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il dono oscuro-nel mondo di chi non vede, john m hull

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rubinia
view post Posted on 4/1/2008, 13:24




sto finendo di leggere questo libro, che trovo mnolto interessante, su cosa voglia dire perdere la vista. non incentrato però su fattori tecnici, ma su come la perdita della vista, la cecità, una volta risolti i probemi pratici, influisca sulla percezione, sui sogni (un uomo cieco sogna per immagini? e le immagini che vede cosa sono in realtà?), su come la perdita di un senso che diamo per scontato incida o meno sulla visione dell'io stesso..

per farmi capire vi copio una parte della prefazione di sack ( vi link la pagina di wikipedia per capire chi sia, un link al forum e, consiglio letterario nel consiglio letterario, vi consiglio di leggere risvegli, da cui è tratto il famoso film; su una gamba sola; l'uomo che scambiò sua moglie per un cappello)

QUOTE
esistono numerose autobiografie dettate da persone cieche - narrazioni commoventi e illuminanti - che parlano degli effetti emotivi e morali della cecità e delle doti di carattre, forza d'animo e volontà, nonchè humor, che occorrono per trascenderli. il dono oscuro non appartiene a queto genere letterario: il racconto dell'esperienza della cecità di j. hull non ha un inizio, nè un centro, nè un finale precisi; non accampa pretese letterarie; evita la stessa forma narrativa ed è, a mio giudizio, un capolavoro.
(...)
il libro consiste di osservazioni - penetranti per la loro immediatezza e chiarezza - relative ad ogni aspetto della sua vita, trasformatasi in modo così spaventoso, e del suo mondo interiore. hull descrive cosa vuol dire per un cieco, attraversare la strada, e come questi può sentirsi completamente, spaventosamente smarrito; cosa vuol dire venire ignorato o trattato come un bambino, infantilizzato; come l'immagine mnemonica delle facce altrui, e della propria, non più aggiornata mediante la vista dapprima si fossilizzi, poi sbiadisca, e infine addirittura scompaia; come mutino i rapporti all'interno della propria famiglia; come i concetti stessi di luogo, spazio, qui, la, presenza, apparenza, divengano a poco a poco del tutto privi di significato.
non si è mai avuto, che io sappia, un resoconto così minuzioso e affascinante ( e terrificante) della gradiale scomparsa, con la cecità, non solo della vista esterna, ma anche dell' "occhio interiore"; della costante perdita della memoria visiva, dell'orentamento visivo, dei concetti visivi ( a un certo punto hull non ricorda da che parte sono rivolte le gobbe del numero £); del procedere della malattia, del viaggio, durato per lui 5 anni, che conduce allo stato che lui chiama di "cecità profonda".
(...)
scrive hull:" il rapporto fra sogno e vieglia è uno dei temi ricorrenti del libro, insieme a quello della natura della coscienza. altri temi sono la modificazione della percezione del mondo esterno, le trasformazioni nella percezione del'altro, e, inevitabilmente il problema di attribuire un senso a una perdita così drammatica"
(...)
non vi sono soltanto le tenebre perenni. via via che la vista e la visione interiore scompaiono, altri sensi, ltri modi di percezione si fanno più intensi e importanti, speci l'udito e il tatto. alcuni dei brani più belli del libro trattano appunto di questo fenomeno; ricorre costantemente il rapporto fra le caratteristiche del vedere e dell'udire.
talvolta la pioggia e il vento sembrano gettare un ponte tra queti due universi:"la pioggia ha un modo tutto suo di dare risalto ai contorni e di elargire una nota di colore a cose che fino ad un'attimo prima erano invisibili; invece di un mondo intermittente, e quindi frammentario, le gocce incessanti della pioggia creano un'esperinza acustica senza soluzione di continuità. (...) di solito, quando apro la porta di casa ci sono rumori diversi e intermittenti, diffusi e dispersi dentro un nulla uniforme (...) so che ci sono tutte queste cose, ma lo so perchè ne ho memmoria. (...) la pioggia, invece, dispiega in tutta la sua pienezza e simultaneità questo scenario, nn più soltanto ricordo o anticipazione, ma presenza viva e attuale. la pioggia restituisce il senso della prospettiva e dei rapporti reciproci tra una parte e l'altra del mondo. (....) mi sento come se il mono, fino a quel momnto velato, si dischiudesse improvvisamente al mio tocco"
lo stesso accade per i movimenti attorno a lui: quando le cose si muovono, me ne accorgo grazie ai suoni che emettono. le automobili passano con un sibilo, i passi producono uno scalpiccio, le foglie si agitano frusciando, ma tutto ciò che della natura resta silenzioso è immobile ecco allora che per me le nuvole non si muovono nel cielo, così come immobile è il paesaggio che si gode dal finestrino dell'automobie o da quello di un treno. le distese dei campi non fanno nessun rumore mentre il treno le attraversa. colline e pianure restano silenziose.
se i movimenti degli altri corpi sono rivelati dai suoni, i movimenti del mio corposono rivelati dalle piccole vibrazioni ch esso produce di riflesso, o dalla sensazione della spinta impressa al mio corpo quando un veicolo per esempio imboccauna curva ad alta veelocità. (...)
ciò significa che per me non c'è simmetria fra la coscienza del movimento del mio corpo e quella del movimento altrui: gli indizi per la decifrazione del movimento mi vengono da sensazioni interne nel primo caso, da suoni esterni nel secondo. ciò non si applica alla persona dotata della vista, che si serve della medesima facoltà visiva per capire se se le altre cose o il suo corpo si stiano muovendo. le diverse modalità con le quali la persona cica sperimenta il movimento stanno ad indicare che, nel suo caso, la normale relazione tra corpo e mondo esterno è stata spezzata"

come neurologo sono profondamente interessato agli effetti delle carenze sensoriali e del potere di compensazione degli altri sensi (....) è noto che, in presenza di lesioni nelle parti del cervello preposte alla vista, cioè la corteccia visiva, si può lamentare a perdita non solo dell'immaginazione e della memoria visiva, ma anche di tutti i concetti visivi e i modi visivi di pensare, insomma, dell'identità visiva. la persona può diventare allora un essere interamente non visivo. i neurologi parlano, in tal caso, di cecità corticale, che si ha quando un cervello ha perso la capacità di costruire immagini visive, un mondo visivo, anche se gli occhi sono pefettamente normali.
la descrizione che hull fa della costante perdita delle proprie immagini visive, dei ricordi e dei concetti visivi mi ha fatto venire in mente proprio lo svilupparsi di una cecità corticale, nel suo caso dovuta non a una lesione primaria al cervello, bensì al fatto che la corteccia viiva non ha più nulla su cui esercitarsi; non può produrre immagini, indefinitivamente, quando non le arriva più alcuno stimolo dagli occhi. (...)
nel paragrafo intitolato " e io che aspetto ho?", del giugno 83, ci parla della perdita prima di una spalla, poi del viso, infin della "presenza" di se stesso: "a 17 anni ho perso la vista dell'occhio sinistro. ricordo di aver girato la testa a sinistra per guardare la spalla pensando:"bene, questa è l'ultima volta che ti vedo senza dover guardare in uno spechio!". perdere una spalla è un conto, perdere il proprio volto pone qualche problema in più. talvolta mi ritrovo a sforzarmi per richiamare alla mente qualche mia vecchia otografia, tanto per ricordare che aspetto ho, e ogni volta è uno shock scoprire che non riesco a ricordarmene. diventerò anch'io uno spazio vuoto sulle pareti della mia galleria di ritratti?
fino a che punto la perdita dell'immagine del volto è connessa alla perdita dell'immagine del proprio io? è questo uno dei mmotivi per cui spesso mi pare di essere uro spirito, un fantasma, una memoria? ltre persone si sono trasformate in voci senza corpo, che non parlano da nessun luogo e non vanno verso nssun luogo. non sono forse anch'io come loro, ora che ho perso il mio corpo?

(...) vien fatto di arguire, dal racconto di hull, che similarmente vi sia non solo un calo, o persino l'estinzione dell'attività nella corteccia visiva, ma anhe, contemporanamente, un'intensifficazione delle funzioni nelle corteccie uditiva e tattile, se non addirittura una riqualificazione della corteccia visiva, dato che, l'elaborazione dei dati uditivi si è fatta più impegnativa. o non vi saranno altri sensori (o quai sensori) atti a consentire al cieco di avvertire, e riconoscere, determinati stimoli, anche in mancanza di vista e di immaginazione visiva? tali possibilità sono evidenziate dal fenomeno della cosidetta "visione facciale" che è una specie di sonar, nonchè, piuttosto misteriosamente, dalla qualità in parte visiva in parte "altra" dei sogni., così, dopo aver descritto un sogno particolarmente visivo, hull osserva: "non vedo come l'io che sogna possa cessare di vedere, a meno che non cessi contemporaneamente di conoscere; che ormai da lungo tempo non mi capiti più di sognare i volti delle persone può essere a questo proposito un dato significativo. (...) l'io che sogna ha i suoi mezzi per riconoscere gli altri, anche senza vederne il volto. arriverà forse un giorno in cui l'io che sogna scoprirà un modo tutto suo per sapere che c'è gente sparpagliata qui e là nello spazio, pure macchie di colore senza corpo ne peso?"
(...)
"bisogna ricreare la propria vita o venirne distrutti"scrive hull, ed è appunto questa ricreazione, questa creazione di un nuovo organismo, di una nuova identità che viene descritta nelle pagine conclusive di questo strabiliante libro. a questo punto, hull, si chied se la cecità non sia in fondo un "dono oscuro, paradossale" e non rappresenti l'ingresso - indeiderato, di certo orrendo, ma da accettarsi - in una nuova e profonda forma di essere. la cecità profonda ora rivela il suo lato e hull impara - parole sue - a vedere con tutto il corpo.
il fatto di essere una persona che vede con tutto il corpo mi colloca entro una precisa categoria di persone, o meglio ancora entro una delle specifiche condizioni umane, come quella di giovane o anziano, di maschio o femmina, che insieme alle altre costituisce uno degli ordini naturali dell'esistenza umana



Edited by rubinia - 4/1/2008, 14:25
 
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