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| | Dunque ... vediamo ... - Sardegna preistorica e nuragica. CITAZIONE Prenuragico (450000 - 1800 a.C.)
Il Prenuragico coincide in Sardegna con la preistoria, cioè con quella fase della storia umana in cui non era ancora stata inventata la scrittura. I dati archeologici sono quindi l'unica fonte di informazioni che ci consente di fare luce sulle abitudini di vita dell'uomo in questo periodo.
Il Prenuragico comprende un arco cronologico molto ampio e, come il nome lascia intendere chiaramente, arriva fino alle soglie della fase rappresentata in Sardegna dalla civiltà nuragica. Questa lunga epoca della storia sarda è stata articolata dagli studiosi in fasi cronologiche, ciascuna delle quali poi divisa in sottofasi e articolata in ulteriori fasi culturali.
Il termine "cultura" viene utilizzato nell'ambito degli studi di preistoria per denominare l'associazione di insiemi di manufatti (oggetti ed edifici) che presentino caratteristiche tali da poter essere interpretati come espressione della cultura materiale di una data popolazione o di un dato gruppo etnico.
Il Prenuragico racchiude le seguenti fasi cronologiche della storia della Sardegna: il Paleolitico, il Mesolitico, il Neolitico, l'Eneolitico (o Calcolitico). www.sardegnacultura.it/periodistorici/prenuragico/CITAZIONE Nuragico (1800 - 238 a.C.)
Il passaggio dall'Eneolitico all'Età del bronzo rappresenta un momento cruciale della storia sarda. Dalle culture precedenti si passa infatti alla civiltà nuragica e già il cambio terminologico "cultura/civiltà" intende esprimere la natura profonda di tale mutamento.
La civiltà nuragica deve il suo nome al termine con cui in sardo viene chiamato il monumento considerato più rappresentativo di tale civiltà, il "nuraghe" appunto. Si tratta di un edificio a torre, costruito con l'impiego di pietre di grandi dimensioni (utilizzate grezze o più o meno regolarmente lavorate), al cui interno si trovano una o più camere sovrapposte caratterizzate dalla tipica copertura denominata "a falsa cupola" o "tholos".
Si presenta sia nella versione monotorre sia nella versione complessa, con torre centrale ed altre di contorno. Intorno a numerosi nuraghi vengono edificati i villaggi di capanne in pietra. Esistono anche altri tipi di edifici: i "protonuraghi" (noti anche con gli appellativi di "pseudonuraghi" o "nuraghi a corridoio"), le "tombe di giganti", i "templi a pozzo" e le "fonti sacre", i tempietti a "megaron".
I dati archeologici consentono di affermare che la civiltà nuragica si reggeva su un'economia agro-pastorale, ma praticava anche un significativo sfruttamento delle risorse minerarie (in particolare rame e piombo). Dal punto di vista sociale, la civiltà nuragica sembra essere stata caratterizzata da una struttura fortemente gerarchizzata, il cui vertice doveva essere occupato dai guerrieri, ma anche da personaggi legati alle pratiche cultuali, in particolare al culto delle acque che doveva essere praticato nei templi a pozzo. www.sardegnacultura.it/periodistorici/nuragico/ - Contatti fra Micenei e Sardi nuragici. CITAZIONE Il risultato di questo lavoro e una nuova lettura della storia antica della Sardegna arriva da Paolo Bernardini,con il libro "Le torri,i metalli,il mare" edito da Carlo Delfino.
Ex direttore del Museo nazionale archeologico di Cagliari,ricercatore dell'Università di Sassari specializzato nel periodo fenicio-punico,ha raccolto nelle 250 pagine del bel volume la sintesi di vent'anni di studi.
Il taglio,seppure scientifico per le citazioni e la ricca documentazione,vuol essere soprattutto divulgativo nel tentativo di fare chiarezza su una materia che abbraccia il millennio tra il XV e il VI secolo avanti Cristo.
Bernardini mette in evidenza la forte presenza micenea nell'isola,diffusa lungo le coste,ma anche nell'interno dove i commercianti greci si spinsero seguendo i corsi fluviali e i sentieri delle pianure.
I principali documenti sono rappresentati dai frammenti di ceramica che consentono agli esperti,grazie all'analisi dei materiali,ai colori e allo stile,di ricondurre al luogo di provenienza.
Così troviamo testimonianze a Cabras,nel golfo di Palmas,a Pula,Tertenia,Orosei e soprattutto a Sarroch dove lo scavo del nuraghe Antigori (alle spalle della Saras) ha restituito grande abbondanza di ceramica.
Ma anche a Monastir,Sanluri,Barumini e più all'interno Orroli.
"Tra il 1300 e il 1050 avanti Cristo lo spessore dei contatti con i naviganti di cultura micenea è molto chiaro",sostiene l'archeologo.
I Greci interagiscono vivacemente con le popolazioni locali.
Lo studio di questi reperti rivela la profondità e l'estensione dei legami tra la Sardegna e il mondo ellenico e,attraverso Cipro e Creta,i contatti con le civiltà delle attuali regioni di Turchia,Libano,Egitto,Libia e Tunisia.
Dopo i Micenei arrivarono i Fenici.
E gli Etruschi dal Tirreno.
E dopo ancora i Cartaginesi. www.abiesmap.it/www.aristeo.org/sardegnaemiti/viecomm/micenei.htmlhttp://it.wikipedia.org/wiki/Thòlos - Secondo Pausania (II secolo d.C.),dopo la caduta di Troia, "altri tra i Troiani fuggirono,oltre a quelli che si salvarono insieme ad Enea.Una parte di questi,portati dai venti favorevoli in Sardegna,si unirono a quei Greci che già abitavano l'isola. Impedì ai barbari [i Sardi] di giungere ad un conflitto con i Greci e i Troiani il fatto che avessero un apparato militare della stessa entità e il fiume Tirso che scorrendo proprio al centro della regione incuteva ad entrambi la paura di attraversarlo". - Scrive Pausania: " [...] Molti anni dopo passarono di nuovo nell'isola i Libici. Con una spedizione più grande iniziarono una guerra contro i Greci [stanziati nell'isola,secondo Pausania]. I Greci finirono per essere annientati,o comunque di essi pochi furono i sopravvissuti. I Troiani si rifugiarono nelle zone alte dell'isola,occupando montagne impraticabili a causa delle opere difensive e dei dirupi naturali,e ancora oggi conservano il nome di Iliensi;assomigliano per altro ai Libici nell'aspetto,nella foggia delle armi e nei costumi".
- Scrive Pausania:"C'e' un'isola non molto distante dalla Sardegna,chiamata Cirno [Corsica] dai Greci,invece,dai Libici che vi abitano,Corsica. Da essa,una parte della popolazione non esigua,incalzata da una ribellione,giunse in Sardegna e si stabilì,dopo essersela spartita,in quella parte della regione posta tra i monti. Dagli abitanti della Sardegna vengono chiamati col nome con cui vengono chiamati nel loro paese,Corsi". "La presenza di frequenti contatti e movimenti tra la Sardegna e la Corsica è attestata dai ritrovamenti,in quest'ultima isola,di ossidiana proveniente dalla zona del monte Acri. Nel III millennio a.C.,la civiltà megalitica della Cultura di Arzachena nella Gallura settentrionale si estese a tutta la Corsica del sud,per poi venire sopraffatta dalla civiltà nuragica che edificò torri anche in Corsica. Ancora in epoca romana è attestata dalle fonti la presenza stabile di popolazioni autoctone definite "corse" nella Gallura interna. In quel periodo le popolazioni della Gallura e del Sud della Corsica rappresentevano un continuum etnico e culturale. Un importante e documentato flusso migratorio dalla vicina isola verso l'intera Sardegna si verificò invece nel Medioevo già nel periodo giudicale,durante il quale sono attestati i primi cognomi corsi fino all'area cagliaritana. Questo fenomeno si accentuò continuativamente nei secoli dal 1400 al 1800,con l'insediamento di un notevole numero di famiglie corse (ormai indelebilmente segnate dall'influsso toscano a seguito del dominio pisano) in Gallura,a Sassari,a Castelsardo e nell' Anglona. In Gallura,a seguito dello spopolamento della regione per varie epidemie e dell'abbandono delle coste per le incursioni piratesche degli Arabi, l'elemento corso divenne nuovamente prevalente in gran parte del territorio,riappropiandosi dell'originale specificità gallurese ed evidenziandola sia negli usi che nei costumi, ma anche con una maggior diffusione della lingua gallurese. L'elemento corso ha lasciato inoltre ampie tracce nella regione di Sassari e Castelsardo (in cui era significativa la presenza di nuclei originari della Corsica e dove il sassarese presenta ancora notevoli punti di comunanza con il gallurese e il corso) e tracce minori (influenze lessicali e fonetiche) nelle regioni dell'Angloma e del Logudoro settentrionale" (Wikipedia). - "I Siculensi furono un'antica tribù della Sardegna descritta da Tolomeo (III,3). Abitarono a sud dei Celsitani e dei Corpicenses e a nord dei Neapolitani e dei Valentini. Il loro territorio era ubicato nella subregione storica del Sarrabus,ricco di miniere di argento. Potrebbe trattarsi di una popolazione di Siculi forse giunti in Sardegna dal Lazio prima della loro discesa verso la Sicilia o più probabilmente direttamente da quest'ultima" (Wikipedia). "Sta da questa congettura sulla ragione delle cose,ed è rinforzata dalla menzione che fece Tolomeo de' Siculensi o Siculi tra' popoli della Sardegna. Il Cluverio stima,che difficilmente i siculi sieno potuti passare in quest'isola;ma le difficoltà ch'egli immagina probabilmente non esistettero" (Goffredo Casalis, 1851, Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli stati del Re di Sardegna). "Anche i Siculensi della Sardegna meridionale parrebbero essere gente ivi trasportata dai Cartaginesi" (Archivio storico sardo, 1909). - "Vediamo il mare interposto alla Sardegna ed alla Corsica nominarsi nella tavola Peutingeriana Fretum Gallicum;di più riconosciamo la regione più boreale dell'isola,la quale ha Olbia nel più bello dei suoi porti ed è nei suoi littorali di contro alle sponde corsicane bagnata dalle acque galliche,aver avuto il nome di Gallura o Galluri nei secoli superiori del medio evo;e se queste circostanze possono valere per prova della indicata colonia gallica,io l'ammetterò finalmente (1) come l'ammise il Fara,e sarò contento di aver trovato una spiegazione all'appellazione del canale gallico e della Gallura,dalla quale non sapeva trovare nessuna causa" (Goffredo Casalis, 1851, Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli stati del Re di Sardegna). "Fretum Gallicum era la denominazione utilizzata in epoca romana per indicare lo stretto braccio di mare,quasi una sorta di canale (fretum) tra la Sardegna e la Corsica,ossia le attuali Bocche di Bonifacio. Essa sostituì quella di Taphros (fossato),utilizzata da Plinio il Vecchio che la trasse da un autore greco la cui identità ci è sconosciuta. La denominazione Fretum Gallicum,attestata nell'Itinerarium Maritimum,un indice della rete di collegamenti per via marittima risalente all'epoca imperiale (sec. III d.C.),fa riferimento alle rotte commerciali che collegavano la Gallia Narbonensis (da cui l'aggettivazione Gallicum,nel senso di rotte per le Galliae),la penisola iberica e la Sardegna occidentale con il Tirreno" (tratto da www.lamaddalena.info). www.fretumgallicum.comwww.fretumgallicum.com/uploads/1111...mani---2010.pdfwww.treccani.it/enciclopedia/gallura/ - I Fenici colonizzano la fascia costiera dell'isola. Tartesso era una colonia fenicia,secondo l'ipotesi discussa in questo forum. "I Fenici frequentarono le coste sarde a partire dal X secolo a.C. circa,dove impiantarono alcuni insediamenti generalmente in località protette quali penisole (Bithia,Nora,Tharros ecc.) o isole come nel caso di Sulki. I Cartaginesi subentrarono ai Fenici a partire dal VI secolo a.C.;a differenza dei predecessori (i Fenici,interessati quasi esclusivamente al commercio limitarono la loro presenza alla fascia costiera da dove intrattenevano scambi di merci con le popolazioni nuragiche) i Punici penetrarono gradualmente verso l'interno dell'isola [...]" (Wikipedia). "A partire dal VII secolo a.C.,i Cartaginesi si volgono verso la Spagna,l'Etruria,la Sardegna,la Sicilia ed entrano dunque in relazioni,spesso conflittuali,con i Greci;il primo scontro tra Greci e Fenici d'Occidente ha luogo ad Alalia,nel 540 a.C.,nel momento in cui Cartagine si affranca dai suoi legami con la metropoli tiria [la città fenicia di Tiro in Libano]. I Cartaginesi sono quindi alleati degli Etruschi [i Tirreni] di Cere [Cerveteri] nel respingere i Focei [Greci]" (tratto da http://books.google.it/books?id=9gRlsZW_3foC&dq=). http://books.google.it/books?id=ftzOiEoljTsC&dq=CITAZIONE I Fenici,quelli dalla pelle rossa (phoinikes) secondo la denominazione greca,sono gli abitanti dei centri siro-palestinesi di Tiro,Biblo,Sidone e Arado,che si svilupparono nella fascia costiera del Vicino Oriente oggi compresa in gran parte nell'attuale Libano.
Esperti mercanti e viaggiatori,i Fenici,tra il X e il IX sec. a.C.,organizzarono i loro commerci nell'area del Mediterraneo orientale e dell'Egeo,diventando i protagonisti principali della commercializzazione e del trasporto delle materie prime e dei prodotti lavorati in quel settore del mondo antico:dall'Assiria all'Egitto,dall'Anatolia alla Grecia,i Fenici,sulle loro nere navi,come canta Omero,furono i responsabili della ripresa dei traffici e dell'attività mercantile dopo i secoli travagliati che chiudono l'Età del Bronzo.
Alla fine del IX sec. a.C. i naviganti e i mercanti fenici si spingono verso Occidente,sulla scia di una rotta ben nota e frequentata dagli arditi marinai micenei,ciprioti e siriani nei secoli precedenti,e fondano una lunga serie di scali lungo le coste della Sicilia,dell'Africa settentrionale,della Sardegna e della Spagna.Alla ricerca di nuovi mercati [...] E' il centro fenicio di Tiro ad assumere l'iniziativa e il ruolo trainante dell'espansione commerciale e della colonizzazione fenicia in Occidente [...] http://books.google.it/books?id=JYXrzEkyEr...=gbs_navlinks_s - I Greci,originari di Focea,vengono cacciati dalla vicina Corsica dopo la battaglia di Alalia. http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Alaliawww.archeoguida.it/002670_battaglia...e-sardonio.htmlhttp://spazioinwind.libero.it/popoli_antic...ere-storia.htmlhttp://cronologia.leonardo.it/mondo11i.htmCITAZIONE I Greci della prima Età del Ferro non vivevano più in quell'ampia rete di intense relazioni commerciali,che è invece documentata per la civiltà micenea.Oggetti di commercio micenei sono venuti alla luce dappertutto in un'area compresa fra il Mar Nero e l'Egitto,fra la Siria e la Sardegna.Nel X e IX secolo a.C. troviamo invece i Fenici,le cui tracce sono state rinvenute un po' dovunque dagli archeologi proprio in questa area geografica,e sulla cui attività ci informa anche l'Odissea.Dall'VIII secolo a.C. si moltiplicano però le testimonianze del commercio marittimo greco,sempre più ampio,che precede e accompagna il grande movimento di colonizzazione.Nella stazione commerciale di Al Mina,in Siria,i più antichi manufatti greci risalgono all'inizio dell'VIII secolo;nella stessa epoca i Greci adattavano l'alfabeto fenicio alla loro lingua;le prime fondazioni di colonie euboiche in Italia e in Sicilia cadono attorno alla metà del secolo e il primo insediamento greco sul suolo egizio si data prima della metà del VII secolo http://books.google.it/books?id=zjU4iu7pQtQC&dq=CITAZIONE Nell'oscurissima storia di quelle vicende che hanno portato Cartaginesi e Focesi a battersi ad Alalia (535 a.C.) è molto probabile che noi dobbiamo inserire due avvenimenti:da un lato la formazione di Olbia in Sardegna da parte dei Focesi (di Marsiglia?) e dall'altro il primo tentativo andato a male di colonizzare la Sardegna dei Cartaginesi oscuramente testimoniato da Giustino XVIII [...]
Di Olbia noi non sappiamo nulla di preciso come colonia greca.Anzi può parere ben fondata l'ipotesi che il nome,come quello di Neapolis nella medesima Sardegna o Panormo,sia greco,perchè dato dai Greci,ma la città punica.
E tuttavia se le testimonianze su Olbia come greca non sono esplicite,che i Focesi di Marsiglia,proprio gli interessati alla colonizzazione in Corsica e in Sardegna,abbiano fondato un'Olbia in terra gallica,è una forte prova per ammettere che la città sia stata in origine greca e fondata dai Greci di Focea o di Marsiglia.
Naturalmente,è impossibile trasferire questa fondazione a più tardi,quando i Cartaginesi erano solidamente padroni di tutti gli approdi dell'isola e appena un secolo prima di quando Olbia ci compare come fenicizzata.
E' invece da tenere per estremamente verosimile che il tentativo di colonizzazione greco si avvenuto prima della battaglia di Alalia,che,come chiuse la Corsica ai Focesi,così dovette loro chiudere la Sardegna.
In questo periodo anteriore alla battaglia di Alalia i Cartaginesi tentavano invece invano di porre piede nell'isola. http://books.google.it/books?id=kVIkDsIBhe...=gbs_navlinks_shttp://it.wikipedia.org/wiki/Olbiahttp://it.wikipedia.org/wiki/Olbia_PonticaGreci a Olbia:www.bollettinodiarcheologiaonline.b..._paperfinal.pdfhttp://eprint.uniss.it/6355/1/Zucca_R_Grec...uschi_lungo.pdfCITAZIONE [...] Il tentativo di Cartagine fosse stato di stampo più esplicitamente imperialistico,diretto alla conquista vera e propria dell'isola e anche delle città fenicie fino ad allora libere da imposizioni dei Cartaginesi.
Contro questo tipo di intervento viene ipotizzata addirittura un'alleanza fra Fenici e Sardi.. "L'alleanza tra le genti indigene e le città fenicie provocò dapprima la sconfitta di Cartagine,che inviò un nuovo esercito,al comando dei generali Asdrubale e Amilcare,riuscendo infine ad impadronirsi della Sardegna:con molta probabilità,in questa operazione la metropoli africana potè contare sull'appoggio di alcune città sarde,tra le quali Tharros e Caralis,mentre dovette fare i conti con l'ostilità palesata da altri centri,tra i quali Sulcis,meno disposti a rinunciare alla piena autonomia fino allora goduta" ( www.hochfeiler.it/sardegna/archeologia.html ). http://it.wikipedia.org/wiki/Espansione_ca...inese_in_Italia - Secondo alcuni, i Cartaginesi distrussero Tartesso intorno al 500 a.C. - I Cartaginesi (di origine fenicia,ma provenienti dall'Africa),lottando duramente contro le popolazioni indigene,diventano dopo alcune sconfitte iniziali i padroni dell'isola,o meglio,della sua zona costiera. Pausania: "Quando i Cartaginesi furono particolarmente forti con la flotta, sottomisero tutti quelli che si trovano in Sardegna, tranne Ilesi e Corsi. A costoro,la difesa naturale dei monti evitò che fossero ridotti in schiavitù. I Cartaginesi stessi fondarono nell'isola delle città,Caralis e Sulki. Tra gli alleati dei Cartaginesi,i Libici e gli Iberici [mercenari delle truppe cartaginesi], venuti a contesa per il soldo e ribellandosi con quanta rabbia potevano,andarono a stabilirsi anche questi nella parte alta dell'isola. Questi vengono chiamati Balari nella lingua dei Corsi". CITAZIONE Fenicio - punico (800 - 238 a.C.)
Il periodo fenicio-punico comprende una prima fase storica (IX secolo-metà del VI secolo a.C.), in cui la Sardegna viene interessata dal fenomeno di colonizzazione del Mediterraneo occidentale attuato dai Fenici. Successivamente (seconda metà del VI sec. a.C. - 238 a.C.) l'isola passa sotto il controllo più diretto e invasivo dei Punici.
I Fenici sono la popolazione semitica che occupava le coste del Libano sin dal III millennio a.C. Fonte principale dell'economia dei Fenici erano le intense attività commerciali e marittime. Per sostenerle, essi fondarono numerose colonie sulle coste del Mediterraneo, comprese quelle sarde. Nasce in questa fase (tra il IX e il VII secolo a.C.) una serie di empori commerciali fenici che poi assumono i connotati di vere e proprie realtà urbane.
L'arrivo dei Fenici in Sardegna sembra essere stato un fenomeno pacifico. Invece l'incontro nell'isola, avvenuto intorno alla metà del VI secolo a.C., tra Fenici e Cartaginesi, dunque tra individui che si riconoscevano nello stesso modello politico, economico e sociale, provoca quel conflitto che non si era manifestato nel contatto tra le genti nuragiche e fenicie. L'esito finale di questo scontro fu il passaggio della Sardegna sotto il controllo di Cartagine. www.sardegnacultura.it/periodistorici/feniciopunico - Il villaggio nuragico di Tiscali: www.ilportalesardo.it/archeo/nudorgali4.htmhttp://it.wikipedia.org/wiki/Villaggio_di_TiscaliFu probabilmente uno degli ultimi tentativi di sfuggire agli invasori che venivano dal mare. "Quantunque i Cartaginesi all'auge somma della loro potenza si facessero padroni dell'isola, non poterono però ridurre in schiavitù [...] gli Iolei rifugiati sui monti [...] [gli Iolei] fattesi abitazioni sotto terra, mantenendo in quantità il bestiame, si alimentarono di latte, di formaggio e di carne, cose che avevano in abbondanza. Così, lasciando le pianure, si sottrassero alle fatiche di coltivare la terra e seguitano a vivere sui monti, senza pensieri e senza travagli, contenti dei cibi semplici, come abbiamo detto. I Cartaginesi dunque sebbene andassero con grosse forze spesse volte contro codesti Iolei, per le difficoltà dei luoghi e per quegli inestricabili sotterranei dei medesimi, non poterono mai raggiungerli [...]" (Diodoro Siculo). www.google.it/search?tbm=isch&hl=it...+villaggio&gbv="Assai più agevole è la ricostruzione di questo secondo periodo della storia della colonizzazione cananea della Sardegna, perché letteratura, epigrafia e archeologia concorrono ad illuminarci. Non è improbabile che, durante il periodo precedente, i Cartaginesi abbiano frequentato, come altri Fenici, per ragioni di commercio, le spiagge sarde e che, magari, vi abbiano fondato qualche emporio. Ma nel VI secolo a.C. Cartagine occupa l'isola a mano armata. Prima il generale Malco vi subisce una batosta, poi ci vengono Asdrubale e Annibale [0] e questi vincono. Non certo contro i Fenici delle colonie combatterono le milizie mercenarie di Cartagine, ma, presumibilmente, contro i Sardi [1]. Pretesto per quest'intervento armato furon forse i conflitti tra Sardi e coloni fenici, cui ho accennato [...] ma il vero movente dovett'essere la volontà d'impedire che nell'isola s'insediassero i Greci (o di scacciarli se già vi avevan messo piede, fatto che non risuta chiaro [2]) essendo il possesso delle coste sarde di capitale importanza, per controllare le vie di comunicazione di Cartagine con l'Etruria e con le Baleari. Alla fine del VI secolo parte della Sardegna entra nella storia dell'impero mercantile di Cartagine. Ciò che, allo stato attuale delle nostre cognizioni, risulta essere stato assoggettato dai Punici furon le marine di sud e di ovest più l'angolo nord-est di fronte alla costa laziale. Ma non è impossibile che altri stabilimenti cananei si trovassero sulla costa orientale e sulla settentrionale. Non lo sappiamo perché le fonti letterarie tacciono e scavi non se ne sono fatti. I Punici penetrarono poi nel retroterra da ovest ad est fino a Marcomer (il cui nome è, per l'appunto, d'origine fenicia), a Genoni, a Barumini e a Nurri, e da sud a nord fino a Senorbì, a Muravera, a San Vito. Sopraffecero i piccoli reami sardi, le cui popolazioni furono asservite. Forse usarono una macchina bellica ignota ai Sardi, l'ariete, con la quale aprirono brecce nei punti vulnerabili delle fortezze nuragiche; poi le parti alte di queste erano smantellate, affinché gl'indigeni non potessero valersene in eventuali tentativi di rivolta. Rimasero indipendenti dal dominio punico le tribù sarde dell'Ogliastra, della Barbagia e della Gallura, fors'anche dell'Anglona e della Nurra, che continuarono a vivere alla maniera nuragica, ma che s'imbarbarirono col tempo per effetto della segregazione. Le altre regioni dell'isola durarono sotto la signoria di Cartagine per circa trecent'anni". www.sardegnacultura.it/documenti/7_26_20060401173946.pdf[0] Non si tratta dell'Annibale che combattè i Romani, ma di un omonimo. [1] Secondo alcuni autori, invece, i Cartaginesi combatterono anche contro le città fenicie della Sardegna. [2] Tracce di un insediamento greco a Olbia. - I Romani cominciano la progressiva conquista della Sardegna e della Corsica,invano contrastati da Sardi,Corsi e Cartaginesi,partendo dalle zone costiere. - I Romani,stroncate le ultime resistenze nemiche,occupano anche i distretti più interni della Sardegna,ivi comprese la Barbagia e l'Ogliastra,e costruiscono una rete stradale con molti rami,in parte sopravvissuta fino al giorno d'oggi. - Tutte le popolazioni della Sardegna parlano il latino. "Col tempo,la lingua delle genti sarde subì profonde trasformazioni con l'introduzione del latino che,soprattutto nelle zone interne,penetrò lentamente ma alla fine si radicò a tal punto che,fra le lingue romanze,il sardo è quella che ne conserva più chiaramente i caratteri; si ritiene che nella zona centro-settentrionale la variante del sardo parlata sia quella maggiormente affine all'idioma dei latini per la pronuncia" (Wikipedia). CITAZIONE Dopo Augusto e l'inizio dell'impero l'isola fu amministrata da funzionari nominati direttamente da Roma.I Romani occuparono le antiche città fenicie,potenziarono i porti e si insediarono in luoghi strategici di tradizione nuragica.
Crearono una vasta rete stradale che collegò le diverse parti della Sardegna,ponti,edifici per lo spettacolo (teatri e anfiteatri),terme ed acquedotti.
I Romani furono i primi conquistatori che riuscirono ad occupare le zone interne della Sardegna.
Da ricerche recenti si evince che le popolazioni interne furono assoggettate a Roma sotto le direttive dei Praefectus i quali riuscirono a romanizzarle,ad organizzare il latifondo,ad estendere la coltivazione del grano,a diffondere la coltura dell'ulivo e iniziare quella della vite.
In Ogliastra sono numerose le testimonianze di epoca romana ritrovate nel territorio:resti di strade romane e materiali vari.
Anzitutto è stato verificato il tracciato di un'antica strada che da Barisardo,dove è stato rinvenuto un miliare romano,attraversa il territorio di Parendaddai verso l'interno.
Lungo questa strada sono stati rinvenuti dei villaggi romani,il più importante dei quali è quello di "Paulis",dove,nel secolo scorso,sono stati rinvenuti due congedi militari di soldati che avevano militato nella flotta romana,ricevendo in compenso la cittadinanza romana e terre. http://spazioinwind.libero.it/irbono/http://it.wikipedia.org/wiki/Massiccio_del_Gennargentuwww.google.it/search?site=imghp&tbm...&q=barbagia&oq=www.google.it/search?site=imghp&tbm...gennargentu&oq=CITAZIONE Romano (238 a.C. - 460/467 d.C.)
E' probabile che già nel IV secolo a.C. il primo trattato tra Roma e Cartagine sancisse la possibilità per Roma di esercitare i propri traffici commerciali in Sardegna. Nel IV sec. a.C. si può ipotizzare la fondazione della colonia romana di Feronia (Posada) sulla costa orientale dell'isola. E' il secondo trattato tra Roma e Cartagine (348 a.C.) che proibisce ai Romani di accedere e di fondare città in Sardegna.
La fine della prima guerra punica, conclusasi con la vittoria di Roma su Cartagine, determina il passaggio della Sardegna sotto il dominio romano. Il passaggio non rientrava tra le clausole del trattato di pace stipulato nel 241 a.C., ma scaturì dalla decisione di Roma di aderire alla richiesta di aiuto dei mercenari di Cartagine di stanza in Sardegna, ribellatisi a causa dell'impossibilità per Cartagine di far fronte alle loro richieste di pagamento.
Nel 227 Roma crea una nuova provincia comprendente la Corsica, la Sardegna e le isole circostanti. Viene così sancito formalmente l'effettivo controllo di Roma sulla Sardegna, che rimarrà dominio romano sino al passaggio (avvenuto tra il 460 e il 467 d.C.) sotto il controllo dei Vandali. Il periodo di dominazione romana della Sardegna è una fase storica che contribuirà significativamente alla definizione dei connotati culturali dei sardi. Indiscutibili testimonianze di questo dato di fatto ci viene offerto dal panorama linguistico isolano, profondamente segnato ancora oggi dall proprie origini latine. www.sardegnacultura.it/periodistorici/romano/ - "La Sardegna, fortemente punicizzata, fu interessata da un processo di latinizzazione, ma le zone interne restarono a lungo ostili ai nuovi dominatori [...] Le fonti antiche indicano una lunga serie di campagne contro le popolazioni ribelli, che culminarono a volte in vere e proprie guerre contro movimenti separatisti, guidati o incoraggiati da esponenti della vecchia classe dominante di latifondisti sardi punicizzati. L'opera di romanizzazione affidata al latino, fu completata con l'introduzione delle divinità, dei sacerdozi, e dei culti tipicamente romani. Le aree più intensamente romanizzate furono quelle costiere dedite alla coltura dei cereali (Romania), mentre nell'interno montuoso rimase fortemente radicata la cultura indigena (Barbaria). La lingua delle genti sarde, così, subì profonde trasformazioni con l'introduzione del latino che, soprattutto nell zone interne, penetrò lentamente, ma, alla fine, si radicò a tal punto che il sardo è quella cui più aderisce; in particolare si ritiene che nella zona centro-settentrionale la variante parlata sia quella maggiormente affine per la pronuncia. Nonostante questo, c'è da dire che il latino non si diffuse subito: è ancora presente un'iscrizione risalente al regno di Marco Aurelio (fine II secolo) in punico e, se questa era la situazione quando si scriveva, è possibile che nell'ambito familiare la lingua dei Cartaginesi fosse ancora abbastanza diffusa" (Wikipedia). Adesso bisogna chiarire il punto riguardante le origini di Nora. www.nora.it/fenicio.htmCITAZIONE Sulla fondazione fenicia siamo piu' documentati.Anzitutto il sito stesso dell'insediamento e' indicativo.Lo storico greco Tucidide ci informa,parlando della Sicilia,che "vi abitavano anche i fenici,qua e la',dopo navere occupato i promontori sul mare e le isolette dinanzi alla Sicilia".
Questa tipologia di insediamenti e' stata riscontrata anche nelle altre regioni interessate dalla colonizzazione fenicia,ed in Sardegna abbiamo attestazioni a Nora,Tharros(promontori) e S.Antioco(isoletta).
Già solo il luogo,dunque,ci indicherebbe l'origine fenicia del centro,ma abbiamo anche altre testimonianze.La prima e' letteraria:Pausania racconta che gli Iberi ,sotto la guida di Norace,vennero in Sardegna e vi fondarono Nora,che fu la prima citta' dell'isola.
La tradizione di Norace e' poi ripresa dal piu' tardo Solino che ne specifica la provenienza da Tartesso.
Si e' generalmente interpretato negli Iberi guidati da Norace [...] i Fenici e si è trovato un fondamento alla definizione "prima citta' della Sardegna" nella testimonianza archeologica data da documenti epigrafici fenici provenienti da Nora,i piu' antichi di tutta l'isola. Le frasi di Pausania:"Dopo Aristeo passano in Sardegna gli iberici (gli spagnoli,p.s.),al comando di Norace,e cosi' fu fondata Nora che si dice fosse la prima citta' dell'isola.Norace dicono che fosse figlio di Ertea nata da Gerione e da Ermes." Dunque,Tartesso stava in Iberia (Spagna)? Pausania visse nel II secolo DOPO CRISTO. http://it.wikipedia.org/wiki/Pausania_%28geografo%29Ovvero,in un'epoca dove le colonne d'Ercole si trovavano sicuramente nello stretto di Gibilterra.Si può ipotizzare questo:Tartesso,scomparsa da tempo,era slittata come toponimo fino in Spagna. Lo stesso vale per l'ancor più tardo Solino. A quei tempi si riteneva che questa località fosse esistita da qualche parte in Spagna,vicino a Gibilterra e a Cadice. In realtà, le tracce più antiche a Nora mostrano resti dell'epoca nuragica e di quella fenicia. Interessante il fatto che,secondo le tradizioni,furono gli abitanti di Tartesso a fondare Nora. http://books.google.it/books?id=r6NYhVGhky...epage&q&f=falsehttp://books.google.it/books?id=VNsnAAAAMA...epage&q&f=falsehttp://books.google.it/books?id=MeEOnROZma...coppola&f=falsehttp://books.google.it/books?id=hiATAAAAQA...epage&q&f=falsehttp://books.google.it/books?id=TRd6LRZWpw...artesso&f=falsehttp://books.google.it/books?id=vySCmBBEYg...artesso&f=falseEdited by onussen - 22/2/2015, 11:13
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