XmX

TARTESSO, Riprendiamoci la sua storia

« Older   Newer »
  Share  
Barbanera3
view post Posted on 15/11/2006, 17:04




Onussen:
CITAZIONE
Curiosamente,in Sardegna esiste una località (Olbia) che porta lo stesso nome di una colonia greca situata nel Mar Nero.

Beh ... ad un certo momento i Greci, che colonizzarono l'Asia Minore, il Mar Nero, l'Italia meridionale, parte dell'Africa, la Sicilia, la Francia meridionale, alcune zone dell'Illiria e della Spagna, tentarono di insediarsi in Corsica, provocando la reazione dei Cartaginesi e degli Etruschi - Tirreni. Gli Elleni provenivano dalla città-stato di Focea, in Asia Minore. Sia la Sardegna che la Corsica tra l'altro erano ricche di metalli.

link
link
link
link
link
link
link
link

Citiamo quanto scrisse Erodoto:"Questi Focei furono i primi greci a compiere lunghe navigazioni:furono loro a scoprire l'Adriatico,la Tirrenia,l'Iberia e la regione di Tartesso:non navigavano con grandi navi da carico ma con delle penteconteri.Giunti a Tartesso strinsero amicizia con il re locale,che si chiamava Argantonio,e che fu signore di Tartesso per 80 anni,vivendo in tutto per 120 anni.I Focesi divennero cosi' amici suoi che egli li invito' prima ad abbandonare la Ionia e a stabilirsi nel suo paese,ovunque volessero;in seguito,non essendo riuscito a convincerli e avendo saputo com'era cresciuta la potenza dei Medi(Medi e Persiani.In quel periodo,infatti, la potenza persiana era in grande espansione,dall'Iran fino al Mediterraneo p.s.),regalo' denaro ai Focesi perche' potessero munire di fortificazioni la loro citta';e il regalo fu molto generoso,tanto e' vero che il perimetro delle mura di Focea si sviluppa per non pochi stadi;ed esse sono tutte costituite da grandi blocchi di pietra ben connessi tra loro.Fu cosi' che i Focei costruirono le loro mura;Arpago(generale persiano p.s.) fece avanzare il suo esercito e pose l'assedio;ma gli sarebbe bastato,proclamo',che i Focei abbattessero anche uno soltanto dei bastioni del muro e consacrassero anche una sola casa.I Focei,non tollerando la schiavitu',dissero che volevano discutere tra loro per un giorno;poi avrebbero dato la risposta;per l'intanto invitarono Arpago a ritirare l'esercito da sotto le mura per il periodo di tempo in cui deliberavano.Arpago rispose di sapere bene quanto stavano per fare:tuttavia avrebbe permesso loro di consultarsi.E dunque mentre Arpago portava il suo esercito lontano dalle mura,i Focesi misero in mare delle penteconteri,vi imbarcarono le donne,i bambini e tutte le loro masserizie e vi aggiunsero le statue e le offerte votive che poterono trarre dai templi:a eccezione degli oggetti in bronzo e in pietra e dei dipinti caricarono tutto il resto,si imbarcarono sulle navi e fecero rotta alla volta di Chio.I Persiani occuparono una Focea completamente deserta.I Focei pensavano di aquistare le isole chiamate Enusse ma i Chii non gliele vollero vendere per paura che diventassero un'emporio e che la loro isola venisse tagliata fuori dai commerci;di conseguenza si diressero a Cirno (la Corsica).Nell'isola di Cirno,venti anni prima,in base ad un oracolo,avevano fondato una citta' chiamata Alalia.A quell'epoca,ormai,Argantonio era morto.Nel dirigersi verso Cirno,in un primo momento,fecero una puntata fino a Focea dove uccisero la guarnigione persiana a cui Arpago aveva affidato il presidio della citta';poi,compiuta questa impresa,pronunciarono durissime maledizioni contro chi di loro avesse abbandonato la spedizione.Inoltre gettarono in mare un blocco rovente di ferro e giurarono che non avrebbero fatto ritorno a Focea prima che questo blocco di ferro fosse riemerso a galla.Ma mentre puntavano su Cirno piu' di meta' di loro fu presa dalla nostalgia e dal rimpianto della citta' e delle abitudini del loro paese;e cosi' violarono i giuramenti e tornarono indietro voltando la prua verso Focea.Quelli che rispettarono il giuramento proseguirono il viaggio prendendo il largo dalle isole Enusse.Giunti a Cirno,per cinque anni coabitarono con le genti che vi erano arrivate prima di loro e vi edificarono dei templi.Ma visto che derubavano e depredavano tutte le popolazioni limitrofe,Tirreni e Cartaginesi-di comune accordo-mossero contro di loro,entrambi con una flotta di sessanta navi.Anche i Focesi equipaggiarono delle imbarcazioni,in numero di sessanta, e affrontarono la flotta avversaria nelle acque del mare chiamato di Sardegna.Si scontrarono in una battaglia navale e ai Focesi tocco' una vittoria cadmea(sarebbe a dire "una vittoria di Pirro" p.s.):infatti delle loro navi quaranta furono affondate e le restanti venti risultarono inutilizzabili,avendo i rostri ritorti all'indietro.Allora navigarono fino ad Alalia,imbarcarono le donne,i bambini e tutto cio' che le navi potevano trasportare e abbandonarono Cirno dirigendosi verso Reggio.I Cartaginesi e i Tirreni si spartirono gli uomini delle navi affondate:gli abitanti di Agilla(localita' etrusca p.s.),ai quali tocco' il gruppo piu' numeroso,li condussero fuori citta' e li lapidarono".

Da quel momento in poi non si ebbe mai più alcun insediamento greco nè in Sardegna nè in Corsica, eccezion fatta per una colonia fondata dai Greci di Siracusa a Porto Vecchio, in Corsica, molto tempo dopo questi avvenimenti.

link
link

Bororo:
CITAZIONE
Ovvero le popolazioni pre-greche del Nord Africa,collegate inoltre alla dominazione Hyksos in Egitto.

CITAZIONE
E' sempre nel medesimo periodo,meta' del secondo millennio.

Se questa origine libica dei sardi fosse reale,si spiegherebbe la presenza shardana tra i popoli del mare insieme ai danai,qualche secolo dopo,con Ramessae II,in realtà sarebbe per entrambi un ritorno,un tentativo di riconquistare un territorio originario.

Molto interessante, Bororo.

"Trovare, ad esempio, in una ricca tomba villanoviana [Villanoviani, antenati degli Etruschi] di Vulci, della fine del IX secolo a.C., tutto il corredo tipico dell'epoca e insieme tre bronzetti sardi rappresentanti un personaggio di rango, un seggio e un cesto, il tutto in miniatura, permette di dire, con Mario Torelli, che ci troviamo di fronte alla tomba di un'aristocratica giunta dalla Sardegna e andata in moglie a un dignitario di Vulci [...] già in età villanoviana si conosce un'espansione oltremare, che si sostanzia fondamentalmente nello scambio di beni con i potentati della Sardegna nuragica. Già si è detto dl corredo tombale attribuito a una donna sarda di rango principesco, ma dovremmo citare anche gli oggetti villanoviani rinvenuti in Sardegna (rasoi, fibule e spade) o le navicelle nuragiche rinvenute nelle tombe etrusche orientalizzanti. Si tratta di traffici fra aristocratici, senza dubbio, ma lo scambio diviene certo più intenso se poi le botteghe dei ceramisti di Vetulonia imitano le tipiche brocche a becco provenienti dalla Sardegna". Link.

Secondo una teoria formulata dall'archeologo francese Michel Gras, gli Etruschi si insediarono, almeno temporaneamente, nelle coste della Sardegna verso la fine del VII secolo a.C. Nell'isola esisteva il toponimo di Feronia, elencato dal geografo Tolomeo.

link
link

"Lucus Feroniae è un sito archeologico situato nel comune di Capena, sull'antica via Tiberina, nei pressi del limitrofo comune di Fiano Romano [...] Era un luogo dove confluivano tre differenti gruppi etnici antichi: Latini, Sabini ed Etruschi. Divenne colonia romana al tempo di Caio Giulio Cesare. Lucus Feronia era un antico lucus dedicato alla dea sabina Feronia". "Feronia, secondo la mitologia romana, era una da della fertilità. Era una dea di origine italica, protettrice dei boschi e delle messi, celebrata dai malati e dagli schiavi riusciti a liberarsi. Il santuario principale della dea si trovava a Scorano, nel comune di Capena (in provincia di Roma) dove sorge il Lucus Feroniae, a Trebula Mutuesca, a Terracina, a Preneste, in Etruria e a Roma nell'area sacra di Largo Argentina (tempio C). Diede presumibilmente anche il nome ad una località della Sardegna (forse in prossimità dell'attuale Posada) citata in molte carte antiche, ma mai individuata con precisione [...] La sua popolarità nelle regioni dell'Italia centrale è testimoniata da numerose iscrizioni. Nella città di San Severino Marche è stato dato il nome al teatro cittadino "Feronia" poichè nelle vicinanze si doveva trovare un tempio dedicato alla dea Feronia. Nella città dell'Aquila, vi erano i più antichi santuari a lei dedicati". Link, link.

"Feronia, divinità indigena venerata dagli Etruschi, Latini, Sabini e Volsci" ("Storia degli antichi popoli italiani" di Giuseppe Micali, 1832).

link
link

"E' qui da notar il poco ragionar de' greci e de' latini intorno agli etruschi, uomini di genio operosissimo, navigatori massimi, e robustissimi conquistatori; i quali e per la condizione di loro indole, e per l'agio che ne porgea loro la vicinanza, e per bisogno d'aver porti e ridotti sicuri in tutto il terreno, e per vaghezza d'imperio dovettero senza fallo veruno recarsi a signoria, almeno i liti orientali dell'Isola. E il fecero in fatti. Imperocchè si trovano di continuo in Sardegna monumenti etruschi, non solo verso il mar di levante, ma sì entro terra, e dove l'Isola volge al capo opposito del mare ibero, e per sino di fronte all'Africa e nell'isoletta di Sant'Antioco in su quello dell'antichissima Sulci. Il museo di Cagliari ha numerosa copia di lapidi, di urne mortuarie, di gemme incise, d'idoletti ed altre memorie, le quali hanno chiarissima origine etrusca. Ed io parlando delle usanze del vestire de' Sardi riscontrerò alcune fogge d'abiti muliebri e militari che si veggono assomigliare di molto agli etruschi, siccome si scorgerà per gli esempi che andrò arrecando a suo luogo. Per il che non è da dubitare, che anche tacendone gli storici antichi, pur nulladimeno gli etruschi ebbero lunga signoria in molte parti dell'Isola. Strabone lo accenna raccontando che alla venuta di Iolao in Sardegna i tirreni v'erano già stabiliti; se non che il Rochette reputò ch'essi tirreni fossero non etruschi, ma pelasgi venuti dall'Etruria, il che secondo accreditati scrittori sarebbe il medesimo, pigliandosi per le stesse genti tirreni, pelasgi ed etruschi, quantunque il Micali nol consenta. Che i Cartaginesi mossi dalla fertilità dell'Isola traessero in Sardegna, tutte le storie lo fan manifesto, e non è mestieri distendersi in erudizioni soverchie. Essi v'ebbero stato, e ragione per ispazio d'oltre a due secoli; e tolto le parti soprane, e le centrali, e le montagnose, che si tennero sempre a libertà pel valore e costanza de' prischi abitatori, il restante dell'Isola si governava e popolava in gran parte dalle colonie Africane sotto l'imperio di Cartagine. Dopo la seconda guerra punica, volta al basso la potenza de' Cartaginesi, non tardarono guari i Romani a por l'occhio sulla Sardegna; e fatti sbarchi frequenti, e combattute molte battaglie [...] posero il piè fermo in Sardegna, e recaronla a Provincia romana" ("Dei costumi dell'isola di Sardegna comparati cogli antichissimi populi orientali" di Antonio Bresciani, 1850).

"Si dice infatti che Iolao, conducendo alcuni dei figli di Eracle, venne qui" [in Sardegna] " e che essi abitarono insieme ai barbari che occupavano l'isola: costoro erano Tirreni, ma poi il dominio passò ai Fenici provenienti da Cartagine insieme ai quali combatterono contro i Romani. Sconfitti, tutto passò sotto il dominio romano". ("Geografia", Strabone, 60 a.C. - 23 d.C. circa)

"Le più antiche memorie intorno alla Sardegna parlano di colonie etrusche e fenicie. Non pare che li Etruschi o Tirreni, i quali lasciarono il loro nome al vicino mare, potessero esercitar dominio navale senza approdare ad un'isola la quale si vede da ogni parte dei loro lidi. Forse quei navigatori asiatici, che, secondo le tradizioni, fondarono gli Stati etruschi sui lidi d'Italia, altri ne fondarono al medesimo tempo nelle isole. Lo stesso può dirsi dei Fenicii, che radendo la Sardegna navigavano alle loro colonie della Betica e della Mauritania. L'isola è tutta sparsa di monumenti, alcuni dei quali congeneri a quelli che i due popoli summentovati lasciarono altrove. Per la verità i sepolcri che il popolo attribuisce ai giganti e quei rudi obelischi che in Sardegna come in Francia si chiamano pietre fitte, rammentano i cromlech, i dolmen, i menhir dei Celti. Ma più celebrate sono quelle torri che in numero di tremila e più si ammirano nell'occidente e nel mezzodì dell'isola, ove sparse, ove aggregate alle foci dei fiumi, ove ordinate lungo l'orlo d'alto e solitario pianoro,

come in su la cerchia tonda
Montereggion di torri si corona.
Inf. XXXI

Sembra avessero destinazione di santuarii e qualche volta anche di sepolcri. Sono a forma di cono tronco; fatte a regolari strati di pietre grezze, senza cemento di calce, rarissime volte d'argilla, con una o più camere sovrapposte, che alla sommità si rastremano quasi a volta circolare e talora acuta: con angusto ingresso per lo più rivolto a mezzodì, e una scala o salita spirale che praticata nella grossezza del muro perviene alla cima. Non sono senza qualche simiglianza alle antichissime torri sparse per l'Irlanda, che la tradizione attribuisce a una gente orientale adoratrice del foco. E al foco sembra alludere il nome loro di nuraghe o nurachi; poichè nur nella lingua degli Ebrei, e probabilmente in quella dei Fenicii, sonava foco [...] Si contano nelle collezioni dell'isola e altrove ben centottanta figure d'antichi idoli sardi, affatto distinte da qualsiasi modello etrusco, romano, greco ed egizio [...] Pare che le imprese dei Fenicii venissero simboleggiate, come in Italia e in Grecia, non solo sotto il consueto nome d'Ercole, ma anche di Sardo suo figlio, il quale dicevasi esser venuto da Tarsis, cioè dalle colonie fenicie in Spagna, e aver dato il nome all'isola [...] Anche i Greci parlavano di due loro colonie [...] e i popoli Iliensi si dicevano avere avuto il nome dal greco Iolao. Ma nessuna illustre città greca fiorì mai nell'isola, quasi nessun monumento vi rimase di quella nazione, la quale per la verità fu precorsa nella civiltà dall'Asia e dall'Italia; laonde ciò che si dice dei Greci primitivi, si deve forse riferire a quelle genti che vennero dall'Asia a iniziare la civiltà dei Greci stessi. Tra le colonie fenicie della Libia, Cartagine fu quella che trasse a sè il primato, sicchè la lontana autorità della madre patria cadde in oblio. Pare che i Cartaginesi non abbiano acquistato questo loro dominio su le città marittime della Sardegna senza grandi violenze; e si narra che estirpassero le piante, e vietassero di seminare i campi, e gettassero in mare li stranieri che vi approdavano. Infine le emule città sedussero le soldatesche mercenarie di Cartagine, e la misero alle strette. Si narra che un grand'esercito d'Iberi si ribellasse, e si rifuggisse nei monti a vivervi come nel suo paese nativo, e che dai Corsi fossero chiamati Balari, il che nella loro primitiva lingua sonasse fugitivi. Ciò fa credere che si stabilissero nella parte dell'isola più vicina all tribù corse [...]"
("Geografia e storia della Sardegna" di Carlo Cattaneo).

"I Fenici annualmente fornivano il nuovo disegnato corso delle loro navigazioni; Egitto, Asia, Grecia, Etruria per cotale periodica concatenazione agevolmente in tra loro conversavano, e vicendevoli documenti di civiltà trasmettevansi; Egiziani, Asiatici, Greci ed Etruschi naviganti, spiegando le vele a più ardimentosi viaggi, direttamente le coste, uno dell'altro visitavano. Sorgevano i primi accorgimenti e i patti del gius marittimo; la pirateria, in che per lo avanti erano stati tanto formidolosi gli Etruschi, cedeva in gran parte alle pacifiche commerciali corrispondenze. Conoscevasi il bisogno di capaci porti, di bene amministrate sedi alle navali fabbricazioni, e si curavano [...] Già sulle coste affricane e sicule s'erano elette i Fenici navali stazioni; le isole di Malta, Gozo, e Cossura in gran parte per le loro colonie tenevansi; e per loro in Sardegna già sorgevano i marittimi borghi di Nora, Carali o Cagliari e di Sulci, poscia fiorentissime città. Nè meno dei loro traffici provvidenti gli Etruschi, vi fondarono Feronia, e navali stazioni similmente procacciavansi in Corsica là dove più tardi sorse Nicea. Elba, Gorgona, Capraia, Giglio, Pianosa, Monte Cristo, Gianuro, interamente al dominio loro obbedivano" ("Storia fiorentina dai tempi Etruschi fino all'epoca presente" di Giunio Carbone, 1840).

"Possedevano ugualmente gli Etruschi l'isola dell'Elba, sì abbondante di miniere, con tutte le isolette attorno dell'arcipelago toscano: Gorgona, Capraia, Giglio, Pianosa, Monte Cristo, Gianuro e alcune altre le quali poste come in mezzo tra il lido tirreno e la Corsica e la Sardegna, erano tante sicure scale ai primi naviganti. E vuolsi tenere per fermo che questa comodità ch'ebbero i Toscani antichi abitanti la riviera, di provarsi senza timore negli esercizi marinareschi, fu anche la cagione principale per cui, prima degli altri Italici, eglino attesero indefessamente all'arte nautica e per essa salirono in maggiore potenza. Furono al certo i nostri Etruschi o Tirreni antichissimo popolo, e tali insomma che facean via alle lor fortune per terra e per mare qua nell'occidente all'epoca della guerra troiana. Il nome loro già sonava glorioso in quella sì remota età degli eroi, età di forza e di violenze. Di quanto si fossero terribili ai navigatori gli audaci corsari tirreni, ne son piene le memorie antiche. E sicuramente mediante il frequente corseggiare, sì nel mare Tirreno e Siciliano, come nell'Ionio e nell'Egeo, donde praticavano le coste asiatiche, si renderono alfine esperti marinai quanto i Cartaginesi: ed all'esempio loro da che il commercio cessò di congiungersi con la pirateria, da corsali indomiti si fecero nauti disciplinati e mercatanti. Fino dai tempi che immediatamente precedettero la monarchia persiana, navigatori etruschi s'inoltravano arditi per tutte le vie del mare interno, sede principale della navigazione antica. All'epoca della presa di Mileto, navi da carico tirrene trafficavano in que' mari d'oriente, e per le coste di Fenicia e d'Egitto a comptenza dei Cartaginesi. Tenevano ugualmente gli Etruschi in quella età navigli armati, galere e legni sottili; se pure una città loro principale, Agilla, non avea fornito ella sola le sessanta triremi, colle quali furono combattuti i Focesi nel mare di Sardegna" ("L'Italia del cav. Artaud" di Alexis Francois Artaud de Montor, 1837).

"Questo imperio d'Italia presso i Tirreni, che allora possiamo dirgli Italici in genere, e che in diversi luoghi diversamente si denominavano; questo imperio, dissi, s'estendeva ancora all'isole del mediterraneo. Lo dice in generale Diodoro Siculo I) asserendo, che i Tirreni ebbero in lor dominio tutte le isole del mar Tirreno" ("Origini italiche o siano Memorie istoriche-etrusche sopra l'antichissimo regno d'Italia, sopra i di lei primi abitatori nei secoli più remoti di monsignore Mario Guarnacci", 1785).

"Le città sepolte della Sardegna" di Claudio Finzi, 1982: link

Edited by Barbanera3 - 12/2/2014, 12:18
 
Top
onussen
view post Posted on 16/11/2006, 02:17




Con la battaglia di Alalia la Sardegna rimase nell'area d'influenza dei Cartaginesi.

www.aristeo.org/sardegnaemiti/personaggi/personaggi.html
www.circoloaristeo.org/aristeo/most...gi-e-miti/Iolao
http://it.wikipedia.org/wiki/Iolao
http://mitologia.dossier.net/iolao.html
www.treccani.it/enciclopedia/iolao_(Enciclopedia-Italiana)/
http://it.wikipedia.org/wiki/Aristeo
www.treccani.it/enciclopedia/ariste...edia-Italiana)/
http://mitologia.dossier.net/arianna.html
www.miti3000.it/mito/collabora/aristeo.htm
www.miti3000.it/mito/mito/greca_i.htm
http://www.miti3000.eu/mitologia-greca-mit...-lettera-i.html

Barbanera3,visto che hai citato Erodoto,riporto questo brano di Diodoro Siculo (I secolo a.C. - I secolo d.C.):

CITAZIONE
Dopo Etalea c'e' un'isola, distante quasi 300 stadi, chiamata Cirno dai greci, Corsica dai romani che vi risiedono.

Il porto migliore di quest'isola, che è di facile approdo, è chiamato Siracosio.

Ci sono anche due città notevoli, una nota come Calaris, e l'altra come Nicea.

Calaris fu fondata dai Focei che qui si stanziarono per poi essere cacciati dall'isola dai Tirreni; Nicea fu fondata dai Tirreni nel periodo in cui erano padroni del mare, durante la conquista delle isole prospicenti alla Tirrenia.

Furono padroni della città di Cirno per molto tempo, ricevendo un tributo dagli abitanti, sotto forma di derrate di resina, miele e cera, poichè vi era abbondanza di questi prodotti nell'isola.

Gli schiavi di Cirno sono reputati superiori a tutti gli altri, relativamente a qualsiasi servizio richiesto dalla vita dell'uomo.

L'isola intera, che è di grande estensione, è caratterizzata da montagne per la maggior parte della sua superficie, ed è fittamente coperta da foreste, e attraversata da piccoli fiumi.

Gli abitanti di Cirno usano come cibo il latte, il miele e la carne, in quanto la terra fornisce questi prodotti in abbondanza; vivono una vita onorata e giusta al punto da superare praticamente tutti i barbari.

Qualsiasi alveare trovato negli alberi sulle montagne appartiene al primo che lo trovi, senza che nessuno vi faccia disputa; il loro bestiame è distinto in branchi, e sebbene nessuno possa vigilare, non vengono mai rubati ai loro proprietari; negli altri modelli di vita incredibilmente rispettano la rettitudine prima fra tutte le cose [...]

In quest'isola cresce anche il bosso in grande abbondanza e di eccellente qualità, che è causa dell'amarezza del miele locale.

L'isola è abitata da barbari dai differenti linguaggi rispetto agli altri, e di difficile comprensione; sono in tutto più di 30.000.

Vicino a Cirno c'è un'isola chiamata Sardegna, di grandezza quasi uguale a quella della Sicilia, ed abitata dai barbari chiamati Iolai, ritenuti discendenti dei coloni di Iolao e dei Tespidi.

Infatti,quando Eracle stava compiendo le sue famose fatiche, ebbe molti figli da parte delle figlie di Tespi, ma questi Eracle li inviò in Sardegna, seguendo l'ordine di un oracolo, spedendovi anche un notevole esercito composto da greci e barbari, affinchè potessero costruire una colonia.

Iolao, l'aiutante di Eracle, ebbe l'incarico della missione e prendendo possesso dell'isola, fondò città famose, e dividendo la terra in lotti, chiamò la gente della colonia dal suo nome Iolei; inoltre costruì ginnasi e templi agli dei e ogni altra cosa utile per una vita felice; testimonianze ne rimangono ancora oggi; infatti le pianure più famose traggono il nome da quello di lui e quindi sono chiamate Ioleia; così anche il popolo conserva ancora il nome preso da Iolao [...]

I Cartaginesi, sebbene il loro potere si estendesse fino all'isola, non furono capaci di rendere schiavi i suoi abitanti; gli Iolaei fuggirono nella regione montuosa dell'isola, costruendovi case sotterranee; qui allevarono greggi e mandrie capaci di fornire cibo in abbondanza, in modo tale da essere in grado di sostenersi con una dieta a base di latte, formaggio e carne; poichè si ritirarono dalla pianura, schivarono la fatica del lavoro, ma stanziandosi nella parte montuosa dell'isola, praticarono una vita senza travagli, continuando a utilizzare i cibi sopra citati.

Sebbene i Cartaginesi organizzassero contro di loro varie campagne con forti eserciti, per la natura frastagliata della regione e per la difficoltà di avere la meglio sulle loro case sotterranee, il popolo rimase libero.

https://digilander.libero.it/diogenes99/Greci/Grecia.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Eracle
http://it.wikipedia.org/wiki/Ercole
http://it.wikipedia.org/wiki/Eraclidi
http://www.treccani.it/enciclopedia/eracli...edia_Italiana)/
http://it.wikipedia.org/wiki/Dedalo
www.aristeo.org/sardegnaemiti/personaggi/dedalo.html

Per ciò che riguarda Tartesso,le notizie sono frammentarie,anzi decisamente pochine.

Fu per un certo periodo una temibile rivale dell'espansionismo cartaginese?

I Cartaginesi alla fine riuscirono a distruggerla?

Cirno,nome antico della Corsica,nella mitologia era figlio di Eracle nonchè primo regnante dell'isola:

www.miti3000.it/mito/mito/greca_c.htm

Edited by onussen - 15/2/2014, 00:45
 
Top
onussen
view post Posted on 17/11/2006, 02:43




Dunque ... vediamo ...

- Sardegna preistorica e nuragica.

CITAZIONE
Prenuragico (450000 - 1800 a.C.)

Il Prenuragico coincide in Sardegna con la preistoria, cioè con quella fase della storia umana in cui non era ancora stata inventata la scrittura. I dati archeologici sono quindi l'unica fonte di informazioni che ci consente di fare luce sulle abitudini di vita dell'uomo in questo periodo.

Il Prenuragico comprende un arco cronologico molto ampio e, come il nome lascia intendere chiaramente, arriva fino alle soglie della fase rappresentata in Sardegna dalla civiltà nuragica. Questa lunga epoca della storia sarda è stata articolata dagli studiosi in fasi cronologiche, ciascuna delle quali poi divisa in sottofasi e articolata in ulteriori fasi culturali.

Il termine "cultura" viene utilizzato nell'ambito degli studi di preistoria per denominare l'associazione di insiemi di manufatti (oggetti ed edifici) che presentino caratteristiche tali da poter essere interpretati come espressione della cultura materiale di una data popolazione o di un dato gruppo etnico.

Il Prenuragico racchiude le seguenti fasi cronologiche della storia della Sardegna: il Paleolitico, il Mesolitico, il Neolitico, l'Eneolitico (o Calcolitico).

www.sardegnacultura.it/periodistorici/prenuragico/

CITAZIONE
Nuragico (1800 - 238 a.C.)

Il passaggio dall'Eneolitico all'Età del bronzo rappresenta un momento cruciale della storia sarda. Dalle culture precedenti si passa infatti alla civiltà nuragica e già il cambio terminologico "cultura/civiltà" intende esprimere la natura profonda di tale mutamento.

La civiltà nuragica deve il suo nome al termine con cui in sardo viene chiamato il monumento considerato più rappresentativo di tale civiltà, il "nuraghe" appunto. Si tratta di un edificio a torre, costruito con l'impiego di pietre di grandi dimensioni (utilizzate grezze o più o meno regolarmente lavorate), al cui interno si trovano una o più camere sovrapposte caratterizzate dalla tipica copertura denominata "a falsa cupola" o "tholos".

Si presenta sia nella versione monotorre sia nella versione complessa, con torre centrale ed altre di contorno. Intorno a numerosi nuraghi vengono edificati i villaggi di capanne in pietra. Esistono anche altri tipi di edifici: i "protonuraghi" (noti anche con gli appellativi di "pseudonuraghi" o "nuraghi a corridoio"), le "tombe di giganti", i "templi a pozzo" e le "fonti sacre", i tempietti a "megaron".

I dati archeologici consentono di affermare che la civiltà nuragica si reggeva su un'economia agro-pastorale, ma praticava anche un significativo sfruttamento delle risorse minerarie (in particolare rame e piombo). Dal punto di vista sociale, la civiltà nuragica sembra essere stata caratterizzata da una struttura fortemente gerarchizzata, il cui vertice doveva essere occupato dai guerrieri, ma anche da personaggi legati alle pratiche cultuali, in particolare al culto delle acque che doveva essere praticato nei templi a pozzo.

www.sardegnacultura.it/periodistorici/nuragico/

- Contatti fra Micenei e Sardi nuragici.

CITAZIONE
Il risultato di questo lavoro e una nuova lettura della storia antica della Sardegna arriva da Paolo Bernardini,con il libro "Le torri,i metalli,il mare" edito da Carlo Delfino.

Ex direttore del Museo nazionale archeologico di Cagliari,ricercatore dell'Università di Sassari specializzato nel periodo fenicio-punico,ha raccolto nelle 250 pagine del bel volume la sintesi di vent'anni di studi.

Il taglio,seppure scientifico per le citazioni e la ricca documentazione,vuol essere soprattutto divulgativo nel tentativo di fare chiarezza su una materia che abbraccia il millennio tra il XV e il VI secolo avanti Cristo.

Bernardini mette in evidenza la forte presenza micenea nell'isola,diffusa lungo le coste,ma anche nell'interno dove i commercianti greci si spinsero seguendo i corsi fluviali e i sentieri delle pianure.

I principali documenti sono rappresentati dai frammenti di ceramica che consentono agli esperti,grazie all'analisi dei materiali,ai colori e allo stile,di ricondurre al luogo di provenienza.

Così troviamo testimonianze a Cabras,nel golfo di Palmas,a Pula,Tertenia,Orosei e soprattutto a Sarroch dove lo scavo del nuraghe Antigori (alle spalle della Saras) ha restituito grande abbondanza di ceramica.

Ma anche a Monastir,Sanluri,Barumini e più all'interno Orroli.

"Tra il 1300 e il 1050 avanti Cristo lo spessore dei contatti con i naviganti di cultura micenea è molto chiaro",sostiene l'archeologo.

I Greci interagiscono vivacemente con le popolazioni locali.

Lo studio di questi reperti rivela la profondità e l'estensione dei legami tra la Sardegna e il mondo ellenico e,attraverso Cipro e Creta,i contatti con le civiltà delle attuali regioni di Turchia,Libano,Egitto,Libia e Tunisia.

Dopo i Micenei arrivarono i Fenici.

E gli Etruschi dal Tirreno.

E dopo ancora i Cartaginesi.

www.abiesmap.it/

www.aristeo.org/sardegnaemiti/viecomm/micenei.html

http://it.wikipedia.org/wiki/Thòlos

- Secondo Pausania (II secolo d.C.),dopo la caduta di Troia,"altri tra i Troiani fuggirono,oltre a quelli che si salvarono insieme ad Enea.Una parte di questi,portati dai venti favorevoli in Sardegna,si unirono a quei Greci che già abitavano l'isola. Impedì ai barbari [i Sardi] di giungere ad un conflitto con i Greci e i Troiani il fatto che avessero un apparato militare della stessa entità e il fiume Tirso che scorrendo proprio al centro della regione incuteva ad entrambi la paura di attraversarlo".

- Scrive Pausania:" [...] Molti anni dopo passarono di nuovo nell'isola i Libici. Con una spedizione più grande iniziarono una guerra contro i Greci [stanziati nell'isola,secondo Pausania]. I Greci finirono per essere annientati,o comunque di essi pochi furono i sopravvissuti. I Troiani si rifugiarono nelle zone alte dell'isola,occupando montagne impraticabili a causa delle opere difensive e dei dirupi naturali,e ancora oggi conservano il nome di Iliensi;assomigliano per altro ai Libici nell'aspetto,nella foggia delle armi e nei costumi".

- Scrive Pausania:"C'e' un'isola non molto distante dalla Sardegna,chiamata Cirno [Corsica] dai Greci,invece,dai Libici che vi abitano,Corsica. Da essa,una parte della popolazione non esigua,incalzata da una ribellione,giunse in Sardegna e si stabilì,dopo essersela spartita,in quella parte della regione posta tra i monti. Dagli abitanti della Sardegna vengono chiamati col nome con cui vengono chiamati nel loro paese,Corsi"
.

"La presenza di frequenti contatti e movimenti tra la Sardegna e la Corsica è attestata dai ritrovamenti,in quest'ultima isola,di ossidiana proveniente dalla zona del monte Acri. Nel III millennio a.C.,la civiltà megalitica della Cultura di Arzachena nella Gallura settentrionale si estese a tutta la Corsica del sud,per poi venire sopraffatta dalla civiltà nuragica che edificò torri anche in Corsica. Ancora in epoca romana è attestata dalle fonti la presenza stabile di popolazioni autoctone definite "corse" nella Gallura interna. In quel periodo le popolazioni della Gallura e del Sud della Corsica rappresentevano un continuum etnico e culturale. Un importante e documentato flusso migratorio dalla vicina isola verso l'intera Sardegna si verificò invece nel Medioevo già nel periodo giudicale,durante il quale sono attestati i primi cognomi corsi fino all'area cagliaritana. Questo fenomeno si accentuò continuativamente nei secoli dal 1400 al 1800,con l'insediamento di un notevole numero di famiglie corse (ormai indelebilmente segnate dall'influsso toscano a seguito del dominio pisano) in Gallura,a Sassari,a Castelsardo e nell' Anglona. In Gallura,a seguito dello spopolamento della regione per varie epidemie e dell'abbandono delle coste per le incursioni piratesche degli Arabi, l'elemento corso divenne nuovamente prevalente in gran parte del territorio,riappropiandosi dell'originale specificità gallurese ed evidenziandola sia negli usi che nei costumi, ma anche con una maggior diffusione della lingua gallurese. L'elemento corso ha lasciato inoltre ampie tracce nella regione di Sassari e Castelsardo (in cui era significativa la presenza di nuclei originari della Corsica e dove il sassarese presenta ancora notevoli punti di comunanza con il gallurese e il corso) e tracce minori (influenze lessicali e fonetiche) nelle regioni dell'Angloma e del Logudoro settentrionale" (Wikipedia).

- "I Siculensi furono un'antica tribù della Sardegna descritta da Tolomeo (III,3). Abitarono a sud dei Celsitani e dei Corpicenses e a nord dei Neapolitani e dei Valentini. Il loro territorio era ubicato nella subregione storica del Sarrabus,ricco di miniere di argento. Potrebbe trattarsi di una popolazione di Siculi forse giunti in Sardegna dal Lazio prima della loro discesa verso la Sicilia o più probabilmente direttamente da quest'ultima" (Wikipedia). "Sta da questa congettura sulla ragione delle cose,ed è rinforzata dalla menzione che fece Tolomeo de' Siculensi o Siculi tra' popoli della Sardegna. Il Cluverio stima,che difficilmente i siculi sieno potuti passare in quest'isola;ma le difficoltà ch'egli immagina probabilmente non esistettero" (Goffredo Casalis, 1851, Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli stati del Re di Sardegna). "Anche i Siculensi della Sardegna meridionale parrebbero essere gente ivi trasportata dai Cartaginesi" (Archivio storico sardo, 1909).

- "Vediamo il mare interposto alla Sardegna ed alla Corsica nominarsi nella tavola Peutingeriana Fretum Gallicum;di più riconosciamo la regione più boreale dell'isola,la quale ha Olbia nel più bello dei suoi porti ed è nei suoi littorali di contro alle sponde corsicane bagnata dalle acque galliche,aver avuto il nome di Gallura o Galluri nei secoli superiori del medio evo;e se queste circostanze possono valere per prova della indicata colonia gallica,io l'ammetterò finalmente (1) come l'ammise il Fara,e sarò contento di aver trovato una spiegazione all'appellazione del canale gallico e della Gallura,dalla quale non sapeva trovare nessuna causa" (Goffredo Casalis, 1851, Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli stati del Re di Sardegna). "Fretum Gallicum era la denominazione utilizzata in epoca romana per indicare lo stretto braccio di mare,quasi una sorta di canale (fretum) tra la Sardegna e la Corsica,ossia le attuali Bocche di Bonifacio. Essa sostituì quella di Taphros (fossato),utilizzata da Plinio il Vecchio che la trasse da un autore greco la cui identità ci è sconosciuta. La denominazione Fretum Gallicum,attestata nell'Itinerarium Maritimum,un indice della rete di collegamenti per via marittima risalente all'epoca imperiale (sec. III d.C.),fa riferimento alle rotte commerciali che collegavano la Gallia Narbonensis (da cui l'aggettivazione Gallicum,nel senso di rotte per le Galliae),la penisola iberica e la Sardegna occidentale con il Tirreno" (tratto da www.lamaddalena.info).

www.fretumgallicum.com
www.fretumgallicum.com/uploads/1111...mani---2010.pdf
www.treccani.it/enciclopedia/gallura/

- I Fenici colonizzano la fascia costiera dell'isola. Tartesso era una colonia fenicia,secondo l'ipotesi discussa in questo forum. "I Fenici frequentarono le coste sarde a partire dal X secolo a.C. circa,dove impiantarono alcuni insediamenti generalmente in località protette quali penisole (Bithia,Nora,Tharros ecc.) o isole come nel caso di Sulki. I Cartaginesi subentrarono ai Fenici a partire dal VI secolo a.C.;a differenza dei predecessori (i Fenici,interessati quasi esclusivamente al commercio limitarono la loro presenza alla fascia costiera da dove intrattenevano scambi di merci con le popolazioni nuragiche) i Punici penetrarono gradualmente verso l'interno dell'isola [...]" (Wikipedia). "A partire dal VII secolo a.C.,i Cartaginesi si volgono verso la Spagna,l'Etruria,la Sardegna,la Sicilia ed entrano dunque in relazioni,spesso conflittuali,con i Greci;il primo scontro tra Greci e Fenici d'Occidente ha luogo ad Alalia,nel 540 a.C.,nel momento in cui Cartagine si affranca dai suoi legami con la metropoli tiria [la città fenicia di Tiro in Libano]. I Cartaginesi sono quindi alleati degli Etruschi [i Tirreni] di Cere [Cerveteri] nel respingere i Focei [Greci]" (tratto da http://books.google.it/books?id=9gRlsZW_3foC&dq=).

http://books.google.it/books?id=ftzOiEoljTsC&dq=

CITAZIONE
I Fenici,quelli dalla pelle rossa (phoinikes) secondo la denominazione greca,sono gli abitanti dei centri siro-palestinesi di Tiro,Biblo,Sidone e Arado,che si svilupparono nella fascia costiera del Vicino Oriente oggi compresa in gran parte nell'attuale Libano.

Esperti mercanti e viaggiatori,i Fenici,tra il X e il IX sec. a.C.,organizzarono i loro commerci nell'area del Mediterraneo orientale e dell'Egeo,diventando i protagonisti principali della commercializzazione e del trasporto delle materie prime e dei prodotti lavorati in quel settore del mondo antico:dall'Assiria all'Egitto,dall'Anatolia alla Grecia,i Fenici,sulle loro nere navi,come canta Omero,furono i responsabili della ripresa dei traffici e dell'attività mercantile dopo i secoli travagliati che chiudono l'Età del Bronzo.

Alla fine del IX sec. a.C. i naviganti e i mercanti fenici si spingono verso Occidente,sulla scia di una rotta ben nota e frequentata dagli arditi marinai micenei,ciprioti e siriani nei secoli precedenti,e fondano una lunga serie di scali lungo le coste della Sicilia,dell'Africa settentrionale,della Sardegna e della Spagna.Alla ricerca di nuovi mercati [...] E' il centro fenicio di Tiro ad assumere l'iniziativa e il ruolo trainante dell'espansione commerciale e della colonizzazione fenicia in Occidente [...]

http://books.google.it/books?id=JYXrzEkyEr...=gbs_navlinks_s

- I Greci,originari di Focea,vengono cacciati dalla vicina Corsica dopo la battaglia di Alalia.

http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Alalia

www.archeoguida.it/002670_battaglia...e-sardonio.html

http://spazioinwind.libero.it/popoli_antic...ere-storia.html

http://cronologia.leonardo.it/mondo11i.htm

CITAZIONE
I Greci della prima Età del Ferro non vivevano più in quell'ampia rete di intense relazioni commerciali,che è invece documentata per la civiltà micenea.Oggetti di commercio micenei sono venuti alla luce dappertutto in un'area compresa fra il Mar Nero e l'Egitto,fra la Siria e la Sardegna.Nel X e IX secolo a.C. troviamo invece i Fenici,le cui tracce sono state rinvenute un po' dovunque dagli archeologi proprio in questa area geografica,e sulla cui attività ci informa anche l'Odissea.Dall'VIII secolo a.C. si moltiplicano però le testimonianze del commercio marittimo greco,sempre più ampio,che precede e accompagna il grande movimento di colonizzazione.Nella stazione commerciale di Al Mina,in Siria,i più antichi manufatti greci risalgono all'inizio dell'VIII secolo;nella stessa epoca i Greci adattavano l'alfabeto fenicio alla loro lingua;le prime fondazioni di colonie euboiche in Italia e in Sicilia cadono attorno alla metà del secolo e il primo insediamento greco sul suolo egizio si data prima della metà del VII secolo

http://books.google.it/books?id=zjU4iu7pQtQC&dq=

CITAZIONE
Nell'oscurissima storia di quelle vicende che hanno portato Cartaginesi e Focesi a battersi ad Alalia (535 a.C.) è molto probabile che noi dobbiamo inserire due avvenimenti:da un lato la formazione di Olbia in Sardegna da parte dei Focesi (di Marsiglia?) e dall'altro il primo tentativo andato a male di colonizzare la Sardegna dei Cartaginesi oscuramente testimoniato da Giustino XVIII [...]

Di Olbia noi non sappiamo nulla di preciso come colonia greca.Anzi può parere ben fondata l'ipotesi che il nome,come quello di Neapolis nella medesima Sardegna o Panormo,sia greco,perchè dato dai Greci,ma la città punica.

E tuttavia se le testimonianze su Olbia come greca non sono esplicite,che i Focesi di Marsiglia,proprio gli interessati alla colonizzazione in Corsica e in Sardegna,abbiano fondato un'Olbia in terra gallica,è una forte prova per ammettere che la città sia stata in origine greca e fondata dai Greci di Focea o di Marsiglia.

Naturalmente,è impossibile trasferire questa fondazione a più tardi,quando i Cartaginesi erano solidamente padroni di tutti gli approdi dell'isola e appena un secolo prima di quando Olbia ci compare come fenicizzata.

E' invece da tenere per estremamente verosimile che il tentativo di colonizzazione greco si avvenuto prima della battaglia di Alalia,che,come chiuse la Corsica ai Focesi,così dovette loro chiudere la Sardegna.

In questo periodo anteriore alla battaglia di Alalia i Cartaginesi tentavano invece invano di porre piede nell'isola.

http://books.google.it/books?id=kVIkDsIBhe...=gbs_navlinks_s

http://it.wikipedia.org/wiki/Olbia

http://it.wikipedia.org/wiki/Olbia_Pontica

Greci a Olbia:

www.bollettinodiarcheologiaonline.b..._paperfinal.pdf

http://eprint.uniss.it/6355/1/Zucca_R_Grec...uschi_lungo.pdf

CITAZIONE
[...] Il tentativo di Cartagine fosse stato di stampo più esplicitamente imperialistico,diretto alla conquista vera e propria dell'isola e anche delle città fenicie fino ad allora libere da imposizioni dei Cartaginesi.

Contro questo tipo di intervento viene ipotizzata addirittura un'alleanza fra Fenici e Sardi.
.

"L'alleanza tra le genti indigene e le città fenicie provocò dapprima la sconfitta di Cartagine,che inviò un nuovo esercito,al comando dei generali Asdrubale e Amilcare,riuscendo infine ad impadronirsi della Sardegna:con molta probabilità,in questa operazione la metropoli africana potè contare sull'appoggio di alcune città sarde,tra le quali Tharros e Caralis,mentre dovette fare i conti con l'ostilità palesata da altri centri,tra i quali Sulcis,meno disposti a rinunciare alla piena autonomia fino allora goduta" ( www.hochfeiler.it/sardegna/archeologia.html ).

http://it.wikipedia.org/wiki/Espansione_ca...inese_in_Italia

- Secondo alcuni, i Cartaginesi distrussero Tartesso intorno al 500 a.C.

- I Cartaginesi (di origine fenicia,ma provenienti dall'Africa),lottando duramente contro le popolazioni indigene,diventano dopo alcune sconfitte iniziali i padroni dell'isola,o meglio,della sua zona costiera. Pausania:"Quando i Cartaginesi furono particolarmente forti con la flotta, sottomisero tutti quelli che si trovano in Sardegna, tranne Ilesi e Corsi. A costoro,la difesa naturale dei monti evitò che fossero ridotti in schiavitù. I Cartaginesi stessi fondarono nell'isola delle città,Caralis e Sulki. Tra gli alleati dei Cartaginesi,i Libici e gli Iberici [mercenari delle truppe cartaginesi], venuti a contesa per il soldo e ribellandosi con quanta rabbia potevano,andarono a stabilirsi anche questi nella parte alta dell'isola. Questi vengono chiamati Balari nella lingua dei Corsi".

CITAZIONE
Fenicio - punico (800 - 238 a.C.)

Il periodo fenicio-punico comprende una prima fase storica (IX secolo-metà del VI secolo a.C.), in cui la Sardegna viene interessata dal fenomeno di colonizzazione del Mediterraneo occidentale attuato dai Fenici. Successivamente (seconda metà del VI sec. a.C. - 238 a.C.) l'isola passa sotto il controllo più diretto e invasivo dei Punici.

I Fenici sono la popolazione semitica che occupava le coste del Libano sin dal III millennio a.C. Fonte principale dell'economia dei Fenici erano le intense attività commerciali e marittime. Per sostenerle, essi fondarono numerose colonie sulle coste del Mediterraneo, comprese quelle sarde. Nasce in questa fase (tra il IX e il VII secolo a.C.) una serie di empori commerciali fenici che poi assumono i connotati di vere e proprie realtà urbane.

L'arrivo dei Fenici in Sardegna sembra essere stato un fenomeno pacifico. Invece l'incontro nell'isola, avvenuto intorno alla metà del VI secolo a.C., tra Fenici e Cartaginesi, dunque tra individui che si riconoscevano nello stesso modello politico, economico e sociale, provoca quel conflitto che non si era manifestato nel contatto tra le genti nuragiche e fenicie. L'esito finale di questo scontro fu il passaggio della Sardegna sotto il controllo di Cartagine.

www.sardegnacultura.it/periodistorici/feniciopunico

- Il villaggio nuragico di Tiscali:

www.ilportalesardo.it/archeo/nudorgali4.htm

http://it.wikipedia.org/wiki/Villaggio_di_Tiscali

Fu probabilmente uno degli ultimi tentativi di sfuggire agli invasori che venivano dal mare. "Quantunque i Cartaginesi all'auge somma della loro potenza si facessero padroni dell'isola, non poterono però ridurre in schiavitù [...] gli Iolei rifugiati sui monti [...] [gli Iolei] fattesi abitazioni sotto terra, mantenendo in quantità il bestiame, si alimentarono di latte, di formaggio e di carne, cose che avevano in abbondanza. Così, lasciando le pianure, si sottrassero alle fatiche di coltivare la terra e seguitano a vivere sui monti, senza pensieri e senza travagli, contenti dei cibi semplici, come abbiamo detto. I Cartaginesi dunque sebbene andassero con grosse forze spesse volte contro codesti Iolei, per le difficoltà dei luoghi e per quegli inestricabili sotterranei dei medesimi, non poterono mai raggiungerli [...]" (Diodoro Siculo).

www.google.it/search?tbm=isch&hl=it...+villaggio&gbv=

"Assai più agevole è la ricostruzione di questo secondo periodo della storia della colonizzazione cananea della Sardegna, perché letteratura, epigrafia e archeologia concorrono ad illuminarci. Non è improbabile che, durante il periodo precedente, i Cartaginesi abbiano frequentato, come altri Fenici, per ragioni di commercio, le spiagge sarde e che, magari, vi abbiano fondato qualche emporio. Ma nel VI secolo a.C. Cartagine occupa l'isola a mano armata. Prima il generale Malco vi subisce una batosta, poi ci vengono Asdrubale e Annibale [0] e questi vincono. Non certo contro i Fenici delle colonie combatterono le milizie mercenarie di Cartagine, ma, presumibilmente, contro i Sardi [1]. Pretesto per quest'intervento armato furon forse i conflitti tra Sardi e coloni fenici, cui ho accennato [...] ma il vero movente dovett'essere la volontà d'impedire che nell'isola s'insediassero i Greci (o di scacciarli se già vi avevan messo piede, fatto che non risuta chiaro [2]) essendo il possesso delle coste sarde di capitale importanza, per controllare le vie di comunicazione di Cartagine con l'Etruria e con le Baleari. Alla fine del VI secolo parte della Sardegna entra nella storia dell'impero mercantile di Cartagine. Ciò che, allo stato attuale delle nostre cognizioni, risulta essere stato assoggettato dai Punici furon le marine di sud e di ovest più l'angolo nord-est di fronte alla costa laziale. Ma non è impossibile che altri stabilimenti cananei si trovassero sulla costa orientale e sulla settentrionale. Non lo sappiamo perché le fonti letterarie tacciono e scavi non se ne sono fatti. I Punici penetrarono poi nel retroterra da ovest ad est fino a Marcomer (il cui nome è, per l'appunto, d'origine fenicia), a Genoni, a Barumini e a Nurri, e da sud a nord fino a Senorbì, a Muravera, a San Vito. Sopraffecero i piccoli reami sardi, le cui popolazioni furono asservite. Forse usarono una macchina bellica ignota ai Sardi, l'ariete, con la quale aprirono brecce nei punti vulnerabili delle fortezze nuragiche; poi le parti alte di queste erano smantellate, affinché gl'indigeni non potessero valersene in eventuali tentativi di rivolta. Rimasero indipendenti dal dominio punico le tribù sarde dell'Ogliastra, della Barbagia e della Gallura, fors'anche dell'Anglona e della Nurra, che continuarono a vivere alla maniera nuragica, ma che s'imbarbarirono col tempo per effetto della segregazione. Le altre regioni dell'isola durarono sotto la signoria di Cartagine per circa trecent'anni".
www.sardegnacultura.it/documenti/7_26_20060401173946.pdf

[0] Non si tratta dell'Annibale che combattè i Romani, ma di un omonimo.
[1] Secondo alcuni autori, invece, i Cartaginesi combatterono anche contro le città fenicie della Sardegna.
[2] Tracce di un insediamento greco a Olbia.

- I Romani cominciano la progressiva conquista della Sardegna e della Corsica,invano contrastati da Sardi,Corsi e Cartaginesi,partendo dalle zone costiere.

- I Romani,stroncate le ultime resistenze nemiche,occupano anche i distretti più interni della Sardegna,ivi comprese la Barbagia e l'Ogliastra,e costruiscono una rete stradale con molti rami,in parte sopravvissuta fino al giorno d'oggi.

- Tutte le popolazioni della Sardegna parlano il latino."Col tempo,la lingua delle genti sarde subì profonde trasformazioni con l'introduzione del latino che,soprattutto nelle zone interne,penetrò lentamente ma alla fine si radicò a tal punto che,fra le lingue romanze,il sardo è quella che ne conserva più chiaramente i caratteri; si ritiene che nella zona centro-settentrionale la variante del sardo parlata sia quella maggiormente affine all'idioma dei latini per la pronuncia" (Wikipedia).

CITAZIONE
Dopo Augusto e l'inizio dell'impero l'isola fu amministrata da funzionari nominati direttamente da Roma.I Romani occuparono le antiche città fenicie,potenziarono i porti e si insediarono in luoghi strategici di tradizione nuragica.

Crearono una vasta rete stradale che collegò le diverse parti della Sardegna,ponti,edifici per lo spettacolo (teatri e anfiteatri),terme ed acquedotti.

I Romani furono i primi conquistatori che riuscirono ad occupare le zone interne della Sardegna.

Da ricerche recenti si evince che le popolazioni interne furono assoggettate a Roma sotto le direttive dei Praefectus i quali riuscirono a romanizzarle,ad organizzare il latifondo,ad estendere la coltivazione del grano,a diffondere la coltura dell'ulivo e iniziare quella della vite.

In Ogliastra sono numerose le testimonianze di epoca romana ritrovate nel territorio:resti di strade romane e materiali vari.

Anzitutto è stato verificato il tracciato di un'antica strada che da Barisardo,dove è stato rinvenuto un miliare romano,attraversa il territorio di Parendaddai verso l'interno.

Lungo questa strada sono stati rinvenuti dei villaggi romani,il più importante dei quali è quello di "Paulis",dove,nel secolo scorso,sono stati rinvenuti due congedi militari di soldati che avevano militato nella flotta romana,ricevendo in compenso la cittadinanza romana e terre.

http://spazioinwind.libero.it/irbono/

http://it.wikipedia.org/wiki/Massiccio_del_Gennargentu

www.google.it/search?site=imghp&tbm...&q=barbagia&oq=

www.google.it/search?site=imghp&tbm...gennargentu&oq=

CITAZIONE
Romano (238 a.C. - 460/467 d.C.)

E' probabile che già nel IV secolo a.C. il primo trattato tra Roma e Cartagine sancisse la possibilità per Roma di esercitare i propri traffici commerciali in Sardegna. Nel IV sec. a.C. si può ipotizzare la fondazione della colonia romana di Feronia (Posada) sulla costa orientale dell'isola. E' il secondo trattato tra Roma e Cartagine (348 a.C.) che proibisce ai Romani di accedere e di fondare città in Sardegna.

La fine della prima guerra punica, conclusasi con la vittoria di Roma su Cartagine, determina il passaggio della Sardegna sotto il dominio romano. Il passaggio non rientrava tra le clausole del trattato di pace stipulato nel 241 a.C., ma scaturì dalla decisione di Roma di aderire alla richiesta di aiuto dei mercenari di Cartagine di stanza in Sardegna, ribellatisi a causa dell'impossibilità per Cartagine di far fronte alle loro richieste di pagamento.

Nel 227 Roma crea una nuova provincia comprendente la Corsica, la Sardegna e le isole circostanti. Viene così sancito formalmente l'effettivo controllo di Roma sulla Sardegna, che rimarrà dominio romano sino al passaggio (avvenuto tra il 460 e il 467 d.C.) sotto il controllo dei Vandali. Il periodo di dominazione romana della Sardegna è una fase storica che contribuirà significativamente alla definizione dei connotati culturali dei sardi. Indiscutibili testimonianze di questo dato di fatto ci viene offerto dal panorama linguistico isolano, profondamente segnato ancora oggi dall proprie origini latine.

www.sardegnacultura.it/periodistorici/romano/

- "La Sardegna, fortemente punicizzata, fu interessata da un processo di latinizzazione, ma le zone interne restarono a lungo ostili ai nuovi dominatori [...] Le fonti antiche indicano una lunga serie di campagne contro le popolazioni ribelli, che culminarono a volte in vere e proprie guerre contro movimenti separatisti, guidati o incoraggiati da esponenti della vecchia classe dominante di latifondisti sardi punicizzati. L'opera di romanizzazione affidata al latino, fu completata con l'introduzione delle divinità, dei sacerdozi, e dei culti tipicamente romani. Le aree più intensamente romanizzate furono quelle costiere dedite alla coltura dei cereali (Romania), mentre nell'interno montuoso rimase fortemente radicata la cultura indigena (Barbaria). La lingua delle genti sarde, così, subì profonde trasformazioni con l'introduzione del latino che, soprattutto nell zone interne, penetrò lentamente, ma, alla fine, si radicò a tal punto che il sardo è quella cui più aderisce; in particolare si ritiene che nella zona centro-settentrionale la variante parlata sia quella maggiormente affine per la pronuncia. Nonostante questo, c'è da dire che il latino non si diffuse subito: è ancora presente un'iscrizione risalente al regno di Marco Aurelio (fine II secolo) in punico e, se questa era la situazione quando si scriveva, è possibile che nell'ambito familiare la lingua dei Cartaginesi fosse ancora abbastanza diffusa" (Wikipedia).

Adesso bisogna chiarire il punto riguardante le origini di Nora.

www.nora.it/fenicio.htm
CITAZIONE
Sulla fondazione fenicia siamo piu' documentati.Anzitutto il sito stesso dell'insediamento e' indicativo.Lo storico greco Tucidide ci informa,parlando della Sicilia,che "vi abitavano anche i fenici,qua e la',dopo navere occupato i promontori sul mare e le isolette dinanzi alla Sicilia".

Questa tipologia di insediamenti e' stata riscontrata anche nelle altre regioni interessate dalla colonizzazione fenicia,ed in Sardegna abbiamo attestazioni a Nora,Tharros(promontori) e S.Antioco(isoletta).

Già solo il luogo,dunque,ci indicherebbe l'origine fenicia del centro,ma abbiamo anche altre testimonianze.La prima e' letteraria:Pausania racconta che gli Iberi ,sotto la guida di Norace,vennero in Sardegna e vi fondarono Nora,che fu la prima citta' dell'isola.

La tradizione di Norace e' poi ripresa dal piu' tardo Solino che ne specifica la provenienza da Tartesso.

Si e' generalmente interpretato negli Iberi guidati da Norace [...] i Fenici e si è trovato un fondamento alla definizione "prima citta' della Sardegna" nella testimonianza archeologica data da documenti epigrafici fenici provenienti da Nora,i piu' antichi di tutta l'isola.

Le frasi di Pausania:"Dopo Aristeo passano in Sardegna gli iberici (gli spagnoli,p.s.),al comando di Norace,e cosi' fu fondata Nora che si dice fosse la prima citta' dell'isola.Norace dicono che fosse figlio di Ertea nata da Gerione e da Ermes."

Dunque,Tartesso stava in Iberia (Spagna)?

Pausania visse nel II secolo DOPO CRISTO.

http://it.wikipedia.org/wiki/Pausania_%28geografo%29

Ovvero,in un'epoca dove le colonne d'Ercole si trovavano sicuramente nello stretto di Gibilterra.Si può ipotizzare questo:Tartesso,scomparsa da tempo,era slittata come toponimo fino in Spagna.

Lo stesso vale per l'ancor più tardo Solino.

A quei tempi si riteneva che questa località fosse esistita da qualche parte in Spagna,vicino a Gibilterra e a Cadice.

In realtà, le tracce più antiche a Nora mostrano resti dell'epoca nuragica e di quella fenicia.

Interessante il fatto che,secondo le tradizioni,furono gli abitanti di Tartesso a fondare Nora.

http://books.google.it/books?id=r6NYhVGhky...epage&q&f=false
http://books.google.it/books?id=VNsnAAAAMA...epage&q&f=false

http://books.google.it/books?id=MeEOnROZma...coppola&f=false
http://books.google.it/books?id=hiATAAAAQA...epage&q&f=false

http://books.google.it/books?id=TRd6LRZWpw...artesso&f=false
http://books.google.it/books?id=vySCmBBEYg...artesso&f=false

Edited by onussen - 22/2/2015, 11:13
 
Top
Barbanera3
view post Posted on 17/11/2006, 11:55




CITAZIONE (onussen @ 17/11/2006, 02:43)
Iolei

Secondo vari autori, Oliena,un comune di circa 7.300 anime che sorge ai margini della Barbagia Ogliastra, deriverebbe il suo nome dalla tribù sarda degli Iliesi o Ilies, i cui antenati, secondo ciò che riferiscono alcune fonti antiche, arrivarono nell'isola da Troia (Ilio) dopo la distruzione della grande città. A parte ciò, mi pare evidente la confusione di idee degli autori classici circa gli Iliesi e gli Iolei.

link

"Il Gazano crede per Ilena doversi intendere Oliena,nome corrotto che sia derivato da Iliena,quale asserisce esser stata la sede principale degli Iliensi.E sebbene questa Colonia di Trojani dalla tempesta sia stata spinta in Tarrus,oggi Capo S. Marco nella parte occidentale dell'Isola,pure rimangono altri nomi che notano il loro stabilimento nella parte Orientale,come Triei Troja,Tortolì corrotto da Portus Ilii,in memoria dell'Ilion fortezza di Troja - Iliensi furono chiamati quei che si ritirarono,scacciati dai Romani,nelle alpestri montagne delle Barbagie ecc.". ("Ortografia sarda nazionale arsia gramatica delle lingue Logudoure" di Giovanni Spano, 1840).

link

"Che questi [gli abitanti di Tortoli e di Lotzorai] siano gli antichi Iliesi,tanto vantati da Plinio e altri autori,non occorre metterlo in dubbio,nè discorrerne più,perchè abbastanza l'ho dimostrato altrove,discorrendo delle colonie venute in Sardegna" (Gelasio Floris,frate agostiniano nel III libro del "Componimento",1830).

"I Barbaricini e gli Iliesi. Nelle pagine della storia sarda più volte ci vengono sott'occhio le memorie dei popoli così chiamati. Senonchè grandi dubbiezze ci rimanevano sulla vera loro ubicazione, sul motivo per cui, coll'avvicinarsi dei tempi, si spense il nome di Iliesi, e rimase vivo quello di Barbaricini, comprendente nel suo esteso significato tutte quante le popolazioni che stanziavano nelle così dette Barbagie. Procopio (De Bello vandalico, lib. 2, cap. 13) facendo fede dell'origine affricana dei Barbaricini, li mostrò venuti in Sardegna per comando del governo vandalico, che aveva pur signoria di quest'isola, e diè a loro per stanza le montagne vicine a Cagliari" ("Bullettino archeologico sardo, ossia, raccolta dei monumenti antichi in ogni genere di tutta l'isola di Sardegna", 1862).

"Nel già citato libro di Pausania (I) è riferito, come molti dei compagni di Enea sbattuti dalle onde, mentre egli vagava sulle acque tirrene, trasportati furono nei lidi di Sardegna, e come, ristorati appena dai danneggi del mare, afforzaronsi contro gli altri abitanti, stringendo alleanza con le città greche, delle quali non più odioso era loro il nome in sì umile fortuna; quantunque alle bande che già ingrossavano impedito fu il potersi affrontare, perchè il fiume Tirso intermedio non potè da alcuna delle squadre esser guadato. Egual racconto ne fa Silio Italico (2), il quale, togliendo a descrivere la battaglia, che duranti le puniche guerre si combattè in Sardegna fra T. Manlio Torquato ed Amsicora che capo era degli isolani impazienti del romano giogo, questo duce ne dipinge animato di generoso ardimento, e gloriantesi del sangue iliaco che gli scorreva nelle vene. Di eguale origine andavano superbi (I) i popoli dell'isola conosciuti ai romani scrittori, e molto più ai romani pretori col nome di Iliesi, che antichissimi si appellano da Pomponio Mela (2) e celeberrimi da Plinio. Ma avendo già sopra accennato il viluppo non facilmnte distrigabile delle equivoche denominazioni degli Iolei e degli Iliesi, mi basta l'aver qui riferito i documenti, nei quali la tradizione della colonia troiana si appoggia. A questa colonia, al dir di Pausania (4), succedette dopo molti anni una novella colonia libica, che sì accanita guerra e sì fortunata ebbe a rompere contro ai Greci ed ai Troiani, abitatori dell'isola, da ridurli allo stremo di doversi inerpicare su per le balze e ciglioni più ardui delle loro montagne, ove rintanati e ripigliato vigore, illustrarono poscia per più secoli il nome iliese con proteggere l'armata loro indipendenza. Che sotto nome di Libici siansi potute da Pausania intendere le prime colonie puniche, le quali da tempi molto remoti dovettero indirizzarsi alla volta della Sardegna, anche prima dell'esteso dominio dei Cartaginesi nell'isola, io non posso affermarlo; ma sibbene crederlo probabile, poichè niun'altra delle nazioni africane avea mezzi superiori per intraprendere quella navigazione e per muovere lontane guerre [...] Allo stesso Pausania (I) si deve pure la notizia della grande quantità d'abitanti passata dalla vicina isola di Corsica in Sardegna, onde scansare le vicende di una sedizione insorta nella loro patria. Occuparono essi a mano armata alcune regioni montane, discacciatine i nativi del paese, i quali col nome di Corsi seguitarono a contraddistinguere tali violenti ospiti. Che questi abbiano dovuto adagiarsi a preferenza del soggiorno nel lato settentrionale della Sardegna, onde intrattenervi le comunicazioni coll'antica patria loro, è cosa pienamente probabile; oltrechè la testimonianza di Tolomeo (I), che descrive i popoli corsi come abitanti nella parte più boreale dell'isola, non ne lascia dubbio. E' anche permesso di credere, che ai Corsi debbasi l'edificazione o l'ampliazione dell'antica città di Plubium da Tolomo ivi collocata, o di qualche altra delle prossime; perchè la colonia corsa da Plinio (2) si annovera fra le più celebri dell'isola, e la celebrità nella mancanza di altre illustrazioni non potea derivare, che dal numero della popolazione, e dall'importanza dei luoghi occupati" ("Storia di Sardegna" di Giuseppe Manno, 1825).

Sardus pater: link
Melqart: link

"V'approdarono dapprima i Fenici [...] avvedutamente si stanziarono nel lato meridionale di contro all'Affrica, che di sua natura è anche quasi per tutto arabile e piano, e circuito d'una spiaggia meglio accessibile alle navi [...] Le quali terre, senz'alcun dubbio di stato fenicio-cartaginese, furono pure abitate ed accresciute di mano in mano dai Cartaginesi stessi, la cui repubblica, al principio dell'impero persiano, già teneva in suo potere parte grandissima della Sardegna con certa e stabile signoria. Il possesso di un'isola sì tanto ferace, copiosa di miniere, ed il cui regno vegetabile porge a un tempo e le piante dell'Europa temperata, e quelle dell'Africa settentrionale, era al certo di moltissima importanza pr Cartagine, se non altro per potervi cambiare a suo total profitto le proprie derrate contro legname, pece, ferro, e altre materie gregge abbondevoli in Sardegna, e di cui più maggiormente bisognava il comune cartaginese per le sue fabbricazioni navali [...] Con tutto questo i Sardi più animosi, già riparatisi tra le balze di scoscesi monti, dove tenean vivo il nome d'Iliensi, Corsi e Balari, mai non cessarono nella lor salvatichezza di contrastare ferocemente all'armi puniche. E par di certo che i primi fossero anche i più antichi e indigeni isolani, somiglianti, così dice Pausania, in sembiante e costume ai Libj. Erano i secondi una mano di nativi Corsi, discacciati per sedizioni domestiche dalle case loro, donde passarono ad abitare i dirupati monti che fronteggiano il lato settentrionale della Sardegna; laddove i Balari, d'origine iberica, si tien che fossero una generazione di stipendiarj dei Cartaginsi, che malcontenti si rifuggirono anch'essi nelle montagne; e narra Pausania, che ivi stesso i Corsi posero loro l'appellativo di Balari, che in suo dialetto valea quanto dir fuggitivi: se pure non eran coloro, siccom suona il nome, una banda di que' famosi arcieri delle Baleari [...] Ma di gran tempo stanziati tra monti inaccessibili vivevano essi senza cultura in povero stato: abitavano per entro tugurj o caverne: vestivano pelli di capre o di muflone, razza tuttora natia della Sardegna: si nutrivano di soli latticini e di carne; e sempre armati portavano seco targa e pugnale. Così fuggenti lo studio e le fatiche dell'agricoltura, non attendevano essi che a vagante vita pastorale [...]" ("Storia degli antichi popoli italiani" di Giuseppe Micali, 1849).

link

"Stabilito l'Impero sotto Augusto, la Sardegna continuò, durante tale governo, nell'esercizio di una fiorente agricoltura e nel progresso di un maggiore incivilimento, talchè i montanari pure si assuefecero al giogo imperiale e presero il linguaggio e i costumi dei vincitori. Sotto Tiberio nell'anno 19 di G.C. furono esiliati in quest'isola quattromila Giudei ed Egiziani, e probabilmente tra i primi vi erano dei novelli cristiani, spesso allora con quelli confusi, onde si può con qualche fondamento arguire, che vi portassero il lume del Vangelo. Fino alla totale decadenza dell'impero Romano in occidente, non abbiamo nulla di rimarchevole accaduto in quest'isola [...]". ("Corografia fisica, storica e statistica dell'Italia e delle sue isole, corredata di un atlante, di mappe geografiche e topografiche e di altre tavole illustrative" di Attilio Zuccagnini-Orlandini, 1842)

Edited by Barbanera3 - 15/2/2014, 17:33
 
Top
Barbanera3
view post Posted on 9/12/2006, 19:35




Alcuni ricercatori evidenziano la rassomiglianza fra il nome del sito archeologico di Accoddi, dove si trova il famoso altare preistorico che assomiglia a uno ziggurat sumero, e l'Impero degli Accadi, il grande regno mesopotamico fondato nel III millennio a.C. da Sargon.

link
link
link
link
link
link

Le rovine di Tharros

link
link
link
link
link

Monte Sirai

link
link
link
link

Edited by Barbanera3 - 16/2/2014, 10:10
 
Top
124 replies since 2/11/2004, 11:00   21220 views
  Share