardando da Roma?

[*] link

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Edited by Barbanera3 - 6/9/2013, 09:47
 
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view post Posted on 12/11/2006, 12:22
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Quoto barbanera3. E aggiungo che per me resta un mistero come certi professori si lascino trasportare da idee basate sul nulla e non approfondiscano minimamente le questioni. Si lasciano convincere da similitudini appena accennate, e pure poche. E col loro bel nome le portano all'attenzione come fossero cose certe.
Tartesiani=Tuderiani? La solita statuetta della dama, poi. Insomma, la stele sarda con scritto "tartesso" è stata sicuramente trasportata dalla spagna a Nora, invece la statuetta in spagna con su scritto nulla è la prova più evidente che là era Tertesso.
I casi sono due: o ignoranza e pigrizia e supponenza dei professoroni, o malafede ed interesse. Io riscontro molto più impegno e molta più umiltà e intuizioni assai più realistiche e approfondite negli utenti appassionati che scrivono in questo forum.
 
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Barbanera3
view post Posted on 12/11/2006, 12:30




A proposito di Tattaresu:

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CITAZIONE
Tartareso. Cognome unico, cioè con una sola presenza in Italia. Forma evoluta di Tattaresu.
Tattaresu. Cognome d'origine sarda, anche se non presente negli elenchi telefonici della Sardegna; infatti nel 2000-2001 aveva in Italia solo 5 occorrenze, 4 a Paternò e 1 a S. Giovanni La Punta (CT). Deriva dal toponimo Ponte Tataresu in SS, probab. attiene a Tartaro o tattatu="dattero".

link

Interessante link:

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CITAZIONE
I primi colonizzatori furono i LIBICI,con a capo SARDO,figlio di MACERIDE.Questi non scaccio' le popolazioni locali,che a loro volta accettarono i Libici piu' per timore che per affinita'.I due gruppi etnici vivevano in capanne,perche' incapaci di edificare citta'.Dopo i Libici,giunsero i Beozi di Aristeo,figlio di Apollo e Cirene,salpato dalla Grecia per sfuggire al dolore causatogli dalla morte del figlio Atteone.

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Edited by Barbanera3 - 6/6/2013, 22:16
 
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view post Posted on 12/11/2006, 13:02
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CITAZIONE
Aristeo è una figura della mitologia greca, figlio di Apollo e della ninfa Cirene.
Apollo rapì Cirene e la portò in Libia, dove Ermes assistette Cirene al momento del parto.
Le ninfe di Ermes insegnarono ad Aristeo l'arte della vita pastorale, della produzione del formaggio, dell'allevamento delle api e della coltura dell'olivo.
Giunto in età adulta, andò in Beozia, dove le Muse gli insegnarono l'arte della caccia e della medicina, ed anche il modo di custodire le greggi.
Aristeo perseguitava, con la sua assiduità, una driade, Euridice. Un giorno, mentre correva per sfuggirgli, mise un piede su un serpente velenoso, che la morse, uccidendola.
Le driadi, per vendicarsi, distrussero le api. Cirene consiglio Aristeo, di offrire a loro in sacrificio dei capi di bestiame, ma di lasciarli a terra, tornando sul luogo dopo nove giorni.
Aristeo obbedì ed al ritorno, trovo nelle carcasse degli animali degli sciami d'api.
Aristeo venne onorato come un dio in molte località della Grecia, per aver insegnato agli uomini quanto le dee avevano a lui insegnato.
Aristeo venne a volte assimilato al dio Pan.

Interessante che anche Aristeo è di origine Libica (ancora la solita Cirenaica...) e che andò in Beozia che è sì in grecia, ma è stata colonizzata dai Fenici di Cadmo alla ricerca di Europa. nel 2° millennio ac. Quindi che non ci inganni o ci stupisca una colonizzazione greca che forse proprio greca non è.
 
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Barbanera3
view post Posted on 12/11/2006, 17:19




CITAZIONE (Bororo @ 12/11/2006, 13:02)
CITAZIONE
Aristeo è una figura della mitologia greca, figlio di Apollo e della ninfa Cirene.
Apollo rapì Cirene e la portò in Libia, dove Ermes assistette Cirene al momento del parto.
Le ninfe di Ermes insegnarono ad Aristeo l'arte della vita pastorale, della produzione del formaggio, dell'allevamento delle api e della coltura dell'olivo.
Giunto in età adulta, andò in Beozia, dove le Muse gli insegnarono l'arte della caccia e della medicina, ed anche il modo di custodire le greggi.
Aristeo perseguitava, con la sua assiduità, una driade, Euridice. Un giorno, mentre correva per sfuggirgli, mise un piede su un serpente velenoso, che la morse, uccidendola.
Le driadi, per vendicarsi, distrussero le api. Cirene consiglio Aristeo, di offrire a loro in sacrificio dei capi di bestiame, ma di lasciarli a terra, tornando sul luogo dopo nove giorni.
Aristeo obbedì ed al ritorno, trovo nelle carcasse degli animali degli sciami d'api.
Aristeo venne onorato come un dio in molte località della Grecia, per aver insegnato agli uomini quanto le dee avevano a lui insegnato.
Aristeo venne a volte assimilato al dio Pan.

Interessante che anche Aristeo è di origine Libica (ancora la solita Cirenaica...) e che andò in Beozia che è sì in grecia, ma è stata colonizzata dai Fenici di Cadmo alla ricerca di Europa. nel 2° millennio ac. Quindi che non ci inganni o ci stupisca una colonizzazione greca che forse proprio greca non è.

Ovvero,le popolazioni pre-greche del Nord Africa collegate inoltre alla dominazione Hyksos in Egitto, di cui avete parlato nel 3d sui misteri egiziani.

Edited by Barbanera3 - 6/6/2013, 17:54
 
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view post Posted on 12/11/2006, 18:23
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CITAZIONE
Ovvero,le popolazioni pre-greche del Nord Africa,collegate inoltre alla dominazione Hyksos in Egitto, di cui avete parlato nel 3d sui misteri egiziani....

E sempre nel medesimo periodo, metà del secondo millennio.
Se questa origine libica dei sardi fosse reale, si spiegherebbe anche la presenza shardana tra i popoli del mare insieme ai danai qualche secolo dopo con ramesse II, in realtà sarebbe per entrambi un ritorno, un tentativo di riconquistare un territorio originario.

Anche i miti di Eracle ed il compagno Iolao uniscono Beozia e sardegna (http://www.aristeo.org/sardegnaemiti/personaggi/iolao.asp), e a ben vedere, riconoscendo in Eracle il Melcart fenicio (l'eroe con la pelle di leone e la clava in entrembi, dal nome invertito RQL(S) <--> (M)LQR) e in Tebe la città fondata da Cadmo, scoviamo ancora l'impronta fenicia e delle sue tante città-emporio indipendenti. Più che una nazione ciò che collega tutte queste città è il sangue, la razza.

Anche Creta e il suo Dedalo ritornano spesso. E anche qui siamo con la colonizzazione del seguito di Cadmo, sempre alla ricerca di Europa.

Probabilmente la loro antichità e l'attitudine pratica più che artistica non ha lasciato molte tracce, come invece hanno fatto i greci. Inoltre, mi pare che proprio l'indipendenza di queste loro città ha lasciato nella memoria poche tracce di un sacco di popoli che potrebbero essere ben ricondotti al nome "fenicio". Forse se non ci fosse stata Roma, anche Cartagine sarebbe diventata una Tartesso, consumata nel tempo.
 
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onussen
view post Posted on 13/11/2006, 11:56




E la storia di Corleo di Samo,raccontata sempre da Erodoto?
http://it.wikipedia.org/wiki/Samo_(isola)
http://images.google.it/images?q=SAMO+isol...r=&start=0&sa=N

Il capitano e mercante greco Corleo di Samo parti' con la sua nave dal Mar Egeo e,spinto dai venti,giunse fino alle Colonne d'Ercole.Dopo averle superate,Corleo sbarco' a Tartesso dove i greci riempono la nave di materiali esotici....
CITAZIONE
Ma poi una nave samia,di cui era comandante Corleo,in rotta verso l'Egitto,fu spinta a quest'isola di Platea.....Ed essi,salpati dall'isola,si misero in mare,desiderando arrivare in Egitto ma essendone spinti lontano dal vento di levante.E poiche' il vento non cessava di soffiare,attraverso le colonne d'Eracle, giunsero a Tartesso,sotto la guida d'un dio.Questo emporio,fino allora,non era stato frequentato,sicche' i Sami tornando indietro trassero dalle mercanzie i piu' grandi guadagni fra tutti i greci di cui abbiamo sicura conoscenza...(Erodoto).

Questi greci dunque partirono dall'isola di Samo nel Mar Egeo per andare in Egitto,e si ritrovarono oltre lo stretto di Gibilterra,spinti dal furore dei venti...

www.rcvr.org/scuole/negrar/media/lavori/pitagora/cro_sa.htm

Nelle Google Maps osserviamo la distanza fra l'Egeo e lo stretto di Gibilterra:
http://maps.google.it

E' una storia un pò strana...forse non l'hanno tramandata correttamente...oppure queste benedette colonne d'Eracle erano piu' vicine all'Egeo di quanto si pensi....magari i Greci,al tempo di Erodoto,le vedevano ergersi nel canale di Sicilia...e Tartesso si trovava poco al di la',in Sardegna...

Curiosamente,in Sardegna, esiste una localita',Olbia,che porta lo stesso nome di una colonia greca situata nel Mar Nero.
http://it.wikipedia.org/wiki/Olbia
http://spazioinwind.libero.it/popoli_antic...lani/Alani.html

Edited by onussen - 28/4/2010, 23:34
 
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